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Autore: 9Pepe4    25/02/2012    4 recensioni
[Per AliH]
MattMisa
Lei si specchiava sulle vetrine dei negozi.
Lui cercava il proprio riflesso nelle pozzanghere.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matt, Misa Amane | Coppie: Matt/Misa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per quella genievolissima dell’AliH.
Perché senza di lei non mi sarebbe mai – mai mai – venuto in mente di scrivere una MattMisa;
perché la sua anima demente riesce sempre a contagiarmi (e questo è bene U_U);
perché prima o poi ce la farò a connettermi a MSN.
Sperando che gradisca ;D


Riflesso

Misa Amane era una vivace ragazza giapponese, bionda, con gli occhi grandi.
Pedinandola, Matt aveva avuto modo di constatare che fare shopping le piaceva da matti, ma ancor prima di iniziare a seguirla sapeva che Mello la riteneva il secondo Kira.
Quel pensiero, forse, avrebbe dovuto fargli perdere un po’ di baldanza, ma Matt trovava assai difficile avere paura di una ragazza di venticinque anni, specie se la suddetta aveva l’aspetto ingenuo di una quattordicenne.
Quel giorno aveva piovuto, e nelle pozzanghere i capelli di Matt non sembravano di un castano virante al rossiccio: piuttosto, avevano un colore marrone grigiastro, e i goggles calati sugli occhi del giovane parevano una macchia tremolante sopra al suo naso.
Il ragazzo agì senza ragionare. Se ci avesse pensato su, probabilmente se ne sarebbe rimasto buono buono a distanza di sicurezza, frenato dalla prospettiva di venir scannato dal suo amorevole migliore amico, invece così annullò quella lontananza con un paio di falcate rapide e decise, portandosi alle spalle della giovane ex modella.
In quel momento, lei si stava rimirando sulla vetrina di un negozio di vestiti, ma si accorse subito di avere un ragazzo alle spalle, ed ebbe un sussulto sorpreso, appena percettibile.
Matt si accese tranquillamente una sigaretta prima di parlare. «Posso sapere cosa stai facendo?»
Misa Amane non si voltò nemmeno. «Misa stava guardando il suo riflesso» rispose, quasi in tono di sfida.
Aveva la voce di una bambina che fa la lingua ad un compagno di gioco, e le labbra di Matt si contrassero automaticamente in un sorriso. «Buffo» commentò il giovane, «anch’io stavo facendo la stessa cosa».
A quelle parole, Misa si voltò per fronteggiarlo. I suoi capelli biondi erano liscissimi, e sembravano freschi di shampoo. «E su quale vetrina?» lo affrontò.
Matt non poté fare a meno di scoppiare in una breve risata, bassa e roca.
«Chi ha parlato di vetrine?» domandò, divertito, quasi con scherno. «Lo guardavo nelle pozzanghere».
Gli occhi di Misa Amane si ingigantirono e la diffidenza svanì dal suo viso. «Nelle… pozzanghere?» ripeté lei, con la fascinazione e la curiosità di una bambina.
«Già» rispose Matt, soffiando via la cenere dalla punta della propria sigaretta. «Avrai pur sentito l’acquazzone che è venuto giù stanotte…»
Lei inclinò il capo, prima di ammettere: «Sì, Misa l’ha sentito».
Matt inspirò una boccata di nicotina, fingendo di rimuginare sulla risposta di lei. «Ti piace la pioggia?» domandò alla fine.
Misa Amane aggrottò la fronte. «No» rispose, storcendo le labbra. «La pioggia fa diventare il cielo di un grigio orribile».
Matt si portò una mano dietro la nuca, con noncuranza. «Oh, a me invece piace» affermò, e la ragazza lo guardò con aperto sospetto.
«Perché?» gli chiese, quasi si sentisse presa in giro.
«Be’, perché di solito è un’ottima scusa per rimanere barricati in casa» replicò Matt, sinceramente. A dirla tutta, gli piaceva anche perché gli riportava alla mente i pomeriggi piovosi alla Wammy’s House, quando provava tutto il gusto di saltare a piè pari in una pozzanghera, schizzando ovunque acqua e fango.
«A me piace andare in giro» dichiarò Misa Amane, guardandolo storto.
“L’ho notato” pensò Matt, ma si limitò a mormorare: «De gustibus non disputandum est».
La ragazza lo fissò, con espressione stranita.
«Sui gusti non si discute» spiegò perciò Matt.
Inaspettatamente, lei scoppiò a ridere, una risata argentina e rumorosa. «Non era più facile dirlo così da subito?!» esclamò, con l’aria di divertirsi un mondo.
Matt per un attimo rimase a fissarla, con l’inusuale sensazione di esser stato preso alla sprovvista. C’era qualcosa, in quella ragazza… «Può darsi» le concesse, tirando una boccata dalla sigaretta mentre aspettava che lei smettesse di ridere.
Misa Amane non impiegò molto a calmarsi, ma quando lo fece i suoi occhi continuarono a brillare.
Fu allora che Matt si rese conto di quanto erano spenti prima che lui la avvicinasse. Gli erano sembrati vivaci ed entusiasti, ma adesso capiva che potevano esserlo molto di più.
«Quindi il latino ti diverte e uscire ti piace…» considerò, ad alta voce.
«Oh, a Misa piacciono anche molte altre cose» disse lei, in tono spedito. Era ovviamente già pronta a partire per la tangente, perciò Matt si stupì quando la ragazza sembrò cambiare idea e decidere di non aggiungere altro.
«E cosa, per esempio?» la spronò, in tono più impaziente che incoraggiante.
«I bei vestiti» cominciò Misa Amane, questa volta più lentamente. «Le feste. Le onde del mare. I gatti. Le giornate di sole. I film romantici. Stare a casa con Li…» Si bloccò, come se si fosse ricordata improvvisamente di qualcosa, ma poi terminò, in tono sommesso: «Con Light. Light».
«Uh». Matt pensò fosse saggio non commentare più loquacemente. «E così sono tante le cose che ti piacciono…» Per un momento, distolse gli occhi dal viso di Misa, facendo vagare altrove lo sguardo, ma poi tornò a puntarli in quelli di lei. «E di’, ti piacerebbe baciarmi?»
La prima reazione della ragazza fu arrossire, aprendo la bocca in un’espressione scandalizzata. «Sei un ragazzo sfacciato» lo rimproverò, non appena riuscì a raccogliere le parole.
Matt si strinse nelle spalle. «Può darsi. Ma ti piacerebbe?» insistette.
Lei fece una risatina nervosa. Il giovane non riuscì a comprendere se ad agitarla erano la sua sfacciataggine o il fatto di non riuscire a distogliere gli occhi dai suoi.
«Ma se non so neanche il tuo nome e la tua età!» protestò Misa.
«Ho diciannove anni, questo facilita la tua risposta?» domandò Matt, tralasciando volutamente di fare qualsiasi accenno al proprio nome.
A quanto pareva, però, non la facilitava affatto, dato che Misa reagì con una specie di squittio. «Sei più piccolo di me!»
Matt inarcò un sopracciglio. «Perché? Tu quanti anni hai?» domandò, nonostante lo sapesse benissimo.
Misa lo guardò indignata. «Non si chiede l’età alle ragazze!» esclamò, in tono di biasimo.
«D’accordo, scusami» la calmò Matt.
«Sei un po’ maleducato, oltre che sfacciato» rincarò la dose Misa.
«E tu non mi hai ancora risposto» le fece notare Matt.
Lei incrociò le braccia. «Sei un ragazzino» disse, «e io i ragazzini non li bacio».
«Però ti piacerebbe baciare me» la stuzzicò Matt, facendola diventare rossissima di sdegno. «Inoltre» proseguì, «non credo di essere poi così giovane… Senti, facciamo così».
Misa sembrava molto offesa, ma stranamente rimase ad aspettare che lui finisse di parlare.
«Non manca molto al mio prossimo compleanno» disse Matt. «E quando avrò vent’anni sarò grande abbastanza, non ti pare?»
Lei lo guardò. «Dove vai a parare?» chiese, in tono sospettoso.
«Sul fatto che per il mio compleanno voglio un tuo bacio, e quel giorno verrò a prendermelo».
Misa Amane sembrava ancora risentita, ma Matt si accorse che in qualche modo le sue parole l’avevano lusingata.
Tuttavia la ragazza scosse la testa, e i suoi capelli biondi ondeggiarono un po’. «Non sai neanche dove abito» obiettò.
Matt si strinse nelle spalle. Si chiese cos’avrebbe fatto, lei, se avesse saputo che in realtà lui non solo conosceva il suo indirizzo lì a Los Angeles, ma anche quello giapponese…
«Ti troverò» le disse, deciso, lasciando cadere a terra la sigaretta.
La pestò con la scarpa, schiacciando forte per spegnerla.
Misa aveva gli occhi sgranati. «Ma non sai niente di me!»
“Errato” pensò Matt.
Poi gli venne da sorridere, serenamente. «So che ti chiami Misa».
Allungò un dito a toccarle il naso appena arrossato dal freddo, «Ciao, biondina», dopodiché le diede le spalle e si allontanò.
«Ciao a te» la sentì replicare, proprio quando era ormai convinto che se ne sarebbe rimasta zitta.
Di solito, Matt era bravo a prevedere le reazioni altrui, ma aveva idea che Misa Amane andasse contro molte delle sue aspettative.

Quando Misa scopre della morte di quel ragazzo, è al Teito Hotel.
Ha da poco concluso la telefonata con Light, ma già l’eccitazione di trovarsi in quell’albergo di lusso inizia a scemare. La ragazza sprofonda nel divano su cui è seduta, sbuffando annoiata.
Decide di andare su Internet con il cellulare, ma pare proprio che negli ultimi giorni non sia successo niente, a parte… Misa non può fare a meno di sgranare gli occhi, quando trova la notizia del rapimento e della morte di Takada.
Arriccia il labbro inferiore, sforzandosi di ricordare come suonava la voce di Light quando l’ha sentito. Non le sembrava particolarmente scosso.
Per quanto riguarda lei, non può proprio dire di sentirsi triste. Takada, in fondo, non le è mai piaciuta.
Muove pigramente le dita sul cellulare, muovendosi da un sito all’altro ma continuando la ricerca su quanto è successo il 26 Gennaio.
Ed è così, per caso, che lo trova.
Lui.
Lo riconosce in una foto scattata da un curioso riuscito ad arrivargli piuttosto vicino, sgusciando tra le guardie del corpo di Takada.
Quel ragazzo sfacciato è disteso sull’asfalto, il viso rivolto verso l’alto come se stesse guardando il cielo, ma i suoi goggles rendono impossibile capire se abbia gli occhi aperti o meno.
Il respiro di Misa accelera, come per paura di soffocare.
Quasi senza accorgersene, Misa avvicina di più il viso al cellulare, fissando quella foto così intensamente da sentir bruciare i propri occhi.
Riesce a vedere il sangue che gli macchia i vestiti e bagna il cemento.
E sembra quasi finto, più fasullo che nei film.
Misa non riesce nemmeno a pensare se ha voglia di piangere o meno, perché nella sua testa continuano a rincorrersi mille e più pensieri.
Allora il ragazzo era lì, era in Giappone… Era davvero arrivato vicino a lei, ma Misa è confusa, perché lui era il complice del rapitore di Takada, e per un attimo si chiede quand’era il suo compleanno…
Poi, però, un pensiero la colpisce, ed è così forte che prevale su tutti gli altri.
Lì, nella foto, il ragazzo ha ancora una sigaretta tra le labbra, e si riesce a capire persino che è ancora accesa.
Misa si chiede se qualcuno gliel’abbia tolta di bocca. Se qualcuno l’abbia spenta, prima che arrivasse a bruciargli le labbra, quelle stesse labbra che volevano baciare le sue.
Non ce la fa più, e chiude di scatto il cellulare, per poi premerlo forte contro il proprio mento.
«Light oggi catturerà Kira, ragazzino» sussurra, le labbra fredde. «Non ti preoccupare».
Le viene da pensare al proprio riflesso sulla vetrina di quel negozio d’abbigliamento: un riflesso così trasparente da essere quasi del tutto inesistente.
Misa si chiede se, quando lei sarà morta, i contorni del suo viso sbiadiranno poco a poco.

Lei si specchiava sulle vetrine dei negozi.
Lui cercava il proprio riflesso nelle pozzanghere.









Note:
Credo che questa sia, tra le mie storie, quella con più lavorazione alle spalle.
L’idea di base (delle vetrine e delle pozzanghere) mi è venuta tempo fa, poi c’è voluto almeno un anno prima che decidessi di svilupparla, e a quel punto… be’, questa che vedete è la quarta stesura O.O
Vabbe’, spero vi sia piaciuta ^-^
(Ah, non sapevo esattamente che generi mettere. Credete che Commedia e Malinconico vadano bene?)
  
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