Era solo l’ennesima, fottuta consapevolezza.

Una drabble nata dal nulla.
- cosa vuoi? –
- essere tua.-

«Non sono io a rendere le cose complicate, tutto questo» allusi a me, alla stazione, alla mia storia, alla nostra storia «lo è.»
«Io ti amo.» continuai, poi, riuscendo finalmente a incrociare i suoi occhi.
«Ti amo anche io, ma…»
Era quel ‘ma’ a far crollare tutte le mie sicurezze, tutta la speranza, tutta la certezza che non fosse davvero arrivato (o passato?) il nostro momento.

Qualche spinta dopo, raggiungemmo insieme l’apice, l’uno urlando il nome dell’altro.
Con poca forza, mi mossi sull’altro sedile e mi ci abbandonai completamente, cercando aria.
- Ti verrò a trovare più spesso – sussurrai, con un sorrisino sulle labbra.
- Ci conto – mi rispose, girando il volto di me e sorridendomi.
Forse, lo avrei fatto davvero.

«Eccoti» disse in un sussurro e, in una frazione di secondo, lo ritrovai praticamente attaccato al mio volto.
Le sue labbra piene, stavano mettendo a dura prova il mio autocontrollo.
«Eccomi»
«Perché sei corso via?» continuò a sussurrarmi, vicino al collo, solleticandomelo.