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Autore: Laura Sparrow    21/03/2012    1 recensioni
Quarto capitolo della saga di Caribbean Tales. - Tortuga. La roccaforte dei pirati, il porto preferito di ogni bucaniere sta radicalmente cambiando, trasformata nel rifugio ideale per gli intrighi di un uomo infido e spietato: Robert Silehard. E, quando anche l'ultimo porto franco non è più sicuro per un pirata, nessuno può più sfuggire alla mano di Silehard. Nemmeno capitan Jack Sparrow e la sua ciurma.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15
Pistole e sciabole


Jack passeggiava per la nave, camminando rasente le pareti degli angusti corridoi di sottocoperta per non intralciare il continuo viavai di marinai al lavoro. Nessuno faceva più caso a lui: per la ciurma contava meno che un passeggero, uno strano tizio che Silehard aveva voluto a bordo per motivi noti soltanto a lui.
Al capitano non erano sfuggite le occhiate di disprezzo degli uomini dello Squalo Bianco: sembrava che per la gente della gilda lui fosse diventato una specie di barzelletta. Anche adesso, se i pirati alzavano lo sguardo quando gli passavano di fianco, era soltanto per gettargli un'occhiata noncurante, o per scrutarlo con un ghigno di derisione.
Non che questo atteggiamento facesse molto bene al suo amor proprio, ma per il momento aveva altro per la testa.
Udì il rintocco di un bastone sul legno alle sue spalle, e si morse le labbra, infastidito. Tiago lo stava seguendo. Il capitano si fermò, scostandosi appena in tempo per lasciare passare due pirati che trasportavano un barile d'acqua, e scoccò un'occhiata al fondo del corridoio, da dove era arrivato: il muto era laggiù, e si incamminava nella sua direzione con passo zoppicante, anche se curiosamente spedito. Incontrò per un momento lo sguardo dell'unico occhio scoperto, e con una mano gli fece un lieve cenno per dirgli di andarsene.
Tiago si fermò per un momento, ma scosse il capo. Ancora più seccato, Jack gli fece di nuovo cenno di andare, stavolta con entrambe le mani e con una certa insistenza. L'altro non colse il suggerimento, anzi, scosse ancora il capo, con maggiore decisione, per far capire che la sua richiesta non era l'unica cosa che stava rifiutando.
In cuor suo, Jack sapeva perfettamente che cosa William stava negando, ma aveva sperato di poter evitare quel particolare il più a lungo possibile. Il giovane, invece, era venuto a cercarlo subito, mettendo peraltro a rischio la loro copertura.
- Dopo. - sibilò, scrutando il corridoio momentaneamente sgombro. Will scosse la testa di nuovo.
- Oh, va al diavolo. - il capitano gli voltò le spalle e continuò per la sua strada, ma il martellio del bastone sulle assi del ponte lo seguì molto rapidamente, e in pochi attimi William fu di fianco a lui. Quasi non mosse le labbra e non lo guardò neppure in faccia per non far sembrare che parlassero: tuttavia parlò, a voce bassissima.
- Non possiamo farlo. -
- Scht!- replicò Jack, febbrilmente, ma anche lui evitò di guardare l'altro: adesso procedevano senza meta, fianco a fianco, cercando di mascherare la loro conversazione clandestina con una parvenza di fretta.
- Jack... -
- Schhhht, imbecille!-
- C'è un bambino. -
Jack inghiottì un groppo in gola, poi individuò un angolo riparato tra un cannone e una pila di sacchi, che poteva ripararli per poco da sguardi indiscreti. Vi si avvicinò e poi si abbassò di scatto, accucciandosi dietro i sacchi: dopo aver dato una rapida occhiata attorno, Will lo seguì.
- Mi hai sentito?- continuò, azzardandosi a parlare in tono appena più udibile, inginocchiato tra i sacchi e il cannone. - Tu ne sapevi niente? Perché Silehard si è portato dietro quel bambino?-
- Non lo so!- replicò Jack, in un sussurro animato. - Come ho cercato di dirti, ho visto solo quando lo ha portato via dal bordello la notte scorsa: è suo figlio. Credimi, non ho idea di cosa abbiano in serbo per lui, ma sono abbastanza sicuro che non sarà niente di buono in ogni caso. -
Non poteva dirglielo. Non poteva ammettere di avere trovato il nesso fin troppo facilmente, quando la strega gli aveva parlato di “ripagare tutto il sangue versato”. Poche gocce di sangue da coloro che avevano subito la maledizione era bastato, al tempo, per liberarli dalla loro condizione... ma se ci fosse stato di più? Imogen sembrava conoscere le antiche leggende attorno al tesoro di Cortéz perfino meglio di lui che, in fondo, era ragionevolmente convinto di aver già visto e toccato con mano tutto quel che c'era da vedere.
Era quel bambino la chiave d'accesso per un diverso rituale, per un potere più grande, per la possibilità di stringere un accordo con Calypso in persona?
Ma i pensieri di Will erano su tutt'altra strada. - Possiamo salvarlo, allora!- sibilò, speranzoso.
- E quando? Vorrei ricordarti che noi due avremo già il nostro bel da fare per uscire vivi dalla nave. -
L'unico occhio del giovane che ancora era visibile sembrò mandare un lampo. - Jack, se credi che ti lascerò affondare la nave con quel bambino ancora dentro... -
- Che cosa farai? Hm?- lo provocò Jack, seccato, mentre si guardava attorno un'altra volta: nessuno in vista nello stretto corridoio male illuminato. - Non posso salvare tutti. Se vogliamo stare qui a farci prendere dai sensi di colpa, con questa nave andranno a fondo anche un bel po' di uomini che non hanno altra colpa se non quella di essere stati così stupidi da diventare i leccapiedi di Silehard... e non ti ho sentito sollevare alcuna obiezione, in quanto a loro. Siamo qui per salvarci la pelle, Will, non per fare gli eroi. -
Will rimase a fissarlo in silenzio in un modo che lo mise quasi a disagio, così che Jack continuò a guardarsi attorno con fare circospetto, sperando che quel lungo silenzio indicasse che la conversazione era finita. Proprio quando stava per alzarsi e andarsene, però, il giovane lo gelò con un altro sussurro.
- Non posso credere che lo pensi davvero. -
Cristo, ovvio che non lo pensava, o che l'idea di un bambino nel bel mezzo di una battaglia navale non lo rallegrava affatto: semplicemente era consapevole che il destino di quel neonato andava oltre le sue possibilità di aiutarlo, quindi si era semplicemente rassegnato a disinteressarsene. Cosa che William, dal canto suo, non sembrava affatto intenzionato a capire.
Si rialzò in piedi bruscamente, spazzolandosi la polvere dai pantaloni. - Di miracoli credo di averne già fatti abbastanza, fino ad ora. Non rovinare tutto!- stava per andarsene e lasciarlo lì, quando si voltò ancora una volta, e aggiunse: - Fai quello che vuoi: so che non posso trattenerti. Ma non ci mettere in pericolo. C'è in ballo troppo, per mandare tutto a monte. -
La cosa veramente strana era che, mentre lo diceva, era sicuro che Will non avrebbe lasciato perdere. Da quando lo aveva visto posare gli occhi sul bambino, aveva saputo che avrebbe complicato tutto. Non avrebbe cercato di fermarlo. Perché avrebbe dovuto? Era naturale che William avrebbe cercato di salvare quel bambino, così come era inevitabile che tutto ciò avrebbe messo a rischio l'intero piano. E lo accettava. C'era qualcosa di eccitante nell'essere sull'orlo del disastro.
Un'ora dopo, la nave veleggiava in mare aperto, circondata da null'altro se non l'immensa e uniforme distesa d'acqua.
Niente in vista, né terra né navi. Le vele si gonfiavano sotto un vento leggero, il cielo sembrava promettere bene. Tuttavia, la strega era sul cassero di poppa, rivolta verso la terra che avevano appena lasciato: dal momento della partenza, Jack era passato più volte avanti e indietro per il ponte, ma non l'aveva mai vista muoversi. Teneva lo sguardo fisso in una direzione precisa.
Quello sguardo cominciò ad innervosire Jack, anche perché aveva la sensazione di sapere benissimo su cosa fosse puntato.
Poi, ad un tratto, un suono si levò al di sopra degli ordini e dei richiami urlati dai marinai: cominciò come uno strano sibilo, poi tutti, poco a poco, si zittirono e lo riconobbero per quello che era. Una voce umana. La strega cantava, aggrappata al parapetto.
Tutti i marinai furono scossi da un brivido, e non era il solito, superstizioso fastidio per chiunque fischiasse o cantasse sul ponte, attirando i venti capricciosi; no. Quello della strega era un canto senza parole, frenetico, nient'altro che suoni che crescevano e calavano... e tuttavia, c'era qualcosa di spaventoso: la voce di Imogen correva dal ponte fino all'alto della coffa, come se una moltitudine di gole ripetessero all'unisono le sue note.
Jack si guardò attorno. Dalle espressioni dei pirati attorno a lui, era evidente che tutti avrebbero desiderato ardentemente che smettesse, ma nessuno si azzardava a metterla a tacere, neanche con tutta la buona volontà di un marinaio superstizioso. E il capitano sapeva benissimo che non c'era niente di più superstizioso di un marinaio superstizioso.
Solo Silehard appariva calmo: era uscito sul ponte per godersi un po' d'aria, e non sembrava condividere affatto il nervosismo del resto della sua ciurma. Mentre il canto della strega continuava, il vento si alzò di colpo: cosa che non contribuì minimamente a tranquillizzare i marinai, anzi. I gabbieri, che fino a poco prima si erano lamentati per la brezza svogliata, dovettero reggersi alle sartie per non precipitare.
Jack fu colto talmente alla sprovvista che -inaudito- il tricorno gli fu strappato da un improvviso refolo gelido, e rotolò sul ponte. Imprecò e gli corse dietro, allungando le mani per acchiapparlo, ma qualcuno si era già chinato a raccoglierlo: Donovan alzò gli occhi su di lui e, dopo averlo scrutato in modo strano per qualche momento, gli porse il cappello con espressione indecifrabile.
Il capitano se lo riprese con una smorfia curiosa, che non era né di apprezzamento né di fastidio. - Grazie. - borbottò.
- Che cosa diavolo sta facendo?- domandò l'irlandese, accennando alla strega con più di una sfumatura di paura nella voce. Che il testarossa si stesse già pentendo del suo ritorno a bordo? Interessante.
Jack si sistemò il cappello e seguì lo sguardo di Donovan: Imogen era ancora immobile sul cassero, e la sua voce innaturale riempiva l'aria. Diede un'occhiata al cielo: le nuvole si erano concentrate sopra di loro.
- Temo proprio... - rispose, allargando le braccia come se la cosa fosse piuttosto ovvia. - ...che stia propiziando il vento. -

*

Mentre lo seguivo col cannocchiale, lo Squalo Bianco sembrò quasi sparire per un istante, inghiottito da un banco di nebbia. Sibilai tra i denti e premetti l'occhio contro lo strumento, come se questo potesse migliorarmi la visuale: vedevo ancora la sagoma della nave, ma improvvisamente era diventata fumosa e indistinta. Da dove era spuntato quel banco di nebbia? Attorno a noi non c'era che il mare aperto, e il cielo era quasi del tutto sereno.
Alzai un poco il cannocchiale. In effetti, ora anche il cielo si era scurito in un punto preciso: dritto sopra il galeone, come se le nuvole stessero scendendo per avvolgerlo in un manto.
- Diavolo, no!- ringhiai, abbassando lo strumento. - Non possiamo perderli!-
Mi voltai verso Gibbs, che in quel momento teneva il timone, e alzai la voce perché mi sentissero anche i gabbieri: - Liberate tutto e alla via così! A tutta forza! Teniamo la direzione delle nubi, e fuori i remi. -
- Di già, capitano?- fece Gibbs.
- Sì. Quella nave se la sta filando a velocità spaventosa. -
- E, al contrario di noi, ha un vento di poppa che le tiene ogni vela spiegata. - aggiunse Barbossa, comparso in quel momento, anche lui con un cannocchiale puntato verso il lontano Squalo Bianco. Ricontrollai a mia volta e, in mezzo alla foschia, mi accorsi che aveva ragione.
- Com'è possibile?-
Barbossa sorrise senza allegria, con un lampo gelido negli occhi color ferro. - C'è la strega con loro, e forse non ha intenzione di renderci le cose facili. -
- A tutta forza!- ripetei a voce alta. - Segnalate alla Sputafuoco di starci dietro. -
Le vele si dispiegarono fino all'ultimo pollice, i rematori si misero al lavoro, e la Perla finalmente mise le ali. Posai la mano sul parapetto e strinsi le dita sul legno, mentre la sentivo prendere velocità. Silehard poteva pure contare su quel vento innaturale, ma gli avrei fatto vedere cosa voleva dire saper sostenere un inseguimento.
La presenza di Barbossa mi rendeva irrequieta, così lasciai il posto accanto al timone per percorrere in fretta il ponte in tutta la sua lunghezza. Ovunque, i pirati si affannavano ai loro posti: Valerie si inerpicò sulle sartie come una scimmia, Faith e Michael correvano trasportando palle di cannone, Ettore ne stava sistemando uno in posizione di tiro con l'aiuto di altri tre pirati. La Sputafuoco era dietro di noi, e al timone c'era Elizabeth: intrepida e inarrestabile.
Sentivo crescere l'eccitazione e il nervosismo insieme, e percepivo la stessa cosa in ognuno dei pirati attorno a me. Ero quasi arrivata a prua, e stavo scrutando l'orizzonte davanti a noi quando, come per caso, mi accorsi di una figura ferma accanto al bompresso. Subito non ci feci neanche caso, distratta dai movimenti della ciurma attorno a me... ma poi vidi vesti bianche e una chioma di capelli neri agitati dal vento.
Mi paralizzai, incapace perfino di respirare, e puntai gli occhi su ciò che stavo vedendo, per assicurarmi di non averlo immaginato. No. Era reale.
La Dama era in piedi sulla tolda della Perla: mi dava le spalle, ma il nero dei suoi capelli e il biancore ultraterreno delle sue braccia simili a marmo era inconfondibile. Era là. Era sotto gli occhi di tutti.
Col cuore in gola, avanzai finché non riuscii a vedere il profilo del suo viso, e vidi che stava fissando la nave di Silehard con gli occhi spalancati e un'espressione dura, quasi furiosa, dipinta in volto.
Poi forse distolsi gli occhi per un istante, o ebbi un impercettibile guizzo dello sguardo: l'istante dopo, lei semplicemente non era più lì. Emisi un gemito, e restai ferma con una mano a mezz'aria come se fossi stata bloccata nell'atto di fermarla.
Niente, non c'era più: e io stessa mi chiedevo se l'avevo vista veramente. Mi guardai attorno, ma nessuno dei pirati sembrava badare minimamente a me, o alla figura che era stata sulla tolda fino a pochi secondi prima. Nessuno! Nessuno l'aveva vista!
Provai un attimo di totale smarrimento. Di colpo mi sentivo come se la Dama fosse stata qualcuno che mi era molto caro, che mi fosse stata sottratta bruscamente e senza una spiegazione. Che dovevo fare? Aiutami... Aiutami! Perché non era lì ad aiutarmi?
Fu questione di istanti, ma mi ripresi. Nessuno l'aveva vista: dunque quel momento era stato solo per me. Ignoravo che cosa la Dama avesse voluto dirmi con quella sua apparizione, ma osavo sperare che significasse che ci sarebbe stata vicina, come sempre.
Raggiunsi la tolda e mi fermai esattamente nel punto in cui lei era scomparsa.
La caccia era cominciata.

*

La caccia durò quasi un'altra intera ora.
Ormai tutti i marinai dello Squalo Bianco avevano intuito di essere inseguiti, e presto la sagoma della Perla Nera si stagliò chiaramente contro l'orizzonte.
Sembrava impossibile, però, pensare che potesse raggiungerli. Era troppo lontana, drammaticamente troppo lontana, e lo Squalo era sospinto da un vento che per gli inseguitori non soffiava.
Tuttavia, la Perla non cedeva terreno.
Jack camminava avanti e indietro. Ad un certo punto, mentre era ancora assorto nei suoi pensieri, si sentì agguantare per le spalle da qualcuno che non riuscì a vedere, e scagliare in ginocchio sul ponte, urtando dolorosamente le assi di legno. Questo lo colse impreparato. Non fece in tempo ad alzare lo sguardo, che si ritrovò bloccato dai due bruti di Silehard, costretto in ginocchio, esattamente come lo era stato prima Donovan.
E, come prima, Silehard torreggiò sul suo nuovo imputato, solo che stavolta sguainò la spada e la puntò alla gola di Jack, con uno sguardo carico di rabbia. I pirati che non erano impegnati a far tenere il vento alla nave si sporsero per vedere, eccitati all'idea di un'esecuzione fuori programma.
- Hai finito di giocare con me, Sparrow. - gli disse Silehard, mortalmente tranquillo, mentre rigirava la lama sotto il mento del capitano con una leggerezza che a quest'ultimo sembrò un tantino eccessiva. - Mi hai stancato. Non sei stato utile nemmeno la metà... ma che dico, nemmeno un terzo di quanto avevo sperato. Sei una delusione. E sei anche un idiota, perché forse mi credi stupido. La tua piccola nave, laggiù, è forse spuntata dal nulla?-
- No di certo, signore. - rispose Jack, cercando di ostentare un'alzata di spalle convincente anche se era bloccato saldamente da entrambi i lati. - Ma credo che possiate facilmente constatare che, di certo, non la sto conducendo io. -
La lama lo punse sul collo, facendolo sussultare.
- Continui a prendermi in giro. - sibilò Silehard. - Forse non hai capito a che gioco stai giocando. Ma tanto meglio. Basta così. Legatelo ad un cannone e mettetelo bene in vista! Voglio vedere se la sua ciurma deciderà di lasciarlo finire in fondo al mare!-
“Non si mette bene.” pensò il capitano, deglutendo.
Per fortuna, anche se un filo più tardi di quanto avesse sperato, risuonò il colpo di un cannone. I pirati fissarono la Perla col fiato sospeso, ma poi si tranquillizzarono: non erano ancora a portata di tiro, per quanto il boato fosse suonato molto vicino. In molti tornarono al divertimento principale: corsero a sciogliere un cannone, trascinandolo in mezzo al ponte e preparando le corde per legarvi Jack.
Il capitano stava guardando verso il cassero di poppa. Imogen era ancora là, apparentemente indifferente a tutto quel che stava succedendo, intensa solo a cantare la sua nenia che portava il vento nelle vele della nave. Ignorato da tutti, Tiago stava salendo verso di lei. Con calma, senza farsi notare, senza intralciare nessuno, misurando ogni passo col battito ritmico del pesante bastone.
I due bruti tirarono Jack verso il cannone, ridendo. I pirati con le corde lo aspettavano.
Poi Tiago, con un balzo e un movimento troppo rapido per poter essere fermato, colpì la strega col bastone e la fece piegare in due dal dolore. Dopodiché abbandonò il bastone per afferrare la spada, agguantò saldamente la donna e le puntò l'arma alla gola, gridando con voce chiara e perfettamente udibile: - Fermi tutti!-
Più che il suo grido, fu il repentino calare del vento ad attirare l'attenzione di tutti: le vele ricaddero flosce, e la nave beccheggiò così violentemente da far vacillare gli uomini in piedi sul ponte. Jack sentì i due pirati mollare la presa su di lui per un momento solo, e ne approfittò: sgusciò dalle loro mani, gettandosi a terra e rotolando sul ponte con una capriola. Non riuscirono ad acchiapparlo, e quando si rialzò aveva la pistola in una mano e la spada nell'altra. La pistola era puntata contro uno sbigottito Silehard.
- Fareste meglio a dare ascolto al muto. - commentò il capitano, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
- Che cosa credete di fare?!- esclamò il capo della gilda, con voce vibrante di rabbia: la sua spada era ancora sguainata, e la sua mano sinistra era sul calcio della pistola. Quella di Jack, però, era già puntata. - Speri forse che riuscirete a prendere questa nave in due soltanto?-
- Sono il capitano Jack Sparrow. - rispose, ricordando vagamente un episodio in cui gli era stata rivolta una domanda molto simile, e aveva risposto nello stesso modo. - E ora ascoltatemi tutti. - continuò, alzando la voce, rivolto all'intera ciurma che era rimasta a guardare. - Non c'è nessuna immortalità che quest'uomo possa offrirvi, nel luogo in cui ci sta portando. Io lo so meglio di chiunque altro: era di me che questi due avevano bisogno, per arrivarci. Ma non c'è nessuna gloria, nessun tesoro, nessun potere sconosciuto che possano darvi in cambio della vostra fedeltà: vi stanno ingannando. Evitiamo una carneficina. La mia flotta è qui per affondare l'intera nave, se glielo ordino. Vogliamo solo Silehard e la strega, e so che non sono una grande rinuncia per nessuno di voi. -
Per un lungo momento, quasi si permise di pensare che i pirati gli avrebbero dato ascolto e avrebbero scelto la via più facile pur di salvarsi la pelle, come era giusto che fosse. Era la cosa più logica e naturale.
Ma poi la strega parlò, mentre ancora si divincolava come un serpente tra le braccia di Will, che faticava a tenerla ferma anche puntandole la lama alla gola.
- Quel lurido topo di fogna non sa niente!- ringhiò, e la sua voce suonò forte e inquietante come era stato prima il suo canto. - L'unica cosa che mi serviva di lui erano i suoi ricordi: il resto, ormai, per me potete buttarlo ai pesci! Io so quello che prometto, e questo stupido non ne conosce neanche una briciola! Io ho il potere! Io so cosa farne! E giuro che ti scannerò con le mie mani, Sparrow, tu e chiunque altro oserà rifiutarsi di lottare per difendere la gilda!-
Le sue parole, purtroppo, sembrarono sortire molto più effetto di quelle di Jack, fosse per convinzione, timore reverenziale o solo paura. Le lame brillarono sotto il sole.
Per un attimo soltanto, Jack guardò Will: visto quanto le cose si erano messe male, la cosa più sensata da fare sarebbe stato uccidere la strega, e farla finita almeno con lei.
Ma, ancora una volta, sapeva esattamente che cosa aspettarsi da lui, ed ebbe la certezza che non lo avrebbe fatto. Infatti li vide lottare avvinghiati, vide Imogen graffiare la faccia di William, con la spada che le tagliuzzava la pelle. Ma lui non colse l'occasione. Lì per lì, il capitano ne fu seccato: stavano per uccidere a sangue freddo i primi pirati che si fossero mossi per attaccarli; che uccidesse anche la strega senza tante storie! Ma capiva che con Will non poteva andare che così. Avrebbe dovuto essere lui a farlo, ripensandoci... ma Imogen non avrebbe mai commesso l'errore di voltare le spalle a lui, mentre aveva completamente ignorato colui che le era sembrato l'inutile Tiago.
Jack sparò, e Silehard si buttò a terra quasi nello stesso istante. La pistola fumava nella sua mano. Mancato. Peccato. La lasciò, e si tirò indietro riparandosi dietro la spada, mentre l'intera ciurma veniva a prenderlo.
Era il momento di inventarsi qualcosa per restare vivo. Non che la cosa gli dispiacesse: dopotutto, era rimasto insopportabilmente quieto e remissivo per troppo tempo, sforzandosi di stare al gioco di Silehard per capirlo e rovinarlo. Adesso si era stufato.
Arretrò in fretta, minacciato da un centinaio di spade, fino ad arrivare a dare le spalle al parapetto. Poi, sempre con la spada in pugno, balzò sulla murata, si afferrò ad una delle cime e si diede la spinta, lanciandosi in volo oltre il ponte. Il salto appeso alla fune gli fece attraversare l'intera fiancata, da poppa a prua: e la ciurma indiavolata, come una massa urlante, gli corse dietro.
Terminato l'arco, cozzò con le gambe contro la murata, e fece del suo meglio per reggersi. Barcollò. Poi, proprio mentre la ciurma inferocita lo raggiungeva, si lanciò di nuovo e dondolò follemente dalla parte opposta: da prua a poppa. Dai pirati si levò un boato di rabbia e di sconcerto.
- Tirate giù quel cane vigliacco!- urlò Silehard, fuori di sé davanti al penoso spettacolo della sua ciurma che giocava ad acchiapparella col capitano. - Prendetelo!-
Jack atterrò sulla parte di ponte ora sgombra, e se la filò di corsa verso poppa. Intanto, la Perla e la Sputafuoco erano arrivate a portata dei cannoni.
Il boato simultaneo dell'artiglieria fu assordante: le palle di cannone sfondarono la parte inferiore della chiglia dello Squalo, mentre nuvole di fumo acre appestavano l'aria. I pirati gridarono, e Silehard decise di lasciar perdere Jack per ordinare agli uomini di mettersi ai cannoni e rispondere al fuoco. Le navi erano in rotta di collisione.
Jack corse fino al timone, dove Will aveva abbandonato la strega per respingere due pirati che lo incalzavano con le spade. Il capitano arrivò alle spalle di uno di loro, lo agguantò per la giacca e lo infilzò sulla propria spada. Will tagliò la gola all'altro. Mentre lo faceva, Jack si lanciò verso Imogen, che stava tentando di darsi alla fuga, e riuscì nello slancio a travolgerla e a buttarla a terra.
- Se vuoi fare qualcosa di eroico, fallo adesso!- gridò a Will, poco prima che la strega lo colpisse con una gomitata nello sterno. Il giovane esitò per un momento, poi, vedendo che Jack sembrava avere la meglio, corse giù per le scale del cassero. Il vecchio, onorevole, prevedibile William. Era bello essere di nuovo dalla stessa parte.
Aveva bloccato Imogen sotto di sé. La strega si dibatteva e ringhiava come una belva, e le mani di lui erano coperte di graffi per colpa di quell'indemoniata. Ebbene, era il momento di essere più spietato di lei.
La agguantò e la sollevò, spingendola contro il parapetto: la teneva per le braccia, impedendole di ribellarsi.
- Allora, vuoi che finisca così?- domandò la strega: lo fissava con occhi brucianti, ma la sua voce era ferma e terribile nella sua determinazione. - Possibile che tu non veda quanto sei vicino ad ottenere quello che vuoi? Tutto quello che avrei fatto per Silehard lo farò per te, se me lo chiedi. C'è il rituale, Jack! Nessuna maledizione, nessuna rinuncia, nessun compromesso. Solo un'offerta, e poi Calypso ci concederà tutto quello che chiederemo. È così semplice! Tu hai bisogno di me!-
- Non ho bisogno dell'immortalità. - rispose Jack, in tono quasi tranquillo. Poi, in crescendo, mentre si dava lo slancio, continuò: - Né di un rituale, né di Calypso, né di Silehard, e soprattutto no, non ho assolutamente alcun bisogno di te!-
Con tutta la forza che aveva, sollevò Imogen e la spinse oltre il parapetto. Di lei sentì soltanto l'ultimo urlo di rabbia mentre precipitava come un sasso nell'acqua sottostante, in mezzo al fuoco incrociato dei cannoni.

*

La bandiera rossa sventolava sul nostro pennone sotto quella nera, segno che non avremmo avuto pietà di nessuno. Lo Squalo Bianco stava rallentando visibilmente, mentre noi gli arrivavamo addosso a tutta velocità.
- Tutta a tribordo, dentro i remi!- gridai, dalla mia postazione sulla tolda. Lì, in testa alla nave, sentii tutto il vertiginoso spostamento della virata, e restai a guardare mentre ci accostavamo allo Squalo da tribordo. Anche i loro cannoni erano pronti.
Come arrivammo uno di fianco all'altra, le due navi fecero fuoco contemporaneamente. Era ovvio che stavolta Silehard non si sarebbe fatto scrupoli a colpire la Perla: avevamo passato il segno.
Il boato mi rimbombò nelle orecchie, e mi accucciai dietro il bompresso per sfuggire ad una nuvola di schegge che esplose nell'aria a pochi passi da dove mi trovavo. Jack e Will non si vedevano. Secondo gli accordi, appena fossimo stati bordo a bordo loro avrebbero dovuto tentare di lanciarsi sulla Perla il più in fretta possibile, in modo da consentirci di fare fuoco a volontà sullo Squalo. Altrimenti... altrimenti avremmo dovuto dare l'abbordaggio, e che parlassero le spade. Già da quando avevo letto quel “altrimenti” nella sua lettera, sapevo che non ce la saremmo cavata per la via più facile.
L'aria esplose attorno a noi, mentre la bordata si scatenava in tutta la sua potenza sia da una parte che dall'altra. Le palle di cannone fischiarono, spezzando assi, sfondando travi e boccaporti, travolgendo gli uomini. Schegge ovunque. L'aria era irrespirabile. Coprendomi la faccia con un braccio, tornai sul ponte girando dal lato di tribordo, quello che non era rivolto verso i cannoni dello Squalo.
Dietro di noi stava arrivando anche la Sputafuoco: non era riuscita a tenere la nostra stessa velocità durante l'inseguimento, ma ci aveva tallonato fedelmente e ora arrivava a darci manforte. Avevamo azzannato la preda. Ora restava una cosa da fare: spezzarle il collo.
- Ettore! All'albero maestro!- gridai, e il mio grido fu ripetuto fino a raggiungere i cannonieri che stavano nel primo ponte inferiore. Sapevo che Ettore si trovava laggiù, e manovrava uno dei cannoni centrali: il mio ordine gli sarebbe arrivato, e lui avrebbe saputo che cosa fare. Su entrambi i ponti risuonarono colpi secchi di pistole e moschetti, mentre la ciurma ricaricava frettolosamente.
Sottocoperta, gli artiglieri attesero che il rollare delle onde ci portasse nella posizione giusta, quindi accesero la miccia. Il botto risuonò un secondo dopo, assordante, come un eco tardivo della precedente bordata: la palla di cannone sfondò prima la murata dello Squalo, e poi si piantò con precisione nel corpo dell'albero maestro, sollevando una pioggia di schegge e scuotendo tutta la nave come se l'avesse ferita a morte. Tutta la mia ciurma emise un boato di giubilo, urlando, ruggendo, battendo le armi contro il parapetto.
L'albero del galeone nemico si inclinò, con lo scricchiolio sordo del legno e delle sartie che si strappavano. Ci fu un fuggi fuggi generale su entrambe le navi, mentre l'albero maestro precipitava di lato, per crollare di traverso sul ponte della Perla Nera: travolse le nostre sartie e ne spezzò alcune, ma questo non era niente in confronto alla ferita che gli avevamo inflitto noi.
- Pistole e sciabole, uomini!- Barbossa fu il primo a sollevarsi in mezzo alla ciurma, che si era allontanata dal parapetto per evitare la caduta dell'enorme albero. In quel momento, solo in mezzo al fumo che saliva dalle bocche dei cannoni, con la scimmia sulla spalla, aveva davvero un aspetto inquietante. - Si va all'arrembaggio!-
A mia volta salii in piedi sulla murata e gridai, incitando gli uomini. I miei pirati non si fecero attendere, e i più vicini lanciarono i primi rampini per tirare lo Squalo ancora più vicino a noi: altri si lanciarono con le funi, brandendo le loro armi e urlando. Misi mano alla spada e, con la mano libera, agguantai la cima più vicina a me. Poi guardai Barbossa, che stava in piedi dall'altra parte del ponte.
“Non saltare.” mi dissi, mentre lo guardavo. “Lascia la nave, e lui sarà libero di prendersela. Ti volterà le spalle. Appena alzerai i piedi dal ponte, lui prenderà il comando e ti porterà via la Perla, se solo ne avrà l'occasione.”
Come se avesse sentito i miei pensieri, o forse si era solo accorto che lo stavo fissando, Barbossa si voltò verso di me. Forse sapeva esattamente cosa sospettavo, forse gli stessi pensieri stavano attraversando anche la sua mente in quel preciso momento: fatto sta che restammo a guardarci per attimi interminabili, ad un intero ponte di distanza, tra gli spari e le urla dei pirati all'arrembaggio. Poi lui afferrò a sua volta una cima, mi fece un gesti col braccio che sembrò la parodia di un inchino, e si lanciò sul ponte nemico con un'agilità assolutamente insospettata per un uomo della sua età.
Va bene, io non potevo certo essere da meno. Mi afferrai alla cima, strinsi forte la mia arma e mi lanciai.
Sul ponte avversario era già il caos. La prima carica dei miei uomini aveva provveduto ad indebolire le loro difese, ma ora non c'era un angolo dello Squalo Bianco dove i pirati non stessero affrontando altri pirati, in una mischia mortale. Ero nel bel mezzo di quello che avevo pregato di evitare.
Silehard. Dov'era Silehard? Il suo era l'unico sangue che volevo davvero sulla mia lama.
Tuttavia, dovetti versarne altro, e anche in fretta: uno dei pirati della gilda corse verso di me nella mischia, urlando e tagliando l'aria con la spada ad un palmo dalla mia faccia. Parai il colpo, e usai il suo stesso impeto per far roteare bruscamente la sua lama. Lo sbilanciai. Le nostre spade si incrociarono violentemente altre due, tre, quattro volte, poi vidi un buco nella sua difesa e gli sferrai un calcio all'inguine. Quando si piegò, gli conficcai la spada nella spalla, e poi passai oltre senza neanche guardare se lo avessi ucciso.
Altre spade davanti a me. E ancora nessuna traccia di Silehard.



Note dell'autrice:
Si riparte a vele spiegate, o meglio, dovrei dire che ci si avvia verso la conclusione a vele spiegate.
Come sempre grazie a Sara che legge tutto quello che scrivo e mi delizia con i suoi commenti, spero che questi capitoli ti aiutino a toglierti un po' di soddisfazioni. ^^ Grazie ad eltanin, sono felice che Jack ti abbia fatto un bell'effetto: devo ammettere di averlo tenuto piuttosto "alla catena" per buona parte di questa ff, e infatti, come potete vedere, adesso si sta scatenando. Letteralmente. Weee. Grazie a Fannysparrow, anche se ha ceduto al fascino di Donovan (XD). Grazie e benvenuta su questi lidi a Wany. E infine, grazie anche su queste pagine alla compare Captain Alwilda per le sue vignette e per le interminabili chiacchierate via chat a tema piratesco/vampiresco ad orari improbabili. E già che ci sono segnalo anche questa sua creazione, in risposta alla scena tra Jack e Dorothy di qualche capitolo indietro... Che dire. Lol.
Wind the sails!

  
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