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Autore: controcorrente    23/03/2012    4 recensioni
Questo fu il mio primo vero incontro con coloro che avevano provocato la miseria in cui vivevo, malgrado i miei sforzi. Avevano portato via quel poco che avevo con un semplice battito di ciglia.
I nobili mi avevano fatto conoscere la loro indifferenza verso chi lottava ogni giorno per un tozzo di pane, considerando la loro vita come un qualcosa di accidentale e privo di ogni importanza. E fu proprio in quel momento che conobbi la luce e le tenebre di quel mondo fatto di agi e benessere.
Questa fic è dedicata a Rosalie e alla contessa di Polignac. Buona lettura.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rosalie Lamorlière
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Benvenuti ad un nuovo capitolo di questa storia. Nel precedente abbiamo avuto un assaggio di ciò che costituirà, a mio parere, la futura Jeanne. Intanto, le cose proseguono in questo modo. Intanto vi ringrazio e vi auguro buona lettura!
 
PUNTO DI ROTTURA
                                                   
 
Madamigella Oscar, un giorno, mentre studiavo le lettere classiche, mi mostrò un’immagine. Erano tra vecchie, intente a fissare un filo. “Sono le Parche” mi spiegò, vedendomi perplessa “divinità degli antichi che presiedevano alla vita degli uomini. Una tesse il filo, la seconda lo misura, la terza lo taglia, ponendo fine all’esistenza del mortale”.
Confesso che quella lezione mi turbò un po’ all’inizio.
Ora, però, dopo aver sperimentato ogni tipo di esperienza ed essere divenuta, forse, un po’più saggia di un tempo, mi rendo conto che, forse, quelle tre sagome inquietanti stavano governando la nostra vita, senza che noi potessimo accorgercene.
Sembrava tutto tornato alla normalità.
Mia madre si affannava nel lavoro, con maggiore impegno rispetto al solito. In questo modo, Jeanne ebbe un po’di respiro…anche se per poco tempo.
Quei momenti di attività si accompagnavano infatti a crisi di debolezza che la obbligavano a rimanere a letto, anche per giorni. Un particolare che ci preoccupava, il sollievo ormai un ricordo lontano, sostituito dalla rabbia e dall’impotenza. Era ormai chiaro infatti che quelle medicine non avrebbero mai potuto guarire nostra madre.
-Sono una perdita di soldi- disse un giorno Jeanne, mentre stavamo tornando dal mercato del quartiere. Non ribattei alle sue parole. Aveva ragione, in fondo. Quelle medicine erano solo un modo per arricchire i dottori che, con la nostra magra paga, arrotondavano i loro stipendi.
Nessuna di noi, tuttavia, osò smettere di acquistare quell’intruglio.  Era come se una parte del nostro animo si ostinasse a credere che fosse ancora possibile salvare la mamma.
Come lei era sempre più dipendente dalle medicine, anche noi ci stavamo drogando di false speranze.  Jeanne continuava ad assisterla, dissimulando abilmente il crescente sgomento che la attraversava, tutte le volte che Nicole mostrava affaticamento anche nei gesti più semplici.
Mi limitavo ad aiutarla come meglio potevo, facendo in modo da assumere un atteggiamento che non offendesse né Jeanne, né mia madre, che si affannava a mostrarci una salute che non possedeva.
Ero come un funambolo, tutta tesa nel mostrare alla mia famiglia ed ai vicini che le cose stavano andando bene. Non potevo fare altrimenti. Se si fosse saputo che la mamma stava male, avremmo perso parte della clientela…e non potevamo permettercelo, essendo costantemente sul filo del rasoio, tra la miseria e l’assoluta indigenza.
A complicare la nostra situazione, ci pensò il Re, con un nuovo aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. D’un tratto, fu sempre più difficile per noi annaspare alla ricerca di un modo per uscire dalla povertà. Buona parte dei guadagni finivano nell’affitto e nelle medicine, divenute più care.
Un elemento che, nella nostra situazione, si fece sempre più marcato. Fu proprio in quel periodo che mia sorella iniziò a mendicare a nostra insaputa.
Accadde così, con una naturalezza tale da passare inosservata. Usciva presto la mattina, per tornare tardi la sera, quando noi ci eravamo ormai coricate a dormire.
Non la vedevamo quasi mai in casa.
Né io, né la mamma, riuscivamo a capire la ragione dei suoi modi ma non ci sfuggì un particolare, qualcosa che ci lasciò sgomente. Ogni mattina, trovavamo dei soldi sul tavolo. Monete di vario peso e grandezza che non provenivano dalla stiratura delle stoffe.
Per un po’di tempo, provai a nascondere questo denaro imprevisto.
Non so perché lo feci.
Forse era il fatto che vi erano pochi mestieri per una donna nubile, capaci di fornire quei soldi. Forse era la paura che Jeanne si fosse cacciata in qualche guaio, chi può dirlo? Lei non mi raccontò niente ed il suo silenzio faceva lavorare la mia immaginazione più del dovuto.
Di certo, non volevo che la mamma sapesse.
Temevo la sua reazione. Da quando prendeva le medicine, infatti, non era lucida come prima. Il suo malessere era diminuito ma la mente ne era uscita piuttosto provata. Come avrebbe potuto comportarsi?
Provai varie volte a chiedere a mia sorella come si fosse procurata quel denaro, senza risultato e quel silenzio alimentava molte mie paure.
Alla fine, però, il suo segreto venne alla luce.
Ricordo benissimo quel giorno.
Passeggiavo insieme a mia madre, subito dopo la messa domenicale. Jeanne aveva detto di non sentirsi molto bene ed aveva preferito rimanere a casa. Non vi badammo molto. Non era la prima volta che succedeva, anzi.
Da quando avevano alzato il prezzo del pane, mia sorella spesso saltava il pranzo con una scusa, per darci la nostra parte.
Un’usanza bizzarra con la quale finimmo per farci l’abitudine.
Non immaginavamo però che dietro a quel mutamento di costumi vi fosse qualcosa di diverso. Non credevamo veramente di trovarla lì, in quella posa.
Mia sorella era seduta lungo una stradina secondaria, con la mano rivolta al cielo ed un’espressione compassionevole. –Fate la carità- andava dicendo con voce piena di ossequio –Fate la carità ad una povera discendente dei Valois-
Rimanemmo impietrite, di fronte a quella scena.
Quella pezzente, seduta nel vicolo, con gli occhi imploranti ed i vestiti disposti ad arte per mostrare grazia e miseria al tempo stesso, non poteva essere Jeanne.
Guardai allarmata mia madre.
Conoscendo il suo temperamento, temevo che presto o tardi avrebbe finito con il cedere alla rabbia, scatenando una scenata. Sapeva essere piuttosto impulsiva…ed il laudano aveva finito con peggiorare questo lato del suo carattere. Scattava spesso per un nonnulla, soprattutto se si trattava di Jeanne.
Per questo ero preoccupata.
La nostra povertà rischiava di minare quel clima di rapporti che ci aveva permesso di non crollare. Non volevo che la nostra famiglia andasse in rovina per via della miseria…perché, in fondo, non era colpa nemmeno di Jeanne se, alla fine, eravamo giunte a quel punto.
 
 
Peccato che nostra madre non volesse comprenderlo.
-Non mi era mai capitato di vergognarmi tanto…COME HAI POTUTO FARCI QUESTO!!- urlò, non appena mia sorella entrò in casa.  
Jeanne la guardò un po’smarrita ma non fece commenti.
Irritata da quel silenzio, Nicole le assestò un violento schiaffo.
Mia sorella fu costretta ad appoggiarsi ad un mobile. –Io non so come tu possa essere arrivata al punto di fare la mendicante…noi ci stiamo sacrificando tanto per far andare avanti la casa…e tu, piccola svergognata, non sai fare altro che bighellonare in giro…Io mi fidavo di te, Jeanne! Tu sei la maggiore ed hai il dovere di andare di provvedere alla famiglia. Devi prenderti le responsabilità e non scaricarle a tua sorella!- urlò, con un tono furente.
Jeanne si massaggiò la guancia, tenendo gli occhi bassi.
-Ma madre, non è come credete, Jeanne non- provai a dire ma mia sorella mi fermò con la mano. La guardai esterrefatta.
-Hai proprio ragione mamma- fece, rimettendosi in piedi e guardandola con aria di sfida –io non ho alcuna voglia di finire i miei giorni come te…a rovinarmi la salute, a prendere una miseria solo per pagare gli sprechi dei nobili…io non sarò una miserabile e mi prenderò finalmente quello che mi spetta.-
Mi coprii la bocca con le mani.
Jeanne guardò un’ultima volta la mamma e poi me poi, con il poco che le rimaneva del misero corredo che aveva fatto, lasciò la nostra casa. Non dimenticherò mai i suoi occhi. Tristi e colmi di una disperazione senza fondo, un vuoto impossibile da colmare.
Non appena sparì dalla porta, nostra madre si accasciò a terra, tremando per la rabbia.
Corsi immediatamente in suo soccorso.
-Madre, Jeanne…-provai a dire.
-Non esiste nessuna Jeanne- mi interruppe, stroncando le mie parole –ho solo una figlia e si chiama Rosalie. Ho solo te.-
Annuii meccanicamente.
Nicole non mi avrebbe mai ascoltato. Il laudano le annebbiava la mente e, quando non c’era questo, ci pensava il suo orgoglio inossidabile a farla parlare, non sempre con risultati buoni. Provai varie volte a dirle che Jeanne era una brava ragazza, a raccontarle gli sforzi che aveva fatto per aiutarla, quando la sua salute le rendeva impossibile muoversi…ma non potevo. Farlo avrebbe minato definitivamente le sicurezze che la guarigione apparente le aveva dato. Se le avessi detto di quanto mia sorella si fosse sacrificata per lei, Nicole ne sarebbe uscita annientata.
Aveva cacciato sua figlia di casa per un ragionamento affrettato.
Aveva punito sua figlia quando questa non aveva fatto altro che vegliare su di lei come una guardiana.
Aveva imposto le sue convinzioni senza ascoltarla…e non poteva essere diversamente. Jeanne, pur a fin di bene, aveva disobbedito ad una delle convinzioni più radicate di nostra madre: guadagnarsi da vivere in modo onesto. Mendicando, mia sorella era venuta meno a quella regola. Era come se si fosse svenduta nel peggiore dei modi.
Più tardi, quando riuscii a calmare la sua ira, spiegai alla mamma quanto, in realtà, Jeanne si fosse impegnata per aiutarla, per aiutarci. Le dissi di quanto fosse speciale, di quanto generosamente avesse sacrificato il corredo per pagare le medicine, mentre lei era relegata al letto.
Gli occhi di Nicole si fecero vitrei.
Senza darmi il tempo di continuare, mi spostò bruscamente, precipitandosi verso la porta.
-JEANNE! JEANNE!-  urlò, spalancando l’uscio.
Ma fuori dall’ingresso, su quelle scaline dove di solito mia sorella si sedeva, per contemplare il firmamento, non c’era più nessuno.
Jeanne se ne era andata e, per una volta, non ebbi la forza di rassicurare la mamma. Non sarebbe servito. Lei non avrebbe più fatto ritorno tra noi.
 
 
Non ricordo bene cosa successe nei giorni successivi. Non saprei dire quale pettegolezzo giungesse da Versailles, quale fosse il nome dell’amante della regina. Non sono in grado di rispondere. Semplicemente non mi interessava.
Mia madre era uscita annientata dalla scomparsa di Jeanne e la sua salute stava peggiorando. Lavoravo praticamente da sola ed avevo perso una parte delle commissioni. Nicole faceva del suo meglio ma eravamo solo in due e non potevamo fare di più. Nemmeno chiedere alle lavandaie avrebbe cambiato le cose. Nicole otteneva quelle commissioni grazie alla loro amicizia e, data la sua salute, non conveniva a nessuno perdere il loro appoggio…anche se ciò significava farsi sfruttare da loro.
Non ero sciocca e sapevo che erano loro a decidere il compenso.
Una vera miseria, che ci permetteva di comprare solo delle patate.
Nel frattempo, i prezzi aumentavano.
Riducevo a poco a poco ogni forma di spreco, nel disperato tentativo di venire incontro ad una simile situazione. Nella speranza che i miei sforzi potessero portare a casa qualcosa di più sostanzioso. Ma la borsa della spesa conteneva sempre le stesse cose…mentre le ore di lavoro aumentavano ed aumentavano.
Uno scontro impari, una lotta per non soccombere da cui non saremmo mai uscite vincitrici.
Prima o poi, una di noi avrebbe ceduto, portando a picco l’altra…era solo questione di tempo ed avvenne prima di quanto mi aspettassi.
 
Allora, il capitolo è breve ma non potevo fare diversamente. L’episodio della sparizione di Jeanne doveva avere il suo spazio e non potevo aggiungerlo ad altri fatti. Come vedete, seguirò l’anime. Jeanne ora se ne va e Rosalie rimane con Nicole. La chiave di questa fic è il realismo e come tale continuerà. Nel prossimo capitolo, vedremo la nostra protagonista alle prese con la miseria, ben più di quanto avete visto finora. Vi ringrazio per avermi letto ed alla prossima!
 
   
 
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