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Autore: Takiel    09/03/2012    1 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nonostate fosse notte fonda, una piccola folla di curiosi si era raggruppata intorno a casa Hudson: le persone facevano domande alle autorità lì ferme, più per curiosità che per vero interesse, le persone raramente pensano agli affari propri.
I vicini della coppia, il signor e la signora O'Connor, due signori sui sessant'anni, spettegolavano, raccontavano ciò che sapevano e inventavano ciò che non sapevano: si sentivano al centro dell'attenzione e poco importava se il motivo era la morte di un bambino, a loro piaceva quell'attenzione.
C'era qualche camioncino pieno di poliziotti e due ambulanze davanti alla casa, lì ferme: Sarah era davanti ad una di queste e continuava a strillare e a piangere; il pigiama e la pelle erano ancora sporchi del sangue di Dave, l'aveva tenuto in braccio, tentato di rianimarlo e coccolato fino all'arrivo delle autorità e delle ambulanze, chiamate da Jack. I paramedici non riuscivano a calmarla o a visitarla, la donna era completamente sconvolta e tentava di raggiungere il corpo del bimbo, ormai coperto dalla plastica nera.
Si venne a sapere che chi aveva ucciso il figlio della donna era, forse, il marito. Le persone iniziavano già a fare ipotesi sul movente dell'omicidio: forse lei lo tradiva? Ma allora perchè uccidere il bambino? Forse non era suo figlio? O, più semplicemente, era partito di testa?
La piccola calca continuava a crescere, ben presto la folla occupò gran parte della via, e ci volle l'intervento della polizia per sgombrare la strada.
Takiel osservava la casa circondata dai curiosi e delle autorità lontano dalla folla, vicino agli alberi del parco. Il suo sguardo castano era corrucciato ed il volto dai lineamenti decisi era contratto dalla rabbia, aveva le braccia incrociate al petto; un freddo vento gli scompigliava i lunghi e già disordinati capelli neri.
-Hai fatto proprio un gran pasticcio.- Disse freddo ad una misteriosa entità dietro agli alberi -Ci sei riuscita.. Adesso nessuno avrà più il bambino.-
-Non sono stata io, bambolotto- Rispose una voce femminile dietro di lui -Non è stato nessun demone, nessuno che abbia a che fare con l'inferno... Puoi dire lo stesso di voi?- La donna si avvicinò a Takiel, guardandolo con aria di accusa -Non sapevo che gli angeli uccidessero i bambini...Ero rimasta che li dovessero proteggere- Disse con un sorriso sulle labbra, o meglio, un ghigno.
-Infatti non lo facciamo- Rispose Takiel infastidito da quell'accusa, girando la testa per guardarla: aveva la pelle chiarissima, quasi bianca, i capelli erano lunghi, nero corvino e lisci, gli occhi verde acqua, con il contorno dell'iride rosso, nascondevano un'anima malvagia, senza speranze o sogni. Quegli occhi nascondevano un demone infernale. Indossava un abito nero che le arrivava sotto al ginocchio, senza maniche, ma non pareva provare freddo, non pareva provare alcuna sensazione.
-E comunque dammi una ragione per crederti..Sei un demone, Berith. I demoni mentono.- Continuò l'angelo, infilando le mani nelle tasche dei jeans. Non si fidava di lei, non si fidava di alcun demone, in realtà: gli era stato insegnato a diffidare delle loro parole; l'inferno era il nemico, la piaga da cui bisognava liberare il mondo, un luogo da cui non usciva mai nulla di buono, tantomeno la verità.
-Oh, andiamo, Tak!- Esclamò Berith, perdendo quasi la pazienza -Lo sai benissimo che quel bambino serviva tanto a voi quanto a noi. E ci serviva vivo. Senza contare che, qui nei dintorni, non c'è e nemmeno c'è stata la presenza di un demone..Oh, a parte me, ovviamente.- Disse con un tocco di ironia -Abbiamo avuto preciso ordine di stare lontani da quella casa, nulla doveva accadere a quell'esserino insignificante- Spiegò all'angelo, pronunciando le ultime parole con tono quasi disgustato -o alla sua famiglia. Noi non c'entriamo assolutamente nulla con tutto ciò. Io piuttosto, sottospecie di angelo caduto, perchè mai dovrei crederti?-
-Anzitutto, non sono un caduto, ma un fuggitivo, è diverso.- Replicò Takiel -Prima di tagliarmi le ali devono prendermi.- Aggiunse sorridendo beffardo -E comunque te lo ripeto: non sono stato io.- Disse l'angelo: come poteva uno schifoso demone pensare che un angelo, seppur fuggitivo, avesse ucciso una creatura innocente? -Quindi chi ha ucciso David Hudson, se inferno e paradiso sono fuori da questa faccenda?- Chiese poi, con aria interrogativa guardando quella casa, che sarebbe stata, nei giorni seguenti, rinonimata "La casa degli orrori". Le persone continuavano ad arrivare e a curiosare, i due esseri potevano sentirne le voci dalla loro posizione.
La polizia portò fuori, in manette, Jack Hudson, che continuava a gridare la propria innocenza, mentre la moglie continuava ad indicarlo e ad apostrofarlo, urlando “assassino”. Takiel ebbe un sussulto. Poteva mai essere vero?
-Ebbene sì, Takiel.- Disse Berith sorridendo diabolica, come se gli avesse letto i pensieri -Molto spesso, quasi sempre, in verità, non serviamo noi. Fanno tutto loro. Gli umani. Ormai i veri demoni sono loro.- Spiegò con aria e tono soddisfatti. -Il male,ormai, se lo fanno tra di loro. E' inutile che tentate di distruggerci, anzi..Se continua così, dovrete difenderci e difendervi da loro- Sghignazzò compiaciuta. Takiel provò un senso di disgusto verso gli uomini, una sensazione del tutto nuova per lui. Come potevano gli esseri umani sprecare in questo modo il dono che il Signore aveva fatto loro, la vita? E come poteva Dio amare quegli esseri più di quanto amasse gli angeli stessi? Come poteva lui, Takiel, difendere quegli esseri come se fossero suoi fratelli?
Da quando era scappato dal paradiso, Takiel aveva sempre vissuto in mezzo agli esseri umani: li proteggeva, cacciava le creature sovrannaturali che li minacciavano, tentava di garantire loro la pace; sapeva perfettamente che non erano innocenti, non tutti almeno, ma non gli era mai capitato di assistere ad un padre che colpiva il suo stesso figlio. Questo pensiero gli fece provare rabbia, tanta rabbia. “Stupidi esseri umani..” Pensò.
-Oh, non prendertela, Takiel..- Disse Berith, sorridendo beffarda -Questa eterna guerra tra noi doveva finire in qualche modo..- Spiegò divertita -Abbiamo vinto noi, con o senza profezia: gli uomini si sono uniti alle forze del male già da tanto tempo, solo voi non volete ammetterlo. Non sapete perdere!- Affermò derisoria.
-Io non c'entro più niente con il "tuo nemico"- Si limitò a dire l'angelo, senza aggiungere nulla. Guardava avanti a sé ed ascoltava il demone. Era deluso, arrabbiato, triste.
Berith ghignò guardando la creatura vicino a lei, poi scomparve, svanendo nel nulla. L'angelo rimase immobile per alcuni minuti, poi si avviò camminando pensieroso.
  
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