My
only lover
È
mattina presto, ho sonno e mal di testa. Ho ispezionato tutti i disegni
di
Larzevik, tutte le immagini della nave, ogni singolo filmato
sull’esplosione
della città e alla fine temo di essere riuscito a capire con
cosa abbiamo a che
fare: un arma ad impulsi in grado di rompere tutti i legami fra gli
atomi. Ho
scoperto anche che la nave non è un arma ma serve solo il
trasporto. Hiwahiwa
avrebbe potuto usare anche una grossa barca a remi e non sarebbe
cambiato poi
molto. L’arma vere e propria si trovava in parte nella stiva
e in parte sotto
la chiglia. Tutti gli organi di puntaggio si trovavano nella stiva che
era
sorvegliata da una cosa come trappole mortali e infernali marchingegni
meccanici. Sotto la nave invece c’era l’arma vera e
propria che “sparava” un
impulso fino a una distanza di qualche chilometro che distruggeva il
legame fra
gli atomi e che quindi distruggeva ogni oggetto solido o liquido che
incontrasse. Non c’era modo di fermarla una volta che
iniziava a sparare,
l’unica cosa che si poteva fare era scappare o pregare. Aveva
però qualche
limitazione: l’arma poteva sparare solo davanti a
sé, con un raggio d’azione
ben descritto e gli impulsi non potevano essere direzionati in alto
poiché
altrimenti avrebbero colpito la nave stessa, in aggiunta gli impulsi
più si
allontanavano dalla nave più si indebolivano e questo
significava che non tutto
quello che si trovava al limite del raggio d’azione veniva
distrutto. Gli eroi
infatti avevano confermato che ai limiti del cratere avevano trovato
alcune
persone, animali e anche dei pezzi di edifici.
Ma
la cosa più interessante che avevo scoperto era che
l’arma non poteva essere
tirata fuori dall’acqua perché quando sparava
provocava un calore così intenso
che avrebbe incendiato l’aria e l’avrebbe fatta
sciogliere da sola. Sotto la
nave c’erano ventole e delle armi congelanti che cercavano di
mantenere la
temperatura dell’acqua il più bassa possibile. In
teoria distruggendo questi
congegni di raffreddamento l’arma si sarebbe autodistrutta
per colpa del calore
che essa stessa provocava ma arrivare a disattivarli era un problema
visto che
l’acqua sotto la chiglia della nave era così calda
che ci si poteva cuocere un
uovo in mezzo secondo. Era però l’unica
possibilità che avevamo per distruggere
l’arma
-Novità?-
mi chiese Gold appoggiandosi alla mia sedia e fissando lo schermo
-A
quanto pare ho trovato il punto debole dell’arma- gli dico
-È
fantastico!-
-Ma
c’è un problema-
-Quale?-
gli dissi tutto quello che avevo scoperto ma lui sembrò
capire solo la metà di
quello che stavo dicendo così tagliai corto
-Bisogna
andare sotto la nave e spaccare tutti i congegni di raffreddamento-
-Ma
l’acqua è così calda che chiunque ci si
immerga morirebbe-
-Esatto,
a meno che non sia invulnerabile al calore!-
-La
cosa non mi piace- brontola Gold mordicchiandosi le labbra –e
se le pistole
congelanti sparassero contro chi si è immerso?-
-Il
ghiaccio si scioglierebbe quasi immediatamente, senza nessun danno ma
comunque
non sono state progettate per sparare ad un improbabile aggressore,
sono fisse-
-E
chi dovrebbe andare là sotto a farsi bollire vivo?- mi
chiede Flash Gold
-Conosci
qualcuno con l’immunità al calore?- gli chiedo
sorridendo
-Solo
una persona- mi risponde lui, per nulla contento
-Bene,
allora è deciso!- gli dico mentre mi alzo e mi stiro la
schiena: tutte quelle
ore seduto al computer mi hanno riempito di acciacchi –vado a
fare una
telefonata e poi ci mettiamo al lavoro-
-Jonathan!
Aspetta!- mi richiama lui
-Non
usare il mio nome!- gli dico irritato. Lui non dovrebbe conoscere il
mio vero
nome!
-Scusa…
ma sei sicuro che vada bene così?- mi chiede e sembra
sinceramente preoccupato
-Si,
si! Andrà bene!- gli rispondo con noncuranza –e
adesso lasciami fare la mia
dannata telefonata!- Gold si
morde ancora le labbra, come
se volesse aggiungere qualcosa ma non lo fa. Esce sul terrazzo e si
alza in
volo, lasciandomi casa sua. Sarebbe un buon momento per distruggere
qualcosa,
solo per dispetto. Invece mi siedo sul divano e compongo il numero.
Tyler
risponde al terzo squillo con voce impastata dal sonno
-Scusa,
non volevo svegliarti… - dico, ricordandomi che è
ancora mattina molto presto
-No,
è tutto apposto- mi risponde lui con uno sbadiglio
–allora? Novità?- mi chiede.
L’ultima volta che ci siamo sentiti, qualche ora prima, gli
ho dovuto spiegare
cosa stava succedendo in città, come mai si era formato un
gigantesco cratere
dove prima c’era una città, cosa stavo facendo e
altre cose di secondaria
importanza. Quello che l’ha sconvolto più di tutto
comunque è stato il fatto
che ora io collabori con i supereroi: uno dei cattivi più
tremendi della storia
della nostra città che ora da una mano ai buoni per
combattere il nuovo
cattivone. Solo a dirlo era assurdo
-Ho
trovato un modo per affondare la nave- gli dico con un sospiro
-È
fantastico!- mi risponde Tyler, anche se con poca convinzione
-Il
problema è che non è semplice… -
-Niente
nella vita è semplice- mi risponde lui, probabilmente sta
sorridendo e vorrei
tanto vederlo in questo momento, ho bisogno del calore del suo sorriso
-Hai
ragione… - gli rispondo e non so bene come proseguire
-Jona-
mi richiama lui -mi dispiace… -
-Per
cosa?- gli chiedo stupito
-Per
averti lasciato in quella maniera, è solo che ero sorpreso e
anche un po’
spaventato… -
-Non
è colpa tua- gli dico –io ti ho mentito-
-E
per questo ti vorrei tanto prendere a pugni- ribatte Tyler facendomi
sorridere
e poi aggiunge –però siamo stati insieme per tanto
tempo, eravamo amici e ci
siamo innamorati… io mi sono innamorato di te, avrei dovuto
almeno ascoltarti…
-
-Ascoltami
adesso- lo interrompo. Prendo un lungo respiro e continuo -non ho mai
detto
niente del genere a nessuno ed è difficile… io ti
voglio bene come non ne ho
mai voluto a nessuno, e non mentivo quando ti ho detto che per te avrei
lasciato la mia vita da criminale, desideravo davvero stare con te,
adottare
qualche nanerottolo urlante e moccoloso e diventare vecchio con
te… ti amo
davvero dal profondo del mio cuore-
-Anch’io
ti amo Jonathan- mi risponde con un sincero affetto nella voce
-Sono
contento di sentirlo- gli rispondo cercando di non fare tremare la mia
stessa
voce. Sono così contento che non mi odi, che mi ami ancora
nonostante tutto
quello che ha scoperto su di me –ora però devo
andare- gli dico
-Dove?-
mi chiede disorientato dal mio cambio d’argomento
-Dobbiamo
affondare quella barca prima che attacchi di nuovo, il cattivo ha dato
12 ore
di tempo per dargli i soldi e le chiavi della città e ora ne
mancano solo 3…
siamo già in ritardo-
-Ok,
capisco… Jona, non fare niente di pericoloso… -
mi si chiude la gola e per un
attimo non riesco a rispondergli
-Starò
attento- gli rispondo cercando di sembrare normale
-Ti
amo- mi risponde lui
-Anch’io-
gli rispondo prima di riagganciare. Questa potrebbe essere
l’ultima volta che
sento la sua voce.