Mistake

Quell’anno il tempo era stato particolarmente benevolo e il sole splendeva radioso, quell’incantevole pomeriggio di metà Febbraio.
Il parco era gremito di coppie di studenti, intenti a camminare in riva al lago o a scambiarsi tenere effusioni all’ombra di qualche salice, in un intimo festeggiamento di quella romantica festa.
Nell’angolo più remoto e assolato della biblioteca deserta, Severus era chino su un foglio di pergamena ingiallita.
Piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte e i capelli untuosi aderivano al collo madido per lo sforzo.
Finalmente schiodò la punta della piuma dal foglio e ammirò il lavoro appena concluso.
Soddisfatto del proprio risultato, infilò carta, piuma e inchiostro nella borsa malandata sul tavolo e fece per avviarsi verso l’uscita, quando lo sguardo gli cadde sulla finestra che dava al parco: lontano dal lago, al margine della foresta, aveva intravisto una luminosa chioma scarlatta accompagnata da un’inconfondibile zazzera bruna.
Il suo labbro inferiore tremò impercettibilmente e, per un attimo, i suoi occhi sembrarono specchio reale dell’afflizione che gli lacerava animo e corpo.

E penso sia un errore.
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