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Autore: Il Professor What    28/02/2012    7 recensioni
"Così, alla fine, ci sono finito davvero ad Azkaban. Doppio omicidio, indagine, scoperta del colpevole, punizione: perfetto. Peccato che sia innocente".
A quattro anni dalla fine della guerra, Draco Malfoy, isolato e reietto dal mondo magico, viene rinchiuso ad Azkaban per un doppio omicidio che non ha commesso. Quando evade per scoprire la verità, troverà aiuto dall'ultima persona che si sarebbe mai aspettato.
***
“Ne ho piene le tasche” continuò lei “di essere considerata una piccola Mezzosangue dalle idee bizzarre che per caso ha contribuito a fermare il più grande Mago Oscuro mai conosciuto. E tu sei capitato proprio al momento giusto. Chiariamoci, tu sei uno dei Purosangue più supponenti, arroganti e superficiali che io abbia mai conosciuto. Questo, però, non è una prova per dimostrare che sei un assassino, al contrario di quello che pensa la maggioranza dei maghi… che, per inciso, è la stessa che mi ride alle spalle.”
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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HERM (con indosso un pigiama): Ma si può sapere perché dobbiamo postare questo capitolo all'1.40 di notte?
DRACO (sveglio, scattante, pronto): Le ore notturne favoriscono l'ispirazione, non lo sai, Herm?
HERM (sbadiglio): Sarà, a me la notte fa venire solo sonno...
AUTORE: Tanto tu non entri in scena subito, avrai tempo per svegliarti! Pronti... ciak!

Capitolo 5
MASCHERE


Dunque, vediamo un po’. Disteso sul divano su cui aveva dormito, dopo aver mangiato la colazione che gli aveva lasciato la Mezzosangue, Draco Malfoy provò a pensare seriamente a chi poteva averlo incastrato. L’aveva già fatto più di una volta, ma era sempre approdato alle stesse conclusioni. Forse, stavolta, sarebbe riuscito a notare qualcosa che gli era sfuggito: era sazio, riposato, e in un luogo sicuro, dove non doveva preoccuparsi di essere trovato.

Una cosa gli sembrava chiara: chi l’aveva incastrato, sapeva della sua doppia identità. Non era certo un caso che l’omicida avesse colpito proprio durante una delle sue serate al Paiolo Magico: verosimilmente sapeva che mai e poi mai Draco avrebbe confessato di essere LeSerp. Certo, poteva anche essere semplicemente una coincidenza, ma non lo riteneva probabile. Per incastrarlo, dovevano averlo sorvegliato, e quindi dovevano sapere che, in ogni altra circostanza, non avrebbe avuto problemi a fornire un alibi.

Ora, chi sapeva di Hades LeSerp? Solo tre persone. La Mezzosangue era chiaramente da escludere. Quel giornalista che era venuto a intervistarlo sulla guerra? Forse, però gli aveva promesso di non dirlo, ed era stato di parola.

E poi, be’… c’era lei. Avrebbe anche avuto un ottimo motivo per farlo, solo che… non ce la vedeva proprio a concepire una vendetta così esagerata. Sì, si aspettava qualcosa di più da lei che semplicemente rivelarlo a un giornalista noto per la sua discrezione, ma farlo accusare di omicidio… No, non era nel suo stile. Ammesso che ne avesse mai avuto uno.

Però uno dei due, o magari entrambi, potevano averlo detto a qualcun altro… lei più facilmente del giornalista. Ma chi? Qualche ex Mangiamorte in cerca di vendetta? E di cosa avrebbero dovuto vendicarsi quei fanatici? Ovviamente da escludere Potter e la sua cricca: nobili com’erano, non sarebbero mai ricorsi a una simile scusa. Non gli veniva in mente nessun altro. Da quando era tornato a Malfoy Manor, dopo tre anni passati con la madre nella loro seconda proprietà in Scozia, non aveva praticamente avuto contatti sociali.

Scosse la testa, rialzandosi dal divano. Inutile, per uscire da quel vicolo cieco avrebbe dovuto parlare con quei due. E per fare questo, concluse con riluttanza, aveva bisogno della Mezzosangue.

Ma quanto ci mette? pensò guardando l’orologio a muro. Cominciava ad avere fame, e non aveva nessun mezzo per ammazzare il tempo nell’attesa. Non sapeva come avviare quella macchina Babbana per la musica, e anche se l’avesse saputo… era musica Babbana. Molto bella, d’accordo, ma Babbana, come i libri che aveva alle spalle, tutta roba Bab…

Non è possibile. Si stropicciò gli occhi, incredulo. Ma quelle quattro lettere, le prime del suo nome, erano ancora lì. Non è possibile. Allungò una mano per prendere il libro, lo tirò fuori con delicatezza, ne sfogliò le prime pagine con un sorriso. L’unico libro Babbano che dopo il Seicento fosse mai stato ammesso nella biblioteca dei Malfoy… l’unico libro non magico che avesse mai letto. Ricordava ancora quando, nelle notti di Hogwarts, lo sfogliava alla luce della luna, dopo averlo rubato da casa per sfuggire al divieto di suo padre, che gli aveva tassativamente proibito di leggere ciò che era contenuto nella (poco popolata) sezione Babbana della loro biblioteca domestica.

Ma non poteva leggerlo. Era della Mezzosangue. Non doveva toccare nulla in quella casa, poteva restarne contaminato. Però… erano quattro anni che… E poi, chi l’avrebbe saputo mai? Solo qualche pagina…

Stava per cominciare il diciassettesimo capitolo di Dracula, quando un’antipatica voce squillante ruppe l’incantesimo. “Questa è davvero una vista inaspettata! Il grande Purosangue che legge letteratura Babbana!”
“Per tua informazione” soffiò a denti stretti, “questa è storia di famiglia.”

Quando realizzò cosa aveva detto, se ne pentì immediatamente. Sopportò stoicamente la risata, che gli rimbombava attorno. 

“Cos’è, vorresti farmi credere che Dracula è un tuo antenato? E poi? Il dottor Jekyll era tuo zio?”
“Piantala” sibilò, facendo del suo meglio per contenere la rabbia. Già si vergognava di essersi fatto cogliere a leggere un libro Babbano, ma se c’era una cosa su cui non scherzava, erano le storie di famiglia.
Lei rise ancora un po’, prima di smetterla. “Si chiama contrappasso, Malfoy. In cambio di una cattiva azione, si viene puniti con qualcosa che la ricordi per somiglianza o per opposizione. E tu, devi scontare sette anni di battute e insulti.”
E’ pure permalosa, la stronza! Ma perché non mi sono imbattuto in Potter? Almeno lui non era così irritante!

“Comunque, ho due buone notizie per te, grand’uomo” disse Hermione, sedendosi sulla poltrona di fronte al divano su cui aveva dormito. “La prima è che adesso sono sicura della tua innocenza: sono passata al Paiolo Magico e ho verificato il tuo alibi.”
Draco annuì, facendole cenno di non continuare. Ma lei, invece, si limitò a mettersi comoda, stendendo la schiena e accavallando le gambe. Facciamolo bollire un po’ dalla curiosità.
"E la seconda?” chiese alla fine, dopo qualche minuto di silenzio.
Hermione preparò il suo miglior sorriso, per la grande notizia. Voleva godersi ogni singola espressione della sorpresa che gli avrebbe causato.

“La seconda è che Hades LeSerp è un cantante davvero bravo, con una gran voce e un dono naturale per il ritmo.”

Il libro cadde a terra con un tonfo. L’espressione attonita che si dipinse sul volto del ragazzo era così comica che per un momento Hermione fu sul punto di ridere di nuovo. Era rimasto letteralmente impietrito, con la bocca spalancata che si muoveva a fatica per replicare in qualche modo.
“C-c-cosa?”

Hermione gli tirò in grembo la Musisfera comprata al Paiolo Magico. “Non ho resistito alla curiosità. E vorrei che mi spiegassi come mai ti vergogni di essere così mostruosamente bravo.”

Mi sta prendendo in giro. Non può pensarlo sul serio. Mi sta di sicuro prendendo in giro. Non è ragionevolmente possibile che le piacciano le mie canzoni!

“Intanto che ci pensi, che ne dici se faccio da mangiare? Sto morendo di fame.”

Hermione aveva appena finito di apparecchiare quando Draco la raggiunse in cucina: entrò nella stanza con passo incerto, come se il cervello stesse combattendo con le gambe, e si sedette al tavolo.

“Per i filtri di Circe, Malfoy, ti ho solo fatto un complimento! Se ti insultavo che facevi, andavi a suicidarti nel bagno?”
“Granger, io posso capire quella cosa del contrappeso…”
“Contrappasso.”
“Quello che è… però potresti evitarmi di prendermi in giro così pesante, eh?”
“Io non ti prendevo in giro. Sei bravo davvero. Forse avresti bisogno di raffinare un po’ la tecnica, ma io non me ne intendo.”

Vuoi vedere che è seria? La sola idea lo metteva in grande imbarazzo. Certo, aveva sempre desiderato che qualcuno ammirasse le sue canzoni, ma… insomma… lei era Hermione Granger! Avrebbe dovuto disprezzare ogni cosa che usciva dalla sua bocca... no?

Hermione sbuffò: l’espressione di lui valeva più di mille parole. “Ti vuoi rendere conto che è adesso che sei ridicolo? Si può sapere cosa c’è di vergognoso nell’ammettere che ti piace cantare, visto che sei pure bravo a farlo? Oppure a un Malfoy non è concesso divertirsi?”

Un moto di rabbia scosse il cuore di Draco. Ma come si permetteva, la Mezzosangue? Non aveva la minima idea di quello di cui stava parlando! Lei… lei si stava… divertendo con lui!
Però le piacciono le mie canzoni. Si diverte, ma le piacciono le mie canzoni. Ed è la prima persona a dirmelo dopo mia madre. Decise di cambiare discorso. Meglio non farsi vedere dalla Mezzosangue così.

“Mentre eri fuori, ho riflettuto un po’.”

Hermione lo lasciò parlare e ascoltò il suo ragionamento senza obiettare: le sue riflessioni avevano senso. Sapeva perfettamente perché Malfoy aveva cambiato discorso, ma era sicura che avrebbe avuto più di un’occasione per affrontare di nuovo l’argomento.

“Ora, a parte te, ci sono altre due persone che conoscono il mio segreto. Uno è un giornalista, un certo… Chattang, o qualcosa di simile…”
“Chattongue?” esclamò. “Fletus Chattongue?”
“Lo conosci?”

Hermione gli riferì l’incontro che aveva avuto al Paiolo Magico. A quel racconto, qualcosa scattò nella mente di Draco. “Toglimi una curiosità: come mai non hai accettato di farti intervistare?”
“Avrei dovuto?”

Lentamente, sulla faccia di lui iniziò ad aprirsi il familiare sorrisetto di scherno. Questo non è un buon segno, pensò Hermione.

“Dunque, vediamo… stiamo parlando di un giornalista che ha costruito la sua fortuna sul fatto che ascolta e sostiene anche le opinioni più malviste dall’opinione pubblica magica. Per di più, ho personalmente verificato che questo tizio mantiene le sue promesse di discrezione, e accetta di non pubblicare qualcosa che possa mettere in imbarazzo l’intervistato.”
“E come l’avresti verificato?”
“Come credi che mi abbia trovato quell’uomo per la sua iniziativa su come i Mangiamorte hanno vissuto la guerra? Ha saputo che ero Hades LeSerp dall’altra persona che lo sa, e si è presentato prima al Paiolo e poi a Malfoy Manor. Io ho accettato l’intervista in cambio del suo silenzio… che ha mantenuto.”
“E da chi avrebbe saputo Chattongue che tu sei LeSerp?”
Draco tornò a sogghignare, mentre si sporgeva verso di lei appoggiando i gomiti sul tavolo. “Non c’è fretta, Granger. Prima rispondi alla mia domanda.”

Perché diavolo insiste così tanto? Quegli occhi così curiosi la mettevano a disagio: sembravano quelli di un lupo affamato. Si sistemò meglio sulla sedia, rizzando la schiena, pronta a rispondergli a tono. “Non mi sembrava il caso. Insomma, a che mi sarebbe servito?”

“A ricordare al Ministero la tua esistenza, Granger. Oppure credi davvero che nasconderti qui e fingere di non esistere sia la maniera migliore di affermare le tue idee?”

Colpita e affondata: Hermione rimase senza parole di fronte alla sua franchezza. Il sorriso di Draco, invece, si allargò ancora di più: aveva trovato il modo giusto per farle pagare il suo imbarazzo di pochi istanti prima.

“Fammi indovinare: tu hai provato a far partire le tue idee per le vie ordinarie, vero? Parlarne con i tuoi colleghi, scrivere la proposta, tentare di raccogliere firme, e tutte quelle cose che fa un bravo politico onesto e responsabile. Però in tal modo sei rimasta bloccata nella burocrazia e nei ritardi, frutto anche di un’opinione pubblica che ti è stata contro fin dall’inizio.”
Le parole di Draco stavano facendo visibilmente effetto. Hermione, sulla sedia, si agitava per la precisione spietata con cui faceva l’analisi della sua situazione. Immagino non ti sia mai passato per la testa che questo tipo di battaglie si vince soprattutto fuori dalle aule: parlando con i giornali, facendosi pubblicità, attaccando i propri avversari...”

“Ma non è corretto!” sbottò. Non ce la faceva più ad ascoltare senza ribattere. “Non posso farlo!”
“Perché?”
“Perché… be’, perché non è corretto, punto!”
Questa volta toccò a Draco scoppiare a ridere di gusto, e la sua risata allegra, divertita, sembrò riempire la cucina, facendola sentire ancora più a disagio.

“Sei proprio rimasta la brava bambina che fa ancora i compiti! Quella che rispetta le regole, la giudiziosa, l’onesta, la ragazza modello… Molto encomiabile, Granger, ma… non è esattamente il modo migliore per farsi strada in politica.”

La tavola sobbalzò mentre Hermione, sbattendoci le mani sopra, si alzava furiosa. Draco non sembrò intimidito: l’unica cosa che fece fu smettere di sorridere.

“Non accetto rimproveri da uno come te!” lo aggredì, desiderando con tutto il cuore farlo star male, fargli sentire che non era degno nemmeno di pulirle le scarpe. “Un vigliacco che ha paura persino della sua ombra, che si vergogna di una cosa che gli riesce benissimo solo perché deve mantenere un cosiddetto stile!”
“Perché, tu cosa credi di essere?” Anche Draco si alzò, fronteggiandola a muso duro. “Mi sembra che anche tu abbia uno stile da rispettare!”
“Io non mi sono vergognata di uno dei miei talenti solo perché non rispondeva a quello che doveva essere!”
“Ah, no? E allora che ci fai qui? Sei in vacanza, forse? Ti stai nascondendo dal mondo perché quest’ultimo non ti ha riconosciuto il rispetto che volevi per i tuoi sforzi!”
“Non è vero! Sto solo prendendo un periodo di pausa per…”
“Ma non prendermi in giro! Lo sai benissimo che stare rinchiusa qui non risolverà i tuoi problemi! E sai anche molto bene che, o ti comporti come ti ho appena suggerito, oppure tutti i tuoi grandiosi progetti verranno dimenticati…” Fece una pausa, per mettere tutto il veleno possibile nell’ultima frase. “… e tu rimarrai per sempre l’amica di Potter!”

Lo schiaffo, violento, lo prese in piena guancia, facendogli male. Draco, la testa voltata dall’altra parte, si sentì invadere da una gioia malvagia: quel gesto significava che aveva vinto. Stia in imbarazzo lei, adesso! Provi lei come ci si sente! Si voltò per godere del suo trionfo… ma ciò che vide gli cancellò il sorriso.
Hermione era tornata a sedersi, e si teneva la testa fra le mani. Non piangeva, ma dal suo atteggiamento era scomparsa ogni traccia di fierezza e di orgoglio. Restava solo rabbia, quella rabbia che era l’unica cosa che sentisse sempre da quando si era ritirata in quella casa.

E la cosa peggiore non erano tanto le sue parole, quanto la consapevolezza che aveva ragione. Quante volte, di fronte alle offese e alle derisioni che aveva letto sulla Gazzetta o si era sentita sussurrare alle spalle, aveva provato il desiderio di ribattere, di difendersi… E ogni volta si era trattenuta: lei era Hermione Granger, non poteva abbassarsi al livello di quei politicanti, e mettersi a calunniarli e a diffamarli come una volgare pettegola, come loro facevano con lei. E così aveva lasciato loro campo libero per screditarla, e i suoi progetti si erano arenati nella derisione generale.

Una mano le bussò leggermente sulla spalla, con una strana delicatezza. Scelse di non rispondere. La mano tornò a bussare, più insistente.
“Lasciami in pace.”
“Posso almeno farti notare che non è il caso di disperarsi così?”

Il tono della sua voce la indusse ad alzare nuovamente gli occhi verso di lui. Draco l’aveva raggiunta dall’altra parte del tavolo, e la guardava con un imbarazzo ostile ma evidente. Non sorrideva più come prima, anzi si passava di continuo la mano nei capelli, nervosamente.

“E’ tutto facilmente risolvibile… sì, magari non in tempi brevissimi, però… farti intervistare da Chattongue sarebbe un buon inizio.”
“E a te che importa? Non sono problemi tuoi.”

Ma tu guarda che mi tocca fare... pensò Draco tra sé. Vedere Hermione in quello stato gli aveva fatto realizzare improvvisamente due cose: la prima, che la Mezzosangue poteva sbatterlo fuori da un momento all'altro; la seconda, che forse era meglio non spingerla a farlo e tenersela buona. Su, avanti, facciamo questa sceneggiata.

“Senti, mi dispiace, va bene?" Il suono di quelle due parole a lui ignote sulla lingua era disgustoso. "E’ solo che mi hai messo in imbarazzo prima, e io non amo sentirmi in imbarazzo, specie quando si parla delle mie canzoni.”

Ok, adesso basta. E' anche troppo.

“Be’, effettivamente ho un po’ esagerato anch’io. Ma sai… sei il primo mago da quattro anni che posso trattare male senza temerne le conseguenze.”

Vederlo così le aveva tolto la voglia di approfittare del suo momento di debolezza. L’aveva trovato quasi tenero, nel modo in cui passava il peso da una gamba all’altra e teneva la testa bassa, rosso per l'imbarazzo e la rabbia di doverle parlare in questo modo.

Come se si fossero improvvisamente resi conto di avere fame, i due si dedicarono al pranzo. Mangiarono in silenzio, fissando il piatto, come se avessero paura di quello che poteva capitare se l'avessero fatto di nuovo. Sentivano che c’era qualcosa di strano nell’atmosfera della stanza, qualcosa che non avrebbero saputo ben dire cosa fosse, ma che era palpabile nell’aria. Finirono di mangiare, e rimasero lì, continuando a non guardarsi, per minuti che parvero delle ore.

“Comunque”, disse alla fine Draco, rompendo il silenzio, “l’altra persona che sa della mia identità è Pansy. Mi aveva sentito cantare una sera e… be’, per più di un anno ha usato il mio segreto per ricattarmi.”
“Davvero?”
“Non crederai che mi fossi messo con una come lei di mia volontà! E quando mi ha sentito come Hades, be’… ha riconosciuto la voce.”
“E non ha ricominciato col ricatto?”
“Oh, sì che l’ha fatto, ma io l’ho mandata al diavolo. Non ne potevo veramente più.”

Hermione lo capiva benissimo. Una come Pansy non era certo la scelta migliore come ragazza, perfino per uno come lui. Anche Draco stava sorridendo: il ricordo della sera in cui aveva scaricato definitivamente Pansy era uno dei migliori di quell’ultimo anno. Entrambi smisero quando videro l’altro sorridere, e si affrettarono a distogliere lo sguardo. Il silenzio ricadde nella stanza, ancora più pesante.

Fu Draco a romperlo ancora una volta. “Cosa stavi ascoltando ieri sera?”
“Musica Babbana” disse lei, alzando le spalle con finta noncuranza. La curiosità dell’altra sera di Malfoy non le era sfuggita. “Se ti interessa, posso insegnarti come si usa un lettore cd… sempre che tu non abbia paura di venire infettato da qualche germe Babbano.”
Anche Draco alzò le spalle. “Tanto mi sa che li contrarrò comunque, stando qua: cerco solo di non farlo accadere troppo dolorosamente. Ma solo se tu ti fai intervistare da Chattongue.”

Hermione si appoggiò allo schienale della sedia, e con le braccia incrociate studiò il volto di Draco. Il sorrisetto era ricomparso sulle sue labbra, ma sembrava meno sarcastico di prima. La sua mano tamburellava le dita sul tavolo, e la tranquillità dei suoi occhi grigi aveva una punta d’ansia.

Muore dalla voglia di ascoltare i miei dischi, ma non vuole dare l’impressione di arrendersi. La sua testa dura non è cambiata in tutti questi anni. Del resto… chissà… forse quell’intervista non è una cattiva idea.

HERM: Adesso posso tornare a letto?
DRACO: Da sola?
HERM: Non mi dirai che con tutte le scene di sesso che abbiamo fatto assieme ne hai ancora voglia!
DRACO: Se vuoi, non te lo dico, ma la pratica non è mai troppa.
HERM: Qualcuno mi aiuti...
  
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