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Autore: cOstanza    16/03/2012    4 recensioni
-Malfoy, sei il solito lurido furetto.-
-Dimmi qualcosa che non so.-
Hermione lo guardò dentro quegli occhi penetranti.
-Sei bellissimo.-
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Delirium.'
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La verità si ritrova sempre nella semplicità, mai nella confusione.
Isaac Newton.

 
 
 
 

Indecisione
 
 


Con la borsa su una spalla, Hermione percorreva veloce la strada verso casa. Non le andava di usare la magia e smaterilizzarsi, anche se avrebbe benissimo potuto risparmiarsi i cinque chilometri che dividevano la sua casa dal Ministero. Dopo essersi infatti smaterializzata dalla torre di Azkaban, aveva deciso di farsi una passeggiata, per schiarirsi un po' le idee. E quindi era lì, che camminava verso il suo rifugio. 
La Luna illuminava la strada e la notte era calata da molte ore. Ne aveva abbastanza del buio, di stare nel buio, nella paura. Doveva prendere la situazione in mano. Non sapeva per quale motivo si era introdotta in quel modo ad Azkaban, non sapeva niente in quel periodo. Era solo troppo confusa per ammetterlo.
Di fronte a lei, si stanziò l'immagine del suo piccolo appartamento. Prendendo un lungo respiro, si avviò con passo veloce verso casa. Girò la chiave nella toppa ed entrò. La casa era completamente al buio, ma allo stesso tempo percepiva qualcosa di strano. Prese di corsa la bacchetta e la mise davanti a sé. 
Improvvisamenti, sentì dei rumori di passi provenire da sopra la sua testa. La camera da letto, pensò. Con lentezza, ma agilità, si tolse le scarpe e camminò con i tacchi in una mano e con la bacchetta nell'altra. Girandosi verso destra, sussultò. La sua immagine riflessa nella parete la spaventò. Con il cuore che batteva a mille, abbassò la bacchetta e si ammirò. Due pesanti occhiaie percorrevano il viso di Hermione e i suoi vestiti erano tutti sporchi.
Che giornata, pensò stremata, cercando di rilassarsi. Ma quella sensazione di non essere sola continuava a non lasciarla. Combattendo persino contro il suo istinto, si diresse verso le scale e salì. Entrò nella sua camera e si gettò sul letto. Voleva solo dormire, chiudere gli occhi e dimenticare. Sì, dimenticare anche lui
Il suono del campanello la svegliò di soprassalto. Incredibile, si era appisolata in così poco tempo?
Stremata e ancora con i vestiti della giornata addosso, si diresse verso la porta. Si ravvivò un po' i capelli e aprì. 
Una chioma rossa invase il suo campo visivo. 
Ron.
-Oh, miseriaccia Hermione. Mi hai fatto prendere un infarto...-. 
La teneva stretta a sé e non aveva intenzione di lasciarla.
-Ti ho cercato, oggi, ieri, e anche il giorno prima, ma non riuscivo più a trovarti. Passavo al lavoro e nessuno mi sapeva dire.- Parlava velocemente ed Hermione, forse a causa del sonno, capiva meno della metà delle parole. -Sono passato da Harry, ma neanche lui sapeva dove ti eri cacciata. Mi sono così spaventato, fino a che non ho incontrato Harry e mi ha detto che stavi tornando  a casa dopo la missione. E sono corso qui, ma...- Si staccò e la guardò. -Stai bene?-. 
Non seppe mai il perché, ma Hermione si rifugiò di nuovo di corsa tra le sue braccia, di nuovo. Ron, sorpreso, l'abbracciò stretta a sé e le accarezzò i capelli. Hermione sentì il cuore battere forte. Allora, non era finita. Ancora provava qualcosa per lui.
Draco
Quel nome le tornò in mente prepotentemente. Sospirò. No, lui no. Non era niente in confronto a Ron, niente
 

~
 

Di nuovo quella strada isolata. Di nuovo quella voce inquetante. 
-Sarai mio. Mio, mio...-.
Hermione correva, correva, scappava nel buio. Non sapeva dove andava, ma l'importante era non sentire più quella voce. 
-Granger...-. Una voce soave la fermò. Sapeva a chi apparteneva, senza girarsi, senza aver bisogno di riascoltarla. Sapeva che apparteneva a lui. 
La sua mano le percorse il braccio.
-Non scappare via...-.
La sua voce era così dolce, ma nascondeva anche paura, indecisione, insicurezza. Non sapeva quanto realmente lui la volesse al suo fianco.
-Mi farai stare male.-
Quelle parole pronunciate così amaramente furono un pugno nello stomaco per Hermione. Non poteva averlo detto, non era stata lei a dirlo. Stargli vicino era incredibile. Non poteva desiderare di allontanarsi.
-E' lui che vuole che ci allontaniamo. Noi dobbiamo stare uniti, essere l'uno la parte mancante dell'altra...-.
Hermione si girò e vide gli occhi color tempesta guardarla intensamente. Lui le passò una mano sul viso, accarezzandole dolcemente una guancia. 
-No.- 
Con chissà quale voce, aveva pronunciato quella sillaba. 
-No- ripeté. Ma non era lei a parlare. Non poteva essere lei. Ma sentiva le sue labbra muoversi e la sua voce emettere flebili suoni. 
Vide gli occhi di Draco diventare due fessure. 
-Ma che cosa stai dicendo? Tu...-. La sua voce era poco più di un sussurro e la guardava con occhi sgranati, mentre indietreggiava di qualche passo. 
Non era lei quella che stava parlando. Non poteva essere lei.
-No- ripeté un'altra volta la voce di Hermione.
Si, pensò la ragazza. 
Hermione sentì il suo corpo muoversi piano.
Dando le spalle a Draco, avrebbe voluto morire.
 
 

Aprì di scatto gli occhi. Era nel suo letto, con la luce della Luna che le bagnava il viso. Vide sul suo fianco, sopra il lenzuolo una mano. Sentì qualcuno russare al suo fianco, nel letto. Draco. Si girò, ed il suo cuore perse qualche battito. Il volto rilassato di Ron la mandava in confusione. Rigirandosi, si passò una mano sulla fronte calda. Sicuramente aveva la febbre. Sicuramente...
Si alzò con delicatezza e si mise ad ammirare la Luna dalla finestra. Poi si voltò a guardare di nuovo il volto del suo ragazzo. Non meritava quelle menzogne. Era così dolce con lei e così affezzionato a lei. Ma allora perché non provava più quei sentimenti per lui? Perché?
 

-Hermione, stai bene?- domandò la voce.
Hermione alzò di scatto il viso verso Ron e gli sorrise.
-Certo che sto bene. Cosa te lo fa pensare?- domandò, mentendo.
-Oh, beh, ti ho visto così giù.- Bevve un sorso di vino. -Hai avuto una pessima giornata in ufficio vero?-.
Il volto del ragazzo dai capelli biondo platino irruppe nella mente di Hermione. 
Sorridendo, cercò di non pensarci, cacciando prepotentemente dalla mente il sorriso del biondo.
-Beh, se conti che ho un caso stranissimo di vari omicidi, secondo me misteriosamente collegati, ed un assassino che io credo sia innocente...-  E se aggiungi anche un partner che ti fa cedere le gambe, pensò Hermione. -..di certo ti rendi conto che la definizione di pessima è molto riduttiva.- 
Ron rise, stringendole le mani. Stavano festeggiando l'anniversario del loro primo vero appuntamento, quando lui l'aveva portata ad una partita di chissà quale squadra babbana di basket, pensando di far piacere alla sua ragazza. Ma dopo molti anni, ancora non aveva capito che ad Hermione lo sport interessava quanto prendere un brutto voto a scuola. Fu un'uscita ridicola, ma invece si rivelò la loro migliore uscita e, quindi, era il secondo anno che la festeggiavano. Ma, in realtà, era solo un pretesto per stare insieme. 
Ma quella sera Hermione era poco attiva. Continuava a pensare al lavoro, al caso e, suo malgrado, al biondo. 
-Hermione...?- domandò la voce soffusa di Ron, richiamando la sua attenzione.
Hermione scosse la testa e si riconcentrò sul discorso che il suo ragazzo stava facendo.
-Ti stavo dicendo che mamma e papà vogliono invitarci da loro per qualche settimana quest'estate.-
Hermione gli sorrise e annuì, già pronta a ricadere nei suoi pensieri, quando Ron le strinse la mano.
-E' da un po' di tempo che te lo voglio dire.- Ron le lasciò la mano, sicuro di aver catturato la sua attenzione. - Beh, ci conosciamo da moltissimo tempo. Per anni abbiamo litigato, fatto pace e poi abbiamo bisticciato di nuovo. Ma alla fine, siamo tornati come prima. Ma ora è diverso....-. Si torturò le mani, cercando di placare il suo nervosismo.
-Ronald, sei diventato tutto rosso. Che succede?- domandò Hermione.
-Lasciami finire.- Ron prese un lungo respiro.  -Adesso è diverso perché so che... ti ho amata per molto tempo, Hermione. Per tanti anni, nell'ombra. Poi c'è stato Krum e sono impazzito di gelosia...-.
-Ma Ron- l'interruppe Hermione -Queste cose già le so...-.
Ron alzò una mano per interromperla. 
-Tutto questo per dirti che...- Ron si alzò in piedi e si mise in ginocchio, davanti a lei, di fianco al tavolo della sala da pranzo. -Ti amo, e voglio passare il resto della mia vita con te.- 
Hermione lo guardò stupita. Aveva sempre sognato il principe azzurro che si inginocchiava davanti a lei e le prometteva amore eterno, ma non si sarebbe... Non si sarebbe mai aspettata che fosse lui. 
Anche lei si alzò in piedi e dall'agitazione, si versò addosso tutto il vino. Guardandolo negli occhi, non riusciva a sentire più quel battito. 
Draco. L'immagine del biondo stravolse la sua mente, rispondendo a tutte le sue domande. 
Sconvolta, corse su per le scale e si rifugiò in bagno, dove si disfò del suo delzioso vestito blu e si gettò sotto l'acqua bollente. 
 
 
Ricordi che non rimandavano a molti giorni prima, ma che per Hermione sembravano essere passati secoli. 
Non avrebbe mai voluto prendere quella decisione. Sicuramente, se ne sarebbe pentita, ma almeno sarebbe stata bene. Non felice, né appagata, ma bene.
 

~
 

Arrivata al lavoro, cominciò a compilare quelle pratiche che erano da giorni sulla sua scrivania. 
Bussarono alla porta. Hermione alzò gli occhi ed incontrò quelli di Malfoy. Presa dall'agitazione, cominciò a nascondere le sue emozioni, facendo ciò che era stata capace di fare per anni: ignorarlo.
-Posso?- domandò gentilmente il ragazzo.
Hermione annuì, ma subito dopo abbassò lo sgaurdo, tornando a concentrarsi sui fogli, anche se era difficilissimo con lui nella stessa stanza. 
-Cosa vuoi?- chiese Hermione fredda.
Malfoy si passò una mano tra i capelli e poi si mise le mani in tasca.
-Knight vuole vederti.-
Hermione avvertì una morsa allo stomaco. Ci siamo, pensò. Sarà terribile, ma devo affrontare le conseguenze...
Prendendo un lungo respiro, Hermione si alzò, cercando di non incrociare mai lo sguardo di Malfoy. Ma quando gli si avvicinò per varcare la porta, lui la bloccò, prendendole un braccio.
-Ehi.- 
Quella voce suadente la faceva sciogliere.
-Mi stai evitando?- domandò.
Hermione abbassò ancora lo sguardo e si morse un labbro. Fatti vedere felice, devi essere felice, pensò.
Allora, alzò lo sguardo e gli sorrise.
-Per niente- affermò fredda.
Lui la scrutò e mosse percettibilmente la testa verso un lato,come a studiarla.
-Ti vedo un po' triste-. Le tolse una ciocca da davanti il viso. Il cuore di Hermione prese a battere e guardò quella mano avvicinarsi al suo viso e delicatamente sfiorare i suoi lineamenti. -Stai bene?-.
Hermione chiuse gli occhi, cercando di non cadere nella delicatezza delle sue parole. 
-Mai stata meglio.- Poi guardandolo quasi con gesto di sfida, aggiunse: 
-Io e Ron ci sposeremo.-
Draco sgranò gli occhi. Lo osservò sbarrare gli occhi, aprire la bocca e lasciare piano la stretta sul suo braccio. 
-Cos...?-.
-Lo abbiamo deciso da poco. Ieri sera, ad essere precisi- l'interruppe Hermione, portandosi le braccia al petto. Lui stava per sposare Pansy, lei Ron. Erano pari.
Draco continuò a guardarla con gli occhi sbarrati. Poi, abbassò lo sguardo e strinse i pugni.
-Fantastico. Tanti figli sfigati, Mezzosangue.- 
Uscì dalla stanza, senza neanche rivolgerle un ultimo saluto. Aveva pronunciato quell'ultima parola non con disprezzo, come  era abituato a fare, ma con tristezza, un sentimento che sembrava unire i due ragazzi. 
Tutto era tornato come prima
 
 
-Mi devi spiegare come ti sei permessa ad andare da sola ad Azkaban!- sbraitò Knight, sbattendo il pugno sul tavolo. -Hai mandato a monte l'intera operazione!-. Si alzò in piedi e cominciò a passeggiare dietro la scrivania. Hermione era davanti al tavolo, in piedi, con gli occhi fissi sul pavimento. Aspettava quelle parole con ansia, anche se sapeva già la sua condanna. Sentiva la presenza di Malfoy nella stessa stanza, seduto comodamente sul divano nero.
-Dovrei licenziarti in tronco, sciocca!- urlò ancora Knight, con una mano davanti al viso. -Fortunatamente, non sei morta.-
Hermione, sconcertata, alzò lo sguardo.
-E' morto Noah.-
Knight la guardò, poi si sedette.
-Groods è morto.- Girò la poltrona verso la parete dietro di lui. -Ma era un assassino. Lo meritava...- disse aspramente.
-Ma che cosa sta dicendo?- urlò Hermione. -Quel ragazzo era innocente.-
-La bacchetta non dice lo stesso.-
-Ci deve essere un errore, non è possibile, mi ha confessato di aver eseguito l'Anatema solo perché era sotto la Maledizione Imperius. Ci deve essere qualcun'altro dietro tutta questa faccenda.-
Knight si girò di botto.
-Il caso verrà chiuso, signoria Granger.-
-Ma...- cominciò Hermione.
-Il caso è chiuso, signorina- urlò Knight, alzando una mano, come a stopparla. -Dovrebbe ringraziarmi, chiudendo questo caso io le sto salvando il posto.-
Hermione prese un lungo respiro. Non potevano chiudere il caso così, senza alcuna risposta, senza la vendetta. Cercò di mantenere la calma, mentre nella sua mente si affollavano vari tentativi per lasciare aperto il caso. Ma l'unica cosa che realmente le tornava in mente erano gli occhi vuoti di Noah.
-Signor Knight, io credo...- cominciò Hermione, con lo sguardo basso e le mani sulla scrivania.
-Questa è la mia ultima parola, Granger. Un'altra e sei fuori dalla squadra.-
Hermione stette in silenzio. Ma la rabbia continuava a montare in lei. Era incredibilmente ingiusta quella decisione. Con grazia, uscì dall'ufficio e si diresse di corsa nel suo. Con il cuore che le batteva a mille, estrasse la bacchetta.
-Muffliato.-
Mosse le braccia in cerchio e una piccola barriera si distese attorno al suo ufficio. 
Stava per esplodere. E esplose. 
Urlò.
Non era mai stata così. Non aveva mai avuto così tanti problemi in una volta sola. Ad Hogwarts il peso del mondo era sulle spalle di Harry. Ora, non sapeva il perché, sentiva quel peso su di lei. Come se qualcosa di molto più importante dipendesse da lei. Ed allora, continuò ad urlare. Fino a rimanere senza voce. 
Ansimando, si guardò allo specchio. 
La saggia Hermione Jane Granger, la grande eroina del mondo magico che urla perdendo il controllo? Nessuno c'avrebbe creduto. Eppure era umana, poteva avere dei momenti in cui, anche una maniaca del controllo come lei, poteva non avere il controllo. E quello era uno di quei momenti.
-Hermione?- domandò una voce alle sue spalle. 
La ragazza si voltò di scatto. Harry era sulla porta, con gli occhi sbarrati e il respiro affannato.
-Cos'è successo? Hai urlato tu?- domandò.
Hermione sgranò gli occhi.
-Benissimo!- disse, allargando le braccia. -Non sono più capace neanche di fare un semplicissimo incantesimo. Fantastico!-.
Si gettò stanca sul divano e sbuffò. Harry le si avvicinò e si sedette accanto a lei.
-Ron mi ha detto la notizia.-
Hermione si passò una mano sugli occhi. 
-Speravo di poter rimandare questa cosa il più tardi possibile...-.
Harry la guardò.
-Ma che stai dicendo?-.
La ragazza non rispose, e appoggiò anche la testa al divano. 
-Hermione, credo che tu sia un po' cambiata, da quando hai messo piede qui dentro. Questo lavoro ti sta uccidendo!- affermò deciso.
-Non è il lavoro- replicò altrettando decisa Hermione.
-E allora che hai? Come mai non salti di gioia alla notizia del tuo matrimonio. Ami Ron da anni, dovresti essere su di giri.-
-Si, è per il lavoro- l'interuppe Hermione, mentendo. -Lavoro, solo lavoro.- 
Harry le mise una mano sulla spalla. 
-E' per quello che è successo a Noah?- domandò.
Continuavano tutti a ritornare su Noah. Noah era innocente, non meritava di morire. La sua morte era solo colpa di Hermione, sua soltanto. Sarebbe dovuta rimanere al MInistero, lui sarebbe stato ancora vivo. 
Cominciò a singhiozzare, e Harry la strinse a sé.
-No, Herm, tranquilla, riusciremo a sistemare il caso.-
Era tutta colpa sua, colpa solo ed esclusivamente sua. Come poteva perdonarsi? Come poteva ancora desiderare di vivere dopo aver visto morire un innocente. 
Per la prima volta si rese conto di quanto, in realtà, fosse cambiata. Harry aveva ragione. Era cambiata, anche molto. L'Hermione controllata aveva lasciato il posto ad un Hermione più sentimentale, legata alle sue emozioni e non più alla razionalità che l'aveva caratterizzata. E di chi era la colpa del suo cambiamento? Una lampadina le si accese.
-Ma certo...- sussurrò, staccandosi da Harry. 
Il ragazzo la guardò, alzando un sopracciglio.
-Cosa?- domandò.
Lasciando il ragazzo con i suoi pensieri, cominciò a correre. Sapeva benissimo chi incolpare e sapeva benissimo chi sgridare. Percorse correndo il corridoio che separava il suo ufficio dalla sua meta. 
Senza neanche bussare, entrò nel suo ufficio. Con il fiato corto, Hermione guardò Malfoy in piedi davanti alla scrivania mentre leggeva dei fogli.
Con lo sguardo incuriosito, guardò la sua nuova ospite e alzò un sopracciglio.
-Mezzosangue.- Posò le carte sul tavolo e si appoggiò al tavolo, con le gambe incrociate. -Cos'è successo?-.
-Sai una cosa? Continuo a pensare che sia ancora colpa tua. Anzi...- disse, avvicinandosi un po'. -..Sono ancora fermamente convinta che è solo ed esclusivamente colpa tua.- 
-Ma di che stai parl...-.
Ma prima che potesse completare la frase, Hermione si avvicinò a lui e premette con delicatezza le sue labbra su quelle di Malfoy. 
L'Hermione controllata stava svanendo. 





Spazio Autrice:
Ed ecco il capitolo 10 della FF, e qui la situazione tra H. e D. comincia a....

Ringrazio chiunque abbia messo la mia storia tra le seguite e le preferite.
E ringrazio ancora chi mi recensisce sempre i capitoli.

Se il capitolo vi è piaciuto recensite,
se non vi è piaciuto recensite lo stesso ;)

Un grazie speciale a chi lo farà.




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