«Ti invidio, Portugase D. Ace. Forse morirai prima di me».
«Come ti chiami, piccolina?».
«Eeve».
«Eeve, quanti anni hai?».
«Diciassette».
Mi fece un gran sorriso. Sporco, tumefatto, senza forze, con un piede nella fossa, mi mostrò un sorriso raggiante. «Hai la stessa età del mio fratellino».
Passò il resto della notte a parlarmi di Rufy, suo fratello minore. Mi raccontò della loro infanzia, fatta di strane battaglie con animali troppo grossi per due bambini, di zuffe, di screzi con banditi, delle botte prese dal nonno. Più che la storia della loro infanzia mi sembravano favole, racconti inventati. Come potevano due ragazzini sopravvivere a tutto questo?
Però ne fui rapita. E dimenticai tutto il resto.

L'imperatrice pirata Boa Hancock è sola nella sua stanza e non può fare a meno di ricordare un passato doloroso.
"Qualche volta, di notte nella sua stanza Hancock ripensava alla sua infanzia da schiava.
Succedeva soprattutto nelle fasi di luna nuova, quando l’assenza della luce lunare la inghiottiva nelle tenebre più profonde.
In quelle ore la sua stanza, dotata di un grande letto ricoperto di soffici cuscini e delicati tessuti, ammobiliata pregevolmente, affrescata con colori vivaci, assomigliava in modo fin troppo realistico alla cella dove aveva trascorso gran parte della sua infanzia".

Il racconto è ambientato tra la fine della saga di Dressrosa e l'inizio di quella di Zou.
Gli ultimi avvenimenti hanno l'asciato a Nami l'amaro in bocca e ha cominciato a ricordare fatti del passato che credeva di aver dimenticato...
Una one shot dal dal sapore agrodolce... e un po' salato...