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Autore: Julia Weasley    01/03/2012    13 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 39
Il testamento

La porta si chiuse alle sue spalle, e Regulus si guardò intorno con scetticismo. Casa Puddle sembrava molto meno in rovina di quando l'aveva vista per la prima volta. Ormai era trascorso quasi un anno da quando si era svegliato sul tappeto di fronte al camino, grondante e sputando acqua dai polmoni, con Rachel e Kreacher accanto a lui, prima in preda al terrore, poi sollevati. Non riusciva a credere che fosse passato così tanto tempo; certi ricordi erano ancora vividi nella sua memoria, e non li avrebbe mai rimossi.
« È proprio necessario? » non poté fare a meno di chiedere, esprimendo il dubbio che aveva fin dall'inizio.
Sirius alzò gli occhi al cielo, ma Rachel gli rispose.
« Lo so che non è il massimo, ma è il posto più sicuro per te. Nessun Mangiamorte verrebbe mai a cercarti in una vecchia casa Babbana. »
« Mould-on-the-Wold è un villaggio semimagico » ribatté lui, riflettendo su quanto fosse strano per lui temere più i maghi dei Babbani.
« Le poche famiglie di maghi che sono rimaste non sapranno mai nulla di te » gli rispose Sirius. « Ho infarcito la casa di incantesimi di protezione, e uno di questi impedisce a chiunque si trovi fuori di vederti, anche se ti affacci alla finestra. E se di notte accendi la luce, all'esterno la casa apparirà sempre al buio. Modestia a parte, sono sempre stato un genio per questo tipo di magie. »
« E sei abbastanza vicino a casa mia, così in caso di emergenza posso arrivare anche a piedi » aggiunse Rachel.
Regulus ignorò l'ultima affermazione di Sirius, ma si convinse. Dopotutto non poteva restare a casa di suo fratello. E almeno avrebbe evitato ulteriori imbarazzi.
Casa Puddle in fondo non era male, ed era anche troppo grande per un solo inquilino. Regulus la ricordava molto più sporca ma Aster aveva fatto un ottimo lavoro, il giorno prima. L'elfo domestico che un tempo era appartenuto ad Alphard sarebbe rimasto con Regulus dal momento che, come Sirius non aveva perso l'occasione di ricordare, non sapeva prepararsi neanche un uovo fritto.
A Regulus Aster piaceva, anche perché lo conosceva da quando era piccolo, ma sentiva la mancanza di Kreacher. Gli faceva pena immaginarlo a Grimmauld Place, tutto solo insieme a sua madre e obbligato a non rivelarle nulla. Non dire la verità alla padrona sarebbe stato difficile per il vecchio elfo domestico, ma Kreacher aveva giurato di non parlare, e Regulus era sicuro che avrebbe mantenuto la parola. Poi gli aveva ordinato di non punirsi.
« Adesso ascoltami molto attentamente » disse Sirius, distogliendolo da quei pensieri. Aveva un'espressione vagamente canzonatoria, notò Regulus con sospetto. « Prima che me ne vada, devo insegnarti a sopravvivere qui dentro. Reggiti forte perché stai per assistere alla prima lezione di Babbanologia della tua vita. »
Regulus incrociò le braccia.
« Mi rifiuto. Sono perfettamente capace di sopravvivere anche senza i tuoi consigli. »
« D'accordo, allora perché non mi fai vedere come accendi la luce? » lo sfidò Sirius, con un'aria sempre più derisoria.
Regulus si guardò intorno. C'erano alcuni oggetti che potevano essere lampade, che tuttavia non avevano il contenitore per l'olio, ma solo un bulbo di vetro. Dopo alcuni istanti di silenzio teso, Regulus estrasse la bacchetta ed evocò delle sfere luminose che iniziarono a fluttuare sopra le loro teste. Notò con irritazione che Sirius era scoppiato a ridere. Rachel invece non sapeva se ridere a sua volta o preoccuparsi perché nemmeno lei aveva la più pallida idea di come accendere la luce senza magia.
« Forse hai bisogno dei miei consigli, invece » disse Sirius. Poi si avvicinò ad un bottone sulla parete e lo premette. Un istante dopo, il lampadario appeso al soffitto si illuminò. Perplesso, Regulus vide che erano i bulbi di vetro che emanavano luce, ma all'interno non sembrava esserci fuoco. I Babbani erano proprio strani, pensò con una smorfia.
« Bè, non vedo la differenza. La mia luce magica è migliore perché si può spostare » affermò, facendo muovere le sfere luminose con un pigro movimento della bacchetta. « Non mi impedirai di usare la magia. »
« Fai come ti pare, ma ci sono un paio di cose che devi sapere per forza. Seguitemi in cucina tutti e tre. »
Sirius li condusse nella stanza accanto e si fermò accanto a una brutta cassa verticale. Regulus ne aveva visto uno identico a casa di Sirius: sapeva che si chiamava frigoreforo, o qualcosa dei simile, e che manteneva freddi gli alimenti. Si era già chiesto a cosa gli servisse, quando esistevano degli incantesimi appositi per congelare il cibo, ma il fratello gli aveva risposto alzando gli occhi al cielo e sbuffando. Sirius, ad ogni modo, stava indicando quelli che sembravano dei fornelli.
« I Babbani non sanno evocare il fuoco dal nulla, quindi si servono del gas per cucinare. Questa manopola serve per aprirlo o chiuderlo. Assicuratevi sempre che sia chiuso, visto che Aster userà la magia. Se invece sentite puzza, significa che è aperto. In questo caso non provocate per nessuna ragione neanche la minima scintilla, altrimenti la casa esploderà. »
L'aveva detto con una tranquillità sconcertante, ma Regulus era sconvolto.
« Mi stai dicendo che devo vivere in una casa che potrebbe esplodere da un momento all'altro? »
« Mi hai sentito? Basta fare attenzione. »
« Le case Babbane sono pericolose » commentò, indignato.
« Oh, non dirmi che hai paura di qualche macchinario Babbano... »
Regulus lo incenerì con lo sguardo.
« Certo che no. »
« Ecco. Adesso torniamo in salotto. »
Sirius si diresse verso una grossa scatola con un vetro solo nella faccia posteriore, e prese una cosa simile ad una bacchetta, solo più larga e piatta e con tanti bottoni. Poi ne premette uno.
Un istante prima nella casa regnava il silenzio, poi scoppiò il finimondo. Lampi, botti e urla invasero la stanza. Prima di riuscire a ragionare, Regulus tirò Rachel per un braccio gridando « Giù! » e si gettò per terra, trascinandosela dietro e accovacciandosi dietro il divano per ripararsi dai colpi.
Come avevano fatto a trovarlo così presto? Dove si erano nascosti?
Sentiva le esplosioni e le urla, ma non vedeva nulla. Anzi, la stanza sembrava tranquilla come prima, tranne per una luce intermittente che si rifletteva sulla parete dietro di lui. Rachel e Aster sembravano altrettanto spaventati e confusi.
« Dov'è Sirius? » chiese lei, cercando di sovrastare il frastuono.
Regulus si accorse di avere il cuore in gola. E se l'avevano colpito?
Poi udì una risata. Una risata fin troppo familiare.
Sempre più confuso, si alzò lentamente, aspettandosi si essere colpito da un momento all'altro. E invece non accadde nulla, perché non c'era nessun altro a parte loro e Sirius, che si era gettato su una poltrona ed era scoppiato a ridere fino alle lacrime.
« Sono lì dentro! » esclamò Rachel, incredula, indicando la scatola.
Era vero. Tanti piccoli omini a cavallo stavano correndo dentro la scatola, lanciando incantesimi da strane bacchette metalliche che emettevano fumo e scoppi. Il rumore proveniva da lì. Le bacchette metalliche sembravano letali, visto che ad ogni colpo qualche avversario si accasciava a terra.
« Ma che razza di...? »
Sirius continuava a ridere e non accennava a farla finita tanto presto. Ancora col cuore in gola, Regulus si rese improvvisamente conto di aver fatto una figura terribile. Umiliato, lanciò al fratello uno sguardo omicida. Doveva assolutamente prenderlo a pugni per ripagare l'affronto, ma si impose di calmarsi. Si era agitato fin troppo.
« Si può sapere che razza di scherzo è? » protestò.
« Dovresti vedere la faccia che hai fatto! » ululò Sirius.
« Basta, quando è troppo è troppo! » sbottò Regulus, infuriato. Gli puntò contro la bacchetta e un attimo dopo la poltrona si rovesciò all'indietro, facendo rotolare via anche Sirius.
Almeno servì a farlo smettere di ridere. Si rialzò a fatica, con un'espressione di sfida.
« Ah, è così? » fece, estraendo a sua volta la propria bacchetta.
« Fermi, padroni, per carità! » esclamò Aster, frapponendosi tra i due. « Aster non vuole vedervi combattere. »
« Sì, fatela finita » convenne Rachel, che si stava riprendendo. « Sirius, spiegaci che cosa sta succedendo dentro quella scatola. Sembra che qualcuno abbia rapito delle persone, le abbia rimpicciolite e infilate lì dentro con dei costumi d'epoca. »
Sirius ridacchiò ancora.
« Non sono veri, sono soltanto immagini. Molti Babbani guardano la televisione per passare il tempo. »
Regulus era ancora arrabbiato, e impiegò una mezzora per capire il funzionamento dei canali e la differenza tra vari tipi di programmi, film e altre cose che non aveva mai visto né sentito, e un'altra ancora per imparare a usare quello che Sirius aveva chiamato telecomando. Doveva ammettere che era un'invenzione ingegnosa, ma lo pensò e basta: al contrario, disse che non avrebbe mai guardato quella televisione. Era piena di Babbani, e lo sport era orribile.
« Non hanno nemmeno i Bolidi » constatò, disgustato, quando Sirius gli fece vedere una partita di calcio. « E quando i giocatori si fanno male, li sostituiscono? Ma non vale, che gusto c'è? »
« Ma vuoi fare silenzio? » disse Sirius, l'ennesima volta in cui Regulus fece un commento negativo. « Per gli slip di Merlino, guardare la TV con te è peggio che guardarla con un'anziana signora sorda e petulante. »
Al contrario di Regulus, Rachel era affascinata dalla televisione, anche troppo. Sembrava trovare eccezionale qualsiasi cosa.
« Oh, Sirius, guarda quello! » esclamò dopo un po'. « Gli somigli molto. »
In effetti era vero, notò Regulus, guardando un tipo che indossava un giubbotto di pelle e se ne stava accanto ad una moto simile a quella di Sirius.
« No, è lui che somiglia a me » replicò Sirius con una risata.
Regulus alzò gli occhi al cielo, chiedendosi se sarebbero mai tornati a parlare di cose serie.


Purtroppo lo fecero, e molto presto. Quando Sirius tornò a trovarlo quella sera, Regulus non si aspettava di vedere arrivare anche Perseus. Dal momento che il fratello adesso gli sembrava di pessimo umore – e, per quanto potesse sembrare incredibile, ancora più di Perseus – Regulus si rivolse a quest'ultimo per avere spiegazioni.
« Cosa avete fatto? »
« Siamo andati alla lettura del testamento » rispose l'uomo, incupito, mentre Sirius si rifugiava in cucina a saccheggiare la dispensa. « È proprio di questo che devo parlarti. »
Regulus strinse i pugni, nervoso, ma gli fece cenno di entrare nel salotto. Per un po' era riuscito a lasciare da parte il dolore per la morte di Alphard, ma non poteva scappare in eterno. La malinconia tornava di continuo, e non lo lasciava mai stare.
Quando si furono seduti l'uno di fronte all'altro, la televisione finalmente spenta, fu Perseus a parlare per primo.
« Immagino che tu ti stia chiedendo cosa c'entro io col testamento di Alphard. »
« No, insomma... eravate amici... » bofonchiò Regulus, imbarazzato, ma lui gli fece cenno di tacere.
« Sono solo un prestanome. Anche se Crouch e i Mangiamorte adesso sanno che sei vivo, a quanto pare hanno preferito non far trapelare la notizia, quindi Alphard non avrebbe potuto lasciarti nulla, almeno ufficialmente. Così mi ha chiesto di fare le tue veci... »
« Ne avevate già parlato? » lo interruppe Regulus, depresso.
Lui annuì, con l'umore altrettanto sottoterra.
« Ha deciso di correre ai ripari da quando i Mangiamorte lo hanno preso di mira, e mi ha chiesto di prendere la tua parte di eredità per poi consegnartela privatamente. »
« Può anche tenersi tutto » disse Regulus, desideroso di non pensare alla morte di suo zio neanche in quell'occasione.
« Alphard sapeva che lo avresti detto, e ha stabilito una percentuale che mi sarei potuto tenere, ma devi essere tu a decidere se va bene. A me importa ben poco, comunque. »
Regulus annuì.
« Può tenere quella percentuale, e anche di più, se le serve. »
« Ti ringrazio... Tornando al testamento, i suoi unici eredi siete tu, Sirius e vostra cugina Andromeda. A quanto ne so, avrebbe voluto lasciare qualcosa anche a Narcissa, ma Alphard ha preferito dare una mano a voi che siete più in difficoltà. Ha lasciato la maggior parte del suo denaro a tuo fratello. Tu invece hai ricevuto una somma inferiore, ma avrai anche il suo elfo domestico e la sua casa. A questo proposito » aggiunse Perseus, estraendo dalla tasca una busta sigillata e porgendola a Regulus, che la prese con aria perplessa. « Qui dentro ci sono le chiavi, tra cui quella della sua biblioteca. È una divisione equa, perché la villa vale tanto, e spero che non ci siano problemi. »
« Certo. Il mio unico problema è che non so se ce la farò a vivere nella stessa casa in cui lui è vissuto per anni... »
Regulus si interruppe, ma non c'era bisogno di concludere la frase per capirne il senso.
« È comprensibile ma... credo che tuo zio contasse molto sul fatto che tu andassi a vivere lì, prima o poi. »
Regulus si morse il labbro, indeciso. Non era sicuro di sentirsela.
« Potrai sempre usare quei galeoni che ti ha dato per ristrutturarla » intervenne Sirius, affacciandosi nel salotto sgranocchiando un croccante. « A me ha comprato questa casa qualche anno fa, a te spetta quella, naturalmente quando la proteggeremo con nuovi incantesimi. »
« Ci penserò... » disse Regulus.
« Alphard ha voluto lasciarti anche qualcos'altro, anche se nel testamento ufficiale non ne ha fatto cenno... » aggiunse Perseus.
I due fratelli tacquero, incuriositi, mentre lui sembrava riflettere sul modo migliore di affrontare l'argomento.
« Ha raccolto dei ricordi, sia suoi che miei, perché pensava che a te e Rachel sarebbero potuti tornare utili. »
« Perché lo pensava? » chiese Regulus, teso.
« Credo che avesse intuito qualcosa su quello che state facendo con Silente » insinuò Perseus.
Il ragazzo si sforzò di restare impassibile, ma era difficile. Sirius, d'altra parte, sembrava molto interessato.
« Cioè? »
« Io non lo so, so soltanto che in qualche modo state cercando un modo per sconfiggere Tu-Sai-Chi, ma non è questo il punto. Alphard vi ha lasciato queste informazioni ma a quanto pare ha badato più alla loro sicurezza che a quella personale, e io non vi so dire dove sono nascoste. »
« L'insistenza con cui ha voluto che tu avessi casa sua mi sembra abbastanza sospetta » intervenne Sirius. « È probabile che li abbia nascosti lì, da qualche parte. »
« Infatti » convenne Perseus, « anche perché non poteva andare altrove. »
« Non ha lasciato altri indizi? » chiese Regulus, preoccupato.
« No, dovrete cercarli » concluse Perseus.
Fece per alzarsi, ma poi si fermò, rivolgendosi di nuovo ai due ragazzi.
« Alphard era felice di vedervi riappacificati. Ma so per certo che avrebbe voluto vedervi collaborare contro Voi-Sapete-Chi. »
Poi se ne andò, lasciando Regulus in preda all'ansia.


« Cos'è, un agguato? »
In effetti, a Regulus era parso molto strano che, durante la visita di Perseus, Sirius non avesse mostrato troppo interesse per la faccenda dei ricordi nascosti di Alphard. Ma conoscendolo, avrebbe dovuto immaginare che il fratello stesse progettando qualcosa. Per l'appunto, aveva aspettato che Perseus se ne fosse andato; poi era entrato nella cucina dove Regulus e Rachel stavano parlando, si era chiuso la porta alle spalle e li aveva fissati con aria di sfida.
« Più o meno. Ora mi direte tutto quello che non mi avete detto fino a questo momento, altrimenti non vi farò uscire da questa stanza. »
« Non so di cosa parli » fu il debole tentativo di Regulus.
« Smettila. Non mi hai mai voluto dire cosa state tramando insieme a Silente, ma siamo arrivati ad un punto in cui non potete più tenervelo per voi. Voglio sapere cosa avete scoperto su Voldemort e cosa state facendo per combatterlo, adesso » disse Sirius, e non aveva mai parlato tanto chiaramente.
Regulus e Rachel si guardarono, nervosi; ognuno sperava che l'altro dicesse qualcosa per trarsi d'impaccio, ma si resero conto di non avere altre possibilità, se non quella di continuare a tacere.
« Non possiamo dirtelo, Sirius » disse Rachel.
« Fate come volete, resterò qui a impedirvi di uscire. »
« Certo che ti dai un bel da fare per renderti sempre più odioso... »
« Faccio del mio meglio » convenne Sirius.
« Quello che ti abbiamo voluto nascondere è una cosa seria, quindi se fai il buffone, non te la dirò mai. »
« Andiamo, sono la persona più affidabile del mondo! Credete che se non fossi affidabile, James mi avrebbe nominato padrino di suo figlio? Ok » aggiunse, notando le espressioni scettiche dei due. « Lo avrebbe fatto lo stesso, ma non è questo il punto. »
Regulus inarcò un sopracciglio, scettico.
« Lo dirai anche a lui, vero? »
Sirius esitò, ma alla fine annuì.
« Assolutamente sì. »
« Almeno sei sincero. »
Regulus sbuffò, nervoso. Non poteva mentire a se stesso: un aiuto in più avrebbe fatto comodo a tutti e due. Ma non voleva che Sirius corresse più rischi di quanti ne correva già, e di questo era assolutamente convinto.
« Se non me lo volete dire perché Silente vi ha chiesto di non farlo... » esordì Sirius, ma fu interrotto dalla replica piccata di Regulus.
« Se pensi che esegua gli ordini di Silente come un cagnolino ti sbagli di grosso. »
« Non oserei mai pensare una cosa simile, figurarsi » lo prese in giro Sirius.
« Regulus? » lo chiamò Rachel, con un tono strano. Lui si voltò verso di lei, inquieto. « Sai, forse dovremmo dirglielo. Credo che Crouch stia cercando di tenermi d'occhio, e non posso più muovermi liberamente come prima... Tu neanche a parlarne, e Silente ha tante altre faccende da gestire. Sirius potrebbe darci una mano... »
« Ecco, da' retta a lei » disse Sirius, mentre Regulus la guardava con aria inorridita. « E poi lo voleva anche nostro zio. »
« Che significa che Crouch ti tiene d'occhio? »
Lei alzò le spalle.
« Quando mi ha interrogata non ha avuto modo di incastrarmi, ma continua a sospettare di me, quindi ho paura che mi farà pedinare di continuo. »
Regulus sbuffò di nuovo, scrutando Sirius con indecisione. Rachel non aveva torto, la loro situazione si era complicata, e suo fratello sarebbe stato d'aiuto...
« E va bene, te lo dirò » disse alla fine, rassegnato.
« Finalmente. »
Regulus si rivolse a Rachel.
« Puoi raccontare tu? Non mi va di ripetere tutta la storia per la terza volta. »
« Certo » rispose lei, comprensiva.


Rachel aveva finito di parlare da un po', ma nessuno era ancora in grado di aprire bocca e fare commenti. Sirius era impressionato e sconvolto, e Regulus pensò di aver fatto bene ad avvertire Rachel di non spiegare proprio tutto... Ma poi Sirius formulò la domanda che lui aveva temuto.
« Scusa, come pensavi di scappare da quel lago senza nessuno che ti aiutasse? »
Regulus non avrebbe voluto rispondere, e non se ne spiegava il motivo. Forse non gli piaceva ricordare quell'episodio, o forse, pensò, i motivi che lo avevano spinto ad andare a morire erano talmente intimi che non gli sarebbe piaciuto svelarli.
« Non pensavo di scappare » ammise, senza guardarlo.
Sirius trattenne il respiro.
Regulus continuò a non guardarlo, indeciso su come sentirsi. Qualche anno prima avrebbe dato qualsiasi cosa per dimostrare di essere più in gamba di lui, ma adesso non gli importava più, e il suo silenzio lo metteva a disagio. Ma doveva ammettere di provare una punta di soddisfazione nel vedere il volto pallido di Sirius, che in passato gli aveva dato del vigliacco diverse volte.
« Quindi... quanti ne avete distrutti di quei cosi? » chiese lui, cercando di riprendere il controllo di se stesso e di deviare il discorso.
« Tre Horcrux sono fuori uso » rispose prontamente Rachel. « Ma non sappiamo ancora quanti ne mancano. Silente pensa che Voldemort ne abbia voluti creare sette, perché è un numero fondamentale, ma non sappiamo né se li ha creati tutti, né di che tipo di oggetti si tratta... anche se sicuramente sono manufatti preziosi. »
« Bè » fece Sirius, pensieroso. « Se Silente ne rintraccia un altro, e voi non potete muovervi liberamente, io posso aiutarvi a recuperarlo. Qualunque cosa pur di fermare Voldemort. »
« Grazie » disse Rachel.
Calò di nuovo un altra pausa di silenzio, finché Sirius non si rivolse a Regulus, perché ormai gli era impossibile continuare a fare finta di nulla.
« Dovevi essere scemo o ubriaco per andare a farti ammazzare in quel modo » commentò, con il suo impareggiabile tatto.
Regulus provò a sospirare, ma gli uscì qualcosa di molto simile ad un ringhio.
« Mi basterebbe che tu non facessi commenti. »
« Sai perfettamente cosa intendevo dire. »
Dopo quell'affermazione, l'atmosfera si fece talmente tesa che Rachel si affrettò a trovare una distrazione qualsiasi, e si interessò molto alle lancette dell'orologio a muro che ticchettavano ogni secondo.
Regulus si sentiva stupidamente emozionato, ma anche terribilmente imbarazzato.
Sì che lo sapeva. Non avrebbe mai sperato che suo fratello gli dicesse di essere fiero di lui, tanto meno in un modo esplicito, ma in quel momento sapeva che le cose stavano esattamente così. Ma forse questa volta neanche a Sirius bastava.
« Sei stato... molto coraggioso » ammise, con tutta l'aria di chi sta provando a masticare del cemento armato. « Forse non saresti stato tanto male come Grifon- »
« Sirius! » sussurrò Rachel, inorridita.
Quello era veramente troppo. Regulus scattò in piedi, fuori di sé, e gli puntò la bacchetta a due centimetri dal naso.
« Non-osare! » lo minacciò. « Ti fa più comodo dire che sono nella Casa sbagliata perché non vuoi ammettere che il coraggio non appartiene solo a quelli come te. Io resto un Serpeverde, e sono fiero di esserlo. È chiaro? »
« Non c'è dubbio. Hai il senso dell'umorismo di un Serpeverde tonto, visto che te la prendi per ogni minima provocazione » rispose Sirius, con un'espressione ironica.
Regulus ripose la bacchetta, deciso a ignorarlo, almeno per quella volta. Forse aveva un po' esagerato con quella sfuriata, pensò.
« Comunque... grazie per quello che hai detto prima... » bofonchiò, ingoiando il proprio orgoglio.
« Di nulla » rispose Sirius. Stavolta il suo sorriso non era ironico né sarcastico. Sembrava soltanto colmo di ammirazione.
« Voi due non siete normali. Ve ne rendete conto, vero? »

***

Ora che Voldemort sapeva che Regulus era vivo, probabilmente doveva saperlo anche la spia, quindi fu Silente stesso a darne la notizia all'intero Ordine della Fenice.
Se Malocchio reagì con un pratico « Ottimo, informatori nuovi sono sempre utili », molti altri furono più scossi. L'unica dei ragazzi ad aver mantenuto la calma era Lily, che al contrario non sembrava affatto sorpresa.
« Lo sapevi già? » le chiese Sirius, lanciando a James un'espressione preoccupata, e quello la ricambiò a sua volta, incredulo.
« Avevo sospettato qualcosa, in effetti. James si comportava in modo strano, certe volte... ma ho deciso di non chiedergli spiegazioni per non metterlo in crisi e costringerlo a tradire la tua fiducia, Sirius. Sarebbe stato capace di punirsi da solo come un elfo domestico » disse la ragazza.
« È per questo che l'ho sposata » affermò James, sollevato. « Lei sa cos'è davvero importante per me. »
« Io invece non mi ero accorto di nulla » commentò Peter, senza espressione.
« Mi dispiace di non avertelo detto prima » gli disse Sirius, ma l'altro fece spallucce.
« Non fa niente » rise nervosamente.
Per diversi secondi, anche i fratelli Prewett erano rimasti senza parole, evento molto raro. Poi Fabian ruppe il silenzio, allentando la tensione come sapeva fare meglio.
« Questo significa che non sei più libera? » chiese a Rachel, che fino a quel momento aveva temuto la reazione di tutti. « Peccato! Volevo organizzarti degli incontri al buio con un mio amico. E ora cosa gli racconto? »
Lei dovette sforzarsi per restare seria, mentre Gideon iniziava a sghignazzare.
« Ti avevo detto di avvertirla prima, Fabian. Comunque, siamo contenti per voi, ma dovrete essere puniti per essere stati così diabolicamente bugiardi. Aspettatevi uno scherzo di quelli pesanti, uno di questi giorni. »
Rachel esitò, poi vide un sorriso sul suo volto e si sentì più sollevata. Aveva temuto che la prendessero peggio. Poi lanciò delle occhiate dubbiose in direzione delle due ragazze di fronte a lei.
Emmeline e Dorcas sembravano avere ancora bisogno di un attimo per riprendersi.
« Non ci posso credere... » aveva commentato la prima, incapace di aggiungere altro. Poi andò ad abbracciarla.
« Non... non ce l'hai con me per non avertelo detto? » le chiese Rachel, preoccupata.
Emmeline scosse la testa.
« Un po', ma non importa. Sono contenta che Regulus sia cambiato, davvero. »
Dorcas invece non sembrava proprio della stessa opinione degli altri.
« Avresti dovuto dirmelo » affermò con un tono calmo ma deciso, e si rivolgeva esclusivamente a Rachel.
« Lo so, mi dispiace. »
« Non fraintendermi, anche io sono felice per te, ma mi sento presa in giro. Pensavo che stessi male sul serio e mi sono preoccupata per te, ho cercato di aiutarti con l'Incanto Patronus, e invece stavi solo recitando. »
Rachel non poté biasimarla. Si era già sentita in colpa tante volte proprio per quella ragione.
« All'inizio non fingevo per niente. Non... non sapevo che Regulus fosse ancora vivo » provò, mortificata.
« Poi però l'hai saputo, e hai continuato. »
« Dorcas, hanno dovuto mentire per forza. Tu avresti fatto lo stesso per proteggere una persona a cui tieni » intervenne Sturgis. Era la prima volta che parlava con un tono così deciso, e la sua stessa sorpresa lo fece arrossire. Rachel sentì un gran moto di affetto nei suoi confronti, e gli sorrise, riconoscente.
« Non cerco giustificazioni, ero spaventata all'idea di perderlo di nuovo. Scusa... »
Dorcas sospirò.
« Non devi scusarti » disse, abbassando la voce per non farsi sentire dagli altri. « Avrei solo voluto la tua stessa fortuna. »
Rachel si sentì stringere il cuore, ricordando di quando Dorcas le aveva raccontato della morte di Marlene McKinnon. Era la sua migliore amica, ma lei non era mai stata salvata grazie a un viaggio temporale.
Aveva provato a rifuggire quei pensieri per mesi e mesi, ma ora non poteva più farlo. Ogni giorno che passava, capiva sempre di più tutti gli avvertimenti che Alphard le aveva dato prima di portarla all'Ufficio Misteri. Ultimamente aveva visto morire tante persone, ma loro non erano tornate indietro. Non c'era nulla di giusto in tutto ciò.
Decidi con cautela. Potresti avere dei rimorsi di cui non ti libererai mai. Era stato Alphard a dirglielo. E quando lui era morto, si era sentita esattamente così.
Sono disposta a sopportarli, aveva risposto, ignara. Era molto più facile dirlo che metterlo in pratica. Ormai aveva quasi scordato cosa significasse sentirsi in pace con la propria coscienza. E lo stato d'animo di Dorcas non faceva che contribuire a peggiorare il suo.
« Mi dispiace per Marlene » le disse, rendendosi conto di quanto quelle parole apparissero vuote.
Si sentiva in colpa, perché se aveva usato la Giratempo per salvare Regulus, perché non avrebbe dovuto farlo per Marlene, o Edgar e tutti gli altri? Ci aveva pensato spesso, anche se le circostanze in cui tutti loro erano morti non permettevano intrusioni temporali. Quello di Regulus era stato un caso eccezionale, dato che gli unici testimoni erano degli Inferi. Ma Alphard aveva fatto sparire nel nulla la Giratempo. Forse aveva previsto che lei ci avrebbe provato, e l'aveva distrutta, chissà. Dentro di sé, sentiva che sarebbe stata impossibile da recuperare, e questo la rattristava, perché vedere Dorcas in quello stato le faceva male.
« Non fare quella faccia, non devi di certo sentirti in colpa » le disse l'altra, come leggendole nel pensiero. « Sono i Mangiamorte che l'hanno uccisa che devono pagare » aggiunse, stringendo i pugni e digrignando i denti. « Promettimi che chiederai a Regulus se sa chi è stato, o qualsiasi cosa possa tornarmi utile. Sono quasi due anni che li cerco. »
« Glielo chiederò, te lo prometto » rispose Rachel.

***

Dorcas aveva visto Gideon avvicinarsi con la massima prudenza, ma fece finta di non averlo notato, neanche quando lui la chiamò più volte, almeno finché non cercò di richiamare la sua attenzione provando a farle il solletico.
« Non lo soffro » gli ricordò, senza battere ciglio.
« Ma ha funzionato. Credevo ti fossi persa la lingua da qualche parte. »
« Te ne vai, sì o no? »
« No, voglio stare qui » rispose lui, facendola fremere di rabbia.
« Se vuoi rimanere, fallo, ma resta in silenzio » lo avvertì.
Gideon per un po' non disse nulla, limitandosi a sedersi e iniziando a tamburellare le dita contro il tavolo. Dorcas chiuse gli occhi e trattenne il respiro per costringersi a non sbottare, ma dopo due minuti quel ticchettio l'aveva esasperata.
« Finiscila! »
« Cara, cosa ti turba? »
« Non chiamami in quel modo. »
« Te l'ho mai detto che sei molto dolce? »
Dorcas si mise le mani tra i capelli, esasperata.
« Gideon, non sono in vena di scherzare. Che accidenti vuoi da me? »
« Va bene, te lo dico » disse lui, alzandosi in piedi e raggiungendola. Aveva assunto un'espressione molto più seria. « E visto che non ti piacciono i discorsi lunghi o, se vogliamo dirla tutta, smetteresti di ascoltarmi dopo sessanta secondi, te lo dirò in breve. Ti manca Marlene, vero? »
Lei lo fulminò con lo sguardo.
« Complimenti per l'intuito. Mi hai spiata mentre ne parlavo con Rachel? » rispose, sarcastica.
« Veramente no. Non ho bisogno di origliare le tue conversazioni per sapere cosa ti passa per la testa. »
Dorcas si rifiutò di guardarlo.
« All'inizio ero rimasta male con Rachel. Mi ricordava me stessa dopo la morte di Marlene » ammise, anche se confessarlo la faceva stare male, ma sentiva il bisogno di sfogarsi. « Mi sono offerta di aiutarla con l'incanto Patronus, le ho pure parlato di quello che mi era successo... E scoprire che mi teneva nascosta una cosa del genere mi ha dato fastidio. Ma la capisco. Al posto suo avrei fatto di tutto per evitare che a Marlene fosse torto solo un capello, anche mentire a chiunque altro sulla faccia della terra... »
« Lo so » confermò Gideon. « Voi due eravate come me e Fabian, o come Black e Potter, solo meno divertenti... almeno tu, Marlene era molto spiritosa. »
Dorcas lo guardò male. Era serio, lo capiva, ma non riusciva a capire il suo bisogno di fare sempre battute anche nei momenti peggiori. Magari lo aiutavano ad andare avanti. Forse avrebbe dovuto prendere esempio da lui, pensò.
« Secondo lei io ero molto divertente » protestò.
« Sì, lo sei quando sei sarcastica o tratti male le persone. Non lo sei quando tratti male me, però. »
« Io invece dico di sì. »
Dorcas non era molto convinta che il metodo di Gideon funzionasse, perché non aveva la minima voglia di scherzare. Non poteva fare a meno di domandarsi perché le era capitato proprio quel destino, perché non poteva essere Marlene a riemergere e annunciare di non essere mai morta... non era giusto, o per lo meno, non aveva la minima logica.
« Sai, manca molto anche a me » ammise Gideon.
Dorcas lo guardò, sorpresa.
« Davvero? »
« Certo. Anzi, ogni tanto sento la sua vocina nella mia testa. »
Lei lo guardò fisso, in perfetto silenzio per diversi secondi.
« D'accordo, che ti sei fumato? »
« Niente, giuro. »
« Giusto, sei matto già di tuo » disse Dorcas, e si ritrovò a sorridere senza spiegarsene il motivo. « E che cosa ti dice, questa voce? »
« Che dovresti accettare il fatto che, anche se non potete parlare o scherzare tra di voi come un tempo, lei non ha mai smesso di esistere. Il suo ricordo fa parte di tutti noi. »
« Molto consolante » commentò lei, sarcastica.
« Che dovresti smettere di essere così brusca, perché il tuo è soltanto un modo per difenderti allontanando il resto del mondo... » proseguì lui, senza darle retta.
« Non è vero... »
« E che non è carino rompere il setto nasale di un poveretto sbattendogli la porta in faccia » concluse Gideon, ridacchiando.
Per alcuni istanti lei lo fulminò. Ma poi pensò che era esattamente quello che Marlene le avrebbe detto.
E alla fine, senza rendersene quasi conto, si ritrovò a sorridere a sua volta.

 
 
 
 
E' un peccato che Regulus non sia rimasto a casa di Sirius, ma con Peter che gironzola da quelle parti era meglio evitare... casa Puddle ve la ricordate, vero? Non sapevo quando l'avrei utilizzata di nuovo, ma immaginavo che mi sarebbe stata utile, e infatti è così. ^^
Il tizio con la moto e il giubbotto di pelle che vedono in tv ovviamente è Fonzie XD Avevo promesso di far scoprire a Regulus la tv, e Happy Days è l'unico programma che conosco e che di sicuro veniva trasmesso in UK in quegli anni. E poi Alohomora e fuckinmind ci tenevano, quindi le ringrazio per la chiacchierata che mi ha ispirato questa scena XD
E' un sollievo liberarsi di qualche segreto: ora l'Ordine sa di Regulus, e Sirius sa degli Horcrux e che a certi Serpeverde coraggiosi non piace essere accomunati ai Grifondoro XD
Prossimo capitolo: 15 marzo
  
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