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Autore: Fluxx    01/03/2012    2 recensioni
Sentivo che tirava una brutta aria, pesante. C'era qualcosa che percepivo, che i miei sensi percepivano, come una bestia che sa il preciso istante in cui la sua vita cambierà, il preciso istante in cui una catastrofe si abbatterà sulla sua terra.
C'era aria di morte... E di certo non sarebbe stata la mia.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albert Wesker, Altro Personaggio, Chris Redfield, Jill Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Epilogo



Chris riaprì gli occhi: vedeva tutto nero, non c'era la minima illuminazione lì sotto. Sentiva il rumore dell'acqua nelle orecchie. Alzò lo sguardo e vide le stelle e la luna, dovette sbrigarsi a tornare in superficie in quanto stava cominciando a mancargli l'ossigeno
Arrivò fin su e, una volta portata la testa fuori dall'acqua, prese un gran respiro, si guardò intorno e vide il Capitano Wesker uscire a sua volta, privo dei suoi occhiali. Era un miracolo fossero vivi.
Jill? Dov'era Jill? Volse il capo dall'altra parte e notò il corpo della ragazza galleggiare. “Jill! Oh merda! JILL!!!” Gridò.
L'imprecazione di Chris attirò l'attenzione del Capitano, che cominciò a nuotare verso il corpo della ragazza, raggiungendola.. “Forza, torniamo a riva.” Disse con calma, impassibile. La situazione sembrava non toccarlo minimamente.
Così fecero, tornarono alla riva e Wesker trascinò la ragazza sulla sabbia, sdraiata supina. Non respirava.
“Merda, non saremmo dovuti venire qui!” Imprecò Chris, inginocchiandosi accanto alla ragazza, di fronte ad Albert.
“Redfield, basta, finiscila!” Lo ammonì, guardandolo con i suoi occhi azzurri e freddi.
Lui strinse i denti, poi tenne lo sguardo sul Capitano il quale le slacciò il giubbotto tattico, tirò fuori il coltello e le aprì la maglietta, troppo stretta per permetterle di respirare.
Il moro deglutì e si guardò intorno, in preda al panico.
Albert le poggiò entrambe le mani, una sopra all'altra, sullo sterno. Spinse cinque volte, con forza, dopodiché le chiuse il naso con due dita e con l'altra mano le aprì la bocca, poggiandovi le labbra schiuse e insuffliandovi.
Chris osservò ogni singolo movimento del biondo. Nel momento in cui le sue labbra sfiorarono quelle di Jill avrebbe voluto sbatterlo al muro... Sentì una gelosia tremenda assalirlo, tra l'altro infondata. Non stava facendo nulla, anzi, stava cercando di salvarle la vita.
Il Capitano eseguì la medesima procedura per alcune volte, fin quando la ragazza non riuscì a riprendere a respirare autonomamente: tossì, più volte, acqua. Si tirò su seduta e annaspò per qualche istante, dopodiché cercò di riempire i polmoni con quanta più aria possibile.
“Jill!” Il moro si illuminò, portandole una mano sulla schiena.
“Ti ho salvato la vita, potresti evitare di sputarmi addosso...” Mormorò Wesker, sarcastico, per via degli schizzi d'acqua che lo avevano bagnato più di quanto già non fosse. Le portò una mano sulla fronte, scostandole i capelli, poi con il pollice le alzò le palpebre, osservandole le pupille. “Ci sei? Stai bene?”
“.. M-mh-mh...” Annuì appena mentre i brividi cominciarono a scuoterla.
“Avanti Jill, è tutto passato...” Disse Chris, prima di cingerle le spalle con entrambe le braccia e stringerla a sé, cercando di scaldarla quanto possibile. Il Capitano, invece, si alzò e si allontanò.

Erano passati due giorni da quella – quasi mortale – avventura.
Jill il giorno dopo se l'era preso di ferie ed ora si era ritrovata costretta a tornare. Stava bene, nessun problema, solo che Chris, Rebecca e gli altri l'avevano costretta a rimanere a casa a riposare.
Arrivò alla S.T.A.R.S. più tardi del solito, spesso andava presto, quella mattina invece erano quasi le dieci.
Stava percorrendo il corridoio del suo piano quando vide di fronte a lei venirle incontro Albert, impeccabile come sempre. Vederlo conciato come un pulcino bagnato, quella sera, sarebbe stata solo un eccezione, probabilmente non sarebbe mai più accaduto.
Non riuscì a vedere se la stesse guardando, per via delle lenti scure, ma quando si trovarono ad una distanza ravvicinata lei rallentò il passo, “Capitano..” Lo richiamò.
Era vero, forse era stato un po' incosciente e precipitoso, quella sera, per chissà quali oscuri motivi. Aveva agito di istinto – se di istinto si parlava – e aveva anche fatto fuori quello che poteva rivelarsi un ottimo informatore, eppure le aveva salvato la vita. Doveva ringraziarlo per questo, non poteva negarglielo.
Wesker si fermò, quasi al suo lato, poi si voltò verso di lei. Non proferì parola, in attesa che la ragazza parlasse.
“Capitano volevo ringraziarla per l'altra notte.”
“Stai meglio, Valentine?”
Jill ne fu colpita: le si rivolse in modo quasi colloquiale, tutt'altro che formale. Di solito era raro che si concedesse di dare del 'tu' ai suoi agenti, lo faceva raramente e per lo più quando era arrabbiato o ci si trovava in situazioni di pericolo.
“Sì, meglio.” Rispose la ragazza, offrendogli un sorriso.
“Bene, mi fa piacere.”
Ci fu qualche istante di silenzio in cui Jill poté giurare che lui la stava scrutando da dietro le lenti scure: sentiva il suo sguardo sul corpo seppur non poteva vederlo, cominciava a sentirsi un po' a disagio. “Beh, io vado in ufficio..” E detto ciò si voltò, avviandosi.
Wesker allungò una mano e la prese per il polso, fermandola. Jill si irrigidì e si fermò, voltandosi appena verso di lui con sguardo interrogativo.
“Valentine... Ovviamente, per la questione dell'altra sera e la morte di James Tutcher...” Fece una pausa, nella quale Jill si ritrovò a trattenere il respiro. Si sentì decisamente in soggezione, agitata, finché poi Albert non riprese, “Ci penserò io al rapporto... Tu e Redfield limitatevi al lavoro d'ufficio, mh?”
Quella domanda risuonava quasi come una minaccia. “... Si, certo.. D'accordo.” La ragazza si stupì di come la sua voce uscì bassa e quasi sottomessa.
“Brava.” Mormorò lui e Jill poté giurare di aver visto per un breve istante un qualcosa, simile ad un sorriso, dipingersi sulle labbra del biondo, mentre le lasciava il polso.
“Ora torni in ufficio, Valentine. Ha tanto lavoro da sbrigare.”
Ed ecco lì, che in un attimo, il suo tono tornò freddo e distaccato, la sua espressione dura ed il suo linguaggio formale.
Jill rimase lì, turbata e perplessa, ad osservare la figura autoritaria del Capitano allontanarsi, fino a sparire dietro l'angolo.
A volte quell'uomo era davvero strano, troppo strano. Non riusciva a spiegarsi certi suoi comportamenti, modi di dire o fare. Era sempre così ermetico e misterioso che era praticamente impossibile capire cosa gli passasse per la testa e anzi, spesso, si chiedeva se qualcuno ci riusciva.
Chissà se si era comportato allo stesso modo con Chris, magari no.
“Jill!” Sentì una voce alle sue spalle che la fece tornare con i piedi a terra. Si voltò e vide, per l'appunto, il moro.
“Ehi, Chris!” Fu felice di vederlo.
“Che stavi facendo? Contavi le mattonelle?” Chiese, ironico. L'aveva vista ferma per lunghi attimi senza nemmeno che si accorgesse di lui. “Stai bene?” Sorrise.
Inizialmente la ragazza non seppe che dire, se accennare al fatto di Albert... Ma poi annuì. “Sì, sto bene.” Sorrise a sua volta, di rimando. Eppure....



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Ed ecco qui il secondo ed ultimo chappy u.u
L'ho suddiviso in due parti perché non volevo farlo venire fuori terribilmente lungooo eee! Niente u.u
Spero sia stata di vostro gradimento la fic, alla fine sì, ho lasciato un po' un alone di mistero xD
E Wesker vabbè, si sa.
Chissà che la piccola Jill non cominci a sospettare di qualcosa, ma tanto...!
Non so che scrivere in queste note ò.ò sono a corto di idee!
Ringrazio Gemini_No_Aki e martamatta che hanno recensito anche l'altro chappy.
Ringrazio anche Son Manu che mi segue assiduamente.
Ringrazio tutti i lettori e chiunque metta la fic tra le preferite/ricordate/seguite!
E ricordate: una recensione è sempre gradita!
Hahahahahah :D
Ciao a tutti!
:)

   
 
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