L’abbandono.
**
La
scuola era finalmente finita da quasi due settimane
e con lei si chiudeva una parte importante della mia vita.
La
parte più importante.
Quella
che avrei conservato nel profondo del mio
cuore per sempre.
L’insperato
amore, che ti lacera l’anima, che ti fa
sospirare, che ti annienta il cervello.
L’amore,
un sentimento inaspettato per uno che porta
il mio cognome.
Amore,
era quello il sentimento che mi legava a lei,
l’unica donna del aveva scalfito il mio cuore.
Lei
lo possedeva.
L’avrei
dovuta proteggere, amare, consolare per
tutta la vita e invece, l’avevo lasciata per il bene della
mia famiglia.
Codardo.
Un
inetto, un debole, un vile bugiardo, un
serpeverde figlio di papà, queste erano state le ultime
parole che mi aveva
rivolto quasi due mesi fa’.
Il
giorno che tutto finì.
Sbagliavo,
dovevo ancora viverlo il giorno più
brutto della mia vita.
Mancava
poco. Mancavano solo due ore e alcuni
minuti, poi si sarebbe potuto celebrare anche il mio funerale,
perché da quel
momento la mia vita sarebbe cessata.
Avrei
vissuto una vita che non volevo che non m’apparteneva,
una vita non mia.
Quella
mattina d’inizio Luglio, si sarebbe celebrata:
la fine di un uomo e non il suo matrimonio.
Distrutto
all’interno, una maschera inespressiva all’esterno.
Così
mi mostravo freddo, come solo io riuscivo a essere.
Come
solo i Malfoy sanno essere: freddi, calcolatori
e bastardi da generazioni.
**
Tutto
era pronto al Manor dei Malfoy, la funzione si
sarebbe svolta nel grande giardino esterno, che si trovava dietro alla
casa in
cui ero cresciuto, quello era stato un altro desiderio di mio padre,
cui non
seppi dire no; Come sempre.
Gli
invitati erano già seduti sulle bancate
rivestite di seta rosa pallido, in tutti i banchi era appuntata una
rosa e due
spighe di grano, come segno di prosperità. Tutto attorno era
un trionfo di
sfarzo e ricercatezza, opera della donna più elegante di
tutto il mondo magico:
Narcissa Black in Malfoy, mia madre.
L’unica,
oltre al mio amico Blaise, a sapere delle
mie pene d’amore, l’unica che riusciva ancora a
confortarmi, donandomi un
semplice sorriso e una timida carezza.
Respirai
affondo, abbottonando uno dei gemelli d’oro
con incise sopra le mie iniziali alla candida camicia e mi girai appena
sentii
bussare alla porta.
-posso-
disse il mio testimone avanzando lentamente
verso di me perfetto nel suo abito scuro.
-sei
già dentro, Bla- risposi infilandomi la giacca.
-sono
tutti pronti- disse serio. – ho visto
Astoria...-
-risparmiami
i particolari- dissi freddo e lui non
continuò.
-andiamo-
conclusi girandomi di scatto e uscendo
infine dalla mia stanza. Ora andavo incontro alla morte, me
l’ero cercata.
**
La
guardavo avanzare lentamente mentre una bambina,
che non avevo mai visto, lanciava da un piccolo cesto di vimini dei
petali di
rosa che poco dopo, lei avrebbe calpestato.
Avrei
dovuto sorridere, emozionarmi, ma non riuscii
a fare nulla.
Guardavo
i suoi capelli neri, diversi dai ricci
morbidi e profumati che per messi, mi avevano svegliato inebriando il
mio cuore
di felicità per quei magici momenti che ora avrei perso per
sempre.
Guardavo
i suoi occhi azzurri, limpidi, diversi da
quelli grandi e caldi che mi scaldavano il cuore, quegli occhi che mi
guardavano dentro nel profondo, quegli occhi che non avrei
più incontrato.
Guardavo
Astoria, avvolta in un abito di seta
bianco, ricco, sfarzoso, esagerato e volevo Hermione al suo posto,
delicata,
semplice, dolce, perfetta.
La vidi arrivare, sorridermi felice per essere arrivata finalmente al mio fianco davanti all’officiante che avrebbe celebrato il matrimonio.
Aveva raggiunto il suo scopo, sposare un purosangue, ricco, con un cognome importante e potente alle spalle.
Solo
questo importava ad Astoria, solo questo importava nelle antiche
famiglie magiche. Solo a lei non importavano questi giochi di
potere, a lei importava di me, di Draco.
Ricambiai il suo sorriso con uno dei mie soliti ghigni ed aspettai che l’uomo davanti a noi prendesse la parola.
Vedevo
le sue labbra muoversi e guardarci,
decantando un amore che non esisteva.
Parole
senza senso, pensai, mentre il celebrante si
fermò a guardarmi serio invitando a pronunciare le parole
dell’antico rito che
avrebbe legato me e Astoria nel sacro e magico vincolo del matrimonio.
Fissai
gli occhi neri dell’uomo e in quel nero vidi
ciò che mi aspettava.
Una vita vuota, fatta di tristezza, odio, abbandono.
Stavo
uccideno il mio cuore, la mia anima.
-No-urlai,
girandomi di scatto.
-Mi
dispiace madre- aggiunsi, ed infine mi smaterializzai
lontano da tutti alla ricerca di lei.
L’unica
che volevo.
L’unica donna che amavo, l’unica degna di diventare la signora Malfoy.
Ora,
però l’avrei dovuta
convincere.