Sistemò la borsa sulle spalle e si accovacciò accanto alla coperta sentendola lamentarsi e mugolare piano, non era un cane, quella era lingua umana.
Scostò la coperta svelando un malandato e sudicio asiatico: capelli biondi, occhi azzurri, vestiti di marca: un fottutissimo eccentrico figlio di papà cinese, magari in cerca di una scopata.
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Non poteva permettersi di ricambiare i sentimenti di un mocciosetto che non aveva mai nemmeno avuto il piacere di godersi una storia d'amore senza la paura di essere scoperto. Non poteva nemmeno permettere ad un ragazzino di rimanere intrappolato nella catapecchia di un trentenne che vendeva il corpo per vivere. No. Era sbagliato.
Piccolo prequel/sequel di "Se quella notte, in un vicolo". Le due storie sono leggibili indipendentemente dall'ordine, sono due episodi della vita di due disgraziati che non hanno colpe se non quella di essere ciò che sono: uno spogliarellista ed un omosessuale cacciato di casa.

-sai... quel giorno credevo fossi un cane. Tutto sporco e tremante-
-beh oramai sono il tuo cucciolo no? quindi in parte avevi ragione- disse uscendo con la testa da sotto il piumone
-chissà se mi ami come dici o è solo gratitudine per averti lavato e nutrito-
-secondo te? - disse prendendo una sua mano e portandosela al petto
-un misto tra le due-
La vita pare voglia sempre schiacciarti, soffocarti fino a farti esalare l'anima, ma nel male, a volte, troviamo l'aria che ci permetterà di tornare a vivere.
Uno sguardo ad un piccolo pezzo di vita di uno spogliarellista, di quelli dei locali squallidi, pieni di gente ubriaca. Uno sguardo ad un piccolo pezzo di vita di un giovane ragazzo allontanato dalla sua famiglia a causa della sua omosessualità.