La prima volta che Sherlock incontrò John, si chiese se il vecchio Mike non si fosse bevuto il cervello a colazione. Un maschio Alpha reduce di guerra? Nello stesso appartamento con lui? Avrebbe declinato gentilmente l'offerta, senza dubbio, sperando con tutto sé stesso che il rifiuto non oltraggiasse troppo l'Alpha. Collaborando con Scotland Yard aveva imparato a sue spese cosa significava contrariare uno di quei tipi.
[...]
La prima volta che John mise piede nell'appartamento, emise un sospiro liberatorio. Niente a che vedere con il condominio sovraffollato dove si era adattato ad abitare fino a quel momento. Nessuna famigliola felice che gli lanciava sguardi stillanti pena, nessun Omega adolescente che appestava l'ascensore con i suoi feromoni regalandogli un'erezione indesiderata.

« Mi sembrava molto triste. » « Lo è, ovviamente. Grazie per la tua precisazione inutile, Victor. » Voce. Voce. Quella voce. John sbarrò gli occhi nel buio, il cuore che incominciava a battere come un forsennato e i polmoni che smettevano di fare il proprio lavoro.
« Dovresti smetterla di essere così duro nei confronti di questa situazione. » « E tu dovresti smetterla di improvvisarti Cupido, è stupido e noioso. »
John si premette una mano sulla bocca, nel tentativo di non dar sfogo a tutti quei singulti che si stavano annidando nel centro del petto e poi su per la gola. Sherlock, Sherlock, Sherlock, Sherlock, questo continuava a lampeggiare nella sua mente, mandandolo in tilt. « Sei un robot. » Mormorò Victor, in lontananza. « Vorrei tanto poterlo essere. » Sherlock. Sherlock.
« Sherlock? » John riempì la stanza di quel nome, la voce incerta e spezzata che mostrava tutto ciò che stava provando. Il silenzio che riempì le orecchie di John, gli fece capire che l’avevano sentito. Sherlock. Vivo.
Sherlock era vivo.

John e Sherlock discutono di sesso.
[Traduzione a cura di Yoko Hogawa della serie Two Coffees One Black One With Sugar Please di Linpatootie - Parte III]

Deglutire, respirare, modulare il tono di voce. Impermeabile. “Non sta passando nessuna fase, John. Non c’è nessun miglioramento, nessuna accettazione. Credo che il problema tocchi dei punti che…” “La smetta, sto bene.” Il sorriso di circostanza che affiorò sulle labbra del suo paziente, ancora volto di schiena con il capo fieramente alzato, gli dimostrò che la sua ipotesi poteva essere confermata sotto tutti i punti di vista. “Ha mai sentito parlare del disturbo dell' adattamento, John?”
[...]
Si perse un momento a fissarlo mentre l’altro restava immobile, come se potesse sgretolarsi in qualsiasi momento. Richiuse gli occhi, stringendo bene le palpebre e tornando a riaprili. Era ancora lì. Era ancora lì? Era confuso. Decisamente. John non aveva nessuna intenzione di parlare, se il suo cervello aveva voluto creare quello spettacolo per lui, non si sarebbe di certo tirato indietro. “John?” Fu quello, esattamente quella parola pronunciata da lui –era morto, l’aveva visto, era sicurissimo davvero davvero davvero– che fece crollare tutto.
Storia a lieto fine.

Sherlock lo stava osservando, stranamente tranquillo, perché aveva letto tutta la tensione che la telefonata appena ricevuta aveva scatenato in lui. Fin da quel primo viaggio in taxi insieme, in cui aveva dato mostra del suo metodo investigativo basato sull’osservazione, aveva compreso che per John l’argomento Harry non era né piacevole né facile, per questo aveva sempre cercato di evitarlo nonostante fosse tremendamente curioso di saperne di più. Il dottore sollevò la testa dal cuscino e lo fissò con uno sguardo in cui erano diluiti tutti i sentimenti che stava provando in quel momento e che lui riusciva a leggere benissimo, anche se non li capiva appieno. Sherlock comprendeva quell’amore che provava verso John, che lo faceva tremare appena quando egli distoglieva lo sguardo da lui, ma non quel risentimento e quella paura che vedeva agitarsi sul fondo di quelle iridi marine.

NO SLASH. MAGIC REVEAL. La storia parte dalla fine della quarta serie ma contiene elementi della storia. Se non avete ancora visto l'ultima serie occhio agli SPOILER. Arthur scopre che Merlin ha la magia e non la prende bene, ma è solo il punto di partenza, la base per la successiva evoluzione dei personaggi.

Arthur era un gran sostenitore del concetto di ‘sincerità nella coppia’, ne era letteralmente convinto.
Dopo anni di menzogne amava che Merlin gli rivelasse ogni pensiero, ogni dubbio, ogni minimo ghiribizzo gli passasse per la mente.
O, almeno, ne era stato convinto per più o meno i tre minuti successivi al momento in cui si era lasciato sfuggire quell’idea.
Arthur/ Merlin

Merlin si volse un istante, il mezzo sorriso che addolcì le sue labbra non raggiunse i suoi occhi dorati. La sua voce uscì morbida e implorante.
“Lasciami, Arthur”.