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Autore: ASTG    20/02/2012    0 recensioni
Harry Potter e i suoi amici hanno sconfitto Voldemort. E ora? Ora si ritorna alla vita. Frequenterranno il settimo anno ad Hogwarts e cercheranno di farsi una vita nel mondo magico. Ma c'è qualcosa che non va. Harry non riesce a dimenticare ciò che è successoe sembra che il suo mondo voglia sgretolarsi sotto i suoi occhi. Perché continua a sognare Silente e Piton? Cosa succederà al trio che adesso è divenuto quartetto?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Viktor Krum
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Fantasmi

I giorni che seguirono il ritrovamento del cadavere nella Stamberga Strillante furono strani e carichi di tensione. Harper, il Serpeverde, diceva a chiunque lo ascoltasse che Harry Potter portava iella e allegava a queste tesi una serie di avvenimenti. E non aveva tutti i torti nel dire che ogni volta che Harry Potter era a Hogwarts succedeva qualcosa di strano. Il professor Williamson aveva cominciato a pedinare il quartetto e le voci che nella Stamberga Strillante vivesse un Mangiamorte si diffusero a macchia d’olio. La storia, che tutti sembravano conoscere, raccontava dell’arrivo al momento giusto di Potter e compagni mentre un Mangiamorte stava eseguendo dei sortilegi oscuri sull’indifeso Ackerley. In realtà questa versione era stata messa in giro dal ragazzo di Corvonero per evitare critiche da parte dei compagni di casata per aver perso quaranta punti. A tutto questo si aggiunsero lo stress dei troppi compiti, i litigi fra Hermione e Ron, la sensazione di essere tagliato fuori dalle indagini su ciò che stava succedendo e Tom Grindelwald. Quest’ultimo non faceva molto per mettere nervi ad Harry, ma il fatto che girasse per Hogwarts con quell’aria da persona superiore elogiata da tutti i docenti, lo metteva sulle spine. Aveva sempre la sensazione che tramasse qualcosa. Per fortuna non aveva fatto sogni strani, ma quella era una magra consolazione, perché rimaneva in ogni caso delle settimane più stressanti che avesse vissuto. Superata solo dalle settimane di vagabondaggio con Ron ed Hermione quando erano alla ricerca degli Horcrux. Fu grato a Merlino quando il lunedì seguente, riunitosi il gruppetto a colazione, la gazzetta del Profeta divulgò ai ragazzi la seguente notizia:

Il Mangiamorte della Stamberga

Finalmente il Ministero della Magia scioglie il silenzio stampa sulle vicende che la settimana scorsa hanno interessato Hogsmeade e, in particolare, la Stamberga Strillante. Un addetto del ministero ha finalmente svelato che il corpo rinvenuto apparteneva a un Auror, Steve Gunner, e che probabilmente era coinvolto un Mangiamorte. Hanno inoltre che la Stamberga è stata ispezionata più volte e non ci sono tracce utili al riconoscimento del malfattore. Le uniche notizie che si hanno sono date da uno dei ragazzi coinvolti, Steward Ackerley, che racconta di un uomo vestito di nero, con una maschera azzurra e altro intorno al metro e novanta. Steve Gunner lavora all’ufficio Misteri e, secondo fonti indiscrete, era a conoscenza di alcuni segreti che sarebbero tornati utili a qualunque mago Oscuro. Gli Auror non sanno ancora se la persona in questione possa aver agito per conto di qualcuno, quindi in veste di Mangiamorte, o abbia agito per scopi personali. In tutti i casi, il ministero, invita ai ragazzi di Hogwarts che andranno in gita a Hogsmeade di stare lontani dal luogo in quanto si potrebbero inquinare eventuali prove. In più un addetto agli interrogatori si è fatto sfuggire che hanno fra le mani un testimone di tutto rispetto che non vuole parlare, ma nulla di più.
Intanto a Hogwarts le voci del coinvolgimento nella faccenda di Harry Potter hanno portato a credere in un ritorno al potere del Signore Oscuro. Il Ministero su quest’argomento ci tiene a precisare che: “Il Signor Potter si trovava solamente nel posto giusto al momento giusto”. Nessuno però ha chiesto al diretto interessato cosa ne pensi, soprattutto perché gli stessi studenti dicono che è difficile avvicinarlo.

L’articolo continuava con qualche notizia poco importante sulla Stamberga Strillante e con la promessa, da parte dello scrittore dell’articolo, di strappare un’intervista al famoso Harry Potter. Dopo aver letto l’articolo, il ragazzo, osservò i suoi amici, prima di esprimere ogni sua perplessità, disse
-“Che venga pure, ho quattro cose da dire al Mondo Magico”- era un po’ arrabbiato dal fatto che, anche in quell’articolo, si sottolineava quanto Harry Potter fosse fuori da tutta quella questione
-“Harry devi anche capirli”- disse semplicemente Hermione -“Tutti collegano il tuo nome a quello di Voldemort. Se sanno che sei invischiato in qualche strana faccenda di Mangiamorte non ci mettono nulla a temere di nuovo il suo ritorno”-
-“Ma non possono continuare a vivere nel terrore”- sbottò Harry, i tre ragazzi lo guardarono tristemente, ma sapevano che aveva ragione
-“Tornando all’articolo”- cercò di esordire Ginny, soprattutto per distogliere gli amici da pensieri oscuri e di cattivo auspicio -“Hai ricevuto qualche Gufo per essere intervistato Harry?”- chiese
-“No”- rispose il ragazzo con espressione convinta
-“Leggete chi ha scritto l’articolo”- la voce di Ron era rotta dallo stupore. Harry, Hermione e Ginny si fiondarono a leggere il nome in minuscolo sotto l’articolo. Il ragazzo si stupì di non averlo notato
-“Albus Tom Grindelwald?”- disse il ragazzo dalla cicatrice a forma di saetta stupito -“Non sapevo si potesse avere un lavoro mentre si è ancora a Hogwarts”- Harry notò che anche Hermione era rimasta senza parole, probabilmente non si era mai sentito di un ragazzo di Hogwarts che scrivesse per la gazzetta
-“Più che altro quando ha potuto intervistare dei membri del Ministero se doveva stare chiuso qua dentro a studiare?”- nella voce di Ron un po’ di risentimento, da quando Hermione aveva fatto quell’osservazione, il rosso, aveva cominciato a odiare ogni comportamento del ragazzo, Hermione continuava a tacere
-“Devono avergli concesso qualche permesso speciale, per forza”- sbottò Harry, rendendosi conto che da quel momento avrebbe avuto il ragazzo alle calcagna a causa di quell’intervista
-“Ma gli studenti possono uscire da Hogwarts?”- la domanda di Ginny cadde nel vuoto e il silenzio calò fra i quattro. Hermione sembrava immersa in una lotta interna, mentre Ron la osservava come se cercasse di esercitare su di lei la Legilimanzia. Dopo alcuni minuti finalmente la ragazza si sbloccò
-“Non è mai successa una cosa simile ad Hogwarts”- aveva cominciato -“E c’è solo una spiegazione plausibile”- i ragazzi la osservarono assorti e lei capì che erano concentrati su ciò che stava per dire -“Il Ministero gli ha fatto ottenere qualche particolare permesso”-
-“Perché avrebbero dovuto?”- disse Ron che, quando si trattava di Grindelwald, aveva sempre voglia di contraddire la ragazza
-“Per colpa loro si è fatto un paio di anni ad Azkaban, direi che hanno un bel debito con lui, no?”-
-“Sì, ma a me sembra pericoloso lasciare che uno sospettato, in passato, di essere un Mangiamorte abbia la possibilità di entrare ed uscire da Hogwarts”- disse Ginny
-“Questa faccenda la risolviamo subito”- disse Harry convinto, i tre lo guardarono con aria interrogativa -“E’ una mia intervista che vuole? E l’avrà a patto che mi spieghi com’è possibile che scriva per la Gazzetta”- i tre non sembravano molto convinti da quella faccenda
-“Non dimenticare che è un giornalista Harry, ricordati della Skeeter”- Hermione non aveva tutti i torti. L’ultima volta che era stato intervistato quella donna aveva traviato tutte le sue parole. Poi quell’intervista era la prima dopo la fine della guerra Magica e Harry lo sapeva che non avrebbe riguardato solo gli avvenimenti della gazzetta. Non che non ci avessero provato ad intervistarlo, ma lui non aveva accetto neanche le ingenti offerte di denaro che sovente gli venivano proposte
-“Lo so, Hermione, ma è giunto il momento che chiacchieri con quel ragazzo”- disse risoluto, non lo avevano visto mai tanto convinto. Forse un paio di volte e non era finita mai bene. Il ragazzo dalla cicatrice a forma di saetta insaccò una salsiccia e se la mise nel piatto, mentre Hermione rileggeva più attentamente l’articolo e Ron era concentrato sul suo bacon. Ginny sembrava assorta nei suoi pensieri.
-“Chi credete che sia il testimone di cui parla nell’articolo?”- chiese Hermione a un certo punto. Harry aveva dimenticato anche quel particolare. Se in quella Stamberga c’era solo il Mangiamorte e loro, chi altri potevano aver visto qualcosa?
-“Credete che abbia a che fare con l’allucinazione di Steward?”- la domanda di Ron era legittima. I ragazzi avevano archiviato il racconto del Corvonero su Piton come un’allucinazione, ma forse aveva visto veramente qualcuno. Forse c’era stato veramente qualcun altro nella Stamberga Strillante. Un’idea passò per la testa di Harry. Aveva un che di folle, d’impossibile, ma come ogni cosa nel mondo magico poteva avere il suo senso proprio per questo
-“E se Steward avesse visto davvero Piton?”- i tre lo guardarono con gli occhi spalancati
-“Harry, Piton è morto, l’hai visto con i tuoi occhi”- la solita ragionevole Hermione
-“Però era un abile pozionista, magari ha usato un antidoto per il veleno di Nagidi”- si affrettò a dire Ron sempre alla ricerca del battibecco con hermione ma Harry scosse il capo
-“No, ha ragione Hermione era morto”- cominciò -“Ma mi chiedevo se non fosse divenuto un fantasma”- sul volto di Hermione si dipinse un sorriso amorevole e triste
-“Harry tutti vorremmo che non fosse morto. Era un uomo di grande coraggio”- Harry fece un gesto di stizza, ma, prima che potesse ribattere, una pacca dietro la schiena lo fece girare
-“Ehi, ragazzi”- era Neville, Harry aveva totalmente dimenticato che stava facendo tirocinio presso -“Sapete l’anno scorso mi è mancato vedervi seduti qui a confabulare. Mi davate sempre l’impressione di avere grandi progetti quando vi stringevate così a parlare fitto”- non si sarebbero mai aspettati che Neville negli anni li aveva osservati così bene, in fondo aveva dimostrato pochi mesi fa di essere molto più in gamba di quanto non sembrasse
-“Ehi, Neville, non ti si vede molto in giro, che fai tutto il tempo?”- disse Ron con un sorriso, il ragazzo arrossì vistosamente, cosa che probabilmente notarono tutti
-“Sono molto impegnato con Erbologia”- disse, ma non riuscì ad aggiungere altro
-“Scusa, Neville, ma dove dormi?”- a quella domanda Neville sembrò calmarsi e riprese a parlare in modo più sciolto
-“C’è un intero dormitorio per i Tirocinanti”- esclamò Neville entusiasta -“Però essendo io l’unico tirocinante di Hogwarts soffro un po’ di solitudine a volte”-
-“E non hai nessuno che ti fa compagnia”- Ginny disse quella frase con un po’ di malizia, forse sapeva qualcosa in più degli altri su Neville. Quest’ultimo in tutta risposta arrossì di nuovo e, prima che potesse dire qualunque cosa, uno scricciolo dai capelli biondi gli piombò addosso. Neville sembrava abituato a come Luna lo salutava. Lei era saltata sulle spalle del ragazzo e lo aveva baciato su una guancia. Harry non aveva visto molto in giro i due, ma mai si sarebbe aspettato tali effusioni in pubblico da parte dei due. Per un attimo capì anche perché Neville arrossiva a quel modo. I due facevano coppia oramai da mesi, ma qualcosa di più doveva essere successa, qualcosa che faceva arrossire il ragazzo
-“Ciao”- furono le uniche parole che la bionda Corvonero disse ai quattro, prima di scendere dalla schiena del suo ragazzo. Harry si accorse di quanto entrambi erano cambiati. Luna rimaneva la solita, ma qualcosa nei suoi lineamenti sembrava più dolce. Harry sapeva che lei aveva perso la madre da piccola e che spesso le sue manie erano dovute al fatto che assecondasse il padre, ma non pensava che soffrisse per quella situazione, ora sembrava felice. In quanto a Neville il cambiamento lo aveva visto già durante la guerra Magica ma, ora che poteva guardarlo senza sangue e senza la battaglia che infuriava, sembrava diverso. Il volto era più magro, ma anche lui aveva qualcosa di più negli occhi, una specie di sicurezza che non aveva mai avuto. Non era più il ragazzo impaurito che si faceva mettere sotto da Malfoy al primo anno. Harry sorrise per quei minuti di piacevole conversazione dimenticò tutto. La settimana infernale che aveva passato, Grindelwald, Williamson, Harper, i Mangiamorte. Sembrò arretrare di qualche passo. Tornando a quando entrare nella Camera dei Segreti o cercare di capire chi fosse Nicholas Flamel era quasi un gioco. Poi però tutti quei pensieri gli piombarono addosso di nuovo durante la prima lezione della giornata. Non aveva certo nostalgia di Piton, ma sembrava quasi volesse che per forza non fosse morto.
Fu talmente ossessionato da questo pensiero che quella sera, in sala comune, mentre gli altri parlavano di andare a dormire, aveva deciso di sgattaiolare fuori ed entrare nella Stamberga Strillante. L’idea era maturata durante la giornata. Il Ministero consigliava di non entrare nella Stamberga, aveva fra le mani un testimone che non voleva parlare e Steward aveva visto Piton proprio nella Stamberga. Troppe cose non quadravano in quella storia. Il ministero aveva i suoi metodi per far parlare i testimoni più restii, ma cosa potevano fare con un fantasma? E logicamente un fantasma non poteva muoversi a suo piacimento, quindi il divieto di entrare nella Stamberga era un modo per tenere lontani gli studenti dalla verità. Per questi motivi quella notte era uscito dal suo letto a baldacchino e si era infilato nel buco del ritratto, in sala comune. Incantesimo di disillusione, muffliato, il mantello dell’invisibilità, che ora riusciva a coprire solo lui interamente, e la mappa del Malandrino. Non voleva di certo essere beccato. Aveva notato che tutti i passaggi segreti erano sorvegliati e quelli che non lo erano, probabilmente, erano stati bloccati dopo che quell’ala del castello era stata ricostruita. Gazza si trovava nei sotterranei, poi c’erano: Il professor Williamson, la professoressa Jones e Neville. Quest’ultimo era dalle parti della stanza delle necessità, in effetti chi meglio di lui poteva sorvegliarla. Harry riuscì ad uscire da Hogwarts con facilità. Al terzo piano aveva quasi incrociato Pix, ma per fortuna il Poltergeist era impegnato in un’accesa discussione con un quadro. A guardia del Platano Picchiatore c’era Lumacorno e Harry si ritenne fortunato. L’uomo sembrava molto stanco e osservandolo per alcuni minuti, il ragazzo, si accorse che in alcuni momenti si addormentava. Non sarebbe stato difficile, ora che sapeva il metodo, tenere a bada l’albero. Infatti, puntando la bacchetta contro un sasso, sussurrò “Wingardium Leviosa” e, guidandola con la bacchetta, la lanciò contro la sezione nodosa che faceva da pulsante. Aveva approfittato di un sonnacchioso momento del professore. Entrò nel cunicolo terroso che ricordava bene. La stradina saliva e scendeva, si stringeva e si allargava. In alcuni punti riuscì a muoversi carponi, ma in altre dovette addirittura strisciare. Finalmente arrivò alla Stamberga Strillante. Non sapeva dove cercare, sapeva che doveva tenersi nascosto perché i fantasmi sapevano rendersi invisibili e, probabilmente, se Piton avesse avvertito la sua presenza, lo avrebbe fatto. Cercò di non fare alcun rumore mentre si aggirava per la villa abbandonata. Fuori la notte aveva inghiottito tutto, nessun rumore, nessuna luce, il mondo sembrava morto. Per sua fortuna Harry si era mosso con molta lentezza perché se fosse stato più avventato, la persona che era nella stanza, l’avrebbe notato. Quella persona che ora stava parlando con una voce distorta
-“Il Ministero ti sta addosso, eh?”- la voce sembrava divertita
-“Non è consigliabile che tu ti faccia vedere da queste parti, dopo quello che è successo”- a Harry si gelò il sangue nelle vene. Quella voce, quelle parole. Uno dei due era il Mangiamorte che aveva ucciso quell’Auror e, l’altro, quello che gli sconsigliava di farsi vedere in giro, era Severus Piton. L’aveva riconosciuto dalla voce, da quel tono strascicato e pieno d’odio
-“C’è qualcuno”- sentì dire Harry e poi sentì un flebile pop. Qualcuno si era smaterializzato. Come aveva fatto il Mangiamorte ad avvertire la sua presenza? Harry non si era mosso, aveva trattenuto anche il respiro per quanto gli fosse possibile
-“Vieni fuori”- disse con calma Piton, non sembrava volersi nascondere. Forse sarebbe stato meglio per Harry non mostrarsi, in fondo a quanto sembrava il fantasma di Piton era in combutta con un Mangiamorte. Era poi sicuro che fosse un fantasma? Piton poteva aver escogitato tutto per occupare il posto di Voldemort, per ottenere il suo potere, per divenire il nuovo Signore Oscuro. A Harry sembrava impossibile, ma il suo ex insegnante di pozioni era stato bravo a fare il doppio gioco, chi gli diceva che non fosse tutto organizzato nella testa di quell’uomo? Il ragazzo con gli occhiali aveva capito che Piton era stato un altro genio, un altro uomo fuori dal comune, non quanto Silente, ma come gli era stato detto una volta: “Ci sono incantesimi che Silente non si sogna nemmeno di fare”. Mentre nella sua testa questi pensieri prendevano forma sentì la voce di Piton aggiungere -“So che sei tu, Potter”- sentire il suo nome detto in quel modo, con quell’odio, con quella voce, come non lo sentiva da tempo, diede un brivido al ragazzo, che si guardò intorno in cerca di Piton nell’oscurità.
Non riuscendo a vederlo, non cogliendo nell’oscurità la sua sagoma, decise di parlare, decise di scoprirsi
-“Professore, come sa che sono io”- lo aveva chiamato Professore, come Silente aveva sempre voluto che Harry facesse e come lui si era sempre rifiutato di fare
-“Ti conosco bene, Potter”- disse semplicemente -“Dopo quell’articolo della Gazzetta avevo previsto che saresti venuto a fare un controllo, fregandotene come al solito delle regole”- quindi Piton sapeva dell’articolo. Lo aveva letto? Era fatto di carne? Poteva reggere un giornale?
-“Si faccia vedere professore”- Harry doveva capire
-“Prima tu, Potter”- rispose -“In fondo sei venuto tu a cercare me, non viceversa”- il ragazzo si tolse il mantello dell’invisibilità e dissolse l’incantesimo di disillusione. Dopo alcuni istanti apparve Piton. Era bianco. Non era vestito di bianco, era bianco da testa a piedi. Come aveva previsto Harry era un fantasma. Il ragazzo tornò ad odiarlo. Ad Odiare la sua immagine ora che, anche da fantasma, lo guardava con quello sguardo di odio
-“Con chi stava parlando, professore?”- il ragazzo mantenne un tono gentile, cercando di indurlo a parlare
-“Che cosa vuoi che importi, Potter”- fu la sua risposta. Ma Harry sapeva con chi stava parlando, non aveva bisogno di conferma, però aveva anche altri pensieri per la testa, altre domande
-“Perché è rimasto, professore?”- Piton lo stava guardando, per un attimo sembrò non riuscire ad odiarlo, per un attimo sembrò non poter odiare quegli occhi
-“Finché tu vivrai, Potter, io non potrò avere pace”- cos’era una specie di profezia anche quella? Era una cosa da Silente, quella. Una frase con la quale il suo vecchio Preside avrebbe spiegato come i morti ci rimanevano accanto per sempre. -“Tu non sarai mai al sicuro, Potter”- lui era un fantasma ora e quelle parole avevano un significato più reale. Aveva promesso di proteggerlo nel nome di Lily e quindi era vincolato alla vita fino a quando il ragazzo andava protetto
-“Mi dispiace”- furono le uniche parole che disse Harry
-“Non dispiacerti per la mia condizione, Potter. È stata una mia scelta”- il ragazzo alzò gli occhi verso la versione eterea del suo ex insegnante di pozioni
-“Ma lei ora è costretto a rimanere qui”- Piton rise
-“Il mondo non gira intorno a te, Potter”- disse -“È il ministero ad avermi intrappolato qui, come al solito non hai studiato. Cinque punti in meno a Grifondoro”- lo disse con una voce seria e poi scomparve. Harry provò a chiamarlo per qualche minuto, ma non ebbe risposta. Capì che l’uomo, il fantasma, non si sarebbe fatto vivo quella sera. E forse non si sarebbe fatto vedere dal ragazzo mai più. Mentre risaliva il passaggio sotto il platano picchiatore, Harry, si annotò di chiedere a Hermione come fossero vincolati i fantasmi. Perché, a quanto ricordava lui, dovevano restare sempre in un luogo, precisamente nel luogo in cui erano morti. Come Mirtilla Malcontenta. Ma Severus non sembrava essere d’accordo.

   
 
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