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Autore: bloodingeyes    21/03/2012    1 recensioni
Quando ha scoperto che la mia identità segreta era quella di Black Fire, il malvagio tormentatore della nostra città, mi ha detto che non potevamo più stare insieme, che lui non poteva accettarlo. Gli ho assicurato che avrei smesso per sempre, sarei diventato un semplice cittadino, mi sarei lasciato tutto alle spalle. Qualsiasi cosa per lui. Ma non è bastato.
Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Super?'
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My only lover

È mattina presto, ho sonno e mal di testa. Ho ispezionato tutti i disegni di Larzevik, tutte le immagini della nave, ogni singolo filmato sull’esplosione della città e alla fine temo di essere riuscito a capire con cosa abbiamo a che fare: un arma ad impulsi in grado di rompere tutti i legami fra gli atomi. Ho scoperto anche che la nave non è un arma ma serve solo il trasporto. Hiwahiwa avrebbe potuto usare anche una grossa barca a remi e non sarebbe cambiato poi molto. L’arma vere e propria si trovava in parte nella stiva e in parte sotto la chiglia. Tutti gli organi di puntaggio si trovavano nella stiva che era sorvegliata da una cosa come trappole mortali e infernali marchingegni meccanici. Sotto la nave invece c’era l’arma vera e propria che “sparava” un impulso fino a una distanza di qualche chilometro che distruggeva il legame fra gli atomi e che quindi distruggeva ogni oggetto solido o liquido che incontrasse. Non c’era modo di fermarla una volta che iniziava a sparare, l’unica cosa che si poteva fare era scappare o pregare. Aveva però qualche limitazione: l’arma poteva sparare solo davanti a sé, con un raggio d’azione ben descritto e gli impulsi non potevano essere direzionati in alto poiché altrimenti avrebbero colpito la nave stessa, in aggiunta gli impulsi più si allontanavano dalla nave più si indebolivano e questo significava che non tutto quello che si trovava al limite del raggio d’azione veniva distrutto. Gli eroi infatti avevano confermato che ai limiti del cratere avevano trovato alcune persone, animali e anche dei pezzi di edifici.

Ma la cosa più interessante che avevo scoperto era che l’arma non poteva essere tirata fuori dall’acqua perché quando sparava provocava un calore così intenso che avrebbe incendiato l’aria e l’avrebbe fatta sciogliere da sola. Sotto la nave c’erano ventole e delle armi congelanti che cercavano di mantenere la temperatura dell’acqua il più bassa possibile. In teoria distruggendo questi congegni di raffreddamento l’arma si sarebbe autodistrutta per colpa del calore che essa stessa provocava ma arrivare a disattivarli era un problema visto che l’acqua sotto la chiglia della nave era così calda che ci si poteva cuocere un uovo in mezzo secondo. Era però l’unica possibilità che avevamo per distruggere l’arma

-Novità?- mi chiese Gold appoggiandosi alla mia sedia e fissando lo schermo

-A quanto pare ho trovato il punto debole dell’arma- gli dico

-È fantastico!-

-Ma c’è un problema-

-Quale?- gli dissi tutto quello che avevo scoperto ma lui sembrò capire solo la metà di quello che stavo dicendo così tagliai corto

-Bisogna andare sotto la nave e spaccare tutti i congegni di raffreddamento-

-Ma l’acqua è così calda che chiunque ci si immerga morirebbe-

-Esatto, a meno che non sia invulnerabile al calore!-

-La cosa non mi piace- brontola Gold mordicchiandosi le labbra –e se le pistole congelanti sparassero contro chi si è immerso?-

-Il ghiaccio si scioglierebbe quasi immediatamente, senza nessun danno ma comunque non sono state progettate per sparare ad un improbabile aggressore, sono fisse-

-E chi dovrebbe andare là sotto a farsi bollire vivo?- mi chiede Flash Gold

-Conosci qualcuno con l’immunità al calore?- gli chiedo sorridendo

-Solo una persona- mi risponde lui, per nulla contento

-Bene, allora è deciso!- gli dico mentre mi alzo e mi stiro la schiena: tutte quelle ore seduto al computer mi hanno riempito di acciacchi –vado a fare una telefonata e poi ci mettiamo al lavoro-

-Jonathan! Aspetta!- mi richiama lui

-Non usare il mio nome!- gli dico irritato. Lui non dovrebbe conoscere il mio vero nome!

-Scusa… ma sei sicuro che vada bene così?- mi chiede e sembra sinceramente preoccupato

-Si, si! Andrà bene!- gli rispondo con noncuranza –e adesso lasciami fare la mia dannata telefonata!- Gold si morde ancora le labbra, come se volesse aggiungere qualcosa ma non lo fa. Esce sul terrazzo e si alza in volo, lasciandomi casa sua. Sarebbe un buon momento per distruggere qualcosa, solo per dispetto. Invece mi siedo sul divano e compongo il numero. Tyler risponde al terzo squillo con voce impastata dal sonno

-Scusa, non volevo svegliarti… - dico, ricordandomi che è ancora mattina molto presto

-No, è tutto apposto- mi risponde lui con uno sbadiglio –allora? Novità?- mi chiede. L’ultima volta che ci siamo sentiti, qualche ora prima, gli ho dovuto spiegare cosa stava succedendo in città, come mai si era formato un gigantesco cratere dove prima c’era una città, cosa stavo facendo e altre cose di secondaria importanza. Quello che l’ha sconvolto più di tutto comunque è stato il fatto che ora io collabori con i supereroi: uno dei cattivi più tremendi della storia della nostra città che ora da una mano ai buoni per combattere il nuovo cattivone. Solo a dirlo era assurdo

-Ho trovato un modo per affondare la nave- gli dico con un sospiro

-È fantastico!- mi risponde Tyler, anche se con poca convinzione

-Il problema è che non è semplice… -

-Niente nella vita è semplice- mi risponde lui, probabilmente sta sorridendo e vorrei tanto vederlo in questo momento, ho bisogno del calore del suo sorriso

-Hai ragione… - gli rispondo e non so bene come proseguire

-Jona- mi richiama lui -mi dispiace… -

-Per cosa?- gli chiedo stupito

-Per averti lasciato in quella maniera, è solo che ero sorpreso e anche un po’ spaventato… -

-Non è colpa tua- gli dico –io ti ho mentito-

-E per questo ti vorrei tanto prendere a pugni- ribatte Tyler facendomi sorridere e poi aggiunge –però siamo stati insieme per tanto tempo, eravamo amici e ci siamo innamorati… io mi sono innamorato di te, avrei dovuto almeno ascoltarti… -

-Ascoltami adesso- lo interrompo. Prendo un lungo respiro e continuo -non ho mai detto niente del genere a nessuno ed è difficile… io ti voglio bene come non ne ho mai voluto a nessuno, e non mentivo quando ti ho detto che per te avrei lasciato la mia vita da criminale, desideravo davvero stare con te, adottare qualche nanerottolo urlante e moccoloso e diventare vecchio con te… ti amo davvero dal profondo del mio cuore-

-Anch’io ti amo Jonathan- mi risponde con un sincero affetto nella voce

-Sono contento di sentirlo- gli rispondo cercando di non fare tremare la mia stessa voce. Sono così contento che non mi odi, che mi ami ancora nonostante tutto quello che ha scoperto su di me –ora però devo andare- gli dico

-Dove?- mi chiede disorientato dal mio cambio d’argomento

-Dobbiamo affondare quella barca prima che attacchi di nuovo, il cattivo ha dato 12 ore di tempo per dargli i soldi e le chiavi della città e ora ne mancano solo 3… siamo già in ritardo-

-Ok, capisco… Jona, non fare niente di pericoloso… - mi si chiude la gola e per un attimo non riesco a rispondergli

-Starò attento- gli rispondo cercando di sembrare normale

-Ti amo- mi risponde lui

-Anch’io- gli rispondo prima di riagganciare. Questa potrebbe essere l’ultima volta che sento la sua voce.

   
 
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