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Autore: xadhoom    01/10/2006    5 recensioni
Per raggiungere il suo scopo avrebbe fatto qualsiasi cosa...Ma sarebbe stato disposto ad accettare qualunque condizione?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Kai..."
Un nome. L'unico nome che albergava nella sua mente. E nel suo cuore.
Il giovane Ivanof era in compagnia come sempre della sua cara e antica compagna, l'oscurità, mentre la viva luce che nei giorni precedenti lo aveva rapito prepotentemente per trascinarlo con sé l'aveva abbandonato. O forse era lui che si rifiutava d'incontrarla...
Perché ora aveva un valido motivo per svegliarsi da quello stato di sonno perenne: sincerarsi della salute di Kai Hiwatari. E urlargli con tutto il fiato che aveva in gola che era un'idiota.
Non male come dichiarazione.
"Forza, Takao..."
La voce di Daitenji lo riscosse dai suoi pensieri. Aveva avvertito un accenno di apprensione nelle parole dell'ex presidente della BBA...Come dargli torto? Quello era l'incontro decisivo. Takao contro Brooklyn.
L'altro giorno il mondo intero aveva assistito ad un nuovo trionfo del neo campione del mondo. Takao era riuscito a sconfiggere Garland, uno dei migliori blader della BEGA. Oltre ad essere anche la causa che costringeva a letto il ragazzo dai fiammanti capelli rossi...Ma in fondo Yuriy non gliene faceva una colpa, aveva solo seguito gli ordini di Borkov, come lui un tempo. Inoltre ricordava di aver visto, prima di svenire, una strana espressione sul volto del blader dalla lunga coda azzurra.
Un'espressione...preoccupata.
Quel ragazzo non sembrava proprio un sottoposto di Borkov. Nessun blader della BEGA lo appariva. Esprimevano le loro emozioni troppo apertamente, troppo liberamente. Agli ex Demolition Boys questo diritto non era stato concesso. Mai.
Fierezza. Freddezza. Forza.
Queste erano le caratteristiche base di un blader della Borg. Non doveva, non poteva mai esternare sentimenti, altrimenti gli avversari avrebbero scoperto la sua umanità. E di conseguenza la sua debolezza.
Borkov aveva creato degli esseri perfetti o imperfetti, a seconda dei punti di vista...Chi credeva in valori come il potere e il denaro, avrebbe apprezzato quei cyborg privi di emozioni; chi invece amava, si arrabbiava, rideva, scherzava, soffriva li avrebbe compatiti. Perché non riuscivano a vivere.
Erano burattini nelle mani di un mostro che manovrava i fili che l'imprigionavano, li soffocavano...
"...un potentissimo vortice ha innalzato Brooklyn in cielo e...Cosa sta facendo, Takao? Incredibile, ragazzi! Il nostro Takao ha deciso di seguire Borkov nel vortice, mettendo così a repentaglio la sua vita. Un coraggio davvero ammirevole. Speriamo che ne valga la pena..."
Takao...era stato durante il match contro di lui che il rosso aveva cominciato a vedere il mondo con i propri occhi. Ricordava le parole che aveva detto al giapponesino, quando questi gli aveva teso la mano
"Non conoscevo questo modo di giocare"
Già. Nessun Demolition Boys aveva mai pensato con la propria testa, risposto con proprie parole ad una domanda, giocato a beyblade per semplice passione. Come Takao. Quel ragazzino...All'inizio lo odiava, lo odiava da morire. O, a voler essere onesti, lo invidiava. Veniva da un mondo migliore del suo, pieno di affetto, di passione, di luce...Una luce che, infine, quel giorno, aveva riscaldato anche lui.
Padroni di un nuovo coraggio, i ragazzi avevano cacciato Borkov dalla loro casa, denunciandolo alle autorità locali, per impedire che si avvicinasse nuovamente al monastero, dove loro avrebbero continuato ad abitare. La paura non li aveva attanagliati nella sua morsa al pensiero di rivivere all'interno della stesso ambiente dove erano stati vittime delle più crudeli umiliazioni e tirannie. Vi erano troppe voci gaie e occhi puri come cristalli per avvertirne il terrore.
Ora la minaccia di Borkov era ricomparsa. E loro erano intervenuti. Per placare la loro angoscia, per vendicarsi dell'uomo che li aveva resi suoi schiavi per anni, per demotivarlo a rientrare nelle loro vite...Ma anche per salvare le anime innocenti di ragazzini dominati da una sincera passione per il beyblade.
Per non far loro rivivere le loro stesse esperienze. Per lasciarli vivere.
Per questo...proprio per questo...loro non si potevano arrendere.
Improvvisamente qualcosa d'inaspettato accadde. La sua mano...la sua mano si era mossa!
La determinazione a sconfiggere una volta per tutte quel maledetto del suo ex allenatore era stata talmente intensa da fargli riprendere per un nano secondo il controllo del suo corpo. Provò a concentrare tutte le sue forze per tentare di produrre nuovamente un movimento simile...Niente. Maledizione.
Forse lo sforzo di prima era stato troppo intenso. Se si riposava un poco, magari...
"...un'improvvisa luce è entrata all'interno del vortice nero nel quale, lo ricordiamo, sono rinchiusi Brooklyn e Takao. Mi pare sia partita ora dalle tribune quasi completamente distrutte uno strano raggio di luce..."
Logico, pensò Yuriy, ritenendo stupido il commento di DJ-man che seguitava a raccontare lo svolgimento dei fatti.
Gli amici del giapponese dovevano star assistendo all'incontro e sicuramente uno di loro doveva avergli dato una mano con la forza del suo bit-power. Perché per sconfiggere i blader di Borkov quel ragazzo necessitava di tutto l'aiuto possibile. Quanto avrebbe voluto esser lì, dare anche lui un contributo...Avvertiva un profondo senso di impotenza e...di rabbia. Perché Borkov era la causa dei SUOI problemi, dei SUOI incubi.
Aveva lottato tanto per poterlo sconfiggere. Boris, Sergej e Ivan avevano creduto ciecamente in lui, quando aveva promesso, giurato, che quel bastardo avrebbe pagato per i crimini commessi. Per questo...lui...non si poteva arrendere!
Due pupille azzurre ritornarono a rivivere, animate da un vivo fuoco, uguale a quello presente nel grido che si diffuse nella stanza
"Ci sono anch'io!"
Wolborg, il suo fedele lupo, uscì dal bey che reggeva con forza in una mano, esplodendo in tutto il suo splendore. Avvertì di colpo una pesante stanchezza attanagliargli le tempie, ma non ne fu infastidito, neppure quando atterrò violentemente sul letto. Anche lui aveva dato il suo contributo.
"Yuriy! Grazie al cielo, ti sei ripreso!" urlò il signor Daitenji, avvicinandosi a lui in fretta, un velo di preoccupazione sul volto non appena notò la difficoltà a respirare del giovane Ivanof "Yuriy, stai bene?"
Dalle sue labbra uscivano respiri affannossi; il petto saliva e scendeva ritmicamente, a intervalli veloci; la testa gli pulsava da morire, dolore causato di sicuro dall'improvviso risveglio. Nonostante questo, sorrise.
"Mai stato meglio"
L'anziano signore rimase un attimo interdetto. Forse non si aspettava di vedere un simile sorriso illuminare il volto del glaciale Yuriy Ivanof, rendendolo talmente bello da togliere il fiato...Come successe davvero al capitano della Neo-borg, quando si ritrovò tra le braccia del presidente Daitenji, che lo strinsero con forza.
Yuriy sgranò gli occhi sorpreso. Non si aspettava una simile reazione...Come le gocce d'acqua salata che s'infransero sulla sua spalla, dono di quel vecchietto che continuava ad abbracciarlo con tutta la forza che le sue povere ossa erano capaci.
Doveva essere davvero preoccupato per lui. Cavolo, la sua reputazione di cattivo era rovinata del tutto...pensò con una vena di nostalgia il rosso, mentre timide braccia circondavano la figura piangente aggrappata a lui.
Pupille azzurre ora più sveglie che mai si concentrarono ad un tratto sullo schermo della televisione alla sua sinistra, osservando con un lieve sorriso le figure allegre riprese. Eh già, c'era ancora una cosa che doveva fare...

"Yuriy, ragazzo mio, sei proprio sicuro di sentirti bene?" L'interpellato annuì, senza mai voltarsi
indietro "Sicuro..."
"Allora rallenta un po' il passo per le mie povere gambe lente. Uff, mi sembra che tu ti sia ripreso alla grande, mio caro ragazzo!"
Le labbra del rosso sogghignarono divertite, mentre diminuiva gradatamente la velocità. Non appena si era vestito, e non dopo prima di mille raccomandazioni e premure da parte del signor Daitenji sul fatto se fosse davvero il caso di muoversi in quelle condizioni, l'affascinante russo aveva fatto una visita ai suoi cari compagni di squadra, che gli sarebbero volentieri saltati addosso se non fosse stato per le loro gambe e braccia ingessate...
A causa di quegli impedimenti, il ragazzo dalle iridi acqua marina si era recato da solo nel luogo dove un tempo sorgeva il palazzo della BEGA, ora distrutto. Ma questo non impediva a due blader di continuare a gareggiare...
Li individuò subito, attorniati da una marea di persone che li incitavano e gridavano festosi. Il tutto, senza la presenza di Borkov. Era semplicemente...
Meraviglioso.
Un senso di felicità pervase il suo animo. Non riusciva a crederci...davanti a lui si stava svolgendo l'unico tipo di match di beyblade che approvava: leale e animato solo dall'amore per quello sport. L'odio, il disprezzo, il desiderio di mostrarsi il migliore erano elementi del tutto assenti. I due avversari si stavano fronteggiando con l'unico scopo di...divertirsi.
Il piano di Borkov era fallito. La BEGA era stata distrutta ancor prima di essersi sviluppata del tutto. Grazie alla passione per il beyblade che animava tutti quei ragazzi. E verso cui il russo provava un profondo senso di gratitudine.
Ad un tratto avvertì una strana sensazione. Come se qualcuno lo stesse osservando...
Si voltò, portando lo sguardo in alto e incontrando così due stupendi rubini. Beh, in verità ne vide solo uno, a causa della benda che copriva l'occhio sinistro del nipponico...Ma a parte le bende che gli incorniciavano tutto il corpo, sembrava stesse bene.
L'azzurro si perse nel rosso e il lupo dei ghiacci rincontrò l'aquila dalle ali di fuoco. Dal loro silenzioso contatto trascorsero solo pochi secondi. Ma al giovane russo sembrarono un'eternità.
Tutte le parole che avrebbe voluto dirgli, quei segreti ancora da svelare passarono in secondo piano. Per quel momento, gli bastava vederlo. E rassicurarsi di questo.
Il nipponico decise d'interrompere il contatto, riportando lo sguardo davanti al match che si stava svolgendo di fronte a loro. Ivanof rimase a fissarlo ancora per qualche altro secondo. Quasi come se temesse che se avesse distolto lo sguardo lui sarebbe scomparso. Per sempre.
Ma in fondo al suo cuore sapeva che questo non sarebbe successo. Le sue grandi iridi azzurre tornarono ad osservare l'incontro, sul volto un sorriso che non si decideva a svanire, lieve ma sincero come quello di Kai che lo aveva accolto quando aveva posato lo sguardo su di lui.
Decisioni prese durante il suo soggiorno in quel mondo così cupo ma chiarificatore presero nuovamente possesso della sua mente, come a spronarlo a metterle in pratica.
Ma vennero frenate dallo stesso blader dei ghiacci. Per quelle c'era ancora tempo...

"Allora Boris, hai preso tutto?"
"Si, Sergej, per la millesima volta, si..."
"Il tuo bey? I tuoi maglioni? Il tuo pigiama?"
"Si, Sergej...anche perché non sarebbe il massimo dormire nudo durante una notte russa..."
"Il cappellino souvenir di Ivan? I giocattoli gommosi per i bambini?"
"Santo cielo Sergej, SI! Quanto sei assillante...Non sono più un ragazzino, ho la testa saldamente attaccata al collo, io..."
"E i biglietti?"
"S..." s'interruppe, lasciando cadere le valige "Porca miseria! No! Non li ho!"
"Perché li ho io..." mormorò il biondo, continuando ad avanzare e lasciando indietro un ragazzo con una bocca lunga fino al pavimento
"Ce li hai tu?!" urlò il ragazzo dai capelli violetti colmando la distanza col compagno e beccandosi al contempo gli sguardi allucinati degli altri individui presenti nell'aereoporto "Mi hai fatto prendere un colpo! Ma perché diavolo me li hai chiesti, allora?!"
"Desideravo vedere se hai davvero la testa sulle spalle come dici. E a quanto pare no..."
Solo il timore di passare il resto della sua vita in una cella giapponese frenarono l'impulso del giovane russo di lanciarsi contro la figura del biondo sghignazzante "Ah, com'è bello vedere che il colpo di Garland non ha scombussolato troppo la tua zucca vuota, Boris" mormorò l'alto ragazzo, lanciando al contempo un'occhiata dietro di sé "Muoviti, Yuriy, o perderemo l'aereo!"
Una testa rossa si alzò di scatto, ritrovando contatto col mondo circostante "C-come? Ah, si si, arrivo"
In un paio di veloci passi raggiunse i due compagni di squadra, intenti a bisticciare amichevolmente tra loro.
Boris appariva parecchio nervoso quel giorno, per qualche ignoto motivo, mentre Sergej mostrava un umore allegro e scherzoso, probabilmente per il lieto svolgimento degli ultimi fatti. Mentre Yuriy...
Beh, lui sembrava quasi non appartenere a questo mondo. Le sue pozze turchesi avevano deciso di tornare a fissare verso il basso, ovvero la scala mobile, e la mente vagava per sentieri di cui neppure lui conosceva la direzione. Non ce l'aveva fatta. Non era riuscito a parlargli...
L'intenzione immediata dei tre membri della Neo-borg era stata quella di prenotare i biglietti per il primo volo diretto a Mosca, sollecitati via telefono da Ivan che non stava più nella pelle di rivederli. E anche di condividere con altre persone la "gioia" di accudire una miriade di bambini scalmanati...Ad ogni modo alla partenza mancavano un paio di giorni, giusto il tempo che occorreva a Yuriy di trovare una certa persona e chiarirsi con questa. Ma non ci era riuscito.
Aveva provato d'appertutto, perfino a casa sua, ma niente.
Kai sembrava scomparso nel nulla. A dire il vero non era riuscito a contattare neppure Takao, Rei e Max, quindi probabilmente erano tutti impegnati a ricostruire la nuova sede della BBA, visto che il suo palazzo era andato distrutto.
Così, il giovane Ivanof si era ritrovato la testa ingombra di parole non dette. E il cuore svuotato.
"Yu?"
La voce di Boris lo riscosse, costringendolo a guardare il suo interlocutore
"Eh?" mormorò, scendendo dalla scala mobile e ritrovandosi due paia d'occhi che lo fissavano intensamente e due sorrisi tristi che sembravano volerlo consolare.
"Che c'è?" domandò, inarcando un sopracciglio, un po' infastidito di tutta quella attenzione.
"Stai bene, Yuriy?" gli chiese il giovane delle ametiste iridi, passandogli un braccio attorno alle spalle "Certo che sto bene. Perché non dovrei?"
Sergej tossichiò con fare innocente, svoltando al contempo l'angolo del corridoio "Forse perché non sei riuscito a parlare con un certo..."
"RAGAZZI! Siamo qui!"
La conversazione dei tre russi si interruppe di colpo.
Davanti a loro stavano tutti i componenti dei Blade Revolution, dei White Tigers, degli All Stars, insomma di tutte le squadre di beyblade che avevano partecipato al campionato assieme al presidente Daitenji, a un vecchietto coi baffi e all'ex allenatore della BEGA, il fratello di Takao. Fu proprio quest ultimo il primo che si avvicinò a loro, un sorriso allegro stampato sul volto "Che ci fate voi qui?" mormorò Sergej, la voce che tradiva la sorpresa che aveva colto lui e i suoi compagni "Che domande, siamo venuti a salutarvi!" esclamò il neo-campione, mentre gli altri si radunavano attorno a loro "abbiamo saputo che stavate per tornare a casa, così abbiamo deciso di venire a dirvi arrivederci..."
"E a raccomandarvi di ritornare presto" terminò Rei, alla cui vista il corpo di Boris ebbe un balzo.
Yuriy non riusciva ancora a credere ai suoi occhi "Io...non so cosa dire..."
"Di' solo che ritornerai" esclamò il piccolo Daichi, in piedi davanti a lui "così potrò di nuovo schiacciarti a beyblade!"
...ah, quanto gli sarebbe mancato quel piccolo presuntuoso...
"Fossi in te non ne sarei troppo sicuro. Yuriy sa essere un avversario parecchio temibile..."
Tutti si voltarono in direzione di quella voce, che scoprirono appartenere a Garland.
"Ma come, Garland" protestò Max, mentre il ragazzo in questione si faceva sempre più vicino "parli proprio tu che l'hai sconfitto?"
"Appunto perché ho disputato un incontro con lui lo dico: non è stato affatto facile batterti, Yuriy" confessò, incatenando lo sguardo in quelle stupende pozze azzurre "Anche se ammetto che è stato uno dei match più spettacolari che abbia mai disputato...Quindi spero mi concederai in futuro l'opportunità di ripetere la piacevolissima esperienza di duellare con un fenomenale avversario come te."
"Oh..." mormorò il russo, cominciando a credere con maggior convinzione che l'altro ci stesso provando con lui "certo"
Strinse la mano che gli veniva offerta, faticando però a riaverla indietro. Dove aveva già visto quella scena?
"Inoltre mi voglio scusare per il mio comportamento con voi" continuò il ragazzo dalla lunga coda azzurra, inchinandosi profondamente "a causa mia siete stati ricoverati in ospedale. Sono davvero desolato..."
"Fai bene ad esserlo!" sbottò Boris, inasprendo lo sguardo "a causa tua ho dovuto subire sette iniezioni al giorno e tutte nel punto dove non batté il sole! Se vuoi davvero essere perdonato, va in quell'ospedale e subisci la mia stessa tortura!"
Uno scoppio di risa risuonò per il corridoio, mentre gli occhi di Garland si riempivano di stupore, prima di scoppiare a ridere assieme agli altri. Una risata, in particolare, risuonava più strana delle altre...
"Sei incredibile..." mormorò Rei, poggiando una mano sulla spalla di Boris "Quasi quasi mi dispiace che tu parta..."
Le guance del giovane dai capelli violetti si tinsero di rosso, mentre le sue labbra mormorarono una risposta che Ivanof e Sergej non si sarebbero mai aspettati d'udire
"B-beh...anche a me...dispiacerà...d-di non vederti per un po'..."
Stavolta fu il turno del cinesino di arrossire, sotto un sottofondo di sghignazzi e aperte risa. Anche Yuriy sorrise, felice per il suo amico e allo stesso tempo geloso. Almeno lui era riuscito ad ottenere qualcosa, mentre lui...Mentre lui stava per sentirsi mancare nel scorgere due pozze di lava scure concentrate su di lui.
"Kai..." disse, solo nella sua mente. Era venuto anche lui...Era davvero lì per...salutarlo?
Come se avesse sentito il richiamo della sua mente, il giovane Hiwatari si avvicinò, lasciando di stucco le altre persone presenti, in special modo i suoi amici più intimi, che mai si sarebbe aspettati che il loro solitario amico si sarebbe staccato dal muro dove era rimasto appoggiato fino a poco tempo prima per salutare i suoi ex compagni di squadra.
Il cuore di Yuriy batteva così forte che temeva gli sarebbe esploso il petto o che qualcuno l'avrebbe sentito. Ma niente di tutto quello successe.
Accadde solo che Kai ridusse la distanza che lo separava dai tre ragazzi russi e si posizionò davanti a loro, proprio di fronte ad un tremante Ivanof. Questi si chiese il motivo della misteriosa occhiata che il ragazzo dalle gote tatuate rivolse a Garland prima di fermarsi. Sembrava avesse voluto trapassarlo con lo sguardo...
Infine accadde di nuovo. Il rosso incontrò l'azzurro e Yuriy si ritrovò di nuovo perso in quel caldo e magnetico sguardo...Per un paio di secondi nessuno di loro due spiaccicò una parola o fece il benché minimo gesto. Stetterò così. A fissarsi...
Ma la quiete fu interrotta da numerose esclamazioni di sorpresa quando Hiwatari afferrò le spalle del capitano della Neo-borg e lo avvicinò a sé, unendo le proprie labbra con quelle di lui. Dapprima si trattò di un semplice casto bacio sulle labbra, poi la lingua di Kai chiese prepotentemente l'accesso a quei sottili petali rosa di cui credeva esserne il proprietario, creando maggior confusione negli animi delle persone che li stavano guardando ad occhi sgranati. Quanto a Yuriy...beh, lui era troppo piacevolmente impegnato ad assecondare i desideri del giovane Hiwatari, le cui mani erano strette attorno ai suoi capelli e alla sua vita, per averlo maggiormente vicino.
Infine si staccarono. Il russo socchiuse le stupende iridi celesti che aveva precedentemente sigillato, rimanendo incantato dallo sguardo focoso e brillante che gli stava lanciando il blader possessore dell'aquila rossa. Ma non ebbe il tempo di dire alcunché che una voce lo riportò alla realtà
"Ehm, Yuriy..." mormorò Boris, la voce incerta "dobbiamo andare adesso..."
A quell'avvertimento il contatto con il nipponico svanì. Questi si girò, allontanandosi a grandi passi senza mai voltarsi indietro, lasciando un Ivanof completamente immobile e confuso, troppo inebetito per chiedere spiegazioni circa quel gesto.

"Oh, finalmente si torna a casa!" esclamò allegramente Boris, allacciando la cintura del suo sedile.
"Già, ci vuole proprio un po' di pace dopo tutte queste sorprese..."
Due paia d'occhi si concentrarono sulla figura vicino al finestrino, che si limitò a rivolgere loro uno sguardo stizzito
"Beh?! Che avete da guardare?"
"Niente, niente..." esclamò Boris, alzando in alto le mani a mo' di difesa "solo che non ci aspettavamo che tu e Kai foste così focosi. E' stata una benedizione aver sempre avuto la camera da letto lontana dalla vostra"
Un violento rossore inondò il volto di Ivanof "C-come? Voi...voi sapevate...?"
"Di te e Kai, si si" finì il biondo russo, mentre Yuriy sprofondava sempre più nel suo sedile "Sai, era difficile non notarlo, in particolar modo per i tuoi sospiri ansiosi quando lui scompariva chissà dove e le occhiate rabbiose e colme di gelosia di Kai su qualsiasi persona, inclusi noi due, ti rivolgesse la parola. Ad ogni modo, siamo felici di constatare che le cose tra voi vadano a gonfie vele. Sai, ci era sembrato che nei giorni scorsi tu e Kai aveste avuto qualche problema..."
"Se è per questo di alcuni non ne abbiamo anco..."
Uno strano pezzo di carta nelle tasche dei suoi pantaloni gli impedì di finire la frase. Da dove diavolo arrivava quel bigliettino? Aprendolo, notò che vi era scritto un numero di telefono...

-3234089256. Chiamami quando vuoi.
Ti amo. Kai-

"Yu? Va tutto bene?" domandò Sergej, preoccupato del prolungato silenzio dell'amico.
Questi ripiegò il pezzetto di carta, ponendolo con cura nelle proprie tasche. Infine annuì "Si..." mormorò, poggiando la testa sul sedile, un sorriso che gli incorniava il volto "ora si."


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