2. Epilogo
Chris
riaprì gli occhi: vedeva tutto nero, non c'era la minima
illuminazione lì sotto. Sentiva il rumore dell'acqua nelle
orecchie.
Alzò lo sguardo e vide le stelle e la luna, dovette
sbrigarsi a
tornare in superficie in quanto stava cominciando a mancargli
l'ossigeno
Arrivò fin su e, una volta portata la testa fuori
dall'acqua, prese un gran respiro, si guardò intorno e vide
il
Capitano Wesker uscire a sua volta, privo dei suoi occhiali. Era un
miracolo fossero vivi.
Jill? Dov'era Jill? Volse il capo
dall'altra parte e notò il corpo della ragazza galleggiare.
“Jill!
Oh merda! JILL!!!” Gridò.
L'imprecazione di Chris attirò
l'attenzione del Capitano, che cominciò a nuotare verso il
corpo
della ragazza, raggiungendola.. “Forza, torniamo a
riva.” Disse
con calma, impassibile. La situazione sembrava non toccarlo
minimamente.
Così fecero, tornarono alla riva e Wesker
trascinò
la ragazza sulla sabbia, sdraiata supina. Non respirava.
“Merda,
non saremmo dovuti venire qui!” Imprecò Chris,
inginocchiandosi
accanto alla ragazza, di fronte ad Albert.
“Redfield, basta,
finiscila!” Lo ammonì, guardandolo con i suoi
occhi azzurri e
freddi.
Lui strinse i denti, poi tenne lo sguardo sul Capitano il
quale le slacciò il giubbotto tattico, tirò fuori
il coltello e le
aprì la maglietta, troppo stretta per permetterle di
respirare.
Il
moro deglutì e si guardò intorno, in preda al
panico.
Albert le
poggiò entrambe le mani, una sopra all'altra, sullo sterno.
Spinse
cinque volte, con forza, dopodiché le chiuse il naso con due
dita e
con l'altra mano le aprì la bocca, poggiandovi le labbra
schiuse e
insuffliandovi.
Chris osservò ogni singolo movimento del biondo.
Nel momento in cui le sue labbra sfiorarono quelle di Jill avrebbe
voluto sbatterlo al muro... Sentì una gelosia tremenda
assalirlo,
tra l'altro infondata. Non stava facendo nulla, anzi, stava cercando
di salvarle la vita.
Il Capitano eseguì la medesima procedura per
alcune volte, fin quando la ragazza non riuscì a riprendere
a
respirare autonomamente: tossì, più volte, acqua.
Si tirò su
seduta e annaspò per qualche istante, dopodiché
cercò di riempire
i polmoni con quanta più aria possibile.
“Jill!” Il moro si
illuminò, portandole una mano sulla schiena.
“Ti ho salvato la
vita, potresti evitare di sputarmi addosso...”
Mormorò Wesker,
sarcastico, per via degli schizzi d'acqua che lo avevano bagnato
più
di quanto già non fosse. Le portò una mano sulla
fronte,
scostandole i capelli, poi con il pollice le alzò le
palpebre,
osservandole le pupille. “Ci sei? Stai bene?”
“..
M-mh-mh...” Annuì appena mentre i brividi
cominciarono a
scuoterla.
“Avanti Jill, è tutto passato...” Disse
Chris,
prima di cingerle le spalle con entrambe le braccia e stringerla a
sé, cercando di scaldarla quanto possibile. Il Capitano,
invece, si
alzò e si allontanò.
Erano passati due giorni da quella –
quasi mortale – avventura.
Jill il giorno dopo se l'era preso di
ferie ed ora si era ritrovata costretta a tornare. Stava bene, nessun
problema, solo che Chris, Rebecca e gli altri l'avevano costretta a
rimanere a casa a riposare.
Arrivò alla S.T.A.R.S. più tardi del
solito, spesso andava presto, quella mattina invece erano quasi le
dieci.
Stava percorrendo il corridoio del suo piano quando vide
di fronte a lei venirle incontro Albert, impeccabile come sempre.
Vederlo conciato come un pulcino bagnato, quella sera, sarebbe stata
solo un eccezione, probabilmente non sarebbe mai più
accaduto.
Non
riuscì a vedere se la stesse guardando, per via delle lenti
scure,
ma quando si trovarono ad una distanza ravvicinata lei
rallentò il
passo, “Capitano..” Lo richiamò.
Era vero, forse era stato un
po' incosciente e precipitoso, quella sera, per chissà quali
oscuri
motivi. Aveva agito di istinto – se di istinto si parlava
– e
aveva anche fatto fuori quello che poteva rivelarsi un ottimo
informatore, eppure le aveva salvato la vita. Doveva ringraziarlo per
questo, non poteva negarglielo.
Wesker si fermò, quasi al suo
lato, poi si voltò verso di lei. Non proferì
parola, in attesa che
la ragazza parlasse.
“Capitano volevo ringraziarla per l'altra
notte.”
“Stai meglio, Valentine?”
Jill ne fu colpita: le
si rivolse in modo quasi colloquiale, tutt'altro che formale. Di
solito era raro che si concedesse di dare del 'tu' ai suoi agenti, lo
faceva raramente e per lo più quando era arrabbiato o ci si
trovava
in situazioni di pericolo.
“Sì, meglio.” Rispose la ragazza,
offrendogli un sorriso.
“Bene, mi fa piacere.”
Ci fu
qualche istante di silenzio in cui Jill poté giurare che lui
la
stava scrutando da dietro le lenti scure: sentiva il suo sguardo sul
corpo seppur non poteva vederlo, cominciava a sentirsi un po' a
disagio. “Beh, io vado in ufficio..” E detto
ciò si voltò,
avviandosi.
Wesker allungò una mano e la prese per il polso,
fermandola. Jill si irrigidì e si fermò,
voltandosi appena verso di
lui con sguardo interrogativo.
“Valentine... Ovviamente, per la
questione dell'altra sera e la morte di James Tutcher...”
Fece una
pausa, nella quale Jill si ritrovò a trattenere il respiro.
Si sentì
decisamente in soggezione, agitata, finché poi Albert non
riprese,
“Ci penserò io al rapporto... Tu e Redfield
limitatevi al lavoro
d'ufficio, mh?”
Quella domanda risuonava quasi come una
minaccia. “... Si, certo.. D'accordo.” La ragazza
si stupì di
come la sua voce uscì bassa e quasi sottomessa.
“Brava.”
Mormorò lui e Jill poté giurare di aver visto per
un breve istante
un qualcosa, simile ad un sorriso, dipingersi sulle labbra del
biondo, mentre le lasciava il polso.
“Ora torni in ufficio,
Valentine. Ha tanto lavoro da sbrigare.”
Ed ecco lì, che in un
attimo, il suo tono tornò freddo e distaccato, la sua
espressione
dura ed il suo linguaggio formale.
Jill rimase lì, turbata e
perplessa, ad osservare la figura autoritaria del Capitano
allontanarsi, fino a sparire dietro l'angolo.
A volte quell'uomo
era davvero strano, troppo strano. Non riusciva a spiegarsi certi
suoi comportamenti, modi di dire o fare. Era sempre così
ermetico e
misterioso che era praticamente impossibile capire cosa gli passasse
per la testa e anzi, spesso, si chiedeva se qualcuno ci
riusciva.
Chissà se si era comportato allo stesso modo con Chris,
magari no.
“Jill!” Sentì una voce alle sue spalle
che la fece
tornare con i piedi a terra. Si voltò e vide, per l'appunto,
il
moro.
“Ehi, Chris!” Fu felice di vederlo.
“Che stavi
facendo? Contavi le mattonelle?” Chiese, ironico. L'aveva
vista
ferma per lunghi attimi senza nemmeno che si accorgesse di lui.
“Stai
bene?” Sorrise.
Inizialmente la ragazza non seppe che dire, se
accennare al fatto di Albert... Ma poi annuì.
“Sì, sto bene.”
Sorrise a sua volta, di rimando. Eppure....
Ed ecco qui il secondo ed ultimo chappy u.u
L'ho suddiviso in due parti perché non volevo farlo venire fuori terribilmente lungooo eee! Niente u.u
Spero sia stata di vostro gradimento la fic, alla fine sì, ho lasciato un po' un alone di mistero xD
E Wesker vabbè, si sa.
Chissà che la piccola Jill non cominci a sospettare di qualcosa, ma tanto...!
Non so che scrivere in queste note ò.ò sono a corto di idee!
Ringrazio Gemini_No_Aki e martamatta che hanno recensito anche l'altro chappy.
Ringrazio anche Son Manu che mi segue assiduamente.
Ringrazio tutti i lettori e chiunque metta la fic tra le preferite/ricordate/seguite!
E ricordate: una recensione è sempre gradita!
Hahahahahah :D
Ciao a tutti!
:)