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Autore: ornylumi    11/03/2012    8 recensioni
Undici anni dopo la fine della guerra magica, una Hogwarts ricostruita e leggermente cambiata si prepara ad accogliere i nuovi studenti, senza sapere che un evento senza precedenti sta per segnare la sua storia. E' il primo anno per Teddy Lupin, cresciuto da sua nonna Andromeda e desideroso di scoprire il mondo magico, e per Catherine Scott, una ragazzina proveniente da un orfanotrofio Babbano. Ma lo è anche per Neville Paciock, che per la prima volta si avvicina all'insegnamento dell'Erbologia. La storia di un'amicizia che non avrebbe speranza e che diventa invece possibile, nella generazione di mezzo tra quella di Harry Potter e quella dei suoi figli.
Dal capitolo 8:
Quando il Cappello non aveva più considerazioni da fare, quando Cathy si era arresa alla sua incapacità di scegliere e la curiosità della sala si era trasformata in una noia mortale, lo Smistatore sembrò finalmente decidersi; alzando il tono di voce, in modo che tutti potessero sentirlo, dichiarò: “Non mi lasci altra scelta… Grifondoro e Serpeverde!”
*Attenzione: sono presenti spoiler nelle recensioni*
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neville Paciock, Nuovo personaggio, Sorpresa, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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10


Quella mattina, a colazione, il soffitto della Sala Grande era azzurro e luminoso esattamente come il cielo di fuori. Cathy ed Eliza raggiunsero il tavolo dei Grifondoro in netto anticipo rispetto agli altri studenti, ma il loro arrivo fu comunque accompagnato da mormorii sommessi e incuriositi. Dopo l’eccezionale Smistamento della sera precedente, Cathy era stata ufficialmente etichettata come la ‘ragazza delle due Case’, e in quanto tale suscitava particolare interesse in tutti coloro che l’additavano. La maggior parte dei bisbigli proveniva dal tavolo dei Serpeverde, dov’erano in molti a chiedersi quando si sarebbe unita a loro e perché non avesse scelto immediatamente la loro Casa. L’unico a non fare commenti e a salutarla con un semplice cenno fu Evan Gregory, il ragazzo dalle oscure origini; incrociando il suo sguardo, Cathy abbandonò per un attimo la solita espressione corrucciata e gli concesse un sorriso.

“Mi guardano come fossi un’aliena” si lamentò con Eliza, davanti al pane tostato e a un bicchiere di succo di zucca. “Neanche avessi deciso io di appartenere a due Case…”

“Non ci far caso. È che quest’anno il Cappello non era in sé, ha dato più ascolto alle nostre scelte e tutti si chiedono perché non ne hai approfittato” le rispose lei, tentando di rincuorarla. Ma fu subito chiaro che non aveva ottenuto l’effetto sperato, così aggiunse: “Nemmeno io avrei saputo decidere, comunque… Di questa scuola ne so quanto te”.

Continuarono a fare colazione in silenzio, osservando la Sala che si riempiva a poco a poco. I primi a raggiungerle furono Teddy e Samuel, seguiti a ruota da Maggie e le sorelle Hill. Mentre i ragazzi biascicarono un “ciao” poco convinto, Maggie non si preoccupò minimamente di nascondere il proprio entusiasmo e le abbracciò con calore, come se non si vedessero da una vita. Subito dopo, inondò gran parte del tavolo con una serie di spille rosse e rotonde raffiguranti il simbolo di Grifondoro, gentilmente offerte dalla famiglia della ragazza. Prima che potessero anche solo ringraziare, Maggie gliele stava già appuntando sulla divisa.

“Sono perfette!” esclamò. “Per Merlino, non sapete quanto sono felice di essere qui… Voi non siete eccitate? È il nostro primo giorno, finalmente conosceremo gli insegnanti! E le materie, non vedo l’ora di scoprirle tutte! Sono talmente fusa che ieri sera ho dimenticato la lampada accesa, spero non vi abbia dato fastidio. A proposito… Come mai siete scese così presto?”

L’attenzione di Cathy, che si era persa più o meno alla parola ‘Merlino’, si riscosse improvvisamente dopo l’accenno alla lampada. “Ci siamo svegliate prima” rispose meccanicamente, ed Eliza la supportò annuendo con energia. La risposta sembrò soddisfare Maggie, che si decise finalmente a sedersi e a fare colazione.

Al tavolo sembrò tornare un minimo di pace e tranquillità, dopo che la Thompson si fu riempita la bocca di porridge, ma non durò molto; qualche istante dopo, uno stormo di gufi di ogni specie e colore fece irruzione nella Sala Grande, lasciando cadere una miriade di lettere e pacchetti sulle teste degli ignari ospiti. Cathy balzò letteralmente dalla sedia quando un gufo bruno, con due strani cornini sulla testa, calò a picco tra un piatto di bacon e il suo succo di zucca.

“Ninfadora!” esclamò Teddy, seduto di fronte a lei, afferrando la bestiola. “Porti già notizie, eh?” In effetti, sembrava che il gufo portasse più di messaggio: alla sua zampa destra era legata una pergamena, mentre l’altra ospitava un giornale arrotolato. Teddy sfilò per prima la lettera e la lesse tra sé, mostrandosi via via più entusiasta.

“Mia nonna mi fa i complimenti!” disse poi al suo nuovo amico, Samuel. “E anche Harry! Sono contenti che sia un Grifondoro”.

La lesse ancora una volta prima di ripiegarla e metterla in tasca, poi aprì il giornale. Vinta dalla curiosità, Cathy si sporse leggermente fino a leggerne il titolo: La Gazzetta del Profeta.

“Oh, ti sei fatto portare il quotidiano!” notò Maggie con vivo interesse. “Che cosa dice?”

“Niente di particolare. C’è un elenco delle nuove misure di sicurezza decretate dal Ministero, un articolo sui calderoni urticanti di Brubo il Bischero, e... Oh”. Si interruppe di colpo, gli occhi puntati sull’angolo in basso a destra della prima pagina.

“E poi?” chiese ancora Maggie. Ma Teddy questa volta non rispose direttamente a lei; sorprendentemente, quando alzò lo sguardo, era a Cathy che si stava rivolgendo: “Parla anche di te. Ti hanno dedicato un trafiletto”.

Per un attimo si chiese se stesse scherzando, ma subito dopo l’incredulità che gli lesse sulla faccia bastò ad assicurarle che fosse tutto vero. Gli strappò letteralmente il giornale dalle mani, ignorando le sue proteste, e cercò con gli occhi l’articolo che parlava di lei.


CLAMOROSO AVVENIMENTO ALLA SCUOLA DI HOGWARTS: IL CAPPELLO PARLANTE FALLISCE!

Risale a poche ore fa la notizia ufficiale, riportata da un membro del corpo insegnanti, del primo Smistamento fallito nella storia di Hogwarts. Nelle prime ore della sera, in occasione della cerimonia annuale, una ragazza di nome Catherine Scott in attesa del verdetto è rimasta sotto il Cappello Parlante per quasi quindici minuti, fino a che il ‘giudice’ non ha comunicato la sua stravagante decisione: non una ma due Case, Grifondoro e Serpeverde, fino alla fine dell’anno. Notizia che ha scioccato tutti i presenti e che ha sollevato non pochi dubbi sulle effettive capacità dello Smistatore, attualmente utilizzato – si ricorda – dopo secoli dalla sua fabbricazione.

“È senza dubbio un evento senza precedenti” dichiara il professor Vitious, attuale Preside della scuola. “Tuttavia, mi sento di escludere che il Cappello Parlante possa aver smesso di funzionare a dovere da un momento all’altro. Faremo tutti i controlli del caso per assicurarci che non capiti di nuovo, ma al momento la situazione è sotto controllo”.

Può darsi che il Preside abbia ragione, ma resta il fatto che nessuno è attualmente in grado di spiegare l’accaduto. Se non si tratta di un fallimento, è possibile che questo particolare Smistamento avrà particolare rilevanza nel futuro? E chi è questa ragazza, in grado di far parlare di sé alla tenera età di undici anni? Molti sono pronti a scommettere che il suo nome apparirà ancora sulle pagine dei giornali. Per il momento, tuttavia, le nostre domande restano senza risposta.


Arrivò all’ultima riga più o meno contemporaneamente agli altri Grifondoro del primo anno, che le si erano stretti attorno a mo’ di barriera per leggere il fantomatico articolo. Nessuno ebbe il coraggio di commentare; Cathy non sembrava molto entusiasta della fama acquisita.

“Che bello…” disse poi, con evidente sarcasmo. “Ora anche i giornali pensano che sia speciale o qualcosa del genere”.

“Ma come avranno fatto a saperlo così in fretta?” domandò Maggie. “Chissà quale professore ha parlato… E per fortuna che non ha raccontato dell’incidente al Cappello! Avrebbero sicuramente gettato fango sulla scuola…”

A Cathy non importava poi molto del parere dei giornali su Hogwarts, pensava piuttosto a sé e al fatto che non amava stare al centro dell’attenzione. Per esperienza personale, sapeva che quando tutti si aspettano qualcosa da te diventa molto più difficile non deluderli. Le tornarono in mente le parole che le aveva rivolto Harry Potter, nel negozio di Olivander: mi è capitato di litigare con gli amici più cari solo per una fama che non ho mai voluto. Già, forse solo lui l’avrebbe capita.

“Ehm… Cathy…”

Assorta nei suoi pensieri, non si era accorta che Eliza cercava di reclamare la sua attenzione. Si voltò scoprì che le stava indicando qualcosa di piccolo e peloso, con una zampina tesa verso di lei nel disperato tentativo di farsi notare. Sembrava che l’animale le avesse portato una pergamena, non molto diversa da quella che aveva ricevuto Teddy.

La sfilò meccanicamente dalla zampa del gufo senza sapere cosa aspettarsi; di sicuro, non immaginava di ricevere una lettera così presto. La srotolò e scoprì una grafia obliqua, piuttosto elegante, che recitava solo poche parole:


Se c’era qualcosa di cui ero assolutamente sicuro, era la Casa in cui saresti stata Smistata. A quanto pare mi sbagliavo: sei stata una sorpresa anche in questo, per non dire una delusione. Non montarti troppo la testa con quello che dicono i giornali, perché non ho dubbi che quel Cappello sia decisamente impazzito. Fammi sapere come vanno le lezioni, e mi raccomando: studia.

Saluti,

il tuo tutore.


“Simpatico…” Teddy si era calato verso di lei e aveva letto la lettera al contrario, ma a quanto sembrava cogliendone perfettamente il senso. Cathy arrossì fino alle orecchie e l’allontanò dalla sua vista, intimandogli di farsi gli affari propri.

“Tu mi hai strappato il giornale dalle mani!” replicò giustamente lui.

“Perché parlava di me!” gli fece presente, altrettanto giustamente, lei.

“Oh, insomma, smettetela!” alla fine arrivò Gary a sedare la rissa, spuntato apparentemente dal nulla com’era già accaduto sul treno. “La professoressa McGranitt sta distribuendo gli orari, dovrebbe interessarvi di più delle lettere altrui”.

In effetti, dopo che ognuno ebbe avuto quella novità tra le mani, l’attenzione generale cambiò direzione per concentrarsi unicamente sulle lezioni: Erbologia, Incantesimi, Storia della Magia e Difesa contro le Arti Oscure erano ciò che li aspettava il primo giorno. Come inizio, era tutt’altro che rassicurante.

*

Le lezioni di Erbologia si svolgevano sul retro del castello, nelle serre che ospitavano le più disparate specie di piante. Un’ora dopo, il professor Paciock condusse lì i Grifondoro e i Tassorosso del primo anno per quella che rappresentava la loro – e la sua – primissima lezione. L’insegnante era piuttosto nervoso, chiunque se ne sarebbe accorto; dovette ripetere tre volte l’incantesimo Alohomora prima che la porta si spalancasse, e una volta dentro inciampò vistosamente in un tentacolo lungo due metri. Poi, finiti gli incidenti, rivelò ai ragazzi che non aveva mai tenuto una lezione prima d’allora, e che per questo motivo si sentiva agitato quanto loro. Raccontò che, quando aveva la loro età, non era affatto uno studente modello, e mai avrebbe immaginato di diventare un giorno un insegnante. Ma poi, lo studio dell’Erbologia aveva iniziato ad appassionarlo fino al punto di sceglierla come professione, nella speranza di trasmettere il fascino delle piante magiche anche ai suoi giovani studenti.

I ragazzi si guardarono l’un l’altro perplessi, senza sapere bene cosa rispondere. Dopo quel discorso, comunque, il professore si mostrò subito più tranquillo e li invitò a indossare dei guanti spessi, per trasferire piccole piantine da un vaso all’altro. Non era un compito particolarmente difficile, anzi; dopo un primo momento di ansia e incredulità, i ragazzi presero a svolgere quel lavoro con ben poco entusiasmo, iniziando a chiacchierare l’un con l’altro e lasciandosi andare a qualche sbuffo.

Dal canto suo, Cathy non vedeva molto di magico in quelle piante: erano dei bulbi piccoli e insignificanti, del tutto simili a quelli che coltivavano i Babbani. Secondo Paciock, comunque, avrebbero rivelato il meglio di sé una volta cresciuti, quando dalla loro linfa si sarebbero potute raccogliere le sostanze più disparate. Alla fine della lezione, disse loro che la prossima volta avrebbero già potuto vedere i frutti del loro lavoro, e che ciascuno avrebbe potuto “crescere” il suo bulbo. Cosa significasse esattamente, nessuno lo sapeva; i ragazzi si limitarono ad annuire fingendo un minimo di interesse, poi si prepararono a tornare al castello. Ancora una volta, tuttavia, Cathy fu trattenuta da un insegnante: Paciock le si avvicinò mentre riponeva il suo vaso, e sembrava di nuovo nervoso come all’inizio della lezione.

“Ciao, Scott…” cominciò, nonostante all’orfanotrofio l’avesse chiamata per nome. “Ti è piaciuta la lezione?”

“Molto interessante, signore” rispose meccanicamente lei, anche se col viso diceva tutt’altro.

“Lo sarà ancora di più la prossima volta, vedrai. Ti svelo un segreto…” Si avvicinò piano al suo orecchio, in modo che nessun altro potesse ascoltare. “Si tratta di fiori. Fiori molto belli e molto speciali”.

“Ah”. Questo non cambiava molto la sua opinione, ma preferì non infierire; il povero insegnante sembrava già troppo preoccupato di per sé.

“Senti, Scott…” continuò Paciock, in un tono piuttosto strano e quasi dispiaciuto. “Devo chiederti scusa”.

“Scusa?” Cathy era una maschera di incredulità; un professore che le chiedeva scusa? “E perché?”

“Ho visto che hai letto il giornale, stamattina. Mi dispiace doverlo dire, ma è colpa mia se la notizia del tuo Smistamento è venuta fuori tanto in fretta. Ieri sera stavo tornando a casa e ho incontrato un conoscente lungo la strada. Sai come succede in questi casi, si parla del più e del meno, mi è venuto spontaneo raccontargli di quello che era appena successo. Sì, insomma, te l’avranno detto mille volte, ma è davvero un evento senza precedenti! Non ho pensato che quel mago avesse amici nella redazione della Gazzetta, altrimenti avrei tenuto la bocca chiusa. Mi dispiace, forse non volevi che si sapesse”.

Cathy annuì. Così, era lui il membro del corpo docenti citato nell’articolo… Strano: la notizia non le faceva né caldo né freddo.

“Non importa” rispose con sincerità. “Prima o poi si sarebbe saputo comunque. E poi non è colpa mia se il Cappello ha voluto così”.

“No, certo che no!” confermò Paciock. “Meglio così, avevo paura di aver combinato un bel guaio!”

“Non si preoccupi. Vorrei solo che la gente non mi considerasse famosa o speciale: non mi ci sento e non lo sono”.

L’insegnante le sorrise con dolcezza, intuendo le preoccupazioni della ragazzina. Cathy non poteva saperlo, ma la questione dello Smistamento non era la sola a sollevare curiosità attorno a lei, almeno per chi conosceva il passato del suo orfanotrofio. “La gente ha bisogno di qualcosa di cui parlare” le rispose, per tranquillizzarla. “Vedi, il fatto che il Cappello abbia semplicemente sbagliato non piace abbastanza, non fa notizia. Ma gli insegnanti sono tutti convinti che sia l’unica spiegazione, nessuno sano di mente si aspetterebbe chissà cosa da te… Hai solo undici anni, sei una strega come tutti gli altri che ha tanto da imparare”.

Cathy sorrise a sua volta, in maniera del tutto spontanea. Molto strano, pensò: proprio un professore come quello, bizzarro e alquanto impacciato, era riuscito a dirle le parole giuste.

*

Dovette correre un po’ per ritrovare i compagni, già diretti all’aula di Incantesimi, ma riuscì a raggiungerli su una scala diretta al terzo piano. A insegnare loro formule magiche e movimenti di bacchetta era la professoressa Holland, una donna minuta con gli occhi azzurri e un bel sorriso. Descrisse il programma del corso con dolcezza e serietà, spiegando che quella era sì la materia più apprezzata dagli studenti, ma non per questo meno complessa e impegnativa. Prima che si accingesse a spiegare l’argomento del giorno, Eliza alzò sorprendentemente la mano: le chiese se potevano iniziare dall’incantesimo Lumos, quello utilizzato per far luce con la bacchetta. La Holland le spiegò che era un incantesimo ancora troppo avanzato e che avrebbero dovuto aspettare almeno un paio di mesi prima di padroneggiarlo. Cathy si voltò verso Eliza e le riservò uno sguardo pieno di gratitudine, ben sapendo che quel tentativo era stato fatto per lei.

Dopo Incantesimi, fu il turno di Storia della Magia. Superato lo shock iniziale dato dal fantasma che teneva il corso, Cathy poté rendersi conto che non era molto meno noiosa della storia normale: le date e i nomi da imparare restavano gli stessi, con la differenza che alle guerre mondiali si sostituivano le rivolte dei Goblin e dei giganti. L’unico momento interessante fu la fine della lezione, quando Ruf li accompagnò – esattamente come avevano previsto Evan e Jason – nella Sala dei Trofei, mostrando loro un’enorme targa d’oro con su inciso il nome di Harry Potter, Salvatore del Mondo Magico. Teddy si inorgoglì come ogni volta che lo sentiva nominare, mentre Ruf spiegava loro che la vita attuale dei maghi e la possibilità di frequentare la scuola erano tali proprio grazie a Potter, il quale un giorno del 1998 aveva debellato il più grande pericolo mai esistito. Avrebbero studiato particolarmente bene quella parte della storia moderna, aggiunse, affinché tempi come quelli potessero non tornare mai più.

Ma la lezione che tutti aspettavano con ansia, ancora più di Incantesimi, era Difesa contro le Arti Oscure. Si teneva in un’aula piuttosto diversa dalle altre, più cupa e con una strana luce azzurrina che aleggiava nell’aria. Fu la prima occasione in cui, oltretutto, l’insegnante era già alla cattedra quando gli studenti arrivarono; Cathy, che stava ascoltando le chiacchiere allegre di Maggie e Susan Hill, alzò lo sguardo verso di lui nello stesso momento in cui entrava dalla porta e la reazione fu immediata: sbiancò, mentre la borsa le scivolava via spargendo a terra libri e pergamene. Pur avendoli visti una sola volta, avrebbe riconosciuto tra mille quegli occhi chiari come il ghiaccio.

“Teddy! Teddy!” Recuperate le sue cose alla buona, si sedette proprio vicino a chi di solito ignorava. Il ragazzo spalancò gli occhi per la sorpresa. “Hai visto chi è?”

“L’insegnante? Sì, l’avevo già visto la prima sera. Era seduto a tavola con gli altri”.

“Ah…” Certo, se era un professore doveva essere al suo tavolo durante lo Smistamento. Come aveva fatto a non notarlo?

“Ma, ma…” Non sapeva come esprimere quanto la cosa la preoccupasse, ora che quell’uomo inquietante che vagava per Notturn Alley si rivelava essere proprio il loro insegnante. “È sicuro che possiamo fidarci di lui?”

Teddy lo guardò con aria assorta, come a valutare quanto poteva essere pericoloso. Aveva indosso una lunga veste nera, esattamente come nel giorno in cui l’avevano incontrato. Osservava gli studenti con aria impassibile, aspettando che fossero tutti seduti, e con le dita si accarezzava la corta barba brizzolata. Di sicuro, non era un tipo a cui giustificare la mancanza dei compiti con la morte del proprio gatto.

“Be’…” disse infine Teddy, piuttosto dubbioso, “Non credo che il Preside avrebbe assunto un tipo pericoloso, ti pare? Forse è solo apparenza”.

Il discorso non faceva una piega, tuttavia non bastò a tranquillizzarli. Sembrava che quell’uomo facesse lo stesso effetto a tutti i presenti, dato che nell’aula era improvvisamente calato il silenzio.

“State parlando di quello?” Maggie, sportasi improvvisamente dal banco dietro di loro, fece sobbalzare sia Cathy che Teddy. “Oh, io lo so chi è! Era un Auror una volta, ma pare che si sia licenziato…”

“Ah. E come mai?” chiese Teddy, col tono di chi non è tanto certo di voler sentire la risposta.

“Era eccessivamente violento contro i nemici, così gli hanno impedito di andare in missione. Lui però non voleva un lavoro d’ufficio e ha preferito andare via”.

“E l’hanno mandato da noi?” Teddy era troppo sconvolto per accorgersi di aver alzato la voce. Cathy e Maggie gli fecero segno di abbassarla, ma l’uomo si era voltato già nella loro direzione; con un tuffo al cuore, Cathy si chiese se li avesse riconosciuti.

“Sembra strano anche a me” sussurrò Maggie, più piano che poteva. “Comunque era un Auror, dovrebbe essere una brava persona… Almeno lo spero”.

Pochi istanti dopo, tutti i ragazzi furono finalmente seduti e l’insegnante si alzò in piedi, lasciando occhi sbarrati e tremore su ogni studente che incrociava il suo sguardo. Solo quando li ebbe osservati uno a uno iniziò a presentarsi.

“Buon pomeriggio. Il mio nome è Albert Young e sono il vostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, nonché Direttore della Casa Corvonero. In questo corso, apprenderete tutti gli incantesimi di base per difendervi dalla magia oscura di tutti i livelli, a partire dalle creature meno nocive fino alle maledizioni. Ora, per prima cosa: chi sa dirmi qual è la differenza tra un incantesimo comune e le cosiddette Arti Oscure?”

La tensione si fece se possibile più diffusa, dato che nessuno si aspettava un’interrogazione ancor prima dell’appello. Nessuno osava dare la risposta; Teddy, a giudicare dalla sua espressione, doveva star immaginando la reazione di Young a un possibile errore.

“Allora? Mi basta una vaga idea…” ripeté quegli, voltando lo sguardo da un lato all’altro dell’aula. Cathy e le altre ragazze si abbassarono sui banchi per non essere interpellate, ma neppure i ragazzi mostravano molto coraggio. Poi, finalmente, qualcuno trovò il coraggio di alzare la mano: era un ragazzino di Corvonero dall’aria impaurita, ma leggermente più sicura degli altri.

“Sì?” chiese Young, con lo stesso tono impassibile che aveva a Notturn Alley.

“Ecco… Io credo che siano incantesimi particolarmente malvagi. Che mirano a fare del male” .

Young allacciò le dita l’una all’altra e si appoggiò alla scrivania, osservando lo studente con un misto di curiosità e incertezza. Cathy non sapeva assolutamente quale fosse la risposta, ma quella che era stata data le sembrava piuttosto banale e poco articolata.

“Bene” dichiarò infine il professore, a sorpresa. “Come ti chiami, ragazzo?”

“Matthew Adams”.

Young annuì e si rivolse nuovamente alla classe: “Il nostro Matthew ha individuato esattamente quello che ci serviva sapere: una risposta concisa ed essenziale su ciò che la magia oscura rappresenta. Ci sono molte definizioni in proposito, alcune citate anche sui vostri libri di testo, e mi duole dire che sono anche in molti a condividerle. Se fate in giro la domanda che ho fatto a voi, sentirete le risposte più disparate: vi parleranno di dominio dei quattro elementi, esaltazione del potere assoluto e ricerca dell’immortalità. Ma queste belle parole non vi aiutano a riconoscere la magia oscura per quello che è, rischiano di attirarvi nella sua tela e di non farvene comprendere il pericolo. Tutto ciò che dovete sapere è questo: le Arti Oscure sono malvagità. Fisica o psicologica, contro gli altri e contro voi stessi. Cinque punti a Corvonero”.

Il lato dei Corvonero si rianimò dopo quella bella sorpresa, e Matthew fu elogiato con sonore pacche sulle spalle. Cathy approfittò della momentanea esultanza per chiedere a Maggie e Teddy cosa significasse ‘dominio degli elementi’, poiché il modo in cui Young ne parlava le aveva causato un groppo alla gola.

“Se qualcuno ha domande, può farle a voce alta”. Anche se Cathy aveva solo sussurrato, l’insegnante l’aveva sentita benissimo. I suoi occhi di ghiaccio si puntarono nuovamente su di lei, facendola sbiancare una seconda volta. “Come ti chiami?”

“Catherine Scott, signore” rispose lei in un bisbiglio.

“Molto bene. Vuoi gentilmente porre a me la domanda che stavi facendo ai tuoi compagni?”

Cathy deglutì prima di parlare di nuovo. Nonostante il tono cortese, quella richiesta aveva un che di raggelante.

“Mi chiedevo… Che cosa significa dominio dei quattro elementi”.

La sorpresa sul volto dell’insegnante fu evidente, mentre aggrottava le sopracciglia e la fissava con sguardo indagatore. “Dominio degli elementi, eh? Deduco che tu non abbia ascoltato ciò che ho appena detto sulle definizioni”.

“Sì che l’ho ascoltata” affermò subito lei. “La mia era solo curiosità”.

In realtà era ben altro che l’aveva spinta a parlare, ma non era il caso di svelarlo. Young sembrò abbastanza convinto da quella motivazione, così rispose ai suoi dubbi: “Se proprio ci tieni a saperlo, posso dirtelo. Dominio significa capacità di gestire i quattro elementi a piacimento, e mi riferisco chiaramente all’acqua, alla terra, all’aria e al fuoco. Provocare un incendio, un terremoto o una tempesta sono esattamente le azioni che la magia oscura è in grado di intraprendere, con conseguenze disastrose. Ma questa non è che una piccola parte delle Arti Oscure, oserei dire anche la più innocua”.

“Capisco. Ma…” A quel ‘ma’ l’attenzione della classe raggiunse il culmine; tutte le orecchie erano tese ad ascoltare. “Non deve essere per forza un atto malvagio, no? Si potrebbe generare anche un vento leggero o una piccola onda”.

Alcuni ragazzi annuirono, concordando con quell’ipotesi. Tuttavia, Young sembrava ancora molto scettico.

“Sì, in teoria può essere vero. Peccato che, nella pratica, i maghi in grado di dominare gli elementi siano stati i più terribili della storia. Nessuno sfrutta un tale potere per rinfrescarsi durante l’estate, Scott; mi auguro che nessuno di voi lo scriva in un compito”.

Dalla parte dei Corvonero qualcuno rispose con un risolino, ma i Grifondoro erano totalmente ammutoliti. Cathy aveva seriamente rischiato di far arrabbiare Young e, forse, l’idea di perdere punti era quella che li preoccupava di meno.

“E adesso, se nessuno ha più dubbi su ciò che ho detto” esordì di nuovo l’insegnante, “possiamo cominciare”.

*

“Non ci credo, è assurdo!” Una volta fuori dall’aula e lontano dalle orecchie di Young, Teddy si era lasciato andare a un’imprecazione dopo l’altra. “Arti Oscure significa malvagità… E lui allora, che è stato licenziato perché violento? Per di più, l’abbiamo incontrato nella strada simbolo della magia oscura per eccellenza!”

“Chissà cosa ci faceva…” replicò Cathy.

“Vorrei tanto saperlo. Oltretutto è di parte, ha regalato punti a quel ragazzo di Corvonero solo perché è la sua Casa. Se quella risposta l’avessimo data tu o io non sarebbe stata la stessa cosa, sono sicuro!”

Per la prima volta da quando erano arrivati a scuola, i due ragazzi si stavano parlando senza litigare. Infervorato dalla conoscenza appena fatta, Teddy si era momentaneamente dimenticato che Cathy non gli stava simpatica, fino al punto da discutere con lei su Young e lamentarsi dei suoi metodi. Le aveva anche spiegato cos’era un Auror e perché Maggie li riteneva solitamente affidabili, prima che potesse farlo lei stessa con la sua sciolta parlantina. In altri tempi, a Cathy quella rinnovata complicità avrebbe fatto piacere, ma al momento la sua testa era occupata da altri pensieri. Da quando Young aveva parlato di dominio degli elementi, confermando le sue ipotesi su ciò che significasse, non aveva fatto altro che porsi le stesse domande: anche quello che faccio io è dominare gli elementi? Che cosa significa, che diventerò una strega malvagia? Checché ne dicesse quel tipo, non voleva e non credeva di esserlo.

Note

Non c'è niente da fare, oramai sta andando così: capitoli più lunghi e meno frequenti! Una volta iniziati vanno avanti da sé e non riesco a interromperli prima. In compenso, ho cambiato un po' la scrittura ingrandendo i caratteri e giustificandoli, mi sembra che così l'effetto sia migliore. Nell'ipotesi in cui qualcuno volesse recensire, ditemi se è stata una buona idea :)

Nel capitolo succedono parecchie cose, ma quello che mi interessava era per lo più descrivere le lezioni di Neville e di Young, che come avete visto è lo stesso tipo che i ragazzi hanno incontrato a Notturn Alley. Quello che dice sulla magia oscura e il dominio degli elementi non è farina del mio sacco: pare sia proprio questa la caratteristica della cosiddetta magia nera, l'ho appreso grazie alle istruttive ff di Circe che è ferratissima sull'argomento! Viste le idee un po' "estremiste" di Young, Cathy viene presa dal dubbio che quello che è in grado di fare (con il vento, l'acqua o con il fuoco del camino) significhi che lei diventerà malvagia.

Tutto qui... Se ci sono dubbi, domande o quant'altro, sappiate che non vedo l'ora di rispondere! A presto.

   
 
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