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Autore: Doe    07/03/2012    5 recensioni
Avevo finito di scrivere questa storia "Delena" l'anno scorso, ma per errore l'ho cancellata da EFP. Convincendomi che "non tutto il male viene per nuocere" ho deciso di revisionarla, ho apportato alcune modifiche e corretto eventuali errori e oggi ho deciso di ripubblicarla. Spero tanto che qualcuno decida di (ri)seguirla e lasciare anche solo un piccolo commento. Aggiornerò rapidamente.
La storia riparte dall'episodio 11 della seconda stagione di The Vampire Diaries, con Elena segregata in casa, con Damon a farle da "balia", e Stefan imprigionato nella cripta insieme a Katherine.
CONCLUSA.
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - SEDUZIONE

 

<< Elena! >>, urlò un Damon visibilmente preoccupato, afferrando il corpo privo di sensi della ragazza prima che potesse danneggiarsi ulteriormente cadendo.

Avvolse il corpo di lei tra le sue braccia e si spaventò maggiormente quando la sua testa rimase al di fuori della stretta, penzoloni. Gliela sollevò con massima delicatezza e notò che il suo bel viso era pallido come non era mai stato.

Sarebbe potuta facilmente passare per morta.

Ma Damon sentiva il battito cardiaco della ragazza e si tranquillizzò. E lo sentiva talmente bene da notare che non era il normale battito di un essere umano, sia sveglio che dormiente o privo di sensi. Era troppo accelerato.

<< Elena?! Elena mi senti? Elena parlami, ti prego. >> Non si era mai visto un Damon così atterrito e preoccupato. Muoveva il corpo di Elena cercando di farla rinvenire, senza alcun risultato. Gli occhi gli si fecero gonfi e il suo battito cardiaco sembrò fare a gara con quello di lei.

Non lasciarmi, si ritrovò a pensare, sconvolto. Ti prego non lasciarmi. E in un attimo si ritrovò immerso in un flashback della sua vita passata. La sua vita quando era ancora umano.

Circa 145 anni prima.

 

Il piccolo corpo stordito di Katherine era circondato dalle guardie di Giuseppe, suo padre. Non facevano che metterle tutte intorno enormi catene che avrebbero stritolato facilmente un comune essere umano. Poi la sollevarono, portandola via, mentre lui si sgolava e cercava di impedirglielo.

<< No! Lasciatela! Non portatela via! >>, ma nessuno prestava attenzione a lui. E il padre non faceva che urlargli contro.

<< Smettila! Non cercare di fermarli. Ti ucciderebbero con loro! >>

<< Allora lascia che mi uccidano! >>, urlò il ragazzo in risposta, mettendo fine alla conversazione - probabilmente l'ultima che avrebbe avuto con suo padre, se non avesse fatto liberare Katherine.

Uscì di casa correndo più veloce che poteva, sperando di essere ancora in tempo, di poterla raggiungere e salvare.

E poi, Damon? Poi cosa farai? Non sei abbastanza forte per poter battere tutte quelle guardie.

Ma lei lo era. E loro sarebbero potuti scappare insieme. Loro due, da soli. Senza quel bastardo di suo fratello. Perché se Katherine si trovava nei guai, in quel momento, era solo colpa sua. Se Katherine fosse morta, Stefan non avrebbe trovato pace. Mai.

Lo giurò a se stesso, mentre correva e raggiungeva il carro in cui stavano caricando i corpi dei vampiri che stavano in città. Damon non immaginava che ce ne fossero così tanti.

Le guardie stavano caricando un altro corpo, sul carro. Damon riconobbe i riccioli bruni di Katherine e aumentò la velocità della sua corsa. Ma due braccia forti lo fermarono, circondandogli la vita.

Damon si voltò - il volto sconvolto per la corsa e la paura di perdere la donna che amava in quel modo - a fissare chi aveva osato tanto. E si ritrovò a inveire contro il fratello che cercava di farlo calmare, inutilmente.

<< Damon, nostro padre ha ragione, ti uccideranno. Fermati. >> Stefan sembrava calmo e per nulla spaventato. Non c'era neanche l'ombra di un po' di preoccupazione sul suo volto pallido o sui suoi occhi verdi. L'odio di Damon nei suoi confronti aumentò a dismisura. Se anche lui la amava davvero, come diceva, perchè non faceva niente a parte cercare di fermarlo?

<< Damon, la riprenderemo. >>

<< Non credi di aver già fatto abbastanza? >>, sputò Damon tra i denti. Nei suoi occhi l'odio era palese.

Ma quella notte non poté nulla.

Katherine fu portata via da lui - almeno così credette quando si risvegliò nella sua non-vita. E lui non si dimenticò della promessa fatta di tormentare in eterno il fratello, così come non si dimenticò mai di Lei.

 

Damon si ridestò da quella specie di trance in cui era sprofondato, quando sentì il corpo di Elena muoversi tra le sue braccia, le sue mani stringere quelle di lui e la sua voce, stordita, fare il suo nome.

<< Da... on. Da... Damon? >> Elena cercava di mettere bene a fuoco la figura che stava china su di lei. Sì, il viso era quello di Damon. E aveva gli occhi lucidi.

<< Elena! Oh, Elena. >> Damon strinse a se il corpo della ragazza. Non si era mai sentito così sollevato in tutta la sua esistenza.

<< Che cosa è su... ? >> Ma Damon non le lasciò terminare la domanda. La sollevò dal pavimento, prendendola in braccio e si avviò verso il salotto di casa Gilbert. Qui, la depositò sul divano e si inginocchiò accanto a lei, scostandole i capelli dal viso.

<< Che è successo? >>, chiese ancora Elena.

<< Io... Io... Non lo so, Elena. >> Damon Salvatore si trovava in difficoltà con le parole, forse per la prima volta in tutta la sua esistenza. << Hai preso ad ansimare e poi... Poi sei svenuta... >>

Elena cercò di mettersi a sedere, aiutata da Damon che la sorresse.

Per un momento, che parve interminabile, i loro sguardi si incontrarono. Gli occhi celesti e preoccupati di lui si immersero in quelli marroni e caldi di lei. Poi lo sguardo di Elena mutò radicalmente. Gli occhi le si assottigliarono e si aprì in un sorriso malizioso, mentre i loro volti erano vicini.

Damon non ricordava di aver mai visto quello sguardo sul viso di Elena, prima d'ora. Eppure non gli parve nemmeno nuovo ed ebbe la sensazione di rivivere un'altro flashback. Ma si riprese prima che questo avvenisse.

Lo sguardo di Elena era ancora sottile e malizioso quando gli chiese: << E tu? Ti sei preoccupato per me, non è vero? >>.

Damon non sapeva cosa rispondere. Era sconvolto dal modo in cui Elena lo guardava e parlava con lui.

<< Ho visto un luccichio nei tuoi occhi, Damon. Non mentire. Stavi piangendo per me? >> Le parole uscivano dalle sensuali labbra della ragazza lentamente, in un modo tremendamente accattivante. E il modo in cui aveva pronunciato il suo nome, quasi dividendolo in sillabe, fece ritornare altri ricordi lontani e indefiniti nella mente di lui.

Damon sembrava disorientato e visibilmente scosso, come se gli avessero mollato uno schiaffo in pieno viso. Ma molto più piacevole. Non sapeva cosa risponderle. Non sapeva nemmeno se aveva la voce per farlo.

<< Perché piangevi, Damon? >> Elena continuò la sua "seduzione vocale", insistendo finché Damon, mezzo stordito, aprì finalmente bocca.

<< I...Io vado... a prenderti un bicchiere d'acqua >>, disse solamente. Il suo sguardo era incollato al viso di lei, come se Elena lo stesse ipnotizzando. Gli occhi di Elena continuavano a luccicare di malizia.

Damon si diresse in cucina a passo umano per prendere più tempo. Ma che gli succedeva? Credeva di essere uscito dalla trance nel momento in cui il flashback era terminato. Esisteva una trance post-flashback?

Ma soprattutto che stava succedendo ad Elena? Quando si era svegliata e lui l'aveva depositata sul divano sembrava ancora se stessa, la dolce e razionale Elena, solo un po' più spaesata. Adesso ogni suo gesto gli ricordava qualcun'altro. Un'altra donna di cui era stato innamorato.

Gli ricordava Katherine.

Ebbe appena il tempo di formulare quel pensiero - mentre, non curante dell'acqua che straripava dal bicchiere di cristallo, reggeva la bottiglia e fissava le mattonelle della cucina - quando sentì qualcuno avvicinarsi alle sue spalle e posargli una mano sulla schiena, facendolo rabbrividire. Quel tocco era stato eccessivamente bollente, per essere una semplice carezza sulla schiena.

<< Che stai combinando? >>, chiese Elena con la sua "nuova voce". E, nello sporgersi per vedere oltre Damon, lo sfiorò con un seno. Lui si sentì nuovamente rabbrividire di calore.

Elena sghignazzò sonoramente, vedendo il disastro che Damon stava combinando: l'acqua nella bottiglia era quasi finita, il bicchiere - pieno fino all'orlo - la riversava sul tavolo della cucina fino a scendere e creare una pozza sul pavimento.

<< Sciocchino, guarda cosa combini... >>, nella voce di Elena non c'era neanche l'ombra di un rimprovero. Il sorriso malizioso era ancora lì, costante sul suo viso olivastro.

Sciocchino?, si chiese Damon. Elena non gli avrebbe mai detto una cosa del genere. Nemmeno accompagnandola con un sorriso del genere. Elena gli avrebbe dato dello stupido e lo avrebbe costretto a pulire. E Damon se ne sarebbe uscito, probabilmente, con una battuta pungente delle sue.

Ma questa Elena, così tremendamente simile a Katherine, adesso non solo nell'aspetto fisico, lo metteva in soggezione come solo Katherine era riuscita prima di lei. Le battute che avrebbe voluto dire non arrivavano. Il suo cervello era come in standby.

<< Scusami >>, riuscì a sussurrare, e si affrettò a prendere uno strofinaccio, asciugando prima il tavolo e poi chinandosi a fare lo stesso con il pavimento, consapevole di essere osservato da Elena. Quest'ultima si inginocchiò accanto a lui, sfiorandolo nuovamente e provocandogli potenti scosse interne.

<< Lascia stare... Faccio io >>, disse. E tentando di afferrare lo strofinaccio, posò la sua mano su quella di Damon. E tutto intorno a lui sembrò girare vorticosamente.

Teneva lo sguardo fisso sull'affusolata mano di lei sopra la sua, come se ne fosse stregato. Finché, di scatto, si decise ad alzare gli occhi, consapevole del pericolo che avrebbe potuto incontrare. E che incontrò.

Gli occhi di Elena ardevano come fiamme e sembravano davvero volerlo stregare. Lo fissava con un'intensità inaudita. E lui si ritrovò ad attirarla a sè, afferrandola per la nuca, e baciarla con foga, sentendo le loro labbra ardere e il fuoco divampare per tutti e due i loro corpi. La baciava con passione, trasporto, desiderio e possessività. E lei ricambiava il bacio, ancora più vogliosa.

Poi, Damon ebbe un attimo di lucidità e si staccò da lei. Elena aveva le labbra arrossate e lo sguardo ancora ardente. E l'immancabile sorriso malizioso.

<< Aspetta... che... che stiamo facendo? >>, chiese Damon, sempre più spesato.

<< Che importa? >>, esordì Elena e lo attirò nuovamente a sé in un secondo bacio. Questa volta Damon ritornò in sé prima, staccandosi di nuovo da lei.

<< Che importa? >>, ripeté Damon. Non riusciva a credere alle sue orecchie. Chi sei tu e che ne hai fatto di Elena Gilbert?, pensava con sarcasmo. <<Tu... stai con mio fratello.>>

Damon non riusciva a capire perché lo stesse dicendo. Non riusciva a capire perché aveva appena rifiutato quel bacio che, molto probabilmente, si sarebbe concluso con un'incredibile notte di sesso. Non riusciva a capire perché aveva appena respinto la ragazza di cui era innamorato. Da quando in qua quello razionale era lui?

<< Hai... Hai ragione. Io... >> Elena sembrò improvvisamente ritornare in se. Tentava di scusarsi e trovare delle spiegazioni a ciò che aveva appena fatto. Finalmente Damon la riconobbe, ma non sapeva se esserne sollevato o deluso.

Poi lei si portò una mano sul viso, chiudendo un attimo gli occhi, come per tentare di rilassarsi e fare mente locale. Questo è tipico di Elena, pensò Damon.

<< Io vado a fare una doccia. Ne ho davvero bisogno, credo di essere ancora sotto shock >>, concluse. Damon annuì e la osservò uscire dalla cucina per dirigersi di sopra.

 

Elena era di sopra da due ore ormai e Damon cominciava a spazientirsi. Le ci voleva così tanto per una doccia? Beh, del resto le donne erano famose per passare ore e ore a curarsi, quindi forse era normale.

Ma il pensiero che invece le fosse accaduto qualcosa, magari che fosse svenuta di nuovo come prima - e magari sbattendo pure la testa! - lo tormentava. Quando poi si ritrovò ad immaginare il corpo di Elena a terra, con un piede fuori dalla doccia e uno ancora dentro, i capelli a coprirgli il viso e una pozza di sangue intorno a lei, non riuscì più a resistere. Prima di rendersene conto si ritrovò a salire le scale a velocità disumana e a bussare alla porta del bagno con insistenza.

<< Elena? Elena, tutto bene? >>, la preoccupazione gli incrinava la voce. Ma nessun suono gli arrivò in risposta. << Elena! >>, chiamò alzando il tono della voce.

E tirò l'ennesimo sospiro di sollievo della giornata, quando sentì la voce di Elena proveniente dalla sua camera da letto. << Sono qui, Damon! Vieni... >>

Damon non fece nemmeno caso al fatto che il tono di Elena era ritornato accattivante e che aveva pronunciato il suo nome in quel modo stranamente trascinato e seducente. Entrò nella sua camera senza nemmeno bussare.

<< Mi avevi quasi fatto venire un infarto, e ce ne vuole, perché sono un vamp... >>, ma Damon non terminò la frase, perché l'immagine che si ritrovò davanti fu più che sufficiente a zittirlo e a fargli spalancare gli occhi.

E ad eccitarlo.

Elena se ne stava in piedi, di fronte la finestra, dando le spalle alla porta sulla quale si trovava un Damon allibito. Indossava solo degli slip di un completo di lingerie blu scuro, che le coprivano solo una piccola porzione di sedere, e armeggiava con il gancetto del reggiseno, tentando di agganciarlo.

Non curandosi dello sguardo di Damon, parlò tranquillamente. << Sì, scusami, c'ho messo un po'. Ma adesso che sei qui... Non è che mi aiuteresti ad agganciare questo? >>

A Damon mancava il respiro. Figurarsi la capacità di muoversi e raggiungerla! E agganciarle un reggiseno.

<< Che fai lì impalato? Aiutami! >>, ordinò lei voltandosi del tutto e fulminandolo con lo sguardo. Lui avanzò, come ridestato da un sogno, cercando di ritrovare quella lucidità che era andata al diavolo nel momento stesso in cui aveva varcato la soglia della stanza di lei.

Lei si voltò nuovamente, scostando i capelli setosi dalla schiena e scoprendo così anche il collo. Lui sentì il suo profumo inebriante e terribilmente dolce invadergli le narici e sconvolgergli i sensi. Sentì gli occhi bruciargli e i canini fremere nell'atto di allungarsi.

Ma riuscì a ritrovare il suo autocontrollo e in breve tempo ritornò in sé e le agganciò il reggiseno.

Lei si voltò, nel suo volto era tornato a regnare il sorriso accattivante. << Grazie >>, gli sussurrò, seducente. E, quasi come una ricompensa, si alzò sulle punte dei piedi scalzi per posare le sue labbra su quelle di lui.

E Damon non ci vide più e dimenticò tutto. Dimenticò lo strano svenimento che Elena aveva avuto poche ore prima, dimenticò il suo comportamento ancora più strano di quella sera, dimenticò che fosse la ragazza di suo fratello. Dimenticò persino di essere un vampiro.

In quel momento era solo un uomo. Un uomo innamorato della ragazza che si trovava di fronte e che l'aveva sedotto fino al limite, quella sera, per chissà quale motivo, e a cui lui non era capace di resistere. Un uomo a cui era stato spezzato il cuore più e più volte e che aveva visto le uniche due donne che aveva amato alla follia, amare suo fratello anziché lui. Un uomo che, semplicemente, si stava prendendo la sua parte di vittoria... senza sapere per quanto questa sarebbe durata.

Damon sollevò Elena per la vita e la spinse sul letto, strappandole di dosso la sua lingerie blu scuro.

 

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L'Angolo dell'Autrice

Come promesso, eccovi il secondo capitolo in perfetta puntualità.

Devo ringraziare davvero le persone che stanno seguendo la storia, soprattutto quelle che l'avevano già letta in passato e che hanno deciso di rifarlo.

Grazie di cuore.

Vi informo che l'aggiornamento diventa più rapido. Anziché 3 giorni, posterò un capitolo ogni 2 giorni.

Alla prossima ;)

Lisa

   
 
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