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Autore: flors99    19/02/2012    20 recensioni
- Sono incinta. – specificò a quel punto Hermione, dissipando ogni suo dubbio e facendola strozzare con la sua stessa saliva.
Ginny spalancò gli occhi, incapace di credere che quello non fosse uno scherzo.
- Cos… eh?! C-come? Quando? Ma… ma… tu... – borbottò, pronunciando frasi sconnesse per quasi un minuto intero. – Non… non è divertente, Hermione. – disse alla fine, con la gola che bruciava per lo sforzo di parlare.
- Già. – mormorò Hermione, in un ansito di tristezza. – A chi lo dici. […]
- Ma… – la giovane Weasley cercò di mettere ordine nella sua testa, ancora sconcertata dalle parole della strega più grande. – Io… cioè tu… con chi…cioè… è Ron? – domandò, allucinata. – Io non sapevo neanche che vi frequentaste! Perché non mi hai detto niente? […]
- Ronnonèilpadre. – chiarì Hermione, pronunciando quelle parole nel modo più veloce possibile, scacciando dalla sua testa i cattivi pensieri.
- Che?
- Ronnonèilpadre! – ribadì, più in fretta di prima.
- Hermione, non capisco… cosa stai dicendo… - mormorò la giovane Weasley, non consapevole di quali parole usare.
Via il dente, via il dolore.
- Ho detto che Ron non è il padre! – esclamò tutto d’un fiato.
Via il dente, via il dolore. Sì, un cavolo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Blaise Zabini non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per capire che il suo migliore amico era appena entrato nella Sala Grande: gli fu sufficiente ascoltare quella sorta di sospiro adorante che si era levato alle proprie spalle, probabilmente derivante da una cospicua parte della popolazione femminile di Hogwarts. Accolse Draco con uno sbadiglio che la sua mano non riuscì a nascondere del tutto.
- Sei in ritardo, Draco! – brontolò, stiracchiandosi. – Arriveremo tardi a lezione… – farfugliò poi, parecchio assonnato.
- Come sei te ne fosse mai importato…. – fu la seccata risposta dell’amico, dopo aver lanciato un’occhiataccia a una ragazzina del terzo anno che si era avvicinata al loro tavolo. Sotto quello sguardo di ghiaccio, la bambina dapprima arrossì, per poi scappare, imbarazzata oltre ogni limite, verso il suo tavolo.
- Non dovresti trattare così le tue ammiratrici. – lo ammonì, Blaise con un sorriso sornione.
- Non so che farmene. – rispose duramente l’altro. – E chi ti dice che magari non stesse cercando te?
- Mhn. – mugugnò. – Effettivamente hai ragione: sono bello da far paura, perché non poteva essere venuta qui per me? – si domandò retoricamente, alzando gli occhi al soffitto perdendosi in un’importantissima riflessione. – In questo caso, riformulo la mia affermazione: non trattare così le mie ammiratrici.
- Porco Merlino, è tardissimo! – imprecò una terza voce, cadendo quasi addosso a Blaise per la fretta. – Cosa ci fate voi ancora qui, seduti? Dobbiamo andare a lezione, per Salazar!
- Ecco perché volevo che tu arrivassi prima, Draco. – borbottò Blaise. – Quando Daphne arriva in ritardo, diventa peggio di uno scaricatore di porto.
Draco alzò l’angolo della bocca, ben consapevole di quanto potesse essere isterica quella ragazza.
I suoi occhi grigi si soffermarono per un attimo sulla figura di Daphne Greengrass: la Serpeverde poteva essere definita leggenda a Hogwarts, per il suo aspetto molto più simile a quello di una dea greca che di un essere umano. Raramente Draco Malfoy aveva visto tanta bellezza racchiusa in una singola persona: il suo viso di porcellana sembrava essere stato scolpito dal più minuzioso degli scultori, i suoi occhi limpidi, di un incredibile verde giada e le sue labbra piene sarebbero state capaci di conquistare il più gelido dei cuori. I suoi capelli sembravano catturare tutta la luce delle centinaia di candele sospese a mezz’aria per rifletterla poi in uno scintillio di boccoli dorati, per non parlare poi del suo fisico.
Aveva solo un unico, minuscolo, piccolo problema.
- Stavi per caso parlando di me, caro? – ringhiò la ragazza, già spazientita.

Era irascibile.

- Sì, tesoro. – ripose Blaise, con un sorriso canzonatorio. – Stavo informando Draco della tua proprietà di linguaggio, molto curata e molto fine…
- Vaffanculo.
- Appunto.

E acida. Molto acida.

Draco ghignò per quella scena vista e rivista.
- Che lezione abbiamo? – la sua domanda interruppe il battibecco già intrapreso da Daphne e Blaise, che, a quanto pareva, non avevano altro da fare la mattina se non mettersi a litigare anche per le cose più irrilevanti.
- Lumacorno. – rispose prontamente la ragazza. – Con i Grifondoro. – aggiunse poi con una punta di disprezzo.
Draco sentì i muscoli irrigidirsi impercettibilmente, mentre camminavano lungo i corridoi.
- Tutto bene, Draco?
Il Serpeverde scosse le spalle, limitandosi a perforare Blaise con gli occhi più freddi che aveva.
- Certo.
 
 

 
 
Lo studio del professor Lumacorno si trovava nei sotterranei, particolarità che portava gli studenti ad esserne intimiditi, insieme ad altri motivi.
Infatti, un tempo quello era stato il covo del professor Piton (al quale recentemente era stata affidata la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure): luogo tetro e scuro, pieno di strani e disgustosi vasetti che contenevano organi e oggetti viscidi impossibili da identificare, tutti galleggianti in pozioni colorate che illuminavano con le loro tonalità sinistre l’intera stanza, costantemente in penombra.
Pur essendo stata l’aula trasformata in un grande salone pieno di drappi dai colori caldi e vivaci, e tavoli stracarichi di ogni leccornia, nessuno studente a Hogwarts aveva dimenticato la sensazione di disagio e panico che aveva provato in passato.
Draco e Blaise erano seduti abitualmente negli ultimi banchi, il moro completava in fretta gli ultimi appunti prima della lezione, accorgendosi poi di non essere capace di svolgere l’ultimo passaggio dell’esercizio.
- Pss! Daphne! – la chiamò, sapendo che la ragazza l’avrebbe ignorato. Le lanciò un pezzo di carta tra i capelli, per avere la sua attenzione. – Hei!
- Che vuoi, Zabini? – rispose la Serpeverde, con calma inquietante.
- Come va?
- Come va?! Ma cosa Merlino stai dicendo? Cosa vuoi?!
Mandando all’aria i suoi buoni propositi di essere gentile, il ragazzo decise di andare subito al nocciolo della questione.
- Passami i tuoi appunti!
- Ma sei scemo? Te lo scordi! – prevedendo la sua risposta Blaise si alzò e si sedette al banco accanto a Daphne, per rubarle la pergamena. Daphne lanciò una serie d’insulti e imprecazioni poco adatte a una ragazza, ma non potendo fare nulla contro la forza fisica del compagno di casa, alla fine fu costretta a cedere e a lasciargli i suoi appunti.
- Fottiti, Zabini! – sibilò a denti stretti.
- Sì, sì, lo so che mi ami, ma non dovresti ripetermelo così spesso, potrei montarmi la testa. – fu la sarcastica risposta.
Se Blaise era tutto un fermento, Draco era il suo esatto contrario. Completamente rilassato, nonostante non avesse con sé una parte dei compiti.
Rimase indifferente anche quando il professore entrò nell’aula, non si scompose quando Lumacorno si cimentò in una lunghissima spiegazione di una particolare erba, talmente interessante che per poco Blaise non si addormentò. Neanche l’ingresso trafelato di Harry e Ron fu degno della sua attenzione; mantenne la sua aria disinteressata per tutto il tempo che impiegarono a raggiungere i primi due banchi che trovarono liberi, astenendosi persino dal provocarli.
Nulla sembrava interessarlo.
Poi, qualcosa fece scoppiare quella bolla d’indifferenza che si era creata intorno a lui.
- Buongiorno professore, mi scusi per il ritardo.
- Non si preoccupi signorina, Granger. Non sarà certo per un ritardo che cambierò la mia opinione su di lei. – le ripose giocosamente il professore, felicissimo che la sua studentessa preferita fosse finalmente arrivata.
La Grifondoro gli lanciò un timido sorriso, prima di guardarsi in giro per cercare un posto libero. Intercettò uno sguardo di scuse da parte di Harry e Ron, che non le avevano tenuto il posto, dato che erano arrivati tardi come lei.
Poi i suoi occhi si posarono sui suoi e Draco vi lesse qualcosa di simile allo sconforto; il ragazzo ghignò, ben sapendo quanto lei sarebbe stata a disagio accanto a lui. Le sorrise, come a volerla sfidare.
Hermione cercò di distogliere lo sguardo, ma quegli occhi ghiacciati, prepotenti, glielo impedirono.
Ignorando la morsa nel petto, la Grifondoro si avvicinò a testa alta all’ultimo posto rimasto e senza dire una parola si sedette accanto al Serpeverde che non le aveva mai staccato gli occhi di dosso.
Ignorò il tremolio delle sue mani, spostandosi un ricciolo dietro l’orecchio per nascondere il disagio purtroppo ben evidente. Ignorò la pressante consapevolezza che Draco fosse lì, a pochi centimetri da lei, e di non poterlo nemmeno sfiorare, perchè sapeva che qualunque contatto lo avrebbe soltanto disgustato. Ignorò tutto quello che la sua mente le urlava, le immagini sfocate che affioravano nella sua testa.
 
Ma non riuscì a ignorare la richiesta disperata del cuore.
 
E per un attimo, per un singolo istante si azzardò a guardarlo, non potendo farne a meno.
 
Occhi plumbei come il cielo di novembre.
 
E Hermione vide ciò che non avrebbe dovuto vedere.
 
Quegli occhi che la avvolgevano con una tale intensità da fare scomparire tutto il mondo intorno a loro.
 
Il suo cuore traditore smise di battere.
 
Avrebbe dovuto distogliere lo sguardo.
 
Non permetterti di sperare, Hermione.
 
Non avrebbe dovuto guardarlo.
 
Perché per un singolo istante il suo cuore si cullò della dolcissima, quanto irrealizzabile illusione che lui, forse, le sarebbe stato accanto, se gli avesse confessato la verità.
 
- Cerca di non avvicinarti troppo, Mezzosangue, mi disgusti.
La voce sottile e da serpente di Draco fu come la puntura di una spina: inevitabile, inaspettata, dolorosa.
Non avrebbe dovuto sentire.
 
Non permetterti di sperare Hermione, non dimenticare chi hai davanti.
 
Non avrebbe dovuto aggrapparsi a quella mera illusione a cui, per un singolo istante, aveva ceduto.
 
Perché l’illusione è soltanto una bugia, usata per ingannare il cuore.
 
La Grifondoro, nonostante il dolore che dilagava nel petto, rimase immobile a quelle parole. Non si mosse di un millimetro, mantenendo intatta la sua indifferenza.
- La cosa è reciproca. – rispose, la rabbia mischiata al malessere. Non gli rivolse più la parola, né lo guardò: si limitò a voltarsi verso il professore, per seguire la lezione.
 
Non un sospiro uscì dal suo petto, testimone dei suoi reali sentimenti: la maschera era sempre al suo posto.
 
 



Draco non si era mai sentito un ragazzino.Non era mai stato un ragazzino neanche a tredici anni, quando aveva dato il suo primo bacio. Neanche a sedici, quando aveva fatto sesso per la prima volta.
 
Eppure di fronte a quello sguardo si sentì un ragazzino.
 
Per parecchi secondi non fu in grado di spostare sli occhi dalla figura esile di fronte a lui. E più perdeva tempo nell'osservarla più avvertiva una strana sensazione che lo faceva rabbrividire da capo a piedi.
Poi arrivò la morsa al petto.
 
Quasi dolorosa…
 
Quella morsa che sentiva ogni volta che la intercettava. Qualcosa di simile alla nausea, all’intolleranza, al disgusto aveva ipotizzato.
 
O, forse, qualcosa a cui non sai dare un nome.
 
Solo anni e anni di controllo gli permisero di rimanere freddo e impassibile. 
- Cerca di non avvicinarti troppo, Mezzosangue, mi disgusti.
 
Parole dure, meschine.

Dettate dalla cattiveria, dal desiderio di farla soffrire come stava soffrendo lui in quel momento, dal desiderio di farle provare quella morsa.
Draco non sapeva cosa avessero scaturito in lei quelle parole.
La Grifondoro aveva risposto con studiata indifferenza, senza battere ciglio, e si era limitata a voltarsi verso il professore. Non gli era però sfuggito il gesto che aveva compiuto un attimo dopo.
La Grifondoro aveva portato la mano sul ventre, in un gesto spontaneo.
 
Quasi protettivo.
 
Draco non intuì il motivo di quel gesto, né lo degno di considerazione, continuò a osservarla anche quando lei si chinò sulla pergamena per prendere appunti.
 
Cosa Merlino sta succedendo?
 
Per anni l'aveva insultata, e umiliata, guidato unicamente dal disprezzo per quelli come lei e, più raramente, dall'indifferenza. 
Allora perché… Cos’era quella sensazione di gelo?
 
Che cosa mi hai fatto, Mezzosangue?
 
 

 
 
Dicono che la notte sia il luogo delle parole.
Quella notte Hermione Granger capì che era vero.
Dicono che il silenzio non abbia suono.
E Hermione capì che mentivano. Il silenzio aveva un suono: era un lamento, un sussurro cupo e tenebroso. Ne aveva sempre avuto timore, fin da piccola, perché con nessun rumore a coprirlo, il silenzio le faceva ricordare.
Tutti i suoi pensieri le vorticavano in testa, tutte le parole di quei giorni sfilavano davanti a lei come una tempesta.
 
Le mie parole ti hanno ferita, Mezzosangue?
 
Cerca di non avvicinarti troppo, Mezzosangue, mi disgusti.
 
Mezzosangue. A metà tra due mondi.
 
Né strega, né umana.

Un leggero cigolio mise fine a quei pensieri che le facevano soltanto del male.
La Grifondoro afferrò la bacchetta, pronta a scacciare chiunque si fosse presentato a quell’ora di notte. Ma quando vide la luce della luna illuminare una chioma rosso fuoco, l’abbassò rincuorata.
- Ginny, io…
- Non dire niente, per favore. – un sussurro stentato uscì dalle sue labbra. Stentato come quello del giorno prima.
 

- Porco cazzo.
Non aveva trovato esclamazione migliore per esprimere la sua sorpresa, il suo sgomento, la terribile e allo stesso tempo irrazionale presa di considerazione. Non era riuscita a impedirsi di mostrare il suo sconcerto, la sua mascella per poco non aveva toccato terra e gli occhi molto probabilmente le erano usciti fuori dalle orbite.
Un’esclamazione interrotta dalla voce di Harry e Ron che le avevano raggiunte e avevano inconsciamente impedito loro di continuare la conversazione. Non c’era stato tempo per le parole, per le lacrime, per niente. Solo un sussurro flebile uscito dalle labbra di Ginny:
- Oddio…
 
 
 
- Non so cosa sia successo, Herm, e a meno che tu non voglia dirmelo, non te lo chiederò. – esordì la più piccola delle due ragazze, sedendosi sul suo letto.
- Ginny… grazie per essere qui. Tu… sei…
- Arrabbiata? Delusa? – la rossa si rese conto di aver usato un tono troppo duro, quando vide la sua migliore amica abbassare gli occhi. Sospirò. – Hermione, io non capisco. Come hai potuto essere così… così…
- Così stupida? – terminò per lei. – Me lo sto chiedendo ogni giorno, Ginny. Non lo so.
Il silenzio che ne seguì fu opprimente.
- Ti rendi conto della situazione in cui sei? – disse infine la giovane Weasley. – Ma soprattutto, ti rendi conto con chi ci sei finita in questa situazione?
 
Non dimenticarti di chi hai davanti.
 
Non permetterti di sperare, Hermione.
 
- Malfoy disprezza tutto quello in cui credi. – continuò Ginny. – Ti detesta, ci destesta, ha cercato di umiliarti più volte di quante ne riesca a ricordare, non condivide i tuoi stessi valori, se potesse farebbe terra bruciata del tuo mondo e dei tuoi affetti! – esclamò. – E questa… questa è la persona che hai scelto?
Il suo tono fu duro, ma inquietantemente vero. Disse ad alta voce tutto quello che Hermione si stava ripetendo ormai da settimane: non sapeva rispondere a quella domanda così diretta, non aveva la minima idea di come avesse potuto inguaiarsi in una situazione simile. Oltre al bambino, si ritrovava a provare qualcosa per la persona più sbagliata di questo mondo, intrappolata in quel vortice di sensazioni che la prosciugava.
- Condivido tutto, Ginny, e se devo essere sincera… non so risponderti. Non so né come, né quando ho scelto di provare qualcosa per lui, ci sono solo finita in mezzo. E… mi disprezzo per questo.
A quella confessione, Ginny ammutolì. Non aveva mai visto Hermione così in difficoltà, neanche quando aveva dovuto affrontare situazioni che avevano messo a rischio la sua incolumità.
- E Ron?
La domanda di Ginny rimase appena nell’aria per svariati secondi.
Se c’era qualcosa capace di ferire Hermione ancora di più era proprio questo: Ron. Le si congelò il cuore alla sola idea di dovergli confessare della sua gravidanza.
 
Della sua gravidanza con Malfoy.
 
Il suo rapporto con Ron era cambiato nel corso degli anni. Dalla semplice amicizia era nato qualcosa di più profondo, che le faceva venire un leggero batticuore quando si trovavano vicini. C’era stato un momento in cui Hermione era stata davvero convinta che Ron fosse la persona giusta per lei. Ma poi…
 
Poi si era ritrovata innamorata di Draco Malfoy.
 
- Ho bisogno di tempo per dirglielo, adesso non ce la faccio. – confessò.
Ginny non rispose, abbassò solo la testa, sperando che l’amica non notasse la punta di tristezza che le era apparsa negli occhi.
Il silenzio si protrasse fino a che Hermione non riuscì più a sopportarlo, sentiva che sarebbe scoppiata se la rossa non avesse detto qualcosa, qualunque cosa.
- A cosa stai pensando? – singhiozzò alla fine, disperata. Doveva saperlo. Doveva sapere cosa ne pensava di tutto, di lei in quel momento. Se la vedesse ancora come la sua migliore amica, o, forse, come una traditrice. Il solo pensiero di perderla fu semplicemente insopportabile.

Per un altro minuto Ginny non disse niente. Poi Hermione sentì la mano calda della rossa intrecciarsi saldamente alla sua: un semplice contatto che le trasmise la forza che le serviva.

Ginny: sempre pronta a sostenerla, a sorreggerla quando cadeva.
La presa si fece più salda e i loro occhi s’incontrarono.

Io ci sono.

E Hermione in quell'istante, immersa nel buio della notte, non ebbe più paura del silenzio. Non con la sua migliore amica al suo fianco.
 
Lei: madre, sorella, amica.

Ti voglio bene, sussurrarono gli occhi di Ginny.

 Anch’io, risposero quelli di Hermione.
 
 
 


















 



 





 
Angolo Autrice
 
Ciao a tutti cari lettori!!!! Mi scuso tantissimo per il ritardo con cui posto, ma sono veramente incasinata con i compiti, ho un milione di interrogazioni e io sono troppo codarda (o troppo stupida, dipende dai punti di vista xD) per offrirmi volontaria e per togliermi almeno una materia ;)
Vorrei ringraziare ogni singola persona che ha letto la mia storia, ma anche stavolta sono costretta a fare i ringraziamenti in generale,  perché non ho proprio tempo. Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite/le seguite/le ricordate, o anche a chi ha solo dato una sbirciata! Ma soprattutto ringrazio quelle sedici dolcissime ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo: Razorbladekisses, tonks17, Notteinfinita, Cherie17, Lady Crystal, blair_87, Red and Jude, MadamaBumb, Harry Potterish, Ginevra James, hermione59, Villina92, Black_Yumi, Alessia_space, britney18 e elisadi80.
Le vostre recensioni sono come un raggio di sole, è solo grazie a voi che riesco a continuare la mia storia. Grazie per i vostri commenti e per le vostre dolci critiche ^_____^
Spero che questo capitolo vi piaccia, e non deluda nessuno! In questo capitolo ho analizzato meglio il rapporto tra Herm e Ginny che io reputo veramente speciale e stavolta avremo anche una piccola parte dal punto di vista del nostro tenebroso Serpeverde, aspetto i vostri commenti per sapere se vi è piaciuta ^_^
Nel prossimo capitolo anche Harry e Ron entreranno nella storia, che finora sono rimasti un po’ in disparte.
Ok, chiacchiero troppo, me ne vado, prima che mi intimiate di ritirarmi!
Aggiornerò il prima possibile!!!!! Al prossimo capitolo!!!!!
  
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