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Autore: papergirl    25/02/2012    3 recensioni
Dal I capitolo:
"Blair, Blair..noi non abbiamo bisogno di andare via. Noi possiamo allevare questo bimbo qui” le sussurrò, accarezzandole la guancia, cercando di rassicurarla. D’altronde lei, aveva proprio bisogno di quello, di essere rassicurata, di sapere che sarebbe andato tutto bene. Con lui. Al suo fianco.
Blair guardò un’ ultima volta i fotografi alle loro spalle, dietro il finestrino oscurato di quella lussuosa limousine. Lì dove tutto era iniziato e lì dove tutto avrebbe potuto finire.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Dan Humphrey, Quasi tutti, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass, Dan Humphrey/Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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new year's eve
Le parti di testo incluse fra gli asterischi contengono flashback.
Someday…

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New Year's Eve

“4..3..2..1..”

“Buon anno, tesoro” le sussurrò Chuck, dandole un dolce bacio sulla guancia.
“Buon anno, anche a te, maritino” esclamò Blair con un sorriso dipinto sul volto. Chuck notò le guance arrossate di lei, probabilmente a causa del freddo, e decise di avvicinarla al proprio petto, con l’intenzione di riscaldarla, quanto più  poteva.
“Non avremmo dovuto essere qui” iniziò lui con tono pacato, nonostante l’echeggiare della folla, attorno a loro.
“Chuck, ne abbiamo già parlato, ricordi?” lo rimproverò, scrutandolo attentamente.
“La storia è capodanno e siamo cittadini newyorkesi, non mi basta, Blair. Essere qui a Times Square, nel bel mezzo di tutta questa gente, non ti aiuterà a star meglio” insistette lui, tenendola stretta accanto a sé, per proteggerla.
“Invece si e lo sai” mormorò lei, sorridendo alla vista dei coriandoli, che coloravano il cielo del centro di Manhattan, quella notte.
“Blair..” la richiamò. Chuck sapeva che era giusto che lei trovasse un mondo per svagarsi, per non pensare a ciò che aveva comunicato loro il dottore, ma lo infastidiva immensamente l’atteggiamento da lei assunto negli ultimi giorni. Blair non si distraeva da quel dato di fatto, Blair semplicemente si comportava come se il rischio che lei e il bimbo potessero morire non esistesse, mentre a lui quel pensiero lo distruggeva, lentamente, giorno dopo giorno. Perché doveva fingere anche con lui?
“Chuck…andrà tutto bene” lo rassicurò Blair, quasi fosse in grado di leggergli nella mente.
“Blair…auguri!” li interruppe d’un tratto Serena, sbucando alle loro spalle e abbracciando, successivamente, l’amica.
“Auguri, Chuck” gli porse la mano Humphrey, abbozzando un sorriso, mentre il piccolo Samuel era sulle sue spalle.
“Noi stiamo andando a casa. I piccoli sono stanchi” comunicò loro Serena, prendendo in braccio Isobel, prima al suo fianco.
“Così presto? Non festeggiate nemmeno Capodanno?!” esclamò Blair, speranzosa di passare il resto della notte con i propri amici.
“Ormai è mezzanotte e mezza…poi chi ti dice che non festeggeremo a casa…” dichiarò l’altra, sorridendo maliziosamente al marito. Blair alzò gli occhi al cielo, constatando che, nonostante il passare degli anni, gli sguardi di Dan e Serena avrebbero fatto venire il diabete a chiunque.
“Ah, piantatela! Siete patetici!” disse infine, mentre Chuck rise di gusto.
 “Mamma, sono stanca” sussurrò Isobel con voce roca e occhi stanchi.

“Si, andiamo. Saluta zia Blair e zio Chuck” la incitò Serena.
“Notte zia Blair, notte zio Chuck” ripeté lei.
“Sogni d’oro, bellissima” le rispose Blair con dolcezza, non potendo non pensare a quanto la piccola assomigliasse alla madre. Isobel aveva gli stessi boccoli d’orati di Serena con grandi occhi blu. Ma non era solo l’aspetto a rendere tale la somiglianza, bensì anche il suo spirito libero, pieno di vita e vivace. Isobel era la Serena di 20 anni prima. Blair ne era più che convinta, nonostante la sua migliore amica continuasse a ripeterle che sua figlia era molto più simile a una Waldorf di quanto pensasse.
“Allora noi andiamo” la bionda fece loro un ultimo cenno di saluto, prima di allontanarsi.
“Ehi, Serena, io arrivo fra un minuto” le comunicò suo marito, rimanendo accanto agli amici. Lei abbozzò un sorriso comprensivo, dileguandosi, poi, fra la folla.
“Chuck, hai sentito Nate?” gli domandò Daniel.
“No. Ho provato a chiamarlo più volte, senza mai ricevere alcuna risposta. Ho lasciato gli auguri in segreteria telefonica” commentò lui, augurandosi davvero che per Nate quello potesse essere un anno migliore.
“Anche io. E’ forte, riuscirà a superarlo se gli stiamo accanto” Dan gli rivolse un sguardo complice, quasi a mostrargli che poteva contare su di lui, che insieme sarebbero stati capaci di aiutare l’ amico.
 

“Auguri” esclamò ad un passante, traballando su se stesso. Era solo. Di nuovo. Nate constatò che mentre tutti erano felici e contenti, lui era…solo. Questo era l’unico pensiero che gli balenava nella mente. Si diede persino dell’illuso per aver creduto che non fosse così.
Cadde a terra per l’alcool e per il dolore.
“Dannazione!” urlò, ubriaco, stanco e addolorato.

“Nate?” una voce lo richiamò alla realtà.
“Si può sapere perché sei accasciato per terra?”
“Jenny?” domandò, alzando lo sguardo e riconoscendola, nonostante la vista un po’ offuscata per qualche scotch di troppo.
“Si, sono io.”
“Allora? Hai intenzione di spiegarmi perché ti trovi qui?” gli chiese lei, sedendosi accanto a lui nel bordo del marciapiede.
“Sono solo” disse, senza pensarci due volte. D’altronde non c’era più bisogno di fingere di star bene, almeno non con Jenny.
“Sai che non è così…hai tua madre, i tuoi amici…” iniziò lei, cercando di rassicurarlo.
“Loro si sono costruiti una vita. Io, invece…ho perso tutto” ribatté, cadendo nello sconforto più totale.
“La vita va avanti, Nate” Jenny odiava vederlo così, pur non essendo la prima volta che lo trovava in quello stato. Si ricordò la confusione che gli lesse negli occhi al compleanno di Blair, quasi dieci anni prima, come la profonda delusione che esprimeva il suo volto, dopo le scelte egoistiche di Serena.
“Charlie mi ha lasciato all’altare, Jenny!” le spiegò lui a denti stretti, quasi lei non volesse capire la gravità della situazione. Lei rimase senza parole, percependo la sua frustrazione.

*

 

“Si, lo voglio” disse con voce tremante, nonostante l’emozione che provò in quel momento. Nate sorrise, guardando la donna che amava dinnanzi a lui. Si sentiva così maledettamente felice; quasi impaurito che qualcuno gliel’avrebbe portata via, quella felicità, poiché troppa per un uomo mortale come lui.
E tu, Charlie Rhodes, vuoi prendere come tuo legittimo…” Lui era accecato da quell’abito bianco che stava d’incanto alla sua sposa. Non riusciva a sentire, vedere altro che non fosse lei, la sua Charlie.
“…finché morte non vi separi?” Arrivò a percepire soltanto le ultime parole del sacerdote, aspettando l’atteso consenso di lei; le rivolse un ultimo sorriso complice, quando intravide, successivamente, la paura e la dispersione nei suoi occhi. Fu allora che Nate perse un battito. Il primo di una lunga serie.
“Mi dispiace, ma non posso” gli mormorò Charlie con le lacrime agli occhi, sfilandosi la fede e correndo, correndo lantana da lui, dal loro matrimonio. Lui restò immobile sull’altare ad osservare la sua Charlie voltargli le spalle, e scomparire, poi, dietro il portone in legno massiccio della cattedrale floreale.
Nate guardò verso l’alto, maledicendosi per quell’immensa felicità provata, eccessiva per un comune mortale come lui.


*
 

“Mi manca…mi manca maledettamente” ammise, sentendosi in colpa per lo sfogo avuto poco prima.
“Lo so, ma vedrai che andrà meglio” Jenny era dispiaciuta, avrebbe fatto qualsiasi cosa per tirargli su il morale.
“Sai, si dice che il tempo porti consiglio” continuò, appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Questa mi è nuova…Jenny Humphrey che si comporta da saggia” Nate abbozzò un sorriso e lei si sentì sollevata. Si, era certa che lui avrebbe superato anche quella situazione, come sempre.

Quello era il momento che preferiva della giornata. Sedersi accanto ai suoi figli e dar loro il bacio della buonanotte. Molte volte scherzava, parlava, oppure raccontava loro delle storie, veritiere o meno, affinché si addormentassero. Dan era molto più bravo di lei in ciò, doveva ammetterlo, d’altronde non per niente era uno scrittore. Nonostante questo lui preferiva lasciare a lei quel compito, a parer suo, magico. Serena avrebbe desiderato con tutta se stessa quelle attenzioni da parte di sua madre, in parte mancate, per  svariate incomprensioni e dimenticanze. Probabilmente Dan lo sapeva.
“Ehi, si sono già addormentati?” le chiese suo marito, entrando nella camera dei piccoli.
“Shh. Sai che Isobel non prende più sonno una volta sveglia” sussurrò, uscendo dalla stanza, seguita da Dan.
“Eccome se lo so” mormorò lui, roteando gli occhi e afferrandola per i fianchi.
“Sai, può essere che io avessi scherzato con Blair…prima” iniziò in tono malizioso, muovendo le mani fra i bottoni della camicia del marito.
“An, davvero? E riguardo cosa?” continuò lui, tenendole il gioco e avvicinando le labbra.
“Non ne ho idea” Serena rise radiosa, allontanandosi da lui e lasciandolo impacciato sul proprio posto.
“Davvero divertente” commentò Dan, raggiungendola in cucina. Serena lo guardò, scrutandolo attentamente. Lui era tale e uguale a sempre: la stessa persona di cui si era innamorata undici anni prima, la sua ancora di salvezza, la sua isola sicura.
“Cosa stai pensando?” le domandò Dan con occhi indagatori e un sorriso sincero.
“A quanto hai cambiato la mia vita” gli dichiarò, mentre lui le andò incontro per abbracciarla.
“Sei tu quella che ha reso la mia vita migliore” le sussurrò Dan all’orecchio. Serena affondò la testa nel suo petto, lasciandosi cullare dalle sue braccia e soprattutto dalle sue parole, trovando finalmente quel momento magico, da sempre desiderato.

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Non uccidetemi, vi prego. Perdonate il ritardo del seconto capitolo, ma la scuola mi tiene piuttosto impegnata.
Comunque ecco qua il seguito, mi auguro sia abbastanza decente e leggibile.
Pian pianino si chiariranno le attuali situazioni tramite flashback e anche determinati spazi temporali.
Ditemi sinceramente cosa ne pensate.
Alla prossima e che sia il più presto possibile:)

  
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