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Autore: Nisi    12/10/2006    14 recensioni
Un'altra what if. Il titolo è stato preso a prestito da una vecchia canzone degli Area. E se Oscar ed André fossero sopravvissuti a quel terribile 14 luglio 1789? Cosa sarebbe successo? Come si sarebbe evoluto il loro rapporto?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Non era abituata ad avere attorno gente che l’aiutasse ad indossare gli abiti: essendo stata cresciuta come un uomo ed indossando abiti maschili, Oscar si era sempre vestita e svestita in autonomia. Solo in occasione di quel ballo al quale aveva partecipato vestita da sera Nanny le aveva dato una mano.

Ora le cose erano completamente diverse: si trovava in quella stanzetta assieme a Rosalie e ad un’altra donna che non conosceva che si chiamava Chantal; si sentì improvvisamente intimidita: spogliarsi davanti alle due donne la metteva a disagio, eppure non aveva scelta anche perché non aveva la minima idea di come indossare quell’abito. Per cui avrebbe dovuto inghiottire l’orgoglio e farsi aiutare da Rosalie e dalla sua amica.

“Oscar, non vorrete indossare il vestito sopra all’uniforme…” le domandò Rosalie, perplessa, le braccia piene di stoffa bianca e vaporosa.

“No, no. Certo che no.”

Si sganciò la giacca, ma Chantal scosse il capo: “Credo sia meglio pettinarla, prima. Sedetevi qui, Madamigella”

Oscar si accomodò sulla sedia che la donna le aveva posto davanti e Rosalie prese una spazzola che era posata sulla cassettiera.

Sembrava quasi di tornare indietro nel tempo: quando Rosalie viveva a casa Jarjayes le aveva spesso pettinato i capelli. Se qualcuno le avesse detto solo una settimana prima che si sarebbe trovata con lei in quella situazione, non ci avrebbe mai creduto.

Come era cambiata la sua vita nel giro di una pochi giorni. Era buffo: per anni le era sembrato di stare in un limbo, i giorni l’uno uguale all’altro che si succedevano e che si tramutavano in settimane e mesi.

Anche il giorno prima aveva formulato gli stessi pensieri, ma quella mattinata aveva portato ulteriori cambiamenti e sconvolgimenti nella sua esistenza.

“Oscar! Mi sentite?”

“Cosa? Perdonami, ero soprappensiero.” si scusò.

“Io ho finito. Non sono molto brava, ma spero che vi piaccia.”

Quando Nanny l’aveva pettinata, le aveva porto uno splendido specchio antico. Senza riflettere, Oscar si aspettava che Rosalie facesse lo stesso, ma quando la ragazza accennò alla cassettiera sulla quale era stato sistemato uno piuttosto rozzo, si rese conto dell’errore commesso. Non era palazzo Jarjayes, quello. Avrebbe dovuto abituarsi alla mancanza di certi agi che aveva sempre dati per scontati.

Si avvicinò per guardare la propria immagine riflessa e, come una notte di tanto tempo prima, si stupì nel vedersi così cambiata: Rosalie le aveva pettinato i capelli all’indietro fermandoli con alcune forcine (che le pungevano la testa!) ed aveva lasciato delle ciocche che ricadevano davanti al viso. Oscar si portò una mano alla guancia e poi si voltò: “Va benissimo così, Rosalie.” la rassicurò mentre Chantal annuiva la propria approvazione: “Siete una bella donna, Comandante.” osservò la donna mentre Oscar arrossiva. “Bene, ora il vestito…”

* * *

“Nervoso?” gli domandò Alain mentre lo aiutava a sistemarsi la giacca della divisa.

“Tu non lo saresti?” gli rispose André con la voce un po’ strozzata.

Alain fissò in viso il suo migliore amico.

“Io me la farei sotto dalla paura.” ammise con un ghigno, passandosi l’indice sotto al naso.

“Appunto.”

“Non me la racconti giusta, André. C’è dell’altro!”

“Penso al futuro ed ho paura. Non so ancora per quanto tempo potrò vedere e non so se riuscirò a proteggerla, a mantenerla, a farla tornare in salute.”

Alain appoggiò una mano sulla spalla di André: “Ascoltami: la tua Oscar è una donna forte. Se ha avuto il coraggio di mollare tutto e seguirti, allora saprà adattarsi alla nuova vita. Fossi in te, mi godrei tutti i giorni che potrai passare con lei. Io farei così.” concluse annuendo convinto.

Fu a causa della forza con la quale Alain aveva parlato o qualcosa nel suo tono che André riuscì a vedere qualcosa nel cuore del suo migliore amico. Qualcosa che non aveva bisogno di occhi buoni per essere vista.

Perché la vita era così ingiusta, si domandò. Perché la felicità non poteva essere assoluta e, a volte, corrispondeva alla miseria di un altro?

Prima che André potesse rispondere al suo amico, Alain lo aveva incalzato: “Andiamo, allora. Non vorrai fare aspettare la tua futura moglie?” lo prese bonariamente in giro.

* * *

Il tavolo rimediato chissà dove e coperto dai paramenti da messa, le due sedie spaiate disposte una a fianco all’altra sul sagrato della chiesa trovate qua e là servivano egregiamente allo scopo.

Tutti i soldati della Battaglione comandato da Oscar François de Jarjayes erano in piedi dietro allo sposo ed al testimone. Poi Rosalie e Bernard, Chantal ed una discreta folla di curiosi erano venuti ad assistere al matrimonio tra il Comandante donna ed il soldato semplice, tra la nobile ed il figlio del popolo.

André era impassibile e non mostrava alcun cenno di preoccupazione, all’infuori di un persistente tremito alle mani.

“Ecco, guarda: la tua Oscar mi ha detto di mostrarti queste.”

Alain aprì il pugno e sul palmo dell’amico vide il baluginare dell’oro sotto al sole. “Mi ha detto di dirti che la tua fede l’ha fatta incidere. Non me lo sarei mai aspettato dal Comandante una frase come ‘la luce vive solo se c’è l’ombra”.

André si sentì invadere dall’emozione. Una frase del genere, era tipica di lei: non avrebbe mai indugiato in frasi sdolcinate e romantiche, no. Ma quella frase racchiudeva in poche parole la sostanza del loro rapporto; di come era e di come sarebbe stato.

Stringendo gli occhi, riuscì faticosamente a mettere a fuoco la figura di Alain: “Per una volta, ti sei abbottonato la giubba ed hai tolto il tuo foulard…” notò con un sorriso stentato.

Sorridendo furbescamente, Alain si erse in tutta la sua statura ed esclamò sbruffone: “Non capita tutti i giorni da fare da testimone a due pazzi come voi. Spera solo che la sposa non cambi idea all’ultimo e non decida di prendere me al posto tuo.” Non aveva finito di parlare che Alain rimpianse di aver pronunciato quelle parole così ambigue.

André inarcò un sopracciglio, ma non disse niente ed un silenzio un po’ imbarazzato cadde tra i due.

“Amico, tu pensi che lei si sposi in uniforme? Non l’hai mai vista vestita in abiti femminili?”

“Sì, una volta. Ma non ne serbo un bel ricordo.” fu la laconica risposta.

Alain si diede dello stupido ancora una volta: quel giorno sembrava non ne dicesse una giusta.

André interruppe il flusso dei suoi pensieri: “Ma era meravigliosamente bella…”

Alain gli strinse il braccio: “Basta parlare, amico: è arrivato qualcuno che aspettavi!” fece un segno con il mento, reprimendo un ghigno.

Tutti gli astanti si girarono ad guardare Oscar, rapiti dalla sua bellezza.

Philippe diede di gomito al suo vicino: “Hai capito, il Comandante! Mica pensavo fosse una simile sventola!”

André pregò intensamente il Signore o chiunque potesse farlo, di restituirgli la luce negli occhi almeno per qualche minuto. Strinse gli occhi, cercando disperatamente di focalizzare la donna che gli stava andando incontro.

Oscar gli sorrideva timida al braccio di un Gérard Lasalle se possibile più emozionato di lei.

Man mano che lei gli si avvicinava, cominciava a mettere a fuoco i dettagli del semplice abito bianco che indossava, della pettinatura e l’espressione del suo viso. In mano reggeva un mazzo di margherite e gli stessi fiori erano appuntati tra i suoi capelli: evidentemente, le rose facevano parte di un altro capitolo della sua vita.

Era bellissima.

Tese la mano verso di lei e lei gliela prese.

Incurante della folla che li circondava, André la strinse tra le braccia e la baciò, mentre i soldati della guardia e tutti gli astanti applaudivano, fischiavano ed urlavano commenti salaci.

Quando la lasciò andare, il sacerdote chiese sardonico: “Ha finito, cittadino? Possiamo cominciare?”

André sorrise e si voltò verso Oscar che annuì: “Certo, padre, ora possiamo cominciare.”

* * *

Rosalie guardò Oscar che apriva lo sportello della carrozza più spoglia e dimessa che avessero potuto trovare.

“Siete sicura, Oscar?” le domandò.

“Certo, Rosalie. E’ la cosa migliore. Andremo a stare dai cugini di André, almeno fino a quando mi sarò ristabilita.”

La donna più giovane annuì. “Promettete che mi scriverete, Madamigella.”

Oscar le accarezzò una guancia: “Non ti preoccupare, ti scriverò. Ma ora sono Madame, Rosalie.” aggiunse con un sorriso venato da una punta di malizia.

“E’ vero, perdonatemi.” mormorò mentre le lacrime cominciavano a bagnarle gli occhi. “Oh, Oscar! Mi mancherete così tanto!” gridò gettandosi tra le braccia dell’amica.

Oscar la abbracciò, un po’ in imbarazzo. Quando Rosalie si ricompose, Bernard le tese la mano: “Addio, Oscar e buona fortuna.”

André salutò a sua volta i coniugi Chatelet ed infine Alain si parò davanti ai due neosposi.

“Allora, a quanto sembra, c’è da salutare qualcuno!” gettando indietro la testa scoppiò in una risata sguaiata. Tese la mano ad André che la strinse forte: “Grazie, Alain, grazie di tutto.”

“Ma ti pare!” Alain sembrava a disagio, per un qualche motivo.

Oscar si preparò a stringergli la mano a sua volta, ma lui la prevenne: appoggiò la mano alla sua spalla e si chinò a baciarle la guancia. Le sembrò che le sue labbra indugiassero più del dovuto, ma subito dopo di impose di non pensare certe assurdità.

Oscar e André montarono in carrozza e Bernard chiuse lo sportello con un colpo secco. “Puoi andare, cittadino!” ordinò al conducente.

La vettura si mosse lentamente e cominciò il suo viaggio.

Rosalie ristette a guardarla fino a che l’unica cosa che rimase fu il rumore lontano delle ruote sull’acciottolato.

Fine

* * *

Anche questa è finita!

Grazie per avermi seguita fin qui e per la pazienza. Siete stati tutti davvero gentili. Allora, nei prossimi giorni metterò mano all’epilogo di “Tre Generazioni di Jarjayes”. Ho aggiornato la mia storia su Orfeo e sto già pensando alla prossima fanfic su Lady Oscar (ma non sarà lei la protagonista) che mi è stata ispirata da una canzone del mio adorato John Lennon.

Ed ecco i ringraziamenti:

Anita: sono sempre contenta quando penso che tu leggi le mie fanfiction. Grazie.

Summers001: Oddio, no! Ti ho fatto piangere? Spero che con l’epilogo non succeda ancora. Ovviamente scherzo e sono contenta che le mie storie ti piacciano.

Kirby: Tesoro! Grazie per la doppia recensione. In effetti non sbagli (ora Luana finisce sotto shock) perché nel manga Alain è veramente innamorato di Oscar… e le salta pure addosso^^^^. Grazie mille, di vero cuore, cara!

Nyssa: Prima una che piange, poi una che muore. Ragazze, guardate che così finisco all’inferno. Scherzo! Ma spero che l’epilogo ti piaccia.

Baci a tutti dalla Nisi!

   
 
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