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Autore: ___Nick    18/03/2012    3 recensioni
Sono passati pochi mesi da quando Chris Redfield ha fatto ritorno dalla desolata Africa, purtroppo per Redfield i guai non sono ancora finiti: infatti lo aspetta una nuova missione con una nuova squadra, nel lontano Messico. Riuscirà Redfield a sopravvivere ai fantasmi del passato?
Genere: Drammatico, Guerra, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Redfield
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Welcome Rookie


-Sarah svegliati.-

Una voce le sopraggiunse lontana, distaccandola dal suo teatrino mentale e piombandola nella realtà, una caduta libera che le costò una forte emicrania.
   

Non erano passati nemmeno trena minuti che si era abituata al frastuono prodotto dalla pale dell’elicottero, che dovette interrompere il suo sonno; chiuse appena gli occhi, le serviva del tempo per connettere il cervello, poi forse si sarebbe svegliata e sarebbe tornata alla cruda realtà.

-Ha detto di svegliarti, principessina!- un calciò la raggiunse al posteriore, facendola scattare di colpo in piedi, con il risultato di sbattere la testa al tettuccio dell’elicottero, per poi piombare a peso morto sui sedili, stringendosi la testa tra le mani.

Non c’era bisogno di voltarsi per capire chi fosse stato quel maniaco che le aveva dato un calcio, la sua voce era così irritante e strafottente che l’avrebbe riconosciuta tra milioni; la ragazza abbassò lo sguardo sull'’uomo, che teneva tra le labbra uno dei suoi soliti sigari cubani: sorrise di gusto: lo sguardo della ragazza era carico d’odio e anche se non lo aveva mai detto, si capiva perfettamente che trovava eccitante il fatto di essere odiato.


-Giuro che non ci penserò due volte a metterti le mani addosso una prossima volta.- lo avvertì lei puntandogli contro il pugno, ansiosa di scattargli addosso e spaccargli la faccia; l’uomo articolò un ghigno quasi malizioso, trascinando il sigaro a un lato della bocca e degnandola appena di uno sguardo.

-E’ inutile fare tanto l’ostile, piccola, tanto prima o poi ti ci porto a letto.-

-Che cosa?!- questa volta scattò in piedi con l’intensione di mettere fine all’insignificante vita di quel verme, e se non fosse stato per Hayes ci sarebbe anche riuscita: nonostante Hayes non fosse tutto questo granché di mascolinità, in confronto a lei poteva sembrare un gigante.

“Detesto, le mie misure ridotte.”

Cooper si abbandonò a una risata, ridicolizzando la ragazza, mentre masticava nervosamente il filtro del sigaro e guardando la ragazza come per farle una scansione a raggi X, naturalmente sotto la divisa.

-Se hai finito di farti qualche foto mentale per il tuo materiale di seghe te ne sarei grata.-
 

-Carter falla finita, e tu Cooper se continui a masticare quel diavolo di tabacco ti butto fuori dall’elicottero!-

La cabina sprofondò nel più completo silenzio, il che era più che normale, almeno per loro.

Il capitano Reyes incuteva sempre un certo timore, anche se normalmente bastava solo fulminarli con lo sguardo per farli tacere; Reyes era il più anziano del gruppo, ma non per questo era stato scelto come capitano: per almeno vent’anni Reyes aveva prestato servizio militare, accumulando nel corso del tempo una serie di successi che lo hanno portato, insieme ad altri compagni, alla fondazione B.S.A.A., dove godeva di un certo rispetto.

Carter oscillò con la testa, annoiata; spinse lo sguardo oltre il finestrino, poggiandoci entrambe le mani, come quando un bambino osserva i pesci in un acquario: avvertì un senso di impotenza, e nello stesso tempo di paura; l’uomo non era fatto per volare, altrimenti dio li avrebbe dotati di ali, eppure si era spinto fino al cielo.
Tutto quello che la circondava non era altro che un ammasso di sabbia e polvere, dune rosse che si stagliavano sull’intera superfice, come diavoli dannati che fuggono dall’inferno, soffocando anche la più piccola presenza di vita.

Si trovavano a circa due chilometri dall’aeroporto di La Paz, tra pochi minuti avrebbero fatto arrivo.

La ragazza spostò la sua attenzione sui membri della squadra, studiandoli: Hayes giocherellava con nonchalance con la sicura della Colt, ignaro di essere osservato come un topo da laboratorio; Cooper continuava a imprecare contro Reyes che gli aveva impedito di godersi il suo amato tabacco; Ielo, per fortuna, era totalmente impegnato a guidare l’elicottero e il capitano seduto accanto a lui faceva il suo solito: ignorarli.

La ragazza sbuffò scocciata, tornando ad osservare l’enorme distesa di sabbia, quando cominciò a intravedere la pista di atterraggio di La Paz; cercò di affacciarsi il più possibile ammirando la pista con un certo sollievo.

-Gentili passeggeri, il capitano Ielo è felice di informarvi di essere giunto a destinazione, grazie a tutti per aver viaggiato con Air Ielo.-

-Taci Ielo.- ghignò Cooper al pilota, calciando più di una volta il suo sedile, mentre l’altro continuava a ignorarlo; Sarah si strinse nelle spalle, soffocando tutti i suoi desideri omicidi nei confronti dell’uomo.

Jared, che fino a quel momento non si era ne visto ne sentito, diede un pugno sulla spalla a Carter, richiamando la sua attenzione:

-A differenza di voi esseri di sesso maschile, non c’è bisogno di darmi un pugno per comunicare normalmente.- sibilò acida la ragazza fulminando il ragazzo e colpendolo a sua volta; lui sbuffò, seccato del brusco atteggiamento di lei, che si schermiva continuamente:

-Sai, sei per mezzo uomo, quindi ho pensato che…- non fece in tempo a finire la frase che la ragazza lo colpì con un pugno al nervo del braccio, facendogli sfuggire un gemito di dolore; Hayes si massaggiò dolorante il braccio, stringendo i denti per il nervosismo:

-Sasha fammi scendere da questo cazzo di elicottero altrimenti l’ammazzo.-

-Attendi mio caro, siamo a un metro da terra.- gli comunicò il pilota effettuando l’ultima manovra.

L’elicottero poggiò sull’asfalto grezzo, con grande sollievo dei passeggeri; Ielo non fece in tempo a spengere i motori che Hayes si era precipitato fuori dal mezzo, camminando a passi pesanti verso la zona del Gate e agitando le braccia verso il cielo, come per maledirlo; gli altri scesero con calma, aspettando con impazienza le indicazioni del capitano; Reyes guardò di sbieco Carter, ancora seduta al suo posto.

-Io resto qui.- affermò atona guardando il vuoto davanti a sé; Reyes sbuffò appena, angosciato dal comportamento nocivo della ragazza, poi si rivolse al pilota:

-Noi andiamo a sbrigare delle “pratiche burocratiche”, voi rimanete qui ad attendere l’agente della S.O.A., del resto ne parleremo dopo.-

Il capitano guardò di nuovo la ragazza in attesa di un “sissignore”, ma non ricevendo alcuna risposta si allontanò silenzioso con Cooper.

Sarah calciò con rabbia il sedile anteriore, lasciandosi sfuggire un gemito di rabbia; si massaggiò con forza le tempie, con la vana speranza di calmarsi:

“Beh, mi sono fatta dei nuovi amici.” pensò sarcastica.

Ielo, che aveva assistito a tutta la scena, scese dalla cabina di pilotaggio e si accomodò  accanto a lei, fischiettando tranquillo, e guardando di tanto in tanto la ragazza.

-Sai,- cominciò lui interrompendosi di colpo –anch’io quand’ero una matricola ero una testa calda.- ridacchiò l’uomo imbarazzato e agitando le braccia di qua e di là come un povero svitato.-

-Mi cacciavo continuamente nei guai e non venivo mai preso sul serio,- ammise un po’ meno scherzoso di prima, -eppure non riuscivo a capire come comportarmi, a come farmi rispettare.-

La voce dell’uomo era spenta, quasi malinconica a ricordare la sua gioventù, come se fossero anni che non parlasse a qualcuno di questa.

-Capì come comportarmi solo quando conobbi Reyes… mi ricordo ancora cosa mi disse la prima volta che mi vide.-

-Cosa ti disse?- domandò curiosa Carter avvicinandosi all’uomo.

-“Figliolo”…- Sasha poggiò la mano sulla spalla della ragazza, interpretando in modo teatrale il capitano, -“tu sei un autentico coglione.”-

La ragazza scoppiò in una fragorosa risata, stringendo con forza le mani intorno allo stomaco a causa dei forti crampi; l’uomo sorrise paterno alla ragazza, che prima o poi si sarebbe accasciata a terra per la ridarella.

Si rimise composta, asciugandosi sorridente le lacrime agli occhi e tornando a guardare l’uomo con un’espressione sbarazzina; Sasha le poggiò una mano sulla testa e le scompigliò i capelli:

-Da adesso in poi basta fare la testa calda, chiaro?-

Sarah gli stringe la mano.

-Affare fatto.-

I due lasciarono la presa, ed ognuno tornò ai propri pensieri; Sarah alzò lo sguardo, proiettato verso l’enorme edificio che accoglieva il Gate: il calore che si sollevava dall’asfalto deformava le immagine più lontane: un deserto di catrame che si stagliava per almeno due chilometri, figure che assumevano forme spaventose; un via-vai continuo tra la pista di atterraggio e il Gate, persone che camminavano frenetiche verso il proprio aereo, come se il tempo gli corresse contro; non era abituata a tutta quell’agitazione, riteneva la fretta inutile.

La ragazza si gettò sulla schiena, lasciando ciondolare la testa oltre il sedile, e facendo zampettare le punte degli anfibi sul tettuccio dell’elicottero, pregando che il tempo passasse in fretta e che l’agente della S.O.A. si presentasse il prima possibile, altrimenti l’attesa l’avrebbe divorata.

-Secondo te,- si rivolse a Sasha dopo pochi minuti, -com’è quest’agente?- gli domandò ravvivando i capelli bruni e domando i soliti ciuffi ribelli; le punte dei piedi continuavano a saltellare ritmicamente,  creando un insolito ticchettio, come il timer dei giochi a quiz, innervosendo il compagno di squadra con lo scorrere del tempo.

Sasha afferrò bruscamente una gamba della ragazza, poggiandola a terra, poi si portò una mano al mento, pensieroso:

-Non né ho la minima idea.- affermò schietto l’uomo, agitando una mano verso la ragazza, come per dirle “immaginalo di testa tua”.

La ragazza sbuffò seccata, evidentemente il quel momento Ielo non era in grado ed in vena di mantenere una conversazione che perdurasse più di un minuto; la ragazza scese dall’elicottero, e si sgranchì le gambe; pescò dalla tasca una sigaretta, e la mise tra le labbra, cercando assorta l’accendino.

-Che peccato, una boccuccia di rosa che si avvelena in questo modo.- sospirò Ielo guardando la ragazza con disapprovazione; lei fece spallucce e trovando l’accendino accese la cicca.

Ispirava il fumo, ed espirando creava delle ampie volute, che venivano scacciate da una leggera brezza di sabbia: il fumo si dissolveva velocemente, come ad essere troppo madido per quell’aria così secca;  tra le labbra, oltre il sapore corrosivo del fumo, poteva avvertire i piccoli granelli di sabbia, che le fecero passare la voglia di finire la sigaretta; la gettò a terra e la spense con la punta del piede.

-Faccio quattro passi.- disse a Ielo voltandosi appena verso di lui, e allontanandosi senza dargli la possibilità di replicare.

Camminava a testa bassa, senza destinazione, sentiva solo il bisogno di allontanarsi da lì e trovare un modo per far passare il tempo; poggiò la schiena contro una parete ombrosa, gettando la testa indietro e serrando gli occhi: intorno a lei non vi erano altro che suoni confusi e ovattati, provenienti da chissà quale realtà astratta: i suoni si rischiarirono in infantili risate.

-Senor, yo te pedì de debujar un arbol, no un platano!- gracchiò un ragazzino rivolgendosi a un uomo intento a disegnare sull’asfalto con dei gessetti.

-Io penso che non ci stiamo capendo.- concluse l’uomo incrociando le braccia sul petto e osservando a occhi stretti il bambino, come se servisse qualcosa per cercare un’intesa tra i due.

Sarah si affacciò verso di loro, osservando nell’ombra la situazione: un uomo chino sull’asfalto, teneva nella mano un gessetto, e con fare pensieroso osservava il bambino che continuava a imprecargli contro in messicano; di tanto in tanto faceva di si con la testa, pensando di capire cosa richiedesse il bambino, e si cimentava nel disegnare ciò che pensava gli venisse richiesto.

La ragazza notò diversi disegni intorno all’uomo, precedenti tentativi del malcapitato; Carter si abbandonò a una risata, notando l’uomo che gesticolava impacciato con il gruppo di bambini, che approfittavano della situazione per prenderlo in giro.

-A,R,B,O,L.- ripeté nuovamente il bambino indicando il cielo, l’uomo inclinò leggermente la testa, poi tentò nuovamente, disegnando una banana, forse questa volta con l’intenzione di farli divertire, infatti entrambi scoppiarono in una calda risata.

Carter si avvicinò circospetta alle spalle dell’uomo, arrivando dietro a lui come un fantasma:

-Scusa.- sospirò lei strappandogli il gessetto di mano e sedendosi a ginocchioni accanto al bambino, poggiandogli una mano sulla spalla e sorridendogli radiosa:

-Usted habeis pedido de debujar un arbol, right?- domandò al bambino indicando l’uomo, che era rimasto immobile al suo posto ed aveva alzato un sopracciglio non appena era stato indicato dalla ragazza:

-Sì senorita!- strepitò il bambino accompagnando la conferma da un’espressione tra lo stupore e meravigliato.

-Vale.-

La ragazza prese a disegnare un arcobaleno, notando alcuni bambini saltellare; si rialzò ad opera terminata, passandosi una mano sulla fronte sudata; poggiò entrambe le mani sui fianchi e guardò soddisfatta i bambini, che si erano avvicinati a lei per ringraziarla e adorarla con una serie di complimenti; si girò verso l’uomo che sorrideva beffardo mentre la guardava:

-Mi avrebbero fatto a pezzi se tu non fossi intervenuta.- ridacchiò lui, facendo di sì con la testa; Carter protese una mano verso l’uomo, che non ci pensò due volte e si fece aiutare a rialzarsi.

-Ehi!- gridò lui, schioccando le dita a pochi centimetri dal volto della ragazza, ancora ipnotizzata; Sarah si riscosse agitando velocemente la testa, quando lo sguardo si posò sulla spalla dell’uomo, notando l’emblema della B.S.A.A.: spalancò gli occhi e rimase allibita, “sfottere” il proprio superiore non era un bel modo per conoscersi.

-Oh porca…!- la ragazza si cucì la bocca a filo doppio, evitando di imprecare contro non so quali creature:

-Io non so come scusarmi! Non pensavo che tu fossi e poi insomma non mi aspettavo… pensavo che tu fossi…se sapevo fossi stato tu non lo avrei fatto!- balbettò lei, abbassando vergognosa la testa, non desiderando altro se non sciogliersi.

L’uomo si avvicinò a lei, fino ad intravedere il suo volto, ora nascosto tra le tremanti mani; lui soffiò al nulla, prendendo le mani della ragazza e scostandole cauto dal suo viso, costringendola a tornare a guardarlo:

-Guarda che non ti fucilo.- disse lui sorridente, rassicurandola, sciolse la presa e tese una mano verso di lei:

-Chris Redclife, e tu sei?-

-Sarah Carter.- terminò lei la frase stringendo la mano di Chris, meno imbarazzata di prima.

Lei lasciò la presa, guardando Chris silenziosa; in un primo momento Chris fece lo stesso, guardando assente la punta delle scarpe, cercando un argomento di cui parlare:

-Beh,- cominciò lui incamminandosi verso l’elicottero in lontananza, -dov’è il resto della squadra?- domandò Chris incitando la ragazza a seguirlo; Sarah tentennò un attimo, cercando una scusa per parare il culo al capitano:

-Sono andati a sbrigare delle pratiche burocratiche.- mormorò lei accelerando il passo e superandolo; lui la raggiunse e gli poggiò una mano sulla spalla:

-Ah sì? Che tipo di pratiche?- domandò lui prendendo alla sprovvista la ragazza:

-Ehm, per l’atterraggio…-

-Sono andati a farsi un bicchierino, vero?- concluse Chris guardando negli occhi la ragazza, impedendogli di continuare a sparare scuse poco plausibili; Carter annuì energicamente, incapace di continuare a mentire davanti a quegli occhi azzurri.

Chris si fermò imponente davanti alla recluta, guardandola dalla testa ai piedi; Carter si allontanò di qualche passo, evitando di stargli troppo vicino, Chris si riavvicinò, a pochi centimetri dal suo viso:

-Ma sei un pulcino!- ridacchiò lui spettinando i capelli della ragazza, che aveva assunto un’espressione sbronciata; Carter scrocchiò le dita del pugno, guardandolo con sguardo assassino:

“Calma Sarah, calma, non far del male a questa povera creatura.”

-Ehm, perché sei entrato nell’esercito?- sparò lei cambiando argomento e tentando di distrarsi.

Chris parve pensarci, e calciando un pezzo di asfalto grezzo tornò a camminare verso l’elicottero, lasciando Sarah alle sue spalle:

-Amore per il proprio paese, la gloria, l’onore, le solite cose, no?- si schermì lui accelerando il passo, ormai a pochi metri dal mezzo, pensando di riuscire a sfuggire dall’interrogatorio:

-Non c’è altro? Magari per seguire le orme di un parente, forse tuo padre?- continuò lei imperterrita; Chris si arrestò di colpo, impallidito; il suo sguardo seguiva ombre invisibili, fantasmi abbandonati in un lontano passato che pensava non appartenergli più:

-Alla morte di mio padre…- cominciò lui con lo sguardo perso nel vuoto, -io e la mia sorellina rimanemmo senza una figura di “riferimento”, così mi assunsi le mie responsabilità e divenni abbastanza forte per crescerla, per proteggerla…- Chris si girò verso la ragazza, sorridendole –tu le somigli molto.- concluse lui allontanandosi impedendogli di continuare la conversazione.

Si schiarì la voce davanti ai membri della squadra, che avevano fatto ritorno:


-Attenti!- comandò Reyes ai suoi uomini, che eseguirono quasi subito l’ordine, Sarah si apprestò a raggiungerli e a mettersi sull’attenti imitandoli; Chris sorrise alla ragazza, che ricambiò il sorriso sotto lo sguardo furioso di Reyes, che strinse i pugni per calmarsi, per poi tornare a guardare con collera Chris:

-Riposo.- disse quest’ultimo studiando con lo sguardo la squadra e stringendo la mano al capitano, Chris tremò sotto la stretta ferrea di questo che sorrise maligno, mettendolo in soggezione.

-Lei dovrebbe essere Chris Redfield.- mormorò il capitano stringendo sempre più forte la mano del giovane:

-E lei deve essere Diego Reyes…-

-In persona.- terminò lui la frase aumentando sempre di più la presa, guardando l’uomo con astio; Sarah si intromise tra i due, poggiando una mano sulla spalla di entrambi, e sorrise al capitano per rassicurarlo:

-Reyes va tutto bene.- sussurrò lei all’uomo; Reyes lasciò la presa tornando a occuparsi della squadra, fingendo che non fosse accaduto nulla.

-Perdonalo è solo un po’ protettivo.- sospirò lei.

-Forse è meglio…- sospirò lui, allontanandosi da lei e passandosi entrambi le mani sudate sui pantaloni; i due si voltarono notando che gli sguardi di astio non venivano solo dal capitano, ma anche da Hayes, che caricava nervosamente la pistola guardando minaccioso Chris.

-Penso di essergli simpatico.- ridacchiò Chris alla ragazza, che aveva iniziato a mantenere le distanze, sullo sguardo scettico del suo superiore:

-Non ti fare troppi nemici.- lo ammonì lei affiancandosi a Reyes e evitando di incrociare il suo sguardo.

-Bene iniziamo!-

   
 
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