Qualunque cosa accada

di Cloe J
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elettricità al primo sguardo ***
Capitolo 2: *** La vita non è mai come sembra ***
Capitolo 3: *** L'intuito... i sentimenti ***
Capitolo 4: *** Una famiglia in chiaro-scuro ***
Capitolo 5: *** Where is the party? ***
Capitolo 6: *** Una domenica alla grande ***
Capitolo 7: *** Un sensibile contatto ***
Capitolo 8: *** Che impatto! ***
Capitolo 9: *** Proprietà privata ***
Capitolo 10: *** Reazione sconsiderata ***
Capitolo 11: *** Una ragione per vivere ***
Capitolo 12: *** Ai ferri corti! ***
Capitolo 13: *** Appuntamenti improrogabili ***
Capitolo 14: *** Serata circense ***
Capitolo 15: *** Un esame alla volta ***
Capitolo 16: *** Tempo d'attesa ***
Capitolo 17: *** Non dargliela vinta ***
Capitolo 18: *** Superare Shakespeare ***
Capitolo 19: *** Terreno di scontro ***
Capitolo 20: *** Cascata di emozioni ***
Capitolo 21: *** Un evento nell'evento ***
Capitolo 22: *** I luoghi della memoria ***
Capitolo 23: *** Verifiche stellari ***
Capitolo 24: *** Oltre il muro ***
Capitolo 25: *** Tic... tac... torna da me ***
Capitolo 26: *** Un dolore da lenire ***
Capitolo 27: *** Ricominciare ***
Capitolo 28: *** Corpo e anima ***
Capitolo 29: *** Limiti ***
Capitolo 30: *** Salvare il salvabile ***
Capitolo 31: *** My Valentine ***
Capitolo 32: *** Mi sono perso ***
Capitolo 33: *** Dietro la tenda ***
Capitolo 34: *** Sul filo dei ricordi ***
Capitolo 35: *** Ricomporre i pezzi ***
Capitolo 36: *** Rivedere tutto ***
Capitolo 37: *** Le soluzioni accolte ***
Capitolo 38: *** Spalla a spalla ***
Capitolo 39: *** Il primo compleanno ***
Capitolo 40: *** Vieni come me ***
Capitolo 41: *** Con te per sempre ***
Capitolo 42: *** Limbo di non vita ***
Capitolo 43: *** Mi manchi amore ***
Capitolo 44: *** Una strada già tracciata ***
Capitolo 45: *** Prometti ***
Capitolo 46: *** Marry me! ***
Capitolo 47: *** Il futuro c'è? ***
Capitolo 48: *** Due vite in una ***



Capitolo 1
*** Elettricità al primo sguardo ***







 

COME WHAT MAY

Never knew I could feel like this 
Like I've never seen the sky before 
I want to vanish inside your kiss 
Every day I'm loving you more and more 
Listen to my heart, can you hear it sings 
Telling me to give you everything 
Seasons may change, winter to spring 
But I love you until the end of time 
Come what may 
Come what may 
I will love you until my dying day 

Suddenly the world seems such a perfect place 
Suddenly it moves with such a perfect grace 
Suddenly my life doesn't seem such a waste 
It all revolves around you 
And there's no mountain too high 
No river too wide 
Sing out this song I'll be there by your side 
Storm clouds may gather 
And stars may collide 
But I love you until the end of time 
Oh, come what may, come what may 
I will love you, I will love you 
Suddenly the world seems such a perfect place 

QUALUNQUE COSA  ACCADA

Non avrei mai immaginato di potermi sentire cosi 
come se non avessi mai visto il cielo prima d'ora 
voglio scomparire in un tuo bacio 
Ogni giorno ti amo sempre di più 
Ascolta il mio cuore, 
puoi sentire che sta cantando 
mi sta dicendo di darti tutto 
le stagioni possono cambiare, 
dall'inverno alla primavera 
Ma io ti amerò fino alla fine dei giorni 
Qualunque cosa accada
Qualunque cosa accada

Ti amerò finché morirò 
Improvvisamente il mondo sembra un posto perfetto 
Improvvisamente si muove con una grazia perfetta 
Improvvisamente la mia vita 
non sembra cosi sprecata, tutto ruota attorno a te 
non ci sono montagne troppo alte 
Non ci sono fiumi troppo selvaggi 
Cantando questa canzone mi sento li al tuo fianco 
Nuvole di tempesta possono coprire Il cielo 
e le stelle possono entrare in collisione 
ma io ti amerò fino alla fine del tempo 
Qualunque cosa accada
Qualunque cosa accada
Io ti amerò finché morirò 
Oh, qualunque cosa succeda, qualunque cosa succeda 
Ti amerò, ti amerò 

Improvvisamente il mondo sembra un posto perfetto 
Qualunque cosa accada 
Qualunque cosa accada
Io ti amerò finché morirò.

Dal film “Moulin Rouge”



http://www.youtube.com/watch?v=bVOoUTLl0dc&feature=related


Quando l’amore travolge… puoi solo allungare le braccia, mostrare il petto, aprire un sorriso e…  lasciarti andare!




CAPITOLO 1

 

Elettricità al primo sguardo

 

<< Perché anche stavolta non vuoi ascoltarmi e sai che lo dico per te… ti prego sii ragionevole, abbi un po’ di buonsenso!>>
<< Stai diventando insopportabile, non ti reggo più, lasciami in pace!>>
<< E’ certo per te, sono solo una noia, non cerchi mai una soluzione alternativa, che ti possa rendere tutto più facile… comincio a pensare che non t’importa proprio niente degli altri… forse t’interessa solo tenere tutti qui incatenati alla tua corte!... oh no! Scusami Edward non volevo dirlo!>>
<< Oh brava finalmente! Non occorre che tu aggiunga altro, puoi andartene adesso!>>
<< Devi credermi non volevo...>>
<< Forse non hai sentito! Voglio che tu sparisca! Vattene!>>
Ricadde sui cuscini tossendo, la ragazza stava per avvicinarsi a lui per aiutarlo, ma lui la respinse gridando:
<< Non toccarmi! Va via! Subito!>>
<< Edward io…>>
Si strinse le mani al petto e chiudendo gli occhi, disse piano:
<< Esci e chiudi la porta.>>
Angela lo fissò ancora un attimo e obbedì.                            
Raggiunse rapidamente la casa di Jasper Withlock, entrò e si diresse nella sua stanza, aprì senza bussare, ma si bloccò sulla porta.
<< Angela!>>, disse Jasper, << vieni entra.>>
<< Scusa non volevo disturbare, non sapevo che avessi ospiti.>>
<< Vieni pure ti presento Bella Swan, viene da New York, suo padre è stato trasferito qui da poco, sarà collega del mio.>>
<< Ciao!>>
<< Piacere Angela. >>
<< Ma non dovevi restare tutto il pomeriggio da Edward?>>, chiese Jasper.
<< Mi ha sbattuto fuori di casa!>>
<< Cosa!>>
<< Ho cercato di farlo ragionare… convincerlo per la questione dell’assistente all’università, ma ho detto una parola di troppo… ha cominciato a blaterare che cerco sempre di decidere per lui, penso sempre che lui non sia in grado di fare autonomamente… ha avuto proprio una reazione esagerata… allora sono davvero scoppiata e ho detto una cosa che non pensavo veramente… non potrei mai pensarla.>>
< Angela… >>
<< Gli ho detto che gli piace tenerci tutti incatenati alla sua corte!>>
<< Dai … Angela ma come ti è saltata in mente di dire una cosa del genere!>>
<< Ho parlato d’istinto, senza pensare, ero solo arrabbiata con lui.>>
<< Hai cercato di scusarti?>>
<< Sì ma t’immagini la sua reazione, non mi ha voluto dare ascolto, mi ha sbattuto fuori dalla sua stanza!>>
<< Angela sei stata un disastro! Tra l’altro non è da te!>>
<< Lo so ma non volevo!>>
<< Ma se è tutto frutto di una risposta avventata… >>, intervenne Bella, << lasciatelo sbollire e poi chiarite subito!>>
<< Non è così semplice >>, disse Jasper, <>
<< Insomma potrete anche cercare di farlo ragionare … non mi sembra sia proprio una cosa irreparabile, potrebbe passarci sopra!>>
<< Edward… vista la sua situazione è fin troppo tollerante. >> aggiunse Jasper.
<< Non capisco… >>
<< Edward è malato. >>, cominciò la ragazza intristendo lo sguardo. << Ha una rara malattia che colpisce i muscoli e un problema alla colonna vertebrale,  non riesce a camminare, se non per brevissimi periodi, è spesso stanco, senza forza, passa molto tempo a letto e soffre di crisi respiratorie.
Lo conosciamo da tanti anni e siamo legati a lui da un affetto profondo, lo comprendiamo e gli stiamo vicini, lo aiutiamo e lo assistiamo nello studio, siamo il suo punto di riferimento, non so proprio cosa mi è passato per la testa poco fa!                                     
Dopo l’ennesima discussione sulla necessità che chieda un assistente che lo accompagni in facoltà, mi ha fatto saltare i nervi.
Perché non capisce che da solo farebbe troppa fatica! Gli spostamenti da un’aula all’altra, assolvere alle richieste di segreteria, prendere i testi, richiedono troppe energie che dovrebbe invece conservare per seguire le lezioni e per studiare.
Avere qualcuno che si occupa di questo, potrebbe rendere tutto più facile, ma lui proprio non l’accetta.>>
<< E’ una malattia incurabile?>>
<< So che esiste un’operazione che potrebbe risolvere almeno in parte i suoi problemi, ma so anche che è molto rischiosa … so che i suoi genitori si sono sempre opposti.>>
<< Vi dispiacerebbe portarmi da lui?>> chiese Bella.
Angela e Jasper si guardarono imbarazzati.
<< Dai non mi mangerà mica!>>, disse ancora Bella sorridendo. << Al massimo sbatterà fuori anche me, penso che nessuno dei due volesse questo scontro, se possiamo ricucire adesso questo strappo … proviamoci!>>
<< Ascolta Jasper >>, disse Angela, << vai solo tu solo con Bella, forse sarà meno arrabbiato se non mi vedrà, ma magari potrai parlargli.>>
<< Ok, andiamo.>>, concluse Jasper.
<< Ricorda che stasera siamo in piscina da Liam, Bella verrai potremo presentarti agli altri?>>
<< Va bene.>>
Fecero strada verso casa di Edward.
<< Ma abita proprio di fronte casa mia!>>, disse Bella.
<< Sì, dalla finestra della sua stanza si vede il tuo giardino.>>
Arrivarono alla villa e furono accompagnati direttamente nella stanza di Edward. Jasper bussò e timidamente aprì la porta.
Entrarono e Edward si sollevò dai cuscini, guardò Jasper e quindi la ragazza che lo accompagnava.
Jasper rincuorato da quell’interesse, si avvicinò e disse:
<< Ciao Edward, volevo presentarti una mia amica appena arrivata in città, Isabella Swan… >>
<< Bella piacere… >>,  disse prontamente la ragazza.
<< Bella lui è Edward Cullen.>>
<< Piacere!>>, rispose con voce bassa.
<< Viene da New York, frequenterà con noi l’università, mio padre e il suo sono colleghi, abita proprio qui sopra casa tua… era a casa mia quando è arrivata Angela… >>, disse Jasper imbarazzato.
<< Immagino vi sia bastato poco per farmi tornare ad essere argomento di conversazione!>>, disse.
<< Bella è voluta venire a conoscerti… ha tanto insistito… ehm… io avrei preferito avvertirti … non disturbarti!>>
<< Sei ridicolo!>>, disse Edward con tono sarcastico. << Di la verità, avevi paura che vi avrei aggredito! Ah!>>
<< Sai che Angela non intendeva offenderti, ti vuole bene e vuole solo aiutarti!>>, rispose Jasper.
<< Si certo aiutarmi! Umiliarmi forse!>>
<< Dai ragazzi non vorrete litigare!>>, interruppe Bella. << Davvero volevo semplicemente conoscerti, hai suscitato la mia curiosità!>>  
<< Sai che ti dico Jasper non prendertela>>, disse Edward sorridendo, << potresti sparire e lasciarmi solo con Bella… se lei ne ha voglia, potrebbe passare un po’ di tempo nell’antro del mostro! Soddisfare, come dire, la sua curiosità! La trovo molto più interessante di te!>>
Jasper si mise a ridere, gli diede una pacca e poi lo abbracciò, poi mise una mano sulla spalla di Bella e disse:
<< Buona fortuna!>> e poi sottovoce. << Grazie!>>
Jasper uscì, lei si tolse gli occhiali, si aggiustò i capelli e si sedette vicino al letto.
 
 
EDWARD
 
Quando vidi entrare Jasper ero pronto a investirlo con un fiume d’improperi, ma bastò una sola un’occhiata a quella figura esile che lo accompagnava per farmi rilassare; mi tirai su e rivolsi un pensiero cattivo a Jasper.
Stupido avrebbe potuto anche dirmi che non era solo! Sarei potuto sembrare forse meno malato! Ma forse se mi avesse avvertito del suo arrivo, non lo avrei neanche fatto entrare.
Ero troppo arrabbiato con Angela e di riflesso con tutti gli altri, odiavo essere motivo di dibattito, io e la mia difficoltosa frequenza universitaria.
Ma in fondo sapevo che mi volevano bene… che erano preoccupati per me!
La verità era che non accettavo di essere considerato un disabile… uno da aiutare… da sostenere sempre.
Lei si tolse gli occhiali, si passò la mano tra i lunghi capelli castani e si sedette, la luce che entrava prepotentemente dalla finestra, le illuminò uno sguardo magnetico marrone, profondo caldo, cioccolato fuso.
Mi rapì, la fissai, con il rischio di sembrare veramente sfacciato:
<< Che altro sai di me, oltre che sono un insopportabile scocciatore, un peso, a volte anche un pazzo e al primo sguardo… un malato… >>, lo dissi sottovoce.
<< Ti osservavo prima, mentre parlavi con Jasper, sotto gli occhiali…>>, rise. << Sei molto bello!>>
<< Sfacciata! Non usi mezzi termini tu!All’apparenza hai un aspetto così mite! Devo dire che anche tu non sei male, anche tu mi piaci Bella. >>, risi.
Mi rilassai un po’, iniziammo a parlare, la sua famiglia, l’università, il trasferimento, passò un’ora allora le dissi:
<< Hai da fare?  Potresti accompagnarmi a casa di Angela, improvvisamente sento il bisogno di scusarmi, troveremo tutti gli altri, potrei presentarteli?>>
<< Dai per scontato che siano tutti insieme, conosci bene le loro reazioni?>>
<< Conosco ogni aspetto di Angela, ogni atteggiamento, ci frequentiamo da bambini, in quest’istante si starà torturando le mani, stressatissima, penserà che sarebbe stato più saggio accompagnarti e quindi vorrà essere certa che sei sopravvissuta! E avrà chiamato a raccolta anche gli altri per darle sostegno morale! E in questo preciso momento li starà tartassando di domande! Ah! Ah!>> , risi di gusto.
<< Dici di conoscerla così bene, ma oggi non hai capito che è solo preoccupata per te e che vuole solo aiutarti.
<< Touchè! Sono più stanco del solito e quindi meno tollerante… tutto qui, sono scattato, senza pensare, ma anche lei non ci è andata tanto leggera!>>
<< Vero!>>
<< Andiamo?>>
<< Perché no!>>
<< Per favore prima guarda dentro quello spogliatoio, troverai un oggetto molto utile.>>
Mi guardò interdetta.
<< … La mia sedia, puoi prenderla, oggi sono troppo debole, più del solito, riesco a stare in piedi e fare solo qualche passo.>>
Venne fuori dallo spogliatoio con la sedia, io camminai lentamente verso di lei cercando di essere più disinvolto possibile e mi sedetti, lei si chinò su di me e la fragranza meravigliosa della sua pelle, mi colpì di viso.
Fece per alzarsi, mi venne istintivo trattenerla, mi avvicinai al suo collo e inspirai profondamente, esclamai:
<< Pazzo! Sono un pazzo! Ti prego scusami… ma è stato irresistibile!>>
Rise, guardandomi:
<< Non scusarti è stato piacevole… almeno posso sapere cosa ne pensi del mio profumo?>>
<< Non è un profumo, sei tu, emani una meravigliosa essenza!>>
<< Wow! Non ho mai sentito parlare della mia pelle in questo modo, imbarazzante! Andiamo o rischio di fare pensieri che non si fanno al primo incontro!>>
<< Bella, ci conosciamo da mezz’ora e dici cose che farebbero arrossire chiunque.>>
<< Credo che tu sappia quanto tu sia attraente.>>
<< Adesso sei tu la pazza!  La parola “attrazione” e me nella stessa frase, mi suonano strani.>>
<< Sbagli.>>
<< Se lo dici tu che sei una donna, mi toccherà rifletterci!>>
Lei si rimise gli occhiali, mi aprì la porta e lasciò che la precedessi, le fui grato, odiavo chi cercava di darmi una mano non richiesta.
Mia madre ci venne incontro, con uno sguardo misto tra la curiosità e il compiacimento.
<< Mamma un’amica di Jasper, Bella Swan, mia madre Esme Cullen.>>
<< Piacere dove stai andando?>>
<< Da Angela.>>
<< Dopo gli urli di stamani, ti sei reso conto di aver preso una cantonata.>>
<< Come fai a sapere sempre tutto.>>, rise.
<< Ho i miei informatori caro! Vai e fai ammenda, sai quanto ti vuol bene quella ragazza, ti sopporta da sempre, non si merita di essere trattata così male.>>
<< Già qualcun altro mi ha fatto una predica, ma me la sono proprio meritata!
Andiamo si sta facendo tardi. Tornerò dopo cena non aspettatemi … ah mamma, ascolta per favore prova a informarti con la segreteria didattica della facoltà per i documenti necessari per ottenere un assistente.>>, lo dissi quasi soffiando via le parole.
<< Hai ripensato a questa soluzione?>>
<< Non credo di aver molta altra scelta.>>
 
L’abitazione di Angela era poco distante dalla mia, entrammo, sotto il gazebo, come avevo previsto, c’erano tutti i miei amici riuniti.
<< Che bella compagnia!>>, dissi avvicinandomi, mentre tutti strabuzzavano gli occhi. << Forza gridate al miracolo! Il tiranno è arrivato!>>, continuai facendo ad Angela l’occhiolino. << Vieni qui, mio grillo parlante … mia unica coscienza abbracciami!>>
Angela mi corse incontro, mi strinse il collo e mi baciò.
<< Scusami tesoro!>>, le dissi.<< Avevi ragione non dovevo essere così str….!>>, le dissi.
<< No! Sono io che dovrei scusarmi… ho dato fiato senza considerare quanto cattiva fosse la cosa che stavo dicendo, perdonami!>>
<< Basta così! Tutto passato! Mi sono sentito meglio e ho deciso di deliziarvi con la mia presenza.  Allora togliamoci subito questo dente… convinto o scosso, se così si può dire, dalla mia Angela, amica barra coscienza!>>, lei fece uno sguardo colpevole, la strinsi per i fianchi e continuai.<o chiesto a mia madre di informarsi sulle procedure per ottenere un assistente per rendermi l’impegno della frequenza più agevole, se così si può dire.>>
Poggiai la fronte sulla spalla di Angela, stanco come se avessi scalato una montagna:
<< Contenta Angela?>>, dissi ancora.
<< Tesoro sono sicura che non te ne pentirai.>>
<< Bene!>>, disse Jasper, << Bella ti presento Alice, Ben, Emmett, Mike e Jessica.>>
<< Bella Swan per tutti!>>, rispose sorridendo, poi posò lo sguardo su di me e disse,
<< Scusatemi adesso ma si è fatto tardi, devo proprio tornare a casa.>>
<< Vieni più tardi da me in piscina?>>, chiese Emmett.
<< Grazie per l’invito, ma domani dovrò alzarmi presto ho da fare tante commissioni, immaginate che cosa sia stato trasferirsi da New York a Santa Monica, quindi per stasera passo, sarà per un’altra volta.
E’ stato un vero piacere conoscervi… ciao Edward, tornerai con Jasper a casa no?>>
<< Si certo non preoccuparti ciao!>>, risposi un po’ spiazzato.
E si diresse verso il cancello con passo spedito.
<< Ah Bella!>>, gridò Jasper, << se vuoi fare un salto all’università domani, fammelo sapere, io ho un appuntamento in segreteria.>>
<< Ok grazie, ne approfitterò volentieri, a domani!>>, e salutò tutti con un cenno della mano.
La vidi allontanarsi e non  riuscivo a toglierle lo sguardo da dosso, pensavo sarebbe rimasta ancora un po’, magari avrei potuto continuare a studiare ogni suoi movimento, sempre così misurato, ascoltare la sua voce ferma ma soave, lasciarmi andare ancora dentro quegli occhi scuri, poter sentire ancora il suo profumo.                                           
Pensai che qualcosa poteva averla infastidita, non credo proprio fosse una facile all’imbarazzo per delle nuove conoscenze. Angela si alzò dalle mie gambe ed entrò in casa.
Tornai a pensare a lei. Mi piaceva e chissà se io gli ero veramente piaciuto o era stata solo una frase di cortesia, in fondo perché mai avrebbe dovuto avere interesse per me, nelle mie condizioni.
Stavo farneticando, provare attrazione per me… per me, non era possibile. Lei era troppo sveglia, bella e desiderabile… Desiderabile strano ma era quello che lei aveva detto a me… assurdo!
Mi spostai di qualche metro dal gazebo continuando a fissare il punto da dove lei era sparita, Jasper si avvicinò e si sedette sul muretto:
<< Com’è andata? E’ una ragazza fantastica, vero?>>
<< Si molto!>>, risposi.
<< Ti piace vero?>>, disse. <>
<< Non dire stupidaggini! Non ci penso nemmeno a tentare un approccio, non ho niente da offrirle e non credo proprio che possa essere interessata a iniziare una relazione con uno come me.>>
<< Che cazz…! Non c’è niente che non va in te! Provaci, cosa può succederti al massimo risponderà “No grazie!”>>, si mise a ridere.
<< Ma dai perché mai dovrei farmi avanti… >>, abbassai la testa e spinsi via la sedia verso casa di Angela.
 
 
BELLA
 
Che flash! Un bel gruppo di amici… situazioni interessanti!
Anche abbastanza strani.                                                                                                                                      
Pensavo che New York e i miei stravaganti amici, con le loro dinamiche pazzesche fossero unici, ma qui si rasentava la follia!
Era un gruppo compatto, modello “Uno per tutti e tutti per uno”  o meglio tutti per Edward! Era lui il fulcro di quel contesto, lui, per com’era, così dolce e anche così scostante, così estroverso e ma anche sulla difensiva.
E poi come non notare quanto è bello! Quegli occhi verdi sono magnetici, passavano dall’essere infuocati, a sciogliersi in qualcosa di avvolgente e poi ho dovuto reprimere con tutte le  mie forze, il desiderio di passare le mie mani tra i suoi riccioli ramati.
Già quello che mi era sfuggito dalla bocca a casa sua, era sufficiente per fargli pensare che fossi proprio eccessiva.
E poi non potevo negare a me stessa di essermi davvero seccata di vedere quel filo che lo legava a Angela.
Gelosia? Che assurdità! Possibile che fossi davvero gelosa, forse avrei voluto esserci io al suo posto?
Tutto troppo in fretta, non va bene Swan!
Oggi mi aveva travolto un caleidoscopio di sensazioni, tutte positive, ma so bene che non posso e non voglio lasciarmi investire da nulla, in questo momento.
Non sono ancora pronta, devo riuscire a controllare tutto ciò che mi circonda, non posso rischiare di trovarmi in difficoltà, di fare stupidaggini, di lasciarmi andare!
Ma soprattutto devo assolutamente dominare quest’attrazione che mi spinge con irruenza verso Edward Cullen.
 
*****
 
L’indomani Jasper si presentò alla villa degli Swan di buon mattino, Bella in ritardo cronico, uscì dalla porta posteriore attraversando il giardino, gli occhi inconsciamente si diressero verso la villa dei Cullen, ebbe l’impressione che una figura si intravedesse vicino alle tende, soffermò lo sguardo qualche secondo e poi fuggì via al suono di un clacson.
<< Scusami… scusami Jasper! Sono imperdonabile!>>,  disse entrando nell’auto.
<< Non preoccuparti Bella, ci sono abituato, mia sorella Jane è in perenne ritardo, non mi sconvolgo più!>>
Partirono direzione di Ucla, in Hilgard Avenue, il campus distava appena qualche miglio da Santa Monica, in un quarto d’ora si poteva essere a lezione, certo traffico permettendo.                                       
Bella esordì:
<< Sai stanotte ho ripensato un po’ alla faccenda della frequenza universitaria di Edward.>>
<< E allora?>>
<< Non pensi che potrebbe frequentare con noi, tante persone si spostano sulla sedia a rotelle, senza alcuna difficoltà, inoltre lui anche per poco riesce anche a camminare, potremmo pensarci noi a lui, senza fargli sentire il peso di un assistente.>>
<< Non è così semplice, io sono iscritto in scienze politiche, Angela e Ben in Economia, Mike in Archeologia, Alice in teatro e cinematografia, Emmett in Geologia, troppo difficile conciliare i nostri spostamenti con quelli di Edward.>>
<< Io penso invece che potremo tentare, si sentirebbe più a suo agio con noi, circondato dagli amici sempre pronti a pensare a lui, piuttosto che un estraneo, anche l’inserimento in un ambiente tanto grande e diverso potrebbe essere più semplice.>>
<< OK esaminiamo la logistica delle facoltà, vediamo se è una cosa fattibile prima di parlarne con lui, non vorrei deluderlo, se fosse difficile da realizzare.>>
<< Bene! Son d’accordo!>>
<< Ti ha preso vero?>>
Abbassò lo sguardo e sorrise:
<< Si vede così tanto?>>, rise.
<< Ieri sei fuggita, come mai?>>
<< Amo controllare le situazioni e ieri tutto mi stava sfuggendo o forse travolgendo! Ah!>>
<< Lui è eccezionale davvero… eccezionale! Però stai attenta a come ti muovi, non voglio che soffra… non se lo merita!>>, disse Jasper con tono serio.
 
 
BELLA
 
Dopo aver parlato con le impiegate della segreteria didattica, mappa in mano cominciammo la nostra ricognizione.
Trovammo gli edifici della divisione di Scienze della Vita, erano in una zona abbastanza centrale del campus un po’ verso il lato est, guardai la mappa e poi i cartelli delle indicazioni, Geologia addirittura di fronte e con grande gioia mi accorsi che l’edifico della Divisone Umanistica, sede della maggior parte dei miei corsi, era abbastanza vicino ai dipartimenti di scienze.
<< Posso farcela!>> , gridai allegra.
<< Dopo un anno di questa vita sarai pronta per la maratona di New York!>>
<< Vedremo!>>
Pensai a Edward e al suo viso, quando gli avrei dato la notizia, vederlo sorridere era davvero uno spettacolo, ti faceva praticamente sciogliere e volevo essere io oggi a vincere quel premio.
 
 
EDWARD
 
Che stupido! Mi ero avvicinato alla finestra, pensavo di vederla?
Ed eccola apparire correndo come una forsennata per il giardino, mentre infilava una scarpa e metteva la sua tracolla sulla spalla.
Una visione mattutina… frutto forse della mia notte insonne… no! Era proprio lei! Ecco girarsi verso la mia finestra … che vergogna non vorrai farti scoprire a spiarla, Idiota!
Da dietro vidi il suo sguardo indugiare qualche secondo sulla mia finestra e poi il suono di un clacson e una corsa a perdifiato verso il cancello.
Aveva preso l’impegno con Jasper per il tour di UCLA e nonostante fosse il miglior amico e praticamente dipendente da Alice, provai una certa gelosia e anche indivia.
Come mi sarebbe piaciuto essere io stamattina l’autista di Bella e avrei voluto condurla in giro per il campus, conversando sulle nostre scelte, frutto di interessi diametralmente opposti: io  rigoroso, scientifico, razionale e  lei emotiva,espressiva, sognatrice!
E invece sono sempre qui tra quattro mura, le solite quattro mura, strette adesso più che mai come una prigione, solo.
Mia madre, indaffarata in non so quale attività, così da stordirsi un po’ dal dispiacere di aver assistito alla mia ennesima notte di fatica… fatica anche a solo respirare.
Mio padre affettuoso Carlisle, ma anche lui preso dal ritmo di un’esistenza vissuta per alleviare il peso di abbandoni e dolore.
<< Posso entrare? >>
La voce mi fece trasalire:
<< Bella!>> , mi girai di scatto.
Era lì davanti a me con un sorriso stampato sul volto, davvero travolgente.
<< Entra pure.>>
 
 
BELLA
 
Il sorriso mi si spense sulle labbra, quando vidi il suo viso pallido. Lasciai scivolare la tracolla per terra e mi avvicinai al letto.
<< Stai male?>>, chiesi. << Cosa ti è accaduto?>>
<< Non preoccuparti niente più del solito… scherzo… niente di grave!>>
<< Sei molto pallido, sembri tanto stanco … torno più tardi, così potrai riposare.>>
<< No davvero Bella resta!>> , mi prese una mano e senza staccarmi da lui avvicinai una sedia al letto.
<< E’ tutta la mattina che sono solo, vorrei la tua compagnia, parlare un po’. Dopo la crisi di questa notte, mia madre è andata ad alleggerirsi la mente… come le dico sempre… e io mi sono annoiato a morte.>>
<< Cos’hai avuto?>>
<< Una crisi di asma… respiratoria… chiamala come vuoi, è durata qualche ora, ma dopo è dura riuscire a riprendere sonno.>>
<< Perché non hai recuperato stamattina, potevi dormire.>>
<< Pensieri… pensieri mi attanagliavano! >>, si mise a ridere.
Aggrottai le sopracciglia e gli chiesi:
<< I pensieri che non trovano sfogo non sono salubri!>> , risi anch’io.<< Parlamene, vediamo se riesco ad esorcizzarli.>>
<< La causa sei tu.>>, disse.<< Ieri sera sei praticamente fuggita, stamattina sei uscita con uno dei ragazzi più belle di Santa Monica… pensieri Bella!>>
<< Ho delle giustificazioni inattaccabili per il mio comportamento, ieri sera era davvero troppo tardi, è già una settimana che vivo in una stanza stracolma di roba da riordinare, tonnellate d’indumenti sparsi dappertutto e poi i libri, i miei amici peluche, compagni di un’infanzia newyorkese, i miei cd e i dvd e addirittura il mio portatile sono ancora rinchiusi in enormi scatoloni.>>
<< Come potrei non capire le esigenze legate a poveri peluche, rinchiusi al buio di uno scatolone!>>, scoppiò a ridere.
<< Non c’è niente da ridere, è un vero caos.
Riguardo a stamattina, tengo subito a precisare che Jasper è proprio un gran figo!>>
<< Bella sei senza ritegno!>>
<< … Ma anche se non fosse fidanzato, non me lo filerei per niente…>>
<< Ridicola non è possibile!>>
<< Non è il mio tipo! Mi dispiace… ma ti prego non dirgli queste cose! E’ un amico!>>
<< Troppo divertente, adesso sei ricattabile!>>
<< Non credo proprio che tu possa mettermi in imbarazzo dinanzi a Jasper per queste mie considerazioni… già dovresti aver chiaro che sono un osso duro!>>, lo guardai intensamente strizzando gli occhi.<< Ergo andiamo al sodo mio caro Edward… stamattina io e il tuo miglior amico abbiamo lavorato per te.>>
Si tirò ancor più su, appoggiandosi meglio ai cuscini.
Lo facevo stare sulle spine, era divertente, ma poi lo vidi diventare troppo serio e allora mi decisi a parlare.
<< Stanotte io ho pensato a te!>>
Rise.
 << Non ci credo.>>
<< Davvero! Ho avuto un’idea per agevolare la tua frequenza universitaria e farti sentire a tuo agio, cosa ne diresti che invece di farti affiancare da un assistente, ci pensassimo noi a te, provvederemmo noi a quelle esigenze, per così dire burocratiche, saresti più libero di fare ciò che vuoi, potresti cercarci, quando ne avresti bisogno, senza obblighi e senza una guardia del corpo sempre lì alle tue calcagna!>>
<< Ma cosa dici!>>
<< Abbiamo fatto una ricognizione accurata degli edifici che dovrai frequentare per i tuoi corsi e…. Ta da!>>, gli presentai la mappa del campus con gli edifici in cui frequentavamo tutti evidenziati con colori diversi.<< Spostati uomo di poca fede! >>
Mi sedetti sul letto con la mappa distesa sopra le ginocchia.
<< Jasper frequenterà qui, qui Mike e Angela, Ben in questa parte e qui in questo edificio, io naturalmente sono il rosa della tua vita!>>, scoppiai a ridere.<< Qui chiaramente troviamo l’edificio di Lettere e Filosofia, è abbastanza vicino e proprio davanti al tuo dipartimento, c’è Geologia ed Emmett!>>
 
EDWARD
 
Non riuscivo a parlare, guardavo la mappa, studiavo gli spostamenti, la sua voce mi rimbombava nel cervello. Quando aveva potuto partorito quest’idea così stramba!
<< Non è organizzabile!>>
<< E’ perché?>>, disse sollevando un sopracciglio con aria seccata.
<< Che cosa pensate di fare? La spola tra i vostri dipartimenti e il mio, per ogni mia necessità?>>
<< Edward io penso che una volta preso il ritmo delle lezioni, conosciuto aule e laboratori, riuscirai a muoverti agevolmente anche da solo.>>, abbassò il tono quasi si vergognasse e continuò. << In fondo ne ho visti altri ragazzi sulla sedia a rotelle, all’università.>>
Non sapevo se essere spaventato dall’enormità della cosa, lusingato dal tempo e dalle energie che Bella aveva impiegato per organizzarmi questo piano o se era giusto lasciarmi prendere dall’entusiasmo e farmi trascinare completamente in questo progetto.  Mi mancò l’aria, cominciai a tossire e poi boccheggiare.
Bella si volse verso di me spaventata:
<< Che succede Edward, cos’hai?>>
Mi voltai verso il capezzale del letto, lei si scostò rapida, presi dal cassetto un farmaco, lo spruzzai più volte in gola e respirai piano, cercando di concentrarmi.
Dopo qualche istante, mi sentii meglio, Bella restava immobile dinanzi a me, attonita.
<< Mi dispiace se ho fatto o detto qualcosa che ti ha fatto star male. Non volevo!>>
<< Tu non centri nulla, ogni tanto le emozioni troppo forti mi fanno andare in tilt il respiro … devo confessare che questo progetto mi ha dato una tale scarica di adrenalina che è stato difficile controllarmi.
Grazie Bella! Sei un fiume in piena, mi fai credere che tutto sia facile e realizzabile, come se fosse normale e non sai quanto ho bisogno di normalità.>>
<< Dobbiamo però essere cauti, riflettiamoci bene, potremmo provare per qualche settimana, vedere come va, non voglio metterti in difficoltà, mettere a rischio la tua salute, non potrei perdonarmelo.>>
Si avvicinò, i suoi occhi incatenati ai miei, sentivo il suo profumo, volevo godere di questa sensazione, della sua vicinanza, stavo bene quando la sentivo vicina.
<< Abbiamo ancora un mese prima che inizino le lezioni.>>, dissi deciso. <>, sorrisi.
Mi fissava, non capivo:
<< Perché mi guardi così?>>, le chiesi.
<< Ho ottenuto quello che volevo!>>, disse << E’ questo il mio premio!>>
<< Di che parli!>>
<< Stamattina mi sono ripromessa che ti avrei visto sorridere, sorridere solo per me e che questo sarebbe stato un premio, per il mio folle progetto! Ci sono riuscita. Sei favoloso quando sorridi!>>
Abbassai lo sguardo e avvampai, mai una ragazza mi aveva fatto sentire così, spiazzato, confuso, emozionato.
Lei era lì a portata di bacio, con la sua sfacciata bellezza.
<< Arrossito!  Sei anche arrossito!>>, trillò.
Mi scossi dal mio stato di trance, l’incantesimo era stato rotto … mi aveva preso in giro!
<< Sei assurda!>> , le dissi.
<< Che meraviglia! Sono riuscita a farti imbarazzare con una sola parola!>>
<< Smettila stupida!>>
<< Bene ma adesso devo proprio andare almeno! Il mio armadio mi aspetta. Parlerai ai tuoi genitori?
<< Si a pranzo.>>
<< Mi farai sapere?>>
<< Farò di più, se vuoi, vengo da te oggi pomeriggio e ti aiuto a liberare i prigionieri … I peluche!>>
<< Si certo ti aspetto, fammi  uno squillo quando ha deciso, ti verrò incontro.>>
Si sporse verso di me e mi depose un bacio leggero sulle labbra, rimasi totalmente interdetto, poi corse via, lasciando un’inconfondibile scia di profumo nella mia stanza e su di me e un dolce sapore sulle mie labbra.
Con un tale incentivo ero pronto ad affrontare l’ennesima prova di forza con i miei genitori, ma avrei dato qualsiasi cosa per sentire la sua presenza, accanto a me, la sua forza e decisione, allora sì che non avrei temuto di vacillare! Ma non c’era e se la rivolevo presto vicino, dovevo darmi da fare!

 

 

Ciao a tutti!!! Ho ripostato il primo capitolo ( non è un prologo e proprio il primo capitolo) con degli accorgimenti tecnici che mi sono stati suggeriti  e qualche ritocco, spero che in tanti la  leggiate e possibilmente recensite o commentata o contattatemi ... ho bisogno di conferme! Pprossimo capitolo venerdì o sabato!
Se qualcuno potesse darmi indicazioni o mi aiutasse a fare una copertina bella come molte di quelle che ho visto ve ne sarei tanto grata!
Grazie tante!
Cloe J.

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Capitolo 2
*** La vita non è mai come sembra ***











Lei si chinò su di me e la fragranza meravigliosa della sua pelle, mi colpì di viso.

Fece per alzarsi, mi venne istintivo trattenerla, mi avvicinai al suo collo e inspirai profondamente, esclamai:

<< Pazzo! Sono un pazzo! Ti prego scusami… ma è stato irresistibile!>>

Rise, guardandomi:

<< Non scusarti è stato piacevole… almeno posso sapere cosa ne pensi del mio profumo?>>

<< Non è un profumo, sei tu, emani una meravigliosa essenza!>>

 

Tratto dal primo capitolo

 

CAPITOLO 2

 

La vita non è mai come sembra

 

EDWARD
 
<< Mamma … papà vorrei parlarvi. >>, dissi entrando il salotto.
Lui stava rilassandosi dopo una lunga giornata in ospedale con un buono scotch, mia madre era ancora al cellulare con mia sorella Rosalie.
Chiuse la comunicazione e si sedette.
<< Stamattina Jasper e Bella… >>
<< Chi è Bella? >>, chiese Carlisle.
<< Bella Swan, un’amica di Jasper, si è appena trasferita da New York nella villa adiacente alla nostra. Suo padre è collega di quello di Jasper e anche lei si è iscritta a UCLA… comunque Jasper e Bella stamattina sono andati a fare un tour del campus e hanno segnato su questa mappa l’ubicazione degli edifici, che tutti noi frequenteremo per le lezioni.
Poiché quasi tutti i dipartimenti sono abbastanza vicini, abbiamo parlato dell’opportunità di poter provare a frequentare i miei corsi senza l’ausilio dell’assistente, i ragazzi sarebbero sempre pronti ad aiutarmi nel caso avessi bisogno ed io non avrei una presenza opprimente sempre alle mie spalle.
Mi sentirei più libero, meno diverso.>>, dissi quest’ultima frase con grande fatica.
<< Scusa stai dicendo che vuoi affrontare la frequenza dei corsi da solo? >>, disse alzando il sopracciglio.
<< Starei valutando quest’ opzione. >>, e mi misi subito sulla difensiva.
Mio padre posò il bicchiere ed esordì dicendo:
<< Non pensi che sia un po’ rischioso?>>.
Lui cercava una via diplomatica per dire le cose, ma sapevo che il fiume in piena di mia madre stava per tracimare.
<< Penso di no … essere più indipendente, mi fa sentire meglio! >>.
<< Indipendente! >>, ecco era partita. << Tu non puoi valutare nemmeno l’ipotesi di affrontare tutto da solo!>>.
<< Non sarei solo, ci sono nove persone pronte ad aiutarmi>>.
<< I tuoi amici se non mi sbaglio frequenteranno anch’essi dei corsi, come potrebbero starti accanto?>>, disse con una punta di sarcasmo.
<< Non credo di aver bisogno di sostegno durante le lezioni, ti ricordo che sono autosufficiente ancora!>>, strinsi i pugni per trovare la forza di non fermarmi. << Ci vedremmo a mensa e in ogni caso sarebbero pronti a intervenire qualora ne avessi bisogno>>.
<< Edward >>, disse ancora mio padre. << Hai valutato bene tutti gli aspetti organizzativi di questa cosa?>>.
<< Sì ma in ogni caso basterà fare un periodo di prova, non sono un pazzo incosciente, se mi renderò conto che non è fattibile, rinuncerò>>.
Mio padre sembrò apprezzare questo mio compromesso, mia madre invece risoluta continuò con la sua arringa.
<< Il problema non sono solo gli spostamenti da un’aula a un’altra, ti sei chiesto cosa succederebbe se ti prendesse una crisi respiratoria improvvisa?>>.
<< Emmett e Bella sarebbero a due passi da me>>.
<< Bella è la chiave di tutto! E’ sua l’idea vero?>>, disse mia madre con un moto di stizza nella voce. 
<< Pensa di arrivare e dopo un giorno rivoluzionare tutto un sistema già organizzato!>>.
< < E’ il sistema che tu ritieni più organizzato, ma che io non tollero per niente!
Lo sai bene che sentirmi seguito da una persona estranea che sta lì perché pagata, mi fa star male, sapere invece che un gruppo di amici si è messo a disposizione, nonostante i loro impegni di studio, per aiutarmi solo se ne avrò bisogno, mi fa sentire libero! Devi capire la mia prospettiva, superare la tua frustrazione e pensare a me almeno ogni tanto!>>.
Le parole mi uscirono decise e dure, non ammettevo alcuna replica, fu un colpo basso, ma mia madre non si arrese.
<< Non se ne parla nemmeno, non darò mai il mio consenso a questa follia! Mi rifiuto di vivere ogni giorno con l’angoscia che ti possa accedere qualcosa, senza che nessuno possa essere lì vicino a te per aiutarti! Dimentica questo folle progetto e torniamo a quello che abbiamo stabilito>>.
<< Esme! Calmati il muro contro muro, non serve!>>, cercò di mediare mio padre.
<< Qualcuno deve pur portarlo a ragionare!>>.
<< Ragionare! Io non sono pazzo! Mi odio per come sono, odio la mia vita di dipendenza …
E tu mi parli di ragionare … io passo le mie notti, i miei momenti infiniti di solitudine a ragionare e non è facile accettare quello che mi è capitato.
Ho solo vent’anni ma a volte mi sento addirittura stanco di vivere, forse se fossi meno codardo a quest’ora, mi sarei già ucciso!>>, glielo gridai in faccia, poi tirai un respiro chiusi gli occhi, continuai piano. 
<< Questa dev’essere una mia scelta e se sono ancora sotto questo tetto e perché ho creduto di non poter sopravvivere solo, fuori da qui, ma potrei anche ripensarci e provare a vivere una vita diversa>>.
Tu non puoi pensare di proteggermi a tal punto da privarmi della capacità di fare delle scelte giuste o sbagliate che siano!>>, mi fermai avevo il respiro affannoso, ma non intendevo piegarmi, rimasi a guardarla fissa negli occhi, poi conclusi. << Potete accettare o non accettare questa mia proposta, ma mettiti in testa che non cambierà nulla, ho già deciso che questa parte della mia vita, la voglio gestire come credo sia meglio per me, opponendoti, rischi solo di farmi andar via>>.
Presi un respiro e mi diressi verso la porta, sapendo che l’unica persona con cui volevo parlare adesso, era quella decisa, audace ragazza che aveva dimostrato in un sol giorno di capirmi meglio dei miei genitori.
 
 
BELLA
 
<< Bella per favore, sto scendendo verso casa tua, puoi venirmi incontro?>>.
Mi chiese al cellulare.
< < Certo Edward arrivo subito.>>, gli risposi.
La sua voce non prometteva niente di buono, era tirata; probabilmente l’incontro con i suoi genitori non era stato facile, forse con la mia proposta avevo creato un grosso guaio.
Scesi di corsa, arrivata a metà strada tra casa sua e la mia, lo vidi.
<< Grazie per essere venuta, scusami ma solo molto stanco, non riesco più a spingere la sedia, mi fanno male le braccia. Vorresti aiutarmi, ho bisogno di fare una passeggiata e prendere un po’ d’aria>>.
Iniziammo a camminare. Aspettavo che avesse voglia di parlare, non volevo forzarlo adesso, ma mi sentivo davvero molto in colpa allora dissi:
<< Mi dispiace se ho creato dei problemi tra te e i tuoi genitori>>.
<< No Bella è solo un copione che si ripete. Prima ho dovuto combattere a lungo con loro, anzi con mia madre, per farle accettare la scelta del corso di studi. Lei sosteneva che per me sarebbe stato meglio un corso più semplice, senza laboratori, né ricerche, né tantomeno esperienze sul campo. Abbiamo discusso fino quasi alla scadenza delle immatricolazioni, ma alla fine l’ho avuta vinta.
Forse troppo stanco per litigare ancora, avevo ceduto, almeno per quest’anno, sulla questione dell’assistente.
Quando mi hai offerto una scelta che meglio concordava con la mia idea di vivermi la vita, mi sono detto che non potevo perdere quest’occasione.
Forse per te sembrerà eccessivo che una semplice esperienza universitaria vissuta come tutti gli altri, possa darmi una qualità migliore di vita; ma per chi come me, fa fatica anche solo a camminare, parlare, respirare, poter studiare senza essere visto sempre come un diverso, può essere un’esperienza grandiosa, che appaga, che riempie>>.
Si ammutolì e si coprì il viso con le mani, allora mi chinai verso di lui, per esser certa che non stesse male.
<< Bene! Se questo è il tuo desiderio, arriveremo in fondo a questa cosa, ma mi sento responsabile di questa proposta e non potrei perdonarmi se qualcosa andasse storto per colpa mia. Sappi quindi che non ti perderò mai d’occhio, se non quando ti troverai in un’aula piena di colleghi e con un docente presente>>.
<< Vuoi la verità... non aspetto altro!>>.
Ci guardammo negli occhi, fu un istante ma mi sembrò un tempo infinito, quindi mi feci forza e mi allontanai da lui.
<< Andiamo visto l’orario, sospetto che non avrai pranzato ed è meglio che ti faccia mangiare qualcosa, non hai proprio una bella cera!>>, dissi sorridendo.
<< Grazie Bella.>>, mi prese le mani e gli pose un bacio.
Mi sentì percorrere la schiena da un brivido.
Davvero mi stavo facendo coinvolgere dalla tenerezza disarmante che vedevo dentro quegli occhi verdi?
 
Entrammo in casa dalla porta di servizio, direttamente nella mia cucina, che io consideravo così accogliente; detestavo gli ambienti cupi e pomposi e speravo che Edward, oltre che mangiare qualcosa, si rilassasse, si sentisse a suo agio e dimenticasse il duro confronto appena avuto.
<< La mia mamma ha cucinato qualcosa di buono, un piatto italiano, spero ti piaccia,
Non ti ho ancora detto che sono di origine italiana? Lei è di Firenze. Vieni te la presento. Mamma… Renèe dove sei?… ogni tanto la chiamo così dice che la fa sentire più giovane!>>,  dissi sottovoce.
Edward rise, era imbarazzato e non riusciva minimamente a nasconderlo.
<< Mamma, ti presento Edward Cullen>>.
<< Piacere Edward>>.
<< Signora!>>.
<< Ti prego chiamami Renèe>>.
<< Che ti avevo detto, accetta e basta!>>, dissi cercando di venirgli in aiuto.
<< Questo ragazzo è di una bellezza incredibile!>>.
<< Oddio mamma … non si fa! Edward arrossisce per molto meno!>>.
<< Grazie Renèe.>>, rispose lui con gli occhi chini e con un sorriso che la diceva lunga su cosa avrebbe voluto farmi, per averlo messo in imbarazzo.
<< Su mangiate, so che avete progetti interessanti per il pomeriggio>>.
<< Prima  di tutto dare la libertà ai ricordi della mia infanzia, poi rivoglio la mia musica e i miei video, sotto mano, attivare il mio pc e tornare ad avere contatti con il mondo con Internet>>.
<< La fai sembrare una cosa di vita o di morte!>>,  disse mia madre.
<< Mi sento sola e abbandonata senza le mie cose, in bella mostra nella stanza, che c’è di male, in fondo la memoria ti lega al passato, ma ti permette di costruirti un futuro>>.
<< La mia bambina tutta lettere e filosofia!>>, esclamò Renèe, << e tu Edward, dove sei iscritto?>>.
Mia madre era grandiosa, riusciva a dire le cose con una tale naturalezza, era così trasparente, da non poter far dubitare mai della sua buona fede.
Non l’aveva sfiorata nemmeno il dubbio che Edward potesse avere difficoltà nel condurre una vita normale, quindi le domande, le salivano alla bocca fresche e spontanee,  come un torrente in primavera.
<< Ho scelto Scienze della vita, microbiologia, genetica e altro... roba da topo di laboratorio!>>.
<< Uno scienziato… e come mai potrete conciliare questi due mondi contrapposti? Il pragmatismo e la razionalità, con la creatività e il prevalere delle emozioni.>>
<< Me lo sono chiesto anch’io, quando l’ho conosciuta, sono sicuro che sarà una bella lotta!>>, rispose sorridendo e guardandomi intensamente negli occhi.>>
<< Sapete ora che vi osservo mi date l’impressione come se vi conosceste da tanto, avete una strana intesa che passa per i vostri occhi, il mare e il cioccolato>>.
<< Ma cosa dici mamma! Smettila subito!>>.
<< Oh grazie Renèe, è imbarazzata e addirittura arrossita, le sarò grato per sempre!>>, disse ridendo Edward.
Mi misi a ridere anch’io, mi volsi verso lui e incontrai ancora quello sguardo ardente e quel sorriso splendido.
 
 
EDWARD
 
Adesso non avevo più dubbi, i geni di Renèe avevano reso Bella quella che era. Quella donna era una vera forza della natura, schietta, gentile, intuitiva e accorta, ma anche lei tremendamente audace.
Mi aveva reso il pranzo, una specie di dolce supplizio, dosando sapientemente momenti in cui mi faceva rasserenare, così da farmi abbassare la guardia, a momenti in cui si divertiva a vedermi stare sulla graticola, aspettando forse che dicessi qualcosa di sconveniente o facessi un passo falso.
Tutto fu divertente e insolito.
<< Se non ci muoviamo, si farà sera e non sarò riuscita a fare nulla, vieni Edward andiamo in camera mia>>.
Si diresse verso la scala e a quel punto disse:
<< Ops! Vuoi provare a salire le scale oppure ti faccio vedere che meravigliosa strada alternativa?>>.
<< A dir il vero non sono proprio in gran forma, ma di quale alternativa parli?>>.
<< Si vede che non hai mai guardato con attenzione, in direzione di questa casa, vieni passiamo dal retro, c’è il balcone di Giulietta>>.
Risalimmo verso il giardino sul retro della casa, dove si affacciava casa mia, mi ritrovai dinanzi un cancelletto di ferro battuto che dava su di un balconcino, pieno di fiori.
<< Romeo doveva accontentarsi di stare giù e guardare la bella Giulietta, a te è concesso entrare nella sua stanza!>>, rise e mi precedette.
In tutti questi anni non ricordo di aver notato né quel balcone, né tantomeno i fiori, ma soprattutto credo di non averci mai visto nessuno affacciato.
La sua stanza era deliziosa, piccola, piena di colori, la tonnellata d’indumenti, che diceva di avere sparpagliato per la stanza, era sparita. Rimanevano una grande quantità di scatoloni ancora sigillati e devo dire lo spazio era assolutamente ridotto, ci guardammo e poi le dissi:
<< Che ne diresti se lasciassi fuori in balcone il mio destriero ed entrassi con le mie gambe in questa reggia!>>, sorrisi.
<< Non denigrare la mia stanza Cullen!>>, rispose ridendo.
Mi alzai a fatica, lei spostò la sedia e la chiuse fuori sul balcone, feci qualche passo e mi guardai intorno.
Aveva appeso sul muro alcune foto e delle locandine teatrali. Mi sedetti sul letto. Lei mi disse:
<< Mettiti comodo! Sei qui per farmi da sostegno morale, sarà dura per me avere la meglio su questa enormità di ricordi>>.
Scivolai indietro fino al capezzale e continuai a guardare, aveva delle deliziose tende glicine, con tante farfalle di tulle appese, forse un po’ infantili ma molto dolci.
Aprì la prima scatola e tirò fuori tutti i peluche, mi misi a ridere e le dissi:
<< Passami senza indugio quello che vedi in debito di ossigeno, sono espertissimo nella respirazione bocca a bocca, non so più quante volte me l’hanno fatta!>>.
La vide impallidire e prontamente le dissi:
<< Dai non è poi così male, soprattutto se a fartela, è una donna!>>.
<< Mi chiedo come fai a scherzarci su!>>.
<< Credo che se non ci mettessi una buona dose d’ironia a quest’ora sarei in una clinica psichiatrica!>>.
Continuò a riporre i pupazzi sulla mensola.
Poi fu la volta dei cd uno dietro l’altro, svelta li impilò nel suo mobiletto e lo stesso fece con i dvd. Sentivo in lei una strana ansia, che man mano che si svuotavano gli scatoli invece di scemare, cresceva.
<< Cos’hai?>>, le chiesi.
<< Perché? >>, rispose distogliendo lo sguardo.
<< Stai diventando strana. Avevi detto che avevi urgenza di liberare i ricordi, ma l’effetto che ha su di te, non è per niente positivo>>.
<< Ti sbagli… penso solo che ti stia annoiando, tutto qui, forse non è stata una grande idea, farti venire proprio oggi pomeriggio>> .
<< Posso non essere d’accordo, sto bene con te, il pranzo è stato istruttivo, tua madre divertente e attendo pazientemente che mi racconti qualcosa>>.
<< Raccontarti che cosa?>>.
<< Ci conosciamo così poco, anch’io sono curioso sai!>>.
<< Sono nata a New York, vissuta a Staten Island, in una casa circondata dal verde. Le scuole elementari pubbliche… esperienza tranquilla.
Sono sempre stata piuttosto estroversa, facevo amicizia con ogni tipo di bambini, senza considerare il ceto, la razza o la religione, mia madre ha sempre detestato le discriminazioni in genere, sospetto che lei le abbia subite appena arrivata dall’Italia.
La scuola superiore è stata un po’ più travagliata, ero iscritta alla Curtis High School ma poi mi sono trasferita>>.
Nel frattempo che parlava, aveva aperto una scatola piena di foto e le stava riponendo nel cassetto della scrivania, m’incuriosii che non me le mostrasse, decisi di essere anch’io un po’ sfacciato:
<< Me le fai vedere? >>.
La vidi tentennare, i suoi occhi intristirsi, non sapeva che fare, alla fine me le porse.
Nella foto pogiava il viso sul petto di un ragazzo scuro, con gli occhi più penetranti che abbia mai visto, di una bellezza insolita, sembrava un indiano, poi in altre foto, in cui erano sempre abbracciati, aveva i capelli tagliati corti, a spazzola.
Lui poteva avere vent’anni, Bella forse quindici. Pensai che avesse avuto una storia con uno più grande e che quelle foto rappresentassero dei ricordi cari e preziosi.
 
Non le chiesi nulla, mi ero un po’ scocciato nel vedere quella foto, stavo pensando che aveva avuto  una relazione con un gran figo, più grande di lei. Ero geloso, lui era così diverso da me, il mio opposto.
Bella tirò un sospiro e mi disse:
<< Lui è mio fratello Jacob, bello vero? Anzi bellissimo!>>, la guardai sorpreso. << Vuoi sapere qualcosa di me? Ti raccontando il mio incubo>>.
Si sedette sul letto con la foto di Jacob tra le mani, incrociò le gambe e iniziò:
<< Era una persona speciale, mi amava, ero la sua piccola, la sua sorellina, la sua principessa, diceva che ero la sua anima ed io… ricambiavo il suo affetto naturalmente, con la stessa intensità.
Nonostante la differenza di età bastava uno sguardo per comprenderci, fra di noi c’era un rapporto unico>>.
La guardai, aveva gli occhi sognanti, un mezzo sorriso.
<< Tre anni fa, al ritorno dalla scuola, subimmo un piccolo incidente in moto, ci portarono all’ospedale, io me la cavai solo con qualche escoriazione e mi dimisero subito, mentre Jacob s’incrinò una costola e sentiva un forte dolore al ginocchio.
Gli fecero dei primi accertamenti delle radiografie e quindi i medici convocarono subito i miei genitori, avevano il sospetto che avesse un tumore osseo.
Dopo tutti gli esami diagnostici e la biopsia, la diagnosi fu confermata, osteosarcoma localizzato al ginocchio, con già metastasi al polmone, una forma grave e complicata di questo tipo di tumore.
I miei genitori non ebbero il coraggio di dirmelo e lo scoprì ascoltando una telefonata tra mia madre e mia nonna.
Arrivai in ospedale completamente sconvolta e arrabbiata con tutti, entrai nella sua stanza e lui mi accolse a braccia aperte, con quel suo viso dolce, con un sorriso aperto e rassicurante, lasciò che mi sfogassi, carezzandomi i capelli e sussurrandomi parole di conforto. Ridicolo! Lui confortava me!>>, Bella aveva un’espressione dura. Continuò:
<< Fece i primi tre cicli di chemioterapia, terribilmente aggressiva, quindi fu operato, al ginocchio, gli fu asportata una parte dell’articolazione e dell’osso della coscia e quindi messa una protesi, nella speranza che il tumore si fermasse. Poco dopo gli furono operate anche le metastasi.
Stavo quasi tutto il giorno con lui, non faceva altro che dirmi:
<< Stai tranquilla sorellina, guarirò, torneremo insieme a casa>>.
<< Lo guardavo e sorridevo fiduciosa.
Quando uscì dall’ospedale, tornammo a casa e ritornammo ad alcune delle nostre consuetudini, sia pure ridimensionate, brevi passeggiate ma in compenso conversazioni lunghissime.
Mi raccontava tutto ciò che gli passava per la testa, si sfogava e diceva che questa cosa lo faceva stare meglio.
I dolori però cominciarono presto a intensificarsi, passammo velocemente ad antidolorifici sempre più forti, si assopiva sempre più spesso, anche mentre mi parlava, avevamo ridotto drasticamente le nostre passeggiate, uscivamo quasi sempre in auto e si spostava appoggiato alle stampelle.
Sia pur stanco, tirato, per me, per la sua Bella, indossava una maschera sorridente, pensava di rendere tutto meno pesante da sopportare.
Passavano i mesi e i cicli di chemio avevano ormai solo gli effetti collaterali terribili e un giovamento puramente formale, il male lo stava corrodendo, perdeva i capelli a ciocche, quei meravigliosi lunghi capelli neri, vomitava anche l’anima per ore e ore, non mangiava quasi più niente, non aveva neanche più la forza di alzarsi, cominciava ad utilizzare l’ossigeno.
Restavo a casa sempre accanto a lui, gli leggevo dei libri, guardavano insieme la tv, i suoi film preferiti, sempre vicini, mano nella mano.
Ho nella mente alcuni episodi, che rivedo spesso durante le mie notti insonni o nei miei incubi.
Un pomeriggio mi guardò fisso negli occhi e disse:
<< Bella devi essere forte, sto morendo! Sono stanco, non ho più forza per lottare! Tu devi essere preparata a quando non ci sarò più!>>.
Iniziai a piangere, allora lui mi disse:
<< E no sorellina! Adesso sono io che ho bisogno di te, ho paura e tu mi devi aiutare! Sei tu che devi sostenermi adesso… non puoi abbatterti!>>.
<< Fu lui a lasciarsi andare alle lacrime che esprimevano tutta la sua disperazione.>>
Da quel momento tirai fuori quell’aspetto forte del mio carattere, che non avevo mai avuto bisogno di manifestare, divenni di colpo più matura e responsabile.
La situazione precipitava di giorno in giorno, dopo una crisi molto grave lo portammo in ospedale, gli inserirono una pompa sottocutanea per una sedazione più efficace e rimase semi incosciente per lungo tempo>>.
Bella raggiunse la finestra, si sedette a terra, io la seguì con lo sguardo, ma non mi mossi, quasi trattenevo il respiro e allora riprese:
<< Quando alleggerirono la sedazione, si svegliò, mi sorrise e mi strinse la mano:
<>, mi disse. << Ti prego Bella finchè non chiuderò gli occhi, voglio vederti solo sorridere, adoro il tuo sorriso, sorridi per me!>>.
<< Decidemmo di non riportarlo a casa, i dolori si facevano sempre più acuti e a casa mamma e papà non riuscivano più gestire la situazione con efficienza.
Era esasperato dalla malattia, stanco e forse voglioso solo di liberarsi da tutto quel dolore, si stava pian piano spegnendo in quel terribile letto bianco in una stanza troppo grigia, per uno come lui che amava i colori.
Tanti piccoli interventi palliativi cercavano di rendergli più sopportabile la sofferenza, ma straziavano un corpo, già tanto martoriato.
In una sera d’agosto, eravamo solo io e lui, sbottò:
<< Sai che sono veramente stanco di tutti questi interventi disgustosi che mi fanno, perché non si fermano, perché non mi lasciano morire in pace! Bella non ti faccio paura, non ti faccio ribrezzo … io non sono più io, non mi riconosco!>>, mi avvicinai e dolcemente cominciai a carezzarlo piano sul viso, il collo, il petto e baciarlo: << Invece sei sempre tu il mio fratello eccezionale, il mio compagno, il mio migliore amico, la mia guida e ti amo! Se sei stanco dimmi come posso aiutarti, farò tutto ciò che mi chiederai!>>.
Lui rispose: << Lo so che sono condannato ma vorrei morire con dignità!>>.
Presi fiato e gli dissi: << Se non ti senti più di continuare, dimmelo e dirò a papà e mamma di portarti a casa, ma se le terapie ti daranno dell’altro tempo per stare con noi, ti prego non fermiamoci. E poi tra un mese sarà il mio compleanno, voglio il mio regalo Jacob!>>. << Mi prese il viso tra le mani e disse: 
<< Sorellina capricciosa lo avrai!>>. Sorrise dolce. 
<< Ebbe fiducia in ciò che gli dicevo, continuò a farsi curare, il tredici settembre, il mio compleanno, mi regalò una macchina fotografica professionale, ma soprattutto mi regalò un altro mese con lui.
Il venti ottobre, il suo cuore cessò di battere; in quei due mesi non mi lasciò quasi mai la mano e andò incontro alla morte sereno, avendo accanto tutti coloro che lo avevano amato. Sono due anni che non festeggio il mio compleanno e va bene così!>>.
Tirò un sospiro, asciugò una lacrima poi riprese:
<< Perdetti l’anno a scuola, mi rifiutai di tornare alla Curtis, scelsi una scuola più tranquilla e vissi quasi un altro anno come uno zombie, crogiolandomi nel dolore, passando il mio tempo a guardare le sue foto, i suoi video, sentire la sua musica, tutto pur di mantenere quel ricordo vivo nei miei occhi e dentro di me.
Mamma ha avuto paura che entrassi in una grave depressione, che non riuscissi a superare quest’evento… questo dramma.
Non so se veramente l’ho superato, so solo che sono passati solo due anni ancora è dura per me riuscire a mantenermi presente a me stessa.
Allora mamma e papà hanno deciso che ne avevano abbastanza di New York, hanno venduto la casa, papà a chiesto trasferimento ed eccoci qua.
Per me fuggire non è mai stata una soluzione, ma forse per i miei genitori era dura convivere con il ricordo di Jacob in quella casa>>.
Piangeva sommessamente, in silenzio, dondolandosi avanti e dietro, mi ero seduto anch’io a terra, alle sue spalle e l’avevo cinta con le braccia, la feci appoggiare sul mio petto, cominciai a baciarle i capelli e carezzarle il volto, raccoglievo quelle lacrime e aspettavo che l’onda passasse.
 
 
BELLA

Non so cosa mi aveva spinto a raccontare tutto a Edward, avrei potuto essere anche meno accurata nei particolari, lui non cercava spiegazioni.
La verità era che io adesso avevo bisogno di raccontare, ripercorrere i contorni di questa tragica vicenda e prendere coscienza che, a sedici anni sei troppo giovane, per metterti sulle spalle una situazione così gravosa e soprattutto, poi è difficile dimenticare, superare, far finta di non averlo vissuto.
Non avevo mai raccontato a nessuno, i miei pensieri più intimi o le conversazioni avute con lui, ma a Edward sì… Perché? Forse pensavo che lui, vivendo una situazione difficile, mi potesse capire o forse, invece, volevo cinicamente comunicargli che non era il solo a vivere di dolore e nel dolore.
Che diavolo stavo pensando? Edward era malato, ma non l’avevo mai visto commiserarsi, anzi cercava di guardare avanti, di superare le difficoltà.
Io, invece, il dolore fisico l’avevo vissuto per interposta persona, non avevo sentito nulla su di me e arrogarmi il diritto di paragonarmi a Jacob o a Edward solo per quel dolore dell’anima, psicologico, che il percorso tragico e la perdita mi hanno lasciato, era veramente una bestemmia.
Alla fine forse avevo voluto solo partecipare a Edward che non ero un candido giglio, ma che avevo un’anima nera… ma a quale scopo?
Avrei dovuto, invece, guardare avanti anch’io e conservare i ricordi belli, i momenti insieme dimenticando, come sapevo bene che Jacob avrebbe voluto, lo strazio dell’anima.
 
 
Salve a tutte voi affette come me da fan fiction mania!
Torno dopo una settimana, dove mi sono chiesta tante volte, se la mia storia avesse appassionato qualcuno o se fosse risultata indifferente o peggio ancora sgradevole … bè le sei recensioni ricevute, tutte subito dopo averla postata e le ventotto che la seguono, mi hanno dato un certo conforto.
La mia totale inesperienza con certi aspetti legati all’operazione del postare, mi hanno indotto a fare qualche errore, a cui tenterò di porre rimedio con l’esperienza (avete presente l’apprendimento per tentativi ed errori? …), certo se qualcuno delle lettrici, più esperta, che mi sta seguendo, mi desse qualche dritta, gliene sarei veramente grata.
Vorrei dirvi qualcosa di più su cosa ha ispirato la mia ff, i miei genitori hanno vissuto una storia d’amore molto intensa ma molto travagliata, contraddistinta dalla malattia di mia madre. L’ho vissuta, l’ho osservata e ne ho il ricordo così vivido che ho pensato di trasportarla in un mondo sicuramente più romantico e più attuale, ma sempre pervaso dai sentimenti e dalle emozioni.
Ho scelto di iniziare il secondo capitolo con un piccolo estratto dal primo che dà, a mio parere, una bella immagine del tentativo di corteggiamento di Edward.
Bene grazie per avermi seguito, spero continuate e possibilmente diventiate più numerose… recensite e datemi consigli e impressioni, buon fine settimana!
          P.S. può darsi che questa settimana posterò un capitolo anche mercoledì 25!! 
Baci Cloe J
                                                    

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Capitolo 3
*** L'intuito... i sentimenti ***





 

 

Tratto dal secondo capitolo:

 

<< Emmett e Bella sarebbero a due passi da me>>.

<< Bella è la chiave di tutto! E’ sua l’idea vero?>>, disse mia madre con un moto di stizza nella voce. << Pensa di arrivare e dopo un giorno rivoluzionare tutto un sistema già organizzato!>>.

< < E’ il sistema che tu ritieni più organizzato, ma che io non tollero per niente!

Lo sai bene che sentirmi seguito da una persona estranea perchè pagata, mi fa star male, sapere invece che un gruppo di amici si è messo a disposizione, nonostante i loro impegni di studio, per aiutarmi solo se ne avrò bisogno, mi fa sentire libero! Devi capire la mia prospettiva, superare la tua frustrazione e pensare a me almeno ogni tanto!>>.

Le parole mi uscirono decise e dure, non ammettevo alcuna replica, fu un colpo basso, ma mia madre non si arrese.

<< Non se ne parla nemmeno, non darò mai il mio consenso a questa follia! Mi rifiuto di vivere ogni giorno con l’angoscia che ti possa accedere qualcosa, senza che nessuno possa essere lì vicino a te per aiutarti! Dimentica questo folle progetto e torniamo a quello che abbiamo stabilito>>.

<< Esme! Calmati il muro contro muro, non serve!>>, cercò di mediare mio padre.

<< Qualcuno deve pur portarlo a ragionare!>>.

<< Ragionare! Io non sono pazzo! Mi odio per come sono, odio la mia vita di dipendenza …

E tu mi parli di ragionare … io passo le mie notti, i miei momenti infiniti di solitudine a ragionare e non è facile accettare quello che mi è capitato.

Ho solo vent’anni ma a volte mi sento addirittura stanco di vivere, forse se fossi meno codardo a quest’ora, mi sarei già ucciso!>>, glielo gridai in faccia, poi tirai un respiro chiusi gli occhi…

 

 

CAPITOLO 3

 

L’intuito… i sentimenti

 

 EDWARD

 

Era stata una notte di sonno agitato, ma quantomeno avevo dormito.

Le immagini di Bella in lacrime, il racconto del suo dramma, erano rimaste nella mia memoria.

La sognai, mentre cercavo di consolarla, di calmare la sua disperazione ma nulla sembrava giovarle, ero frustrato dalle sue lacrime. E mi ero svegliato infastidito.

Avevo la consapevolezza che di giorno in giorno pensavo a lei sempre, con un’intensità nuova, diversa, mi sentivo male quando mi stava lontana e mi s’illuminava la giornata appena la scorgevo.

Jasper ci aveva visto giusto dal primo momento, lei mi piaceva sotto ogni punto di vista e forse anch’io potevo non essere del tutto indifferente.

Forse dovevo solo prendere coraggio e provare a farmi avanti. Coraggio!

 

<< Buongiorno Edward!>>, mio padre si avvicinò a me con un sorriso.

<< Ciao papà!>>, mi sollevai, stropicciandomi gli occhi.

<< Possiamo parlare un attimo dell’università?>>.

<< Certo>>.

<< Io e mamma abbiamo riflettuto e accettiamo la tua decisione, non volevo farti stare in ansia un minuto di più, ma prometti che starai attento>>.

<< Lo sarò, grazie papà>>, risposi.

 

******

 

Durante tutta la settimana, Bella e Edward si vedevano regolarmente, passavano molto tempo insieme, parlavano, andavano in giro, trascorrevano piacevoli serate, insieme agli amici.

Charlie, il padre di Bella, in vista dell’inizio dell’anno accademico, le aveva preso un’auto e questo aveva reso tutto più semplice; la mattina Bella e Edward trascorrevano il loro tempo per in giro per la facoltà studiando minuziosamente tutti gli spostamenti, calendario delle lezioni alla mano, avevano già acquistato libri e visitato tutti gli ambienti della facoltà.

Edward mostrava un tale entusiasmo, che tutto intorno a lui sembrava esserne influenzato.

Era sempre di buon umore, sorridente, espansivo, sempre pronto a organizzare qualcosa.

Era irriconoscibile!

I suoi genitori, consapevoli di questo suo cambiamento in positivo, avevano convenuto che assecondarlo nelle sue decisioni, alla fine era stata la scelta migliore.

Bella frequentava casa Cullen giornalmente ed Esme aveva mutato anche con lei atteggiamento, si sentiva più serena, vedeva con quanta sollecitudine Bella pensasse a Edward, vedeva come lui la seguisse e la ascoltasse; Bella riusciva con modi fermi a fargli seguire un’alimentazione ricca ed equilibrata, aveva una maggiore cura per se stesso, s’impegnava in brevi passeggiate, a volte appoggiato a Bella o con l’ausilio delle stampelle, passava tanto tempo fuori.

Niente più lo infastidiva, né gli sguardi curiosi, né la fatica per fare le cose, affrontava tutto, con spirito nuovo e battagliero.

 

 

JASPER

 

Non lo riconoscevo più, era come trasformato, quegli occhi che avevo visto troppo spesso tristi o affaticati, erano pieni di luce ed energia.

La nuova prospettiva universitaria, ma credo anche la vivacità contagiosa di Bella, lo teneva sempre su di giri. Quel sorriso stampato sul viso, era la prova tangibile, della sua completa inversione di tendenza, speravo adesso che sarebbero migliorate anche le sue condizioni di salute, ma nel frattempo mi auguravo che si sarebbe lasciato andare e avrebbe parlato con Bella.

Ero però un po’ preoccupato, non conoscevo abbastanza Bella da avere la certezza che lei fosse interessata ad Edward in quel senso ed ero  spaventato da questa eventualità. Di fatto non riuscivo a capire come potevo essere utile alla causa di un Edward innamorato perso.

 

 

BELLA

 

Eravamo talmente indaffarati tutto il giorno, che non riuscivo a portare a termine tutti gli impegni programmati per una giornata, che già altri si affollavano nella mia agenda.

Mancava una sola settimana all’inizio delle lezioni e non nascondevo un certo nervosismo.

Edward era una presenza costante nella mia giornata, ero contenta che fosse così partecipe e interessato, i suoi amici ne erano totalmente stupiti, dicevano lui non era mai stato così attivo e coinvolto e soprattutto di così buon umore. Il pensarsi indipendente nello studio, doveva essere stato un vero toccasana, tutta la sua vita ne era uscita rivoluzionata; eppure avevo sempre una strana sensazione, mi capitava sbirciando verso di lui di vederlo pensieroso, distante.

<< Cos’hai? >>, gli chiesi una sera mentre nella confusione di un pub, lo sentivo particolarmente lontano.

<< Di che parli!>>, rispose un po’ seccato.

<< C’è qualcosa che non va? Sei strano!>>.

<< Andiamo fuori per favore.>>

<< Ho fatto qualcosa che non ti è andata a genio?>>.

<< No perché pensi questo?>>

<< Edward io sono quella intuitiva e tu quello razionale, ricordi? E’ qualche giorno che sei strano, a volte ti sorprendo a estraniarti! Se ho sbagliato qualcosa, preferisco saperlo, meglio una verità scomoda che mille perfette bugie>>.

<< Wow stasera siamo in vena poetica!>>

<< Che battutina deliziosa!>>.

<< Bella scusa sono solo un po’ nervoso e forse anche stanco, non riesco a dormire bene in questi giorni, troppi pensieri…>>.

<< I pensieri notturni raramente conducono a soluzioni razionali>>.

<< Anche filosofa!>>.

<< Edward!>>

<< Forse è il caso che ti chiarisca le idee e adesso! In fondo cosa può succedermi! Bella non riesco più a fare a meno di te!>>, lo disse tutto d’un fiato.

Lo fissai e risposi:

<< Ti sono diventata indispensabile!>>, mi misi a ridere.

<< Non in quel senso! Forse non riesco a spiegarmi!>>

<< Cosa c’è da spiegare! Condividiamo ogni momento della giornata, facciamo tutto insieme… per me va bene così e a te?>>.

Abbassò lo sguardo e scuotendo la testa disse:

<< Intuitiva sì come no!… Bella fai conto che non ti abbia detto nulla. Vorrei tornare a casa>>.

 

 

Rimasi sulla porta, mentre lui chiamava Ben e rapidamente entrava nella sua macchina, io inebetita cercavo una spiegazione razionale in un comportamento irrazionale!

Che cosa avevo fatto, oppure detto per scatenare una così strana reazione?

<< Che è successo?>>, chiese Angela. << Avete litigato? Edward si è volatilizzato senza dire una parola.>>

<< Litigato? Quasi non abbiamo parlato, ha bofonchiato qualcosa ed è fuggito via! Non so cosa gli è preso! Scusate quando non capisco, divento nervosa! Lo raggiungo e cerco di avere delle spiegazioni>>.

Jasper e Angela si scambiarono uno sguardo eloquente forse per loro, ma per me assolutamente astruso… Cosa diavolo stava succedendo!

 

<< Mark posso vedere Edward?>>, chiesi sulla porta.

<< E’ già a letto, ha detto di essere stanco>>.

Me ne tornai a casa arrabbiata e confusa, non pensavo proprio di aver fatto qualcosa di male e ritenevo il suo comportamento assolutamente infantile, ma avevo deciso di essere tollerante, avrei riprovato a parlargli domani e chiarire questa situazione.

 

 

******

 

 

Il mattino presto, Bella bussò alla porta di casa Cullen, ma nessuno venne a rispondere, chiamò allora ai cellulari, niente, tutti volatilizzati.

Decise allora di sbrigare alcune commissioni per i suoi genitori, poi si diresse all’università, pensando che Edward, vista la discussione avuto la sera prima, avrebbe forse chiedere a qualcun altro di accompagnarlo, fece un giro per i dipartimenti, ma di lui nessuna traccia, così come anche gli altri erano spariti.

Tornata a casa si attaccò al cellulare richiamò Edward, niente! Allora provò con Jasper, il telefono squillava a vuoto, la prima, la seconda, la terza volta, quindi Angela, intestardendosi a richiamare, sempre più arrabbiata.

<< Dimmi Bella?>>, alla fine rispose.

<< Angela! Cosa cavolo sta succedendo! E’ una mattina che provo a mettermi in contatto con Edward, ma niente, anche Jasper non risponde, mi sto proprio inc….do. Cos’è questa storia? Mi state forse deliberatamente ignorando? Spiegatemi!>>.

<< Bella lascia stare! Adesso non è il caso!>>.

<< Se non mi dici dove sei o dove è Edward, giuro che non ti darò pace, ho il diritto di capire cosa sta succedendo!>>.

Dopo qualche secondo di silenzio Angela rispose:

<< Siamo vediamo al Cedars Sinai Hospital a Los Angeles, reparto otto>>.

Prese l’auto e sfrecciando come una matta, raggiunse l’ospedale, salì di corsa le scale e si precipitò al reparto.

Tutti erano fuori dalla stanza, un moto di rabbia la colpì, ma represse qualsiasi reazione, non era il momento.

<< Cosa gli è successo?... Jasper… Angela… Perché non mi avete avvertito? >>.

Si guardarono imbarazzati, Ben allora disse:

<< E’ stato lui a proibirci di chiamarti!>>.

<< Ma che diavolo dici!… Che cosa ha avuto… come sta? >>.

<< Una forte crisi respiratoria, stanotte!>>, disse Alice. << Suo padre era di turno e sua madre l’ha portato qui verso l’una. Hanno dovuto sedarlo, era molto molto agitato, adesso riposa>>.

<< Ho bisogno di vederlo!>>.

<< Bella non mi sembra una buona idea!…>>.

<< Perché? Jasper spiegami! Fammi capire dove ho sbagliato? Tu sai qualcosa!>>.

<< Bella ne devi parlare con lui… se lui vorrà! Mi ha vietato di dirti qualsiasi cosa.>>

 

 

 

EDWARD

 

Nonostante la nebbia della narcolessia, dovuta ai farmaci, percepì una voce concitata, l’avevo riconosciuta, ma non ero in grado di parlare, non ero lucido. Pregai che non entrasse!

Preghiera vana! Vidi la porta aprirsi piano e una cascata di capelli scuri arruffati, incorniciare un viso pallido e due occhi profondi.

Mia madre si alzò, si avvicinò e piano le disse:

<< Sta dormendo, ha bisogno di riposare!>>.

<< Voglio solo vederlo, poi vado via!>>, sussurrò.

La sua voce affranta, mi entrò fino all’anima.

Come mi era mancata! Sembrava fosse passata un’eternità, non solo qualche ora.

In mezzo al delirio di questa notte, solo il ricordo di questa voce, mi dava un po’ di conforto!

Si sedette vicino al letto, dopo un secondo avevo il mio sguardo legato al suo, m’implorava spiegazioni.

<< Edward… mio Dio! Che cosa è successo!>>, si lasciò scappare un sospiro.

Mentre mi prendeva la mano, un brivido mi percorse, poi tornai nelle mie tenebre:

<< Perché sei qui?>>, le chiesi.

<< Che domanda!… Edward!… Perché non ha voluto che mi avvertissero?>>.

<< Non volevo vederti! Ho bisogno di mettere dello spazio tra me e te! Non voglio più che ti occupi di me, che ti disturbi per me!>>.

<< E’ per quello che è accaduto ieri?… Spiegami!… Me lo devi! Io non riesco a capire dove ho sbagliato!>>.

<< Non hai sbagliato nulla! Sei stata perfetta! Ma per me non è più abbastanza!>>.

<< Non è abbastanza? … Ora comincio a capire le tue parole di ieri! Maledizione che stupida! Oh Edward!>>.

<< Non preoccuparti! Io ho bisogno di avere di più di quello che puoi darmi! Io mi sono innamorato, ma non posso pretendere che la cosa sia reciproca! Come se potessi contagiarti!>>, un riso amaro mi salii sulle labbra, un colpo di tosse mi spezzò il fiato. << Bella non riesco a non pensare a te un solo istante della mia giornata! Sei in ogni mio gesto, in ogni mio sguardo, riesco a sentire la tua presenza dappertutto, è come se ne fossi pervaso, questo intendevo ieri!

Capisco però bene che è un sentimento che riguarda me… non te! Quest’intensità è quella che sento io! Purtroppo solo io. Io ti amo! Ti amo Bella!>>, avevo sollevato la testa verso di lei, ma ricaddi sui cuscini tossendo.

 

<< Edward basta! Ti prego!>>.

Si prese la testa tra le mani, mi sollevai e l’attirai verso di me, lei mi assecondò, le baciai i capelli, erano così profumati, poi la fronte, lei socchiuse gli occhi, continuai inebriandomi della sua essenza, mi avvicinai alle sue labbra… la tentazione era tanto forte, ma alla fine la scostai.

Lei mi guardò e poi disse:

<< Scusami tanto e se puoi, dammi un po’ di tempo Edward… ma permettimi di starti accanto, ti prego!>>.

<< Come potrei fare a meno di te! Ho sofferto così tanto nel costringere tutti a non chiamarti.

Ieri sera eri l’unica che volevo vedere, ti ho sentita bussare, ma non potevo… non volevo, rischiare di farmi ancora male!

Stanotte poi i pensieri mi hanno sopraffatto! Mi sentivo vuoto, mi sono lasciato andare, non m’importava più di nulla!>>.

< Edward! Mi fai sentire terribilmente in colpa!

<< No… non devi!>>, avevo di nuovo il respiro affannoso. << Tu non c’entri, sono io sbagliato! Sono debole!>>.

Chiusi gli occhi:

<< Avrei voluto tanto provare a farti festeggiare il compleanno!>>, dissi.

<< Cosa? >>.

<< Oggi è tredici, buon compleanno Bella!

Avevo pensato di portarti da qualche parte e a sorpresa farti trovare una torta, i ragazzi… e invece sei dentro un ospedale, dietro ad un ragazzo stupido e malato! Vorrei che non mi avessi mai conosciuto!>>.

<< Oh no! Io invece sono felice di averti incontrato e così mortificata per essere stata la causa di tutto questo! >>

<< Ora che sei qui, sto decisamente meglio!>>, sorrisi.

Dopo qualche minuto tornai in uno stato di torpore, così rilassato, non saprei dire se per effetto dei farmaci o di quella mano calda, che teneva la mia.

Dormii e sognai, sogni sereni. Con lei accanto, avevo ritrovato la mia luce, la mia energia.

 

 

BELLA

 

Mi sentivo uno schifo, ero stata veramente un’arrogante stronz..!

Così convinta di saper leggere dentro gli animi delle persone, di saper comprendere già dalle espressioni, i sentimenti e le emozioni che provavano, così come le veggenti dentro la palla di cristallo.

E invece con la leggerezza degna di una sprovveduta, non avevo interpretato i segni più che chiari, direi inequivocabili, del coinvolgimento profondo che Edward aveva per me.

E’ adesso cosa fare, come riparare al danno fatto!

Dovevo veramente guardarmi dentro per capire se anch’io provavo qualcosa per lui!

Oppure se la sindrome della crocerossina mi aveva completamente assorbito e non era amore quello che sentivo ma compassione per lui e il suo stato di salute.

Mi vergognai all’istante, solo per averla pensata questa cosa!

Lo guardai dormire con quell’espressione dolce, i tratti del viso rilassati, per un attimo mi venne in mente un’altra immagine terribile o forse terribilmente tenera… Jacob!

Stavo confondendo? Non riuscivo più a scindere affetto, amore, compassione, tristezza, ricordi, rimorsi?  Tutto era racchiuso in un vaso di Pandora, che avevo aperto consapevole delle conseguenze, ma che adesso non sapevo più gestire.

 

 

 

Dopo un po’ la sua mano scivolò lungo il fianco, lasciando la mia stretta, decisi che dovevo affrontare l’arena.

Sapevo cosa mi aspettava fuori da quella stanza, il fatto che Edward non avesse voluto avvertirmi, mi faceva apparire come unica colpevole della sua crisi. E’ in effetti, questa era la verità!

Aprì piano la porta, Esme Cullen era in piedi appoggiata al muro, lo sguardo puntato su di me, duro:

<< Dorme.>>, dissi << Io… vorrei…>>.

<< Non hai molto da dire Bella! Sapevo a priori, che questo per lui sarebbe stato un rischio troppo alto da correre, ma non è più un adolescente, è un giovane uomo e i consigli della mamma su come gestire i rapporti, sono fuori luogo.

Ma tu… tu potevi essere più accorta nel valutare a fondo la situazione e le conseguenze del tuo agire! Hai giocato, senza renderti conto che dall’altro lato c’è un’anima fragile… troppo fragile…

E la cosa più assurda è che non posso chiederti di non frequentarlo più!

In questo momento sei la sua realtà spensierata… la sua gioia di vivere… gli sei indispensabile … e quindi sarei una pazza a privarlo di tutto questo!

Continuerò a vederlo soffrire per colpa tua, senza poter fare niente! Questo è terribilmente ingiusto!>>, e andò via.

Mi appoggiai al muro e scivolai per terra, Jasper si avvicinò a me e disse:

<< Non voglio infierire Bella, ma ti avevo avvertito, sapevo che la situazione sarebbe potuta diventare difficile da gestire. Non sei stata per nulla attenta!>>.

<< Non ho giustificazioni, tranne che ho avuto la mente troppo presa da altro, ero presa da aspetti pratici legati a lui e non ho capito che i suoi sentimenti per me erano cambiati… non più affetto o amicizia… ma amore! Ho sempre creduto di essere tanto sensibile e invece… Me ne vergogno tanto!>>.

<< Per il suo bene dobbiamo guardare avanti, Esme ti ha detto tutto e deve averlo fatto anche Edward, adesso tocca a te decidere, è chiaro che qualsiasi cosa tu sceglierai, avrà una sua conseguenza>>.

 

 

EDWARD

 

<< Dov’è… dove è andata!>>, chiesi concitato.

<< E’ a prendere un caffè torna subito!>>, disse Angela. << Come ti senti?>>.

<< Meglio… davvero. >>, mi sollevai e restai in attesa con lo sguardo fisso alla porta.

La vidi rientrare, con il viso serio, gli occhi rossi, capì che aveva dovuto affrontare mia madre e forse anche Angela e Jasper.

<< Ragazzi questo piccolo incidente di percorso non cambia i miei programmi, la prossima settimana iniziano le lezioni ed io devo essere in grado di frequentarle. Aiutatemi per favore, avrò di nuovo mia madre attaccata alla giugulare, lei deve essere sicura che posso farcela, altrimenti sarà di nuovo guerra e non posso permettermelo>>.

<< Non preoccuparti.>>, disse Ben, << tutto rimarrà come abbiamo deciso, non ci saranno problemi.>>

Lei restava un passo oltre il letto, chiusa nelle spalle con il viso basso.

<< Bella qualche ripensamento?>>, chiesi con voce decisa.

<< Assolutamente no! Ho montato io tutto questo casino e pensi che possa tirarmi indietro, mi dispiace solo di aver creato problemi>>.

<< Nessun problema!>>, dissi sorridendo.

Carlisle aprì la porta e si avvicinò al letto del figlio:

<< Come ti senti?>>.

<< Meglio… un po’ stralunato forse, visto il mega cocktail di schifezze che mi hai dato, ma sto bene. Voglio tornare a casa prima possibile, non mi trattenere, ti prego, ho tante cose da fare, lo sai>>.

<< Adesso sciogli anche le prognosi?>>.

<< So come mi sento e sono pronto per uscire.>>

<< Ti faccio fare un emogas, degli altri esami e poi vediamo>>.

<< Mi terrai qui stasera?>>.

<< Questo è il minimo>>.

<< OK ma ti prego manda la mamma a casa, non mi molla e mi da solo tensione e voi ragazzi togliete le tende, tutta questa folla mi opprime.>>, sorrisi.

Bella fece per raccogliere la sua tracolla, allora le dissi:

<< Noi non avevamo fatto un patto?>>

Si guardò intorno:

<< Pensavo di far parte della folla opprimente!>>, rise. << Dammi solo qualche minuto per avvertire casa e mettermi d’accordo per spostare alcuni appuntamenti>>.

<< Papà non dimenticare la mamma adesso!>>.

<< Vado Edward, ci vediamo tra un po’. Buonasera Bella!>>, sorrise.

<< Dottor Cullen!>>, rispose con un cenno del capo.

 

 

Ciao a tutte!

Questo capitolo era più lungo ma ho preferito scinderlo in due, (ho la tendenza ad ascoltare i buoni consigli quando posso!).

Per Edward è davvero rischioso esporsi… è davvero un’ anima ancora troppo fragile, le avversità delle vita non sempre rendono più forti, a volte anzi determinano altre difficoltà.

E Bella super efficiente ma troppo presa da non riconoscere segni inequivocabili, spesso si tende a farsi prendere dalle circostanze e non raccogliere l’intensità che solo i sentimenti trasmettono!

Fatemi sapere cosa ne pensate… scrivere e adesso postare per me sta diventando un modo per guardarmi dentro… e confrontarmi con altri penso mi faccia capire ancor di più!!! 

Commentate per favore….

Prossimo appuntamento domenica!

Grazie a tutti!!!

Cloe J

 

 

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Capitolo 4
*** Una famiglia in chiaro-scuro ***





Tratto dal terzo capitolo: 

<< …… Io sento il bisogno di avere di più, rispetto a quello che tu puoi darmi!
Io mi sono innamorato, ma non posso pretendere che la cosa sia reciproca! Come se potessi contagiarti!>>, un riso amaro mi salii sulle labbra, un colpo di tosse mi spezzò il fiato.
<< Bella non riesco a non pensare a te un solo istante della mia giornata! Sei in ogni mio gesto, in ogni mio sguardo, riesco a sentire la tua presenza dappertutto, è come se ne fossi pervaso,
questo intendevo ieri!
Capisco bene che è un sentimento che riguarda me… non te! Quest’intensità è quella che sento io! Purtroppo solo io. Io ti amo! Ti amo Bella!>>, avevo sollevato la testa verso di lei, ma ricaddi sui cuscini tossendo.
 

CAPITOLO 4

 

Una famiglia in chiaro-scuro

 
EDWARD
 
<< Sei sicura che non ti crei problemi, rimanere ancora un po’, quì con me?>>.
<< Edward ascoltami, torniamo a quell’equilibrio a volte un po’ rude, che ha retto il nostro rapporto fino adesso. Basta convenevoli, se avessi avuto problemi, sarei già andata via!>>.
<< Bene… >>.
<< Lo so che hai ancora bisogno di parlarmi e anch’io, schiettamente come abbiamo fatto fin ora.
Posso iniziare prima io?>>
<< Certamente>>.
<< Ho bisogno di vedere la nostra relazione sotto un’ottica diversa.
E da un mese che corro, organizzo, progetto, ti seguo, ti assisto, ho rivoluzionato tutta la tua vita, cure, alimentazione, forse anche il modo di relazionarti con il mondo esterno… questa mia affermazione suona un po’ arrogante?>> , rise e strinse le labbra.
 << Ho lasciato fluire la mia energia senza freni, senza riposarmi, senza mai negarmi, come avrebbe fatto un’amica, con cui avevi già molta confidenza, ma pur sempre un’amica.
Io con questo ritmo da forsennata, ho perso di vista il ragazzo bello, intelligente, dolce e riservato che avevo scoperto subito, dopo la prima occhiata e questo è stato il mio errore!
Poi in certe occasioni, nel tempo che ho trascorso con te, mi è anche sembrato di rivivere l’esperienza con Jacob, quel calore che il sentirsi indispensabile per qualcuno, ti fa provare! >>, abbassò lo sguardo. << Non posso negarlo, spero che questo non ti offenda!
 
Tu, al contrario, hai avuto un focus fisso su di me, su com’ero, sugli aspetti del mio carattere, del mio comportamento, forse anche fisici e, bontà tua, ti sono piaciuta… ti sei innamorato. Che dire! La cosa mi lusinga così profondamente, quasi da vergognarmene!
Adesso ti chiedo di pazientare, fammi mettere ordine, voglio esser sicura di ciò che provo, non voglio confondere affetto con amore, non sarebbe né giusto, né rispettoso per te. Ma per far questo ho bisogno di più tempo… sono fatta così! Sono fatta male!>>, fece un enorme sospiro e si appoggiò alla spalliera, chiudendo gli occhi.
<< In sostanza hai detto tutto tu! Alcune battute nel copione dovevano essere mie, come dirti quanto mi piaci, quanto hai fatto per me… che mi sono innamorato! >>, feci il mio classico sorriso d’imbarazzo. << Va bene Bella Swan, avrò pazienza e aspetterò e spererò in un lieto fine>>.
Lei rise, portò i capelli indietro e mi fece una lievissima carezza sul volto, quindi sobbalzò alla vista di mio padre.
<< Scusate, cerchiamo di appurare se domani potrai tornare a stressare Mark e Liv, piuttosto che le mie infermiere>>.
Gli porsi il braccio, mentre continuavo a guardare il suo volto, mi fece un prelievo e mi chiese:
<< Hai fame?>>.
<< Cibo d’ospedale! Vuoi che dia di stomaco?>>.
<< Ascolta visto che hai schiavizzato Bella per stasera, che ne diresti se vi facessi arrivare una bella pizza>>.
<< Grande idea! Bravo dottor Cullen!>>, dissi << Ti va Bella?>>.
Annuì. Appena uscì, lei disse:
<< E’ un bel tipo tuo padre, rassicurante, posato, sembra sempre che abbia sempre la situazione in pugno>>.
<< Non è sempre stato così. La mia famiglia ha attraversato periodi veramente difficili, in cui persino lui e il suo incrollabile temperamento, hanno vacillato.
Tu mi ha raccontato qualcosa di molto intimo riguardo alla tua famiglia, credo che sia il mio turno adesso e considerato l’annebbiamento dei farmaci, è più facile per me trovare il coraggio di confessarti i lati oscuri di casa Cullen.>>, mi sistemai il cuscino contro la spalliera del letto e cominciai:
<< Allora ho un fratello James e una sorella Rosalie.
Cominciamo da capitolo più semplice tra i due. Rosalie, ha ventisette anni, bionda, statuaria, eterea, glaciale, un bellezza da mettere in soggezione; laureata alla prestigiosa MKC, l’Accademia della Moda di Los Angeles, ha frequentato master in Europa e adesso è una delle più quotate giovani stiliste emergenti degli Stati Uniti. Vive nelle camere dei più lussuosi alberghi del mondo, tre o quattro volte in un anno, ci delizia con brevissime visite, giustappunto per cambiare a tutti i guardaroba, farsi un giro per le colline, rivedere qualche amico d’infanzia ed evitare che mia madre pensi che sia proprio fuggita dalla tristezza in cui io ho fatto precipitare l’intera famiglia. E’ egoista, estroversa, ambiziosa, fredda, cambia i fidanzati alla stregua dei suoi vestiti, non tollera essere controllata, né tantomeno dominata, non ha paura di imporsi in nessun campo, in pratica perfetta! Ah! Ah! Ah!
Dai non guardarmi così sconvolta! Solo perché è mia sorella, non sono tenuto a farle sconti e descriverla diversa da quella che è!>>.
<< Hai un tono così cinico. Non mi avevi mai mostrato questo tuo lato.>>.
<< Non cinico, realista! E adesso il pezzo forte delle vicende Cullen.  James età presunta trent’anni, questo sempre che sia ancora vivo! E’ sparito da casa, quando avevo cinque anni.
Parti dal presupposto che io sono malato dalla nascita e sin da piccolissimo lo consideravo il mio prode cavaliere.
Era sempre presente, si occupava di me, mi controllava, mi faceva compagnia quando i miei non c’erano, con una sollecitudine e un’attenzione incredibile. Pazienza fino allo stremo, non diceva mai di no, giochi, tv, passeggiate, spiaggia, parchi di divertimento, sempre e solo con James o con i miei.
Già da piccolo capitava che usassi la sedia a rotelle, che naturalmente odiavo, allora lui quando poteva, mi trasportava sulle spalle per chilometri, trasformando questo in un gioco divertente!
Era un ragazzone, capitano della squadra di football, buona media, sempre circondato da ragazzine adoranti, l’idolo delle superiori.  Mai sentito litigare in casa, mai una nota, mai un guaio, irreprensibile.
Una sera di autunno, è uscito da casa e non è più tornato.
La polizia sosteneva che era un allontanamento volontario e i miei genitori insistevano che lui non aveva motivi per andare via, dicevano che qualcuno doveva averlo convinto, magari con la forza o con altri mezzi, a lasciare Santa Monica.
I miei sono veramente impazziti, ricerche, annunci in tv, volantini, l’FBI, investigatori privati sguinzagliati per tutti gli Stati Uniti, Nessuna traccia.
Mia madre credo che sia stata sull’orlo del suicidio e non lo abbia fatto solo perché aveva me, il figlio bisognoso di cure, mio padre aveva addirittura smesso di lavorare, lui che aveva desiderato fare il medico sin da piccolo. La sua incrollabile volontà, piegata dalla scomparsa del suo mitico perfetto  primogenito.
Hanno cominciato a farsene una ragione dopo circa tre anni dalla scomparsa, quando ai miei problemi alla colonna vertebrale, si è aggiunta una rara malattia, la miastenia, diagnosticata con tempi da tartaruga, proprio a causa dell’assenza dei miei genitori e quindi dalla totale mancanza di attenzione per i primi sintomi che si sono manifestati.
Posso continuare, mi guardi in modo strano?>>.
<< Il tuo tono mi fa paura, parli dei tuoi familiari come se covassi contro di loro una rabbia così profonda, stona con il tuo modo di essere, con quello che hai  mostrato da quando ti conosco>>.
<< Mai fidarsi delle acque tranquille! >>, risi.
<< La famiglia piano piano si è trasformata, il mio rapporto con Rosalie, pessimo, da piccoli non mi degnava di considerazione, anzi credo mi detestasse perché avrebbe voluto mamma e papà, tutti per lei. Ora ci incrociamo appena e in quelle occasioni riduciamo i nostri contatti allo stretto indispensabile.
Mia madre l’hai conosciuta, può essere la più amorevole e meravigliosa madre che ci possa esistere, ma se crede di essere nel giusto diventa così dura e intransigente, da sembrare senza cuore e soprattutto va quasi sempre per la sua strada.
Dopo la fuga di James, mi ha affidato alle tate, perché lei era troppo impegnata a seguire gli sviluppi delle indagini. Per carità adesso forse capisco, ma a cinque anni, è stato duro vedersi strappare nello stesso momento mia madre, mio padre e mio fratello e ritrovarmi solo curato da estranei. 
Mio padre che doveva essere per me la roccia, l’appiglio sicuro, dalla scomparsa di James è l’ombra di se stesso, tende a sottostare a tutto quello che decide mia madre e poi passa cosi poco tempo a casa che le occasioni di confronto sono proprio molto rare.
In questi anni gli avrò visto condurre una discussione in famiglia forse una decina di volte.
Quando ero più piccolo, avrei voluto che prendesse le mie parti o che mi appoggiasse magari con Rosalie, che a volte platealmente manifestava la sua insofferenza nei miei confronti e nei confronti della mia malattia, tratteggiandola come un peso, ma il più delle volte minimizzava il tutto, dicendo che erano solo stupidaggini tra fratelli.
E  per James… solo odio… mi ha lasciato così senza un apparente motivo, dopo esser stato il miglior fratello che si potesse desiderare! Vorrei non fosse mai esistito!
 
 
Adesso ti racconto qualcosa di più, di questo relitto, intendo di me… aggiungo qualche dato per renderti più chiara la mia edificante situazione.
Sono nato con un problema alla colonna vertebrale e come ti dicevo, circa quindici anni fa, mi sono ammalato di miastenia, una malattia che rende la trasmissione degli impulsi nervosi, nel mio caso,alle gambe… per così dire inceppata, la curo con farmaci, ma alterno fasi di remissione e fasi acute.
Già da piccolo avevo dolori alla schiena, definiti dai medici severi. Severi ah! Spiegalo ad un bambino che vuol dire severi! Lui ne comprenderà bene gli effetti nella sua vita quotidiana!
Non potevo fare quasi nulla di quello che facevano i miei coetanei, sempre troppo stanco, dipendente spesso da una sedia a rotelle, le gambe indolenzite, a volte insensibili, tutto terribilmente umiliante.
Quindi considera che con il dolore praticamente ci convivo, perché  antidolorifici e miastenia fanno a cazzotti, a volte sono un vero tormento, in alcune zone è fisso con un livello costante, in altre zone invece è acuto, ma per fortuna non dura molto.>>.
<< In questo mese non mi hai mai parlato di questi dolori?>>.
<< Si vede che starti vicino, mi rende tutto più sopportabile!>>, dissi sorridendo.
Lei mi guardava pensierosa.
<< E perché hai le crisi respiratorie? Hanno un nesso con la tua malattia o no?>>
<< Toh! E’ tornata la mia attenta osservatrice! Dove sei stata in quest’ultima settimana, forse in vacanza!>>, riuscì a strappargli un sorriso. << Sono la manifestazione di crisi di panico, ne soffro da circa cinque anni, quando entro in ansia o se mi lascio prendere da un forte e persistente stato emotivo, non controllo più il respiro e arrivo involontariamente a bloccarlo completamente.
Adesso ti faccio una confidenza, spero di potermi già fidare di te!>>, mi accostai al suo orecchio.
<< Negli ultimi mesi sto elaborando un progetto top-segret, esiste un intervento chirurgico al canale spinale, lì dove ci sono le compressioni delle vertebre, che risolverebbe una parte dei miei problemi>>.
Mi ero quindi allontanato appena un po’, avevo ripreso con un tono più duro:
<< Fino ad oggi mia madre ha posto un veto perentorio all’autorizzazione a farmi operare e mio padre … mio padre, l’eminente dottor Cullen, non ha fatto nulla, affinché lei recedesse dai suoi propositi e in questa sua posizione assurda sta la fonte la fonte del mio risentimento nei confronti dei miei genitori
Inoltre riguardo alla miastenia, sto conducendo una ricerca personale, mandando e-mail in giro per il mondo, per sapere se esiste qualche cura, anche sperimentale, più radicale, aspetto a giorni delle risposte>>.
Lei mi guardava con la faccia disorientata, penso che non credesse alle sue orecchie, quando lo raccontavo e ricordavo tutti i passaggi della mia vita, stentavo a crederci anch’io.
Mi ero sporto leggermente dal letto, mi fece una carezza, quel tocco cosi delicato, mi fece trasalire.
Scossi la testa per liberarmi dalla sua mano e mi appoggiai ai cuscini, ero troppo vicino a lei e non sarei più riuscito a parlare, ormai dovevo dirle tutto e risentendomi, forse avrei preso maggiormente coscienza, su che cosa stavo macchinando.
<< Ho deciso allora che questa situazione deve cambiare! Firmerò io stesso l’autorizzazione, all’intervento, in fondo ormai sono maggiorenne e posso autodeterminarmi, dinanzi alla legge.
Devo solo trovare un buon centro di neurochirurgia, un bel gruzzolo, scegliere il periodo più adatto e poi … nulla potrà più fermarmi>>.
<< Sii ragionevole… pensi davvero di voler affrontare una cosa così rilevante, senza l’appoggio e il sostegno dei tuoi genitori?>>.
<< Scusa cosa pensi che abbia chiesto negli ultimi  anni, se non il loro consenso e aiuto! Ho ricevuto solo dinieghi! Devono pur capire che sono stanco, che voglio cambiare e soprattutto che sono in grado di decidere cosa è meglio per me.
L’ho affermato per l’università e adesso punto a qualcosa di sostanziale per la mia vita!>>.
Sentimmo bussare, mio padre entrò con il cartone della pizzeria in mano:
<< Non vi sognate di parlarne in giro, questo speciale servizio in camera e riservato solo ad un élite ristrettissima!
Mangiate ragazzi, prima che si raffreddi … ah Edward ho i risultati degli esami, domattina puoi tornare a casa!>>.
Tirai un sospiro di sollievo:
<< Grazie papà>>.
<< Torno al mio giro, ciao Bella! Edward appena finisci vedi di riposare, sei di nuovo pallido e hai delle terribili occhiaie, non vorrai rischiare di trattenerti anche domani?>>.
<< Non sia mai.>>
 
 
BELLA
 
Ero letteralmente allibita dal racconto di Edward e impressionata anche per il tono e il linguaggio che aveva usato, anche per descrivere situazioni tragiche. Era come se stesse raccontando la cosa più naturale del mondo.
Ero confusa e spaventata da tutto ciò che avevo sentito e avevo bisogno di metabolizzare tutto, mi sentivo molto a disagio e sentivo la necessità di andare via, uscire da quella stanza come se fosse troppa piena di risentimento e dolore, ma avrei rischiato di offendere Edward.
 
La tensione era stata tanta da farmi passare persino l’appetito!
Presi un trancio di pizza e mi sforzai di mandarlo giù. Finito di cenare, aiutai Edward ad alzarsi, andò in bagno e quindi si rimise a letto.
<< Mio padre ha ragione mi sento distrutto, dovrei farmi una bella dormita. Andrai via adesso?>>, mi chiese.
<< Non riprendiamo il gioco dei desideri non espressi Edward! Se vuoi, aspetterò che tu prenda sonno, ma dopo devo tornare a casa>>.
Gli si era illuminato il volto, mi sedetti vicino al letto, mi prese la mano, con l’altra mi reggevo la testa appoggiata al bracciolo della sedia.
Dopo un po’ aprì gli occhi e mi disse:
<< Giuro che non sono contagioso! Vieni appoggiati sul letto, fai finta che sia una terapia, sarà più facile conciliarmi il sonno e poi quando andrai via il profumo della tua pelle, resterà sulle lenzuola e mi sembrerà di averti ancora qui, dormirò sicuramente più tranquillo >>.
Uff! Quel sorriso mozzafiato, quegli occhi imploranti, stava giocando, ma era così dolce.
Come il dottor Jeckyll e Mr Hyde, l’ Edward cinico, aggressivo e senza mezzi termini, sembrava fosse stato ricacciato chissà dove e adesso quello che mi parlava, era quello che avevo conosciuto ed apprezzato.
Era già mezzanotte quando mi ridestai dal sonno, che mi aveva colto alla sprovvista, lentamente spostai la mano dai suoi capelli e mi alzai piano, presi giacca e borsa e feci per andar via.
<< Ti amo!>>, sentii distintamente, mi voltai, dormiva, ma aveva un sorriso sulle labbra, il volto disteso, la luce soffusa gli illuminava quegli splendidi capelli ramati. Dio quanto era bello!
<< Ho detto che ti amo! Ti ho amato subito! Resta con me! >>, disse ancora nel sonno.
Ero già sulla porta, ma tornai indietro e gli depositai un lievissimo bacio sulle labbra, andai verso la porta, ma riuscii a cogliere un bisbiglio:
<< Sai di buono Bella Swan!>>, sorrisi e chiusi la porta.
 
 
 
 
Ciao ffmaniache!
Che mi dite?
In ogni famiglia si nascondono drammi impossibili da immaginare.
Sembrano inverosimili, ma sono più reali di quello che si pensa.
Mi rendo conto di essere assolutamente di parte, ma il mio Edward che doveva essere quello pragmatico e razionale mi fa emozionare! Bella che al contrario doveva sembrare quella passionale ed emotiva, stenta a lasciarsi andare.
Sto ritoccando anche se minimamente i vari capitoli prima di postarli e mi fa bene rileggere e ripensare, questa nuova attività condivisa in questo sito mi sta facendo bene, mi sta dando input positivi.
Vi devo proprio ringraziare!
Occhio al prossimo capitolo! Non perdetevelo, lo posterò presumibilmente venerdì notte, causa impegni familiari nel week end!
A presto grazie tante!!!!

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Capitolo 5
*** Where is the party? ***







Tratto dal quarto capitolo:

 

Gli si era illuminato il volto, mi sedetti vicino al letto, mi prese la mano, con l’altra mi reggevo la testa appoggiata al bracciolo della sedia.
Dopo un po’ aprì gli occhi e mi disse:
<< Giuro che non sono contagioso! Vieni appoggiati sul letto, fai finta che sia una terapia, sarà più facile conciliarmi il sonno e poi quando andrai via il profumo della tua pelle, resterà sulle lenzuola e mi sembrerà di averti ancora qui, dormirò sicuramente più tranquillo >>.
 

*******

 

<< Ti amo!>>, sentii distintamente, mi voltai, dormiva, ma aveva un sorriso sulle labbra, il volto disteso, la luce soffusa gli illuminava quegli splendidi capelli ramati. Dio quanto era bello!

<< Ho detto che ti amo! Ti ho amato subito! Resta con me! >>, disse ancora nel sonno.

Ero già sulla porta, ma tornai indietro e gli depositai un lievissimo bacio sulle labbra, stavo per andare, ma riuscii a cogliere un bisbiglio:

<< Sai di buono Bella Swan!>>, sorrisi e chiusi la porta.

 

CAPITOLO 5

 

 Where is the party?

 

 

Jasper riportò Edward dall’ospedale nella mattinata. Bella era andata con Alice all’università. Si rincontrarono a pranzo e fecero il punto della situazione. Mancavano pochi giorni all’inizio delle lezioni, tutto risultò già perfettamente pianificato, quindi decisero di godersi, più possibile, gli ultimi momenti di libertà.
Edward aveva detto a Jasper che non si sarebbe esposto ulteriormente con Bella, non l’avrebbe assillata, avrebbe aspettato con pazienza che facesse lei un primo passo, qualora si fosse decisa.
Le giornate trascorrevano tra spiagge, locali e feste, sempre tutti insieme, ma questa vicinanza piuttosto che giovargli, non faceva altro che rendere Edward sempre più nervoso.
Nonostante i buoni propositi, quindi, già dopo qualche giorno, si  mostrava infastidito da quella che definiva una situazione di “odioso stallo”. Era sempre più convinto che era stato un errore provare a parlarle, che aveva fatto la figura da stupido, era stato uno sbaglio pensare che una come lei potesse essere attratta da lui.
Jasper provò a trovare delle giustificazioni, a raccomandargli ancora un po’ di pazienza, ma invano.
 
 
Il sabato sera, Ben organizzò una grande festa in piscina a conclusione del periodo delle vacanze e Jasper dovette faticare un bel po’ per convincere Edward a parteciparvi.
Lo andò a prendere e se lo vide spuntare senza la sua sedia, lui alzò le spalle e con fare distaccato disse che voleva passare una serata un po’ diversa, era una forzatura bella e buona e Jasper pensò non promettesse nulla di buono.
Arrivato in piscina, si prese un bicchiere e si distese su di una sdraio, in una posizione piuttosto defilata.
Aveva ripreso quell’atteggiamento di disagio nei confronti della gente con cui non era in confidenza e trovarsi in costume tra quella folla urlante che si dimenava, sulla musica pompata al massimo, era sicuramente una situazione piuttosto stressante.
L’alcol scorreva a fiumi e i ragazzi erano abbastanza su di giri, ballare compressi sul bordo della piscina, era una vera impresa, già qualcuno era finito anche in acqua e gli scherzi si moltiplicavano.
Bella stava al centro di una combriccola alquanto variegata, era abbastanza alticcia, così come la maggior parte degli invitati, Edward restava a guardarla a distanza.
All’improvviso un ragazzo le posò una mano sul sedere, lei lo guardò e senza nemmeno alterarsi, da perfetta newyorkese, gli mollò un ceffone in pieno viso, il ragazzo non gradì l’umiliazione e la prese per le braccia.
Fu questione di un secondo, Edward scattò, li raggiunse e tirò un pugno sul naso a quell’idiota, che senza pensarci due volte gli restituì il regalo, spaccandogli il labbro. Bella urlò, si mise in mezzo e Jasper e Ben accorsi, separarono i due, accompagnando con modi alquanto rudi, il cafone al cancello.
Edward nel frattempo si era seduto per terra cercando di tamponare il sangue che copioso usciva dal labbro, Bella inginocchiata vicino a lui, aveva preso un asciugamano e gliela aveva poggiato sul labbro. Lo guardava esterrefatta:
<< Perché mi fissi?>>, le urlò in faccia.
<< Cosa gridi!>>, rispose lei.
<< Potevi anche evitare di sculettargli davanti, quello non aspettava altro.>>
<< Cosa… stai dicendo forse, che lo provocavo?>>
<< Sì… era proprio un invito esplicito!>>.
<< Edward sai che ti dico sei proprio uno str…zo!>>, e fece per andarsene, la lui la trattenne per un braccio.
<< Dove pensi di andare!>>.
<< A sculettare davanti a qualcun altro, così vediamo se riesci a scatenare un’altra stupida rissa!>>, si divincolò bruscamente e si allontanò.
Jasper si avvicinò, lo aiutò ad alzarsi e gli porse del ghiaccio.
<< Per favore, la prossima volta, sceglitelo un po’ meno massiccio!>>, gli disse ridendo, gli passò il braccio sotto la spalla per sostenerlo e si avvicinarono al bar.
<< Credo proprio che stasera mi prenderò una bella sbronza!>>, disse Edward ridendo.
<< Ma che diavolo glia hai detto! >> esclamò Emmett raggiungendoli. << Bella era nera!>>.
<< Che lo aveva provocato!>>, rispose con tono duro.
<< Ma sei fuori… come ti salta in mente questa stupidaggine, qui la maggior parte degli invitati ci è andata giù pesante con i cocktail ed è facile che lo stupido di turno ci provi, ma Bella ha fatto un figurone, il tizio oltre al naso rotto, aveva l’ impronta con cinque dita stampate sulla guancia.
E’ stata grandiosa!>>.
Edward si mise a ridere e mandò giù l’ennesimo “shot”, la vide seduta sotto il gazebo e andò da lei.
<< Che vuoi?>>, gli disse brusca.
<< Devo chiederti scusa prima e poi farti i complimenti!>>.
<< Prima di tutto dovresti pensare e poi parlare, sei stato offensivo!>>.
<< La verità è che sono geloso! Non ho gradito quella scena!>>.
<< Oh guarda neanche io! Ma so difendermi e non amo essere giudicata!>>.
<< Wow … sei proprio inc…>>.
<< Cullen non ti permettere mai più o la prossima volta farai la stessa fine di quel deficiente!>>.
Si alzò e fece un passo per andare via, Edward l’afferrò, la strinse per i fianchi e la baciò, lei tentò di svincolarsi, ma stretta nel suo abbraccio, cedette e quando lui mollò la presa, gli disse:
<< Tu adesso cosa meriteresti?>>.
<< Direi un altro bacio, anche meglio di questo.>>
<< Arrogante!>>
<< Sei splendida!>>
<< Violento!>>
<< Come sei sensuale!>>
<< Antiquato!>>
<< E tu libertina!>>
<< Sei davvero uno stupido!>>.
<< E’ vero! Sono totalmente instupidito da te!>>, e la baciò ancora.
<< Sai di buono Cullen… e anche di “shot”.>>, rise. << Quanti te ne sei fatto?>>.
<< Abbastanza per trovare il coraggio di forzarti la mano, almeno per stasera! “Domani è un altro giorno”. Se vuoi potrai  tornare a centellinare la tua presenza in casa mia, come hai fatto negli ultimi tempi, potrai riprendere a vedermi solo insieme a tutti gli altri, farai l’amica solerte che si occupa di me e degli aspetti pratici della mia vita, ma almeno per stasera, saprò di aver tentato qualcosa per ribadirti quello che provo e farti capire che non intendo mollare.
Questi tuoi maledetti tempi di riflessione, mi stanno mandando al manicomio!>>
<< Wow! Bravo Cullen!>>
<< Smettila di chiamarmi così, mi fai sentire un estraneo.>>
<< A volte lo sei.>>
<< Un estraneo? Con te? Che film ti fai! Io sono andato giù di shot ma tu invece, cosa hai bevuto? Acido muriatico? Ti ha bruciato il cervello vedi!  Non sono stato mai così sincero con nessuno, come lo sono stato con te, non mi sono mai esposto tanto con nessuno, a rischio di essere rifiutato.
Sono stato me stesso sin dal primo momento, quindi non dire stro…te.>>
Bella gli diede le spalle, ma non si allontanò come se stesse riflettendo, ritornò sui suoi passi, lo prese per i capelli e cominciò a baciarlo in maniera appassionata, gli passava la lingua sulle labbra e poi ancora nella bocca e con l’altro braccio, gli cingeva le spalle e lo teneva a contatto con il suo corpo.
Continuò a baciarlo finché i respiri divennero ansimi e questi gemiti, preludio di un’eccitazione crescente.
A quel punto Bella si staccò da lui ed esclamò:
<< Forzare la mano, tu non sai a che cosa stai andando incontro Cullen! Vorresti starmi accanto? Non puoi neanche immaginare come sia difficile starmi accanto!>>.
E andò via, salutandolo con la mano. Edward rimase a guardarla, sorridendo. Si alzò barcollando e raggiunse Jasper:
<< Fatto la pace eh? >>, chiese l’amico.
<< La pace! Quella è matta! Vuole che perda completamente la testa per lei, mi ha lasciato con un messaggio poco chiaro, eccitato come non mai e se ne andata… se ne andata sul serio.
Jasper riportami a casa per favore, credo di essere in procinto di vomitare.>>
<< No dai Edward! Non puoi concludere questa serata dando di stomaco! Ah! Ah!>>.
<< Erano altri i miei progetti per terminare in bellezza, ma il mio angelo ha deciso di mollarmi come uno stupido qui. >>
<< Sarà già un’impresa farti tornare a casa illeso e soprattutto riuscire a nascondere a tua madre il fatto che sei ubriaco e che hai fatto a pugni! So già che passerò un sacco di guai!>>
<< Jasper sai che ti dico stasera potrei camminare sui carboni ardenti e non mi fregherebbe più di tanto!>>.
<< A l’amour… l’amour!>>.
 
 
BELLA
 
Ero andata via in costume dalla festa, lasciando tutto a casa di Ben, speravo ardentemente di non incrociare nessuno sulla strada che portava a casa mia. Riuscì a rientrare illesa e senza incontri ravvicinati con i miei genitori. Pura fortuna! Non bevevo così tanto dall’ultima festa a casa di Paul, a New York, dove le bottiglie pro-capite erano davvero una quantità esorbitante.
Stasera mi ero proprio divertita, mi ero sentita tanto tosta per aver messo apposto quell’idiota, Edward poi era stato fenomenale, un bel destro assestato sul naso, peccato che poi si era fatto sorprendere dalla reazione.
Avevo in bocca un sapore di sangue. Certo mi aveva baciato, due volte e poi l’ho avevo baciato
anch’ io!  Gli aveva messo le mani addosso e lui a me, ma non ci eravamo spinti oltre, ne ero certa, anche se avevo la mente persa in mezzo alla nebbia alcolica.
M’infilai sotto la doccia fredda, cercando di schiarirmi le idee, avevo un terribile cerchio alla testa, presi un’aspirina, indossai un baby-doll di seta e uscii in balcone per prendere una boccata d’aria.  Stava albeggiando, mi sedetti sulla poltroncina di vimini, ormai arresa al fatto che per questa notte, non avrei più preso sonno.
Gli occhi si spostarono verso la sua finestra, c’era una luce soffusa, vidi scostare le tende e lo vidi, in piedi, a torso nudo, Una vision e.
Mi sorrise, alzai in bicchiere come per brindare, lui mi mostrò il sacchetto del ghiaccio, mi misi a ridere. Aprì la finestra e uscì sul balcone, si appoggiò al muro, mi guardava senza dir nulla, io avevo le gambe nude appoggiate alla ringhiera, ero scossa da leggeri brividi, lui si mise prima la mano sul petto, poi si strinse le braccia intorno alle spalle e mi indicò, capì cosa voleva dire e sorrisi.
Trillò il telefono:
<< Sei bellissima!>>.
<< Anche tu.>>
<< Io ti amo! E voglio stare con te ora!>>.
<< Possiamo riparlarne domani? Quando sarai meno sbronzo?>>
<< No!>>
<< Edward vai a letto, vengo da te domattina, promesso.>>
Chiusi, lo salutai con la mano, gli mandai un bacio, fece il gesto di prenderlo al volo e ricambiò.
Rientrai in camera e mi buttai sul letto.
 
 
Pensavo di tirare questa storia ancora per le lunghe? E poi a che scopo?
Lui mi aveva già mostrato com’era realmente, non aveva nascosto nulla. Era un mix di tenerezza e decisione, di fragilità e tenacia, galanteria e arroganza. Ghiaccio e fuoco.
E mi aveva detto senza paura di ferirsi, che mi amava!
Ed io, forse non ero coinvolta come lui, ma sapevo già che mi avrebbe dato tempo, tutto quello che mi sarebbe servito, era anche tanto paziente, disponibile.
Lui non poteva immaginare che ero un’aliena che a vent’anni, non si era mai innamorata, forse non sapevo neanche come fare ad innamorarmi.
In fondo cosa poteva accadermi?
Nulla di male, lui era diverso, diverso da tutti quelli che avevo conosciuto, a cui non avevo mai dato neanche una minima possibilità di approccio.
Guardai la sveglia sul comodino, segnava le cinque e mezzo, lo immaginai nel suo letto, i suoi occhi luminosi, quei capelli morbidi, il tocco delicato e forte delle sue mani.
Desideravo vederlo, parlarli, vederlo sorridere, ma anche stringerlo e baciarlo ancora.
Spensi la luce, fissai ancora un attimo la finestra illuminata, quindi chiusi gli occhi e mi assopii.
 
 
Ciao assidue lettrici
Capitolo di passaggio, è così che lo chiamate voi veterane, tenetevi forte il prossimo sarà sicuramente più intrigante.
Vorrei ringraziare le 78 epf fan che seguono o  hanno messo tra i preferiti o ricordano la mia ff e naturalmente un grazie speciale tutti coloro che l’hanno anche recensita, spero di continuare ad appassionarvi.
Ma anche tutti quelli che sono anche solo entrati per sbrirciare e cercare di capire se val la pena di leggere questa storia.
Grazie, grazie, grazie!
Vi lancio un suggerimento, se avete voglia  segnalatemi cosa mettereste voi come estratto di questo capitolo nel prossimo, sarebbe carino se mi aiutaste a scegliere.
E poi vorrei inserire dei video da you tube con l’anteprima all’interno del capitolo, ma non ci riesco, mi viene inserito solo l’indirizzo, qualcuno può suggerirmi passo passo come fare.
Grazie ancora per la considerazione in cui mi tenete, a venerdì notte!

 

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Capitolo 6
*** Una domenica alla grande ***





Tratto dal quinto capitolo:
 
Gli occhi si spostarono verso la sua finestra, c’era una luce soffusa,
le tende si scostarono lo vidi, in piedi, a torso nudo.
Una visione.
Mi sorrise, alzai in bicchiere come per brindare, lui mi mostrò il sacchetto del ghiaccio, mi misi a ridere. Aprì la finestra e uscì sul balcone, si appoggiò al muro, mi guardava senza dir nulla, io avevo le gambe nude appoggiate alla ringhiera, ero scossa da leggeri brividi, lui si mise prima la mano sul petto, poi si strinse le braccia intorno alle spalle e mi indicò, capì cosa voleva dire e sorrisi.
Trillò il telefono:
<< Sei bellissima!>>.
<< Anche tu.>>
<< Io ti amo! E voglio stare con te ora!>>.
<< Possiamo riparlarne domani? Quando sarai meno sbronzo?>>
<< No!>>
<< Edward vai a letto, vengo da te domattina, promesso.>>
Chiusi, lo salutai con la mano, gli mandai un bacio, fece il gesto di prenderlo al volo e ricambiò.

 

CAPITOLO 6

 
 

Una domenica alla grande

 
<< Che diavolo hai combinato!>>, esclamò Esme Cullen, rivolta a suo figlio.
Carlisle gli guardò il labbro.
<< Non ci vogliono punti, ma avresti potuto chiamarmi stanotte quando sei rientrato, sarebbe stato meglio controllare questo taglio.>>
<< Guardandomi allo specchio, avevo capito da me che non era nulla di grave, non c’era motivo di disturbarti.>>
<< Come te lo sei fatto?>>, chiese la madre.
<< Ad una festa!>>.
<< Sei caduto?>>
Carlisle e Edward si misero a ridere. Esme sbottò:
<< Non mi sembra ci sia niente di divertente!>>.
<< Esme!>>, disse Carlisle, << quello è il risultato di un pugno!>>.
<< Un pugno! In che cosa ti sei fatto coinvolgere?>>.
<< Diciamo in uno scambio di opinioni.>>, e risero ancora.
<< Mi date sui nervi… Edward ultimamente stento a riconoscerti, fai delle cose assurde, delle scelte opinabili, hai degli atteggiamenti che non avevi mai avuto!>>.
<< Come potrei giustificare tutti questi cambiamenti… potrei chiamarla evoluzione!>>.
Carlisle non riuscì ancora a trattenersi e scoppiò a ridere. Sentirono il campanello. Esme guardò l’orologio e disse:
<< Chi sarà mai a quest’ora di domenica?>>.
<< E’ Bella!>>,  rispose, << l’aspettavo. Mark falla entrare.>>
<< Ascolta.>>, disse Esme, << noi dobbiamo andare a San Francisco per la sfilata di Rosalie.>>
<< Buon viaggio! >>.
<< Come al solito non consideri nemmeno di venire?>>, chiese.
<< Stai scherzando! Primo sai bene che non mai fatto parte della sua corte e poi io domani ho la prima lezione all’università, ricordi?>>.
Bella apparve sulla porta:
<< Buon giorno scusate l’orario.>>
<< Vieni pure.>>, disse Carlisle.
Esme si mosse verso Edward, lo baciò sulla fronte e disse:
<< Vedi se riesci a tenerti fuori dai guai, mentre non ci siamo. Oggi starete insieme?>>.
<< Penso di sì, se lui vuole.>>
Sorrise.
<< Noi torneremo domattina presto. Se hai bisogno di qualcosa, chiama, non farmi stare in pena, maledizione!>>, esclamò Esme.
<< Stai tranquilla.>>
< Come no, in questo periodo, sei una continua fonte di esperienze “tranquille”.>>
Edward si lasciò scappare una risatina, Esme ebbe un moto di stizza e uscì dicendo:
<< A domani.>>
EDWARD
 
<< Chiudi la porta e vieni quì! Non so come ho fatto a resistere fino ad adesso, stavo quasi per venire io da te.>>
La feci sedere sulle mie gambe e l’abbracciai.
<< Tua madre era già abbastanza sorpresa di vedermi a casa vostra, a quest’ora, non oso immaginare cosa sarebbe accaduto, se tu avessi deciso di uscire.>>
< Come le ho appena spiegato, bisogna che se ne faccia una ragione, la parola del mese è “evoluzione”, tutti questi cambiamenti mi fanno bene, mi sento meglio e non ho intenzione di rinunciare a nulla.>>
<< Questo labbro gonfio e tumefatto è proprio il frutto di questi cambiamenti che ti giovano.>>, rise.
<< Hai voglia di far calmare un po’ il dolore?>>
Si avvicinò e con delicatezza mi baciò, più volte.
 
 
<< Mi sento come un adolescente alla prima cotta.>> dissi sorridendo.<< Ho ripensato alla mia reazione di ieri, mi ero ripromesso che sarei stato bravo ed avrei aspettato con pazienza che ti fossi fatta avanti e invece, ieri sera sono proprio andato fuori di testa, non dovevo baciarti e non dovevo toccarti!>>.
<< Anch’io ti ho baciato e ti ho messo le mani addosso ed è stato molto piacevole!>>
<< Oh piacevole? Allora sono riuscito ad attrarti almeno un pò Isabella Swan?>>.
<< Non mi sembra di averne fatto mai mistero, hai davvero tanti lati positivi, mister Cullen! >>.
 << Uh! Mi piace pensare che hai deciso solo quanto ne sei stata convinta, che hai scelto di provarci, che non ti sei lasciata trascinare.>>, gli carezzai il viso, lei mi scostò i capelli dalla fronte e vi depose un bacio. 
Le chiesi: << Starai con me tutta la giornata vero?>>
<< Ma certo, tua mamma si aspetta che vegli su di te e ti tenga fuori dai guai. Anche se già un paio di volte per colpa invece nei ci sei sei finito nei guai!>>, rise.
<< Che sciocchezza enorme che hai detto. 
Adesso stupiscimi, cosa hai programamto per me stamattina, dove mi porti?>>
<< In spiaggia.>>
<< In spiaggia? Diciamo che non è il mio luogo preferito.>>
<< Qual era la parola? Evoluzione!>>, rise << io adoro il mare e se il tuo proposito è starmi accanto tutto il tempo, non hai molte alternative.>>
<< Sei una tiranna!>>
<< Facciamo così, un luogo lo propongo io e uno tu, è un giusto compromesso?>>.
<< Ok vada per la spiaggia, ma trova un posto appartato.>>
<< Metti il costume, vado a prendere l’auto.>>
Dopo qualche minuto sentii il suo clacson, arrivai alla porta con la sedia, poi mi alzai, lei mi venne incontro, le presi la mano e mi avviai verso l’auto:
<< Che cosa fai?>>, mi chiese.
<< Ho acconsentito ad andare, ma senza questo coso, già sarò abbastanza imbarazzato, preferisco non trascinarmi dietro anche la ferraglia. Quando sarò stanco queste basteranno.>> e gettai dentro all’auto le stampelle.
Arrivammo sul lungo mare, Bella fermò l’auto, sbirciò la spiaggia e mi chiese:
<< Signor Cullen è gradito come posto? E’ abbastanza isolato e senza l’ombra di un’anima viva?>>.
<< Mi sembra perfetto.>>
Uscii dall’auto, mi appoggiai alla sua spalla e lentamente raggiunsi la spiaggia; non so da quanto tempo non camminavo sulla sabbia, forse da quando ero bambino, era una sensazione parecchio.
Lei distese i teli e mi sedetti, sentivo come un chiodo fisso conficcato nella schiena, ma chiusi gli occhi e cercai di non pensarci.
Lasciò scivolare il copricostume e si distese accanto a me, era mozzafiato!
<< Al mare è previsto che ci si spogli.>>, disse.
<< Fallo tu!>>, le dissi, facendole l’occhiolino.
Mise le mani dentro la maglietta e mi accarezzò il torace, fece scorrere la maglietta, la tolse e poggiò la testa sul mio petto. I suoi capelli vicino al viso mi stordivano, cominciò a baciarmi, piano, mentre mi accarezzava, ero in estasi.
<< Bella attenta a quello che fai. >>, dissi sussurrando, <<  non ti permetterò di lasciarmi come ieri sera, quindi non giocare con il fuoco, potresti bruciarti.>>
Rise, si alzò e corse via fino al mare, la seguii con lo sguardo, era aggraziata e perfette nelle proporzioni. Mi rimisi giù e chiusi gli occhi.
Tornò dopo qualche minuto e prima che potessi sollevarmi, fece gocciolare l’acqua dai capelli sul mio corpo.
<< E’ piacevole?>>
<< Molto, sono un pò accaldato.>>
<< Vuoi che ti rinfreschi?>>, si distese su di me, la sua pelle bagnata era un contatto sublime, le sue braccia mi cingevano, mi baciava, non riuscivo a muovermi, attanagliato da un piacere indescrivibile. Quando tornò a carezzarmi, ripresi il controllo di me stesso e le chiesi:
<< Hai avuto altre storie?>>
<<  Niente di serio, ne tantomeno importante, qualcuno ci ha provato, ma non ha avuto successo, quando la cosa cominciava a farsi seria, mi sono sempre defilata.>>.
<< Perché?>>
<< Paura, desiderio di non farmi coinvolgere, non volevo che nessuno si accaparrasse i miei sentimenti, ritenevo che fossero troppo importanti e preziosi. Forse non sembra, ma dopo ciò che mi è accaduto, sono diventata una maniaca del controllo, non volevo rischiare che la mia vita fosse scossa da situazioni potenzialmente perturbanti, quindi niente rapporti impegnativi.>>
<< Ti saresti defilata anche con me?>>.
<< Non so Edward, conoscerti è stato per me disorientante!>>.
<< In che senso?>>
<< Sono emotiva, spesso scostante e irrazionale, tendo ad esagerare nelle reazioni, alcune volte sono  poco controllata, come ti dicevo ieri sera non è facile starmi accanto, prima mi hai colpito, per come sei, per come ti comporti con gli altri, sei altruista, generoso, sempre così sincero, affettuoso, poi il modo in cui mi sei stato accanto in questo mese, con discrezione, senza farmi sentire pressata, hai avuto tanta pazienza, hai atteso, mi hai assecondato e non ti sei arreso, mi hai spiazzato.>>
<< Wow sono davvero tutto questo? Scherzo. Sono così abituato a combattere, magari non sempre a vincere e ad essere paziente e di solito riesco a convivere con i miei conflitti interiori, ma devo dire che vedere il nostro rapporto come semplice amicizia, mi ha tormentato, non riuscivo a gestire le mie emozioni, le mie reazioni esagerate, con te non sono stato per niente il solito Edward.>>
<< Tu hai avuto tutto chiaro subito, io invece mi sono lasciata confondere. Ho sbagliato. Poi  dopo esser venuta all’ospedale, ho avuto una paura folle di farti del male e quindi ho cercato quanto più possibile di leggermi dentro e non rischiare di combinare altri guai.>>
<< Quando parli di ciò che ti è accaduto, ti riferisci alla morte di Jacob?>>.
<< Non solo.>>
Si sollevò da me, si sedette, le gambe piegate contro il petto, sembrava una bimba, rivolse il suo sguardo verso il mare e sospirò, si zittì, le presi la mano.
<< Quello che mi ha appena detto circa la tua diffidenza a portare avanti delle relazioni, significa che non hai mai avuto rapporti sessuali?>>, le chiesi.
Mi guardò inquieta. Allora  mi affrettai a dire:
<< Scusami! Forse sono stato troppo indiscreto, fa conto che non ti abbia detto nulla!>>.
<< Non sono più vergine.>>, rispose con un accento amaro, << è un problema per te?>>
<< No, certo che no … oh Dio! Non so perché te lo chiesto! Perdonami sono stato uno stupido. Me lo dirai quando ne avrai voglia Bella. Lascia stare >>
Rimase poggiata sul mio petto, silenziosa poi prese un bel respiro e disse:
<< No invece è bene che tu lo sappia, non ho motivo di nasconderti nulla.>>, il tono della sua voce era divantato nervoso, gli occhi cupi, mi sollevai e  mi avvicinai a lei.
<< Andavo alle superiori, avevo da poco compiuto quindici anni, il capitano della squadra di football, il più ammirato, osannato, viziato e acclamato della scuola, mi degnava di considerazione.
Come spesso accade, i ragazzi amati e popolari, giocano sporco, mi ha fatto credere chissà che cosa, dopo qualche settimana di moine e appuntamenti, mi ha attirato nello stanzino della palestra e si è divertito con me e con modi non esattamente da gentili. 
Com’era prevedibile dopo aver aggiunto un’altra tacca al suo record personale, tutto finì.>>
La fissai incredulo per ciò che mi aveva appena raccontato. Continuò con voce più decisa:
<< In preda alla disperazione mi sfogai con Jacob, ma non potevo immaginare cosa avrebbe determinato questa mia confessione. Lui sembrava impazzito, lo cercò e quando lo trovò, lo riempì di botte, stava quasi per ammazzarlo. Per questo gesto sconsiderato i genitori di quella bestia, proposero un accordo ai miei, “do ut des”, nessuna denuncia di aggressione nei confronti di Jacob ma la storia doveva finire lì, come se il loro bambino non avesse fatto nulla. Lui cambiò scuola e io rimasi per una settimana, chiusa in camera sconvolta. Un mese dopo trovai il coraggio di tornare alla Curtis e dall’ora non ho permesso più a nessuno di sfiorarmi più del dovuto.
 
 
<< In fondo da questa esperienza ne sono uscita rafforzata, mentre Jacob si è colpevolizzato a per aver ceduto alla rabbia, diceva era colpa sua se  quel bastardo non avrebbe pagato. Ma da lì a poco siamo entrati in un tunnel molto più tragico e questa squallida vicenda è stata, gioco forza, dimenticata.>>,  sorrise e poi aggiunse:
<< Se consideri che ho vent’anni ed ho avuto un unico rapporto sessuale, puoi anche considerarmi una vergine!>>, mi guardò ridendo, << ma non raccontarlo in giro, qui in California, sarei considerata alla strenua di un’ imbranata.>>
<< Oh Bella sei davvero unica!>> la baciai.
<< Guarda che ieri sera mi sono accorta di quanto tu fossi su di giri, se fossi stata più arrendevole o forse un po’ più sbronza, non so come sarebbe finita! Ah! Ah!>>
Io arrossii:
<< Sarebbe stata veramente una stro…ta. >>
<< Chi può dirlo?>>
<< No Bella avrei sbagliato, avrei proprio sbagliato! Vorrei avere con te una relazione diversa, che rispetti i tuoi tempi, che sia intensa e importante, senza errori. Non ho mai conosciuto una persona come te e vorrei che tu fossi felice con me.>>
Mi sorrise e mi carezzò.
Il mio cellulare emise un trillo era il messaggio che aspettavo, lo presi e lo lessi, mi sollevai e le dissi:
<< Dobbiamo andare, adesso è il mio turno!>>
<< Ok, vestiti, al resto ci penso io.>>
Raccolse tutto, si avvicinò a me per farmi appoggiare, mi passò un braccio sui fianchi  e raggiungemmo l’auto.
<< Dove mi dirigo?>>.
<< Da Alice!>>
<< Agli ordini!>>
Mi avvicinai le baciai il collo:
<< Sei salata miss Swan!>>
<< Gustosa vorrai dire? Spero davvero di riuscire a rendere la tua vita gustosa Cullen.>>
<< Non vedo l’ora.>>
Arrivati alla villa Brandon, c’era un silenzio irreale, una calma strana.
Bella percorse l’intero viale e arrivò con l’auto vicino alla piscina, io scesi, mentre lei parcheggiava. Raggiunsi il solarium, ma nessuno mi venne incontro, presi il cellulare e chiamai Jasper, sentivo il trillo, ma di lui neanche l’ombra, ci distendemmo in un lettino e ripresi da dove avevo interrotto in spiaggia, ma proprio mentre mi perdevo tra i suoi capelli, sentimmo un enorme baccano, i nostri amici vennero fuori urlando da ogni angolo, mi arrivarono una decina di pacche, mentre Jasper presa Bella per la mano, l’aveva abbracciata.
<< Ehi togli le mani di dosso dalla mia ragazza!>>.
<< Dovresti ringraziarmi.>>, disse << se non fosse stato per le mie continue insistenze, non ci avresti nemmeno provato.>> e se la portò via dentro l’acqua.
Angela venne a sedersi accanto a me, la stavo aspettando ed ero anche molto interessato a ciò che voleva dirmi.
<< E’ passato passato poco più di un mese da quando l’hai conosciuta.>>.
<< E allora?>>.
<< Tu sei stato bravo, ma lei è stata strana!>>, disse fissando Bella che ballava con Jessica e Mike, << e anche un po’ str…za! >>
<< Perché dici questo?>>.
<< Ti ha fatto cuocere per benino prima!>>.
<< Avresti preferito che si fosse fatta avanti subito dopo il primo appuntamento?>>.
<< No certo, ma poteva far meno la sostenuta, si vede subito che tipo di ragazzo sei, non riesco a capire su che cosa dovesse riflettere prima di lasciarsi andare?>>.
<< Tu mi conosci da qualche decennio Angela, lei da un mese, se non era certa di cosa provasse per me, ha fatto bene a restare sulle sue.>>
<< Per me se l’è tirata un pò troppo. E’ bene che stia attenta, non le permetterò di farti del male.>>
<< Non accadrà Angela, davvero, anche lei è una gran brava ragazza e poi dovresti essere felice che finalmente mi sia innamorato!>>.
<< Sono contenta per te, ma lei… lei dovrà darti ciò che ti meriti, altrimenti saranno guai.>> si poggiò sul mio petto e l’abbracciai.
<< Non appena mi volto un attimo, ti trovo abbracciata con un’altra! Non va bene Cullen!>>, disse Bella avvicinandosi a noi, ridendo, mi prese per i capelli.
<< Te lo lascio volentieri, mi sono occupata già abbastanza di lui, in tutti questi anni.>>, disse Angela alzandosi, << spero che tu riesca a capire in fretta, che fortuna che hai avuto.>>
Bella la fissò senza capire, io le feci una carezza e alzai le spalle, poi le presi la mano e la feci sedere accanto a me.
<< Ehi banda di matti venite qui!>> aspettai che furono tutti intorno a me e cominciai. << E’ abbastanza evidente che alla fine l’ho spuntata con lei? E sono così felice! Ha deciso di darmi una possibilità e l’ho colta al volo, spero che non se ne penta!
Ma vi devo ringraziare per tutti questi anni, in cui avete avuto una pazienza infinita con me, con i miei sbalzi di umore, la mia incostanza, le mie difficoltà, i miei crolli emotivi, siete stati sempre presenti e comprensivi, senza che vi sentiste mai obbligati a farlo. Grazie davvero!>>.
<< E adesso scaricheremo tutto sulle spalle di Bella!>>, tuonò Emmett.
Tutti risero.
<< Ah se pensate che mi spaventi, non avete ancora ben capito che tipo sono!>>, disse lei. << A parte le battute, è giusto che sappiate ciò che è accaduto, siete i suoi amici e capisco che vogliate esser sicuri che lui non soffra, per colpa mia.>>, guardò Angela. << Da quando l’ho conosciuto, sono stata veramente travolta da tutto quanto mi accadeva, tutto è stato forse troppo veloce, per il mio modo solito di affrontare le cose.
Sono entrata in confusione, lo ammetto, ho dovuto rimettere un po’ d’ordine, ma alla fine sono io che devo ringraziarlo per avermi dato una chance, anche e soprattutto per il modo in cui mi sono comportata con lui.>>
<< Vedi Angela che ti avevo detto, è davvero in gamba!>>, mi abbracciò, allora aggiunsi. << E poi sinceramente, vi rendete conto che ci vuole proprio una buona dose di coraggio, per decidere di stare con uno come me!>>, le presi il mento e la baciai.
<< Quest’ultima stupidaggine, potevi proprio risparmiartela Edward Cullen.>>, passandomi le dita tra i capelli.
Appoggiai la testa contro lo schienale e mi lasciai andare completamente a quelle carezze, che avevo provatosolo una volta,  in ospedale, ma che avevo sognato, desiderato, divenissero una costante della mia vita.
 
 
 
 
Ciao alle ff maniache!
Nuovo capitolo, perdonatemi, non ho resistito! Volevo che non rimastesse tanto sulle spine e visto che avevo tempo ho pensato di postare. Giuro che non farò più un doppio appuntamento settimanale!…
Finalmente lei si è decisa e vedere il mio Edward felice mi emoziona (forse sono romantica fino ad essere svenevole) e adesso sarà un crescendo, la maturazione di questo rapporto sarà veramente inusuale, come in fondo non comune è la situazione di partenza.
Vorrei ringraziare sempre tutti coloro che mi seguono, saro forse un po’ stupida, ma mi si stampa sempre un sorriso quando controllando chi segue e recensisce la mia storia, vedo che il numero aumentare.
Grazie grazie Grazie!!!
Mi permettere un ringraziamento speciale a tutti quelli che hanno recensito o mandato messaggi personali, hanno dato preziosi suggerimenti per alcuni ritocchi della ff, e poi un ringraziamento con i fiocchi a Manu e Sara per la pubblicità fatta alla mia ff, al termine del loro ultimo capitolo di “Segreti ed inganni”.
Leggete e date spazio alla nostra vena critica, attendo con ansia i vostri messaggi.
Grazie appuntamento a sabato o domenica per il prossimo capitolo.
Bacionissimi Cloe J

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Capitolo 7
*** Un sensibile contatto ***












Tratto dal sesto capitolo:

 

<< Hai voglia di far calmare un po’ il dolore?>>

Si avvicinò e con delicatezza mi baciò, più volte.

<< Mi sento come un adolescente alla prima cotta.>> dissi sorridendo.<< Ho ripensato alla mia reazione di ieri, mi ero ripromesso che sarei stato bravo e avrei aspettato con pazienza che ti fossi fatta avanti e invece, ieri sera sono proprio andato fuori di testa,

non dovevo baciarti e non dovevo toccarti!>>.

<< Anch’io ti ho baciato e ti ho messo le mani addosso ed è stato molto piacevole!>>

<< Oh piacevole? Allora sono riuscito ad attrarti almeno un pò Isabella Swan?>>.

<< Non mi sembra di averne fatto mai mistero, hai davvero tanti lati positivi, mister Cullen! >>.

<< Uh! Mi piace pensare che tu abbia deciso, solo quanto ne sei stata convinta, che hai scelto di provarci, che non ti sei lasciata trascinare.>>, gli carezzai il viso, lei mi scostò i capelli dalla fronte e vi depose un bacio.

 

CAPITOLO 7

 

Un sensibile contatto

 
BELLA
 
<< Mamma! Sono tornata! Dove sei?>>.
<< In camera da letto, Sali.>>
<< Ciao... che fai?>>.
<< Cerco di riordinare l’armadio, senza successo.>>
<< Devo fare una doccia, vestirmi, ma soprattutto parlarti. Vieni in bagno?>>.
<< Bella mi devo preoccupare?>>.
<< No! Perché?>>.
<< Tutta quest’urgenza, mi mette in tensione.>>
<< No mamma sta tranquilla, solo belle notizie.>>
Mi spogliai dinanzi allo specchio, feci scivolare il costume ed entrai nella doccia. Mia mamma si sedette e mi fissò incuriosita.
<< Ehm… sto con Edward.>>, dissi d’un fiato.
<< Che news!>>
              
 
<< Mamma non dire così, ho deciso solo ieri notte, è stata una scelta su cui ho riflettuto molto!
Tu fai sempre tutto troppo facile, ma io non no, non sono così istintiva come te!>>
<< Ti sei offesa?>>
<< No ma… >>
<< Bella io ti conosco come o forse più di me stessa, il nostro rapporto è stato sempre molto profondo, per me sei un libro aperto.
E’ un mese che sei irrequieta, troppo tesa per il tuo normale trend, iperattiva, nonostante la fatica e lo stress del trasferimento e del trasloco, sei riuscita a stare dietro a duemila impegni, senza dimenticare mai niente e tutto questo per che cosa o meglio per chi? Edward Cullen.
Le tue giornate ruotano intorno a lui, ti è piaciuto subito, ne hai parlato come di un ragazzo profondo, intelligente sensibile, attento. Questo succede solo a chi si prende una cotta immediata, mia cara!
Io sono felice se tu sei felice e questo tuo viso così intenso, fremente, non fa altro che confermarmi che ho ragione.>>
Era inconcepibile ma, più parlava, più mi rendevo conto che quello che diceva non era poi così assurdo. Mia mamma, la mia estroversa, irrequieta, intuitiva mamma, sapeva già come sarebbero andate le cose tra me e Edward.
Ed io invece mi ero crogiolata nei dubbi e avevo fatto scoppiare un vero casino in più di un’occasione, proprio perché non riuscivo a valutare in maniera obiettiva né i segnali che comunicavo all’esterno ma neanche quelli che dentro di me, si muovevano già, sin dal nostro primo incontro.
<< Bene appurato che ne sai più di me, abbiamo qualcos’altro di cui parlare.>>
<< Bella avevi dieci anni quando abbiamo parlato per la prima volta serenamente di sesso, poi c’è stata la storia di Alec e abbiamo dovuto far i conti con il trauma del sesso. Adesso a vent’anni di che cosa vuoi parlare?
<< Proprio oggi ho raccontato questa storia a Edward e in teoria sono preparatissima, grazie alle ampie vedute della madre anticonformista che mi ritrovo, ma in pratica sono una vergine, temo di non essere proprio spigliata. Anzi a dirla tutta, non ho idea come sia meglio comportarsi.>>, lo dissi con una nota di panico nella voce.
<< Ascolta io non so Edward che esperienze possa avere e non m’interessa neanche, ma ti basterà essere quella che sei dolce, travolgente, tenera, decisa, passionale ed emotiva, come sei nella vita di ogni giorno, il resto verrà da sé. Quel ragazzo è innamorato perso di te, si vede da un miglio, sarà tutto perfetto, vedrai! Quando c’è amore, il sesso è sempre fantastico! >>, scoppiò a ridere, << e avere esperienza non arricchisce in maniera rilevante. Vedrai che il rapporto si svilupperà da solo, come vorrai tu e come piacerà a lui, quindi archiviamo anche questo… cos’altro forza sputa il rospo!>>.
<< Stanotte non torno, resto a dormire da lui.>>
<< Ecco vedi paradossalmente questo tuo programma è più difficile da gestire.
Tuo padre conosce una figura eterea, quasi mitologica a nome Edward Cullen, compagno di università di sua figlia, da questo ad accettare che in un tempo che per lui è relativamente breve, il suddetto Edward sia diventato il ragazzo di sua figlia è già più dura, immaginati poi se scoprisse che intendi restare a casa sua, immagino da soli.>>
<< I suoi genitori sono partiti, mamma ti prego, proprio perché avremo tutta la notte a disposizione, ti sto chiedendo di aiutarmi. Non riesco a prevedere come evolverà la serata, magari resteremo accoccolati sul divano a guardare la tv, ma se volessimo conoscerci, per così dire in maniera un po’ più intima, non vorrei dover scappare nel cuore della notte.
Voglio lasciarmi andare, un passo alla volta e cancellare i brutti ricordi, per costruire un rapporto profondo, con l’uomo che mi ha scelto, che mi ha aspettato pazientemente in questo mese, che non mi ha giudicato e soprattutto che mi ha detto senza paura di amarmi.>>
<< Ok a papà ci penserò io, m’inventerò qualcosa. Adesso preparati, se conosco l’impazienza di un ragazzo innamorato, in questo momento Edward sarò sulle spine, desideroso solo di riaverti accanto a lui.>>, mi baciò la fronte e disse, << Bella, sei così pura dentro, sei un angelo, tutto andrà a meraviglia.>>
 
 
EDWARD
 
Liv mi aveva preparato il bagno, dentro l’acqua, coperto di schiuma, avevo messo il mio I-pod e stavo tentando di rilassarmi.
Ero stato costretto a prendere un analgesico, la schiena mi dava un tremendo fastidio. Per tutto il tempo avevo sopportato il dolore senza darlo a vedere, non volevo che Bella si preoccupasse o mi riportasse a casa, era stata una giornata eccezionale, niente doveva rovinarmela.
Ero spossato dalla lunga e intensa giornata, ma non potevo essere più felice.
Mi fluivano in mente una marea di pensieri. Bella aveva risvegliato in me quella voglia di programmare, progettare, agire sul mondo che mi circondava, non subirlo passivamente o appoggiarmi completamente a qualcun altro.
Già da domani mi sarei dovuto mettere in gioco e avrei dovuto dare il massimo, non potevo permettermi di fallire, mia madre non mi avrebbe dato una seconda possibilità.
E poi c’era l’operazione, se fosse andata male, rischiavo di rimanere totalmente invalido o rischiare anche di morire, ma non potevo di certo restare in questa situazione, essere dipendente mi precludeva troppe opportunità.
Dovevo consultarmi con gli specialisti, in maniera ampia e approfondita e solo dopo dovevo valutare, senza fretta.
Ricordavo poi le parole di Bella, non potevo lasciare totalmente fuori i miei genitori, soprattutto mio padre, dovevo esser quindi preparato a uno scontro, forse anche molto duro, ma se la mia scelta consapevole e cosciente sarebbe caduta sull’operazione, avrei potuto contare anche sul parere e sull’appoggio, del neurochirurgo per convincerli.
 
<< Edward ti prego rispondimi!>>.
Mi sentì scuotere e spalancai gli occhi, mi ritrovai dinanzi Bella terrorizzata, mi tolsi gli auricolari e esclamai:
<< Che succede?>>
<< Mi hai fatto morire di paura, ho bussato tante volte alla porta della tua stanza, ma niente, non rispondevi. Allora sono entrata pensavo dormissi, quando non ti ho visto sul letto, mi ha preso il panico, ti ho chiamato e ho bussato alla porta del bagno, ho spalancato la porta e ti ho visto con gli occhi chiusi!  Oh Dio Edward!>>, singhiozzava.
<< Bella mi dispiace di averti spaventato! Ti prego smettila di piangere, sto bene, sto veramente bene!>>, le asciugai le lacrime.
L’attirai verso di me e incollai le mie labbra alle sue.
Le sue mani tra i miei capelli, io la stringevo per le spalle, tenendola avvinghiata a me.
S’inginocchiò sul pavimento, continuammo a baciarci, ansimavo, così come lei, la sentivo fremere, la sua pelle incresparsi, sotto le mie mani.
La lasciai andare, respirai profondamente, ero in debito di ossigeno, lei mi toglieva il fiato.
<< Aspetta vengo fuori, vai nella mia stanza, arrivo subito.>>
Si alzò e si voltò verso la porta, io spinsi avanti il busto per uscire dalla vasca, ma rimasi bloccato da un forte dolore, non sentivo più le gambe. Non riuscì a reprimere un gemito, tornai ad appoggiare la schiena contro la vasca, lei si volse:
<< Che succede Edward!>>
<< Un attimo, non riesco a muovermi!>>.
<< Come posso aiutarti?>>.
<< Dammi qualche minuto, aspetta provo a piegare le gambe!>>, rabbrividì al solo pensiero che il mio corpo non rispondesse ai miei comandi, che il dolore mi attanagliasse.
Cominciai a sudare freddo, le piegai a forza, dovevo rilassarmi, riappoggiai la schiena contro la vasca.
<< Chiamo Mark!>>.
<< No assolutamente no, sono dentro l’acqua da troppo tempo, ho bisogno ancora di un minuto, non farmi fretta!>>.
Ubbidì e si sedette sul bordo della vasca, continuava a fissarmi, poi si alzò la manica e immerse il braccio nell’acqua, cominciò a massaggiarmi le gambe prima piano poi energicamente, immerse anche l’altro braccio e lentamente ricominciai a sentirle, mi aggrappai alle maniglie della vasca e mi sedetti sul bordo. Sorrisi per tentare di rassicurarla, lei mi porse l’accappatoio, infilai le maniche e non appena tornò con la sedia, mi sedetti e raggiunsi il letto.
Piano piano il dolore si stava attutendo e le gambe si muovevano, mi misi di fianco e le feci segno di avvicinarsi.
Si accovacciò distesa dinanzi a me, dandomi le spalle, l’abbracciai e cominciai a depositarli dei baci sui capelli.
Dopo la tensione di qualche minuto prima, ci stavano di nuovo rilassando.
<< Ho rovinato un momento bellissimo!>> sospirai.
<< Esagerato! Abbiamo ancora tempo per riprendere da dove ci siamo interrotti.>>
Le baciai il collo, lei si girò verso di me, si strinse e anche lei prese a afiorarmi con le labbra il lobo dell'orecchio, ansimava, incerto le sbottonai la camicetta, lei rimase con gli occhi chiusi sorrise, allora le carezzai quella pelle di seta.
Ero in balia del piacere di averla vicina.
A un tratto si fermò un attimo, si sollevò dal letto, la seguii con lo sguardo in attesa, si tolse la camicia, fece scivolare a terra la minigonna, poi tornò nel letto, la guardai, aveva un semplicissimo completino di pizzo blu che accentuava i suoi tratti così sexy, mi abbracciò, mi tuffai ancora in quei meravigliosi occhi marrone.
<< Edward!>>, sussurrava il mio nome, cercando poi le mie labbra, stavo letteralmente impazzendo.
Mi prese i capelli tra le dita, quel gesto mi scatenava i brividi, poi cominciò a baciarmi il petto.
Mi guardava come se volesse che le dicessi qualcosa, mi chiedeva di darle conferme:
         
<< Credimi io sarò tuo, non ti deluderò mai e tu sarai mia finché lo vorrai!>>, sussurrai.
Le carezzai il profilo del corpo, lei mi prese la mano e se l’appoggiò sul seno, spinto dal suo gesto, presi sicurezza, le carezzai quelle morbide rotondità e le posi un dolce bacio sopra. Alzai lo sguardo, aveva gli occhi lucidi, le mani tremanti.
<< Bella tesoro! >>, le presi il viso. << diamoci ancora un po’ di tempo, voglio far piano, farmi conoscere, ma vorrei scoprire tutto quello che ti piace, ciò che ti rende sensibile, che ti accende, voglio conoscere tutto di te con calma e poi cosa più importante non voglio che ti senta mai spinta o forzata a fare o accettare nulla. Tienilo bene a mente. >>
Fece un sospiro, risi:
<< Delusa?>>.
<< Non so, devo pensarci.>>, fece un sorrisetto.<< No Edward, non sono delusa, sono felice per questa tua delicatezza, anche se ti trovo davvero irresistibile.>>
<< Io irresistibile? Non hai idea che cosa ho provato in questo mese a starti accanto senza poterti neanche sfiorare!>>
Si sistemò meglio tra le mie braccia.
<< Edward hai avuto tante ragazze?>>, chiese arrossendo e con una punta di malinconia.
<< Oh! Ehm… non posso proprio dire di essere stato votato alla castità, anzi ci sono stati periodi in cui ero così arrabbiato col mondo, che il sesso era diventato un mezzo catartico, per evitare di arrovellarmi nella mia disgrazia.
Al liceo, le ragazze disposte a una sera di sano e solo sesso, senza complicazioni sentimentali, non sono mai mancate. Non ne vado fiero ma in fondo ci usavamo a vicenda, io mi sfogavo e loro potevano dire in giro che nonostante fossi sulla sedia, ero tutt’altro che impotente!>>.
Mi aveva abbracciato e aveva stretto le mie gambe tra le sue.
<< Bella con te sarà diverso, lo so, lo sento, già oggi è stato bellissimo e mi ha riservato una moltitudine di sensazioni fantastiche, però ho bisogno di mettere in chiaro alcune cose.>>
<< Ti ascolto.>>
<< Io ho un’apparenza razionale e controllata per quello che riguarda me stesso, la mia malattia, la mia vita quotidiana, ma nell’esprimere i sentimenti tendo a essere radicale, direi quasi fondamentalista. Difficilmente ho mezzi termini, lo avrai forse già capito quando mi sono espresso nei riguardi dei miei amici nel bene e nei confronti di mia sorella e di mio fratello, nel male.
Do tutto o niente e quando do tutto, intendo tutto me stesso. Sono disposto a spendermi completamente per l’altra persona.
Io sono già molto innamorato di te e questa cosa non è legata a quanto tempo ti conosco o quanto ne ho trascorso con te, è legata a te. Mi hai stregato per come sei, come ragioni, come esprimi i tuo stati d’animo, i tuoi pensieri, i sentimenti, l’intensità con cui vivi. Mi piace tutto di te, ti trovo perfetta, anzi direi, quasi troppo per me.>>
Lei abbassò lo sguardo arrossendo.
<
Sappi Bella che non intendo mai tacere nulla di quello che penso e che provo, a costo di dire cose difficili o spiacevoli o al contrario intense e profonde.>>
<< Mia madre stasera mi ha fatto una delle sue analisi bizzarre, che mi ha stupito e con la quale inizialmente non ero d’accordo. Lei sosteneva che avevo preso subito una cotta bestiale per te, già subito dopo averti conosciuto, che mi piacevi sotto tutti i punti di vista e lei sostiene di averlo capito da come mi muovevo in relazione a te, ma che ho aspettato a dimostrartelo perché avevo paura.>
<< Paura? Temevi forse ti facessi soffrire?>>.
<< Non so bene Edward. Frequentandoti, ho riconosciuto subito in te onestà e trasparenza, quindi non mai pensato che potessi prendere in giro o che mi usassi.
Considera però che non sono mai stata innamorata, ho subito qualche volta una certa attrazione per qualche ragazzo, che ho puntualmente rifiutato, non ho quindi mai permesso ad un sentimento così forte di prendermi,  invece, tu eri così deciso, sicuro di te stesso e di ciò che provavi, questo mi ha reso forse, ancora più incerta e confusa.>>
<< Se tua madre ha ragione, dovresti sentirti un pochino in colpa, nei miei confronti, mi hai fatto penare!>>, dissi fingendomi arrabbiato.
<< Ne sono consapevole.>>, mi sorrise. << però sono stata sincera, Edward non ho giocato sporco.>>
<< Lo so, riconosco anch’io una persona onesta e trasparente, però giacché stiamo parlando di sincerità, su questo punto la mia intransigenza raggiunge il limite massimo, non tollero chi mi mente, o chi mi nasconde particolari importanti per la mia vita o che possono influire sulle mie scelte, preferisco soffrire, ma non essere preso in giro, ti prego di non dimenticarlo mai!>>
Chiusi gli occhi come se volessi esorcizzare questa evenienza, Bella che mi mentiva… no… non avrei potuto sopportarlo.
Si fece piccola tra le mie braccia, la baciai ancora.
<< Domani sarà un grande giorno!>>, disse lei. << Dovresti dormire.>>
<< Non posso, è da un mese che sogno di averti tra le braccia, nel mio letto e non sono ancora sazio, ho ancora bisogno di parlarti, stringerti, ascoltarti e baciarti. Ho tanto da chiederti e poi ho bisogno di fare il pieno della tua presenza.
Domani andrà come deve andare, valuteremo poi insieme se una cosa fattibile in questo modo o se dovremmo trovare soluzioni alternative, ormai pronto ad affrontare qualsiasi evenienza, niente mi spaventa più, l’unica cosa importante è averti accanto. >>
 
 
BELLA
 
Mi svegliai, albeggiava, ero stretta a Edward che dormiva profondamente.  Mi alzai lentamente cercando di non svegliarlo, presi una maglietta dalla borsa e andai in bagno, mi sciacquai il viso e mi rivestii.
Tornai in camera, dormiva ancora, splendido come un angelo! Presi le scarpe e andai verso la porta.
Non appena abbassai la maniglia, lo sentii:
<< Che cosa pensi di fare!>>
Sobbalzai.
<< Andare a casa.>>
<< Te ne saresti andata senza salutarmi!>>, si sollevò accigliato.
Lo raggiunsi e mi sedetti sul bordo del letto, mi prese la mano:
<< Eri così bello, pacifico… mi sembrava un vero peccato svegliarti, però non voglio che i tuoi mi trovino qui!>>.
<< Imbarazzo?>>, rise.
<< Non scherzare… ci tengo a fare una buona impressione su di loro, non voglio bruciare le tappe,  non sarebbe giusto.>>
<< Non siamo adolescenti.>>. disse.
<< Non voglio che pensino che stia imponendo la mia presenza, in casa tua.>>
<< Che assurdità.>>
<< Lasciami fare Edward, un passo alla volta, lascia che i tuoi mi conoscano bene prima, hanno bisogno di abituarsi a me, alla mia presenza accanto a te, ti assicuro che quando ho affrontato tua madre in ospedale e non è stato piacevole, né per lei, né per me.>>, dissi abbassando lo sguardo.
<< Ho già rivoluzionato quasi tutto della vita che conducevi, inoltre lei pensa che sia stata io a persuaderti a fare una scelta differente per l’università e ritiene che stiamo sbagliando. Dobbiamo convincerla che siamo responsabili e maturi. Ho bisogno quindi che i tuoi genitori si fidino di me, che non pensino che abbia una cattiva influenza su di te! >>.
<< Come fai a dire e fare sempre la cosa giusta!>>, mi baciò.
<< Niente mi potrebbe dare più piacere ora, di rimanere tra queste braccia, incantata da questi occhi meravigliosi, beandomi dei tuoi baci, ma devo andare, ci rivedremo tra qualche ora, pronto all’otto?>>.
<< Certo pronto alle otto. A dopo miss Swan, è stato bellissimo.>>
<< Sì Edward lo è stato anche per me!>>.
 
 
Ehi ciao ff maniache
siamo giunti al dunque, tra quei due c’è una bella alchimia, ma anche una responsabile necessità di andarci cauti, forse per molti di voi questo approccio così soft può sembrare un po’ antico, ma a me piace pensare che fare con calma, scoprendosi poco alla volta, li dia un rapporto di grande intesa e massimamente passionale.
Ringrazio tutti coloro e siete diventati veramente tanti, che leggono la mia ff, ne sono così felice e soddisfatta, spero di continuare ad appassionarvi e possibilmente incrementare gli interessati.
Questa settimana sarà una mezza tragedia, molti impegni e poco tempo, spero di poter postare sabato mattina.
Commentate a tempesta! Ho bisogno di conferme! sapete che vi rispondo a spron battuto!
A presto bacionissimi!
Cloe J

 

 

 
 

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Capitolo 8
*** Che impatto! ***







Tratto dal settimo capitolo:

<< Edward!>>, sussurrava il mio nome, cercando poi le mie labbra, stavo letteralmente impazzendo.
Mi prese i capelli tra le dita, quel gesto mi scatenava i brividi, poi cominciò a baciarmi il petto.
Quel suo sguardo eloquente, mi chiedeva di darle solo conferme:
<< Credimi io sarò tuo, non ti deluderò mai e tu sarai mia finché lo vorrai!>>, sussurrai.
Le carezzai il profilo del corpo, lei mi prese la mano e se l’appoggiò sul seno, spinto, dal suo gesto, presi sicurezza, le carezzai quelle morbide rotondità e le posi un dolce bacio sopra. 
Alzai lo sguardo, aveva gli occhi lucidi, le mani tremanti.
<< Bella tesoro! >>, le presi il viso. << diamoci ancora un po’ di tempo, voglio far piano, farmi conoscere, ma vorrei scoprire tutto quello che ti piace, ciò che ti rende sensibile, che ti accende, voglio conoscere tutto di te con calma e poi cosa più importante non voglio che ti senta mai spinta o forzata a fare o accettare nulla. Tienilo bene a mente. >>
Fece un sospiro, risi:
<< Delusa?>>.
<< Non so, devo pensarci.>>, fece un sorrisetto.<< No Edward, non sono delusa, sono felice per questa tua delicatezza, anche se ti trovo davvero irresistibile.>>
<< Irresistibile io? Non hai idea che cosa è stato questo mese,
 doverti stare accanto, senza poterti nemmeno toccare.>>

CAPITOLO 8

 

Che impatto!

 
EDWARD
 
Sentivo il profumo di Bella sul mio corpo e tra le mie lenzuola, mi riaddormentai, volevo essere in piena forma e avevo proprio bisogno di recuperare.
La sognai eterea e lunare, il corpo bagnato, il viso serio, eravamo in una sala buia e piena di specchi, mi porgeva la mano e mi guidava, a un tratto però, spariva dietro uno di questi, rimanevo immobile come paralizzato, la chiamavo, mi voltavo, ma vedevo solo la mia immagine, riflessa nel buio.
Mi svegliai di soprassalto, sentii il fastidioso suono della radio sveglia, avevo la fronte imperlata di sudore, un senso d’inquietudine, come se vedessi in quel sogno indicazioni sul mio futuro, lo scacciai, dicendo a me stesso che era solo il frutto dell’ansia, legata al passo che mi apprestavo a fare.
Bella sarebbe stata accanto a me e non dovevo dubitarne.
Provai al alzarmi, mi accorsi subito che oggi non sarebbe stata una cosa facile, le gambe tremavano, erano molto indolenzite, non mi sentivo stabile in piedi, la fatica dell’intensa domenica si faceva ancora sentire, presi scocciato la sedia e mi recai in bagno. Avvertii una presenza dietro me, mi voltai sorridendo.
Era mia madre appoggiata allo stipite, non riuscii a nascondere una punta di delusione:
<< Buongiorno anche a te!>>, disse baciandomi, << non è me che aspettavi, vero?>>. Sorrise.
<< Non ti ho sentito entrare, quando siete tornati?>>.
<< Una mezz’ora fa! Papà è già andato in ospedale, voleva salutarti e farti in bocca al lupo, ma ancora dormivi. Ti senti pronto? Nervoso?>>.
<< L’uno e l’altro, ma ce la farò.>>, feci un gran sospiro.
<< Come mai la sedia? Sei stanco?>>.
<< E’ una giornata “out”, non voglio tentare la sorte, di difficoltà ne avrò già abbastanza.>>
Arrivai al letto, vidi i vestiti pronti sulla sedia, Bella li aveva scelti per me, prima di andare via, feci un sorriso. Presi la camicia e un biglietto accuratamente ripiegato cadde per terra, mia madre lo prese, se lo rigirò tra le dita, con uno sguardo incuriosito, me lo porse, lessi:
“Sarai bello da mozzare il fiato… li stenderai tutti vedrai! Ti amo Bella.”
Lo odorai, quel profumo inconfondibile, chiusi gli occhi ancora imbarazzato, mia madre mi accarezzò i capelli e uscì.
Mi vestii in fretta e la raggiunsi in cucina. La vedevo inquieta, dietro una tazza di caffè fumante, mi guardava di sottecchi, senza parlare.
<< Stai tranquilla mamma andrà tutto bene.>>
<< So che non dovrei chiedertelo ma…>>
<< … Ti chiamerò spesso… >>
Mi diressi verso il salone, avevo preparato una tracolla con dei blocchi per gli appunti, alcuni libri e gli orari delle lezioni con le aule evidenziate, tutto perfettamente organizzato. Il pensiero volò subito a lei, mentre preparava il planning per la settimana, incrociando le mie lezioni con quelle di tutti gli altri, a cui potevo rivolgermi se fossi stato in difficoltà, ma che s’incrociavano soprattutto con le sue.
Sentì il campanello, la vidi sorridente e splendida sulla porta, indossava un paio di jeans e una camicia blu, i capelli morbidi sulle spalle, mi avvicinai, il sorriso le si spense, s’affretto a dire:
<< Amore, stai male?>>.
<< Cosa?... Oh la sedia, non preoccuparti, stamattina non sono proprio in forma, allora meglio non rischiare, sei d’accordo?>>.
<< Mi sembra saggio.>>
<< Sei bellissima!>>.
<< Tu invece, sei scorretto, è ufficiale sono gelosa, non credo che sia un bene, lasciarti da solo stamattina!>>.
<< Smettila e poi è tutta colpa tua, mi hai preparato i vestiti ed io li ho indossati.>>
<< No Cullen, è colpa tua, saresti favoloso anche con addosso degli stracci.>>
La attirai verso di me e la baciai, mia madre ci raggiunse e lei s’irrigidì.     
<< Buongiorno signora.>>, disse porgendole la mano.
<< Buongiorno Bella.>>
<< Tutto bene a San Francisco?>>.
<< Sì benissimo, una gran sfilata!>>, disse poi rivolgendosi a me. << Tua sorella ha fatto proprio un lavoro favoloso.>>
<< Non ho dubbi, lei à il meglio si sé solo in certi ambienti e situazioni.>>,  marcai il tono, mia madre mi guardò seccata,allora aggiunsi. << Dai non arrabbiarti mamma! Hai ragione questa potevo anche risparmiarmela,  cosa vuoi che ti dica, sono contento per lei.
Ci vediamo più tardi e non stare in pena e… sì ti chiamerò.>>, andai verso la macchina, mi alzai, mi volsi verso di lei che restava immobile dinanzi alla porta, le feci un cenno con la mano e un sorriso, lei ricambiò.
 

 
<< A più tardi.>>
<< Bella?>>.
<< Sì.>>
<< Ti prego, stai attenta.>>
Annuì, si sedette alla guida e disse:
<< Si parte, sono così elettrizzata!>>.
<< Non è proprio questo aggettivo che utilizzerei, per definire il mio attuale stato d’animo, ma va bene.>>
Distratti da una conversazione piacevole, ci ritrovammo in un batter d’occhio, dentro l’università.
 
 
Bella andò a posteggiare dietro l’edificio della mia facoltà, uscì, prese la mia sedia, io tirai un sospiro e mi alzai, lei mi strinse, la baciai:
<< Ehi voi due! Così cercate la concentrazione per affrontare una giornata di studio?>>,  disse Emmett, Jasper e Angela ci guardavano ridendo.
<< Ciao ragazzi.>>, dissi.
<< Bella puntuale come il Big Ben!>>, disse Jasper.
<< Avevi dubbi? Alice?>>.
<< Spero non sia ancora dinanzi alla sua cabina armadio, stamattina non riusciva a decidere come vestirsi, mi ha fatto talmente innervosire che le ho detto di organizzarsi da sola.>>
<< Ben e Jessica ci raggiungeranno più tardi.>>
<< Ok.>>, disse Edward sedendosi , << forza, diamo il via a questo circo!>>.
Ci avviammo verso l’ingresso dell’edificio. Mi accompagnarono davanti all’aula, dove avrei seguito etica biomedica, c’era un po’ di gente dinanzi alla porta, altri avevano già preso posto nell’aula, qualcuno gettò uno sguardo interessato su di noi, io abbassai gli occhi e respirai lentamente.
M’imposi di non far caso all’attenzione che attiravo, altrimenti sarei entrato subito in ansia, ormai le mie reazioni erano così prevedibili, Bella si chinò su di me, mi baciò e disse:
<< Ci siamo, ricorda andrà tutto bene, hai l’orario a portata di mano?>>, feci segno di sì, << il cellulare? Ti prego chiama se mai qualcosa non andasse come abbiamo programmato, non avere tentennamenti, tutti noi abbiamo una copia del planning delle tue lezioni, ti raggiungeremmo prima che te ne accorga, ma non esitare e… poi a ogni cambio di aula, mandami un messaggio, servirà a farmi stare buona al mio posto, invece di correre qui da te, per controllarti. Quando avrai finito le lezioni del mattino, chiamami ti verrò incontro per andare a mangiare qualcosa.>>,  mi sorrise.
<< Mi sento un alunno il primo giorno delle elementari!>>, mi uscì una risata isterica.
<< Oh il mio bimbo…>>, disse Bella con lo sguardo languido. << Se oggi farai il bravo, mammina stasera, ti fa tante coccole.>>.
Risi ancora e le carezzai il viso.
<< Adesso andatevene, prima che il mio imbarazzo raggiunga livelli mondiali.>>
Si allontanarono, Bella si girò un’ultima volta e mi mandò un bacio, entrai nell’aula, scostai una sedia,  dalla prima fila e presi posto, apri la tracolla e sistemai libro e blocco davanti a me.
Dopo qualche minuto entrò il professore, il cuore cominciò a battere così forte, che mi pulsavano le orecchie, cercai di respirare piano, presi una penna.
<< Sono il professor Watson, terrò il corso coadiuvato dai miei due assistenti, Collins e Shaw, rivolgetevi pure a loro se avrete, dubbi, perplessità o problemi, sappiate che qui il ritmo è piuttosto serrato, non facciamo sconti, studiate sempre come se dovreste affrontare domani l’esame o resterete tagliati fuori.>>
Quelle parole mi vorticarono in mente, avevo la sensazione spiacevole che fossero riferite a me, ma forse era solo l’effetto della mia ansia.
Il professore iniziò a tratteggiare il programma del semestre e poi introdusse i contenuti della materia. Io prendevo appunti, la penna correva veloce sul foglio, ascoltavo e buttavo giù mappe concettuali e schizzi con una facilità disarmante; la lezione fu così interessante, che non mi accorsi fossero trascorse due ore.
Si congedò e uscendo mi lanciò uno sguardo incuriosito, io, come mia consuetudine, abbassai gli occhi e guardai il mio orario, il numero dell’aula e uscii.
Spingevo la mia sedia con energia, volevo coprire la lunghezza del corridoio al più presto, per sfuggire a qualsiasi sguardo. Presi l’ascensore e in un attimo fui nell’altra aula, entrai prima di tutti e mi accomodai sempre in prima fila, presi il cellulare e scrissi:
“Mi manchi … ti amo … ti voglio … ah volevo dirti sono arrivato illeso all’aula 6, sono addirittura riuscito a prendere l’ascensore senza l’ausilio di nessuno… puoi capire la portata dell’evento?
A dopo!” e inviai.
Passarono forse tre secondi e una vibrazione annunciò la risposta:
“Non avevo dubbi stupido! Ti amo!”
Mentre guardavo ancora il display, mi ricordai la promessa fatta alla mia mamma, ma con lei il messaggio non sarebbe stato sufficiente, composi il numero e al primo squillo, sentii la sua voce:
<< Tutto bene?>>, rispose concitata.
<< Benissimo mamma… ho seguito la prima lezione e mi sono già spostato in un’altra aula… mamma qui è favoloso! Mi sento veramente su di giri.>>
Chiusi la comunicazione e mi accorsi che avevo accanto una ragazza bionda e un ragazzo dai capelli castani arruffati, se era possibile forse più dei miei, gettarono uno sguardo veloce su di me, io li ignorai, la porta si aprì ed entrò il docente. Dopo le raccomandazioni di rito e la presentazione standard, anche lui si lanciò in una spiegazione serrata, ricca di schemi e diagrammi di flusso, ero in trance, così concentrato da non accorgermi che la ragazza mi aveva chiesto qualcosa:
<< Scusa!… >>, mi ripeté.
<< Come? Hai detto qualcosa?>>.
<< Sì… ma eri troppo preso, potresti darmi gli schemi della diapo precedente sono rimasta indietro. Tu sei così veloce.>>
<< Tieni e scusami, ma ero troppo concentrato.>>
<< Non preoccuparti.>>
Ripresi a seguire, tenendomi la testa con la mano; stavo cominciando a risentire della posizione della schiena troppo rigida in cui ero costretto a stare, dopo una mezz’ora, il professore si fermò un attimo per cambiare il cd ed io mi rilassai un po’, misi le mani all’altezza dei reni e cercai di sciogliere un po’ la tensione.
Vidi che la ragazza ogni tanto mi guardava e parlottava con il suo compagno. Finita la lezione, feci loro un cenno e uscii rapidamente dall’aula, guardai l’orologio e presi il telefono:
<< Amore.>>, dissi.
<< Tutto bene Edward? Hai finito?>>.
<< Sì, proprio adesso.>>
<< Sono qui giù ad aspettarti.>>
Mi avvicinai all’ascensore, non appena le porte si aprirono entrai e con me i due ragazzi di prima.
<< Fretta? >>, disse lei.
<< Come?>>.
<< Dicevo, hai molta fretta, hai raccolto le tue cose e sei uscito come se dovessi correre da qualche parte.>>
<< Mi stanno aspettando.>>,  dissi asciutto.
<< Non siamo riusciti neanche a presentarci, io sono Tanya e lui è Peter.>>, mi porse la mano sorridendo.
         
 
<< Edward.>>, risposi per non essere scortese.
Le porte si aprirono e Bella era lì, guardò me e squadrò la ragazza, mi affrettai a lasciarle la mano e uscì dall’ascensore, si abbassò a baciarmi, ma non proferì parola, i due uscirono e la ragazza disse:
<< Alla prossima Edward.>>
Non risposi, feci solo un cenno con la mano e rivolsi il mio sguardo alla mia ragazza, ferma dinanzi a me:
<< Andiamo?>>, dissi.
<< Fatto già nuove conoscenze? Carina.>>, rispose.
<< Starei passato per maleducato se non avessi risposto a una persona che provava a parlarmi.>>
<< Ah! Cullen… Cullen attento a quello che fai!>>.
Si sedette sulle mie ginocchia e cominciò a baciarmi lì in mezzo all’atrio, mentre le persone ci passavano accanto.
<< Ma che ti prende? >>, dissi alla fine.
<< Marco il territorio… voglio che più gente possibile capisca che questa non è una riserva di caccia… questa è proprietà privata!>>.
<< Sei assurda! Credo di essere viola dalla vergogna!>>.
<< Vergogna e perché?… Per un bacetto!>>, rise, mi prese per i capelli e mi tirò indietro la testa,
<< non darmi motivo di essere gelosa, Edward, sono per metà italiana e noi siamo proprio impastati con la gelosia!>>, scoppiò a ridere ed io insieme a lei.
Davanti al dipartimento trovammo tutti quanti, in grande apprensione.
<< Perché avete perso tutto questo tempo? >>, chiese Alice.
<< Il bambino delle elementari ha già fatto conquiste!>>, rispose.
<< Eh bravo amplia i tuoi orizzonti.>>, disse Emmett.
<< Pensa ad ampliare i tuoi, >>, rispose Bella, << lui ha già tutto ciò che gli occorre!>>.
<< Oh! Oh! Che accento bellicoso!>>. 
 
 
Queste schermaglie divertenti, ci accompagnarono fino al prato, davanti all’edificio di scienze, ci sedemmo sotto un albero e mangiammo qualcosa:
<< La tua nuova amica mi ha distratto dal chiederti la cosa più importante, com’è andata?>>.
<< Non poteva andare meglio, nessun intoppo, tutto come avevi previsto tu, le lezioni interessanti, i professori rigidissimi, ma tutto molto bello e tu cosa mi racconti?>>.
<< Ho seguito una lezione da brividi nel corso di Teoria dell’amore nei primi anni dell’Europa Moderna, il prof è italiano, davvero una forza, credo proprio che sarò io ad amarlo.>>
<< Occhio Swan anch’io potrei diventare estremamente geloso!>>.
Mi ero disteso con la testa poggiata sulle sue gambe, avevo chiuso gli occhi, la schiena mi doleva terribilmente, Bella mi carezzava i capelli mentre parlava, ogni tanto mi sfiorare il viso e con la punta delle dita giocava con i contorni della mia bocca, questo sfiorarmi così delicatamente, mi rilassava e mi eccitava insieme.
<< Ragazzi.>>, disse d’un tratto Angela,<< si è fatto tardi devo raggiungere l’aula, ci vediamo qui alla fine delle lezioni,?>>
Presi posto sulla sedia, reprimendo un gemito, Bella si girò di scatto:
<< Cos’hai?>>, mi chiese accorata.
<< Niente, non preoccuparti, sono solo un po’ stanco.>>
<< Ti accompagno.>>
<< Non serve sono arrivato e tu faresti tardi, ci vediamo dopo.>>, la baciai e senza darle il tempo di ribattere, mi diressi vero l’ingresso.
Mi sentivo i suoi occhi addosso, m’infastidiva mentirle, ma non volevo né farla preoccupare, né interrompere, già al primo giorno ciò che con tanto piacere stavo facendo.
Raggiunsi l’aula, occupai il solito posto vicino alla porta, con discrezione presi dalla tracolla il blister dei farmaci, che mi ero portato per ogni evenienza e buttai giù un antidolorifico. Chiusi gli occhi, sperando che l’effetto arrivasse al più presto e attesi l’inizio della lezione.
La docente si protrasse più del dovuto, quindi avrei dovuto fare in fretta per raggiungere i laboratori.
Con la mappa poggiata sulle ginocchia, mi diressi agli ascensori, selezionai il piano e attesi, quando si aprirono le porte, mi ritrovai in un corridoio non contrassegnato, dovevo aver sbagliato tasto, cercai di rientrare, ma le porte si chiusero.
Mi stavo innervosendo, ero già in ritardo, aspettai che arrivasse l’ascensore e riprovai, giunto al piano, mi avviai verso il laboratorio, c’era un silenzio sospetto, aprì la porta e l’aula era vuota.
Tornai ansimando indietro verso gli ascensori, non incrociavo nessuno, mi sentivo perso, guardavo la mappa, ma ero entrato ormai in confusione, non riuscivo più a orientarmi, mi fermai, avevo il respiro sempre più affannoso.
Oh Dio! Pensai non adesso! Più cercavo di tornare lucido, più entravo in ansia, respiravo a fatica, ero nel panico. Presi la tracolla e tirai fuori il telefono, composi il numero, Bella rispose al primo squillo, ma già non riuscivo a parlare:
<< Edward… Edward mi senti? Che succede? Rispondi Edward!>>, reclinai la testa indietro, cercando di prendere aria, sentivo la voce di Bella alterarsi, mi chiamava:
<< Bella !>>, riuscì a dire. << Vieni sono al quarto piano… sto male!>>, lasciai scivolare il telefono per terra, senza forze e cercai di respirare lentamente, ma non sentivo l’aria entrare nei polmoni.
I secondi passavano e mi sentivo sempre più debole, stavo per perdere i sensi, sentì un suono, le porte si aprirono e la sua mano sulla fronte:
<< Edward tesoro sono qui! Edward!>>, dopo qualche secondo avevo l’erogatore tra le mie labbra e lei mi disse con voce ferma:
<< Respira! Respira forte!>>, senti il sapore acre del medicinale nella mia gola, mi reggeva la testa e mi baciava la fronte, ripetendo. << Calmati amore! E’ tutto finito! Sono con te, non preoccuparti!>>.
Poco alla volta cominciavo a riprendermi, aprii gli occhi, era in ginocchio, bianca come un cencio, aveva preso un fazzoletto, mi asciugava la fronte, ero ancora un po’ stordito, le dissi:
<< Ero in ritardo, ho sbagliato piano… poi l’aula era vuota… mi ero perso, mi ha preso il panico!>>
<< Ssh… è passato! Stai tranquillo! Non pensarci più.>>
<< E’ davvero tutto finito! Non ce la posso fare! Bella da solo, non ce la posso fare!>>.
<< No amore sei stato bravissimo, hai solo bisogno di un po’ di pratica!>>.
<< No… no!>>, ansimavo ancora.
<< Edward calmati… usciamo, devi prendere un po’ d’aria.>>
<< No, ti ho fatto perdere già troppo tempo, portami fuori e torna a lezione.>>
<< Non se ne parla nemmeno, resto con te, non sarà una tragedia.>>
<< Non voglio che ti assenti, per colpa mia!>>.
<< Risparmia il fiato.>>, e mi baciò.
Chiusi gli occhi e stropicciai la mappa, con rabbia.
Tornammo sul prato, rimasi in silenzio, seduto sulla mia sedia, sconfitto, con lo sguardo perso nel vuoto. Dopo qualche minuto dissi:
<< Hai ragione, mi serve solo un po’ di pratica, piano piano riuscirò a orientarmi.>>
Sorrise e si rilassò, non volevo deluderla, ma non ero per nulla convinto di ciò che dicevo:
<< Non farai parola con nessuno di quello che accaduto.>> , aggiunsi, << con nessuno prometti!>>.
<< Come vuoi tu.>>
<< Vieni.>>, la feci sedere sulle mie ginocchia, avevo bisogno di stringerla, di rassicurarla e del calore per rassicurare me stesso.
Quindi ci distendemmo sull’erba, mi appoggiai sulle sue gambe e lei iniziò a parlarmi delle sue lezioni, l’ascoltavo con attenzione, cercando di sciogliere quel residuo di tensione che mi attanagliava il petto.
Era bellissima, nel suo racconto, così passionale. Diceva di amare in modo quasi maniacale leggere, non aveva una corrente letteraria preferita, piuttosto degli autori favoriti.
<< Quali?>>, le chiesi.
<< Sono troppi, tra gli americani da Ginzburg a Gertrude Stein, da Faulkner a Sylvia Platt, Edgar Lee Masters, Emily Dickinson, tra gli inglesi il mio preferito è il maestro dei maestri: Shakespeare, i classici in genere Oscar Wilde, Bacon, Lawrence, sono davvero tanti, divoro tonnellate di libri, casa mia è satura di libri.>>
<< Hai mai provato a scrivere qualcosa?>>.
<< Come tutti gli adolescenti. Romanzi, poesie, per esorcizzare disagi, paure, il dolore, ma niente di importante.>>
<< Sei appassionata di letteratura amorosa e non hai mai trattato dell’amore?>>.
<< Non ho conosciuto l’amore, prima di conoscere te.>>, disse arrossendo, << di cosa avrei potuto parlare?>>.
Mi sentii straordinariamente orgoglioso, era un’anima pura, con un mondo interiore così profondo.
Si chinò e cominciammo a baciarci, un momento intimo, che mi faceva riconciliare con me stesso e con il mondo.
<< Ciao Edward.>> ci voltammo, era Tanya. Bella s’irrigidì.
<< Ciao, ti presento la mia ragazza.>>, mi affrettai a dire.
<< Bella.>>
<< Piacere io sono Tanya, come mai non sei venuto a lezione in laboratorio? E’ stata la più interessante della giornata?>>.
<< Non mi sono sentito bene.>>, non riuscì a trovare una scusa al volo, quindi optai per la verità.
<< Guarda che se durante le lezioni hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiedere.>>
Bella la guardò, fece per aprire bocca, ma ci ripensò.
<< Grazie.>>
<< Bene ciao Edward, Bella.>>, fece un cenno e andò via.
Bella si era alzata e si era appoggiata al tronco dell’albero, aveva messo una certa distanza tra lei e me, guardava verso l’orizzonte.
<< Sei arrabbiata?>>, chiesi.
<< Dovrei?>>.
<< Non rispondermi con una domanda.>>
<< Non è ho motivo, è stata gentile, potresti scegliere di chiedere aiuto a lei, piuttosto che a me, potrebbe essere più facile e più sicuro per te.>>.
<< Smettila di dire assurdità. Sarebbe meglio che dicessi che ti ha dato fastidio, piuttosto.>>
<< E’ perché? In fondo io non posso biasimare chi si mostra audace!>>.
Risi e l’attirai a me, la baciai. Poi continuò:
<< Finchè restano intenzioni, non m’importa, se dovesse passare ai fatti, non credo che lascerei correre!>>.
<< Wow la mia Bella … ti adoro! Mi fai sentire l’uomo più desiderato dell’universo! Mi sento così lusingato!>>.
<< Ehi! Uomo lusingato, ti ripeto di stare attento, la gelosia va a braccetto con il senso del possesso  e tu sei mio!>>.
L’abbracciai ancora più forte e dissi:
<< Sto avendo molto di più di quello che potrei desiderare o meritare, sarei un pazzo a rischiare di perderti.>>
A un tratto il vocione di Emmett ruppe quell’atmosfera:
<< Siete sicuri di essere stati a lezione? Vi abbiamo lasciati a pranzo in preda alla medesima attività che state svolgendo adesso, ossia effusioni!>>.
<< Non essere così platealmente invidioso.>>, dissi.
Arrivarono anche gli altri e Alice gridò:
<< Si va a festeggiare la fine di questo primo giorno di studio?>>.
<< Per te c’è sempre un motivo per festeggiare.>>, disse Jasper cingendola in un abbraccio.
<< Andiamo al “Sea World”, sulla spiaggia, a farci un meritato aperitivo.>>
<< Avverto mia madre.>>, disse Bella.
<< Oh Dio!>>, esclamai.<< Mia madre, non la chiamo da ore, mi stupisco come non abbia già mandato la Guardia Nazionale!>>,  presi il cellulare e in fretta feci il numero.
<< Ciao mamma... Sì lo so scusami, ma non ho avuto un minuto di pausa durante le lezioni e a pranzo, ho approfittato per riposarmi. No tutto a posto.>>, chiusi gli occhi , << ascolta perderemo ancora un paio di ore… no… le lezioni sono finite ma andremo tutti a festeggiare… no sarò a casa per cena. A dopo.>>, chiusi, Bella era già in piedi, mi porse una mano e mi sollevai, la testa iniziò a girarmi, mi prese per le spalle:
<< Ehi!>>.
<< Pressione sotto le scarpe, forse è il caso che metta qualcosa nello stomaco!>>.
Mi guardò con aria seria e disse:
<< Facciamo in fretta… hai bisogno di metterti a letto.>>
Andammo al locale, ci sedemmo sulla terrazza che dava sulla spiaggia.
 
Ci raccontammo le nostre impressioni e brindammo alla fine della giornata. Bella mi restava pensierosa accanto, tenendomi la mano, guardava verso il mare. A un tratto si alzò, fece, due passi verso la ringhiera e vi si appoggiò dandomi le spalle, distese le braccia e stirò la schiena, Jasper andò da lei e le fece un leggero massaggio sulle spalle, lei lo ringraziò e appoggiò la testa sulle braccia incrociate. Era stanca, forse anche più di me, mi avvicinai e le dissi:
<< Andiamo amore, è stata una giornata lunga.>>
<< Sì certo, ciao Jasper ci sentiamo! A domattina!>>
 
 
BELLA
 
L’intesa al locale con Jasper era stata perfetta, aveva capito che dovevo parlargli, si era avvicinato ed era bastato uno sguardo.
Mi spogliai, feci una doccia, misi un vestitino leggero, la temperatura era ancora troppo calda, anche la sera, mi misi dinanzi al pc, mia madre entrò poco dopo :
<< Tutto a posto tesoro?>>
<< A parte qualche piccolo inconveniente tutto perfetto!>>, non volevo renderla partecipe di ciò che era accaduto, finché non avessi trovato una soluzione più sicura.
<< Le tue lezioni?>>.
<< Magnifiche mamma, davvero… tutto molto organizzato e i docenti così preparati.>>
<< E Edward… a lui come andata?>>
<< Bene, ha solo bisogno di un po’ più di pratica, tutto gli diventerà più semplice.>>
<< Ah Bella papà può salire? Voleva parlarti.>>
Meglio togliersi subito il pensiero.
Dopo pochi minuti, era dinanzi alla mia porta, con il suo solito sguardo scettico, eternamente in attesa di risposte precise.
 
 
<< Com’è andata?>>
<< Benissimo grazie, guarda che non sei stato mai molto bravo a tergiversare, quindi parla.>>
<< Stai con Edward Cullen?>>
<< Sì.>>
<< Da quando?>>
<< Che importanza ha.>>
<< Ha importanza, in relazione a quanto lo conosci.>>
<< Abbiamo trascorso molto tempo insieme, mi ha raccontato quasi tutto di lui, si è confidato con me e mi ha svelato i sui lati positivi e gli aspetti oscuri della sua personalità, i suoi pensieri, le sue emozioni, le relazioni con la sua famiglia, con i suoi amici, tutto il suo passato. Poi mi ha confessato di essere innamorato di me e me l’ha dimostrato in tutti i modi possibili.
Mi sono presa un po’ di tempo, per esser certa di ricambiare questo suo sentimento con la medesima intensità, non mi sembrava corretto espormi, senza esserne sicura, Edward merita tutto il rispetto possibile, è un ragazzo meraviglioso, corretto, onesto e sensibile.
Ha aspettato, senza forzarmi nella scelta, quando sono stata perfettamente consapevole di provare qualcosa di profondo per lui e di voler stare con lui, ho accettato. Vorrei che non dimenticassi che non sono una ragazzina. >>
<< Intendi andarci a letto?>>
<< Accidenti come sei esplicito! Non è da te!>>
<< Dici di essere matura, allora ti tratto da adulta.>>
<< Se e quando ci saranno le condizioni sì.>>
<< Hai considerato il suo stato di salute?>>
<< Irrilevante.>>
<< Davvero! Tu credi che sia marginale nell’equilibrio del vostro rapporto?>>
<< Ricordati che sono temprata a fuoco, niente mi può più spaventare, o forse Edward e le sue condizioni spaventano te?>>.
<< Ti voglio vedere felice, questa è la mia priorità!>>.
<< Io sono felice con lui.>>
<< E riuscirai a gestire una relazione che gioco forza, sarà condizionata dalla sua malattia?>>.
<< Mi stai sembrando veramente crudele.>>
<< Realista non crudele, forse tu invece hai talmente idealizzato tutto che hai perso di vista la situazione che è grave, in maniera così evidente.>>
<< Pensi che viva tra le nuvole, in mondo fatato, che abbia gli occhi offuscati, non sono la mamma!>>.
<< Questo è un colpo basso!>>
<< Non fraintendermi, mamma è stata fortunata ha incontrato l’uomo dei suoi sogni, concreto, disincantato, legato alla realtà delle situazioni, quasi in maniera ossessiva, l’altra metà della luna, della sua luna, le è andata bene.
Io, invece, ho valutato, ho riflettuto su ogni possibile conseguenza di questa relazione, Edward non mi farà soffrire. Voglio sentirmi amata e riprendere possesso, proprio di quella parte di me che avevo seppellito a causa di Alec e Edward credo sia il ragazzo giusto.>>
Mio padre abbassò lo sguardo, visibilmente turbato.
<< Ci siamo detti tutto papà.>>
<< Sei cresciuta Bella e io forse non me ne sono reso conto, perso nel mio mondo rigido, protetto dall’assalto dei ricordi dolorosi. Tu invece quei ricordi li hai conservati vividi e ti hanno fatto  maturare, ma non ti hanno cambiato, sei sempre la mia bimba allegra, creativa, ardita, generosa e gentile.
In bocca al lupo tesoro, spero che Edward Cullen abbia capito quale uomo fortunato sia.>>
<< Lo sa e me lo dimostra.>>
Lo abbracciai e lo strinsi forte, mi carezzò la testa, mi diede un bacio sulla fronte e uscì.
<< Ciao Bella.>>, è lui al telefono.
<< Ciao come stai?>>.
<< Bene, ho dormito un po’ e adesso aspetto i miei per cenare e tu?>>
<< Ho fatto la doccia, ho scaricato e stampato gli appunti, ho relazionato a mia madre la giornata, non tutto, anche se mi è costata un po’ di fatica nasconderle quello che ti è accaduto e dulcis in fundo ho affrontato la natura della mia relazione con te con mio padre, l’imperturbabile, inattaccabile, incrollabile Charlie Swan! Avresti dovuto esserci o no forse meglio di no!>>
<< Non potrò mettere più un piede in casa tua adesso?>>.
<< No, anzi credo di aver fatto proprio bene a parlargli, senza mezzi termini, non mi piace tacergli le cose, anche se lui non è come mamma, tende a non voler sapere troppi dettagli.
E tua mamma? Traumatizzata?>>
<< No, certo non ho fatto parola del piccolo “inconveniente”, mi è sembrata abbastanza tranquilla, anche se ha preteso più chiamate durante la giornata ed è bene che mi aiuti a ricordare anche questo.>>
<< Tutto purché tu sia più sereno, adesso che farai? Cena e ninna?>>.
<< Sì, credo proprio sia il caso.>>
<< Puoi farmi un messaggio prima di addormentarti?>>.
<< Volentieri amore, a dopo.>>
Chiusi il telefono e scesi a cena, fu bello poter stare a cena tutti insieme, papà da quando eravamo a Los Angeles viaggiava molto di più, aveva ottenuto una promozione, che significava però maggiori  responsabilità e più tempo da dedicare al lavoro e poi a dir la verità, io nell’ultimo mese avevo spesso disertato casa per i pasti, quindi fu un piacevole momento di riunione.
Dopo cena tornai in camera, fremevo per nell’attesa della telefonata di Jasper. Non passarono che pochi minuti e il cellulare prese a trillare.
<< Ciao Jasper. Innanzitutto questa nostra conversazione per il momento deve restare confidenziale, oggi non è andato tutto liscio, come vi abbiamo detto, ci avete trovato sul prato, perché Edward ha avuto una crisi a metà pomeriggio.>>
<< Era da solo?>>
<< Si è riuscito a chiamarmi e sono arrivata appena in tempo, prima che perdesse i sensi.
Oh Dio Jasper è stato terribile! Mi sono veramente impressionata a vederlo in quelle condizioni… per qualche giorno credo che sia meglio che ci alterniamo ad accompagnarlo da una lezione all’altra, soprattutto quando deve cambiare piano o ala dell’edificio, o quando deve recarsi nei laboratori, cosa ne pensi?>>.
<< E’ una buona idea, ma come giustificherai a Edward questo cambiamento di programma, lui ti aveva chiesto di non parlarne?>>.
<< Gli dirò che è solo per farmi stare più tranquilla, in fondo è la verità.
Ma ho qualcosa’altro da dirti, premetto che Edward me ne ha parlato come di una cosa assolutamente riservata, ma io ho bisogno di capire, se questo progetto, a cui si sta aggrappando, sia quantomeno realizzabile. Tu sai dell'operazione per eliminare per le compressioni alle vertebre e della strenua 'opposizione dei suoi genitori, bene ora Edward sta pensando di firmare lui stesso il consenso, di tagliare fuori sua madre e suo padre e procedere seriamente.
Devo cercare delle informazioni dettagliate su questo tipo di operazione, volevo conoscere rischi e benefici e magari informarmi qual è il miglior centro di neurochirurgia che tratta le compressioni.
Ti prego Jasper aiutami, posso coinvolgere solo te, in questa storia, Edward è il tuo migliore amico, ha fiducia in te.>>
<< Io non so se è il caso che noi interferiamo così tanto in questa sua scelta, è una cosa troppo importante, che riguarda strettamente lui.>>
<< Non voglio interferire sulle sue decisioni, voglio solo capire se è un’operazione che può mettere in pericolo la sua vita o se è un intervento fattibile, sono un po’ in apprensione, cerca di capirmi.>>
<< Sai che Edward detesta che si agisca alle sue spalle, non vorrei mettermi o metterti nei guai.>>
<< Jasper è una cosa troppo importante e se questo vale una lite con Edward, sono pronta ad affrontarla, sarò capace di fronteggiarlo e spiegargli le mie ragioni.>> 
Fece silenzio per un attimo poi rispose:
<< Va bene ti appoggerò, fammi sapere solo cosa devo fare. >>
Mi misi a letto, con un gran mal di testa, presi il cellulare mandai un messaggio, il telefono trillò:
<< Mi manchi terribilmente, volevo sentire almeno la tua voce.>>
<< Anche tu mi manchi tesoro! Che cosa stai facendo?>>.
<< Sono a letto… tristissimo!>>
<< Devi riposare, ci vedremo domattina, vedrai tutto andrà meglio. Sogni d’oro Edward!
Chiusi la comunicazione mi distesi abbracciando il cuscino, sentendomi inquieta e incerta per le scelte che stavo facendo, all’oscuro di Edward, ma ferma nei miei propositi, più che convinta che alla fine avrebbero dato un buon risultato.

 

Ciao ff maniache
L’impatto traumatico con l’università, con una realtà difficile da controllare, con Tanya, sfacciata e disinibita e poi la crisi di panico, ancora lì come una spada di Damocle a rendere tutto più complesso e meno prevedibile.
Circa la necessità di Bella di sapere di più della malattia,dell'operazione e delle conseguenze, vi do qualche indicazione, lei è una ragazza organizzata (purtroppo lo ha dovuto imparare con la malattia del fratello), allora sfodera la sua creatività, vive le emozioni del rapporto con Edward, anche grazie a questa capacità di programmare, non perché sia una maniaca del controllo, piuttosto perché sa che Edward si merita di vivere diversamente e quindi tutto ciò che può per migliorare la qualità della sua vita, diventa per lei una priorità. 
Non è forse anche questo amore? Ma stavolta credo proprio che si stia cacciando proprio nei guai.
Ringraziamenti di rito, ma molto sentiti, a tutti coloro che seguono, hanno preferito, ricordano o entrano soltanto a far visita alla mia storia (se vi piace così tanto passate voce ad altri, un po’ di pubblicità non guasta), a tutte coloro che recensiscono (mi sono infinitamente utili e spero che diventino sempre di più) e un ringraziamento speciale a due autrici, che mi stanno supportando e guidando in questa bellissima esperienza.
In ordine alfabetico e non d’importanza (ih ih) grazie manu e rò… un bacio!
A presto (spero sabato)
Bacionissimi
Cloe J

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Capitolo 9
*** Proprietà privata ***



 
Tratto dall’ottavo capitolo:
 
Oh Dio! Pensai non adesso! Più cercavo di tornare lucido, più entravo in ansia, respiravo a fatica, ero nel panico. Presi la tracolla e tirai fuori il telefono, composi il numero,
Bella rispose al primo squillo, ma già non riuscivo a parlare.
<< Edward… Edward mi senti? Che succede? Rispondi Edward!>>, reclinai la testa indietro, cercando di prendere aria, sentivo la voce di Bella alterarsi, mi chiamava:
<< Bella !>>, riuscì a dire. << Vieni sono al quarto piano… sto male!>>, lasciai scivolare il telefono per terra, senza forze e cercai di respirare lentamente, ma non sentivo l’aria entrare nei polmoni.
I secondi passavano e mi sentivo sempre più debole, stavo per perdere i sensi,
sentii un suono, le porte si aprirono e la sua mano sulla fronte:
<< Edward tesoro sono qui! Edward!>>, dopo qualche secondo avevo l’erogatore tra le mie labbra
e lei mi disse con voce ferma:
<< Respira! Respira forte!>>, senti il sapore acre del medicinale nella mia gola, mi reggeva la testa e mi baciava la fronte, ripetendo. << Calmati amore! E’ tutto finito! Sono con te, non preoccuparti!>>.
Poco alla volta cominciavo a riprendermi, aprii gli occhi, era in ginocchio, bianca come un cencio, aveva preso un fazzoletto, mi asciugava la fronte, ero ancora un po’ stordito, le dissi:
<< Ero in ritardo, ho sbagliato piano… poi l’aula era vuota… mi ero perso, mi ha preso il panico!>>
<< Ssh… è passato! Stai tranquillo! Non pensarci più.>>
<< E’ davvero tutto finito! Non ce la posso fare! Bella da solo, non ce la posso fare!>>.
<< No amore sei stato bravissimo, hai solo bisogno di un po’ di pratica!>>.
<< No… no!>>, ansimavo ancora.

CAPITOLO 9

 

Proprieta’ privata

 
BELLA
 
Arrivai puntuale dinanzi al cancello, Edward era già fuori, ad attendermi.
Purtroppo anche oggi era una giornata no, vederlo sulla sedia mi faceva stringere il petto, ma lui, invece, aveva un sorriso limpido, era sereno, allora dissimulai più possibile il mio dispiacere.
Mi chinai, mi baciò a lungo, incurante degli sguardi di suo padre e di sua madre.
Mi era mancato come l’aria! Sorrisi, mentre mi venivano in mente pensieri poco innocenti, che non  conciliavano di certo, con la giornata di studio. In auto, gli dissi:
<< Prendi il cellulare ed entra nella tua posta ora.>>
Mi guardò incuriosito e ubbidì.
<< Scarica l’applicazione che ti ho inviato.>>
<< Agli ordini padrona.>>
Risi e continuai.
<< Ho fatto una richiesta con il tuo account, nella sezione riservata agli studenti, nel sito del tuo dipartimento. Vedi quella è una mappa interattiva dell’edificio, che t’informerà in tempo reale, su data, ora e luogo di ogni  lezione e ti guiderà passo passo, come un GPS, nei percorsi più brevi per raggiungere le aule, inoltre ti invierà, eventuali variazioni di orario ed aula delle lezioni.>>
Mi guardava, con la bocca aperta, mentre spiegavo e poi tornava a guardare lo schermo del suo cellulare.
<< Quando sei riuscita a fare tutto questo?>>.
<< Quando la tua mancanza, mi ha completamente tolto il sonno.>>
<< Sei stata tutta la notte sveglia? Oh Bella, ecco quelle occhiaie… amore devi avere più cura per te, perdere sonno, ti affaticherà e non avrai il tempo per recuperare, hai troppe cose da fare ogni giorno, ti prego…>>
<< Ogni tanto mi capita di soffrire d’insonnia, anche per giorni, ma sono abituata, riprendo il ritmo del sonno abbastanza facilmente, sta tranquillo, poi questa volta è stata insonnia da assenza e quindi tenere il focus su qualcosa che ti riguardasse, mi ha fatto stare così bene... e poi il tuo sorriso è come sempre il mio premio. >>
<< Sei unica! Ti amo>>, e mi baciò il collo.
Un fremito mi avvolse, se non fossi stata al volante, penso che avrei chiuso gli occhi e mi sarei lasciata andare.
Arrivati all’università, trovammo già tutti lì ad aspettarci, Jasper aveva il volto molto tirato, gli altri si strinsero attorno e lui orgoglioso spiegava a tutti, cosa ero riuscita a predisporre, Jasper lo ascoltava e mi guardava.
<< Andate ragazzi.>>, disse Edward, << ci vediamo a pranzo.>>
<< No!… No… bello ti accompagno!>>, dissi.
<< Perché?>>.
<< Non vorrei che la biondona intraprendente pensasse che sia abbandonato e bisognoso di attenzioni.>>, dissi con fare serio.
<< Ma dai!>>.
<< Ci vediamo più tardi ragazzi.>>
Lo accompagnai fino alla porta, un fugace bacio e mi voltai, nell’uscire, mi scontrai con Tanya:
<< Oh ciao.>>, disse lei. << C’è già Edward?>>.
<< Sì.>>, risposi con tono distaccato.
Lei gettò uno sguardo dentro e continuò:
<< Davvero Bella, quando deve spostarsi in facoltà, posso aiutarlo?>>
<< Vuole fare da solo e poi io sono a portata di voce.>>, risposi con tono un po’ acido. << Inoltre stamattina si è dotato di una mappa interattiva, fornita dall’università che gli comunica tutte le informazioni direttamente sul cellulare… comunque grazie lo stesso. Scusa ma devo andare.>>
Rientrai nell’aula, mi avvicinai a Edward, era chino sul cellulare.
<< Ciao amore.>>, sobbalzò, alzando gli occhi.
<< Bella. Ehm ciao.>>
<< Volevo solo salutarti.>>, gli feci l’occhiolino.
 Si mise a ridere, vedendo dietro di me, la sagoma di Tanya.
<< Ok va bene, ho tutto chiaro, ci vediamo più tardi.>>, e mi baciò con passione.
Uscii dall’aula soddisfatta. Che bravo che era stato, aveva agito assecondandomi e colmando immediatamente tutte le mie insicurezze.
 
 
JASPER
 
Entrai in facoltà con la testa fra le nuvole, ero a disagio con Edward, ma concordavo con Bella, mi trovavo proprio tra due fuochi.
Avrei voluto agire nei confronti del mio amico, in maniera più corretta, ma avevo davvero paura che la sua salute venisse ancor più compromessa, da comportamenti scellerati.
Bella non aveva mai visto le crisi di Edward, ma io, invece, ne conoscevo bene tutti gli aspetti e ripensare alla situazione in cui lui era solo, in quei momenti, senza poter essere soccorso in tempo, mi atterriva.
Finita la prima trance delle mie lezioni, con passo affrettato, raggiunsi la sua aula, vidi un professore uscire e mi appoggiai alla porta:
<< Jasper.>>, disse vedendomi, << che fai qui?>>.
<< Sono di ronda. >>, dissi ridendo.
<< Non ti sarai fatto trascinare da Bella e dalla sua ingiustificata gelosia?>>.
<< Dovrei dire di no, ma… ti accompagno.>>
<< Davvero non serve, ce la faccio.>>
<< La tua donna non ha un carattere facile, potrei rischiare una punizione corporale, per non aver assolto i miei compiti… Ah!Ah!>>.
<< Se c’è di mezzo un’altra donna, comincio a credere che sia capace di questo e altro. >>
Seguiva le indicazioni della mappa spedito e in un paio di minuti, arrivammo dinanzi ad un laboratorio.
<< Bene la scorta è stata efficiente, ma adesso torna ai tuoi studi, ci vediamo a pranzo, darò ottime referenze alla bella italiana.>>
<< Te ne sarò grato per sempre. A dopo.>>, gli diedi la mano e andai via.
Appena fui fuori, presi il cellulare e chiamai Bella:
<< Dimmi Jasper.>>, rispose all’istante.
<< Tutto a posto, l’ho seguito al laboratorio, quell’applicazione è perfetta, le indicazioni sono precise, Bella credo che potremmo smettere di comportarci come agenti segreti.>>
<< Ti prego Jasper dammi solo qualche altro giorno, lasciami superare la tensione.>>
Aveva un tono disarmante, era davvero preoccupata, mi arresi, decisi che avrei affrontato tutto a suo tempo, se ci fosse stato uno scontro con Edward, anch’io avrei spiegato le nostre ragioni.
 
 
EDWARD
 
La visita improvvisa di Jasper mi aveva fatto sentire controllato, forse voleva vedere se la mappa fosse davvero così efficiente, ma in fondo era sempre la dimostrazione del loro enorme affetto per me, alla fine dell’ora di laboratorio, mi avviai verso il prato ad aspettare gli altri.
<< Edward.>>, sentì una voce alle mie spalle. La riconobbi e mi fermai:
<< Tanya dimmi.>>, divenni nervoso, se Bella fosse arrivata in quel momento e mi avesse trovato ancora con lei, avrei fatto fatica a trattenerla.
<< Carino il tuo amico di prima.>>
<< Jasper… sì ma…>>.
<< Chiaramente impegnato! E’ venuto a controllarti?>>.
<< Arriva al punto, Bella mi sta aspettando.>>
<< Niente… niente di particolare, pensavo solo che si potesse diventare amici, durante quest’anno passeremo tanto tempo insieme.>>
<< Certo potremmo… ma devi sapere che non amo sentirmi il fiato addosso, quindi lasciami lo spazio per decidere e inoltre non tollero avere aiuto non richiesto, anzi mi urta a tal punto, da farmi diventare anche cafone.>>
<< … Mi sembra che dipenda tutto da chi ti alita o chi ti aiuta.>>
<< Pensala come vuoi, la verità è che ce la faccio a gestirmi da solo, ho un pozzo di amici, ho una fidanzata che amo e voglio essere io a scegliere il grado di confidenza da dare a un’altra persona, adesso scusami.>>
Mi allontanai raggiunsi il prato e mi lasciai scivolare per terra. Era solo il secondo giorno di questo ritmo e già cominciavo a subire, la schiena mi faceva sempre più male e sempre prima, presi una pillola e la buttai giù con un po’ d’acqua, ma non mi accorsi che Bella era alle mie spalle:
<< Stai male?>>, disse mettendosi in ginocchio dinanzi a me.
<< Ho un po’ di dolore.>>
<< Co-efferalgan per un po’ di dolore?>>
<< Mi controlli?>>
<< Edward se ti fa così male la schiena, sarebbe meglio che rallentassi, magari due lezioni al giorno piuttosto che quattro.>>
<< Con questo ritmo, un semestre durerebbe due, non voglio.>>
<< Amore sono stata la prima ad appoggiarti, ma non voglio che tu corra rischi, se questo ritmo può aggravare le compressioni, dovresti essere più ragionevole.>>
<< Fatto ricerche vedo!>>, risposi irritato.
<< Saperne un po’ di più, mi permette di aiutarti meglio.>>
<< … Se questo vuol dire cominciare a trattarmi come un invalido, preferisco che ti disinteressi!>>.
Abbassò gli occhi colpita dalle mie parole, mi sentii uno str…zo, le presi il viso e le sussurai sulle labbra:
<< Perdonami… amore non volevo essere sgarbato.>>.
<< Vieni qui, rilassiamoci un attimo.>>.
Poco dopo arrivò Emmett, quindi Jasper e Alice.
<< Ben ti manda a dire >> esordì Emmett, << che oggi pomeriggio potrebbe essere lui di ronda per controllare la bionda!>>.
<< Cosa la ronda? Divertente.>>, disse Bella, << la mia presunta gelosia ormai è di dominio pubblico, Edward hai messaggiato a tutti questi spiritosoni, subito dopo essere entrato a lezione, vero?>>.
Mi piaceva quando aveva quel tono, era imperioso, di una donna che sa il fatto suo.
<< No! Non proprio… forse un pò, era spassoso vederti stamattina, così vogliosa di affermare che ero tuo e che Tanya doveva starmi lontano, quando poi ho visto Jasper, non ho resistito.>>
<< Che carini! Cullen ti è bastato un giorno di frequenza, per avere addosso una panterona, vorrei proprio vedere quanto resisteresti, senza di me che ti marco a vista.>>
<< Che scarsa considerazione che hai per l’intensità dei miei sentimenti, brava Swan.>>, dissi diventando serio.<< Pensi davvero quello che hai detto?>>
<< Edward stavo scherzando, ma come sei suscettibile oggi.>>
Si alzò e mi porse le mani, mi sollevai e l’abbracciai.
Litigare per una str…zetta. Che cosa inconcepibile e senza senso.
Al cambio delle lezioni arrivò Emmett, senza dubbio, si erano passati la voce per venire a controllare, ma ero stato chino sui libri ad ascoltare i proff per due ore, senza degnare di uno sguardo nessuno, vedere e parlare con un amico, per qualche minuto, mi faceva piacere.
<< Almeno me la fai vedere.>>, chiese.
 

<< Chi?>>
<< La bionda.>>
<< Smettila.>>
<< Perché? Io non ho legami, magari mi piace e ti tolgo dall’impiccio di averla sempre addosso.>>
<< Sei infantile.>>
<< Lo sai che sono curioso di natura e vorrei concentrarmi anche sul qualcos’altro oltre che lo studio.>>
<< E’ quella là, vicino alla scala antincendio, vestito turchese, impossibile non notarla.>>
<< Vista. Notevole. Ecco perché Bella è gelosa. Appariscente la ragazza!>>.
<< Bella non ha motivo di essere gelosa per niente e se tirate fuori di nuovo quest’argomento, finirete col  farci litigare.>>
<< Va bene, sta tranquillo. Parliamo d’altro come sono le lezioni? Da me qualcuna è una noia mortale.>>
<< Tutte molto interessanti, intense, seguono un ritmo tanto serrato, è necessaria una concentrazione continua.>>
<< Ti stancano vero?>>.
<< Un po’, comunque sono certo che è questione di esercizio.>>
Eravamo entrati in aula, Emmett nella sua naturalezza, mi aveva fatto posto, spostando la sedia, lo ringraziai. Lui era quello che faceva le cose in modo diretto, spesso senza neanche pensarci. Il fatto che spesso mi accudisse come un fratello più piccolo, non mi aveva mai sentito offeso.
Gli riconoscevo questa incapacità di sovrastrutture.
<< Ok adesso che mi hai anche sistemato, puoi tornare alla tua facoltà.>>
<< D’accordo, ma ricorda che sono proprio a un passo da te, fammi un fischio se hai bisogno.>>
Uscì:
<< Certo che sei davvero un ragazzo fortunato. Hai davvero tanti amici.>>, Tanya si era materializzata vicino a me, senza che me ne accorgessi.
<< Sì molti e molto affettuosi!>>
<< Tengono molto a te.>>
<< Scusami per prima non volevo essere scortese.>>
<< Niente, è acqua passata. Tieni, terminata la lezione, sei uscito troppo presto, il professore ci ha dato questa esercitazione da consegnare venerdì.>>
<< Accidenti grazie. Non mi ero accorto che stava distribuendo qualcosa.>>
<< Troppo preso a guardare il cellulare.>>
<< Sì, diciamo che il cambio dell’ora, per me è un delirio, devo controllare la mappa e poi devo chiamare mia madre, è un po’ apprensiva, ho promesso che per i primi giorni, le farò sapere costantemente se tutto va bene.>>
<< Lo credo.>>
<< Ora che ci penso con l’applicazione che mi ha scaricato Bella, mi manderanno nella casella di posta anche tutte le esercitazioni, comunque grazie.>>
<< Prego Edward.>>, e si sedette.
Mi dispiaceva di essere stato scorbutico, in fondo era stata solo gentile. Era chiaro che avevo alcun  interesse per lei, quindi in fondo non c’era niente di male a essere meno rigido e accettare di fare la sua conoscenza.
Avevo qualche minuto prima che la lezione iniziasse e confermai a Liv l’orario del nostro rientro;  avevo pensato di organizzare una cena intima a casa, sperando che i miei avessero uno dei loro numerosi impegni. Immaginai il viso dolce del mio amore dinanzi alla piccola sorpresa che le avevo preparato. Sarebbe stato un momento romantico e intenso con lei, che mi avrebbe riconciliato con il mondo.
 
 
BELLA
 
Dopo aver accompagnato Edward, arrivata in camera, accesi in fretta il computer, era un pomeriggio che avevo la mente piena d’inquietudine, averlo visto alle prese con un farmaco che aveva a che fare con gli oppiacei, mi aveva sconvolto.
Lessi a chiare lettere che nei malati di miastenia erano controindicati o da usare sotto stretto controllo medico, questo bastò per farmi acuire la preoccupazione.
Avevo già condotto le mie ricerche, per individuare il miglior centro di neurochirurgia della California e da più fonti era indicato proprio il Cedars-Sinai, come un centro altamente specializzato in neurochirurgia.
Quest’aspetto della vicenda mi lasciava sconvolta, possibile che il dottor Cullen, nel corso degli anni, non avesse preso in considerazione di far curare meglio suo figlio e soprattutto in maniera definitiva, avendo proprio nel suo ospedale i migliori neurochirurghi. Esme poteva aver convinto il marito, ad agire in questo modo sconsiderato, per la paura, neanche troppo giustificata, di perderlo.
Presi il numero del reparto e chiamai, mi fu fissato un appuntamento con il vice primario, il dottor Lys, sarei andata lì venerdì dopo le lezioni mattutine.
Feci un attimo mente locale e cercai di ricostruire, grazie al racconto di Edward e di Jasper, il decorso della malattia, le cure che aveva fatto e i farmaci che gli vedevo prendere regolarmente, buttai giù delle note.
Ricacciai di nuovo, in fondo al mio cervello, la sgradevole sensazione di essere in difetto nei confronti di Edward, che questo mio proposito, avrebbe generato un conflitto tra di noi, ma poi rivedevo il suo viso stanco e tirato e quei farmaci in mano e tutto prendeva un’altra piega.
Conservai l’appunto e chiamai Jasper.
<< Ciao ti disturbo?>>
<< No, dimmi.>>
<< Ho chiamato il Cedars-Sinai. Ha un reparto di neurochirurgia tra i primi del paese e un centro di  riabilitazione con percentuali di recupero spaventose.>>
<< Dove vuoi arrivare?>>
<< Ho preso un appuntamento con un neurochirurgo per venerdì.>>
<< Vuoi andare a chiedere un consulto su Edward lì?Bella ti rendi conto cosa stai organizzando?>>.
<< Che cosa vuoi che faccia? Vuoi che non lo tenga in considerazione, solo perché ci lavora il dottor Cullen?>>, sbuffai. << Il Cedars è grande quasi come Santa Monica e poi a me servono solo informazioni, che darò a Edward, sarà poi lui a fare le scelte.>>
<< Tu stai giocando con il fuoco, quando gli parlerai, scoppierà un finimondo, lo conosco.>>
<< E’ Edward che sta giocando con il fuoco.>>
<< Che vuoi dire?>>
<< L’ho sorpreso mentre prendeva degli analgesici con la codeina, sono farmaci controindicati per chi soffre di miastenia. E’ sufficiente questo dato per renderti meno preoccupato della reazione di Edward e più assillato per la sua salute?>>
<< Da quanto pensi vada avanti questa cosa?>>
<< Non lo so.>>
<< Gli parlerò per capire che sta succedendo, vuoi compagnia venerdì?>>.
<< Si grazie, darò l’impressione di una roccia, ma per tutto ciò che riguarda Edward, sto diventando facile all’erosione.>>
Feci una doccia, misi un vestitino di seta avorio e salì a piedi fino a casa Cullen.
Mi accolse in piedi sulla porta, con una rosa in mano e un sorriso smagliante, mi fece perdere il ritmo del respiro, era bello come un sogno.
<< Accidenti rischio grosso stasera!>>, dissi prendendo la rosa che mi porgeva e avvicinandomi per stringerlo.
<< Che vuol dire?>>
<< Non riuscirei a negarti nulla, qualsiasi cosa tu voglia l’avrai, sei bello da morire.>>
Abbassò lo sguardo, così come faceva sempre quando gli facevo dei complimenti, mi abbracciò e cominciò a baciarmi il collo:
<< Ecco se ci metti anche questo, sono praticamente in tuo potere!>>
<< Vieni andiamo in giardino.>>
Lo feci appoggiare e camminammo lentamente nel vialetto che circondava la casa. Aveva fatto sistemare un tavolo in un angolo, tra le rose, c’erano le candele, una bottiglia di vino, un po’ di musica, tutto perfetto e poi lui… lui era la perfezione.
Si era vestito comodo, una camicia aperta grigia completamente aperta, le maniche  rivoltate, una maglietta chiara, un paio di jeans e i capelli completamente ribelli, Il viso era così tranquillo, gli occhi  brillavano, lasciava trasparire la felicità per essere con me.
 
 
Mark ci lasciò un carrello vicino al tavolo e rimanemmo soli, in quell’accogliente angolo di paradiso.
Di tanto in tanto, durante la cena, allungava  la mano e intrecciava le sue dita alle mie, mentre io come ipnotizzata da quegli occhi smeraldo, mi sentivo come in uno stato confusionale.
Per tutta la cena parlammo, continuammo a raccontarci altri momenti della nostra vita, parlando anche delle nostre reazioni davanti alle situazioni che avevamo vissuto, scoprendo così sempre di più ogni aspetto della nostra personalità, aumentando la conoscenza reciproca, continuando a tessere e rafforzare quel filo che ci strava legando uno all’altra.
Finita la cena, ci alzammo e passeggiammo un po’, poi disse:
<< I miei genitori sono fuori, hai voglia di entrare?>>.
Annuì sorridendo e lo seguii.
 
 
EDWARD
 
Stretta al mio fianco, mi aiutava con delicatezza e mi sosteneva, con attenzione mentre passeggiavamo. Quando l’avevo accanto, mi sentivo più sicuro, più forte, era un potente viatico a ogni mia sofferenza, mi alleggeriva l’animo, mi rendeva tutto più sopportabile, avevo la sensazione che il calore del suo corpo, portasse via con sé anche il dolore.
E poi stasera, era stupenda, quel vestito chiaro le disegnava la figura, minuta ma forte.
Alla mia richiesta, sorrise un pò imbarazzata e quel rossore non faceva altro che accrescere la sua bellezza.
Raggiungemmo la mia stanza, mi misi sul letto, feci un gran respiro e attesi che si sedesse accanto a me.
Fece scivolare le sue scarpe e si distese su di me, cominciò a baciarmi, avevo i sensi annebbiati dal suo corpo così vicino al mio, il suo odore mi riempiva i polmoni, avevo il fiato corto e la baciavo con una foga fin’ora mai provata:
<< Quanto mi piace averti così vicino.>>
<< Voglio soddisfare ogni tuo desiderio.>>, rispose sorridendo, quindi si alzò e girò la chiave nella serratura. Ci ritrovammo io in boxer e lei con l’intimo, riprese posto accanto a me:
<< Stringimi!>>, disse.
Mi baciava e giocava con le mie labbra, si sedette su di me.
Era un sogno! Il più bel sogno che avessi mai fatto!
Cominciai a carezzarla, mentre lei mi passava ancora, le dita tra i capelli, sussurrando:
<< Ti amo!>>.
L’attirai a me, mi assecondò:
<< Desidero toccarti.>>, le dissi, << conoscere ogni centimetro del tuo corpo, mi ecciti così tanto che, quasi me ne vergogno. Sei un mondo perfetto che voglio scoprire e voglio che ogni nostro contatto intimo sia sempre per te, un ricordo felice.>>
<< Lo sarà.>>
Mi misi di fianco, lei accavallò la gamba su di me, mi avvicinai piano, guardandola negli occhi, mi respirava vicino alla bocca, tenendo gli occhi chiusi, mentre io rapito, non riuscivo staccare lo sguardo dal suo corpo, dal suo viso.
A un certo punto prese a baciarmi con più irruenza, aprì gli occhi e mi disse:
<< Edward mi fa sentire così desiderata e sei un richiamo davvero irresistibile.>>
Sorrisi come mi avesse dato un regalo preziosissimo, ripresi a sfiorarla, toccarle dappertutto, le mostrai cosa intendevo per amare, anche senza avere un rapporto sessuale.
E io… io mi sentivo completo, finalmente completo, fisicamente ambito, mi sentivo amato per quello che ero, profondamente.
Lei giocava con il mio lobo, mi passava la lingua sul collo, poi dentro l’orecchio, i brividi mi scuotevano. Mi toccava, toccava ogni parte del mio corpo, con una dolcezza infinita, ero perso, completamente perso.
<< Davvero ti sento mia… sei mia!>>, un altro bacio.<< Sto proprio sognando… e ti prego non svegliarmi.>>
<< Sappi che stiamo condividendo lo stesso sogno Edward! E anch’io non voglio svegliarmi!>>
Ridemmo.
Era stato un modo unico per continuare a costruire un’intesa completa, perfetta, inusuale, lontana dal solito modo di concepire un rapporto intimo, un’intesa fatta di conoscenza e di cura per le sensazioni dell’altro. La più incredibile esperienza che avessi mai vissuto.
Fece per alzarsi:
<< Non muoverti! Ti prego! Non andare via!>>, lo dissi con un tono quasi spaventato. << Voglio restare ancora un po’ così.>>
<< Certo amore come vuoi tu. >>
<< Adesso niente sarà più lo stesso, quando non sarai con me, mi mancherai così tanto, che sarà impossibile colmare questo vuoto.>>
<< E no, sta tranquillo sarà dura tenermi lontano da te, Edward Cullen, sono completamente stregata da questi occhi!>>.
Rimasi abbracciato stretto a lei, accarezzandole la schiena e baciandole i capelli, nel silenzio assoluto, tenevo gli occhi chiusi e respiravo piano.
<< Tutto bene?>>, disse d’un tratto.
<< Certo perché?>>.
<< Mi sembri lontano.>>
<< No, sono tanto rilassato… potrei dire quasi svuotato!>>.
<< Sento il rumore del tuo cervello che macina pensieri.>>
<< Fanno così tanto rumore?>>, mi misi a ridere, << è vero sto pensando a qualcosa, ma ho quasi  pudore a confessarla, potresti prendermi per stupido o pazzo. >>
<< Sono pronta spara.>>
<< In questi giorni mi è capitato di vederci insieme, per tutta la vita, a volte addirittura lo sognato e ho pensato come sarebbe bello avere dei figli con te.>>
<< Oh Dio che fantasie pericolose che ho scatenato.>>
<< Ti sembra un tantino prematuro, vero? Posso sognare? Non mi capita spesso, sai. E visto che fino ad ora siamo stati così bravi a gestire questo rapporto, senza fretta, posso riservarmi, quando sarà il momento, se mi vorrai ancora, di chiedertelo.>>
<< Perché hai aggiunto il se?>>.
<< Sono realista per natura o per necessità, chi può dire se riuscirai a sopportare me e i miei problemi, può darsi che col tempo diventeranno troppo pesanti e io devo tenere in conto quest’eventualità, ne avresti tutte le ragioni.>>
Si era sollevata, il volto accigliato e la bocca chiusa in una piega ferma:
<< Tu pensi possa stancarmi?>>
<< Io non penso niente, però vivermi accanto non è facile e affrontare insieme a me ogni giorno tante piccole e grandi difficoltà, alla lunga potrebbe essere troppo duro.>>
<< Stai sminuendo molto il sentimento che provo per te, mi offendi.>>
Si era alzata di scatto ed era andata in bagno, sentì scorrere l’acqua della doccia, mi sollevai per raggiungerla, ma un intenso dolore alla schiena, mi bloccò.
Tornai disteso, respirai piano cercando la forza per alzarmi, aspettai qualche minuto, poi con fatica, raggiunsi il comò e presi la pillola.
<< E’ la tua dose giornaliera!>>, disse entrando avvolta in un telo.
Sussultai e senza guardarla, entrai in bagno.
<< Ne vuoi parlare?>>, disse sulla porta, addolcendo lo sguardo.
Mi sedetti sul bordo della vasca e le presi la mano:
<< Da qualche giorno il dolore si è acuito e non riesco a reggere senza gli analgesici.
Non voglio però, perdermi niente, le mie esperienze e il mio tempo con te, prima di tutto, ma anche l’università, gli amici, la spensieratezza delle nostre uscite, sono come un assetato che non riesce a saziarsi di bere.>>
<< Così rischi di compromettere ancora di più la tua salute, lo sai.>>
<< Gli effetti collaterali non sono tanti e la dipendenza … si ha solo quando si usano dosaggi elevati e per lunghi periodi.>>
<< E la miastenia?>>
Sorrisi.
<< Fatto ricerche anche su questo?>>.
<< Sì e ho paura, terribilmente paura, chi ti sta controllando in questo momento? Certamente non tuo padre.>>
<< Ho parlato con uno specialista, considera che prendo solo un paio di compresse al giorno, a una distanza di circa otto ore, è un dosaggio medio e ho iniziato solo da un paio di settimane.>>
<< Per quanto pensi di continuare?>>
<< Non lo so, ma se ciò mi permette di fare tutto quello che desidero, va bene così.>>
<< No, non va bene per niente, è un azzardo troppo grande.>>
<< Saprò quando smettere, devi aver fiducia in me e soprattutto non impedirmi di condurre una vita così piena, così è perfetta.  Il solo pensiero di dover rinunciare a te e a quello che mi fai provare, mi dà l’angoscia, ti prego Bella, ti prego.>>, le avevo preso le mani e gliele stringevo forte, ero implorante.
Sospirò, si scostò i capelli dalla fronte e mormorò:
<< Ok ma dobbiamo trovare al più presto una soluzione al problema, non dobbiamo aggiungere altri inutili rischi.>>
Annuii, nascondendo il mio viso sulla sua spalla:
<< Resta, ho bisogno di te.>>
Mi aiutò a tornare a letto, mi accompagnò fino al cuscino, attenta a non darmi scossoni, poi si distese accanto a me e dopo poco tempo, forse complice il rilassamento dato dall’analgesico, mi addormentai.
Non la trovai al mio risveglio, non mi ero accorto di nulla, ma rispettavo il suo pudore nei confronti dei miei genitori.
Mi alzai e mi preparai ad affrontare un nuovo giorno, impaziente, come sempre, di stare ancora con lei.
Dovevo però, rivedere la mia posizione, adesso vivere era diventato appagante, avevo Bella, l’amavo ed era lei il mio futuro, non potevo rovinare tutto con scelte fuori luogo o poco razionali.
Era proprio vero, bisognava affrontare radicalmente la mia malattia e risolverla alla svelta, senza aggravare ulteriormente il mio stato di salute.
Non potevo rischiare di sprecare l’occasione unica che mi si era presentata davanti.
 
 
Ciao ff maniache
La mia Bella sa il fatto suo, sta delimitando il territorio come fanno i felini, anche se questa str… è veramente senza ritegno.
Se fossi in difficoltà come Edward vorrei avere amici come Jasper ed Emmett, mi sentirei veramente voluta bene e protetta… è soprattutto questo che si chiede ad un amico, no.
Quante di voi vorrebbero aver iniziato una relazione intima come stanno facendo i miei protagonisti, rispondetemi francamente… bè io sicuramente sì, è una tale meraviglia potersi scoprire piano, senza pressioni, così morbidamente.
Bene spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, ringrazio le centinaia di visitatori della mia ff (mi sciocco quando vedo il numero crescere, mi sembra davvero impossibile) e un grazie speciale sempre agli affecionados, recensite, datemi riscontri, fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi avverto il prossimo sarà un  po’ duro leggerlo… quindi preparatevi!
 
Grazie!!!
Bacionissimi
A presto
Cloe J
 
N.B.
Probabilmente posterò venerdì mattina, perché sabato è vacanza e potrei avere qualche impegno.

 

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Capitolo 10
*** Reazione sconsiderata ***





Tratto dal nono capitolo:

<< E’ la tua dose giornaliera!>>, disse entrando avvolta in un telo.
Sussultai e senza guardarla, entrai in bagno.
<< Ne vuoi parlare?>>, disse sulla porta, addolcendo lo sguardo.
Mi sedetti sul bordo della vasca e le presi la mano:
<< Da qualche giorno il dolore si è acuito e non riesco a reggere senza gli analgesici.
Non voglio però, perdermi niente, le mie esperienze e il mio tempo con te, prima di tutto, ma anche l’università, gli amici, la spensieratezza delle nostre uscite, sono come un assetato che non riesce a saziarsi di bere.>>
<< Così rischi di compromettere ancora di più la tua salute, lo sai.>>
<< Gli effetti collaterali non sono tanti e la dipendenza … si ha solo quando si usano dosaggi elevati e per lunghi periodi.>>
<< E la miastenia?>>
Sorrisi.
<< Fatto ricerche anche su questo?>>.
<< Sì e ho paura, terribilmente paura, chi ti sta controllando in questo momento? Certamente non tuo padre.>>
<< Ho parlato con uno specialista, considera che prendo solo un paio di compresse al giorno, a una distanza di circa otto ore, è un dosaggio medio e ho iniziato solo da un paio di settimane.>>
<< Per quanto pensi di continuare?>>
<< Non lo so, ma se ciò mi permette di fare tutto quello che desidero, va bene così.>>
<< No, non va bene per niente, è un azzardo troppo grande.>>
<< Saprò quando smettere, devi aver fiducia in me e soprattutto non impedirmi di condurre una vita così piena, così è perfetta.  Il solo pensiero di dover rinunciare a te e a quello che mi fai provare, mi dà l’angoscia, ti prego Bella, ti prego.>>, le avevo preso le mani e gliele stringevo forte, ero implorante.

 CAPITOLO 10

 

Reazione sconsiderata

 
BELLA
 
Dopo il pieno di emozioni avute nei primi due giorni, il resto della settimana passò senza scossoni, il ritmo delle mie lezioni era scandito dai cambi di ora, ma le brevi fughe per vedere Edward, diventavano di giorno in giorno, sempre più stancanti.
Quando aveva organizzato queste turnazioni, credevo che sarebbe stato più facile, ma con la fatica dello studio, la tensione e i pensieri, la sera mi riducevo uno straccio; avevo perso un paio di chili, avevo delle mega occhiaie, insomma non ero proprio il ritratto della salute.
Edward mi pressava affinché smettessi di essere così presente, ma io non riuscivo a concentrarmi, avevo  bisogno, ancora di qualche giorno, della conferma che stesse bene, che riuscisse a muoversi, senza problemi. Mentre trascorrevamo le serate rigorosamente a casa mia, in questo lui era stato irremovibile, diceva che era l’unico modo per mettermi  a letto a un orario decente. 
E poi mia madre, spesso sola, era così felice di potersi prendere cura di noi, dando sfogo alle sue arti culinarie.
Lei era entusiasta del nostro rapporto, non faceva altro che ripetere che era bellissimo vederci insieme, diceva che si percepiva l’amore che provavamo l’uno per l’altra e aveva per Edward ormai quasi un’adorazione. Gli riservava dei gesti così teneri, davvero molto intensi. Finissima  osservatrice qual era, notava anche un segno minimo di sofferenza sul volto perfetto di Edward, sempre illuminato da un sorriso, allora si avvicinava a lui e con quel suo fare sensibile, gli carezzava i capelli, il viso, lo faceva distendere, gli portava del tè e poi gli parlava, cercava di farlo distrarre.
E Edward comprendeva lo stato d’animo in cui viveva mia madre, da quando lui frequentava me e casa nostra, mostrava rispetto e emozione nel sentirsi considerato alla strenua di un figlio e le esternava, senza pudore, affetto e disponibilità. Si erano conquistati a vicenda.
Venerdì mattina, mi svegliai all’alba, feci una doccia fredda e cercai di trovare un equilibrio, mi chiesi con quale forza avrei dovuto affrontare la mattinata con lui, prima di recarmi in ospedale.
Avevo raccontato a mia madre cosa avevo intenzione di fare, lei aveva storto il muso, sempre sincera e aperta, odiava mentire, diceva che si rischiava sempre di complicare, anche le cose semplici, ma dopo averne parlato a lungo, aveva convenuto che forse, in questo caso, il fine giustificava i mezzi.
A quel punto, le avevo chiesto collaborazione, per potermi muovere con maggiore libertà e anche se non aveva gradito questo tipo di coinvolgimento, aveva accettato.
Dopo aver pranzato in mensa, accompagnai Edward a lezione e gli dissi che sarei andata a fare delle commissioni con mia madre. Mi sentii realmente male a mentirgli, ma mi ripetei che lo stavo facendo per lui, Ben e Emmett, lo avrebbero riaccompagnato a casa ed io lo avrei raggiunto alle otto.
Mi recai al parcheggio con la testa che mi ronzava e la nausea, passai a prendere Jasper e ci dirigemmo all’ospedale.
 
 
Raggiungemmo neurochirurgia e ci introdussero nello studio del dottor Trevor Lys, vice primario del reparto.
<< La mia segretaria >>, esordì, << mi ha accennato che siete qui per espormi il caso di un vostro amico.>>
<< Ha vent’anni, ha dalla nascita tre compressioni del canale vertebrale, ma non so dirle quali siano le vertebre interessate, inoltre, ha la miastenia da circa quindici anni. So per certo che è in cura, ma non conosco il nome del dottore che lo segue, alterna fasi acute a fasi di remissione, per i dolori alla colonna acuti,  ultimamente ha iniziato a prendere la codeina con un dosaggio medio una capsula ogni otto ore. Utilizza una sedia a rotelle da… Jasper aiutami. >>
<< Negli ultimi sei, sette anni, durante i periodi che lui definisce “out”, quando la malattia gli crea maggiori difficoltà, la usa quasi sempre, almeno quando è in giro o quando deve stare per tanto tempo fuori casa.>>
Ripresi:
<< Da cinque o sei anni, soffre frequentemente di crisi di panico, durante le quali non riesce a respirare, a seconda della gravità, ha dovuto addirittura ricorrere al ricovero in ospedale.
Siamo qui perché mi ha parlato di volersi sottoporre a un intervento chirurgico per rimuovere le compressioni, vorrei capire se sono interventi ma consideri che i suoi genitori nel passato, si sono sempre opposti a questa soluzione.>>
Jasper intervenne:
<< E’ sempre stato sotto stretto controllo medico e dobbiamo avvertirla, è figlio di un suo collega del Cedars.>>
<< Uhm! Non voglio entrare nel merito della questione, ma perché il padre medico è stato restio a tal punto, a farlo sottoporlo all’intervento?>>.
<< Problemi familiari.>>
Lys mi guardò, ma discretamente non chiese altro.
<< Dottore.>>, dissi, << il fatto che sia il figlio di un medico le crea un problema?>>.
<< No almeno in questa fase, in fondo voi avete bisogno solo d’informazioni no, poi mi sembra che abbiate detto che è maggiorenne?>>
Annuimmo.
<< Bene il quadro clinico che mi avete tratteggiato, sia pure molto superficialmente, comporterebbe un  intervento per  rimuovere le compressioni, asportando una parte dell'osso che pressa sulle radici nervose. Questo può essere fatto attraverso tecniche chirurgiche, meno aggressive possibili, con piccole incisioni che riducono il danno muscolare e di conseguenza i tempi di recupero.
Poi dovremo trattare la miastenia, valutarne la gravità, la storia clinica, il livello di compromissione neurologica e muscolare e quindi decidere quale protocollo farmacologico mettere in atto e se è il caso di sottoporsi a un intervento chirurgico, si asporta una ghiandola, il timo, che è spesso la causa della reazione autoimmune, che il corpo mette in atto e che determina di fatto la malattia.>>
<< Può guarire completamente? >>, chiesi con un fil di voce.
<< Direi di sì, la giovane età è chiaramente un vantaggio, comunque prima di pronunciarmi su tempi e modi, devo visitarlo in maniera approfondita.>>
<< Può fornirmi del materiale informativo?>>.
<< Certo troverete tutto dalla mia segretaria, non appena decidete qualcosa, fatemi sapere.>>
<< Grazie dottore, spero potremo sentirci presto.>>
Salutammo, Jasper prese il materiale e uscimmo dal reparto.
Salì sulla macchina totalmente frastornata, poggiai la testa sul volante e cercai di tornare lucida.
 << Hai intenzione di parlargli già stasera?>>, mi chiese, mentre andavamo.
<< Diciamo che sono così stanca che non so se sono in grado di fronteggiare una sua reazione ma credo che non sia possibile rimandare. Ho tutto chiaro e penso non sia il caso di perdere ancora tempo.>>
<< Vuoi che resti con te?>>
<< Di getto ti direi di sì, ma è più saggio forse che l’affronti da sola, comunque se dovessi avere bisogno, ti chiamerò.>>
<< Se perdesse le staffe?>>
<< Hai paura che possa picchiarmi?>>, risi.
Non riuscivo ad associare Edward a un atto violento, soprattutto nei miei confronti.
Rientrata, posteggiai la macchina e mi diressi a piedi a casa Cullen, cercando mentalmente di prepararmi un discorso che avesse un nesso logico, in quell’ammasso caotico, che era la mia mente in quel momento.
Arrivai sulla porta e raggiunsi Edward in giardino sul retro, era seduto in poltrona, tra le mani un libro:
<< Amore mio finalmente sei tornata.>>, disse voltandosi verso di me e sfoderando un enorme sorriso.
Mi attirò a sé e mi sedetti sulle sue ginocchia, lasciando scivolare i fogli sul prato. Mi baciò ed io lo strinsi.
<< E’ stato un lungo pomeriggio, mi sei mancata così tanto Bella.>>
Lo baciai ancora e poi ancora, lui con il viso tra i miei capelli, respirava sul mio collo, vicino al mio orecchio e ancora vicino al mio petto, chiusi gli occhi e lasciai andare la testa indietro. Cercai di ritornare presente:
<< Amore avrei qualcosa da dirti.>>
<< Ti ascolto.>>
Feci un respiro, mi chinai e raccolsi i fogli, presi una sedia e mi sedetti vicino a lui, seguiva ogni mio gesto, fermò lo sguardo sulle mie mani:
<< Che cosa sono?>>.
<< Andiamo con ordine, in questi giorni, ho cercato il miglior di centro di neurochirurgia della California e con sorpresa mi sono accorta che è il Cedars-Sinai.>>
 
Si era irrigidito improvvisamente ed aveva appoggiato la schiena sulla spalliera, aveva incrociato le braccia sul petto, puntando lo suo sguardo su di me, mi schiarii la voce e ripresi:
<< Ho chiamato il reparto e ho fissato un appuntamento.>>
<< Cosa mi hai fissato un appuntamento?>>.
<< No, ho deciso che prima volevo parlare io con lo specialista, chiarirmi le idee.>>
<< Sei andata al Cedars e quando?>>
<< Oggi pomeriggio.>>, lo dissi d’un fiato e lo guardai.
Edward scattò in piedi, il suo viso cambiò espressione:
<< Come oggi! Ma avevi detto…. avevi…>>
Mi ero alzata anch’io e avevo allungato il braccio verso di lui:
<< Edward ti prego fammi finire, io e Jasper…>>
<< Jasper! Hai trascinato anche lui in questa storia?>>, si avvicinò al mio viso.
<< Edward ti prego!>>.
<< Perché mentirmi?>>, il suo tono era sempre più concitato, << non son un bambino.>>
<< Edward... Lasciami finire! Ti prego!>>.
<< Non voglio più ascoltarti! Vattene!>>, mi disse con tono fermo, mi diede le spalle.
<< Edward.>>
Mi ero avvicinata a lui, le avevo poggiato la mani sulla schiena.
<< Ho detto vattene! Non voglio più vederti! Sono stato un vero stupido a fidarmi di te… non toccarmi!>>, si era voltato era furente, mi spinse via.
Indietreggiai, inciampai nel muretto dell’aiuola e caddi. Sentì la testa batter contro qualcosa e poi fu il buio.
 
JASPER
 
Avevo una terribile sensazione, aver lasciato Bella sola ad affrontarlo, non era stata una buona idea.
E se avesse reagito duramente? Però Edward era pur sempre Edward, una persona con cui potevi parlare, magari litigando, ma sempre civilmente.
Ad ogni modo, avevo cambiato idea e avevo raggiunto rapidamente villa Cullen, già dal cancello sentivo la voce concitata di Edward, provenire dal giardino sul retro.
Mi affrettai e giunsi proprio nel momento in cui lo vidi spingerla via, lei indietreggiare e cadere a terra.
Mi fiondai su Bella, lui mi raggiunse, la sollevai per le spalle e le guardai la testa, le usciva molto sangue. Era priva di sensi.
<< Oh Dio Jasper cosa ho fatto! Jasper!>>.
<< La devo portare al pronto soccorso, chiama Mark, mi serve qualcosa per fermarle il sangue. Bella! Rispondimi! Bella!>>, ma non accennava a riprendere conoscenza.
Edward tornò dopo pochi secondi con Mark, le misi l’asciugamano contro la testa, la presi in braccio e la portai in auto, Edward si sedette nel sedile di dietro, appoggiai delicatamente Bella contro il suo petto, le prese la testa e vi tenne premuto l’asciugamano.
Arrivati in ospedale di Santa Monica, all’ingresso la presi in braccio ed entrai di corsa, mi vennero incontro due infermieri, la misero su di una barella, mi chiesero cosa fosse successo, lo spiegai brevemente e la portarono di corsa, dentro un box per le emergenze, io e Edward rimanemmo a guardare le porte che si chiudevano. A un tratto sbottai:
<< Ma cosa ti è saltato in mente? >>.
Avevo visto con quale rabbia aveva agito e non volevo fargli sconti.
<< Quando mi ha raccontato dove era stata.>>, disse flebilmente,<< che tu l’avevi accompagnata, non ci ho visto più… le ho detto di andarsene, che non volevo più vederla, ha provato ad avvicinarsi, mi ha preso per le spalle, ho cercato di allontanarla da me, ma l’ho spinta troppo forte e inciampata!
Oh Dio Jasper! Sono un mostro!>>
Quella ragazza era un mese che pendeva dalle sue labbra, viveva pensando solo al modo per farlo stare bene e lui aveva lasciato che l’ira, lo sopraffacesse.
Dopo una mezz’ora la porta si spalancò, la vidi distesa sulla barella, aveva gli occhi chiusi, una vistosa benda sulla testa, ci avvicinammo, Edward allungò la mano per carezzarla.
<< Dove la portate?>>, chiesi.
<< A fare la TAC.>>, rispose un infermiere.
<< Come sta?>>, chiesi ancora.
<< Sta uscendo il medico, lui vi darà tutte le informazioni, lasciateci andare.>>
Edward si era appoggiato al muro con lo sguardo chino, con la mano si nascondeva il volto.
Il medico uscì dopo qualche secondo, mi avvicinai:
<< Come sta la nostra amica? Cosa le è successo?>>.
<< Ho suturato la ferita alla testa e le stiamo facendo una TAC, è routine, se l’esito è negativo, la terremo in osservazione per questa notte e poi la manderemo a casa. >>
Edward era scivolato in terra, teneva le mani tra i capelli.
 
<< Stai male?>>, gli chiesi, forse troppo bruscamente.
Scosse la testa, senza alzare gli occhi.
Presi il telefono e composi il numero di casa di Bella.
<< Signora Renèe…  sono Jasper… non si allarmi, non è successo niente di grave, ma Bella ha avuto un piccolo incidente, siamo al Santa Monica UCLA Med Center, sulla Santa Monica Boulevard, al pronto soccorso. L’aspettiamo!>>.
Mi sedetti e posai la mano sulla spalla di Edward:
<< E’ stato un incidente, non volevi farle del male, è vero l’hai spinta, ma non potevi immaginare che sarebbe caduta in modo così rovinoso, sono state solo una serie di sfortunate coincidenze!>>.
<< Coincidenze! Volevo che se andasse, le ho detto che non volevo più vederla! E’ tutta colpa mia!>>.
<< Adesso calmati, ti prego, se dovessi star male anche tu, sarebbe solo un problema, adesso dobbiamo pensare a Bella.>>
 
 
EDWARD
 
Ero stato violento con lei, le avevo fatto del male, non ero riuscito a controllare una reazione esagerata e aggressiva… fragile amore mio!
Lei che anche questa volta, si era solo preoccupata per me.
Perché non l’avevo fatta finire, mi avrebbe spiegato, mi avrebbe dato tutte le giustificazioni per tutte le sue scelte, avrei potuto capire cosa era accaduto. Invece, cosa avevo fatto? L’avevo aggredita e chissà quali conseguenze avrebbe avuto il mio gesto insensato.
Pregai che stesse bene, avrei aspettato l’esito della TAC e poi sarei andato via, non mi sarei fatto più vedere, non si meritava un uomo come me. Lei così buona e generosa, io sono un inutile pezzo di m….a aggressivo e frustrato.
Mi ero messo seduto, mi girava la testa, stavo sforzandomi di non cedere all’ansia che mi stava assalendo, Jasper aveva ragione, se fossi stato male, sarebbe stata una complicazione ulteriore, cominciai a respirare piano, cercando di bloccare la crisi che stava arrivando.
Ebbi appena il tempo di riavermi e vidi Renèe e Charlie entrare di corsa:
<< Jasper dov’è Bella? Cosa le è accaduto?>>, chiese lei, alzai lo sguardo angustiato, ma rimasi silenzioso.
<< Le hanno dato dei punti in testa.>>, disse Jasper, << la ferita non è profonda, così ci ha detto il medico, adesso le stanno facendo la TAC, dicono che è di routine, per maggiore tranquillità, dopo la terranno in osservazione, stiamo aspettando da un po’, dovrebbe uscire a breve.>>
<< Edward… guardami.>>, disse ancora. << Cosa è accaduto? Era venuta a casa tua?>>.
Jasper rispose:
<< E’ caduta indietro, deve aver battuto in una pietra, è stato un incidente!>>.
<< Edward tesoro!>>, disse ancora Renèe, chinandosi dinanzi a me, << non preoccuparti, la mia bimba è forte, non avrà nulla di grave.>>
Non potevo credere alle mie orecchie, lei stava consolando me, io che ero stata la causa di tutto e che vigliaccamente tenevo la bocca chiusa. Ero proprio indegno.
<< Renèe mi deve perdonare… non volevo!>>, dissi, prendendole le mani.
Mi guardò senza capire.
<< Abbiamo litigato, lei mi ha preso le spalle ed io nel divincolarmi l’ho spinta, è inciampata sull’aiuola! E’ colpa mia se è caduta, è colpa mia, se è qui! Dio non posso perdonarmelo!>>.
Avevo iniziato a singhiozzare, con le lacrime le bagnavo le mani, Charlie si era avvicinato.
<< Avete litigato?>>,  ripeté Renèe.
<< Ero fuori di me! Giuro non avrei mai voluto farle del male.>>, ripresi fiato e continuai.<< Signor Swan la prego mi perdoni… >>
<< Basta Edward… ti sei assunto le tue responsabilità, è stato solo un disgraziato incidente.>>
Arrivò un’infermiera, mi alzai e mi avvicinai.
<< I signori Swan? Vostra figlia è in camera, la 107 potete raggiungerla.>>
Si avviarono, io non riuscivo a muovere un passo, ero terrorizzato, Jasper si avvicinò, mi prese il braccio, mi fece appoggiare.
<< No… no Jasper lasciami andare.>>,  mi divincolai, << volevo essere certo che stesse bene, ora devo stargli lontano, le ho creato solo problemi ed è bene che vada via.>>
<< Che diavolo stai dicendo? Sarai la prima persona che cercherà, dentro quella stanza, sfodera il tuo miglior sorriso e preparati delle scuse convincenti e non pensare a stro….e del genere.>>
Mi lasciai trascinare dal mio amico fino alla camera, ma mi fermai sulla porta, non avevo il coraggio di affrontarla. Jasper entrò, i suoi genitori erano già accanto al letto:
<< Mamma… papà.>>, disse piano passandosi la mano sulla fronte, << cosa è successo?>>.
<< Ti sei ferita alla testa, ma per fortuna non hai niente di grave, starai qui in osservazione stanotte e domani dopo un controllo, potrai tornare a casa.>>
<< Dov’è… dov’è Edward?>>
Renèe si scostò e fece segno verso la porta. Bella si sollevò un attimo dai cuscini:
<< Che cosa fai fermo lì! Vieni subito, ho bisogno di essere abbracciata! >>.
Ubbidì, come se non aspettassi altro. Le cinsi i fianchi e le spalle e la strinsi a me, ripresi a piangere:
<< Ti scongiuro perdonami, se puoi! Amore mio perdonami!>>.
<< Smettila! Avevi ragione, non dovevo mentirti, avrei dovuto parlarti… dirti cosa avevo intenzione di fare.>>
<< Io non avevo il diritto di arrabbiarmi in quel modo, senza sapere cosa avevi fatto, avrei dovuto ascoltarti prima. Scusami, ti prego scusami!>>, le baciai la fronte e la riadagiai sui cuscini.
Entrò l’infermiere e disse:
<< Potete restare solo cinque minuti, ha bisogno di riposare e vi ricordo che può rimanere una persona sola.>>
<< Siete avvertiti, vi proibisco di dire in giro che ho la testa dura!>>, disse ridendo Bella, poi si sfiorò la benda. << Oh Dio ma mi avranno rasato i capelli, sarò orribile!>>.
<< Potrebbe essere l’occasione per rinnovare il tuo taglio,>>,  disse Renèe, lei sorrise.
Dopo qualche minuto l’infermiera fece capolino dalla porta, Renèe mi carezzò il viso e senza di dire altro, baciò Bella e uscì seguita da suo marito, Jasper mise la mano sulla mia spalla e disse:
<< Se hai bisogno di me, in qualsiasi momento chiamami, passerò da casa tua e parlerò a tua madre, ci vedremo domattina.>>
 
 
L’infermiera guardò la cartella, sul suo portatile e disse:
<< Se ti viene da vomitare, chiama subito, se il mal di  testa si fa insopportabile, chiama, ti darò un antidolorifico. Buonanotte.>>, ed uscì.
<< Vieni.>>, mi disse,<< distenditi accanto a me e abbracciami! Ho bisogno di sentirti vicino.>>
Ubbidii con attenzione
<< Sarai stanco, non hai la tua sedia dietro?>>, disse ancora.
<< No.>>
<< Allora resterai qui accanto a me, io non desidero altro!>>.
<< Bella io… >>
<< Ti prego non ricominciare, non voglio più riparlarne, l’unica cosa importante e che siamo ancora insieme. È stato terribile sentirti dire che dovevo andarmene, che non volevi più vedermi … è stato quello che mi ha fatto più male… dimmi che non lo pensi?>>.
<< Amore, devi perdonarmi anche per questo, ti assicuro che non lo penso, ho parlato in preda ad una insensata rabbia. Sei tutta la mia vita, non ho più niente senza te!>>.
La baciai prima sulle labbra, poi sul viso, gli occhi, lei iniziò sospirava:
<< Ti amo Edward!>>.
Appoggiò la testa sulla mia spalla e continuai a carezzarla poi mi disse:
<< Dobbiamo parlare.>>
<< Lo faremo domani, adesso devi riposare.>>, risposi deciso.
<< Riposerò tra un attimo, devi ascoltarmi adesso.>>, aveva spalancato gli occhi implorandomi.
Mi affrettai a risponderle:
<< Ti ascolto.>>
<< Al Cedars c’è un reparto di neurochirurgia tra i primi degli Statti Uniti, il primario è il dottor Black, io ho incontrato il suo vice, il dottor Lys, il reparto è chiaramente in stretta collaborazione con il dipartimento di neurologia e di riabilitazione, che sono tra più importanti ed attrezzati del paese.
Io e Jasper gli abbiamo tratteggiato la tua situazione, compatibilmente con le informazioni che avevamo. Mi ha parlato dell’intervento per ridurre le tre compressioni vertebrali, dice che potrebbe essere meno aggressivo possibile, così da rendere i tempi di recupero dagli interventi abbastanza contenuti.
Per quanto riguarda la valutazione della miastenia, ha bisogno di incontrarti, organizzare un consulto con i colleghi di neurologia, valutare tutti i tuoi esami, la cura che segui e dopo potranno pronunciarsi sul modo più efficace di affrontarla per arrivare ad una remissione completa, come l’ha definita lui. Mi è sembrato molto chiaro e preciso e anche ottimista sui tempi e sulla riuscita degli interventi.>>
Aveva parlato tutto d’un fiato, come se temesse di dimenticare qualcosa, poi si era riappoggiata sui cuscini e aveva fatto una smorfia di dolore:
<< Adesso basta.>>, dissi, <>
<< La ferita mi pulsa terribilmente e poi mi è scoppiato un violento mal di testa.>>
<< Chiamo un medico.>>
Le diedero un analgesico e quindi un sedativo, io dissi:
<< Chiamo mio padre e mi faccio venire a prendere, così potrai dormire.>>
<< Non ti senti di restare?>>, mi chiese.
<< No, amore lo faccio per te.>>
<< Ti voglio accanto, non te ne andare.>>
 Mi prese il braccio e mi attirò verso di lei, le cinsi il fianco con delicatezza, ma ero teso, la subivo senza riuscire ad agire, allora mi guardò e mi chiese:
<< Perché sei così distante? Guardami Edward, ti prego smettila! Non è successo niente di grave, poteva accadermi mentre correvo a casa, all’università, è successo con te, ma è stato un incidente, vogliamo dimenticare         questa cosa subito?>>.
<< Non è successo con me … è successo per colpa mia, è diverso, ne sono la causa, non è stato un incidente! L’ho provocato io!>>.
<< Se non la smetti subito, sarò io a mandarti via! Colpevolizzarti, mi fa solo star male!>>.
Scosso dalle sue parole, mi lasciai andare, lei si appropriò ancora del mio viso, si strinse e mi fece appoggiare sul suo petto, sentivo il calore del suo corpo, le sue mani accarezzarmi i capelli, ma avevo come una morsa che mi attanagliava lo stomaco e la mente.
<< Ora sì che va meglio.>> e chiuse gli occhi.
Dopo qualche minuto, in cui avevo ripreso un po’ di presenza di spirito e mi ero rilassato un po’ mormorai:
<< Aspetteremo che ti riprenda da questo… incidente e fisserò un appuntamento con il dottor Lys.>>
<< Davvero lo farai?>>, disse con voce emozionata.
<< Certo amore mio, non posso più perdere altro tempo, devo farlo per te.>>, e mi persi in quegli occhi profondi marroni, intensi come non  mai.
Dopo poco si assopii ed io rimasi a vegliarla, accarezzandola e tenendole la mano.
Ripensai a quanto era stato inconcepibile il mio gesto, per causa mia si era ferita, volevo allontanarla da me, ma soprattutto avevo avuto paura di perderla. Mentre lei mi desiderava ancora, era sempre così sensibile e comprensiva con me. Lei mi amava, nonostante tutto.
 
 
Ciao ff maniache
Tragedia sfiorata! Uff!
La nostra Bella ha fatto però un azzardo… le bugie sia pure a fin di bene, portano sempre a grossi guai, speriamo che le serva per esperienza.
Il dottor Lys ha dato speranze, ma il percorso sarà tutt’altro che semplice, Edward dovrà affrontare una prova molto difficile.
Vi sto stuzzicando? Lo spero, ma abbiate pazienza, ci vorrà un bel po’ di tempo prima, nei prossimi capitoli ci concentreremo su, come dice Ivano Fossati, “la costruzione di un amore”, sotto tutti i punti di vista, o meglio sull’unico aspetto che ancora non è stato scoperto in maniera completa.
Grazie per i bei complimenti che lasciate nelle vostre recensioni, mi danno grande energia, mi raccomando i suggerimenti sono sempre molto graditi, anche con messaggi privati, ringrazio sempre tutti coloro che visitano la mia storia,.
Un pensiero speciale ad alcune di voi che mi avete pensato più intensamente, che mi siete state vicine con i vostri messaggi, vista la situazione che sto vivendo (sto in Emilia), vi ho detto tutto.
Una preghiera per le diciassette vittime e speriamo che questa tragedia sia ormai alle sue battute finali.
Bacionissimi
A presto!
Cloe J

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Capitolo 11
*** Una ragione per vivere ***







          Tratto dal decimo capitolo

<< Amore avrei qualcosa da dirti.>> << Ti ascolto.>>
Feci un respiro, mi chinai e raccolsi i fogli, presi una sedia e mi sedetti vicino a lui, seguiva ogni mio gesto, fermò lo sguardo sulle mie mani: 
<< Che cosa sono?>>.
<< Andiamo con ordine, in questi giorni, ho cercato il miglior di centro di neurochirurgia della California e con sorpresa mi sono accorta che è il Cedars-Sinai.>>
Si era irrigidito improvvisamente ed aveva appoggiato la schiena sulla spalliera, aveva incrociato le braccia sul petto, puntando lo suo sguardo su di me, mi schiarii la voce e ripresi:
<< Ho chiamato il reparto e ho fissato un appuntamento.>>
<< Cosa mi hai fissato un appuntamento?>>.
<< No, ho deciso che prima volevo parlare io con lo specialista, 
chiarirmi le idee.>>
<< Sei andata al Cedars e quando?>>
<< Oggi pomeriggio.>>, lo dissi d’un fiato e lo guardai.
Edward scattò in piedi, il suo viso cambiò espressione:
<< Come oggi! Ma avevi detto…. avevi…>>
Mi ero alzata anch’io e avevo allungato il braccio verso di lui:
<< Edward ti prego fammi finire, io e Jasper…>>
<< Jasper! Hai trascinato anche lui in questa storia?>>, si avvicinò al mio viso.
<< Edward ti prego!>>.
<< Perché mentirmi?>>, il suo tono era sempre più concitato, 
<< non son un bambino.>>
<< Edward... Lasciami finire! Ti prego!>>.
<< Non voglio più ascoltarti! Vattene!>>, mi disse con tono fermo, 
mi diede le spalle.
<< Edward.>> Mi ero avvicinata a lui, le avevo poggiato la mani sulla schiena.
<< Ho detto vattene! Non voglio più vederti! Sono stato un vero stupido a fidarmi di te… non toccarmi!>>, si era voltato era furente, mi spinse via.
Indietreggiai, inciampai nel muretto dell’aiuola e caddi.  
Sentì la testa batter contro qualcosa e poi fu il buio.
 

                      CAPITOLO 11

                 Una ragione per vivere

BELLA
 
Mi svegliai molto presto, avevo la testa leggera, alzai il viso e mi sembrò di sognare, due occhi color smeraldo mi fissavano, la sua mano tra i miei capelli, il suo braccio a cingermi le spalle, stupendo come sempre, sembrava un angelo con i capelli arruffati, allungai la mano e gli sfiorai il viso, chiuse gli occhi:
<< Buongiorno amore.>>, disse.
<< Buongiorno.>>, un bacio.
<< E’ uno spettacolo vederti dormire, immaginavo fossi bellissima, ma non così. Sai che quando dormi parli?>>.
<< Chissà cosa mai sarà scappato dalla mia bocca.>>, dissi arrossendo.
<< Più che altro mi chiamavi, mi volevi, volevi delle risposte da me, è stato molto istruttivo.>>, rispose ridendo.
<< Non avrai riposato per niente?>>.
<< Mi è bastato averti tra le braccia.>>
Allungai ancora la mano, gli passai le dita sulle evidenti occhiaie:
<< Sarai distrutto.>>
<< Sempre a preoccuparti per me, lascia, per una volta, che mi prenda cura di te.>>
<< Dovrei andare in bagno.>>
<< Ecco, in questo non posso proprio aiutarti, avrò già le mie difficoltà per camminare.>>, fece un mezzo sorriso.
<< Esistono le infermiere per questo.>> usai il campanello, mentre Edward, con attenzione si sedeva accanto al letto.
Mi sollevai piano, la testa girava vorticosamente, la ferita mi dava fastidio, ma non volevo farlo preoccupare.
<< Potrebbe accompagnarmi in bagno?>> chiesi all’infermiera, << non credo di riuscire a centrare neanche la porta in questo momento, la stanza gira in maniera vorticosa.>>
<< Vado a prendere una sedia.>>.
Vidi Edward alzare lo sguardo verso di me e mi affrettai a dire:
<< Non occorre, basterà che mi sostenga fino al bagno, posso farcela.>>
Passai il braccio intorno alla sua spalla e scesi dal letto, camminai, cercando di essere più disinvolta possibile. Mi sciacquai il viso e ripresi un po’ di presenza di spirito, mi guardai la benda così vistosa e storsi la bocca, cercai anche capire quanto fosse esteso il danno ai miei capelli, ma rinunciai.
<< Tutto a posto lì dentro?>>, chiese l’infermiera.
<< Sì, arrivo.>>
Mi riaccompagnò al letto, Edward armeggiava con il cellulare.
<< Speriamo mi facciano uscire già stamattina, voglio tornare a casa.>>
<< Non avere fretta, meglio esser sicuri che tutto sia a posto.>>
<< Non voglio stare un minuto in più del necessario, in ospedale.>>
<< Fobia da stanze asettiche?>>, disse ridendo.
<< Confesso di non amarle.>>, chiusi gli occhi e mi passò l’immagine di Jacob dinanzi agli occhi, ma poi pensai di essere stata indelicata con Edward.
Lui alzò lo sguardo dallo schermo del cellulare e disse:
<< Allora dovrò rinunciare alla tua compagnia, per tutto il tempo che sarò ricoverato per gli interventi e dopo per la riabilitazione.>>, disse sorridendo sornione.
<< Cosa c’entra. In quel caso, avrai la nausea di avermi intorno, non riuscirai a staccarmi da te nemmeno per un istante. Tutto questo riguarda direttamente me, ho avuto la fortuna di star sempre bene, quindi non sono abituata, tutto lì.>>
Entrò il medico, si avvicinò lesse la cartella, mi controllò:
<< Ti medico, ti cambio la fasciatura e posso firmare le dimissioni, dovrai farti medicare ogni due giorni, ma questo può farlo anche in ambulatorio e verrai tra una decina di giorni per togliere i punti.>>
<< Potrebbe mettermi qualcosa di meno vistoso di questo?>>.
<< Vedrò cosa posso fare.>>
<< Le donne.>>, disse Edward sorridendo.
<< Immagino solo cosa scapperà dalla bocca ad Emmett non appena mi vedrà.>>, dissi.
<< Lo minaccerò. A proposito dottore mi dia delle indicazioni precise su ciò che questa signorina deve o non deve fare nei prossimi giorni, sa è un po’ ribelle.>>
<< Non deve stare al sole, non deve guidare per qualche giorno, niente alcool, deve riposare e mangiare bene.>>
Si aprì la porta:
<< Buongiorno.>>, disse Alice entrando.<< Come stai?>>.
<< Bene.>>, risposi, << voglio uscire alla svelta.>>
<< Siamo qui per questo. Andremo a casa tua e poi se ve la sentite, nel pomeriggio vi aspetteremmo
da Emmett.>>, aggiunse Jasper.
 

 
<< Bella deve riposare.>>, disse Edward.
<< Non penso proprio, mi possa stancare distesa su di una sdraio in mezzo ai miei amici… corretto dottore?>>.
<< Non fa una piega, ti prescrivo degli antidolorifici, avrai il mal di testa ancora per qualche giorno.>>
<< Bella prospettiva, lunedì dovrei essere a lezione.>>
<< Vede dottore,>>, disse Edward, << non è ragionevole.>>
<< Valuta la situazione in maniera obiettiva, senza forzature, considera che stare un giorno in più a casa, potrebbe farti riprendere prima.>>
<< Valuterò io per te.>>, disse deciso Edward, << e anche i tuoi genitori hanno voce in capitolo.>>
<< Ok a proposito dei miei, ne avete notizie?>>.
<< Ho detto loro che ti avrei riportato a casa.>>, disse Jasper.
<< Per il pomeriggio vedremo.>>, disse Edward.
Misi il broncio.
<< Ho detto vedremo, non ho detto no. Jasper hai pensato anche a me, spero?>>.
<< Sì, è fuori dalla porta.>>
Il ragazzo tornò con la sua sedia a rotelle, si avvicinò a Edward e lo aiutò a sedersi.
Arrivati a casa, mia madre mi attendeva sulla porta, abbracciata a mio padre, aveva il viso un po’ tirato.
<< Amore mio.>>, mi corse incontro e mi abbracciò.<< Grazie Edward.>>
<< Ci rivedremo dopo pranzo.>>, disse Edward e Jasper aggiunse:
<< Fatemi sapere se devo venirvi a prendere.>>
<< Vediamo come mi sento dopo pranzo e ti farò sapere.>>
<< Stia tranquilla signora Renèe questi due staranno sotto il mio strettissimo controllo. >> rispose Jasper ridendo.
<< Guarda che non ho bisogno di essere controllata, sono assolutamente responsabile delle mie azioni.>>
<< Sempre a far polemica.>> disse Alice, << il dottore ha detto controllo e coccole.>>
Edward era rimasto in macchina, mi avvicinai al finestrino e lui mi sussurrò:
<< Sarà solo per pochi giorni e penserò io sia al controllo, ma soprattutto alle coccole.>>
Mio padre mi accompagnò in camera e si sedette, dinanzi al letto, sapevo bene cosa volesse dire il suo atteggiamento, voleva parlarmi e rimandare sarebbe stato inutile, con lui era difficile temporeggiare.
Mi tolsi le scarpe, mi distesi di fianco, poggiando con attenzione la testa sui cuscini.
<< Su parla.>>, gli dissi.
<< Stai bene?>>
<< Sì papà, compatibilmente con una ferita che mio pulsa costantemente da ieri sera e un mal di testa da guinness dei primati.>>
<< Ieri ho fatto il padre progressista, che comprende, ma dentro di me, non ho digerito per niente questa storia. Sono preoccupato per te.>>
<< In che senso?>>
<< Edward ha agito in maniera sconsiderata.>>
<< Papà dove vuoi arrivare?>>
<< Secondo me lui non riesce a controllare le sue reazioni oppure ha tanta rabbia repressa per la sua condizione, da sfociare in un atto aggressivo, se qualcosa non gli va a genio! Quindi quello che accaduto ieri potrebbe 
ripetersi. >>
<< Che dici!>>.
<< Ne sei invaghita a tal punto che probabilmente, non ti accorgi degli aspetti negativi di Edward!>>.
<< Stai vaneggiando! Innanzitutto non sono invaghita ma innamorata di lui, è un ragazzo dolcissimo e controllato, non ha per niente rabbia repressa e ciò che è accaduto ieri è stato solo uno sfortunato incidente, nel quale io ho la mia parte di colpa.
E’ la seconda volta che giudichi la mia relazione con Edward e non te lo permetto.
Attento papà, così rischi di allontanarmi da te.>>
Misi una mano sulla fronte, comprimendomi le tempie, il mal di testa si era amplificato in maniera esponenziale, mio padre si era alzato e aveva allungato una mano verso di me, lo allontanai dicendo:
<< Hai già fatto abbastanza, non voglio più parlarti. Chiama la mamma per favore.>>
Uscì a capo chino e dopo pochi secondi entrò mia madre con un bicchiere d’acqua e una pillola, fece per parlare, ma la interruppi subito:
<< Ti prego non sono in condizione di affrontare altre discussioni e sappi che non m’interessano nemmeno le sue scuse. Devo riposare e riprendermi prima che torni Edward, altrimenti sarei costretta a spiegare perché sono in queste condizioni e mi vergogno tremendamente delle illazioni di papà su di lui.>>
Mi rimisi distesa chiusi gli occhi e cercai di assopirmi.
 
 
EDWARD
 
Entrai piano dalla finestra che Renèe mi aveva aperto, mi avvicinai al letto, la vidi ancora addormentata, la mano sul viso, le labbra un po’ tese, la ferita doveva farle male.
Rimasi seduto sulla mia sedia a fissarla, aspettando con ansia che quegli occhi di cioccolato, si aprissero.
Si mosse, non appena mi vide, sorrise.
<< Amore mio, sei già qui.>>
<< Come ti senti?>>
<< Molto meglio.>>
Mi baciò:
<< Sono così felice quando sei con me, chissà se finirai con lo stufarti della mia possessività.>>, mi disse.
<< Stufarmi? Impossibile. Ti vorrei sempre vicino. I tuoi genitori e anche i miei, forse non riescono a capire a fondo, quanto sia diventato intenso, in così poco tempo, il nostro rapporto.>>, le presi le mani, le portai al petto, il cuore mi batteva così forte dall’emozione, continuai, << Bella tu non puoi immaginare quali pensieri terribili faccio a volte, mi dispiace e me ne vergogno anche, vorrei ricacciarli, vorrei aver più fiducia nella vita che mi aspetta, perchè adesso ci sei tu, ma non è sempre facile, ecco perché spesso sono poco sereno. In considerazione di questo fatto, spero tu sarai sempre comprensiva con me, anche quando ti sembrerò diverso, quando forse non mi riconoscerai.
Dammi un po’ di tempo, per rasserenarmi, per abituarmi a tutto questo che è per me straordinario,  mi hai cambiato totalmente la vita, sei stata come una stella, sì una stella in una notte buia, piena d’incertezza e di affanni, mi hai illuminato l’esistenza, rendendola veramente, degna di essere vissuta.
 
 
Dopo vent’anni di trascinarmi, convivendo stancamente con dolori e umiliazioni, ti assicuro che ero forse in procinto di cedere, lasciarmi andare, dire basta, in fondo non mi sentivo né indispensabile né essenziale per nessuno, ma amarti e sentirmi amato, mi ha fatto cambiare completamente la prospettiva! Sei riuscita a darmi una speranza, più che una speranza, una ragione per vivere! >>.
Mi mancava il respiro, lei aveva chiuso gli occhi e sottovoce mi disse:
<< Io ringrazio mille volte Dio per avermi portato da te, ti amo Edward, ti amo tanto!>> mi baciò, mi abbracciò, mi lasciai cullare da tutta questa dolcezza.
Sentimmo un clacson, poco dopo Renèe entrò:
<< Ragazzi c’è Jasper.>>
<< Digli di avere solo qualche minuto di pazienza, arriviamo.>>
Si alzò, si preparò, sotto il mio sguardo vigile, quindi aprì un cassetto, tirò fuori una bandana:
<< Che pensi di farci con quella?>>, le chiesi.
<< Mettimela, per favore.>>
<< Non credo proprio sia una buona idea.>>
<< Mettila e non legarmela troppo stretta, ma nascondi quell’insopportabile cerotto.>>
Mi alzai e feci come mi aveva chiesto.
<< Odi farti vedere vulnerabile?>>
<< Può darsi… o sono solo un po’ vanitosa, opinabile come atteggiamento forse… >>
<< Lo dici per me? Non devi io ho accettato la mia condizione, ci convivo da una vita, so di essere debole e fragile ed è solo accettandolo che ho mantenuto, sia pure tra tante difficoltà, un equilibrio mentale. Tu hai avuto solo un incidente che ti rende temporaneamente più delicata, se vuoi nasconderlo, per non dare a vedere questa tua condizione, non ci trovo niente di sconvolgente.>>
<< Hai una filosofia di vita così lineare e sensata...  sei davvero speciale, amor mio.>>
Si girò verso di me, mi passò le braccia ai fianchi, il suo viso contro il mio:
<< Non lasciarmi mai.>>, mi soffiò sul viso.
<< Come? È questo pensiero da dove viene?>>, le risposi.
<< Dalla mia insicurezza cronica… e dal fatto che sei innegabilmente troppo bello.>>
<< Io troppo bello? Sei sempre troppo buona, l’amore ti annebbia la vista… sicuramente sono stato molto  fortunato ad averti incontrata, amore mio.>>
Le presi il viso e la baciai.
Entrammo in auto e andammo via.
 
 
BELLA
 
 
Fummo letteralmente presi d’assalto, mi accompagnarono sotto il gazebo, Angela mi fece sdraiare, mi aiutò a levare il vestitino e si sedette accanto a me, volle raccontato tutto, mi guardai bene di scendere in particolari inutili, mentre Edward venne trascinato in piscina.
<< Come farai con l’università?>>, mi chiese Angela.
<< Vorrei riprendere già lunedì, il medico non mi ha detto di restare a casa, ma Edward non è molto d’accordo, dice che devo riposare, prendermi qualche giorno.
Deciderò domani sera, ma in accordo con lui, non voglio dargli preoccupazioni inutili… piuttosto se non dovessi sentirmi bene e non potrò essere all’università, ci penserete voi a lui vero?>>.
<< Naturalmente.>>
<< Angela vi raccomando però massima discrezione, in questo momento è così sensibile, entra facilmente in crisi.>>
<< Sì vede sai, ha un viso così teso.>>
<< Quello che mi è successo, lo ha reso molto nervoso e per quanto io abbia cercato di ridimensionarne l’importanza, lui ancora ci ripensa e si colpevolizza.>>, mi passai la mano sulla bandana, avevo un po’ di fastidio e l’emicrania stava riprendendo vigore.
Alzai gli occhi e vidi Edward che mi fissava. Uscì subito dall’acqua, si asciugò leggermente, si sedette accanto a me:
<< Stai male?>> chiese.
<< Niente di cui preoccuparsi.>>, dissi sorridendo.
Angela gli passò la mano tra i capelli e disse:
<< Il mio sensibile amico, è un piacere vedervi così visceralmente in sintonia!>>, lo baciò sulla fronte e si allontanò.
<< Ho un leggero fastidio, ma voglio restare qui. Sono tutti fantastici, mi sento accolta e benvoluta, come se ci conoscessimo da sempre.>>
<< È merito tuo, ti fai amare subito, sei così trasparente e diretta che è impossibile non volerti bene.>>, si era disteso accanto a me, aveva messo la testa sul mio petto, i suoi meravigliosi capelli mi sfioravano il viso.
<< Così vicino scateni fantasie che non posso soddisfare in pubblico!>>, gli dissi ridendo.
<< Cosa scateno? Bella tu non hai idea, quanto facilmente riesco ad immaginarti tutta nuda tra le mie braccia, non sai cosa  farei su questo corpo mozzafiato.>>
<< Ci stiamo lasciando andare… eh Cullen!>>, risposi seria.<< Mi è venuto un gran caldo, farei volentieri un bagno!>>. risi
<< Possiamo provarci stando attenti a non bagnare la ferita.>>
Non appena fui dentro l’acqua, Jasper si avvicinò e disse:
<< Sei proprio sicura di poterlo fare?>>.
<< Oddio ne convinco uno e ne spunta subito un altro super apprensivo!>>.
<< Dovresti essere felice di ricevere tutte queste attenzione.>>, disse Emmett.
<< Attenzioni? Eccesso di preoccupazione, vorrai dire. Guardate che mi hanno dato solo qualche punto in testa, non ho subito una lobotomia!>>,  Jasper e Edward si guardarono, mi voltarono di spalle e si allontanarono.
<< Ehi voi due.>>, dissi ancora, << dove andate?>>.
<< Non vogliamo più assillarti e ci concentreremo su altro.>>
<< Dai come siete permalosi. Venite qui ho bisogno di entrambi.>>, dissi, facendo gli occhi dolci e attirandoli verso di me con un gesto della mano.
Non appena furono a tiro, cominciai a schizzarli in faccia e gridai:
<< Non potete reagire, mi si bagna la ferita e saranno guai, subite belli!>>
Edward si avvicinò a me si avvinghiò ai miei fianchi e cominciò a baciarmi, Emmett disse:
<< Ecco già finito in momento goliardico, torniamo alla passione frenata.>>
<< Sei geloso Emmett?>>, rispose Edward.
<< Geloso! Scherzi, siete così melensi da far venire le carie.>>
 
 
EDWARD
 
Voleva uscire, anche la sera, con gli altri, si sentiva bene, non vedevo il motivo di negarle questo piacere. Avevamo più di un motivo, per festeggiare, pensai con una punta di amarezza.
Avevamo deciso di andare in un locale molto di moda a Malibù  l’ “Executive”, i ragazzi ne parlavano da un po’, certo sapevamo che il sabato era un vero delirio, ma in fondo un po’ di confusione, non ci avrebbe di certo spaventato.
Squillò il cellulare, era lei, c’eravamo appena lasciati, mi spostai davanti alla finestra, mi fece un cenno con la mano:
<< Sono in crisi.>>, mi disse al telefono con voce concitata. << Forse è meglio che resti a casa.>>
<< Dolcezza sei tu che hai insistito per uscire, ma se non ti senti...>>
<< No, non è questo, non so cosa mettermi e poi questo cerotto lo odio, non so come nasconderlo.>>
<< Che t’importa dei vestiti, possono andar bene un paio di jeans e la bandana, a me piaci tanto. >>
<< Jeans e bandana per l’Executive… sì… sì mi sembra una grande idea, forse è meglio che resto a casa … vai da solo.>>
<< Io senza di te non vado da nessuna parte, resteremo a casa insieme.>>
<< No… perché? Oh accidenti, ci sentiamo tra un po’.>>, mi salutò con la mano e mise giù, sparendo dietro le tende.
Chiamai Alice:
<< Puoi andare subito dalla mia ragazza, l’ho sentita adesso ed è in una crisi da scelta di vestito e acconciatura, puoi risolvere il problema?>>.
<< Considerami già dietro la sua porta.>>
Mi sedetti spossato, vivevo ogni giorno due situazioni terribilmente contrastanti, ero debole e non riuscivo ad abbandonare la sedia, quando stavo in giro, ma quando potevo mettermi in piedi magari in casa o in situazioni più controllate, ci restavo fino a quando il dolore diventava così intenso da non riuscire a sopportarlo, conseguenza diretta, ero stato costretto a ridurre il tempo di somministrazione tra una compressa di antidolorifico e l’altra. Stavo combinando un vero casino.
Mi distesi, chiusi gli occhi e cercai di rilassare la schiena. Sentì aprire la porta, alzai la testa, era mia madre, si avvicinò e mi carezzò la fronte:
<< Stanco?>>.
<< Un po’, ma molto felice.>>
<< Lo vedo, hai gli occhi che ti brillano. Sei bellissimo figlio mio.>>
<< Cuore di mamma!>>, sorrisi.
<< Stare con lei ti ha trasformato ed io sono talmente contenta di questo pezzetto di paradiso che riesce a darti, che non so cosa darei, perché tutto rimanesse così.>>
<< È vero che sto vivendo in uno stato di grazia ed è solo merito suo, ma non la condannerò a starmi accanto in queste condizioni.>>
<< Non capisco.>>
<< Non fraintendermi, non voglio lasciarla, ma devo fare qualcosa per migliorare questo mio stato.>>
<< Devi avere pazienza, vedrai che tutto andrà meglio, ho notato che è un bel po’ di tempo che non hai più crisi respiratorie?>>
<< Anche questo è merito di Bella, erano crisi di panico e tu lo sai, adesso raramente mi sento in ansia, lei mi ha dato serenità, mi rende tutto così perfetto, cosi organizzato, ma le compressioni non spariscono da sole, così come non posso guarire dalla miastenia, senza trovare una cura risolutiva.
Ho bisogno di soluzioni… radicali.>>
<< Aspetto comincio a capire… no Edward lo sai che noi non siamo d’accordo.>>
<< La vostra scelta di questi anni è stata assurda e soprattutto papà ha sbagliato, lui doveva prendere in considerazione l’ipotesi di farmi operare. >>
<< Assolutamente no! Non voglio neanche pensarci!>>
<< Invece è bene che cominciate a farlo, le tecniche chirurgiche si sono evolute in maniera esponenziale, le operazioni al canale vertebrale non sono più così rischiose e papà dovrebbe saperlo bene. Lui mi ha condannato a vivere una vita a metà, sapendo bene che esisteva una soluzione definitiva, con buonissime possibilità di riuscita, ma adesso è bene consideriate il fatto che ho vent’anni anni e posso decidere da solo, se ritengo opportuno affrontare un percorso diverso da quello che voi avete deciso per me.
Rifletti mamma non avete il diritto di costringermi su una sedia per tutta la vita!>>, dissi lasciandomi sfuggire un sospiro.
 
Emmett arrivò puntuale, presi la rosa che Mark aveva preparato per Bella e andai da lei, con una consapevole pace interiore.  Trovai Alice sulla porta con un sorriso tronfio, piena di sé:
<< Questa volta, mio signore e padrone, ho superato me stessa, sono stata veramente formidabile, stenterai a riconoscerla!>>
<< Impossibile nonostante tutto quello che tu possa avere fatto, la mia Bella è bella di suo! Ma grazie, per la tempestività, hai idea quanto ti voglio bene?>>, l’abbracciai e la baciai.
<< Io di più mio diletto principe.>>
Si scostò e aprì la porta, Bella apparve, rimasi davvero senza parole, scesi dall’auto, la raggiunsi, le porsi la rosa:
<< Tesoro, sei un incanto.>>
Aveva un mini abito con il corpetto panna, velato dal tulle nero e la gonna rossa, stretto alla vita,una spalla scoperta, Alice aveva acconciato i suoi capelli con tante chiocche lasciate ad arte scombinate, così da camuffarle la rasatura e nascondere  il cerotto.
 
<< Ti piaccio davvero?>>
<< Non trovo le parole.>>
<< E’ stata grande.>>, disse indicando il folletto, che con aria birichina, si inchinava facendo finta di raccogliere applausi.
<< Ehi voi due.>>, interruppe Emmett, << dobbiamo raggiungere gli altri o faremo tardi, continuerete a scambiarvi complimenti e sdolcinatezze in macchina… su!>>
Mi sedetti e Bella appoggiò la testa sulla mia spalla, la carezzai, si rilassò e chiuse gli occhi, la sentii finalmente serena.
 
Arrivati a Malibù, mi ritrovai catapultato in un ambiente che non frequentavo da un po’, incontrai molti ragazzi, figli di amici di famiglia, che non vedevo da tempo. Con fierezza, presentavo a tutti la mia ragazza, lei restava timidamente accanto a me, si vedeva che non era proprio a sua agio, ma sorrideva e non sembrava dispiaciuta della serata. Ogni tanto mi lanciava un’occhiata, alla quale io rispondevo con un bacio, era un buon modo, oltre che a farle sentire che la mia presenza costante, di affermare, qualora ve ne fosse bisogno, che quella meraviglia era mia.
<< Sei stanca?>>, le chiesi, facendola sedere sulle mie ginocchia.
<< Per niente e poi vederti così sereno e felice, non ha pari, forse stai bevendo troppo, ma in fondo oggi è sabato riuscirai a riprenderti prima di lunedì!>>, rise.
<< Se non te l’avesse vietato il dottore, sono certo che tu mi avresti fatto compagnia in questi giri alcolici!>>
<< È vero, non ho il godimento della sbronza, ma l’emicrania sì.>>
<< Hai mal di testa? Perché non l’hai detto, ci facciamo riportare subito a casa?>>.
<< È sopportabile, restiamo e divertiamoci.>>
Emmett arrivò abbracciato a due ragazze, una delle quali era Tanya.
<< Visto chi ho pescato in questo posto.>>, disse lui ridendo.
<< Ciao Edward tutto bene… Bella.>>, trillò lei.
<< Sei finita proprio in buone mani.>>, dissi sorridendo, << il mio buon amico Emmett è re del divertimento, ti trascinerà in una spirale dalla quale sarà veramente difficile per te uscirne, prima dell’alba.>>
<< Vedremo chi capitolerà prima.>>, disse mettendogli la mano dentro la camicia.
Si allontanarono, io mi volsi verso Bella che li fissava con uno sguardo perplesso:
<< La panterona ha cambiato preda.>>, esclamò alla fine.
<< Eh!>>
<< Tu credevi che non fosse a caccia, forse ha capito che quest’uomo, non sarebbe stato un pasto facile e ha cambiato temporaneamente bersaglio. Dovrei sentirmi sollevata, ma credo che una come lei, non si faccia scrupoli a provarci con più uomini.>>
<< Mi metti a disagio, quando dici queste cose.>>
<< E tu tendi a sottovalutarti, sei appetibile, eccitante, hai uno sguardo quasi magnetico, così attraente che è impossibile non essere affascinati. Fidati ad Tanya, piaci tanto e se tu abbassassi la guardia, ne approfitterebbe senz’altro.>>
<< Non ho motivo di abbassare la guardia, sono follemente innamorato di te!>>.
<< Sicuro che non sei compiaciuto da tutto questo interesse?>>, mi disse, con tono provocatorio.
<< Questa storia comincia ad annoiarmi, non mi piace quando pensi che mi possa interessare ad un altra.>>
 << Sto dicendo solo che magari chi la dura la vince…>>
Cambiai espressioni, palesai il mio fastidio.
<< La situazione m’incuriosisce.>>, disse ancora lei.
<< Curiosità per cosa? Non capisco.>>, la guardai.
<< I meccanismi che portano una donna sfrontata e sicura di sé ad interessarsi ad un uomo, anche se impegnato e le tecniche che mette in pratica, per tentare di catturare la sua attenzione, possono essere molto interessanti.>>
<< Hai intenzione di litigare?>>, il mio tono era serio.
Non rispose, fissava un punto poco lontano da noi, Tanya che si strusciava su Emmett e poi ogni tanto rivolgeva il suo sguardo ammiccante verso di me. Lei mi fece un segno, come per dirmi “Hai visto.” poi sorrise e mi baciò con una foga:
<< No, non voglio litigare.>>, disse staccandosi e riprendendo fiato, << ma mi rendo conto che se continuo con questi stupidi discorsi finirò con l’irritarti davvero!
Tu non capisci, io sono molto insicura ed inesperta, penso che se una più bella, più navigata e più sexy di me, continuerà a starti addosso, alla fine ti farà notare la differenza e potrebbe anche conquistarti.>>
Si era alzata e mi dava le spalle, le presi la mano e l’attirai su di me:
<< Io voglio e amo solo una donna, non ho esitazioni né indecisioni. Da quando ho posato gli occhi su di te, il mio unico desiderio era averti e sono stato e sono ancora io a non considerarmi all’altezza.
Ho, comunque, la speranza che le cose possano migliorare ed io possa diventare il tuo uomo per sempre.>>, l’abbracciai e la baciai.
Sembrò sciogliersi finalmente, il suo sguardo finì di vagare per il locale, rimanendo fisso su di me e la sua mente finì di immaginare piani di conquista da parte di giovani pantere.
Ci appartammo dietro un piccolo separé e scacciammo anche gli ultimi residui di una tensione ingiustificata e inutile, le sue labbra sulle mie, sul mio collo, le sue mani carezzarmi, il petto, il suo profumo lasciarmi completamente stordito, un continuo contatto tra di noi.
Pensieri sconvenienti popolavano la mia mente e il mio corpo le inviava segnali inequivocabilmente  erotici, ma come è giusto che fosse, rimasero pensieri e segnali, almeno per questa sera.
Alle prime luci dell’alba, ero del tutto ubriaco, grazie anche a Ben, Bella riuscì a farmi rientrare nella mia stanza, senza che mia madre, lo scoprisse. Una volta assicuratasi che stessi bene, silenziosamente tornò a casa sua.
Mi rimasero sulla pelle, scie profumate, segni del passaggio delle sue labbra e sensibili ricordi delle sue mani e del suo corpo contro il mio.
Perso in un sonno profondo, la sognai, ancora una volta, la sognai, splendida accanto a me, pronta a donarsi, a darmi l’ultimo regalo, che ancora restava celato, il più prezioso per lei, ma anche per me, il completamento di un’unione, che io già consideravo perfetta.
 
 
Ciao amate lettrici! (ogni tanto è bene cambiare l’incipit mi ha suggerito qualcuno)
Vi è piaciuto questo capitolo?
Il modo in cui è tornato il sereno tra i due, ci ha svelato altri aspetti del loro carattere, del loro intimo, le fobie e le insicurezze di Bella, la logorante paura di Edward di essere sempre non all’altezza del suo amore, il suo sforzo nel cercare le soluzioni e poi il gruppo di amici che saranno una costante piacevole ed affettuosa attorno alla coppia.
Ancora una volta il toccarsi, lo sfiorarsi, il desiderarsi, ma non arrivare alla logica conseguenza… continuare a conoscersi. Abbiate ancora un po’ di pazienza.
 
Un appello. Avrete capito che adoro mettere alcune immagini, ma andando avanti so già che avrò difficoltà a reperirle, chi di voi appassionate di Edward e Bella, sapesse disegnare, anche seguendo un modello che io ho già in mente, quindi in un certo senso ricopiare, e avesse voglia di postare i propri disegni all’interno della mia storia, pubblicizzarli su di un blog, mi contatti, grazie tante.
 
E per ultimo, a voi lettrici romantiche, appassionate, che si lasciano scappare una lacrimuccia o che si fanno battere forte il cuore davanti ai tumulti dell’animo dei nostri personaggi amati, vi consiglio una ff che sto leggendo in questo momento “INSIDE OUT” di flom. (leggete senza preclusioni i primi capitoli, vedrete che vi prenderà)
Grazie!!!
A presto (posterò presumibilmente venerdì prossimo) e commentate numerose, fatemi sapere  se ancora vi tengo legate a questa storia , datemi consigli e suggeriementi.
Bacionissimi
Cloe J
 
 

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Capitolo 12
*** Ai ferri corti! ***





 
 
Tratto dall’undicesimo capitolo:
<< Ieri ho fatto il padre progressista, che comprende, ma dentro di me, non ho digerito per niente questa storia. Sono preoccupato per te.>>
<< In che senso?>>
<< Edward ha agito in maniera sconsiderata.>>
<< Papà dove vuoi arrivare?>>
<< Secondo me lui non riesce a controllare le sue reazioni oppure ha tanta rabbia repressa per la sua condizione, da sfociare in un atto aggressivo, se qualcosa non gli va a genio! Quindi quello che accaduto ieri potrebbe ripetersi. >>
<< Che dici!>>.
<< Ne sei invaghita a tal punto che probabilmente, non ti accorgi degli aspetti negativi di Edward!>>.
<< Stai vaneggiando! Innanzitutto non sono invaghita ma innamorata di lui, è un ragazzo dolcissimo e controllato, non ha per niente rabbia repressa e ciò che è accaduto ieri è stato solo uno sfortunato incidente, nel quale io ho la mia parte di colpa.
E’ la seconda volta che giudichi la mia relazione con Edward e non te lo permetto.
Attento papà, così rischi di allontanarmi da te.>>
Misi una mano sulla fronte, comprimendomi le tempie, il mal di testa si era amplificato in maniera esponenziale, mio padre si era alzato e aveva allungato una mano verso di me, lo allontanai dicendo:
<< Hai già fatto abbastanza, non voglio più parlarti. Chiama la mamma per favore.>>

CAPITOLO 12

Ai ferri corti!

 
BELLA
 
Tornammo a casa, erano le cinque, metterlo a letto fu una vera impresa!  Lo spogliai piano, aveva lo sguardo stralunato, ma tutto sommato cosciente:
<< Sono veramente andato, spero non mi venga da vomitare.>>, disse.
<< Lo spero anch’io, sarebbe un vero problema, se in questo momento entrassero i tuoi genitori e mi trovassero qui, con le mani sul loro figliolo.>>
<< Sarebbe bellissimo invece, vedrebbero come sei dolce a prenderti cura di me… baciami.>>
<< Devo andare amore è troppo tardi o forse è troppo presto per restare ancora, adesso devi dormire.>>
<< Oh no…>>
<< Sai che con i tuoi in casa, non posso restare.>>, lo baciai e mi dissi che non avrei ceduto, anche se ero un po’ preoccupata, << se dovessi dare di stomaco, come farai da solo?>>.
< No, sta tranquilla mi addormenterò subito, vai, ci vediamo tra un po’ ciao.>>, mi baciò.
Tornando in casa pensavo a Edward e all’intensità delle sue parole che specchiavano una forza dei sentimenti che gli avevo riconosciuto sin dall’inizio, una potenza nell’esprimere ciò che provava.
Un uomo carico di sentimenti, mai espressi forse in maniera cosi intensa, che adesso si erano tinti di un solo colore e quel colore era il mio.
Arrivai a casa, ma non volli entrare, erano le cinque, mi sedetti sul divano sul patio al fresco, guardavo il mare in lontananza.
Mi sentii bene, più leggera o forse più cosciente, che il mio rapporto con lui era saldo e nessun’ altra donna o situazione intrigante, poteva scalfirlo.
Noi eravamo stati gli artefici di questa costruzione e solo noi potevano mettere a rischio l’equilibrio di quest’amore.
Chiusi gli occhi, mi sembrò un istante, invece, ad un tratto sentì una mano sulla fronte, era mio padre, in piedi accanto a me con una tazza di caffè in mano:
<< Vuoi piccola?>>.
<< Sì grazie, ma che ore sono?>>.
<< Le nove e mezzo, quando sei tornata?>>
<< Alle cinque, ma si stava così bene qui fuori, poi sono crollata.>>
<< La testa?…>>
<< Tutto a posto… oggi il dottor Cullen mi controllerà.>>
<< Passata una bella serata?>>
<< Sì, vieni siediti qui accanto a me, giuro che non ti sbrano… non ho dimenticato ciò che hai detto su Edward, ma spero tu abbia capito quanto fossi in errore.>>
<< Ho parlato con tua madre… a lungo… mi dispiace che ci sei rimasta male, ma io devo fare il padre Bella… ci sta da parte mia una valutazione critica di ciò che è accaduto.>>
<< Sì ma stai tranquillo non accadrà mai più… io ne sono certa. Ti voglio bene mio brontolone.>>, l’abbracciai.
<< E’ davvero così innamorato?>>.
<< Sì e anch’io sono completamente coinvolta da lui, voi magari penserete che un rapporto così intenso, non possa essersi consolidato così in fretta, ma il tempo per noi non è rilevante, piuttosto lo è la forza delle emozioni ci ha travolto.>>
Mi appoggiai sulla spalla di mio padre e chiusi gli occhi, rividi il viso di Edward e mi sentì mancare il respiro, davvero era diventato indispensabile come l’aria, la sua mancanza era così forte da farmi star male.
Mi concentrai e decisi che dovevo star buona lì insieme al mio papà, fino a quando lui non avesse telefonato, la notte era stata lunga e la sbronza avrebbe fatto il resto, aveva bisogno di riposare altrimenti sarebbe davvero stato uno straccio, appoggiai la testa sulle gambe di mio padre e poco dopo cullata dalle sue carezze, mi riaddormentai.
 
Il sole mi colpiva gli occhi e mi misi la mano sulla faccia per proteggermi, ero sempre sul divano, ma mio padre non c’era più, il sole era ben oltre mezzogiorno, si sollevai e rientrai in casa:
<< Mamma! Papà… c’è nessuno?>>
Salì e guardai l’orologio in salotto:
<< Cavoli ma sono le sei!>>, dissi entrando in camera dei miei. <<  Edward non ha chiamato?>>.
<< Un’ora fa, ma non ha voluto che ti svegliassi.>>, rispose mio padre.
<< Vado da lui, ma penso di tornare presto, domani vorrei andare all’università.>>
<< Non è troppo presto per riprendere a studiare?>>, chiese mia madre.
<< Sto bene.>>
<< Magari, prima di decidere, chiediamo al dottor Cullen se è prudente?>>, rispose mio padre.
Mi venne incontro al cancello, era un po’ sconvolto, i capelli tutti per aria, più del solito, ma aveva un sorriso radioso stampato in faccia:
<< Sei arrivata finalmente!>>, mi attirò a sé era profumato e il suo sapore inconfondibile mi salì subito alle labbra.
<< Accidenti  Cullen ha un profumo assurdo… non riesco a ragionare quando lo sento, sarei tentata da cedere a sogni inconfessabili!>>
<< Sogni uhm … come vorrei che cedessi.>>
<< Tuo padre è in casa? Posso farmi controllare la ferita adesso? Domani vorrei andare all’università.>>
<< È questo quando l’avremmo deciso?>>.
<< Io l’avrei deciso, solo se tuo padre darà il consenso. Ti fiderai del parere di tuo padre medico spero?>>.
<< Devo pensarci.>>
<< Sto bene.>>
<< Emicrania?>>
<< Nella norma … e tu emicrania da sbronza?>>
<< Non parliamone… ma ho dovuto far finta di niente, altrimenti mia madre mi avrebbe stressato all’infinito, vieni andiamo nel suo studio.>>
<< Come stai? >>, disse mentre si toglieva il cerotto.
<< Dottore tutto sommato sto bene.>>
<< Mal di testa forte?>>
Io tentennai.
<< Non risponderà mai sinceramente davanti a me.>>, disse Edward,<< vado via?>>.
<< No, abbastanza poi la ferita mi pulsa sempre.>>
<< E’ normale, se hai forte fastidio, prendi degli analgesici, non c’è motivo di soffrire.>>
Mi fece la medicazione, controllò i punti e rimise tutto a posto.
<< Allora?>>, chiese Edward, << qual è il responso dottore?>>.
<< Se tiene sotto controllo le emicranie, potrebbe anche andare a lezione, stando attenta a non esagerare per i prime tre o quattro giorni, quindi, poche lezioni e tante pause.>>
<< Grazie.>>
<< Edward scusa vorrei parlarti.>>, disse lui.
<< Io ti aspetto fuori.>>, dissi.
<< No. >>, disse suo padre, << vorrei che restassi.>>
Il suo tono mi mise tensione. Mi fermai dietro ad Edward, lui mi prese la mano e l’avvicinò al suo petto, allora mi sedetti accanto a lui.
<< Cos’è questa storia che hai accennato a tua madre ieri?>>, cominciò con voce ferma.
<< Come mai ne vuoi parlare adesso e soprattutto davanti a Bella?>>
<< Non rispondere con un’altra domanda.>>, adesso aveva un accento duro. Mi sentii a disagio.
<< Forse è meglio che io vada.>>, dissi alzandomi. Edward mi trattenne la mano, tremava, tornai a sedermi.
<< Sto pensando a una situazione alternativa a questa.>>, disse  indicando la sedia.
<< Alternativa? L’intervento è troppo rischioso.>>
<< Restare così, è diventato rischioso per me.>>
<< Non capisco.>>
<< Ne va della mia sanità mentale, sono troppo insoddisfatto della mia condizione e la voglio cambiare.>>
Aveva alzato il tono, mi spaventai, gli strinsi la mano e lo guardai costernata. Lui fece un respiro profondo.
<< Ecco la mia risposta alla tua domanda di prima.>>, replicò il dottor Cullen, << non serve più che io parli solo con te e anche con lei che devo fare i conti.>>
Edward divenne rosso in viso, si alzò, arrivò faccia a faccia con suo padre e disse:
<< Invece devi parlare solo con me e fare i conti con la tua coscienza, mi stai tenendo in questo stato di non vita da troppo tempo, senza fare nulla, per inedia, iperprotezione, disinteresse, forse paura di perdere anche questo figlio, la tua scelta è stata meglio annullato che morto!>>
<< Ho fatto la scelta che ritenevo più giusta per te.>>
<< Trascinandomi anche nel girone infernale delle crisi di panico, con le terribili conseguenze a cui hai assistito, tu lo sai dove viene la mia ansia!>>, gridò. << Mi sento inadeguato, mi odio così, sono anni che non riesco più ad accettare la mia malattia! Quando sono entrato nell’adolescenza, i nodi sono venuti al pettine e tu cosa hai fatto? Niente!
Mia madre, il suo carattere, il suo modo di vedere le cose dopo James, l’ha portata a considerare l’ineluttabilità della situazione… quasi quasi la giustifico, ma tu… tu accidenti!
Tu sei un medico, un medico del Cedars-Sinai, dove c’è un centro di neurochirurgia all’avanguardia, potevi cedere alla tentazione di chiedere delle informazioni, prima che le compressioni dei nervi, mi facessero piangere dal dolore, solo nella mia stanza, di notte e poi potevi prenderti la briga di ricercare una cura più efficace, magari risolutiva, alla miastenia invece di farmi imbottire di cortisone e di immunosoppressori, costringermi ad anni di inattività. I miei muscoli orami sono talmente deboli, che per riuscire a dargli un po’ di tono dovrò lavorare in maniera sfibrante e nonostante questo forse sarò mai più in grado di camminare normalmente!
 
 
Ora sarò io l’artefice delle mie scelte… ho vent’anni e tu o mia madre non potrete più ostacolarmi o  fermarmi! Sono deciso>>, si fermò un attimo, chiuse gli occhi riprese fiato e parlò ancora:
<< Ho incontrato un angelo, di cui mi sono innamorato e che mi ricambia, lei mi ha dato quell’incondizionato sostegno, di cui ho bisogno, l’unica che ha capito che non potevo più andare avanti in questo modo, che ha percepito la mia insofferenza a questa vita.
Ci sono stati momenti, negli ultimi anni, che ho pensato di farla finita, ma per fortuna non ho avuto sufficiente coraggio, Dio solo sa cosa mi sarei perso adesso. Grazie a lei adesso prenderò in mano le redini della mia esistenza e spero di dargli una svolta positiva.>>
Tornò a sedersi sulla sedia e uscì dalla stanza, io rimasi un attimo, con il capo chino, aspettando forse che il dottore mi dicesse qualcosa, ma non lo fece, allora uscii anch’io.
Raggiunsi Edward in giardino, era cupo e si teneva la testa tra le mani, mi misi in ginocchio dinanzi a lui, gli sollevai il viso e cominciai a carezzarlo.
 
 
EDWARD
 
<< Mi dispiace che hai dovuto assistere a questa discussione, il fatto che lui abbia voluto che tu restassi è stato un colpo basso.>>, dissi, << ma non potevo tacere, era la mia occasione di dirgli tutto quello che avevo provato e pensato, in questi anni  e fargli sapere le mie intenzioni.>>
<< Non devi scusarti, io sono sconvolta perché ho sentito quanto sono state grandi le tue sofferenze e profonda la tua disperazione, amore mio! Non sarai mai più solo, io sarò con te! >>.
Tutta la tensione che avevo accumulato si sciolse all’istante, l’abbracciai, posai la fronte sulla sua spalla e mi lasciai andare, iniziai a piangere:
<< Non potrei più vivere senza te! Non più!>>.
<< Non andrò mai via, puoi starne certo.>>
<< Edward.>>
Sentì la voce di mia madre dietro di me, ero troppo stanco per ad affrontare anche lei adesso.
<< Mamma ti prego… non adesso, non ce la faccio, parleremo domani.>>, dissi senza alzare il viso dalla spalla di Bella.
<< Puoi ascoltarmi per due minuti?>>
Bella si era spostata e lei adesso era vicina a me, mi aveva preso il viso tra le mani:
<< Mi vergogno così tanto, amore mio! È anche per colpa mia, se hai tanto sofferto! Sono stata così cieca, così insensibile con te, il mio piccolo.
Ti sarò accanto qualsiasi cosa tu decida, ti aiuterò per qualsiasi tuo bisogno, ma ti prego perdonami!>>.
<< Mamma… non sai quanto tempo ho aspettato che mi dicessi questo… e sì certo che ti perdono.>>
Piangeva, l’abbracciai.
Nel paradosso della situazione mi sentivo così felice, sentivo l’amore di entrambe che mi riempivano e mi davano coraggio. Tanti anni di difficoltà, senza avere un sostegno degno di essere definito tale e ora invece mi sentivo invaso da una forza immensa, pronto ad affrontare qualsiasi ostacolo e sicuro di superarlo.
A quel punto, lei si rivolse ad Bella e disse:
<< Grazie.>>
<< Nessun grazie signora… si merita il nostro appoggio, sempre e ne ha tanto bisogno, io sono certa che ce la farà.>>
Mia madre le diede un bacio, si abbassò di nuovo verso di me e mi sussurrò:
<< È davvero un angelo, mandato dal cielo.>>, e andò via.
Bella si sedette di nuovo a terra e poggiò la testa sulle mie gambe.
Il sole stava tramontando dissi:
<< Domattina chiamiamo il dottor Lys? Non voglio perdere altro tempo.>>
Restammo in silenzio a guardare verso il mare, finchè non si fece buio.
Tornò a casa e come di consuetudine, si affacciò al balconcino e mi mandò un bacio dei nostri, ma inspiegabilmente restava immobile a guardarmi, squillò il cellulare:
<< Edward non so che mi succede, non mi sento bene, ho come una morsa nello stomaco, non riesco a capire.>>
<< I tuoi genitori sono ancora via?>>.
<< Sì.>>
<< Vieni ad aprirmi sto arrivando, ti farò compagnia.>>
<< No, lascia stare.>>
<< Sto arrivando, apri.>>, e misi giù.
Lasciai un biglietto e la raggiunsi:
Era sulla porta sembrava una bambola di porcellana, aveva il viso pallido e gli occhi inquieti.
<< Amore mio che ti succede?>>, mi corse incontrò e mi abbracciò.
<< Mi vorticavano in mente le parole che hai detto a tuo padre, la tristezza dei tuoi occhi, non riuscivo a dimenticare, sono davvero un’idiota.>>
<< No tesoro, sei deliziosa invece, lo capisco, non dev’essere stato facile sentire quanto io sia debole nel corpo ma anche nella mente. E poi non avresti dovuto vedermi aggredire mio padre in quel modo. Ecco di nuovo il mio scarso autocontrollo, ha preso il sopravvento, dopo solo qualche giorno dalla terribile reazione che ho avuto con te, mi dispiace Bella! La mia razionalità è andata a farsi benedire, ancora una volta, sono stato eccessivo, ti sto dando inutili preoccupazioni.>>
<< Edward ma non devi scusarti con me, comprendo benissimo quanto sia stato difficile accettare che i tuoi genitori non avessero fatto le scelte corrette per te.>>
Girammo dal giardino ed entrammo in camera, mi sedetti sul letto, con la schiena appoggiata al capezzale, lei si rannicchiò sul mio petto e rasserenata chiuse gli occhi e poco dopo si addormentò.
 
 
Per la seconda volta in pochi giorni, le ero stato vicino in un momento di difficoltà, l’avevo consolata, cullata, tenuta tra le braccia e l’aveva superato, ero davvero felice adesso.
Suonò la sveglia, Bella aprì gli occhi e inspirò profondamente e disse:
<< Deve essere ancora dentro un sogno, ti prego non svegliarmi.>> sorrise.
<< E’ stata una notte favolosa.>>
<< Sento il tuo splendido profumo dappertutto. Credo proprio che non farò la doccia, mi terrai  compagnia così, per tutto il giorno all’università.>>
<< Quindi abbiamo deciso che andiamo all’università e soprattutto ci restiamo tutto il giorno… non mi sembra fossimo rimasti d’accordo così, con mio padre.>>
<< Visto che verrò con voi, dovrò tornare con voi, non ho scelta, ricordi che non posso guidare, prometto di riposare ogni tanto. Adesso devo trovare la forza di alzarmi.>>
<< Mi chiedo come farò a uscire da casa tua, senza farmi notare dai tuoi genitori.>>
<< Perché dovresti nasconderti, adesso andiamo in cucina facciamo colazione e poi andrai a casa a cambiarti.>>
<< Come se fosse la cosa più naturale del mondo, ho passato la notte nella tua stanza Bella.>>
<< Lo so, mi sei stato vicino tutta la notte, devo almeno sdebitarmi con una nutrita colazione, mia madre non farà una piega, sta tranquillo.>>
<< Non è di tua madre che mi preoccupo.>>
<< Mio padre sarà già a Los Angeles a lavoro e poi guarda che Charlie non è poi così cerbero.>>
<< Ieri sera non mi sembrava proprio che gradisse la mia presenza, mi fissava in modo strano, cosa è accaduto?>>.
<< Un piccolo equivoco prontamente chiarito stamattina. Vieni andiamo.>>
<<  Eh scusami ma dovresti aiutarmi, sono rimasto nella stessa posizione tutta la notte, in questo momento le mie gambe non hanno nessuna intenzione di reggermi.>>
<< Oh mi dispiace.>>
<< Non dispiacerti, è stato bellissimo. Sapere che basta la mia presenza a scacciare ogni tuo pensiero angosciante, mi fa sentire un gran figo.>>
Ruotai il busto e con mani accompagnai le gambe giù dal letto, rabbrividii mentre lo facevo, Bella mi avvicinò la sedia, mi aiutò ad alzarmi, mi accompagnò letteralmente verso la sedia, presi le gambe e le sistemai sulla pedana, quindi andai fuori dal balconcino:
<< Chissà mai se la finiremo con questa circumnavigazione della tua casa, per andare nella tua stanza.>>, dissi.
<< Sono certa che succederà, devi avere solo un po’ di pazienza.>>
Arrivammo in cucina, Renèe stava preparando la colazione, Bella prese sua madre per i fianchi e le diede un bacio sul collo:
<< Per caso non hai fatto una torta per me, vero mammina?>>
<< Ben svegliata! Edward! Buongiorno… tutto bene hai una faccia?>>.
<< Ieri sera ero sola in preda alle paranoie, è venuto, mi ha fatto addormentare tra le sue braccia e quindi credo che abbia solo sonnecchiato. Immagini tutta la notte con il mio peso addosso, fermo immobile?>>
<< Che tenero! Dovresti smetterla di essere così impressionabile e dovresti lasciare i pensieri cattivi fuori dalla sua stanza da letto, potresti impegnare il tempo con questo splendore di ragazzo, in modo migliore.>>
<< Mamma.>>
<< Che cosa ho detto?>>.
Io ridevo mentre Bella era arrossita, imbarazzata:
<< Sei senza ritegno! Che consigli! >>
<< Io dovrei andare.>>, dissi, << ho lasciato solo un biglietto ai miei, inoltre se non ci sbrighiamo, rischiamo di far tardi a lezione.>>
<< Ok, ma prima prendi un caffè e mangia qualcosa.>>, disse Renèe, << non posso rimandarti a casa digiuno, dopo tutto quello che hai fatto per la mia bambina.>>
Sulla porta trovai mia madre:
<< Hai una cera terribile, stai male?>>, mi chiese, passandomi la mano sul viso.
<< No, ho passato una notte favolosa con Bella, anche se non ho dormito molto … non fare pensieri peccaminosi, l’ho solo tenuta tra le mie braccia e fatta addormentare.
Dopo aver assistito alla mia discussione con papà, era piuttosto scossa, era sola a casa, aveva bisogno di me.
Volevo avvertirti che stamattina chiamerò il dottor Lys, il neurochirurgo del Cedars, fisserò un appuntamento, per farmi visitare in settimana.>>
<< Vuoi che ti accompagni?>>
<< Se vuoi, con me ci sarà Bella.>>
<< E papà? Vuoi che gli parli?>>
<< Fai come meglio credi.>>
Ci recammo in facoltà, lasciammo Bella, mi promise che avrebbe fatto solo una lezione e sarebbe andata in biblioteca o fuori a riposare e che avrebbe chiamato, se si fosse sentita poco bene.
Arrivai in aula in anticipo, ci trovai Tanya seduta in prima fila, non potei fare a meno di sedermi accanto a lei:
<< Ciao Edward tutto bene! Oggi nessun accompagnatore?>>
<< Ti avevo detto che mi sarei abituato e non avrei più avuto bisogno di nessuno.>>
<< E la tua ragazza?>>
<< A lezione.>>, risposi per garbo, ma mi concentrai, a dare una sistemata ai miei appunti sperando che questo troncasse la conversazione.
<< Vi siete divertiti all’Executive sabato?>>
Speranza vana.
<< Abbastanza.>>
<< Avevi ragione il tuo amico è una vera forza della natura, sembra non stancarsi mai. Però tu hai tutto un altro fascino.>>
Abbassai gli occhi e sperai che il professore entrasse, Tanya non mi staccava gli occhi di dosso:
<< T’imbarazza se ti guardo?>>
<< Sei un po’ troppo spinta per i miei gusti.>>
<< Spinta! Ah! Ah! Questo si che è un complimento.>>
<< Non so se fai finta di non capire o non ti interessa che io sia impegnato.>>
<< Per me non è mai stato un grosso ostacolo.>>
Finalmente vidi il prof entrare e tirai un sospiro di sollievo.
La lezione fu lunga e pesante, ma ero anch’io che non riuscivo a concentrarmi al meglio, ero stanco e mi faceva male la schiena. Al termine, uscii fuori, mi procurai dell’acqua e presi una pillola, mi sentivo sempre osservato:
<< Che cosa prendi? Pillole per favorire la concentrazione, la memoria?>>.
Era davvero un’impicciona, ma non risponderle sarebbe stato peggio:
<< Antidolorifici.>>, rimasi vago.
<< Sei su una sedia, ma hai dolore?>>
<< Non sono paralizzato, ho un problema ai nervi, mentre il dolore è alla schiena.>>, non so perché le stavo confessando tutti questi particolari, ma aveva un tono così insistente, volevo solo togliermela dai piedi.
Presi il cellulare e chiamai Bella:
<< Ciao amore dove sei?... Come stai?… Hai mal di testa? … Rilassati un po’ e prendi un analgesico, come ha detto mio padre… Ci vediamo a pranzo?…  Si non a mensa, ti aspetto al solito posto!
 
 
BELLA

Il professor Robert Newman, accompagnato da un giovane assistente, ci tenne una lezione molto interessante, durante la quale ci fece esplorare il mondo che si è sviluppato durante il Rinascimento, tutto attraverso la visione di Shakespeare e di come questo aveva influenzato il pensiero di quel periodo ma anche dei giorni nostri. Era interessante vedere come il pensiero sull’amore, sulla vita, sulla famiglia e sulla società, al tempo di Shakespeare, potesse ancora essere molto attuale.
Ogni tanto l’assistente, aggiungeva dei commenti interessanti, corredava i suoi contributi, con brani tratti dagli scritti del grande scrittore inglese.
Avevo fatto parecchi interventi, la letteratura shakespeariana mi affascinava e ne ero una fine conoscitrice. Avevo catturato l’attenzione dei professori che mi seguivano con attenzione quando parlavo e ogni tanto parlavano tra di loro sottovoce.
Finita la lezione, avevo preso i miei libri e mi ero andata a sedere sotto il nostro albero, nell’attesa che arrivassero Edward e gli altri, il sole era alto doveva essere quasi mezzogiorno, avevo degli occhiali scuri, mi giovavano a lenire un po’ l’emicrania, ad un tratto vidi un ombra, mi sollevai e vidi il professore Long.
<< Signorina la stavo cercando.>>
<< Professore… Bella Swan, piacere.>>, gli porsi la mano, me la strinse.
<< I suoi interventi così precisi e completi, mi hanno veramente colpito, è un’estimatrice di Shakespeare?>>.
<< Molto, è il mio preferito, sono appassionata di tutto ciò che è uscito dalla penna di quel genio.>>
<< Il professor Newman mi ha chiesto di rintracciarla, per proporle una ricerca sull’influenza del pensiero dello scrittore sulle reti valoriali dei giorni nostri, potrebbe interessarla?>>.
<< Sì certo però, se fosse possibile, dovrei far passare qualche giorno, ho avuto un piccolo incidente qualche giorno fa e mi è stato consigliato di riposare più possibile, per tutta la settimana seguirò, quindi solo alcune lezioni. La prossima settimana, dopo aver tolto i punti, potrò riprendere a studiare con i miei ritmi normali.>>
<< Certo non abbiamo fretta venga venerdì o sabato nell’ufficio del professor Newman e le daremo le indicazioni bibliografiche, così da poter iniziare le ricerche.>>
<< Ci sarò.>>, sentii la voce di Edward, mi volsi e lo vidi, era insieme ad Tanya, mi girai  di nuovo verso il professor Long.
<< Bene signorina Swan allora ci vedremo più avanti, si  riprenda presto.>>, disse.
<< Grazie ancora per l’opportunità che mi state offrendo.>>
<< E’ stato un vero piacere conoscerla.>>, e si congedò.
Edward arrivò tallonato da Tanya, mi avvicinai a lui e lo baciai.
<< Come stai?>>, disse Tanya.
Feci una faccia stranita.
<< Come?>>
<< Edward mi stava dicendo che hai avuto un piccolo incidente, ti hanno messo dei punti?>>
<< Sì ma niente di grave, già tutto passato.>>
<< Dovresti stare più attenta, perdere giorni di frequenza ad UCLA, compromette facilmente l’esito degli esami.>>
Mi accigliai, come si permetteva questa str….a, decisi di non raccogliere la provocazione.
<< Tanya!>>, sentimmo il vocione di Emmett, le sue braccia le cinsero i fianchi.
<< Fai piano potresti stritolarmi.>>
<< Non mi sembrava che sabato, tu fossi così dispiaciuta.>>
<< Dipende dalle situazioni e dalle persone presenti.>>,  scoccò un’occhiata a Edward.
Adesso cominciavo veramente a perdere la pazienza.
<< Con chi parlavi poco fa?>>, mi chiese Edward, << un collega?>>.
<< No, è un assistente del professore di letteratura inglese, ho seguito la loro lezione, mi sono lasciata prendere la mano con gli interventi, non so se li ho spaventati o interessati, comunque mi ha raggiunto per propormi una ricerca.>>
<< E brava la mia letterata, hai fatto colpo.>>, mi disse, dandomi un bacio sul naso.
<< Venerdì andrò nel suo ufficio per prendere la bibliografia e potrò iniziare la ricerca.>>
<< Dove pensi di andare tu?… Nell’ufficio di un professore che da una prima occhiata, sembra più vicino alla mia età che a quella di un ordinario?>>.
<< Ogni tanto riaffiora anche in te la gelosia, state tutti a prendermi in giro, ma tu lo sei forse quanto me. E’ solo per una ricerca.>>
<< Ti farò da scorta.>>
<< Come vuoi tu.>>, mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai, << A proposito di presenze invadenti, dovrò subire ancora le domande indiscrete e soprattutto fuori luogo di Tanya, perché le hai detto del mio incidente?>>
<< Mi infastidiva con la sua presenza e mi pressava con le sue domande, ha detto di aver notato qualcosa di strano sulla tua testa, lei ho detto che eri caduta.>>
<< Edward non mi sento mai a mio agio, ad averla intorno. Quando si rivolge a te o a me, si esprime sempre con doppi sensi, è provocatoria, ti manda sempre messaggi precisi, ha un fare troppo pregiudicato.>>
<< Ti prego non ricominciamo, lei può credere o pensare quel che vuole, non m’importa, ti fidi di me?>>
<< Certo.>>
<< E allora!>>
Edward prese a giocare con una ciocca dei miei capelli, sembrava assorto:
<< Pensieri?>>, gli chiesi.
<< Hai qui il numero del dottor Lys?>>.
Annui.
<< Chiama tu per favore, adesso.>>
 
 
Composi il numero, rispose la segretaria, mi annunciai e mi passò subito il dottore:
<< Dottor Lys potrebbe fissare quel consulto per il mio fidanzato questa settimana?>>.
<< Venerdì pomeriggio… diciamo alle quattro, per voi andrebbe bene?>>, disse lui.
<< Può attendere… Edward venerdì pomeriggio?>>
Feci un segno di sì con la testa.
<< Ok dottore a venerdì.>>, chiusi la chiamata.
<< Come mi piace quando mi chiami “il mio fidanzato”, dà un tale senso di ufficialità.>>, rise.
<< Ehi ragazzi si sta facendo un po’ tardi.>>, disse Jasper, << noi andremmo.>>
<< Accompagno io Edward.>>, dissi.
Dentro l’aula cominciò a baciarmi, lì davanti ai suoi colleghi. Sapevo che Tanya era in agguato e lo ringraziavo di questo ennesimo gesto per darmi sicurezza e sedare il mio crescente fastidio.
<< Adesso è meglio che vada o rischio di trascinarti nel bagno e dar seguito a questi baci.>>, dissi.
<< Non potrei essere più d’accordo, ma credo che stasera a casa mia sarebbe più indicato.>>
Alla fine della lezione piuttosto che andare fuori, mi diressi in biblioteca, volevo cominciare a documentarmi sull’argomento che i professori intendevano affidarmi, arrivare già preparata venerdì, cercai tra gli scaffali la sezione dedicata a Shakespeare e presi in prestito qualche testo, sprofondai su di una poltrona, vicino alle finestre e cominciai a leggere.
Non mi accorsi che il tempo era passato così velocemente, ogni tanto avevo controllato fuori, d’un tratto vidi Edward e Tanya, era piegata verso di lui, gli stava parlando ed era estremamente vicina al suo viso. Ebbi un moto d’irritazione, quella ragazza riusciva a risvegliare immediatamente i miei istinti peggiori, chiusi i libri, cercai di calmarmi, non mi piaceva mostrarmi debole e li raggiunsi.
<< Ciao.>>, dissi avvicinandomi, Tanya si scostò, io gli diedi un bacio. << Ho fatto tardi mi dispiace.>>
<< Sono appena arrivato.>>
<< Bene Edward vi lascio, ci metteremo d’accordo domani, per il lavoro che dobbiamo svolgere insieme. Ciao Bella.>>, disse Tanya.
<< A domani.>>, tagliò corto Edward, con lo sguardo afflitto.
Non appena si fu allontanata, mi sedetti vicino a lui, aspettava ansioso che parlassi, preferì non tenerlo sulle spine:
<< Che lavoro? Forza spiega prima che perda il lume della ragione.>>
<< Il professor Watson di etica biomedica ci ha assegnato un saggio per verifica trimestrale e ha deciso di mettermi in coppia con la mia vicina, lascio a te le conclusioni.>>
<< Sono davvero entusiasta di questa news.>>
<< Non potevo mettermi a discutere, no?>>
<< Questa sua pressione costante, comincia a darmi veramente fastidio.>>
<< Hai visto anche tu il posto più comodo per me è prima fila vicino alla porta e tre volte su quattro, la trovo piazzata lì, che dovrei fare?>>
<< Amore sto scherzando. Sta solo attento, ha atteggiamenti un po’ subdoli. Non si creerebbe alcun problema a metterti in situazioni fastidiose.>>
 
 
EDWARD
 
Volevo rendere anche questa sera un po’ speciale, alla fine avevo preferito una cosa semplice, un pic-nic notturno, nell’angolo appartato del mio giardino che ormai era nostro, chiesi a Mark di illuminare tutto con delle lanternine e portare la cena in giardino.
Presi tutti i fogli che aveva portato Bella, mi sedetti sul plaid e li rilessi con attenzione. Non nascondevo una certa ansia legata all’incontro con il neurochirurgo, volevo tutto chiaro, calcolare probabilità di riuscita ma soprattutto tempi per il completo recupero. Un’altra variabile da considerare era il periodo favorevole per fare l’intervento, che non compromettesse il mio anno di frequenza. Presumevo che avrei perso almeno un paio di settimane subito dopo l’operazione, ma volevo aver chiaro se durante la riabilitazione avrei potuto dedicare tempo allo studio e alla frequenza dei corsi.
Mentre procedevo con la lettura, mi appuntavo a margine dei fogli, le domande che avrei fatto al dottore, volevo essere centrato e preciso, volevo fugato ogni dubbio.
Un rumore, mi voltai, aveva indosso una gonna lunga di jeans e una maglietta che le lasciava una spalla scoperta, le infradito, la sua bandana, meravigliosa, il suo sguardo era allegro.
Si fermò, si guardò intorno e disse:
<< Che bella atmosfera che hai creato, sei un mago.>>,  si abbassò e mi schioccò un bacio dolce.
<< Quest’angolo ormai è il nostro piccolo paradiso, m’ispira e poi Mark fa sempre il resto… la tua rosa amore mio.>>
La prese e la baciò, poi si distese e poggiò la testa sulle mie gambe, vide i miei appunti sui fogli del Cedars e li prese:
<< Stai facendo un’analisi approfondita, mi sembra giusto, dobbiamo arrivare all’appuntamento con le idee chiare su cosa devi affrontare e Lys deve darti certezza sui punti oscuri che io non potevo discutere per te.>>
<< Gli esami finali del trimestre sono tra il quattro e il nove dicembre, il trimestre si chiude il dieci dicembre, l’altro riprende il quattro gennaio, ho un mese per affrontare intervento, la prima parte della convalescenza e se sono fortunato cominciare la riabilitazione.
Anche se, considera che non sono stato mai molto fortunato, tranne quando ti ho incontrata e quindi  forse dovrei essere un po’ più cauto, considerare eventuali intoppi, nell’intervento, nella degenza, o nel periodo di convalescenza.
Comunque potremo suggerirgli questa data, come probabile per fissare l’intervento.>>
<< Hai già parlato con i tuoi genitori?>>.
<< No, ora il mio primo punto di riferimento in questa storia sei tu e con te che devo confrontarmi per prima, per fare le scelte.
Di questi dettagli importanti legati alla tempistica è con te che ne voglio parlare.
So che non mi lascerai mai per tutto il periodo del ricovero e non voglio recare danno ai tuoi studi, quindi dobbiamo decidere insieme. Ah mia madre vorrebbe esser presente alla visita.>>
<< E tuo padre?>>
<< Non so, mia madre parlerà con lui.>>
<< Edward.>>
<< Eri presente al nostro ultimo scontro, non voglio subire un’altra sfuriata.>>
<< Sono sicura che i toni saranno diversi, ha visto quanto tu sia deciso, secondo me ha capito.
Devi coinvolgerlo in tutto questo, lui deve starti accanto, avrai bisogno del suo appoggio, anzi credo che lui potrà aiutarti più di tutti noi… >>
<< Io ho bisogno di te, solo di te.>>
<< E io ci sarò, ma devi parlare con lui.>>
Mi aveva preso le mani, le avvicinai alla bocca e gli posi un bacio, lei sorrise, poi si mise seduta e cominciò a prendere il cibo ed imboccarmi, contemporaneamente mi carezzava, le sue dita mi sfioravano, mi salivano dei brividi dove passava, sorrideva, mi guardava, ogni tanto mangiava qualcosa anche lei, non riuscivo a staccarle lo sguardo da dosso.
 << Dimmi ti prenderai cura di me in questo modo quando sarò operato?>>.
<< Ma certo, farò tutto quello di cui avrai bisogno.>>
Si alzò, divaricò le gambe e si sedette a cavallo su di me. Si avvicinava al mio collo e mi passava la lingua piano, chiusi gli occhi, tutto ciò che mi stava facendo era incredibilmente provocante, raggiungeva  ogni mio senso:
<< Mi ami?>>, mi sussurrò a un tratto.
<< Lo sai che sono innamorato perso di te.>>
<< Dimmelo spesso Edward, ne ho bisogno.>>
<< Ti amo… ti amo… ti amo… ti amo!>>, scoppiai a ridere.
Mi prese le mani e le appoggiò sulle sue cosce, la carezzai, lei prese a sospirare, poi disse:
<< Ogni volta scopro una sensazione eccitante e sconosciuta, riesci a rendere ogni contatto tra noi  sempre diverso, sempre unico.
Sei stato il primo e sarai solo mi farai sentire come sono adesso, come su una nuvola, con la mente persa di un’estasi senza fine… mi bastano le tue mani… solo il contatto con il tuo corpo, la tua voce, il tuo profumo!>>.
<< Mamma mia che dichiarazione d’amore!>>.
<< Oh sì signor Cullen… d’amore eterno.
<< Amore eterno.>>
<< Certo dovrai fare i conti con il mio il mio pessimo carattere.>>
<< Quale pessimo carattere? La mia meravigliosa, passionale, forte, italiana, impossibile!>>, un bacio e poi un altro, presi fiato:  
<< Se mi lasciassi… io ne morirei.>>, ecco l’avevo detto.
Si sollevò e mi fissò intensamente:
<< Che cosa dici?>>
Il suo sguardo divenne serio.
<< Quando parli della morte, mi fai paura.>>, disse.
<< Pensi di lasciarmi?>>, risposi con un sorrisetto, tentando di sdrammatizzare.
<< Non riesco a scherzarci su, Edward, lo sai, è un mio limite. Non voglio mai più sentirtelo dire, non voglio nemmeno che lo pensi, ti prego!
Impazzirei al solo pensiero che tu non ci fossi e soprattutto se fosse per causa mia!>>.
<< Basta, ho capito! Non pensiamoci più… ho sbagliato, sono qui tra le tue braccia… e non andrò mai via!>>.
Prese un bicchiere con dell’acqua, la trangugiò, aveva delle gocce di sudore che le scendevano dalla fronte.
Mi sentii molto colpa per ciò che avevo detto, mi ritornò in mente suo fratello e ricordai la sua inquietudine dopo avermi sentito parlare con mio padre, mi resi conto cosa avesse provato a sentirmi parlare ancora di morte. Mi avvicinai a lei, le asciugai con un fazzoletto il sudore e aspettai che si rasserenasse un po’.
<< Sono un disastro!>>, disse.
<< Perché dici questo?>>.
<< Scatto come una molla, non è normale.>>
<< La paura che qualcuno che ami scompaia, è tanto terribile, quanto giustificabile.
Devi sapere che durante alcune crisi molto gravi, ho creduto di essere davvero in procinto di morire e quindi ho messo in conto che potesse accadermi, ho relativizzato questo aspetto, poi sono passato a pensare che sarebbe stata una liberazione, in primo luogo per me, ma anche per tutti quelli che erano costretti ad assistermi, ma adesso ho tutta un’altra prospettiva.
Mi vedo diverso, migliore, guarito, studente, laureato, ricercatore ma soprattutto amante… marito e padre … È bello no? Riesco a vedere tutto questo, ma solo con te accanto.>>
<< Non temere Edward, avremo tutto il tempo per costruirci questo splendido futuro insieme.>>
 
 
Ciao
Scusate il ritardo ma oggi è stata una maratona!
Il nostro Edward ha affrontato anche l’ultimo ostacolo, l’assurdo dottor Cullen, adesso niente può fermarlo. Bella è vista ancora come l’eminenza grigia, colei che decide,una minaccia allo status quo.
E’ la sensazione più terribile che una donna possa provare, essere considerata come una che lavora nell’ombra.
Lui acquista, almeno ai miei occhi, sempre più una considerazione per la sua forza d’animo, la sa determinazione ma soprattutto perché non ha paura di mostrarsi com’è, come è stato, anche se questo vuol dire aver avuto debolezze e crolli.
Sempre più forte, sempre più vicini, sempre più uniti, un passo alla volta.
Vi prego cercate di fugare una mia piccola crisi, il pensiero che la mia storia stia cominciando ad annoiarvi, datemi risposte, contattatemiiiii!!!!
(sono paranoica vero?)
A presto
Bacionissimi
Cloe J
 
Rinnovo l’invito a chiunque sappia disegnare, per preparare delle illustrazioni particolari da inserire all’interno dei capitoli! Grazie!

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Capitolo 13
*** Appuntamenti improrogabili ***







Tratto dal dodicesimo capitolo:
<< Avevi ragione il tuo amico è una vera forza della natura, sembra non stancarsi mai.
Però tu hai tutto un altro fascino.>>
Abbassai gli occhi e sperai che il professore entrasse, Tanya non mi staccava gli occhi di dosso:
<< T’imbarazza se ti guardo?>>
<< Sei un po’ troppo spinta per i miei gusti.>>
<< Spinta! Ah! Ah! Questo si che è un complimento.>>
<< Non so se fai finta di non capire o non ti interessa che io sia impegnato.>>
<< Per me non è mai stato un grosso ostacolo.>>
Finalmente vidi il prof entrare e tirai un sospiro di sollievo.
La lezione fu lunga e pesante, ma ero anch’io che non riuscivo a concentrarmi al meglio, ero stanco e mi faceva male la schiena.
Al termine, uscii fuori, mi procurai dell’acqua e presi una pillola, mi sentivo sempre osservato:
<< Che cosa prendi? Pillole per favorire la concentrazione, la memoria?>>.
Era davvero un’impicciona, ma non risponderle sarebbe stato peggio:
<< Antidolorifici.>>, rimasi vago.
<< Sei su una sedia, ma hai dolore?>>
<< Non sono paralizzato, ho un problema ai nervi, mentre il dolore è alla schiena.>>, non so perché le stavo confessando tutti questi particolari, ma aveva un tono così insistente,
volevo solo togliermela dai piedi.

 

CAPITOLO 13

 

Appuntamenti inderogabili

 
BELLA
 
Durante la settimana continuai a frequentare la metà dei corsi, Edward invece, era completamente immerso nelle lezioni, tra libri e laboratori, non si dava tregua, come se dovesse mantenere la mente costantemente concentrata su qualcosa. Tutto questo super lavoro lo sfibrava, ma avevo la sensazione che in questo suo stremarsi di studio, c’era anche la necessità di non pensare all’incontro di venerdì e a tutto ciò che poteva comportare.
Suo padre ogni giorno mi medicava la ferita, scambiava qualche parola, mantenendo però un atteggiamento piuttosto distaccato.
Edward alzava le spalle, non ne era sorpreso e diceva che tutto sommato non gli interessava, ma io  ero convinta che lui fosse molto deluso.
In compenso la nostra intesa era sempre molto forte, ci muovevamo sempre una in funzione dell’altro, dedicando tutto il nostro tempo libero a noi, passavamo spesso le serate insieme, riempiendole di momenti piacevoli, così forse da prepararci.
Avevo seguito un’altra lezione del professor Long, durante una pausa gli avevo fatto vedere ciò 
che avevo già selezionato dai testi trovati in biblioteca, aveva apprezzato il mio sollecito impegno e aveva giudicato il materiale già molto valido, mi ricordò l’appuntamento per venerdì.
Come avrei potuto dimenticare venerdì!
Quando riprese la lezione, notai che ogni tanto, Long, mentre spiegava, si soffermava su di me, continuava a parlare e mi fissava, non capivo se era per concordare con me, ciò che diceva o se, non ero certo un’ingenua, ci stava provando; in fondo poteva avere sì e no trent’anni, non sarebbe stato né il primo né l’ultimo a flirtare con una studentessa.
Sorrisi al pensiero di quando l’avrei raccontato al mio Edward, la trasformazione da “innamorato” a  “furioso”, sarebbe stata immediata e divertente.
Del resto anche lui aveva i suoi problemi.  Tanya non demordeva, forte di questo pseudo impegno assegnatogli dal professore, continuava a stargli addosso in maniera insopportabile, aveva tentato più di una volta di organizzare una sessione di studio a casa sua, ma Edward aveva spostato sempre il tutto in biblioteca.
Trovavo la situazione ridicola, quasi mi divertivo nel vedere i tentativi infruttuosi di Tanya con lui.
Di giorno tentava di coglierlo in fallo, la sera era talmente frustrata dai suoi fallimenti, che si rifaceva su Emmett; lui raccontava che era spassoso vederla sfogare, anche a letto, dalla delusione per non riuscire a perforare la resistente corazza del mio uomo.
<< Ehi mio amore, a cosa stai pensando?>>, sobbalzai, mi aveva preso per i fianchi.
<< Edward! Non ti avevo sentito entrare.>>
<< Eri veramente persa in pensieri profondi, ho anche bussato.>>
<< Ma… sei arrivato dalle scale?>>
<< Mi ha aiutato tua madre, volevo farti una sorpresa, ma adesso fammi sedere.>>
<< Vieni qui matto!>>.
Si distese nel letto, mi trattenne prendendomi la mano, allora mi stesi sopra di lui:
<< Cos’hai nella tasca dei pantaloni?>>, gli chiesi, mi sollevai.
<< Qualcosa per te amore.>>
Mise la mano in tasca e tirò fuori una scatolina blu. Me la porse, la aprii emozionata. Era un ciondolo di platino a forma di cuore con due brillantini incastonati al centro, dietro, c’era incisa una data: 18 agosto 2010.
<< Amore mio è bellissimo!>>, mormorai, prese il girocollo e me lo mise.
<< Questa data è troppo importante per me.>>, disse socchiudendo gli occhi.
<< E a me ricorda quanto sia stata stupida a non riconoscere subito l’amore della mia vita.>>
<< È da quel giorno che possiedi il mio cuore, sono tuo e lo sarò per sempre!>>.
Disegnava con un dito i tratti del mio volto, gli occhi, il naso, le guance sempre con delicatezza, mi sfiorava con le labbra, si beava nel sentire l’odore della mia pelle, dava l’impressione di essere in estasi.
Io ero come ipnotizzata, i suoi lineamenti così eleganti, perfetti, quella bocca sensuale, in questo momento leggermente schiusa in un sorriso, sarei restata così a fissarlo, imprimermi ogni singolo tratto del suo splendido volto, sereno.
Si fermò qualche ora da me, poi lo riaccompagnai a casa. Al mio ritorno, trovai sotto il patio, mia madre e mio padre conversavano, mi misi in ginocchio tra di loro ed emozionata mostrai loro il regalo.
<< Che romantico!>>, disse mia madre,<< innamorato al primo sguardo! È così raro Bella! Sei una donna fortunata.>>
<< Davvero mamma! È così incredibile stare con lui, niente è mai superficiale, tutto quello che mi dona, gli viene dal profondo dell’animo! Non so se riesco a spiegarmi, mi mostra sempre cosa prova, va sempre oltre ciò che è legato alla fisicità.>>
<< Non lo farà consciamente, ma vista la sua condizione c’è da capirlo.>>, disse mio padre.
<< No papà io penso che sappia che io lo amo a prescindere da tutto, perché lui è così … è Edward.>>
<< Bisogna vedere se lui ha la consapevolezza di rappresentare tutto questo per te, non ci sarebbe da stupirsi se sentisse il bisogno sempre di conferme, può darsi sia lui che non si accetti, che sia insicuro.>>
<< Perché stai dando una connotazione negativa al fatto che Edward mi mostri più il suo lato interiore, che quello fisico, io trovo che sia un’espressione di maturità in un rapporto è già consolidato, invece tu mi parli d’insicurezza, di mancata accettazione.>>
Mi madre gli tirò una gomitata sul fianco:
<< Possibile Charlie che in questo periodo dici sempre le cose sbagliate o hai un tono totalmente fuori luogo!>>.
<< Il fisico per me non è stato mai importante.>>, continuai rincuorata, << in questi anni non mi sono fatta mai attrarre da un corpo, da un volto o da uno sguardo solamente.>>
<< Però Bella >>, intervenne mia madre, << diciamoci la verità, dopo Alec, tu non hai permesso a nessuno di avvicinarti più del dovuto, tantomeno interessarti.>>
<< Non è del tutto vero, mi è capitato di frequentare qualche ragazzo e guardavo sicuramente oltre all’aspetto, ma il più delle volte trovavo solo delle lande desolate di superficialità e grettezza. E poi sapete cosa mi capitava spesso?... li mettevo a paragone con Jacob.>>, sospirai, << lui prima attirava con gli occhi e con il corpo, era così bello, ma poi stregava con le parole. Ciò che diceva, come lo diceva, le ragazze si perdevano al suono della sua voce e poi se era lui a scoprire la landa desolata, le scaricava senza pietà.>>,  risi.
<< Cattivissimo!>>, disse mia madre, con un sorriso.
Forse era la prima volta che la vedevo sorridere, mentre ricordava mio fratello, mio padre le strinse la mano e mi appoggiai a loro.
<< Adesso sarà felice e sono certa approverà l’uomo che scelto, interiormente profondo e straordinario, così simile a lui e poi così bello.>>
Sorrisi ancora e guardai verso il cielo.
<< È meglio che vada a dormire, domani sarà una maratona.>>, dissi.
<< In bocca al lupo, per la visita.>>, disse mia madre << e fammi avere notizie.>>
<< Buonanotte, vi voglio bene.>>
Mi svestii, mi buttai sul letto, strinsi il mio ciondolo e, sopraffatta dalla malinconia dei ricordi, cominciai a piangere.
 
 
EDWARD
 
Presi sonno solo alle cinque, proprio per sfinimento e quella sveglia alle sette e mezzo, mi sembrò una fucilata, Liv e mia madre in cucina stavano preparando dei pan cake, ma avevo la nausea per la tensione.
<< Liv solo un caffè, ho lo stomaco chiuso.>>
<< Cerca di rilassarti o questa giornata sarà troppo lunga e poi sai bene che l’ansia ti fa brutti scherzi.>>
<< Spero solo che passi presto. Devo andare a prepararmi tra poco arriverà Mike, oggi è lui di turno. Questa dipendenza comincia a seccarmi, Bella non può guidare ed io… sono solo un peso! Stai tranquilla che appena mi riprenderò dall’intervento, una delle prime cose che farò, sarà prendermi patente e auto. Sono stato uno stupido a non averlo fatto qualche anno fa, in fondo le macchine con il cambio al volante, non sono poi così complicate da guidare, adesso almeno sarei indipendente.>>
 
 
<< Ti sei svegliato proprio con il piede sbagliato.>>, disse mia madre, << addolcisciti un po’, prova a mangiare un pan cake.>>
Sorrisi, mentre lei mi arruffava i capelli, mi mise un piatto davanti e decisi di seguire il suo consiglio:
<< Vediamo se riusciamo ad aggiustare un po’ questa mattinata!>>.
Mike arrivò puntualissimo, passammo a prendere Bella, che invece, era in ritardo, Renèe mi disse che aveva avuto difficoltà a svegliarsi, aspettammo pazientemente.
La vidi arrivare dal retro della casa, di corsa, entrò in auto e si appoggiò allo schienale, aveva un cappellino calcato sulla testa e gli occhiali da sole, nonostante il cielo fosse coperto:
<< Che succede?>>, chiesi.
<< Niente.>>
<< Bella.>>
<< Davvero non ho niente… mollami Edward.>>
Mi voltai verso di lei:
<< Scusami non volevo essere sgarbata, ho avuto una notte da schifo.>>
Allungai la mano e le tolsi gli occhiali, me lo lasciò fare, poi abbassò lo sguardo.
<< Perché questi occhi così gonfi e rossi? Hai pianto? Che è successo?>>.
<< Crisi isterica senza giustificazione!>>
Capii che non voleva parlare dinanzi a Mike, mi girai e ripresi a guardare la strada, lei rimaneva appoggiata al sedile, aveva rimesso gli occhiali e si guardava le mani.
 

 
<< Adesso siamo tu ed io, cosa è successo, raccontami.>>
<< Niente.>>
<< Avevamo fatto un patto, non ci saremmo mai più nascosti niente.>>
<< Ieri sera tornando a casa, ho fatto vedere ai miei il tuo regalo, abbiamo parlato un po’ di me e di te, del nostro rapporto, è stata una conversazione piacevole, poi ho accennato a mio fratello, ho parlato di lui, di com’era, come pensava e si comportava, di come, secondo me, tu sei simile a lui nella tua parte più intima.
È stato bello, eravamo sereni, ma appena sono tornata nella mia stanza, ho iniziato a piangere e non sono riuscita a smettere fino a stamattina.
Pensavo di potercela fare a ricordarlo, senza farmi prendere dallo sconforto e invece… >>
<< Perché non mi hai chiamato.>>
<< Non volevo gravarti dei miei pensieri, mi rendo conto che ancora non riesco ad accettare la sua scomparsa, i ricordi non mi danno conforto, mi straziano.>>
<< Amore, guardami, i ricordi devono servire a mantenere vivi nella mente le persone cui siamo legati, certo è inevitabile che portino con sé anche il dolore dei momenti tragici, ma se non tornassi indietro con la memoria, le persone care cadrebbero nell’oblio e questa si che sarebbe una perdita indicibile.>>
<< Mi auguro che piano piano riuscirò davvero a non lasciarmi andare sempre così. Adesso come mi presenterò dal professor Newman, con questa faccia.>>
<< Non devi mica dar loro spiegazioni, devi solo prendere la bibliografia, farti tratteggiare di cosa vogliono che tu parli e stop, a che ora pensi di andare?>>.
<< Verso le dieci e mezzo.>>
<< Ci vediamo alla tua facoltà alle dieci e un quarto, andremo insieme.>>
<< Ma anche no.>>
<< Ti ho già detto che sono geloso dell’assistente? Vai a lezione, ci vedremo tra un paio d’ore davanti all’ufficio del professor Newman. Ti amo e sorridi, sei troppo bella quando sorridi!>>
 
Oggi restare in aula sarebbe stato un inutile spreco di tempo oggi, non avevo né la lucidità né la concentrazione per seguire, ma quantomeno avrei registrato la presenza.
<< Ciao!>>, era Tanya. << Hai delle occhiaie.>> fece un sorrisetto.
<< Non ho dormito.>>, risposi secco.
<< Per motivi piacevoli o spiacevoli?>>.
<< Tanya ascolta stamattina non sono dell’umore adatto per parlare e non ho pazienza.>>
<< Ok non ti alterare… pensi che più tardi sarai più socievole, dovremmo fare una ricerca per il saggio.>>
<< No a metà mattinata ho un impegno con Bella e nel pomeriggio non seguirò alcuna lezione, dovremo rimandare a lunedì, magari nella pausa pranzo.>>
<< Va bene allora buon fine settimana, magari ci incrociamo, sai con Emmett…>>
Tremai al pensiero di dover passare una serata con lei tra i piedi e con la necessità di dover assistere ai suoi giochetti.
 
Era la prima volta che mi recavo io in facoltà da Bella, entrai nell’edificio e chiesi dov’era l’ufficio del professor Newman, ma sentì una voce dietro le mie spalle:
<< Che cosa pensavi che ti avrei fatto andare in giro da solo nel mio regno, amore mio, le letterate sono molto più vogliose e senza freni delle scienziate.>>
<< Lo so bene…>>
Aveva gli occhi ancora un po’ gonfi, ma sembrava più serena.
<< Vieni abbiamo un po’ di tempo, faremo un tour veloce.>>
Dopo avermi fatto visitare un pò, ci dirigemmo verso l’ufficio del professore.
<< Buongiorno professor Long!>>
<< Buongiorno signorina Swan.>>
<< Le presento il mio fidanzato.>>
<< Piacere Edward Cullen. >>, allungai la mano.
<< Piacere John Long… >>, continuò, << signorina Swan mi dispiace ma il professor Newman è dovuto recarsi a un convegno a San Francisco, qui c’è il programma da svolgere e testi a cui attingere per la ricerca. Tra una decina di giorni, ci sarebbe un seminario ad Anaheim a cui lei dovrebbe partecipare, oltre a me e il professore, ci saranno degli interventi  molti rilevanti, validi per la sua ricerca.>>
<< Vedrò di organizzarmi.>>
<< Signor Cullen dev’essere molto fiero della sua fidanzata, è davvero molto preparata, una studentessa con grandi capacità, il professor Newman, ma anch’io del resto, siamo rimasti molto impressionati.>>
Bella era arrossita, il professore la guardava e io guardavo lui.
<< Lei segue i corsi qui a UCLA?>>, mi chiese.
<< Si microbiologia e genetica.>>
<< Interessante, ma adesso non vorrei togliere del tempo alle vostre lezioni, se non ha domande da pormi…. comunque a margine del programma le ho segnato i nostri recapiti telefonici, ha già le nostre e-mail, se le sorge qualche dubbio non esiti a chiamarci.>>
<< Grazie professore, ci vedremo lunedì a lezione.>>
<< Buon fine settimana.>>, ci disse, << piacere di averla conosciuta signor Cullen, a presto.>>
Mentre raggiungevamo il nostro posto sul prato, dissi con tono posato:
<< Attenta a non perdere il suo recapito telefonico e la sua mail.>>.
Lei si fermò.
<< Cosa?>>, rispose.
<< Dicevo di appuntarti il suo numero, non vorrei che lo perdessi, potrebbe esserti molto utile e poi “Mi raccomando non esiti a chiamarci!”>>, mi misi a ridere.
<< Stupido!>>, rise anche lei e mi stampò un bacio sulle labbra.
<< E’ ufficiale sono geloso del professor Long, non credo che permetterò che tu segua questa ricerca con lui, voglio che ti relazioni solo con professori ultrasessantenni… capito! E poi non ti farò andare ad Anaheim da sola.>>
<< Sei così sexy quando sei geloso, mi viene tanta voglia di metterti le mani addosso!>>
<< Insomma io minaccio un tuo docente e a te vengono i pensieri sconci.>>
<< Che posso farci solletichi la mia voglia di possederti.>>
<< La tua psiche è confusa!>>, dissi.
<< Assolutamente, è nel caos per te.>>, mi rispose lei.
<< Andiamo, credo che tu abbia bisogno di sbollire un po’. Hai fame? Prendiamo qualcosa? Poi voglio parlare a Emmett, anche lui potrebbe essere utile, per tenere sotto controllo quel tuo giovane professore… a proposito, guarda che esce con Tanya, almeno per ora, probabilmente capiterà di incrociarla nei prossimi giorni.>>
<< Wow fremo nell’attesa, ma fino a quando tiene le sue grinfie lontano da te, non c’è problema.>>
<< La mia leonessa.>>
Bella mise via gli appunti e disse, accarezzandomi il viso:
<< Grazie.>>
<< Che cosa ho fatto?>>
<< Mi hai fatto passare tutta la tensione accumulata durante la notte e mi sei stato vicino, se fossi stata sola, sarei stata nervosa e invece con te tutto è stato semplice e breve, grazie ancora.>>
<< Riprendi a baciarmi, è il miglior modo per mostrami la tua gratitudine e poi avrai l’occasione di sdebitarsi immediatamente, tra qualche ora, avrò bisogno di tutto il sostegno che potrai darmi.>>
< < E’ vero amore mio, scusami, il tuo appuntamento non può essere paragonato alla stupidaggine che ho appena affrontato.>>
<< Ecco adesso sì che sono rilassato.>>
<< Voglio dire...>>
<< Quanto ti amo.>>, le dissi e la baciai. << Andrà tutto bene vero?>>.
<< Si tesoro, sono fiduciosa che il professore, ti darà una soluzione percorribile.>>
<< Niente lezioni oggi?>>, chiese Alice raggiungendoci.
<< Abbiamo anticipato il week-end.>>, rispose Bella.
<< A proposito di week-end, vorremmo prendere i biglietti per vedere “Le Cirque du Soleil” al Kodak Theatre domani, verrete?>>.
<< Il teatro sarò pieno come agli Awards, vuol dire caos, non credo proprio che sia una buona idea per me.>>, dissi.
<< Avremo posti numerati, non ci sarà ressa, il padre di Emmett penserà a tutto, ti prego Edward.>>, Alice si era inginocchiata vicino a me e mi guardava con i suoi occhioni scuri.
Mi rivolsi a Bella:
<< Ti piacerebbe andare?>>.
<< Decidi tu, sai che per me va bene tutto, purché stiamo insieme.>>
<< Dai Bella convincilo invece di essere sempre così arrendevole.>>, disse lei.
<< Non sono arrendevole, non voglio che si senta obbligato a fare qualcosa che non gli va, per me.>>
<< Peste… >>, dissi, << prendi i biglietti anche per noi, voglio portare il mio amore a teatro domani.>>
<< E vai! Chiamo subito Emmett.>>
Bella mi guardava e sorrideva:
<< Mi ami davvero in maniera eccessiva.>>,  disse << sei disposto ad affrontare qualcosa che ti spaventa, solo per me.>>
<< Affronterò qualcosa di molto più pauroso di uno spettacolo in teatro, per te.>>
<< Edward non devi dire così, mi sento investita di troppa responsabilità! Tu devi guarire perché è la cosa giusta per te, non in funzione mia.>>
<< Dovrebbe esserti ormai chiaro che, prima di conoscerti ormai nulla aveva più molto interesse per me, mi ha tirato fuori tu da un baratro appena in tempo, quindi tu sei motivante. Voglio offrirti una vita normale e in queste condizioni non è proponibile.>>
<< Sei tu che meriti una vita diversa.>>
<< Facciamo un compromesso Swan, diciamo che ce la meritiamo.>>
Il mio cellulare iniziò a squillare:
<< Pronto mamma… sì ti aspettiamo davanti alla facoltà.>>, chiusi la chiamata e sorridendo aggiunsi, << Oh è incredibile sono emozionato, mia madre che viene a prendermi per accompagnarmi dal chirurgo.
Devo dirti grazie anche per questo, amore, ho trovato finalmente un’intesa con lei. Dopo la scomparsa di James, si è barricata in quel dolore immenso, che solo una madre può provare, ma che non le permetteva più di pensare a me, se non per accudirmi e controllarmi. Invece, adesso ha riscoperto l’essere madre sempre, una madre che ascolta, che capisce, con cui puoi dialogare e scegliere di comune accordo, farle cambiare idea e cambiarla tu stesso.
Ho dovuto attendere un po’ ma alla fine è tornata e guardala adesso com’è serena.>>
Feci un cenno con la mano, l’auto con Esme era dinanzi a noi.
<< Forza ragazzi venite, c’è un traffico terribile, non vorrei che arrivassimo tardi.>>
Mi alzai, Bella mi aiutò a entrare in macchina mentre mia madre riponeva la sedia nel portabagagli, Bella appoggiò la testa sulla mia spalla, ma subito dopo imbarazzata si sollevò:
<< Mamma ti spiego uno strano fenomeno. La mia compagna che di solito è abbastanza disinibita, teme in maniera viscerale che voi la giudichiate troppo invadente o eccessiva.>>
<< Edward ti prego.>>, disse lei arrossendo. Io incurante continuai:
<< E mentre a casa sua, io mi sento benissimo, lei a casa nostra o in vostra presenza è rigida e a disagio.>>
<< Davvero? Mi dispiace molto.>>, disse mia madre.
<< Certo bisogna dire. >>, aggiunsi, << che con voi non è proprio facile entrare in confidenza, mentre Renèe è una vera forza della natura, è talmente espansiva e alla mano che è stato un gioco da ragazzi trovarsi bene.>>
<< Edward mi stai mettendo in difficoltà.>>, disse Bella.
<< Voglio chiarire che per me non è stato facile accettare non te o la tua presenza,>>, cominciò mia madre, << ma tutti i cambiamenti che mio figlio ha affrontato da quando sei arrivata, l’università, una vita sociale più intensa, non vedermelo più per casa così spesso e poi questa decisione… intendo l’operazione.  In più sicuramente quando ci siamo incontrate in ospedale, siamo partite con il piede sbagliato, ma era una situazione di grande stress, avevo paura per Edward, per la sua serenità, ti vedevo come un elemento perturbante, che si andava ad aggiungere alla sua situazione già difficile, invece adesso vedo tutto sotto un’altra luce, grazie a te ho ritrovato mio figlio, il mio ragazzo meraviglioso.
Non vorrei mai che ti sentissi un’estranea in casa mia o nel rapporto con noi, sei la sua ragazza, il suo amore, hai reso la sua vita così intensa e piacevole, vorrei piuttosto, che costruissimo anche noi un rapporto di confidenza e di stima reciproca.>>
Bella si era avvicinata, mia madre le aveva carezzato il viso, si appoggiò a me e mi cinse con il braccio:
<< Le due donne della mia vita, siete assolutamente straordinarie.>>
Arrivati al Cedars-Sinai puntuali, avevo i nervi a fior di pelle, mi torturavo le mani e sentivo un peso sul petto, cercavo di respirare per non darla vinta all’ansia, ma non ero così facile, Bella mi strinse e prese a carezzarmi i capelli, chiusi gli occhi e mi concentrai sul respiro.
Sentii una mano, aprii gli occhi e vidi mio padre, mi sorrideva.
<< Pensavi che ti avrei lasciato fare questa cosa, senza il mio appoggio?>>.
<< Non pensavo a nulla, non eri qui, me ne ero fatto una ragione.>>
<< Sono qui adesso. Ti chiedo scusa per essere stato testardo e per tutti questi anni in cui hai sofferto per colpa mia. Quando sarai riuscito a dimenticare il mio gesto insensato, dettato da una paura folle ed ingiustificata di perderti, spero potrai perdonarmi!>>
Abbassai la testa, in fondo ero ancora arrabbiato con lui, ma quelle ammissioni, meritavano un gesto di pace, allora lo abbracciai.
Mio padre si asciugò in fretta una lacrima e si sedette accanto a me, mia madre, lei lo carezzò.
Credo di non aver visto, in questi ultimi anni, un gesto così intimo, tra di loro, sottovoce dissi ad Bella:
<< Non so come ci riesci.>>
<< Di che parli?>> a rendere semplice anche un’impresa titanica. Sei riuscita a riavvicinare due persone straziate, che da anni convivevano, senza più riuscire ad essere più una coppia. Sei incredibile.>> le cinsi le spalle e la baciai, sospirando.
<< Eh no Edward sei tu l’artefice di questo miracolo, la tua scelta coraggiosa li sta riavvicinando, esserti accanto forse, gli sta dando proprio quella ragione in più.>>
Finalmente la porta si aprì, presi un respiro ed entrai, mi trovai dinanzi un medico, di bell’aspetto, con i capelli a spazzola, abbronzato, con un sorriso sornione e il viso aperto
 
<< Piacere Trevor Lys… signorina Swan.>>, le porse la mano.
<< Edward Cullen>>
Il dottore guardò mio padre e disse:
<< Cullen … dipartimento di medicina generale?>>
<< Esatto… piacere Carlisle Cullen. Mia moglie Esme.>>
<< Bene Edward, posso darti del tu?>>.
Annuii.                                                            
Si sedette e iniziò:                                                                 
<< Andiamo subito al dunque, innanzitutto vorrei vedere le radiografie.>> 
Mia mamma  gli diede una busta dicendo:              
<< Sono le più recenti.>>
<< Quanti anni?>>.
<< Due.>>      
Le esaminò con calma poi riprese:
<< Uhm ... le compressioni sono tre. Hai sia dolore acuto che cronico?>>
Annuii.
<< Avete elettromiografia a singola fibra, diciamo fatta al massimo un anno fa?>>.
<< No.>>, risposi.                                                                                         
Mio padre abbassò lo sguardo visibilmente imbarazzato. Lui inarcò le sopracciglia, mia madre gli porse ugualmente i tracciati dell’esame che aveva chiesto, li guardò.      
<< Programmiamo al più presto un’elettromiografia, ci sarà utile per avere un quadro chiaro sulla miastenia.
Allora riguardo all’intervento alla colonna, potremo procedere con un unico intervento, nel quale tratteremo le tre compressioni con la rimozione l'osso che comprime le radici nervose per liberare il contenuto del canale vertebrale, eliminando la parte più posteriore delle vertebre con laminotomia e facetectomia parziale. In questi ultimi anni abbiamo le tecniche si sono molto evolute, per rendere le procedura minimamente aggressive con piccole incisioni che riducono il danno muscolare e generalmente la velocità di recupero, riducendo anche la degenza.                              
A seconda della quantità di osso che sarà necessario rimuovere, però, per prevenire l'indebolimento della colonna vertebrale, potrebbe essere necessario porre degli impianti, per dare stabilità. Tutto il materiale metallico applicato, serve solo a tenere temporaneamente la spina dorsale, mentre l'osso nella zona interessata, guarisce. La fusione ossea è essenziale e di solito impiega circa un anno.
Sei giovane questo è ancora un fattore positivo.>>
Si sistemò meglio sulla poltrona e riprese:
<< Dopo l'intervento, generalmente si torna subito in reparto, ma vi sono stati casi in cui è stato necessario un breve periodo in terapia intensiva.
Accennai un sorriso, Bella mi guardò e mi prese la mano.
<< Il ricovero dura in genere da uno a tre giorni, certo intervenire su tre punti, allunga un pò la degenza.  Se si pratica la decompressione senza impianti metallici, la ripresa è molto più veloce e con molto meno disagio.
Passiamo adesso alla miastenia.>>
Mia madre gli porse l’intera cartella, con esami clinici fatti in questi anni.
Lys, dopo aver letto riprese:
<< Risulta evidente cha hai una miastenia grave generalizzata, che per fortuna ha colpito solo gli arti inferiori. Quando è comparsa
<< Circa quindici anni fa. Sono stato curato con un po’ di tutto, il Mestinon, poi chiaramente gli immunosoppressori, Deltacortene, ma per un certo periodo ho preso l’azatioprina, alternata alla ciclosporina. Non mi sono fatto mancare nulla.>>
<< Vedo.>>, si rivolse ai miei genitori, << non mi sembra tu abbia fatto una plasmaferesi o immunoglobuline per via endovenosa?>>
<< No.>>, risposi diretto.
<< Una volta superato la pubertà, non avete mai preso in considerazione la possibilità di sottoporre Edward ad una timectomia?>>.
<< No.>> fu mio padre a rispondere.
Io non aggiunsi nulla, non sarebbe servito a chiarire niente di più sulla malattia e in quel momento io volevo solo risposte, non fare un processo ai miei.
<< Io la consiglierei, potremmo chiedere un consulto al dottor Norton di chirurgia toracica, noi trattiamo regolarmente le forme così gravi di miastenia, quando ve ne sono le condizioni, con terapia chirurgica.
Dalle radiografie si evince chiaramente che Edward ha una ghiandola un po’ ingrossata, ma dalla tac vediamo che non presenta tumori, togliendola avremmo buone possibilità di mandare la malattia in remissione completa.>>
<< Voglio avere questo consulto, per favore.>>, dissi, << riguardo all’ipotonia dei muscoli delle gambe e della schiena, cosa può dirmi?>>.
<< Abbiamo un reparto di riabilitazione di prima grandezza e verrai seguito nella terapia rieducativa, per avere un completo recupero.>>
Buttai fuori l’aria e mi passai la mano tra i capelli.
<< Allora mi fissi tutti gli esami diagnostici che gli servono e la visita con il dottor Norton.>>
<< Lunedì può andar bene?>>.
Feci segno di sì, poi aggiunsi:
<< Un’ultima cosa, sto prendendo la codeina.>>
<< Saprai bene che sono farmaci sconsigliati in caso di miastenia, anche se sono maggiormente pericolosi se presi per via endovenosa. Per ora continua a usarla, ma devi restare sempre sotto stretto controllo.>>, rispose guardando mio padre, lui fece un cenno del capo.
<< Ora deve visitarmi?>>.
<< Sì… dottor Cullen vuole rimanere?>>
<< Chiamami Carlisle per favore, no… credo che Edward sarà più a suo agio solo con te.>>
 
 
BELLA
 
Sarei voluta scappare, mi mancava l’aria. Appena uscita, mi avvicinai alla finestra e la spalancai, cominciai a respirare a pieni polmoni, chiudendo gli occhi, Esme mi posò la mano sulla spalla, rimasi ferma qualche secondo, poi mi girai:
<< No non devo piangere! E neanche lei deve, non possiamo!>>.
Cercò il conforto della mia mano, il dottor Cullen si era seduto e si era preso la testa tra le mani, Esme lo raggiunse e disse:
<< Abbiamo fatto un errore gravissimo, ma ormai il danno è fatto, dobbiamo solo sostenerlo qualsiasi decisione prenda. Carlisle non abbiamo il tempo per pensare al passato, tra un po’ uscirà e deve trovare persone lucide, che non gli diano altri pensieri, non gli insinuino dubbi. Se poi avrai bisogno di sfogarti contro te stesso, contro me, potrai farlo ma solo quando saremo soli tu ed io.>>
Li guardavo e speravo che quest’ultima battaglia, non finisse col distruggere completamente il loro rapporto e loro stessi. Egoisticamente pensavo soprattutto a Edward, adesso aveva bisogno di tutti noi per affrontare questa cosa.
Io mi ripetevo già mentre ascoltavo il dottore, che da sola non ce la potevo fare, non potevo bastare, l’avrei aiutato, sarei diventata il suo sostegno indispensabile, ma avevo bisogno anche di loro. Restammo mezz’ora ad aspettare in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
Quando l’infermiera aprì la porta, Edward si stava rimettendo la camicia, mi avvicinai, era pallido, provato, si accostò al mio viso, appoggiò la guancia sulla mia, mi disse:
<< Ti prego portami fuori, ho bisogno di aria, arrivederci dottor Lys, a lunedì.>>
Raggiungemmo una panchina, Edward si alzò e vi si sedette, poi all’improvviso ebbe un moto d’irritazione, diede un calcio alla sedia che ruzzolò via ed imprecò. Ero in piedi dinanzi a lui, lo  accompagnai dolcemente per le spalle fino a farlo appoggiare su di me, si lasciò accarezzare, mentre il suo corpo era scosso da un respiro affannoso, temevo che sarebbe arrivata una crisi, si era aggrappato e mi stringeva tanto forte da farmi quasi male.


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Lentamente cominciò a regolare il respiro, rilassare le braccia, mi inginocchiai dinanzi a lui.
<< Parlami, ti prego!>>, mi disse.
<< Lo capisco che tutto insieme è difficile da elaborare, dobbiamo ripensare ed esaminare un aspetto alla volta. Poi non aggiungere a tutto questo anche le congetture… so che le stai facendo, ormai ti capisco al primo sguardo.
Il chirurgo è stato coscienzioso, dovevi sapere ogni dettaglio. Ora affronterai un passo alla volta tutto quanto e andrà tutto bene. Il tunnel è finito, adesso c’è luce, bisogna solo che ti ci abitui.>>
Sorrise e mi prese le mani, continuai:                                                                                          
<< Le tue scelte saranno quelle giuste, raddrizzeremo quel poco che non è ancora perfetto, ma da oggi dobbiamo dividere tutto dubbi, incertezze, paure… tutto, perché se li tieni dentro, farai fatica a mantenere la lucidità necessaria. Hai bisogno di essere sempre forte e presente, non puoi lasciarti erodere dai pensieri negativi, quindi se ti assaliranno, dovrai dividerli con me.
Io ci sarò giorno e notte, sempre, finirai col non poterne più della mia traboccante positività.>>
Presi a baciarlo, mentre gli carezzavo dolcemente i capelli, lui sospirava sulle mie labbra.
<< Ehi signorina Swan mi hai preso al volo, mentre stavo ricadendo nel buio. È vero ho solo bisogno di sedimentare un po’ e troverò la forza per affrontare questa cosa!>>
Vidi i signori Cullen venire verso di noi, mano nella mano, Edward si alzò e gli andò incontro ad abbracciarli:
<< Che bello vedervi così. Quanto ho aspettato che vi ritrovaste e che riprendeste anche me insieme a voi. Non è tardi, è adesso ho tanto bisogno di voi, di voi insieme. Io devo farcela.>>
<< Faremo tutto ciò che è necessario. >>, rispose il dottore, << ci muoveremo con coscienza e senza paura. Finisco il mio turno tra un’ora e vi raggiungo, avrei voglia di portarvi a cena fuori, Bella vuoi rimanere con noi?>>.
<< Volentieri.>>
<< Verrò a prenderti alle nove e mezzo.>>, disse Edward attirandomi verso di lui, si avvicinò al mio orecchio e sussurrò, << Grazie.>>
<< Avrai tantissimo tempo e svariati modi per ringraziarmi.>>, risposi, baciandogli il collo.
Arrivata a casa, mia madre mi attendeva ansiosa, le raccontai tutto poi aggiunsi:
<< Sai mamma ho così paura. Dinanzi a lui si è alzata una montagna così alta da scalare, mi chiedo se ce la farà?  E io… riuscirò a sostenerlo nel modo in cui avrà bisogno, per tutto questo tempo e con tutte queste difficoltà?>>, mi sfuggirono le lacrime.
<< Quanto lo ami?>>.
<< Che domanda mamma.>>
<< E allora stiamo perdendo tempo e stai piangendo per nulla, asciugati quegli occhi.
Solo ieri ti ho detto che avevi ricevuto un regalo raro, forse questo è il prezzo per tenertelo.
Bella… aspetta io lo so che cosa stai pensando… Edward non è Jacob! >>, aveva detto questa cosa con una voce decisa. << Lui è più forte, è motivato, quando vede te gli s’illumina lo sguardo, riesco a leggere un amore così intenso in quegli occhi che sembra irradiarsi tutto intorno.
Jacob era condannato amore mio, aveva un tumore terribile e nonostante abbia combattuto per te, per me e papà, non poteva farcela, se non con un miracolo. Edward ha, invece, davanti ad un percorso forse lungo, sicuramente doloroso, ma a meno di una disgrazia, certamente  non mortale.
Sii fiduciosa, Dio non permetterà che ti sia strappato l’uomo che ami, non perderai un altro affetto, stai tranquilla.>>
Guardavo mia madre e non potevo credere a ciò che mi stava dicendo.
<< Non t’immaginavi che pensassi queste cose.>> , aggiunse, << l’ho sempre saputo e ho dovuto essere forte per te e per papà, ma una madre sa quando il destino del proprio figlio è segnato, puoi lottare accanto a lui, non rassegnarsi, ma non potrai fermare l’irreparabile.>>
Aveva uno sguardo così sereno, mentre mi rovesciava addosso i suoi pensieri, che non ci aveva mai fatto percepire per tutta la malattia di Jacob.
<< E’ vero ti guarda da lassù.>>, continuò, << e sarà felice per te. Adesso vai a riposare, oggi credo che tu abbia fatto il pieno di emozioni.>>
<< Non posso. Devo fare una doccia e andare a cena con la famiglia Cullen.>>
<< Oddio! Cena di famiglia?>>
<< All’uscita dalla visita, se Edward mi avesse chiesto di fare paracadutismo, credo che avrei accettato senza pensarci un momento. Farei tutto per quegli occhi di smeraldo, avresti dovuto vederlo come mi guardava, quando aspettavamo che i suoi uscissero dall’ospedale, era così sperduto, così indifeso, una tenerezza indicibile... >>
 
Sentì il campanello ed ero ancora sotto la doccia. Chissà cosa avrebbe combinato mia madre per intrattenerli. Socchiusi la porta della mia stanza, volevo sentire cosa accadeva, mentre finivo di prepararmi.
Li fece accomodare in salotto, gli offrì un aperitivo, fu cordiale, solare e su di giri come al solito.
Edward rideva mentre lei lo copriva di complimenti, venne da ridere anche a me, immaginavo il mio amore con il suo viso ceruleo, colorito dal rossore, che mia madre riusciva a scatenargli così facilmente.  
Disse che gli aveva voluto bene da primo momento come un figlio, colsi la tristezza del suo tono, silenzio, Edward in quel momento ero certa la stesse abbracciando, lui sapeva cosa doveva significare per mia madre dire una cosa simile. Feci un sospiro.
Scesi di corsa, mortificata dissi:
<< So di essere imperdonabile!>>.
<< Amore tu sei una ritardataria cronica, soprattutto quando sai di dover uscire solo per piacere e non per dovere, stasera avrai fatto conoscere questa tua caratteristica anche a miei genitori, in fondo dov’è il problema?>>, disse ridendo.
<< Scusatemi ancora, poi non riuscivo a trovare nulla per mascherare il disastro che ho in testa.>>
Quando entrammo in auto, mi sistemai dietro insieme a Edward, mi appoggiai sul suo petto, iniziò a giocare con una ciocca dei miei capelli.
Mi sentivo in pace, dopo una giornata così piena, avevo chiuso gli occhi, ascoltavo il suo respiro.
<< Stanotte restiamo insieme?>>, mi sussurrò lui.
<< Mi sembra un po’ difficile.>>
<< Potrei intrufolarmi nella tua stanza dal balcone e domattina presto andare via, dai Bella non dirmi di no, ho bisogno di stare con te!>>.
<< Oh Cullen non riesco a dirti mai di no.>>
 
Arrivammo al ristorante, era sulla spiaggia, una leggera brezza di fine estate soffiava dal mare, Edward era letteralmente aggrappato al mio braccio, non aveva lasciato la mia mano neanche un istante, era tanto piacevole sentire il suo calore, ogni tanto si avvicinava a me e mi dava un bacio sulla guancia, sorrideva.
Esme guardava suo figlio, come se non lo vedesse da mesi, gli carezzava il braccio, gli sfiorava le dita, erano gesti molto dolci, Edward era felice mentre ricambiava quei gesti con naturalezza, mentre conversava con suo padre.
D’un tratto una figura si avvicinò al nostro tavolo, era il professor Long:
<< Buonasera signorina Swan, signor Cullen.>>
<< Buonasera professore.>>, risposi.
Edward si rivolse ai suoi genitori:
<< Mamma, papà vi presento il professor Long, docente di letteratura inglese, Carlisle e Esme Cullen.>>
Il professore allungò la mano, salutò, poi rivolto a me disse:
<< Signorina Swan, i suoi appunti sono veramente molto accurati, sono certo che farà un lavoro eccellente. Mi raccomando si ricordi del seminario ad Anaheim, sarebbe interessante se lei arrivasse a quest’appuntamento con una bozza della ricerca.>>
<< Riuscirò sicuramente a prepararla.>>
<< Bene vi lascio alla vostra cena, è stato un vero piacere conoscervi signori Cullen, signor Cullen, arrivederci a lunedì signorina Swan.>>.
Si allontanò, Edward disse:
<< Mamma, papà avete appena conosciuto il mentore di Bella, anche se penso lui vorrebbe ricoprire tutt’altro ruolo.>>, si mise a ridere.
<< Esageri, non mi sembra proprio che sia tanto interessato a me per aspetti differenti dallo studio.>>
<< Punti di vista. Comunque ha ribadito la questione di Anaheim, ma tu sai cosa ne penso.>>
<< Edward dovrei rifiutarmi di partecipare a un seminario, a cui sono stata espressamente invitata? E soprattutto in cui entrambi i professori che mi hanno commissionato la ricerca, sono relatori? Mettiti nei miei panni.>>
<< Dico solo che dovremmo trovare una soluzione che metta d’accordo il tuo rapporto con quel docente, il desiderio del professor Long di frequentarti di più e la mia gelosia.>>
<< Accidenti.>>, disse Carlisle, << tu geloso? Razionale come sei?>>
<< Diciamo pure che prima d’ora, non ne avevo avuto mai motivo, non ero stato mai innamorato, ma devo dire che questo senso di possesso che nutro per lei, mi è scattato non appena l’ho conosciuta.
Vi ricordate il labbro spaccato, non stavamo neanche insieme, eppure non ho esitato a fare a botte per lei. Ma anche la signorina Swan, italiana da parte di madre, non è da meno, è un Otello in gonnella.>>
Scoppiammo a ridere.
 
 
<< Ne ho tutti i motivi, lo sai che qualcuno ci prova sul serio con te.>>
Esme guardò il figlio interessata.
<< Ho una collega un po’ pressante, se così di può dire.>>, spiegò.
<< Pressante? È un eufemismo! Sarebbe pronta a portarlo via con lei, se solo mi distraessi un po’.
Vorrei farti notare caro Edward che i contatti tra te e Tanya, sono mille volte più stretti e numerosi, di quelli tra me e il professor Long, eppure non mi sembra proprio che io faccia tante storie.  Diciamolo pure che i tentativi di approccio tra un docente e una studentessa, non sono poi all’ordine del giorno, mentre tra colleghi si potrebbero organizzare le Olimpiadi del  “Ci provo con te!”. Quindi la mia gelosia è assolutamente giustificata... la tua no.>>
<< Non m’importa, il caro professore deve starti lontano, altrimenti non credo che rimarrò cordiale e ragionevole a lungo.>>
<< Fantastico Carlisle!>>, esclamò Esme, << questa cena sta diventando molto piacevole, sto scoprendo un lato di Edward davvero divertente.>>
<< Divertente mamma? Stasera basta vino, sto minacciando di aggredire un docente, dovresti essere preoccupata.>>
<< In questo mese ti ho visto fare tante di quelle cose inusuali e imprevedibili, che niente di quello che tu potresti fare, mi sconvolgerebbe  più di tanto.>>
<< Sai cosa mi stupisce Edward.>>, intervenni, << è che non ti renda conto, quanto io sia dipendente da te e quanto sia stupida l’idea che mi possa interessare anche lontanamente un’altra persone, per quanto affascinante, colto ed aitante che sia.>>
<< Allora l’hai notato?... Ti sei accorta che è così figo?>>
<< Oddio Edward sto scherzando! Esme la prego gli dica qualcosa.>>
<< Questo siparietto da coppia navigata è troppo spassoso.>>
Continuammo a parlare e ridere
<< Si sta facendo tardi.>>, disse Carlisle ,<< che ne direste di rientrare?>>.
<< Va bene, ma io stasera io dormo fuori.>>
Avvampai.
<< Come vuoi, vi accompagniamo allora.>>, disse Carlisle, con un sorriso.
Non riuscivo a sollevare lo sguardo dall’imbarazzo.
Entrati in macchina, si avvicinò all’orecchio:
<< Non c’era motivo di fare la commedia. Farmi lasciare a casa, poi venire a casa tua, solo fatica sprecata.>>, si mise a ridere.
<< No… no ma ti ringrazio molto di avermi donato questi meravigliosi minuti di completo disagio.>>
<< Non è poi così grave come la vedi tu.>>, e riprese a giocare con i miei capelli, socchiuse gli occhi e inspirò profondamente,<< stanotte non potrei starti lontano… anche a costo di crearti come dici tu “quaòche minuto di disagio”.>>
Aveva assolutamente ragione, in fondo non sarebbe stato un problema, stasera mamma era sola, papà era in viaggio.
Entrai in camera, Edward era ancora in balcone lo raggiunsi e dissi:
<< Perché non sei dentro?>>
<< Volevo restare un po’ qui c’è un’aria così fresca, si sta bene … questa è la tua prospettiva della mia stanza, mi piace poterla vedere!>>
Mi sedetti sul divano, mi tolsi le scarpe, mi distesi, le gambe sulla ringhiera come facevo sempre, Edward cominciò a sfiorarmele piano, poi mi prese i piedi e li massaggiò lentamente, solo allora mi accorsi quanto ero stanca, reclinai la testa indietro e mi appoggiai sulla spalliera.
Riprese a carezzarmi le gambe, l’elettricità riprese a scorrere tra noi, gli passavo le dita tra i capelli scompigliandoli.
Sentì la sua mano sotto il vestito, sussultavo al suo tocco, lo attirai verso di me, verso la mia bocca, cominciai a baciarlo, gli leccavo e poi mordevo le labbra. Si distese completamente su di me, presi un telo che usavo spesso per coprirmi quando, presa dall’insonnia, restavo sul balcone fino a notte fonda e lo gettai su di noi, mise il viso tra i miei capelli e cominciò a respirare piano.
Adoravo quando si soddisfaceva del mio odore, lo respirava, come fosse spirito vitale. Mi faceva sentire essenziale per la sua vita.
Così come, in un mese, lui era diventato il mio mondo, la mia realtà.
Edward Cullen era ormai tutto per me … tutto per me.
 
Ciao a tutti
Sono in ritardo mostruoso e me ne scuso.
Di questo capitolo vorrei chiarire solo un aspetto, molti magari sapranno che uno degli effetti nefasti dei farmaci a base di cortisone usati per lungo tempo è quello di far gonfiare le persone, nelle mie descrizioni e chiaramente nelle foto, il mio Edward rimane fisicamente uguale a quello che conosciamo e amiamo, lasciatemi passare questa inesattezza, nonostante io cerchi di essere sempre piuttosto rispondente alla realtà, non potrei immaginarlo diverso da quello che è.
Un un ringraziamento ai numerosissimi visitatori della mia storia che nel primo capitolo ha sfondato il tetto dei 2200 (rimango a bocca aperta), a tutte coloro che ha recensito, tutte mi sono state molto utili, per apportare piccoli ritocchi ai capitoli, a  coloro che mi hanno inserito nei preferiti, nelle storie seguite e ricordate, un grazie speciale ad alcune che io ho iniziato a definire amiche di web, molto presenti, che con i loro messaggi mi hanno fatto sentire il loro calore e la loro considerazione… grazie. Un grazie speciale a lalayasha….
Scusate ancora per il ritardo spero che la prossima settimana potrò essere puntuale venerdì, connessione permettendo…
Bacionissimi
A presto
CloeJ
 
 

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Capitolo 14
*** Serata circense ***





Ciao ragazze piccolo avviso

Per questa settimana e la prossima, presumibilmente posterò due volte alla settimana, per mantenermi al passo, visto che una settimana di luglio e una d’agosto non potrò postare.
Quindi attente agli aggiornamenti che saranno giovedì e domenica.(spero connessione permettendo)
Leggerete capitoli veramente interessanti e controversi.
Recensite e commentate anche i disegni, io e lalayasha siamo molto interessate ai vostri pareri.
Ciao e grazie.
 
P.S.
In questo capitolo ho inserito una parte in cui tutto è narrato in terza persona, d’ora in avanti capiterà altre volte che avrò necessità di utilizzare questa modalità per dare una visione dall’esterno di ciò che accade, contraddistinguerò questo cambio di prospettiva con degli asterischi, all’inizio del rigo.
Grazie ancora e buona lettura.
 
 
 

Tratto dal tredicesimo capitolo:

<< Ehi mio amore, a cosa stai pensando?>>, sobbalzai, mi aveva preso per i fianchi.
<< Edward! Non ti avevo sentito entrare.>>
<< Eri veramente persa in pensieri profondi, ho anche bussato.>>
<< Ma… sei arrivato dalle scale?>>
<< Mi ha aiutato tua madre, volevo farti una sorpresa, 
ma adesso fammi sedere.>>
<< Vieni qui matto!>>.
Si distese nel letto, mi trattenne prendendomi la mano, 
allora mi stesi sopra di lui:
<< Cos’hai nella tasca dei pantaloni?>>, gli chiesi, mi sollevai.
<< Qualcosa per te amore.>>
Mise la mano in tasca e tirò fuori una scatolina blu. Me la porse, la aprii emozionata. Era un ciondolo di platino a forma di cuore con due brillantini incastonati al centro, dietro,
c’era incisa una data: 18 agosto 2010.
<< Amore mio è bellissimo!>>, mormorai, prese il girocollo e me lo mise.
<< Questa data è troppo importante per me.>>, disse socchiudendo gli occhi.
<< E a me ricorda quanto sia stata stupida a non riconoscere subito 
l’amore della mia vita.>>
<< È da quel giorno che possiedi il mio cuore, 
sono tuo e lo sarò per sempre!>>.
Disegnava con un dito i tratti del mio volto, gli occhi, il naso, le guance sempre con delicatezza, mi sfiorava con le labbra, 
si beava nel sentire l’odore della mia pelle,
dava l’impressione di essere in estasi.
Io ero come ipnotizzata, i suoi lineamenti così eleganti, perfetti, quella bocca sensuale, in questo momento leggermente schiusa in un sorriso, sarei restata così a fissarlo, imprimermi ogni singolo tratto del suo splendido volto, sereno.

CAPITOLO 14

 

Serata circense

 
EDWARD
 
Una serata tranquilla, fuori dagli eccessi dei ragazzi, cena in casa, Renèe era da sola. Charlie era fuori per lavoro, Bella aveva preparato una cena succulenta e  avevamo conversato fino a tarda notte, poi Renèe si era eclissata e noi eravamo rimasti sul patio, al fresco avevo la testa che andava a mille, feci un respiro e dissi:
<< Bella, abbiamo deciso che dobbiamo dirci tutto vero?>>.
<< Assolutamente tutto.>>
<< Io voglio sposarti. >>
Alzai lo sguardo verso di lei e attesi la sua reazione, aprì gli occhi, rimase tra lo stupito e l’accigliato. Pensai di aver fatto una stro…zata.
<< Edward…>>
<< No aspetta fammi finire, il dottore ha dettato dei tempi precisi per il mio recupero, in un anno potrei essere in piedi, magari non completamente guarito, ma sicuramente non più sulla sedia.>>
Il suo sguardo era cambiato, stava cominciando a capire, dove volevo arrivare.
<< Io voglio vivere con te.>>, mi ero sollevato,<< mi aspetta un periodo duro ed credo che una prospettiva  ancora più ambiziosa da raggiungere, possa aiutarmi a superarlo più facilmente.>>
<< La tua guarigione deve essere il tuo traguardo più importante.>>
<< Non mi basta.>>
Lei tentò di prendermi la mano, mi divincolai.
Mi sentivo offeso, le stavo proponendo una vita insieme e lei non mostrava alcun entusiasmo:
<< Potresti almeno prenderla in considerazione.>>
<< Intanto mi stai cogliendo alla sprovvista… mi stai chiedendo di sposarti?>>.
<< Non ho detto domani… >>
<< Lo so, ma è lo stesso una proposta inaspettata.>>, mi sfiorò la guancia, << ormai dovresti conoscere le mie reazioni quando non sono preparata… non avercela con me, sono sempre quella che ha bisogno di tempo.>>
Rimasi rigido, lontano, con la testa persa nei miei pensieri, mi aveva rifiutato? O ero io che avevo fatto una proposta senza senso, dettata solo dal terrore di perderla?
Avrei potuto aspettare, essere meno impulsivo, ma non c’ero riuscito, la verità era che avrei voluto legarla a me già adesso, era una tale sofferenza non poter passare tutto il mio tempo con lei.
Mi era sembrata l’unica soluzione possibile, ma forse anche stavolta avevo forzato la mano, ancora una volta, non c’era lo stesso coinvolgimento.
<< Ho tenuto fede al nostro patto dirci tutto quello che ci passava per la testa, ma forse sono stato troppo avventato.>>
<< No amore il patto rimane sempre lo stesso, se pensi qualcosa, me ne devi parlare, ma devi essere anche pronto a discuterne con me.
Sono stata sempre abituata al dialogo, con i miei, con mio fratello, soprattutto quando erano scelte importanti da fare, solo il confronto con chi amavo, mi faceva decidere per il meglio.
Anch’io desidererei stare sempre con te, perché mi ami, mi fai stare bene, mi aiuti, mi sento come se niente potesse accadermi, se sto con te… ma pensare al matrimonio, mi sembra un po’ prematuro, soprattutto in questo momento. Devi concentrarti in qualcosa di più grande e importante e di più immediato.  Amore affrontiamo un progetto grandioso alla volta.>>, sorrise.
<< Averti sempre accanto a me, sarebbe grandioso!>>.
<< Tu mi hai già adesso, sono tua, senza se e senza ma e mi avrai sempre accanto, se avrai bisogno di più, troveremo il modo.>>, mi baciò e aggiunse. << Godiamoci adesso questi momenti di tranquillità e cerchiamo di caricarci per affrontare ciò che ci aspetta. Vieni qui, abbracciami.>>
Rientrammo in camera sua, facemmo una doccia, presi una pillola, il dolore alla schiena era lancinante, ma volevo continuare a tenerla vicino a me, nonostante tutto.
Stravolto, mi buttai sul letto, lei si distese accanto e me e dopo qualche minuto, dormiva appoggiata al mio petto.
Io non riuscivo a chiudere gli occhi, mi sentivo dei chiodi conficcati nella schiena, ma niente era più bello di restare abbracciati. Forse ero davvero malato d’amore, preso da una frenesia che solo la sua presenza mi dava, coinvolto talmente da sembrare pazzo.
Alla fine, quando il dolore si attenuò, mi arresi al sonno, consapevole, però che di lì a poco ci saremmo alzati e purtroppo allontanati l’uno dall’altra.
 
******
 
Al mattino Renèe silenziosamente entrò nella stanza, vedendoli abbracciati, dormire profondamente, decise di non svegliarli.
Dopo qualche ora la raggiunsero in cucina.
<< Stamani eravate così teneri addormentati! >> disse Renèe.
Edward rise, Bella esclamò:
<< Cosa fai le ronde?>>.
<< Ho bussato non rispondevate, ho pensato di controllare che tutto fosse a posto.>>
<< Mamma.>>
<< Colazione?>>, facendo finta di niente.
<< Sì grazie.>>, disse Bella, << poi accompagnerò Edward a casa e tornerò a studiare un po’.>>
<< Anch’io avrei da fare delle ricerche.>>,  rispose il ragazzo, << se vuoi porta il materiale e ci mettiamo a studiare in giardino.>>
<< Va bene, vado subito a prepararmi.>>, si avvicinò a lui lo baciò, sorridendo, Edward le prese la mano sussurrando:
<< Grazie.>>
 
<< Dio come tardi.>>, disse Bella guardando l’orologio.
<< Già lo spettacolo è alle nove e mezzo, riuscirai a prepararti a tempo record?>>.
<< Ci proverò.>>
<< Lascia tutto qui, se l’esperimento di studiare, facendoci compagnia è stato fruttuoso per te come lo è stato per me, potremmo ripeterlo anche domani.>>
<< Ma certo... ah Edward che ne diresti se ci rendessimo finalmente indipendenti, è passata una settimana potrò guidare?>>.
<< Penso di sì, ne parlo con mio padre, solo per maggiore sicurezza.>>
Dopo aver ottenuto il consenso,  tornò a casa, indossò un elegante abito cobalto e nero, lungo con un vertiginoso spacco fino alla coscia, Renèe acconciò i capelli con uno chignon a celare ancora il cerotto che aveva in testa, quindi tornò a prendere il ragazzo.
<< Wow! Dove sono le guardie del corpo!>>, disse Edward vedendola.
<< Non mi servono, quando mi stai vicino, emani un’aurea così minacciosa, che non permette a nessuno scocciatore di avvicinarsi.>>
<< Sei veramente magnifica, quando hai comprato quest’abito?>>.
<< È un po’ che lo tengo nell’armadio nell’attesa di un’occasione per poterlo indossare, questa sera mi sembra adatta.>>
<< Mi manca l’aria solo a guardarti.>>
<< Hai il viso un po’ tirato, ti senti bene?>>, gli disse accarezzandogli la guancia.
<< Tra un po’ starò meglio, vorrei che fosse una bella serata, tu sei strabiliante e io sono felice, ci divertiremo vedrai, lo spettacolo ha avuto delle recensioni eccezionali.>>
Davanti al teatro, trovarono gli amici attenderli. Non appena Emmett vide Bella esclamò:
<< Accidenti vuoi fare concorrenza alle stangone del “Cirque du Soleil” oppure far colpo su qualche vip presente stasera.>>
<< L’unico vip su cui intendo far colpo ce l’ho accanto ed è l’unico che intendo soddisfare.>>
<< Che dichiarazione! Impallidisco al pensiero!>>,  disse Emmett ridendo.
<< Perché non ne capisci la profondità e adesso mettila di provocarmi, sai che posso diventare veramente perfida.>>
<< Per carità facciamo la pace, ho già un motivo per stuzzicare il tuo spirito combattivo.>>, e fece segno verso Tanya che parlava al cellulare, si avvicinò a lei e la baciò sulla guancia.
<< Bella puoi aiutarmi.>>, disse Edward. << Se mi dai un appoggio, penso di poter lasciare anche qui la sedia.>>
Bella era esitante, lui disse:
<< Posso farcela.>>
Gli porse le mani, lui si appoggiò alla sua spalla, lo cinse con il braccio, Emmett disse alla maschera di portar via la sedia, raggiunsero l’ingresso della sala, Edward era disteso, non mostrava fatica, camminava lentamente ma sorrideva, accanto a loro, c’erano Jasper e Alice.
 

 
Una volta individuato il suo posto, lo raggiunse, senza inconvenienti.
<<< Che meravigliosa sensazione, amore, non puoi credere quanto stia bene.>>
Jasper si sedette accanto a Edward e gli disse piano:
<< E’ davvero molto bello che tu sia qui, questa ragazza riesce a farti fare qualunque cosa.>>
<< No Jasper ti sbagli, mi aiuta a fare qualsiasi cosa, è diverso, con lei riesco a raggiungere ogni mio limite e a superarlo ogni volta. Mi tocca ringraziarti, è anche un po’ merito tuo se ho Bella.>>
<< Devi ringraziare solo te stesso, per esserti lasciato andare con la persona giusta.>>
Iniziò lo spettacolo, lei restava appoggiata sulla spalla di Edward, teneva gli occhi fissi sul palco, mentre gli artisti circensi volteggiavano leggeri sulle note di musiche sublimi.
 
 
Furono due ore coinvolgenti, scandite da melodie travolgenti e movenze complesse, Alice al fianco di Bella, eccitata come una bimba, raccontava la storia e le note di colore di questa straordinaria compagnia.
Finito lo spettacolo, Emmett chiese se volevano recarsi nel back-stage, per conoscere alcuni degli artisti, Bella guardò Edward aspettando che dicesse qualcosa:
<< Certo che andiamo.>>
Si appoggiò a Jasper e la maschera gli avvicinò la sedia, lui si sedette, Bella lo fissava:
<< Smetti di guardarmi.>>, le disse, << non si era detto che non avremmo mai nascosto desideri o pensieri? Sto bene e voglio andare, sta serena.>>
Dopo l’incontro con la compagnia, si ritrovarono tutti dinanzi all’ingresso del teatro, Alice saltellava qua e là, blaterando che i party dopo gli spettacoli del “Cirque” erano famosi in tutto il mondo, che avrebbe fatto carte false per parteciparvi, il padre di Emmett esclamò:
<< Volete andare? Non ci sono problemi è all’Hollywood Roosevelt Hotel, vi faccio avere subito gli inviti.>>
<< Bellissimo!>>, gridò Alice.
<< Ragazzi aspettate.>>, disse Bella,<< il back-stage è una cosa ma andare al party…>>
Alice si sedette sulle ginocchia di Edward e disse:
<< Ti prego… ti prego ! Quando ci ricapita di andare a un party così esclusivo.
<< Nessuno te lo vieta, anche se non ci vengo io.>> rispose serafico lui.
<< Edward, voglio che andiamo tutti… voglio che ci sia tu.>>
<< Mi sembri una bambina Alice, non pressare Edward!>>, disse Jasper.
<< Dai non rimproverarla, il mio folletto vuole che venga… e sia. Che può accadermi?>>.
<< E vai! Andiamo.>>
<< Cara signorina Swan questo sarà il primo di una lunga serie di eventi esclusivi, a cui ti porterò, la tua vita sociale californiana non può essere da meno delle serate newyorkesi, cui eri abituata a partecipare.>>
<< Un giorno forse ti parlerò delle mie serate nella Grande Mela, ti stupirai molto di quanto fossero tutt’altro che esclusive. Comunque coraggio affrontiamo questa cosa e speriamo di sopravvivere.>>
<< Magari fai qualche conoscenza interessante, uno di quei meravigliosi contorsionisti.>>
<< E tu le trapeziste?>>, gli diede un bacio. << Ascolta Cullen vediamo di tenerci ognuno il proprio partner che è meglio. Vada per la vita sociale, ma restiamo con i piedi per terra, non volteggiamo, noi non siamo acrobati.>>
Giunti al party, dopo un iniziale imbarazzo, ebbero tutti l’occasione di parlare con alcuni dei protagonisti dello show, sentirono storie interessanti sulla dura vita circense, scattarono foto e ottennero autografi. C’erano molte facce famose, gente che parlava, beveva e ballava.
Edward si muoveva con la sedia cercando di tenersi lontano dalla ressa, Bella cercava di stargli più vicino possibile, ma a volte gruppi di invitati si spostavano così repentinamente, che era inevitabile perdersi di vista.
 
 
BELLA
 
Improvvisamente non lo vidi più, mi prese il panico, cominciai a cercarlo prima con lo sguardo poi girando per il salone, ma di lui neanche l’ombra.
Vidi svolazzare una tenda, segno che una porta a vetri era aperta. Mi diressi fuori, era in piedi appoggiato al parapetto, mi avvicinai a lui e cinsi il petto con le braccia:
<< Mi hai fatto spaventare.>>, gli dissi.
<< Scusa ma non riuscivo più a resistere a quel caos, non sono pronto a sopportare così a lungo questa presenza massiccia di gente estranea intorno a me, ma giuro che ci sto lavorando.>>, rise.
<< Che ne diresti di proseguire questa splendida serata da qualche parte, da soli?>>.
<< Non devi lasciare la festa per me, io rimango qui.>>
<< Non hai il vago sospetto che niente può interessarmi di più, che stare con te?>>.
<< Ok allora dileguiamoci.>>
Uscimmo in fretta, dribblando tutti gli amici, ma proprio sulla porta fummo intercettati da Jasper:
<< Stanco?>>.
<< Più che altro confuso.>>
<< Non pensavo che avresti resistito così tanto, forse domani andremo in spiaggia verrete?>>
<< Adesso ti dico assolutamente no… ma domani vedremo. Buonanotte.>>
Lungo il tragitto fino alla macchina, Edward si era gingillato con il cellulare, ogni tanto sorrideva, ero molto incuriosita.
<< Direzione?>>, chiesi.
<< Casa.>>
Arrivati mi fece posteggiare l’auto e mi  fece segno di seguirlo verso la pineta che si estendeva dietro la casa, ero davvero stranita.
Arrivammo dinanzi ad una costruzione tutta in legno, molto curata, tra gli alberi, con intorno bellissime aiuole fiorite.
 

 
Edward tirò fuori una chiave e aprì la porta.
Mi trovai dinanzi ad un ambiente dipinto con colori caldi, decine di candele accese in ogni angolo, al centro c’era una piscina, nell’aria vapori balsamici, guardai verso Edward che sorrideva:
<< Sorpresa!>>
<< E’ questo, quando l’hai organizzato?>>
<< Ti piace?>>
<< È bellissimo… non avevo mai notato questo cottage.>>
<< Mio padre lo aveva attrezzato così per me, cinque o sei anni fa, ma credo di esserci entrato forse una decina di volte, con Emmett e Jasper per fare baldoria, in tutti i sensi, ma poi abbiamo perso interesse anche per questo tipo di attività.
C’è l’idromassaggio, una cabina sauna, un lettino per i massaggi, spogliatoio e una piccola sala con le macchine per il fitness.
Mia madre ha fatto riattivare la piscina un paio di giorni fa, dicendo che è sicura che nei prossimi mesi, potrebbe essermi molto utile, lo spero vivamente. Intanto ho pensato che potevamo inaugurarla con qualcosa di più piacevole.>> , rise, prendendomi la mano e poggiandosela sulle labbra.<< Mark poi è stato come sempre perfetto.>>
<< Candele, vino, frutta, musica…, mi vergognerò terribilmente quando incrocerò il suo sguardo.>>
<< Perché? Ormai è chiaro a tutti che per te farei qualsiasi cosa.>>
<< Allora mi sa che stanotte è la notte giusta per farti una richiesta speciale.>>, risposi sorridendo.
<< Oh… amore… tutto ciò che vorrai, tutto ciò che vorrai.>>
Si alzò e raggiunse il pannello dell’idromassaggio, l’acqua iniziò a ribollire, abbassò le luci, prese dall’armadio degli accappatoi puliti, poi si sedette sulla sdraio ai margini della piscina e si spogliò, anch’io a quel punto mi tolsi il vestito e rimasi in intimo, lo aiutai a sedersi sul bordo e quindi entrai in acqua e sempre con la mano stretta alla mia, scese anche lui.
Ci distendemmo su di un lettino sommerso nella parte bassa della piscina, lui sussurrò:
<< Non riesco a staccarti gli occhi da dosso, in questo momento sei eterea come un’apparizione.>>
<< Controlla, invece sono reale! >>.
Si avvicinò, mi avvolse i miei fianchi con le gambe e me lo trovai incollato al corpo, con le sue labbra sul collo, i suoi baci lunghi, caldi, sospirava contro la mia pelle.
<< Vorrei che ricordassi questo luogo come un posto nostro, a dir la verità, vorrei che ogni luogo ti legasse a me, ad un mio ricordo … oh Bella sto diventando ossessivo?>>.
<< Mi fai sentire amata e desiderata, di certo non ossessionata e questo posto è perfetto…  Edward voglio fare l’amore…  ti voglio adesso.>>
Mi fece un sorriso di quelli suoi irresistibili, riprese a baciarmi, poi mi passò un dito nell’incavo tra i seni, allora tolsi il reggiseno arrossendo, mi carezzò le cosce, gemetti, mi baciò sul petto, avevo la pelle increspata dai brividi, non riuscii a trattenere gli ansimi, gettai la testa indietro, mentre mi toccava, inarcando la schiena, eccitata al massimo.
Era un sogno, il più bel sogno che avessi mai fatto!
Feci scorrere via gli slip dalle cosce, lui sorrise ancora, allora mi feci ardita e gli tolsi i boxer, poggiai ancora le mie labbra sul suo collo, mormorai:
<< Ora Edward voglio essere tua!>>
 
 
EDWARD
 
Le sue parole… un’emozione così grande da stordirmi.
La presi per i fianchi, l’avvicinai a me, volevo vederla arrivare all’apice del desiderio e poi donarmi a lei completamente.
Quando cominciai a carezzarla, la vidi irrigidirsi e mettersi le mani alla gola, fece un singulto, mi sentii tanto potente da osare anche di più, lei ricambiò le carezze, gemetti e le mormorai:
<< Ti amo… e ti apparterrò per sempre.>>
L’attirai ancor di più contro il mio corpo, mi assecondò:
<< Bella ti desidero così tanto.>>, dissi, << ma vorrei che tutto fosse perfetto, che non sentissi male, vorrei che fosse un bellissimo ricordo.>>
<< Lo sarà, non temere.>>
Mi misi di fianco, il calore dell’acqua intorno a noi era invitante, mi rendeva tutto più semplice, lei accavallò la gamba su di me, io piano mi avvicinai, dosando la forza con attenzione, guardandola negli occhi, cercando qualsiasi segnale di fastidio o dolore in lei. Mi respirava vicino alla bocca, tenendo gli occhi chiusi, io invece, la fissavo, niente doveva disturbare il suo godimento assoluto, nel fare l’amore con me, finalmente.
Aprì gli occhi, mi carezzò il viso, disse:
<< Tranquillo non fa male, lasciati andare, amami Edward… amami.>>
Mi baciava con passione, le sue mani sulla mia schiena, anch’io l’abbracciai, spinse piano il bacino verso di me, spalancò gli occhi, le sue labbra si piegarono in una piccola smorfia, allora mi fermai.
<< No Edward non fermarti, è bellissimo!>>
Rassicurato continuai, si stringeva così forte a me, sentivo i suoi seni schiacciati sul mio petto, continuai a muovermi lentamente e lei ad assecondarmi.
Volevo che non finisse e lei sembrò avermi letto nel pensiero, sorridendo riprese a giocare con le mie labbra. Giocava con il mio lobo, mi passava la lingua sul collo, poi dentro l’orecchio, avevo i brividi dappertutto.
<< Bella… >>, la guardai dritta negli occhi.
<< Sta tranquillo prendo la pillola…. >>, e riprese a muoversi.
Gli sussurrai all’orecchio:
<< Se unica… amore… sei mia…sei mia!>>.
Il mio corpo rispose al suo, tendendosi come una corda di violino, lei si appoggiò sul mio petto ansimando. Abbassai lo sguardo, la vidi sorridere, era così splendida, una visione….
Il mio corpo era scosso da brividi forti e continui, mi carezzava, ero completamente in sua balia.
<< Sei energia pura amore mio>>, gli dissi << mi sento così carico quando sto con te.  Mi sento solo adesso veramente uomo.>>
Lei mi baciava, non smetteva, come fosse in trance, gli occhi chiusi e ripeteva:
<< Il mio unico amore!>>.
Dopo qualche minuto aprì gli occhi:
<< Uff… è stata la più bella esperienza della mia vita.>>,  mi disse, << ma tu? Stai bene?>>.
<< Tutto benissimo, non ho male e credo che sarà così almeno fin quando resterò qui dentro.
Questa scelta di restare in piscina ha avuto un effetto superlativo, ha migliorato di gran lunga le mie prestazioni sessuali.>> , risi.
<< Io ti ho trovato perfetto.>>
<< Non per sminuire il tuo giudizio ma vorrei ricordarti che tu sei praticamente vergine e quindi non hai altri termini di paragone.>>
<< Ah io non sarei un giudice attendibile? È il mio corpo che parla per me, mi hai annebbiato completamente la mente, sei stato delicato e attento a non darmi disagio e poi forte e passionale fino in fondo… sei stato meraviglioso!>>.
<< Oh mia signora! Usciamo così potremo apprezzare ciò che ci ha preparato Liv, avrei una certa fame. >>
<< Ah bene hai coinvolto anche Liv nei preparativi di questa nottata, lei praticamente ti ha visto crescere, ti considererà come un figlio, quando vedrò entrambi in casa tua, il mio imbarazzo sarà totale.>>
<< Continui a farti delle paranoie assurde, non siamo due adolescenti.>>
Lei uscì dalla piscina leggiadra, tra il fumo dell’acqua calda e i vapori delle candele, mi sembrò di vedere una fata, una silfide, camminando in punta di piedi, indossò in fretta un accappatoio, poi rapida tornò vicino a me, che intanto piano ero riuscito a spostarmi fino ai gradini:
<< Ti prendo la sedia?>> chiese.
<< No basterà farmi appoggiare, ce la faccio.>>
Mi aggrappai a lei, raggiunsi il lettino, mi distesi, sospirando. Lei mi scrutava, era diventata un po’ inquieta, le dissi:
<< Sto bene Bella vieni.>>
Ci riabbracciammo, ma aveva cambiato umore, così repentinamente. Nascose il viso sotto il suo braccio e chiuse gli occhi.


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    << Cosa è successo Bella parlami.>>, dissi.
<< Non hai nulla da chiedermi?>>.
<< Non riesco a seguirti davvero.>>
<< Ok, forse sono io che ho bisogno di parlarne.>>, si sollevò. << Ti ho detto che prendo la pillola.>>
<< E allora?>>.
<< Non ti starai chiedendo perché la prendo, visto che non ho avuto altri rapporti dopo Alec?>>.
<< In realtà no, avrai le tue buone ragioni.>>
<< Non vuoi saperlo?>>.
<< Per me non è importante, ma se tu vuoi dirmelo.>>
<< Subito dopo aver saputo di Alec, mia mamma era terrorizzata che potessi essere rimasta incinta. Qualche settimana dopo, con delicatezza e persuasione, mi convinse ad andare dal ginecologo, feci un test di gravidanza, che per fortuna risultò negativo, mi feci una visita completa e il dottore disse che tutto era a posto. Cercammo solo di dimenticare. Passato un mese, il mio ciclo non arrivò, tranquille del fatto che non ero incinta, tornammo dal ginecologo che sentenziò che probabilmente il rapporto vissuto in maniera traumatica, aveva creato un blocco psicologico che influiva sul normale svolgimento del ciclo mestruale, così come accade alle ragazze anoressiche. A volte, in questi casi, accade che la psiche influenzi totalmente il corpo, mi diede la pillola per determinarmi chimicamente un ciclo e disse che forse poteva essere utile andare da uno psicologo.
Considera che sono passati quasi cinque anni e le mestruazioni non sono più ritornate, durante l’anno smetto di prendere la pillola, solo per far riposare le mie ovaie da queste continue bombe chimiche, ma non succede niente, mi controllo dal ginecologo con costanza, ma non succede niente,  a volte penso che non potrò mai avere dei bambini.>>, concluse abbassando la testa.
La guardai con tutta la dolcezza che potei, la baciai e le dissi:
<< Potrebbe essere ancora una questione di tempo, forse devi aver ancora un po’ di pazienza.>>
La strinsi ancora e lei sbottò:
<< Cinque anni a me sembrano anche troppi!>>, poi si passò le mani tra i capelli, mi baciò il petto e sorridendo aggiunse,<< Comunque vediamoci il lato positivo di questa cosa, potremo fare l’amore tranquillamente, a prescindere dalla pillola, non rischieresti mai di essere incastrato da una gravidanza indesiderata.>>
Trovai terribile quello che aveva detto, ma non sapevo come risponderle, non volevo ferirla.
<< Perché quella faccia, voi ragazzi non vivete sempre con questo spettro.>>, mi disse ancora.
<< Io no, non considererei mai una gravidanza come una cosa indesiderata, adoro i bambini.>>
<< Questo rende tutto molto più triste. Temo che qualcosa in me, si sia rotto e che non sia possibile ripararlo.>>
<< Io aspetterei prima di essere così drastica, magari potresti seguire il consiglio del ginecologo , parlarne con un psicoterapeuta.>>
<< Dallo strizzacervelli!>>,  fece un sorrisetto, << no grazie.>>
<< Non eri la propugnatrice dell’affrontare e risolvere i problemi, anche con scelte poco piacevoli? Pensaci su, potremmo farci indirizzare da mio padre verso qualche suo collega, anche senza scendere nei dettagli, che ne dici?>>
Alzò le spalle. Allungai la mano e presi un bicchiere di vino, glielo porsi.
<< Niente nuvole adesso. >>, dissi,  << È stata una nottata indimenticabile, non possiamo adombrarla con pensieri negativi. Chissà forse la cura Cullen potrebbe risolvere il problema?>>.
Scoppiai a ridere. Io che mi ritenevo una cura a qualcosa.
<< Ecco questo potrebbe essere invece una riflessione sensata!>>, rispose lei. << Proviamo con altre sedute di questa terapia, chissà se non otterrò dei miglioramenti… sai l’amore può essere un balsamo miracoloso.>>
<< Ah non dirlo a me, mi hai preso che ero un relitto e guardami adesso, pieno di prospettive, felice, ho tra le mie braccia un sogno di ragazza, la cura per me è stata già più che efficace.>>
<< Esagerato!>>.
Ad un tratto guardò l’orologio ed esclamò:
<< Hai idea che ore sono?>>.
<< Sarà l’alba come al solito.>>, dissi ridendo.<< Domani sarò uno zombie e addio allo studio.>>
<< Ti riporto subito a casa, potrai dormire fino ad ora di pranzo, pomeriggio faremo un full-immersion nello studio e stasera a letto con le galline.>>, propose lei.
<< Lunedì tu vai in facoltà.>>, le dissi.
<< Scordatelo, io vengo con te in ospedale e niente discussioni.>>
<< Non posso farcela con te.>>
 
 
BELLA
 
Una volta a letto non riuscii a fermare i pensieri pesanti, le radiografie, l’esame elettromiografico, il consulto con il chirurgo toracico e la nuova visita con il neurologo, tutto questo avrebbe dato il quadro completo della situazione di Edward.
E se i suoi nervi e i suoi muscoli fossero così compromessi, da non poter guarire completamente, temevo che questo lo avrebbe abbattuto talmente, che non avrebbe superato la delusione.
Accesi il pc e cercai di capire di più sull’elettromiografia. Il risultato di questa ricerca fu un’ansia ancora maggiore, andai fuori sul balconcino e continuai a lavorare al pc.
Mia madre entrò a metà mattinata, mi guardò in viso e disse:
<< Vado a prenderti un caffè e parliamo.>>
Si sedette, prese le mie gambe e come faceva quando ero piccola, iniziò a massaggiarmi i piedi.
<< Domani Edward sosterrà un esame diagnostico ai nervi e ai muscoli, mi preoccupa sia il tipo di esame sia il risultato.>>
<< E’ doloroso?>>.
<< In parte sì e lui è già troppo spremuto. Poi c’è l’incognita dei risultati, se la situazione fosse così compromessa al punto che l’intervento chirurgico non darebbe garanzia di completa guarigione… come potrebbe reagire e penso non solo al contraccolpo sulla sua vita e su se stesso, ma anche le ripercussioni nei confronti dei suoi genitori.>>
<< Cerchiamo di pensare positivo… e poi  se tu sarai al suo fianco, reagirà bene, anche se la situazione non dovesse risolversi completamente. La cosa di cui lui deve essere sicuro è che niente cambierà nel vostro rapporto qualsiasi cosa accada.>>
<< Mamma abbiamo fatto l’amore.>>
<< Wow…>>
<< Stanotte.>>
<< Oh Bella.>> mi prese le mani e se le portò al petto, poi disse, << E com’è stato?>>.
<< Non trovo parole per descriverlo appieno, è stato come non essere più nel mondo reale, lui è stato dolce, attento, passionale e eccitante.>>
<< La perfezione!>>.
<< Sì mamma, la perfezione fatta persona, ha organizzato tutto affinché il posto fosse una favola, romantico e curato, si è preoccupato di me in tutto e per tutto, interessandosi solo che fossi serena, soddisfatta.>>
<< Sapevo che sarebbe stato esattamente così. Un uomo innamorato sa come prendersi cura della propria donna, sa come rendere magico quel momento d’intesa profonda.  Sono tanto contenta per te amore mio.>>
Ripresi a lavorare, sbirciando ogni tanto verso la finestra di Edward, aveva ancora le tende chiuse, speravo vivamente che stesse riposando, pranzai e rimasi lì nell’attesa, ad un trattò s’illuminò il display del cellulare:
<< Buongiorno.>>, la voce ancora assonnata.
<< E bravo il mio cucciolo, abbiamo recuperato eh?>>.
<< Sono riuscito ad aprire gli occhi solo ora… ma tu dove sei, perché non sei venuta a svegliarmi?>>.
<< Perché mai avrei dovuto?>>.
<< Perché… perché avrei voluto svegliarmi con un tuo bacio… sarebbe stato super.>>
<< Mio signore mi perdoni non mancherò mai più… però ho vegliato che nessuno entrasse dalla sua finestra.>>
<< Sei sul balcone… aspetta!>>
Apparve a torso nudo, splendido con i suoi capelli matti.
<< Fammi capire non hai dormito per niente?>>, mi disse.
<< Bè che importa?>>, cercai di glissare.<< In compenso ho lavorato alla mia ricerca e controllato che non arrivasse qualche Giulietta da strapazzo ad insidiare il mio Romeo Ah!...Ah!>>
<< Guarda che la tua insonnia comincia a preoccuparmi.>>
<< Sarò in forma come sempre, metto qualcosa e ti raggiungo, civilizzati se ci riesci, anzi no… lascia quei capelli, sono incredibili! Ti amo, arrivo.>>, e chiusi.
Lui rimase con il cellulare in mano a fissarmi. Gli mandai un bacio e visto che rimaneva immobile, misi le braccia ai fianchi e il broncio. 

Lui sorrise, prese al volo il mio bacio e lo rimandò.
Sapevo che mi aspettava una paternale ed avrei dovuto subirla senza poter neanche controbattere.
Era sulla porta con una tazza di caffè in mano. Lo baciai, lui si staccò subito e disse:
<< Non cercare di irretirmi, dobbiamo trovare una soluzione per farti dormire di più.>>
<< Va tutto bene Edward non farne un dramma, ti ho già detto che non è un problema per me.>>
<< Hai una quantità di impegni enorme e se non riposerai abbastanza, rischierai un esaurimento. >>
<< Ho cominciato a dormire poco quando Jacob si è ammalato e non sarà facile riuscire a cambiare questa mia abitudine, ma riesco a recuperare subito. Viene abbracciami piuttosto è di questo che ho bisogno.>>
Mi lasciai cullare da quelle braccia, poi lo presi per i capelli, bocca contro bocca, lo baciai, lasciandolo senza fiato.
<< Vai in giardino o non riuscirò più a controllarmi e faremo dell’altro piuttosto che studiare.>>
 
<< Ciao Bella.>>
<< Buon pomeriggio dottore.>>
<< Domani ci sarai?>>
<< Certamente.>>
<< Sono un po’ preoccupato.>>
<< Lo so che Edward è molto sensibile, umorale in questo periodo e come dargli torto, però sono certa che domani andrà tutto bene.>>
<< Mi auguro che tu abbia ragione, vi lascio studiare.>>
Si allontanò e dopo qualche minuto apparve Edward, appoggiato alle stampelle:
<< Non hai ancora cominciato.>>
<< E’ passato tuo padre.>>
<< Che voleva?>>.
<< Mi ha chiesto di domani.>>
<< Esattamente?>>
<< Se sarò presente e…>>
<< E cos’altro?>>
<< È un po’ preoccupato.>>
Si mise a ridere e si sedette:
<< Avete paura che reagisca male? Starò attento a controllare la mia ansia e a sopportare il fastidio, già provato una volta, di avere degli aghi infilati dentro i miei muscoli>>.
<< Adesso sono io a essere nervosa.>>, lui allungò il braccio, mi prese per mano e mi fece sedere sulle sue gambe, mi baciò ancora e sospirando.
<< Non esserlo, dopo quello che mi hai fatto provare ieri notte, sono sempre più convinto della strada che voglio percorrere e niente può spaventarmi.>>, un altro bacio.
<< Cullen ancora un altro bacio così e il nostro pomeriggio di studio, andrà a farsi benedire.>>
 
La sera mi propose di andare in lounge bar sulla spiaggia, per rilassarci un po’, mangiare qualcosa velocemente e tornare a casa a dormire.
<< Ecco dormire sarebbe una grande idea.>>, dissi passandomi la mano tra i capelli. << Ah Edward prima di andare, volevo chiedere a tuo padre se poteva controllarmi i punti e se ritiene sia il caso  togliermeli?>>
<< Non dovevi tenerli dieci giorni o ricordo male?>>.
<< Un controllo e basta, poi deciderà lui cosa è meglio fare.>>.
<< Ma certo che hai una fissazione!>>
<< Non è una fissazione, più che altro un fastidio. >>
Nello studio del dottore, trovammo anche Esme.
<< Papà per favore puoi controllare i punti di Bella?>>
<< …E dottore può vedere se è il caso di toglierli?>>, guardai Edward, << suo figlio ha dimenticato di chiedergli la cosa più importante.>>
Rise.
<< Troppo apprensivo il mio ragazzo. State uscendo?>>.
<< Andiamo a prendere un aperitivo sulla spiaggia e torniamo, non faremo tardi.>>
<< Edward.>>, disse Esme, << domattina… >>
<< Mamma non occorre che tu venga, mi porterà Bella, sarò ricoverato in day-hospital, ci sarà papà, ci vedremo domani sera, stai tranquilla.>>
<< Possiamo levarli Bella, la ferita è ben cicatrizzata e asciutta.>>
<< Evviva! Finalmente, grazie dottore.>>
<< Vedi basta poco per renderla felice.>>, disse Edward, << dieci punti tolti e sprizza gioia da tutti i pori.>>
In pochi minuti fu tutto finito, il dottore coprì la cicatrice con un piccolo cerotto e io gli misi sopra la bandana.
<< Possiamo andare, aspettami giusto il tempo di prendere l’auto.>>, lo baciai e corsi via.
Lo ritrovai fuori dal cancello in piedi, stampelle in mano, entrò tutto soddisfatto in auto e andammo al locale. Il sole stava tramontando, ci distendemmo sui lettini sulla spiaggia, abbracciati, lo sguardo verso il mare, scevri da qualsiasi tensione, parlavamo sottovoce, tenendoci per mano.
Quando fu l’ora di rientrare, si alzò mi prese per i fianchi e disse:
<< Vedi di farci l’abitudine signorina Swan, spero tra qualche tempo di poterti regalarti la sensazione di vivere con un umano, poterti abbracciare e baciare, restando sempre in posizione eretta.>>
 
 
 
Eccoci!
Chissà cosa starete pensando? Qualcuno di voi avrà detto “Oh finalmente dopo sfioramenti, carezze e baci siamo arrivati al sodo”, altre “Ma insomma si è intuito qualcosa ma niente di più, descritto poco e immaginato tanto”.
Ho sempre detto che il rating sarà sempre abbastanza arancione quindi espliciterò veramente poco, lascerò spazio alla vostra fantasia, ma ascolterò i vostri consigli su come avrei potuto magari descrivere questo altro importantissimo passaggio nel loro rapporto.
Io l’ho visto così, sempre piuttosto dolce, rassicurante, passionale sì ma mai frenato, spero che l’aspetto che è emerso è l’estrema cura di Edward per la sua Bella, che dell’unico rapporto avuto ha conservato solo dolore,  e il disgusto per essere stata violata, ma purtroppo uno strascico psicologico, difficile da superare.
Aspetto i vostri commenti con grande interesse e appuntamento a domenica.
Bacionissimi
Cloe J.
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Un esame alla volta ***





Tratto dal quattordicesimo capitolo:

<< Ora Edward voglio essere tua!>>

 

******

Le sue parole… un’emozione così grande da stordirmi.

La presi per i fianchi, l’avvicinai a me, volevo vederla arrivare all’apice del desiderio e poi donarmi a lei completamente.

Quando cominciai a carezzarla, la vidi irrigidirsi e mettersi le mani alla gola, fece un singulto, mi sentii tanto potente da osare anche di più, lei ricambiò le carezze, gemetti e le mormorai:

<< Ti amo… e ti apparterrò per sempre.>>

L’attirai ancor di più contro il mio corpo, mi assecondò:

<< Bella ti desidero così tanto.>>, dissi, << ma vorrei che tutto fosse perfetto, che non sentissi male, vorrei che fosse un bellissimo ricordo.>>

<< Lo sarà, non temere.>>

Mi misi di fianco, il calore dell’acqua intorno a noi era invitante, mi rendeva tutto più semplice, lei accavallò la gamba su di me, io piano mi avvicinai, dosando la forza con attenzione, guardandola negli occhi, cercando qualsiasi segnale di fastidio o dolore in lei. Mi respirava vicino alla bocca, tenendo gli occhi chiusi, io invece, la fissavo, niente doveva disturbare il suo godimento assoluto, nel fare l’amore con me, finalmente.

Aprì gli occhi, mi carezzò il viso, disse:

<< Tranquillo non fa male, lasciati andare, amami Edward… amami.>>

 

********

…. si stringeva così forte a me, sentivo i suoi seni schiacciati sul mio petto, continuai a muovermi lentamente e lei ad assecondarmi.

Volevo che non finisse e lei sembrò avermi letto nel pensiero, sorridendo riprese a giocare con le mie labbra. Giocava con il mio lobo, mi passava la lingua sul collo, poi dentro l’orecchio, avevo i brividi dappertutto.

*******

Gli sussurrai all’orecchio:<< Se unica… amore… sei mia…sei mia!>>.

Il mio corpo rispose al suo, tendendosi come una corda di violino, lei si appoggiò sul mio petto ansimando. Abbassai lo sguardo, la vidi sorridere, era così splendida, una visione….

Il mio corpo era scosso da brividi forti e continui, mi carezzava, ero completamente in sua balia.

<< Sei energia pura amore mio>>, gli dissi << mi sento così carico quando sto con te.  Mi sento solo adesso veramente uomo.>>

Lei mi baciava, non smetteva, come fosse in trance, gli occhi chiusi e ripeteva:

<< Il mio unico amore!>>.

 

*******

mi hai annebbiato completamente la mente, sei stato delicato e attento a non darmi disagio e poi forte e passionale fino in fondo… sei stato meraviglioso!>>.

CAPITOLO 15

Un esame alla volta

 EDWARD

 

La salutai dalla finestra, presi due pillole e cercai di rilassarmi, speravo che la stanchezza alla fine mi avrebbe sopraffatto e avrei preso sonno.

Dopo aver perso un po’ di tempo al pc, mi addormentai e in quel limbo fatto di sogni o incubi, tutti i miei fantasmi vennero a farmi visita; sognai l’esame che dava risultati terribili, le compressioni più gravi del previsto, i miei muscoli irrimediabilmente ipotonici, poi vidi il chirurgo scuotere la testa, dicendo ad Bella che gli interventi erano stati più complessi e difficili, quindi la visione di una rieducazione lunga, faticosa, oltre ogni immaginazione. Dopo tanta fatica e sacrifici, mi vedevo ancora sulla sedia con la testa tra le mani … e alla fine vedevo lei darmi le spalle e allontanarsi.

Mi svegliai urlando… mi passai la mano sulla fronte ero sudato. La luce si accese, strizzai gli occhi, erano i miei genitori. Mia madre trafelata accanto a me.

<< E’ stato un incubo Edward, solo un incubo!>>.

Mi strinse a lei nascondendo il viso contro il suo petto, mio padre vicino mi disse:

<< E’ stata solo la tensione.>>, disse lui,<< prova a riprendere sonno.>>

Mia madre si distese accanto a me, continuavo a tenermi abbracciato a lei, mio padre spense la luce ed uscì:

<< Non mi muovo da qui, tesoro ma tu riposa, basta pensare.>>

Prese a carezzarmi come quando ero bambino, mi lasciai andare e dopo qualche minuto, chiusi veramente la mente ai pensieri e mi addormentai.

<< Edward amore?>>, era lì davanti a me.<< Sveglia.>>

Mi sollevai piano, lei si avvicinò

 


Un bacio sulle labbra. Sì le sue labbra.

<< Ma che ore sono?>>.

<< Le sette e mezzo, tra un’ora dobbiamo essere all’ospedale.>>

<< Ma come fai ad essere già pronta.>>

<< Sono mattiniera, molto più di te.>>

<< Spero non nottambula.>>

<< No, ho dormito qualche ora e tu? Gli occhi non mentono quindi stai attento a ciò che dici.>>

<< Poche e male ma questa volta ho la giustificazione maestra.>>

<< Vieni ti aiuto.>>

<< No Bella non puoi farcela, non stamani. Se voglio alzarmi, mi servono le pillole e un po’ di tempo, puoi dire a Liv di portarmi qualcosa da mangiare, qui a letto.>>

Allungai la mano verso il cassetto del comodino e presi il flacone. Lei rientrò, mi guardò e disse:

<< Siamo a due alla volta? E quante volte al giorno?>>.

<< Ti prego non stamattina.>>

<< Oggi dobbiamo parlare con il dottore, riguardo al controllo del dolore.>>

Liv entrò con il vassoio della colazione, mangiai qualcosa poi mi alzai a fatica.

<< Mi accompagni devo fare la doccia.>>

Entrai in bagno, lei uscì, ero ancora più a disagio del solito. Tornato in camera, mi aveva già preparato tutti i vestiti sul letto:

<< Ti aiuto?>>

<< Ce la faccio.>>

<< Ti aiuto… non fare storie e non dispiacertene.>>

Mi vestii e mi sedetti sulla sedia:

<< Siamo pronti per far partire questa giostra.>>, dissi sorridendo.

Sospirai e uscii dalla mia stanza, salutai mia madre ed entrammo in auto.

<< Bella.>>, mia madre.

<< La terrò informata di tutto, stia tranquilla.>>

Le mandò un bacio, io chinai lo sguardo sorridendo.

Arrivammo in una ventina di minuti, salimmo verso il reparto, avevo la testa per aria e non mi sentivo per niente bene, mi mancava un po’ il respiro.

L’infermiera mi accompagnò nella sala dei day hospital, mi sedetti sul letto, trovai uno di quei ridicoli camici, mi spogliai, Bella ripose tutti i miei abiti nello zaino e si sedette accanto a me.

Le diedi la mano e chiusi gli occhi:

<< Hai le mani fredde e stai tremando… Edward.>>

<< Non riesco a calmarmi.>>

Cominciò ad accarezzarmi i capelli e baciarmi la fronte, piano piano a regolai il respiro, dopo un po’ smisi anche di tremare.

<< Va molto meglio.>>

Entrò l’infermiera:

<< Signor Cullen tra un attimo il dottor Lys sarà da lei.>>

<< Vorrei tanto mi accompagnassi, ma so già che non te lo permetteranno.>>

<< Buongiorno Edward.>>

<< Dottore.>>

Poco dopo entrò anche mio padre.

<< E’ tutto pronto. Comincerai con test ematici di routine, ti risparmio il test all'edrofonio cloruro, faremo una spirometria, per vedere come va la capacità polmonare, poi le radiografie di colonna, bacino e arti inferiori e una tac al torace per inquadrare la situazione della ghiandola del timo e una risonanza magnetica per vedere lo stato dei dischi intervertebrali, nel primo pomeriggio quindi farai l’elettromiografia.

Carlisle se vuoi puoi essere presente… mentre per lei signorina Swan non posso far nulla, le regole dell’ospedale non permettono l’ingresso alle sale diagnostica. >>

La mia espressione tradì la delusione per la notizia.

<< Edward vuoi che ti accompagni?>>, chiese mio padre.

<< Sì grazie.>>

Ero sconfortato. Bella si chinò verso di me e disse piano:

<< Sarò fuori dalla porta ad attenderti.>>

Mi baciò, le presi le mani:

<< Finirà tutto presto vero?>>

<< Sì amore mio, finirà presto.>>, e mi baciò.

Mi fecero il prelievo e quindi uscii per raggiungere il reparto radiologia, mi sentivo veramente impaurito, la mano di mio padre sulla spalla, alzai lo sguardo su di lui, cercando rassicurazioni e conferme che trovai solo in parte. Mi faceva piacere averlo accanto, ma lui non era Bella.

 

BELLA

 

Rimasi solo qualche istante in quella stanza vuota, sentivo una sensazione così tanto sgradevole da farmi venire la nausea.

Andai in corridoio e mi diressi verso il distributore di caffè, avrei avuto bisogno di una camomilla o di un bel calmante, con il bicchiere in mano stavo per dirigermi verso il reparto radiologia quando mi sentì chiamare:

<< Hai bisogno di una spalla, dove appoggiarti?>>.

<< Jasper che bello vederti.>>>

<< Non potevo lasciarti qui da sola a crogiolarti nell’attesa, è bene che siamo almeno in due.>>

Lo abbracciai stretto:

<< Sono terribilmente in ansia, stamattina aveva dei forti dolori alla schiena, è già passato a un dosaggio raddoppiato della codeina, poi era così agitato da rasentare una crisi respiratoria, non credi che sia troppo tutto insieme?>>

<< E’ normale che i dolori si siano intensificati, ma non riesco a biasimarlo, da quando sta con te non vuole perdersi nulla e vuole fare tutto ciò che gli fa piacere.

Anche prima di conoscerti, passava tanto tempo fuori con noi, si divertiva anche, ma ora è tutta un'altra cosa, la sua espressione quando siete insieme è incredibile!

Lascialo fare, in questi mesi, se reggerà questo il ritmo grazie agli antidolorifici, pazienza. Sarà sempre sotto controllo, suo padre e il dottor Lys, sapranno cosa fare, ma smettere adesso di vivere quello che per lui è come un sogno, sarebbe troppo frustrante.>>

Ci spostammo quindi nella sala d’attesa di radiologia.

Non avevo più la percezione dello scorrere del tempo, mi sembrava un secolo che fosse entrato.

Finalmente la sua testa arruffata fece capolino dalla porta.

<< Jasper!>>, si avvicinò e lo strinse per le spalle, << sei venuto per controllare che la signorina Swan non abbia un crollo nervoso? Bravo… bravo… adesso mi sento molto più tranquillo, non sapendola sola.>>

Mi baciò:

<< Dai il primo step è fatto!  Vedrò di sbrigarmi e poi andremo in un posto bellissimo a festeggiare. A dopo… e grazie Jasper, a buon rendere.>>

 

 

EDWARD

 

Terminati tutti  i controlli, rientrammo nella stanza. Faticosamente mi rimisi sul letto, la schiena praticamente urlava:

<< Vieni Swan ho bisogno di tante coccole.>>

Si distese accanto a me, aprì le braccia e io mi sistemai di fianco sul suo petto e rimanemmo così stretti l’uno all’altra.

La porta si aprì piano, erano Jasper e Alice:

<< Ciao principe come stai?>>, chiese lei timidamente, stampandomi un bacio sulla guancia.

<< Adesso bene, grazie. Niente università stamattina?>>.

<< Che vuoi che m’importi, sono stata tutta la mattina in pena, a tartassare Jasper di messaggi, fino a quando non si è deciso a venirmi a prendere, sarebbe stato meglio fossi venuta direttamente con lui. >> mi carezzò piano il viso. << Quanto resterai ancora qui?>>

<< Che ore sono?>>.

<< Le due.>>

<<< Penso che ci vorranno almeno un paio d’ore prima che mi dimettano, mi aspetta l’esame sadomaso scelto da Lys, che non consiglierei neanche ad uno che mi sta antipatico, ma tanto passerà anche questo… passerà, coperto da ricordi piacevoli.>>, sorrisi.

<< Edward tesoro, cosa possiamo fare per te.>>, disse Alice con il viso serio.

<< Sei qui, questo già basta, sono di poter sempre contare su di te e sul tuo uomo, prendetevi cura del mio scricciolo, portatela a mangiare qualcosa.>>

<< Io resto finchè non vai a fare l’esame, non ho fame.>>

<< Mi ama talmente tanto che si sazia solo con la mia presenza.>>, risi baciandola. << Un'altra cosa Jasper ferma l’orda. Dai l’appuntamento a tutti al “Passion” stasera.>>

Entrarono mio padre e il dottor Lys,

<< Allora ti sei ripreso un po’? >>

<< Sono pronto.>>

Bella si chinò su di me, la baciai e le feci una carezza, aveva un’espressione così preoccupata:

<< Tranquilla sarò presto di ritorno, ti amo, ragazzi mi raccomando.>>, feci l’occhiolino.

<< Ci pensiamo noi.>>, disse Alice e la prese per le spalle.

Uscii facendole un cenno con la mano.

 

<< Edward non so se ti ricordi tutte le procedure dell’elettromiografia, il tecnico per svolgere l'esame, deve necessariamente muovere l'ago, sia a muscolo rilassato, sia durante contrazione. Generalmente il disagio aumenta con il procedere dell'esame, per questo, quando testeremo la velocità di conduzione, il maggior disagio sarà provocato dallo stimolo elettrico, utilizzato per attivare le fibre nervose del nervo preso in considerazione.

Poi durante lo studio delle fibre motorie, è inevitabile che verrà provocata una contrazione del muscolo o dei muscoli innervati dal nervo, per cui ci si deve aspettare una contrazione molto breve ma abbastanza intensa di alcuni muscoli. Mi sono spiegato?>>

<< Sì ma diciamo che ne ho un ricordo abbastanza chiaro e vorrei solo sbrigarmi.>>

Sospirai e mi distesi, iniziarono le inserzioni degli aghi, chiusi gli occhi e cercai di pensare ad altro, ma non era semplice, mio padre si sedette accanto a me:

<< Ricorda che se non puoi più sopportare il fastidio, possiamo fermarci, in qualsiasi momento.>>

Serravo le mascelle e stringevo gli occhi, i minuti passavano ma il malessere non si attenuava, anzi come aveva detto il dottore, aumentava, cominciai a stringere convulsamente la mano di mio padre:

<< Edward ce la fai?>>

<< Devo.>>

<< Ascolta proviamo a parlare un pò, magari ti è utile a distrarti, dimmi qualcosa dell’università, raccontami di questo saggio che devi fare per fine trimestre di che si tratta.>>

Presi fiato e ci provai:

<< Approfondiremo, io e Tanya, un argomento trattato dal professor Lower, di scienza della memoria e dell’apprendimento, legato allo studio dei sistemi di memoria, ai meccanismi di recupero dei ricordi e alla correlazione tra ricordi e emozioni. Ancora non sono riuscito a buttare giù neanche una bozza, spero Tanya abbia fato qualcosa.>>, gli stringevo ogni tanto la mano, lui cercava di rassicurarmi e continuava a darmi a parlare, ma non era facile.

<< Sei soddisfatto di questo percorso di studi?>>

<< Molto, anche se ho difficoltà a tenermi al passo, cercherò di dare un’accelerata da adesso fino a dicembre, in considerazione del fatto che se tutto va come ho programmato, chiederò al dottor Lys di operarmi intorno al dieci o il tredici di dicembre.>>

<< Vuoi sfruttare le vacanze?>>

<< Non vorrei sacrificare troppi giorni di lezione e rischiare di perdere il semestre e non lo dico solo per me, Bella non mi lascerà mai solo, non posso permetterle di sottrarre troppo tempo allo studio.>>

<< E’ davvero una ragazza in gamba.>>

<< È eccezionale, sono stato molto fortunato ad incontrarla.>>

<< Anche tu sei ragazzo dalle qualità straordinarie, vi completate, siete diversi ma riuscite a viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda, la sincerità e la chiarezza con cui vivete il vostro rapporto è molto importante.>>

Mio padre si era appoggiato al lettino, aveva abbassato il tono della voce, rendendo la nostra conversazione molto più confidenziale e aveva cominciato a parlare di Bella.

Ero sbalordito nel sentirlo, aveva osservato con tanta attenzione me e lei e aveva notato sfumature della nostra relazione molto sottili.

Parlare di Bella mi faceva bene, la mia mente aveva cominciato a vagava tra i progetti e le situazioni in cui lei era presente o impegnata, vedevo il suo viso, le sue espressioni, i suoi modi di fare, le sue reazioni. Mi ritrovai inconsapevolmente a sorridere, mio padre disse:

<< È bello che riesca a farti felice anche solo parlarne. Sei proprio innamorato.>>

<< Era anche l’ora che mi accadesse non credi?>> sorrisi. << Papà rispondimi solo se non t’imbarazza, ho la sensazione che tu è la mamma state ritrovando la serenità nel vostro rapporto, mi sembra che siate più intimi, più complici, è così?>>

<< Ci stiamo provando, io pensavo che non avremmo mai più sentito quel sentimento che ci ha fatto innamorare, pensavo fosse morto e sepolto e invece di giorno in giorno, ci riavviciniamo, ci ritroviamo, l’ho amata così tanto e credevo di averla persa. >>

La voce dell’infermiera s’inserì nella nostra conversazione:

<< Signor Cullen abbiamo finito, cominciamo ad estrarre gli aghi, la disinfetteremo e la porteremo in camera. Dottor Cullen potrebbe raggiungere il dottor Lys nel suo studio.>>

<< Vado subito.>>

Lo presi per il braccio e lo trattenni:

<< Papà voglio essere messo al corrente di tutto, ho deciso io di affrontare tutto questo e voglio conoscerne ogni aspetto.>>

<< Ne hai assolutamente il diritto.>>

Raggiunsi l’ingresso, feci un sospirone e aprì, lei era lì seduta immobile con lo sguardo chino, la testa tra le mani:

<< Bella.>>

Alzò di scatto la testa e mi corse incontro:

<< Amore finalmente.>>, mi baciò con delicatezza.

<< Che ore sono?>>

<< Le cinque.>>

<< Ascolta manda un messaggio a Jasper, digli che ci vedremo stasera al “Passion” verso le nove, voglio che ci siate solo tu e mio padre, quando il dottor Lys verrà a parlarmi. Jasper capirà.>>

Entrammo in camera, mi aiutò a distendermi, dovevo avere una faccia terribile, mi scrutava dispiaciuta.

<< Non ci crederai, ma dopo i primi momenti che avrei voluto veramente fermare tutto e andare via o gridare al dottor Lys che avevo un disperato bisogno di averti accanto, per continuare ad andare avanti, mio padre si è seduto accanto a me, ha cominciato a parlarmi, sottovoce, mi ha calmato, ho quasi dimenticato che cosa stavano facendo alle mie gambe.

Prima abbiamo parlato dell’università e dei corsi che sto seguendo, poi la conversazione si è spostata sull’intervento chirurgico e quindi su di te.>>

<< Su di me?>>

<< Mio padre ti ha osservata, in molte occasioni, ha detto delle cose bellissime, su di noi e sul nostro rapporto, è stata una conversazione così intima, poi ha parlato anche di lui e di mia madre e di come stanno tentando di ricostruire la relazione iniziata già ai tempi del liceo, è stato davvero bellissimo.

Bella se non avessi insistito affinché coinvolgessi mio padre in questa mia decisione, non lo avrei avuto accanto in questo modo, non avrei potuto riscoprire quel suo tratto così umano e sensibile, chiuso nella doverosa praticità della sua professione e nel dolore per James… grazie.>>

L’abbracciai e la baciai.

<< Ti amo Bella e ti desidero.>>

<< Stasera non sarebbe meglio che ti prendessi una pausa?>>. Si mise a ridere.

<< A secondo quello che il dottore mi dirà, potrei aver bisogno o di festeggiare oltremisura o di essere consolato… in entrambi i casi non ti permetterò di lasciarmi solo.>>

<< Amore mio anch’io ti voglio, ma…>>

<< Niente ma.>>, sorrisi e le misi un dito sulle labbra.

La porta si aprì ed entrarono mio padre e il dottore,

Mi sollevai leggermente e lei si sedette sul bordo del letto e mi cinse le spalle con l’altro braccio.


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< Allora iniziamo con gli esami ematici, i valori sono abbastanza nella norma, dalla spirometria si evince che hai una lieve riduzione della capacità polmonare, le radiografie alla colonna hanno evidenziato la presenza delle tre compressioni, interessano la zona tra la seconda, la terza e la quarta lombare e tra la seconda e la terza sacrale, rispetto a tre anni fa, non sembra che le vertebre o i dischi si siano deteriorati ulteriormente. Sono operabili, ma sospetto che almeno per le due lombari sarà necessario porre l’impianto.>>

Le strinsi la mano, lei si avvicinò ai miei capelli e vi pose un bacio.

<< Andiamo al risultato dell’EMG abbiamo la conferma assoluta che le unità motorie degli arti inferiori che abbiamo testato, presentano problemi alle giunzioni neuromuscolari, la miastenia è diffusa in più unità motorie. Mi dispiace Edward!>>

Mi irrigidì e contrassi il lineamenti, Bella mi strinse, continuando a fissare il chirurgo, lui riprese:

<< Fammi finire, ho voluto controllare con la tac lo stato del timo che risulta ingrossato e sono sempre più convinto che vista l’età e la situazione generale, siamo ancora in tempo, intervenendo proprio con una timectomia, a mandare in remissione completa la malattia.

Poi potrai riprenderti il tono muscolare, l’assetto posturale corretto, forza ed equilibrio, facendo una buona riabilitazione. Forse ci vorrà un anno e mezzo, al massimo due anni, ma puoi farcela.>>

<< Papà tu hai visto referti, lastre e tracciati, con tutto il rispetto che devo al dottor Lys, vorrei anche un tuo parere e un tuo consiglio.>>

<< Avevo ben chiaro la situazione delle  compressioni, i tracciati elettromiografici denotano un intervallo di tempo tra due scariche elettriche muscolari molto aumentato, però Trevor mi ha presentato un gran numero di casi molto simile al tuo che si sono  risolti positivamente.

Prenditi ventiquattr’ore per rifletterci e poi decidi.>>

<< Posso esaminare anch’io questa casistica, per capire meglio cosa mi aspetterebbe se decidessi per l’intervento alla colonna? E poi per l’asportazione del timo?>>

<< Posso corredarti la documentazione con video esplicativi anche delle metodiche riabilitative.

Non voglio metterti pressione, ma avevi già pensato eventualmente quale sarebbe per te il periodo ideale per affrontare l’operazione? Per controllare anche i nostri impegni.>>

<< I primi di dicembre.>>

<< Ok lo terrò presente. La cura che stai facendo in questo momento per la miastenia va bene, quindi Deltacortene e Mestinon. 

Adesso è bene affrontare un altro aspetto contingente e, a quanto mi dice tuo padre, quotidiano, il dolore.

So che hai raddoppiato le dosi della codeina ed è evidente che non ne hai grandi benefici, passerei quindi, ad un altro tipo di farmaco, è anch’esso un oppiaceo ma ha caratteristiche diverse e meno controindicazione nei casi di miastenia.

Te lo prescrivo, si chiama Contramal, la posologia iniziale usualmente consigliata è di cento milligrammi, una compressa, per due volte al giorno, solitamente somministrata al mattino ed alla sera. Se il sollievo del dolore è insufficiente, la dose deve essere aumentata a centocinquanta e duecento milligrammi, due volte al giorno fino alla completa sedazione del dolore, ma fammi sapere come reagisci dopo i primi tre o quattro giorni di somministrazione.

Adesso riposati, quando ti sentirai pronto ad andar via, comunicalo all’infermiera e ti farò pervenire le dimissioni, se dovessi avere qualsiasi fastidio alle gambe o dolore alla schiena, mandami a chiamare o fatti dare una compressa, la mia segretaria ti porterà tutto il materiale che ho fatto visionare a tuo padre.>>

<< Dottore ho già un forte mal di schiena.>>

<< Ok. Allora dirò all’infermiera di portartela.>>

Uscii, mio padre si avvicinò e disse:

<< Intanto resta disteso, prenditi tutto il tempo necessario, prima di farti dimettere, sei stato sottoposto a un notevole stress, non vorrei avessi ripercussioni.

E poi riguardo alle scelte, rifletti per bene su tutto, confrontati con Bella, hai tutto il tempo necessario per decidere con cognizione di causa e lucidità.>>, mi diede un bacio sulla fronte e uscì.

Mi ero appoggiato la schiena al letto, avevo chiuso gli occhi, ma avevo cominciato a iperventilare.

Sentii il contatto fresco delle sue mani sulla mia fronte, la guardai:

<< Calmati, piano… respira piano. Sono vicino a te, amore, faremo la scelta giusta. Non temere.>>

<< Mi sento soffocare.>>

Appoggiò le labbra sulla mia fronte, chiusi di nuovo gli occhi.

In quel momento non riuscivo a discriminare le informazioni utili dalle preoccupazioni infondate e catastrofiche, cui stavo dando spazio, ero nel panico.

Inspiravo ed espiravo lentamente, mentre lei passava le mani tra i miei capelli, piano mi tranquillizzai.

<< Ho bisogno di andar via di qui, andiamo a casa, voglio lavarmi e cambiarmi e poi voglio uscire.>>

<< Qualsiasi cosa tu abbia voglia di fare, la faremo.>>, sorrise.

Mi lasciò in casa, appena entrato mia madre mi venne incontro e mi baciò:

<< Papà mi ha già raccontato tutto!>>

<< Ne parleremo domani tutti insieme, adesso ho bisogno di staccare un po’ la spina, esco e non so neanche se torno a casa a dormire, quindi devi preoccuparti.>>

Presi il cellulare e composi il numero di Emmett:

<< Ehi gigante! Tutto a posto… ci vediamo tra un po’ al “Passion”?>>, blaterò qualcosa, << ok… ascolta la tua casa sulla spiaggia è praticabile? Bene ne ho bisogno stasera... Sì grazie a dopo.>>

Buttai due cose dentro uno zaino, presi tutto l’occorrente per le lezioni dell’indomani e chiamai Bella:

<< Ciao amore. Già pronta?… Bene… prendi un cambio e i libri per domani, vorrei portarti in un posto stasera… dormiremo fuori.>>

 

Andammo a Marina del Rey, in un locale nuovo sulla spiaggia. Emmett aveva riservato un’intera pagoda per noi, era un posto un po’ appartato, senza che la musica sparasse, era stato molto comprensivo oppure aveva semplicemente ascoltato i consigli di Jasper.

Dopo pochi minuti eravamo distesi su comodi cuscinoni, con alcune bottiglie già nei cestelli del ghiaccio e qualcosa da mangiare, richiamai l’attenzione di tutti:

<< Ragazzi sono anni che siete coinvolti a volte addirittura vi siete trovati in mezzo a tutto ciò che mi accade. Certo da quando c’è Bella, come qualche maligno ha già avuto occasione di dire, siete sicuramente più liberi dallo stress di stare dietro alle mie mille paranoie, ma non vorrei farvi perdere le vostre buone, vecchie abitudini.

Oggi ho fatto una serie di esami particolari e sto prendendo in considerazione di sottopormi a due interventi  chirurgici per cercare di guarire o quantomeno migliorare il mio stato attuale.>>

Avevo parlato di getto e aspettavo una serie di reazioni, Angela mi abbracciò, gli altri si guardavano increduli, Bella guardava un po’ me, un po’ tutti gli amici:

<< Ho voluto dirvelo, perché quando deciderò di farlo, avrò bisogno anche di voi.>>

<< Ehi Edward.>>, gridò Emmett alzando il bicchiere, << in bocca al lupo amico! Vedrai che sarà una grande scelta e avrai successo.

A Edward! Il più coraggioso tra tutti noi.>>

<< A Edward!>>, gridarono tutti.

Lei mi fissò stranita, buttai giù quello che avevo nel bicchiere e le presi la mano, si avvicinò, appoggiò le labbra sulle mie e rimase ferma, immobile, non capivo cosa avesse:

<< Ho paura!>>, mi sussurrò.

<< Anch’io. È un buon segno?>>.

<< Hai già deciso che lo farai, vero?>>.

<< Sì, non posso perdere altro tempo.>>

<< Senza parlarne con tuo padre o guardare ciò che ti ha dato il dottor Lys?>>

<< La mia situazione può solo migliorare.>>

<< Sicuro?>>

<< Che ti prende Bella?>>

<< Te l’ho detto, ho paura.>>

<< Non devi, sorridimi piuttosto, ricordati niente può andare male con te accanto.>>

Mi strinse forte, mi baciò sul collo, sorrise:

<< Hai proprio ragione.>>

<< Jasper chiama un altro giro.>> esclamai,<< stasera si festeggia.>>

Bevemmo, cantammo e dimenticai ogni tensione e il ricordo della giornata pesante appena trascorsa.

A notte inoltrata salimmo in auto, Bella si fermò mani sul volante, aspettando che le dessi indicazioni:

<< Devi tornare verso Santa Monica, in fondo alla spiaggia.>>

Fece strada, la guardavo, aveva una strana espressione, decisi di parlarle:

<< Bella ho preso la decisione giusta, ne sono fermamente convinto, niente timori, solo prospettive più rosee di queste.>>, mi toccai le gambe e tentai di mettere dritta la schiena.

<< Hai assolutamente ragione, non è una scelta avventata, può solo essere una strada faticosa e lunga per te, ma è ciò che devi fare e poi il Cedars è il posto giusto.>>

<< Dove mi stai portando?>>

<< In un posto in cui l’alba è davvero uno spettacolo.>>

<< L’alba! Prevedo una giornata universitaria un po’ fiacca, speriamo di non addormentarci in aula.>>

<< Già ma stanotte mi sarà concesso di essere totalmente egoista, mi merito una serata speciale no?>>

<< Vero. Chi se ne importa della stanchezza amore mio.>>

<< Appena incroci quella traversa lì in fondo entra nel vialetto a destra e posteggia.>>

Lo fece, scese guardandosi intorno e mi prese la sedia:

<< Di chi è questa casa?>>, chiese.

<< Di Emmett.>>

<< Sulla spiaggia. Fantastica.>>

<< Abbastanza appartata.>>

<< Che idea originale che hai avuto, elaborata tra una radiografia e un prelievo?>>

<< Devo sempre escogitare qualcosa di nuovo per la mia Bella, questo è abbastanza nuovo o quantomeno diverso, vieni entriamo.>>

La portai direttamente oltre la vetrata, sulla terrazza che guardava all’oceano:

<< Non trovi che la vista sia molto interessante, ma non è tutto, seguimi. >>

Mi alzai dalla sedia, le diede la mano e raggiungemmo una porta di legno, la feci scorrere ed entrammo in una camera con il letto che guardava verso la spiaggia.

 << Prospettiva stimolante >>, disse lei.

Presi la compressa, lei accese alcune candele, mi distesi sul letto, mi raggiunse, rimanemmo un po’ abbracciati stretti, sfiorandoci appena.

<< Allora Swan pensi di soddisfare l’immensa voglia che ho di te o vuoi fare ancora la difficile?>>, le dissi.

<< Prima vorrei coccolare il tuo lato B stanotte.>>, mi tolse la maglia, mi fece distendere pancia sotto e si mise a cavalcioni su di me.

Iniziò a massaggiarmi la schiena, dal bacino fin sulle spalle, prima piano con dolcezza, poi lavorando con un po’ più di forza sui muscoli, distesi le braccia lungo i fianchi e chiusi gli occhi e mi rilassai completamente; continuò instancabile per una buona mezz’ora, poi si fermò, io aprii gli occhi, sollevai e girai la testa, si era tolta il vestito ed era rimasta con una mini sottanina azzurra, il viso illuminato dalla luce soffusa delle candele, la pelle diafana le risplendeva, era magnifica!

Si chinò e cominciò a baciarmi la schiena, lentamente soffermandosi in ogni punto, sospiravo, come se stessi scaricando anni di tensione, poi sentì il contatto con la sua lingua, i miei sospiri si trasformarono in gemiti e la mia pelle cominciò a incresparsi con brividi sempre più evidenti. Si sollevò un attimo, non aprii gli occhi e attesi, la sentii su di me, mi afferrai al divano, si avvicinò al mio collo e cominciò a baciarmi soffiarmi vicino all’orecchio, faceva tutto con una lentezza terribilmente eccitante.

La desideravo tremendamente, sospirando le dissi:

<< Ti voglio ora.>>

Lei rise:

<< Dai resisti ancora un po’… sii uomo.>>

<< Uomo… sì … e voglio la mia donna … ora!>>

Mi girai di forza e la presi per i fianchi, lei si accostò al mio petto e riprese a baciarmi; avevo ancora indosso i pantaloni, mi guardò e disse:

<< Sei intrappolato.>>

<< Sono ancora in condizione di togliermeli.>>

<< Bene allora che aspetti.>>

Feci forza sulle gambe e sollevai il bacino, feci scorrere i pantaloni, lei mi guardava con un sorrisetto dispettoso sulla faccia.

<< Vuoi farmi impazzire, eccoti servita provocatrice.>>

<< Oh Edward.>>

 


 

Non mi diede il tempo di reagire e tornò lei a condurre il gioco, fece l’amore con me, più libera e disinibita. La lasciai fare, preso da un rapporto così pieno di fisicità e di partecipazione.

Ero in balia completa dei suoi istinti e non volevo, in quel momento, né trattenerla né cambiarla, anzi continuare a far evolvere anche questa parte del nostro rapporto con i suoi tempi, i tempi della donna che mi aveva definito “il suo unico amore”.

Rabbrividivo di orgoglio e di piacere al solo a ripensarci.

Si fermò sulla mia spalla sorridendo, ero così felice di questa enorme considerazione che aveva per me, mi lasciai andare e fu bellissimo. Quindi abbracciati, vedemmo albeggiare.

<< Avevi ragione è uno spettacolo meraviglioso!>>, mi disse, stringendosi al mio petto.<< L’alba ha avuto per me sempre qualcosa di magico, l’ho vista migliaia di volte in questi ultimi anni e mi ha dato sempre nuova energia, voglia di fare. Questo bisogno deve essere legato al mio bioritmo o al mio fisico, è una sensazione che sento dentro.>>

<< Che delusione! Pensavo che fosse merito mio, se dopo aver passato una notte insieme, eri sempre così di buon umore, vitale e piena di buoni propositi.>>, mi misi a ridere.

<< Ed hai proprio ragione, tu hai dato nuova luce al mio modo di vivere.>>

<< Lo so che molte volte l’alba ti ha fatto compagnia, perché eri troppo disperata per dormire, ma spero che questo momento della giornata adesso sia legato solo ad attimi di gioia, soddisfazione.>>

<< Sarà così, amore mio.>>

 

 

 

Ma ciao!

Eccomi di nuovo… state facendo una scorpacciata di “Qualunque cosa accada”, spero non facciate indigestione e decidiate di non leggerla più.

Io in compenso piacevolmente leggo e rispondo alle vostre carinissime recensioni, è un vero piacere grazie.

Scusatemi tanto per il ritardo, piccoli inconvenienti connessione (in vacanza è un problema) e altro hanno fatto sì che non fossi puntuale.

E’ ufficiale, Edward è un grand’uomo, nonostante la sua giovane età, stoico e forte, contro le avversità, maturo e tenero con il suo amore, lo amo…

E lei poi una piccola lady di ferro, niente è più straziante di vedere soffrire il proprio uomo (forse questa cosa l’ho già detta, ma per me è troppo importante) e lei è sempre lì pronta ad aiutarlo in tutti i modi possibili, è fantastico.

Bè l’esito dei controlli, prevedibile, dopo anni di trascurarsi, ma Lys sa il fatto suo.

Jasper e Alice io li vedo molto simili a quelli del film, lei sopra le righe ma in fondo affettuosa e piena di premure, lui razionale, sempre disponibile, sensibile. E’ una coppia molto presente nella vita di Edward e Bella e avrà sempre un posto speciale.

Ci stanno prendendo gusto e conoscersi bene anche in quel senso renderà questo rapporto così pieno da essere quasi traboccante.

Mi raccomando datemi sempre la rotta con i vostri commenti su tutto, così da non rischiare di naufragare… sono al mare in questo momento, quindi questi termini ci stanno bene.

Grazie

A presto, presumibilmente mercoledì sera o giovedì

Bacionissimi

Cloe J

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Capitolo 16
*** Tempo d'attesa ***







Tratto dal quindicesimo capitolo:

<< Ragazzi sono anni che siete coinvolti a volte addirittura vi siete trovati in mezzo a tutto ciò che mi accade. Certo da quando c’è Bella, come qualche maligno ha già avuto occasione di dire, siete sicuramente più liberi dallo stress di stare dietro alle mie mille paranoie, ma non vorrei farvi perdere le vostre buone, vecchie abitudini.

Oggi ho fatto una serie di esami particolari e sto prendendo in considerazione di sottopormi a due interventi  chirurgici per cercare di guarire o quantomeno migliorare il mio stato attuale.>>

Avevo parlato di getto e aspettavo una serie di reazioni, Angela mi abbracciò, gli altri si guardavano increduli, Bella guardava un po’ me, un po’ tutti gli amici:

<< Ho voluto dirvelo, perché quando deciderò di farlo, avrò bisogno anche di voi.>>

<< Ehi Edward.>>, gridò Emmett alzando il bicchiere, << in bocca al lupo amico! Vedrai che sarà una grande scelta e avrai successo.

A Edward! Il più coraggioso tra tutti noi.>>

<< A Edward!>>, gridarono tutti.

Lei mi fissò stranita, buttai giù quello che avevo nel bicchiere e le presi la mano, si avvicinò, appoggiò le labbra sulle mie e rimase ferma, immobile,

 non capivo cosa avesse:

<< Ho paura!>>, mi sussurrò.

<< Anch’io. È un buon segno?>>.

<< Hai già deciso che lo farai, vero?>>.

<< Sì, non posso perdere altro tempo.>>

<< Senza parlarne con tuo padre o guardare ciò che ti ha dato il dottor Lys?>>

<< La mia situazione può solo migliorare.>>

<< Sicuro?>>

<< Che ti prende Bella?>>

<< Te l’ho detto, ho paura.>>

<< Non devi, sorridimi piuttosto, ricordati niente può andare male con te accanto.>>

Mi strinse forte, mi baciò sul collo, sorrise:

<< Hai proprio ragione.>>

<< Jasper chiama un altro giro.>> esclamai,<< stasera si festeggia.>>

 

 

 

CAPITOLO 16

 

Tempo d’attesa

BELLA

 

Ci svegliammo, dopo un paio di ore di sonno, doccia calda e colazione al volo con la speranza di scacciare l’incredibile sonnolenza e via all’università.

Lo lasciai dinanzi alla facoltà, mi baciò, lo vidi allontanare e sentii come una fitta.

Arrivai di corsa all’aula, mi ritrovai dinanzi al professor Long:

<< Signorina Swan, buongiorno. È un po’ in ritardo? Week-end intenso?>>

<< Abbastanza.>>

<< So che non sono affari miei, ma forse è il caso di regolare la vostra vita sociale, intendo la sua e quella del suo ragazzo. Qui a UCLA il ritmo è troppo intenso.>>

<< Si lo so, ma Edward ha fatto alcuni controlli medici e tutto il week-end è stato un po’ rivoluzionato.>>

<< Nulla di grave spero?>>

<< No, ma non voglio annoiarla con le mie preoccupazioni, so quanto è difficile tenere il passo qui, ma io ci riuscirò. Ho già fatto la bozza della ricerca, ve la posso sottoporre quando vuole.>>

<< Potremo vederci oggi dopo la pausa pranzo, prima che ricomincino le lezioni pomeridiane.>>

<< Diciamo alle due?>>

<< Ok, il seminario di Anaheim?>>.

<< Devo trovare il tempo di organizzare la mia permanenza lì.>>

<< Le posso fare avere il nome dell’hotel, dove alloggeremo io e il professor Newman, è vicino all’Anaheim University in South College Boulevard.>>

<< Magari ne riparliamo più tardi.>>

Entrai in classe e presi tutti i miei appunti e i libri cercando di riordinare le idee.

Sabato e domenica… il seminario… il professor Long, chissà cosa avrebbe pensato Edward dell’idea di passare due giorni fuori con me, forse si sarebbe annoiato, ma forse sarebbe stato un modo alternativo per passare un fine settimana, decisi di proporglielo a pranzo.

Le lezioni mattutine mi sembrarono eterne, ma era solo frutto della mia stanchezza, avrei voluto metter la testa sul banco, chiudere gli occhi e schiacciare un pisolino. Lui mi chiamò un paio di volte rassicurandomi sul fatto che stava bene, compatibilmente con la medesima spossatezza.

Arrivai ciondolando verso le dodici e mezzo, i ragazzi erano tutti lì, mi gettai esausta vicino a Edward e posai la testa sul suo petto:

<< Credo che potrei addormentarmi all’istante.>>

<< Chi te lo vieta.>>, disse dopo avermi baciato.

<< Ho appuntamento con Long per le due e mezzo, devo consegnargli la mia bozza.>>

<< Ah.>>, disse alzando il sopracciglio, << io non ho laboratori fino alle quattro, potrei accompagnarti?>>

<< Volentieri.>>, risposi.

Tayler disse:

<< Cullen non riesci proprio ad accettare che il docente con cui si deve relazionare sia così giovane.>>

<< Io non ci vedo niente di male ad accompagnarla.>> rispose lui.

<< È bello vederti così geloso, mio principe.>>, aggiunse Alice.

<< Perché pensate che sia questo il motivo per cui voglio accompagnarla.>>

<< Perché è evidente che tu lo sia.>>, rispose Angela, << ma guarda che non è una brutta cosa, sappiamo quanto sia profondo il tuo legame con Bella e difenderlo sempre va bene.>>

<< Scusate.>>, presi la parola,<< ma difenderlo da che cosa? È solo un professore a cui devo consegnare una ricerca punto. Se mi chiedete di che colore ha gli occhi, non so dirvelo, non mi sono mai neanche soffermata a guardarlo.>>

<< Ce li ha azzurri.>>, rispose Edward.

<< Hai visto. Tu l’hai osservato io no… capelli?>>, incalzai ridendo.

<< Castani chiari, corti, la barba, appena accennata quasi volutamente incolta, da intellettuale, è un figo.>>

<< No, sono sconvolta! Il mio ragazzo lo ha praticamente squadrato e io non so che faccia abbia.>>

<< Mi ha incuriosito ecco perché l’ho osservato.>>

<< Incuriosito… perché?>>, chiese Jasper.

<< Accidenti sta sempre a fissare la mia donna con uno sguardo da pesce lesso, sono geloso altro che incuriosito punto e basta>>

<< Potresti avere ben due giorni per osservarlo.>>, dissi con noncuranza.

<< Che intendi?>>.

<< Il seminario sarà sabato e domenica… ricordi Anaheim? Potresti farmi compagnia, prenderemmo una camera in hotel vicino all’università e magari, se non ti strazierai troppo, potresti anche assistere tu al seminario, staremmo insieme.>>

<< Ma se non volessi accompagnarti, tu andresti comunque?>>

<< Perché mi fai una domanda, di cui sai già la risposta?>>, mi sollevai e lo fissai seria.

<< Ci andresti e questa cosa non mi fa piacere.>>

<< E allora?>>.

<< Ehi voi due!>>, disse Emmett, << ma perché vi state inacidendo così?>>.

<< Perché lui dovrebbe ricordare che non è stata una mia scelta questo seminario, me l’hanno chiesto due docenti, sto provando a renderlo più piacevole, ma lui sembra non capire.>>

<< Amico, ha ragione.>>, continuò,<< al posto tuo non perderei tempo a fare domande stupide, accetterei e mi godrei un fine settimana con la mia donna.>>

Attendevo che dicesse qualcosa, ma non ero disposta ad aspettare a lungo. Stavo quasi per alzarmi, mi prese la mano e cercò di avvicinarsi.

<< È vero, non sono razionale e non riesco a controllarmi, scusami, mi vuoi ancora con te ad Anaheim?>>.

<< Certo che ti voglio. Questo tuo lato possessivo non mi dispiace, ma vedi di non esagerare.>>

<< OK tutto risolto.>>, disse Jessica,<< possiamo sciogliere questa tensione e proseguire il pranzo.>>

<< Non ho fame, vorrei solo riposare una mezz’oretta o non so cosa riuscirò a dire della mia ricerca.>>

<< Dormi tesoro, ti sveglierò in tempo per accompagnarti.>>

 

<< Professor Newman buon pomeriggio.>>, dissi porgendogli la mano. << Le presento il mio fidanzato Edward Cullen.>>

<< Piacere professore.>>

<< Piacere, si accomodi, ho saputo che ha la bozza già pronta.>>

<< Sì eccola.>>, gliela porsi, si riaprì la porta ed entrò il professor Long.

<< Signorina Swan… signor Cullen, scusate il ritardo. Professore ecco il programma e le brochure del seminario.>>, mi guardò e mi porse una brochure. << Signorina ci sarà vero?>>.

<< Si ma non intendo viaggiare, prenderemo una camera ad Anaheim.>>

<< Se volete, potrete aggregarvi al nostro gruppo, saremo alloggiati all’Hilton Suites.>>

<< Potrebbe essere un’ idea.>>

<< Bene.>>, disse il professor Newman, << gli daremo una lettura e magari le faremo sapere già domani le nostre impressioni.>>

<< Arrivederci signorina… signor Cullen.>>

<< Tutto a posto?>>, gli chiesi mentre lo riaccompagnavo.

<< Verso le sette arriveranno mio padre e mia madre, in teoria dovevo aver visionato tutto il materiale del dottore e parlare con loro dell’intervento, in pratica ho deciso a prescindere da tutto.>>

<< Sono le tre, potremmo andare in biblioteca da te, dare uno sguardo a tutto, insieme ora, anche ai dvd della riabilitazione e potremo ascoltare ciò che ci dirà tuo padre avendo le idee più chiare.>>

 

Entrammo in biblioteca, ci sedemmo appartati e cominciammo a sfogliare tutto ciò che riguardava la casistica, Edward evidenziava le similitudini dei vari casi, dalla diagnosi ai risultati degli esami e quindi le modalità di intervento e la prognosi; alcune immagini sia dell’intervento che del post, furono abbastanza forti, vide gli impianti, poi si soffermò sulla degenza dopo l’operazione e sulle cicatrici  sulla colonna vertebrale, quindi passammo all’intervento di timectomia; alla fine di questa accurata analisi, che aveva  prodotto ulteriori domande, da sottoporre al dottor Lys,  decidemmo di visionare anche il dvd per avere il quadro completo.

Il lavoro riabilitativo era piuttosto duro, lungo e serrato nei tempi e nella frequenza, si vedevano pazienti giovani come lui, faticare parecchio per riottenere anche solo la stazione eretta, i fisioterapisti erano veramente preparati e professionali, ma il percorso era sicuramente difficile e pieno di incertezze.

Quando l’ultimo video fu terminato, chiusi lo schermo, lui aveva spostato lo sguardo fuori dalla finestra, fissava un punto indefinito.

<< Edward.>>, restava immobile,<< amore? Guardami.>>

Gli presi il mento e lo feci volgere verso di me:

<< Puoi sempre prenderti più tempo, non sei obbligato a decidere ora. Possiamo fare delle ulteriori ricerche, esaminare altri centri, nell’East Coast o in Europa, puoi ottenere altri consulti medici, confrontare le terapie.>>

Scuoteva la testa, le sue belle labbra erano strette, serrate, gli occhi persi. Aveva un’espressione che mi spaventava.

<< Edward ti prego parlami.>>

 


 

<< Io ce la farò. Sarò più forte, devo esserlo, non ho paura. >>

<< Dico solo che puoi rifletterci, non per paura ma per maggiore consapevolezza.>>

<< Io so quello che voglio, non mi serve altro tempo, domani chiamerò Lys, mi chiarirò questi ulteriori dubbi e fisserò la data del primo intervento.>>

L’abbracciai stretto, lui mi passò le braccia sui fianchi e mise la testa sulla mia spalla, respirava piano, ogni tanto sospirava e mi baciava.

Lo lasciai tranquillizzare, poi guardai l’orologio, lui si sollevò:

<< Si è fatto tardi, vero?>>, mi chiese.

<< Non vorrei tu perdessi l’esercitazione in laboratorio.>>

<<… E tu la lezione, vai.>>

<< Prima ti accompagno in aula, se non ti senti di seguire, andremo fuori di qui e faremo ciò che vorrai.>>

<< No… andiamo a lezione, dopo aver visto quanto tempo rischio di perdere, è bene che fino a dicembre, la mia frequenza sia più che costante.>>

 

 

EDWARD

 

<< Ehi sembra che tu abbia visto un fantasma, sei bianco come un cencio, stai male?>>, disse Tanya, quando le fui vicino.

<< No solo molti pensieri.>>.

<< Ho cominciato a buttar giù qualche idea per il saggio, quando pensi di essere disponibile per passare qualche ora insieme.>>

<< Domani o venerdì potremmo sfruttare la pausa pranzo, ho le giornate troppo piene per ora e non mi è possibile perdere alcuna lezione.>>

<< Come mai così ligio alla frequenza?>>.

<< Può darsi che tra qualche mese debba assentarmi per un paio… forse tre settimane, quindi voglio essere certo di non sforare con il tetto delle assenze previste.>>

<< Che cosa farai viaggio di piacere? Breve periodo sabbatico?>>

<< Un intervento chirurgico.>>

<< Oh mi dispiace, alle gambe?>>.

<< Alla colonna vertebrale.>>

<< Qui a Los Angeles?>>

<< Sì al Cedars-Sinai.>>

<< Capisco, allora è bene che ti metta davvero avanti con il lavoro, giorno sette sai che verrà resa definitiva la lista dei corsi, il piano di studi non potrà più essere cambiato, hai già stilato il tuo?>>.

<< Sì, domani Bella lo consegnerà in segreteria insieme al suo.>>

<< Oh sì certo Bella! Va bene allora domani a pranzo vediamoci e cerchiamo di portarci avanti con il lavoro, di alla tua ragazza che sei sequestrato, per doveri scolastici, naturalmente.>>

 

<< Domani non potremmo pranzare insieme, devo cercare di mettere giù qualcosa per il saggio con Tanya, ci vedremo in biblioteca per la pausa pranzo.>>, dissi mentre tornavamo.

<< Ok.>>

<< Come ok… niente sbuffi, niente raccomandazioni? Che succede Swan? Non mi ami più?>>.

<< Sto meglio quando la prendo in questo modo piuttosto che dar di matta! È un compito e soprattutto non può metterti le mani addosso in biblioteca.>>, mi fece l’occhiolino.

Entrammo sotto gli occhi indiscreti di due cameriere, mi sentii osservato come accadeva spesso ultimamente e cercai di arrivare prima possibile al tavolo.

<< Ciao tesoro.>>, mia madre mi baciò, << Bella, vieni siediti qui accanto a me.>>

<< Abbiamo esaminato tutto il materiale e abbiamo visto i video della rieducazione, non ti nascondo che alcuni aspetti mi hanno lasciato un po’ sconvolto, ho fatto una valutazione a mio parere obiettiva e ho deciso di operarmi la seconda settimana di dicembre.>>

Mia madre mi prese la mano e prese anche quella di Bella.

<< Ho paura.>>, aggiunsi, << ma sono certo che sia la scelta giusta. Dimmi intervenendo sulla colonna e poi asportando il timo, nella peggiore delle ipotesi, quali potrebbero essere le conseguenze di un eventuale fallimento?>>.

<< Perché devi pensare ad un fallimento?>>

<< Rischio la paralisi, rispondimi?>>.

<< E’ un’ipotesi alquanto remota.>>

<< E vivere senza il timo cosa comporta?>>.

<< E’ utile fino alla piena pubertà, in età adulta di solito si assottiglia e diventa quasi un’appendice senza funzione, nel tuo caso è la malattia che ha aumentato la sua dimensione.

Edward mi stai facendo tutte queste domande, di cui conosci già la risposta.>>.

<< Voglio che tu mi dica che andrà tutto bene, ne ho bisogno.>>

<< Io non posso darti questa certezza assoluta, l’intervento alla colonna non è uno scherzo, così come non posso assicurarti una remissione completa della miastenia dopo l’intervento, però ti posso dire che altri pazienti di Lys, in situazioni simili alla tua, hanno affrontato questo percorso e adesso camminano.>>

Abbassai la testa e mi portai la mano di Bella sulla bocca, cominciai a baciargliela, rimasi in silenzio qualche minuto poi:

<< Domani chiamerò Lys e fisserò la data dell’intervento, ceniamo ho davvero bisogno di andare a letto.>>

Lei era rimasta silenziosa, mangiava e teneva gli occhi chini, ma io non mi sentivo di spronarla a parlare, ero troppo stanco. Ormai la conoscevo abbastanza, la cosa su cui rifletteva sarebbe uscita fuori prima o poi.

Continuammo a conversare di altro, dissi ai miei che l’avrei accompagnata a un seminario nel week-end, lei sorrise, mio padre s’informò sulla presentazione definitiva del mio piano di studi, passammo un’ ora, poi chiesi a Bella di riportarmi a casa.

<< Se hai qualche preoccupazione parliamone adesso.>>, dissi mentre tornavamo, << non voglio che tu stia a rimuginare e passi anche stanotte sveglia.>>

<< Penso a tutto quello che dovrai affrontare e mi dispiace che sia tutto così complesso.>>

<< Devi essere felice che almeno una soluzione esista, per quanto difficile possa essere.>>

La guardai, si avvicinò e mi baciò. Socchiusi gli occhi e mormorai:

<< Bella ancora un attimo e non ti lascerò andare via neanche stasera e penso che i tuoi genitori finiranno col detestarmi!>>

<< Un bacio… ti amo.>>, mi sussurrò.

<< Anch’io.>>

Mi addormentai all’istante, ma il mio sonno anche per questa notte, fu popolato da visioni semi catastrofiche.

 

 

BELLA


<< Giornata difficile eh piccola?>> – disse mia madre.

<< Non puoi immaginare quanto… o forse sì… mamma.>>

<< Ne ho la percezione precisa, ma la condivisione aiuta.>>

<< Mamma so di essere innamorata, ma pensi che questo sia il modo giusto di dimostrarlo.>>

<< Non c’è uno stereotipo, ogni coppia è formata da due entità, spesso molto diverse una dall’altro, se tra i due s’instaura un equilibrio tra le personalità, il carattere e i sentimenti sono così intensi, è come un’alchimia, una fusione perfetta. Per me tra di voi c’è ed è stata quasi immediata.

Lui si è buttato a capo fitto nella storia con il rischio di avere la porta sbattuta in faccia e… a dire il vero lo hai quasi fatto. E tu sei riuscita ad amare dopo la storia di Alec che ti aveva fatto pensare che l’amore non esistesse e dopo il dolore di Jacob, che ti aveva letteralmente prosciugato, portandosi via quella meravigliosa carica affettiva che era dentro di te.

Adesso c’è da un lato l’aspetto dolce e arricchente della passione per il proprio uomo, con le emozioni degli incontri, del vivere insieme ogni giorno, dei rapporti anche sessuali, dall’altro c’è la necessità che ognuno di voi due sente, di avere sostegno, consigli, confronti, una relazione fatta di interscambio intellettuale.

Niente regole, niente cliché, l’amore è quello che viene da dentro, forte, intenso, partecipato, irrazionale, che viene dall’anima ma anche dal cervello, quindi basta indagini o analisi, continua a stringere quel legame che lui è riuscito a instaurare con te, è bello e importante, davvero fuori dal comune.>>

Mi ero letteralmente accoccolata sulle gambe di mia madre, le stringevo la mano. Parlarle era stato ancora una volta illuminante, adesso ero molto più serena, più sicura su ciò che stavo facendo, chiusi gli occhi e dopo qualche minuto mi addormentai.

Sentì un tocco leggero sulla guancia e aprì gli occhi, vidi uno sguardo verde smeraldo posato su di me, un sorriso celestiale, avevo poggiato sulle gambe un vassoio per la colazione e una fetta di torta al cioccolato, ancora calda.

 




<< Questa te la manda Liv, è appena sfornata.>>, mi disse,<< endorfine per la signorina, così oggi vedrai il mondo tutto rosa.>>

<< Il viso qui davanti a me, appena svegliata, mi farà vedere tutto rosa, comunque apprezzo molto il pensiero. Che ore sono? E soprattutto tu cosa ci fai qui.?>>.

<< Sono le nove meno un quarto, è stata tua madre a chiamarmi visto che la bella addormentata, stamattina stentava a svegliarsi, guadagniamo un po’ di tempo così, non credi?>>

<< Ti ho fatto perdere la lezione.>>, dissi sollevandomi di scatto.

<< Tranquilla io oggi comincio alle dieci, hai tutto il tempo di far colazione in pace e prepararti con calma. >>

Mangiai lentamente, mi preparai e andammo all’università. Prima di lasciarci, mi disse:

<< Ricordi che oggi a pranzo, non possiamo vederci vero?>>

<< Sarà una vera tortura, penso che andrò a mensa, così non sarò tentata di fare irruzione in biblioteca, a che ora finirai le lezioni?>>

<< Alle sei.>>

<< Avresti voglia di cenare da me stasera? Cucina regionale italiana?>>.

<< Perché no.>>

<< Ti prego chiamami ogni tanto.>>

<< Lo farò, mi mancherai tanto anche tu.>>

Raggiunsi la facoltà ed entrai per la lezione con il professor Newman. Nell’attesa che iniziasse, controllai la posta, il professor Long si avvicinò:

<< C’è qualcosa d’interessante nella sua web-mail?>>.

<< Buongiorno professore, direi di sì, una quantità spropositata di appunti da scaricare e studiare.>>

<< Allora deciso per sabato?>>

<< Sì, sarà un’occasione originale e interessante per passare un fine settimana insieme.>>

<< Edward verrà con lei suppongo?>>

Annuì.

<< Starle vicino per lui è importante.>>

<< Siamo molto innamorati.>>,  arrossì a quell’affermazione.<< Anzi credo, senza peccare di modestia, che la mia relazione sia intensa a tal punto da rasentare l’ossessione.>>

<< Si percepisce… Edward si perde nei suoi occhi e lei si muove in funzione di lui. Sembrate due magneti.>>

Mi vergognai tantissimo per ciò che disse, era un estraneo che ci aveva visto tre volte, ma che era riuscito ad analizzare in modo così preciso, il mio rapporto con Edward, non pensavo che il nostro legame trasparisse in maniera così evidente.

<< Mi scuso per essere stato così invadente, ma è bello che esistano persone che si completino a vicenda come voi due.

Torniamo al suo saggio, lo abbiamo letto ci sembra scritto molto bene, chiaramente è ancora incompleto, ma penso che ne verrà fuori un’ottima verifica trimestrale.

Ha già consegnato il piano di studi definitivo?>>.

<< No andrò nella pausa pranzo.>>

<< A sabato ad Anaheim.>>.

Ripresi a navigare su Internet, prenotai l’albergo e finii di scaricare gli appunti. A pranzo avrei avuto un gran bel da fare, tra la consegna dei piani di studi e la stampa urgente degli appunti per la lezione pomeridiana, forse non avrei avuto neanche il tempo di pranzare.

Edward mi chiamò alla fine della lezione, conversammo un po’, mentre stavo andando in segreteria didattica, mi disse che stava raggiungendo con Tanya la biblioteca.

<< Ricordati che ti amo.>>

<< Non potrei mai dimenticarlo.>>

Fui felice nel sentirglielo dire, entrai in segreteria, consegnai i piani di studio e li controllai con la segretaria, fuori dalla porta trovai Jasper che mi prese sottobraccio e mi scortò in mensa.

<< Bella rischiavo di essere picchiato.>>, disse Jasper, appena mi sedetti. << Il tuo fidanzato iperprotettivo, mi ha intimato di farti pranzare, dice che mangiare e dormire spesso diventano un optional per te.>>

<< E’ sempre troppo esagerato. Ora avrei dovuto stampare e quantomeno leggere gli appunti della lezione pomeridiana, invece di mangiare, ma il suo lungo occhio, mi controlla anche a distanza.>>

<< Ha ragione però,>> aggiunse Angela, << sei un po’ magra, deve curarti di più, il ritmo che tieni forse è un po’ eccessivo.>>

<< Non avete idea dei ritmi a cui mi sono dovuta abituare. Durante la malattia di mio fratello, specialmente quando era in ospedale, al mattino presto andavo a trovarlo, tanto era sveglio all’alba, poi andavo a scuola, all’uscita mi fiondavo in ospedale e ci restavo fino a quando me lo permettevano le infermiere o quando tornava mia madre e di notte studiavo. Quello sì che era un ritmo insostenibile per un’adolescente, ma non mi sono piegata.>>

Mi accorsi che avevo gli occhi di tutti puntati addosso:

<< Ops scusate ragazzi.>>

<< Scusaci tu Bella.>>, disse Alice, << non ne sapevamo nulla, siamo molto dispiaciuti.>>

<< Già avrei dovuto raccontarvi una cosa così importante della mia vita… Jacob, mio fratello, è morto tre anni fa di cancro, ma non ne parlo spesso.

Che brava ho condito il vostro pranzo con una buona dose di tristezza. È meglio che mangi altrimenti il tiranno vi punirà, prendetemi qualcosa, oggi offrite voi.>>, dissi sorridendo.

Tayler si fiondò in coda e tornò dopo poco con il vassoio pieno. Dopo qualche minuto squillò il cellulare.

<< Mi controlli.>>, risposi, << non ti basta che ho quattordici paia di occhi addosso e un vassoio traboccante di cibo, da sfamare l’Uganda!>>.

<< Avevo paura che saltassi il pranzo, i ragazzi mi hanno dato una mano, non vuoi che io sia ansioso?>>.

<< No di certo, il principe ordina e la corte esegue.>>

<< Battutaccia.>>

<< Invece sono molto affezionata a questa battuta. >> mi misi a ridere, guardando Angela,<< piuttosto qualcuno ha pensato al tuo di pranzo?>>.

<< Sì stai tranquilla.>>

<< Tranquilla… aggettivo non idoneo alla mia attuale situazione, può servire mandarti Emmett, così le tiene impegnate le mani?>>.

Lo sentii ridere:

<< Non occorre c’è il pc davanti.>>

<< Bene dille che non si abitui, rivoglio il mio amore a pranzo, altrimenti inizierò uno sciopero della fame.>>

<< Ti amo.>>

Chiusi e mi rivolsi a Emmett:

<< Non so che intenzioni hai, ma trova una soluzione per quella mantide.>>

Scoppiarono a ridere:

<< Anche se lei fosse così incosciente da mettergli le mani addosso, non sortirebbe nessun effetto, il principe ha già la sua principessa.>>, rispose.

<< Mi ribolle il sangue al solo pensiero che ci possa provare.>>

<< Tieni a bada quell’animo passionale tipico del tuo popolo. Non ne vale la pena.>>, concluse Jessica.

<< Organizziamo un fine settimana in spiaggia, saranno gli ultimi giorni di bel tempo.>>, chiese Ben.

<< Serata a Venice Beach?>>.

<< Non per me e Edward, saremo ad Anaheim.>>

<< Ah Ah! Otello ha deciso di non lasciare sola Desdemona.>>, disse sghignazzando Emmett, << ha paura che Cassio si faccia veramente avanti.>>

<< Cosa c’è di male? L’hai detto tu che è un’occasione per passare del tempo insieme, in albergo, da soli, volete smetterla di lasciarti trascinare dalle tragedie teatrali shakespeariane, ma che Otello e Desdemona. Vi lascio si è fatto veramente tardi … ci sentiamo.>>

<< Togli stiletti e coltelli dalla tavola, quando sarete ad Anaheim! Altrimenti in galera ci finisce il mio principe.>> concluse Alice.

<< Sei davvero una sagoma, buona giornata.>>

Rientrai all’università, mancava ancora mezz’ora, mi sedetti fuori dall’aula e aspettai dando una lettura agli appunti dal pc, sentì il cellulare:

<< Che fai?>>

<< Sto tentando di rileggere gli appunti per la prossima lezione.>>

<< Sei già dentro l’aula?>>

<< No manca mezz’ora.>>

<< Bene allora esci nell’atrio, sono qui.>>

Il cuore mi fece un balzo, come se non lo vedessi da settimane, corsi fuori e lo raggiunsi, era bellissimo vederlo fermo ad aspettarmi, con quel suo sorriso mozzafiato. Gli corsi incontro e mi abbracciò mi fece sedere sulle sue ginocchia e mi baciò, lì in mezzo a tutti:

<< Non resistevo più.>>, disse staccandosi un attimo dalle mie labbra e riprendendo subito a baciarmi. << Ero in crisi da abbandono.>> Rise.

<< Che bella sorpresa, ti adoro!>>, dissi

<< Ho così bisogno delle mie certezze e passare la pausa pranzo con te è stata una certezza fino ad oggi, è stato terribile non vederti, non l’ho sopportato.>>

<< Devi sempre cedere ai tuoi desideri>>

<< E’ meglio che vada o ti porto via e non devo.>>

Mi alzai, lo accarezzai, gli diedi un altro bacio e aspettai che andasse, poi avvicinai la mia maglietta al naso e sentii il suo profumo, tornai in classe, pervasa letteralmente dalla sua presenza.

Riuscii a mantenere la concentrazione a malapena e diciamo che non era il pomeriggio ideale per affrontare “ L’apostasia in filosofia e in letteratura”, comunque riuscì a mostrarmi quantomeno interessata e dissimulare la mia totale ignoranza sul contenuto degli appunti.

Schizzai non appena la professoressa disse “Potete andare!”, mai mi era pesata così tanto una lezione, mi precipitai verso la facoltà di Edward e lo vidi uscire, conversava con Tanya; credo che piano piano mi stessi abituando a quella presenza o forse volevo accettarla per evitare un fastidio ogni volta.

Mi vide e mi venne incontro, dissi:

<< Credo di essermi quasi teletrasportata da quell’aula, le ultime due lezioni sono state peggiori di un supplizio. Ciao Tanya.>>

<< Ciao Bella.>>, si rivolse a Edward, << Se puoi dai una correzione a ciò che abbiamo fatto, magari mandamele per mail, stasera potrei guardarle.>>

<< Non so se farò a tempo, casomai potrai leggerli, domani mattina, qui a lezione.>>

Si allontanò facendo un cenno di saluto alquanto stizzito, con la mano.

<< Giornata stressante?>>.

<< Molto studio, sempre seduto, niente pause… risultato un dolore pauroso alla schiena.>>

<< Appena arriviamo a casa mia, ti faccio distendere un po’.>>

<< Prima è bene che prenda una bella dose di antidolorifico, cerchiamo di stordirlo almeno.>>

<< Perché non provi a parlare ogni tanto con i professori e gli chiedi di darti un po’ di pausa, io non ci vedo niente di male, ti aiuterebbe a sopportare meglio il carico della giornata, tirare troppo la corda, solo per orgoglio, non è bene.>>

<< È più facile a dirsi che a farsi, quando mi scoppia il dolore, l’unica cosa che mi giova è distendermi e qui non è possibile farlo, allora a che serve interrompere la concentrazione?>>.

<< Allora per questi due mesi fino all’esame trimestrale, spiega ad Tanya che non ti è possibile fare tutta una tirata da mattina a sera, incontratevi a casa, dove magari puoi lavorare in una posizione più comoda.>>

Mia madre era sulla porta, esclamai:

<< Renèe è tutto pronto?>>.

<< Ancora una mezz’oretta.>>

<< Allora rimaniamo un po’ qui, Edward ha la schiena indolenzita, ha bisogno di distendersi. Amore ti porto dell’acqua?>>.

<< Sì grazie, ma non occorre che…>>

<< Smettila, ti vergogni forse per mio padre?>>.

Charlie entrò in salotto, lui fece per alzarsi, ma rimase bloccato:

<< Mi scusi ma non sono in gran forma.>>

<< Sta giù.>>

Rientrai con l’acqua e gli presi le compresse.

<< Mi fa tanto piacere avervi a cena, stasera, possiamo passare un po’ di tempo insieme>>

<< A proposito d’impegni,>>, cominciai, << sabato e domenica devo andare ad Anaheim, il professor Newman terrà un seminario al quale vuole che assista, mi servirà per la mia ricerca, varrà come verifica trimestrale. >>

<< Già verifiche?>>, disse mia madre.

<< Pensa che tra il cinque e il nove dicembre ci saranno gli esami finali del trimestre. >>

<< Anche tu hai le medesime scadenze Edward?>>, chiese mio padre.

Lui fece cenno di sì.

<< Dormiremo ad Anaheim, Edward mi accompagnerà.>>

Vidi mio padre aggrottare le sopracciglia. Edward si sollevò piano e si mise seduto.

<< Rilassati papà, ti prego non farlo preoccupare.>>, dissi indicandolo.

Io e mia madre scoppiammo a ridere, Edward era a metà tra il seccato e il turbato. 

<< Tranquillo.>>, disse alla fine mio padre, << sono cosciente che mia figlia non è più un’adolescente, ma lasciami passare questa reazione da padre un po’ geloso.>>

<< Sembra un burbero tiranno medievale… ma in fondo non è così, il mio papino.>>

Mentre cenavamo, gli raccontai un po’ di tutto, sorvolai sugli esami e sulla decisione di Edward, volevo rispettare la sua privacy, ma lui mi fece un cenno, capii che potevo parlarne:

<< Papà mamma, Edward subirà un intervento chirurgico a dicembre.>>

Mio padre lo fissò:

<< Ti sei aggravato?>>

<< No,>> disse lui << un paio di anni fa avevo preso in considerazione l’ipotesi di operarmi, poi l’avevo accantonata, ora ho pensato di risolvere definitivamente il mio problema, Bella ha fatto delle ricerche e abbiamo scoperto che il Cedars-Sinai di Los Angeles ha un ottimo centro di neurochirurgia, ho deciso così di operarmi, prima alla colonna vertebrale e poi al torace.>>

<< Sono interventi rischiosi?>>, chiese mio padre.

<< Diciamo a rischio calcolato.>>, rispose Edward, << ma credo che il gioco valga la candela…>>

Mi guardò.

<< Vuoi renderti indipendente?>>.

<< Sì, non voglio dover pesare ancora sugli altri, inoltre e poi Bella non merita un uomo così.>>

Lo aveva detto di getto e aveva chiuso gli occhi, come faceva sempre per vincere l’imbarazzo.

<< Merita il meglio, è vero che io la amo infinitamente, ma così non sono abbastanza.>>

<< Che cosa dici!>>, esclamai.

<< Edward.>>, intervenne mia madre, << perché stai facendo questo discorso adesso? E poi qui davanti a noi?>>.

<< Ho bisogno che Bella, ma anche voi sappiate cosa penso.>>

<< Capisco la tua esigenza ma non sono d’accordo per niente sulla tua valutazione.>>, disse mia madre. < 

Sei diventato, in un tempo brevissimo, il suo sole, il suo faro, l’ispirazione del suo agire, non pensavo che dopo quello che aveva passato, sarebbe stato possibile per lei innamorarsi e invece sei entrato nella sua vita e l’hai stravolta.

È presa, come mai una donna potrebbe essere e lei ci ha messo poco, perché tutto è dipeso da te, da quello che sei riuscito a darle, a farle provare, quindi non pensare nemmeno un istante che il suo amore e la sua dedizione, possano essere legati alla tua condizione, sono legati solo ed esclusivamente a te!>>.

Edward mi fissava, mi sentivo così felice delle parole di mia madre.

<< È riuscita come sempre a essere più incisiva e chiara di me, vero amore?>>.dissi sorridendo.

 

 

 

Annuì, ma non riusciva a parlare. Lo baciai.

<< Le cene a casa mia possono essere dei veri disastri.>>, dissi.

<< No, affatto.>>, mi sussurrò.

Mio padre, gli aveva posato una mano sulla spalla e lui aveva alzato lo sguardo.

<< Ti affido la mia bambina, so che sarà in buone mani.>>

Gli diede la mano:

<< Può starne certo.>>

Mia madre si chinò e lo baciò. I miei genitori uscirono, noi andammo in giardino. Mi sedetti sul divano e lo invitai a distendersi, mise la testa sulle mie gambe e disse:

<< Wow! Mi sento come un pugile suonato! Tua madre mi ha praticamente messo K.O.>>

<< Sei stato tu a dare il via a questo delirio! Lo sai che non si tiene dentro nulla, quello che pensa dice, poi quando si tratta di me, perde ogni freno inibitore. A volte pensa che io sia restia o incapace di esprimere totalmente i miei sentimenti e si lancia in dichiarazioni tipo questa, che scioccano.>>

<< Io so quanto mi ami, ma lei ha fatto un’analisi così diretta e semplice, disarmante.>>

Lo baciai e continuai a carezzarlo fino a che non chiuse gli occhi, sembrava dormisse, era così bello, sereno, il suo respiro era leggero e regolare, avrei voluto tenerlo lì tutta la notte, ma dovevamo riposare entrambi, quindi dopo un’oretta lo baciai e si destò piano, aprì gli occhi, quegli splendidi occhi verdi, si posarono su di me e mi lasciarono senza fiato:

<< Perdonami amore, non avrei mai voluto svegliarti.>>

<< Stavo sognando.>>

<< Doppie scuse allora, ma devo riportarti a casa, hai bisogno di andare a letto.>>

Ci dirigemmo verso casa sua, a piedi, lentamente guardando verso l’orizzonte, il cielo era pieno di stelle e una leggera brezza.

<< A domani tesoro mio, mi mancherai, come sempre.>>, disse.

<< Dobbiamo avere un po’ di pazienza.>>

<< Credo di aver esaurito la pazienza, durante i venti anni trascorsi ad aspettarti.>>

Tornata a casa, distesa sul letto, mi sentivo tanto sola anch’io, presi la mia maglietta ancora intrisa del suo odore e l’appoggiai sul cuscino, chiusi gli occhi e mi sembrò di averlo accanto.

 

 

Un grosso ciao a tutte

Capitolo di passaggio… direi.

Cercano di sistemare delle piccole cose nel loro rapporto, conoscersi sempre più a fondo, mostrano in maniera così evidente che si amano, le famiglie sono li a sostenerli sempre, gli danno forza.

Loro hanno un’ intesa quasi perfetta sembrano essere ogni istante in sintonia, mi piace davvero tanto questo aspetto.

Hanno intorno due figure di disturbo Long e Tanya che dovranno tenere a bada, anche se con modalità diverse.

E’ un po’ che non ringrazio tutte voi che mi seguite, in queste settimane ho letto recensioni, attente e divertenti e positive (che non guasta), ho intrattenuto con molte di voi conversazione via mess che mi hanno aiutato a muovermi meglio in questo mondo… grazie davvero a tutte… spero che continuerete e seguirmi e comunicare con me.

Un bacio grande

A presto

Cloe J

 

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Capitolo 17
*** Non dargliela vinta ***


Tratto dal sedicesimo capitolo:
<< Giornata difficile eh piccola?>> – disse mia madre.
<< Non puoi immaginare quanto… o forse sì… mamma.>>
<< Ne ho la percezione precisa, ma la condivisione aiuta.>>
<< Mamma so di essere innamorata, ma pensi che questo sia il modo giusto di dimostrarlo.>>
<< Non c’è uno stereotipo, ogni coppia è formata da due entità, spesso molto diverse una dall’altro, se tra i due s’instaura un equilibrio tra le personalità, il carattere e i sentimenti sono così intensi, è come un’alchimia, una fusione perfetta. Per me tra di voi c’è ed è stata quasi immediata.
Lui si è buttato a capo fitto nella storia con il rischio di avere la porta sbattuta in faccia e… a dire il vero lo hai quasi fatto. E tu sei riuscita ad amare dopo la storia di Alec che ti aveva fatto pensare che l’amore non esistesse e dopo il dolore di Jacob, che ti aveva letteralmente prosciugato, portandosi via quella meravigliosa carica affettiva che era dentro di te.
Adesso c’è da un lato l’aspetto dolce e arricchente della passione per il proprio uomo, con le emozioni degli incontri, del vivere insieme ogni giorno, dei rapporti anche sessuali, dall’altro c’è la necessità che ognuno di voi due sente, di avere sostegno, consigli, confronti, una relazione fatta di interscambio intellettuale.
Niente regole, niente cliché, l’amore è quello che viene da dentro, forte, intenso, partecipato, irrazionale, che viene dall’anima ma anche dal cervello, quindi basta indagini o analisi, continua a stringere quel legame che lui è riuscito a instaurare con te, è bello e importante, davvero fuori dal comune.>>
Mi ero letteralmente accoccolata sulle gambe di mia madre, le stringevo la mano. Parlarle era stato ancora una volta illuminante, adesso ero molto più serena, più sicura su ciò che stavo facendo, chiusi gli occhi e dopo qualche minuto mi addormentai.
 
 
 

Capitolo 17

 

Non dargliela vinta

 
EDWARD
 
Dovevo essere proprio distrutto, dormii di sasso tutta la notte, sognai Bella, gli esami universitari, Renèe e il suo sorriso. Ero davvero in uno stato di grazia, mi svegliai fresco e pieno di energie.
Feci colazione e aspettai sul patio che arrivasse, nel frattempo diedi una breve lettura alla bozza fatta per la ricerca, apportai qualche aggiunta.
Entrai in facoltà, nella bacheca campeggiava un avviso di sospensioni delle lezioni per il pomeriggio, salì in aula e mi sedetti, dopo qualche minuto arrivò Tanya:
<< Ciao!>>.
<< Ciao ho riletto la bozza, ho fatto delle correzioni che ho già trascritto nel file, lo troverai nella tua posta.>>
<< Allora oggi a pranzo ci lavoriamo su.>>
<< No ieri sono arrivato troppo stanco la sera, non riesco a reggere tutto il giorno, senza distendermi un po’, il pranzo mi serve per questo.>>
<< E allora come facciamo?>>
<< Potemmo vederci a casa mia, lì potrò stare più comodo.>>
<< Oggi pomeriggio saremo liberi, potrei riportarti a casa, dopo l’ultima lezione e avremmo un bel po’ di tempo a disposizione.>>
<< Nella pausa devo vedermi con Bella, ma poi potremo anche andare.>>
Alle dodici andai fuori, mi distesi sulle gambe di Alice, Bella non era ancora arrivata, una decina di minuti di attesa e giunse di corsa:
<< Scusa amore, ho fatto tardi con il professore di letteratura comparata, non riuscivo proprio a sganciarmi.
Si sedette, mi baciò, gettò uno sguardo interessato su Emmett che era abbarbicato ad Tanya e continuò sottovoce:
<< Oggi ospiti con attività supplementari.>>
<< E sì, a proposito, nel pomeriggio non ho lezioni.>>
<< Non c’è problema ti accompagno a casa, ora che finiamo il pranzo.>>
<< Avrei un altro programma, ho detto a Tanya che il break non si tocca.>>
<< E allora?>>.
<< Potremmo approfittare del pomeriggio di libertà per fare la nostra ricerca, a casa mia.>>
Aspettai qualche reazione.
<< Andresti con lei a casa?>>
<< Sarebbe questa l’idea.>>
<< Meraviglioso.>>, disse storcendo la bocca.
<< Amore se non ti fa piacere io… >>
<< No, del resto è stato un mio suggerimento, ne pago le conseguenze, vai tesoro non preoccuparti ci vedremo stasera, sette e un quarto a casa tua.>>
<< Cos’hai un elicottero per tornare dall’università?>>
<< Scapperò qualche minuto prima, sarà un pomeriggio pesante, saperti a casa in dolcissima compagnia, mi terrà tesa come una corda, pensò che mi volatilizzerò appena finirà la lezione. Tu fa che non la trovi al mio ritorno!>>, rise minacciandomi.
Le sue labbra di pesca sulle mie, il mio desiderio sempre pressante.
<< Forse e meglio che vada.>>, disse.
<< Ti accompagno… Tanya ci vediamo davanti alla facoltà di Bella.>>
Mentre ci incamminavamo mi disse:
<< Sai stanotte mi sono addormentata con il tuo odore sul cuscino, stai diventando peggio di  una droga.>>,  rise.
<< Il mio odore?>>.
<< La mia maglietta era intrisa del tuo odore, l’ho tenuta vicino a me e solo così sono riuscita a prendere sonno, sto diventando patologica vero?>>.
<< Lo trovo bellissimo, vieni abbracciami così ti lascio qualcosa di me a farti compagnia anche oggi pomeriggio qui a lezione.>>
Sentii un clacson e mi voltai era Tanya, fece un respiro e mi avvicinai all’auto, mi alzai, Bella chiuse la sedia e la mise nel cofano, Tanya la guardò sorridendo.
Mi baciò dal finestrino e si diresse di corsa in facoltà.
<< Dove mi dirigo?>>, disse Tanya.
<< Santa Monica in fondo a Montana Avenue, vicino Brentwood.>>
Trovarmi così vicino a lei, mi dava un forte disagio, mi accorgevo che mentre parlavamo, mi guardava fisso e sorrideva, non era una sensazione piacevole, era come se mi sentissi in trappola.
Avevo chiesto a Mark di venirmi incontro, non volevo tentare la sorte ad aprire da solo la sedia, cominciavo a essere stanco, la schiena mi dava forti segnali.
Andammo nello studio di mio padre, volevo che tutto rimanesse più impersonale possibile, mi distesi sul divano, chiesi a Tanya di  mettersi al portatile, Liv mi portò dell’acqua presi il farmaco e aspettai che calmasse un po’ il dolore.
<< Fa tanto male?>>, disse.
<< Abbastanza.>>
<< Pensi di risolvere il problema operandoti?>>.
<< Lo spero.>>
<< Perché allora non fai una vita meno stancante?>>.
<< È questa la vita che mi soddisfa, altrimenti avrei continuato a sotto vivere.>>
<< Reggere il ritmo dell’università, dello studio, di una vita sociale intensa e di una relazione così impegnativa non dev’essere facile?>>.
<< Sai che è la seconda volta che ti rivolgi a me come se non avessi diritto di fare tutto ciò, lo trovo  offensivo!>>.
<< Realista.>>
<< Pensi che solo perché ho delle difficoltà non debba aspirare al massimo?>>.
<< No, dico solo che per reggere un’esistenza molto complessa, metti il tuo fisico sotto stress, apprezzabile ma forse non del tutto ragionevole.>>
Mi accigliai, ma decisi di non andare oltre con quel discorso:
<< Ok mettiamoci a lavoro, vorrei sfruttare al massimo il tempo a nostra disposizione.>>
<< Certo adesso ti ho irritato, quindi non credo che avrò una seconda chance di lavorare insieme.>>
<< Non sono vendicativo, rispetto le tue opinioni e proseguo per la mia strada, con le mie scelte, ma  il tempo libero a mia disposizione, nei prossimi mesi sarà veramente esiguo. Devo fare tutte le verifiche trimestrali, senza incidere sul monte ore delle assenze, quindi non potrò mai disertare alcuna lezione e come ti ho detto oggi, il break mi serve per riposare, quindi va da sé che sarà dura trovare dello spazio per un confronto diretto, lavoreremo separati e ci scambieremo il materiale via mail e lo confronteremo, quando potremo, durante le lezioni.>>
<< Il fine settimana è tutto per lei?>>
<< Il fine settimana è tutto per noi sì e per studiare… quello che è bene noi facessimo fino alle sette.>>
Misi il naso sul libro e lei prese a scrivere. Liv entrò a metà pomeriggio per offrire qualcosa all’ospite, facemmo una breve pausa, approfittai per chiamare Bella poi riprendemmo senza alcuna divagazione.
Mi ero veramente risentito per ciò che aveva detto, non aveva nessun diritto di dare giudizi sulla mia vita e le mie scelte, senza neanche conoscermi a fondo. Avrei sopportato la sua presenza fino alla fine del trimestre, poi dovevo mettere un bel po’ di distanza tra di noi.
Terminammo la prima parte del saggio e organizzammo le bozze per la seconda e la terza sezione, su cui ci saremmo concentrati separatamente, l’orologio dello studio segnò le sette.
Tanya continuava a sorridere tra sé e sé, avrei voluto proprio sapere cosa le passasse per la mente, raccolse le sue cose e l’accompagnai all’auto.
<< Allora a domani, mi raccomando riposati! - si chinò, mi prese per il mento e mi stampò un bacio sulle labbra.



 
Proprio in quell’istante Bella varcò il cancello, mi divincolai allontanandola, Tanya entrò in macchina come se non l’avesse notata e andò via, l’incrociò sul vialetto e le fece un cenno con la mano, ridendo.
Bella era bloccata ad un passo da me, mi alzai dalla sedia e le andai incontro:
<< Amore…>>
<< Edward… che significa?>>.
<< Bella… cosa vuoi che significhi… la str…..za si è preparata l’uscita di scena ad effetto! Tutto qui.>>
<< Tutto qui? Ti ha baciato Edward!>>.
Aveva le labbra serrate, stringeva i pugni. Era rigida, le presi la mano, l’avvicinai a me, disse:
<< Sento il suo odore sul tuo viso… Scusami ma ho bisogno di andare via adesso!>>, si divincolò e correndo uscì dal cancello.
<< No Bella! Cosa stai facendo?>>.
Feci un paio di passi, ma rinunciai subito, non avrei potuto mai raggiungerla, intanto mia madre risaliva dal vialetto.
<< Edward che succede perché Bella è scappata via piangendo?>>
<< Quella str….za di Tanya mi ha baciato dinanzi a lei, l’ha fatto apposta, ci sono cascato come un’idiota.>>
Tornai sulla sedia, mi misi le mani tra i capelli, mia mamma disse:
<< Lasciala un po’ tranquilla, Bella è troppo sveglia per non capire che era tutto preparato solo per farvi litigare e ti ama, tornerà quando le passerà il dispiacere di aver visto una scena tutt’altro che edificante.>>
Rientrai in camera mia, mi chiusi la porta dietro e con il cellulare in mano, mi misi dietro la finestra.
Mi sentivo veramente uno stupido, com’ero riuscito a cacciarmi in questa situazione.
Un’ora, poi un’altra, restavo a guardare la sua stanza illuminata, ero molto preoccupato.
Verso le dieci mi decisi a fare il suo numero, ma niente, il cellulare era staccato. Le mandai allora un messaggio:
“ Bella ti prego chiamami, non possiamo permetterle di farci questo, ti amo.”
Le ore passavano, io avevo gli occhi calamitati sulla sua finestra, non riuscivo a scostarmi nell’attesa di un qualsiasi segno, la luce era accesa ma non c’era l’ombra di lei. Alle due riprovai senza successo a chiamarla. Abbandonai le speranze, appoggiai la testa sullo stipite della finestra e chiusi gli occhi.
 
<< Tu c’entri eccome… se non le avessi dato corda, lei non si darebbe spinta così avanti.>>
<< Ma cosa dici Bella io non l’ho incoraggiata per niente.>>
<< Maledizione Edward ti ha baciato, davanti a me!>>
<< Ma io… io…>
<< Sono così ferita cosi inc…ta, la odio… anzi vi odio, vi siete presi gioco di me, tu mi hai tradito… mi hai tradito.>>
<< Aspetta Bella dove vai! Bella!>>
 
Un rumore sordo e poi un tonfo. Spalancai gli occhi, tutto intorno a me era buio. Ero a terra, spinsi via la mia sedia e faticosamente mi sollevai, scostai le tende, la stanza era diventata buia.
Feci un sospiro, le mie speranze di sentirla svanirono, lasciandomi quella sensazione di vuoto che la sua assenza sempre mi aveva dato.
Ancora qualche altra ora di buio sarebbe trascorsa lenta, ma domattina sarei andato da lei, se necessario l’avrei implorata di dimenticare, ma l’avrei ricondotta a me, quel peso sul petto si fece sentire prepotente.
Mi abbandonai sul letto, la schiena mandava segnali forti ricordandomi quanto era stata lunga e faticosa la giornata, ma riuscivo a non dare alcun importanza a quel dolore, era dentro che sentivo male, era l’effetto della paura terribile di averla delusa.
 
Inspirai profondamente, mi passai la mano tra i capelli e aprii gli occhi, un raggio di sole filtrava dalla mia finestra, era lì seduta dinanzi al letto.
Mi sollevai, mi spostai verso il bordo del letto, timoroso aspettavo che dicesse qualcosa. Si tolse i capelli dalla fronte, appoggiò la schiena contro la sedia, mettendo una bella distanza tra me e lei, feci un sospiro.
 
 
 
<< Raccontami, credo di essere disposta ad ascoltarti adesso.>>
<< Il pomeriggio era stato già molto pesante, lei è stata irritante e offensiva, mi ha provocato in tutte le maniere, alla fine ho alzato una barriera e ho ribadito che le occasioni per incontrarci ancora sarebbero state rare, che avremmo lavorato ognuno per conto proprio e ci saremmo confrontate a lezione. Si sarà indispettita o offesa e avrà escogitato questa cattiveria, forse sicura che un’azione di questo genere avrebbe creato problemi, questo colpo di teatro davanti a te... Bella.>>
Aveva abbassato lo sguardo, le braccia strette intorno al petto. Provai ad attirarla un po’ verso di me, ma rimaneva rigida e mi fissava cupa.
<< Ti avevo avvertito.>>, disse allora,<< sapevo che avrebbe creato  casini!>>
<< Bella ha provato solo a farci litigare, ma non può riuscirti, anzi dimmi che non ci è riuscita?>>.
Si lasciò avvicinare ancora, mi rincuorai appena.
<< Domani la metterò a posto e dirò ad Emmett che non la voglio più tra i piedi.>>
<< Vuoi parlarle?>>.
<< Ho bisogno di dirle che il suo meschino tentativo è andato a vuoto, che non deve mai più rivolgermi la parola, starmi alla larga, altrimenti dimenticherò che è una donna e la farò pentire amaramente. Adesso ti prego vieni…>>
Ubbidì, anche se ancora era tesa e accigliata. Le diedi un bacio, tirò indietro la testa.
<< Bella…>>
<< Hai ancora il suo odore sul viso.>>
Mi alzai e appoggiandomi, entrai in bagno, sciacquai il viso e tornai da lei. Si era seduta sul mio letto.
<< Giuro che se la vedo ancora ronzarti attorno, la picchio.>>
<< Puoi farlo, ma ti assicuro che non servirà.>>
Si avvicinò al mio viso, mi baciò, l’avevo presa tra le braccia e la stringevo forte.
<< E’ stato terribile, vederti mentre lei ti baciava.>>
<< Lo immagino, così come è stato terribile vederti andare via.>>
<< Sì lo so, l’ho capito, ma non sono riuscita a trattenermi.>>
<< Non permetterò mai a nessuno di mettersi tra di noi. Difenderò il nostro rapporto da qualsiasi cosa possa anche solo provare a rovinarlo.>>
La baciai ancora, mia madre fece capolino sulla porta, la guardammo, lei sorrise ed entrò con il vassoio della colazione, lo poggiò sul letto, diede un bacio sulla fronte a Bella ed uscì chiudendo la porta.
Parlammo ancora di quello che era successo, con toni pacati, volle sapere cosa mi aveva detto nel pomeriggio, poi seria rispose:
<< E’ una ragazza così legata solo a ciò che le dà soddisfazione, è il suo egoismo che la fa agire, è gretta ed insensibile, non può capire. Per lei nulla può valere un sacrificio così grande. Le tue aspirazioni, la sensibilità e l’animo, non possono essere scalfite da giudizi sommari di una persona così vuota. >>
<< Sì ma fa male lo stesso sentirsi sbattere in faccia giudizi crudi. Ho fatto tanto per superare le mille fissazioni su quello che potevo o non potevo fare. >>, le presi la mano, << Bella devo esser certo che è tutto chiarito tra noi. Non potrei sopportare che avessi ancora dei dubbi.>>
Fece segno di sì con la testa e si riappoggiò sul mio petto, dopo qualche minuto fu come se si fosse ridestata da un sogno, mi diede un lunghissimo, acceso bacio e si riaccucciò.
Quel sapore dolce delle sue labbra, di nuovo sulle mie, appoggiai la testa sul cuscino e chiusi gli occhi, ricacciai l’immagine di Tanya e mi lasciai cullare da lei… il mio sogno, il mio unico fantasioso sogno.
Nel pomeriggio mentre lei era all’università, chiamai Emmett a casa, gli raccontai tutto, lui disse di essere molto dispiaciuto per quello che era successo e che avrebbe preso di petto Tanya e l’avrebbe allontanata da tutti noi.
Disse, che per lui non era un problema, che certamente per un bel corpo e per una “chiamata facile”, così la definì, mi venne da ridere, non avrebbe mai voluto far soffrire Bella o mettermi in difficoltà. Aggiunse che non c’era bisogno che io l’affrontassi, i contatti tra me e lei dovevano essere stroncati subito, non voleva, disse, che mi sporcassi le mani con lei.
Era davvero molto arrabbiato, se conoscevo bene il mio amico, Tanya avrebbe avuto un quarto d’ora tutt’altro che piacevole.
 
 
BELLA
 
Cosa avevo provato? Rabbia subito, sbalordimento poi, delusione, sì anche delusione, perché io lo sapevo, me lo sentivo che sarebbe finita così.
Avevo intuito dal primo momento che era una ragazza troppo determinata e incurante di ciò che la circondava e il fatto di non riuscire ad ottenere l’attenzione del mio uomo, non aveva fatto altro che alzare la posta. Era più divertente, una sfida più difficile, da vincere in qualsiasi modo. E alla fine le stava bene anche solo creare problemi tra di noi.
Non c’era niente da perdonare a Edward, lui non l’aveva di certo incoraggiata, l’unico suo errore, se di errore si poteva parlare, era aver pensato di poterla controllare.
Fui molto sollevata quando Edward mi disse che solo Emmett avrebbe discusso con Tanya e che lui quindi non l’avrebbe affrontata, volevo solo che uscisse dalle nostre vite e anche alla svelta.
 
Dalla finestra lo vedevo scherzare con mia madre, era sorridente, tranquillo, la sua voce era allegra, segno di quanto fosse soddisfatto nell’aver risolto una situazione che lo aveva dispiaciuto ed impaurito molto.
Restai qualche minuto ad ascoltarli.
<< Sei mattiniero, la mia bimba dorme ancora, vado a svegliarla?>>, disse mia madre mentre curava le sue rose.
<< No Renèe, è presto ancora ma stamattina non riuscivo e restare a letto,come se lo considerassi  un’inutile perdita di tempo.>>
<< Allora week-end ad Anaheim?>>
<< Sì non le dispiace se accompagno Bella?>>
<< Scherzi! Sono felice se trascorriate del tempo insieme.>>
<< Pensavamo di partire domattina molto presto, allora vorrei chiedere ad Bella di venire a dormire a casa mia, i miei saranno fuori città fino a domani.>>
<< Mi sembra sproprio una buona idea.>>
<< Grazie Renèe, lei è veramente fantastica.>>
<< Sono una madre felice, non potevo desiderare di meglio per Bella, le vedo una luce negli occhi di mia figlia, quando è con te, è bello.>>
Gli carezzò il viso, lui chiuse gli occhi.
<< Buongiorno! In vena di smancerie con mia madre?>>, dissi raggiungendoli.
<< Amore buongiorno a te, smancerie? Ma grazie.>>
<< Perché devi metterlo in imbarazzo per forza, io sono felice che sia così a suo agio con me.>>, disse Renèe.
<< Mio piccolo.>>, dissi addolcendo oltremisura la voce.
<< Edward mi stava dicendo per stasera.>>
<< E bravo! Ormai ci siamo lanciati. Organizzate insieme le nostre nottate? Siete entrati proprio in confidenza? Ma tu non dovresti fare la mamma preoccupata del buon nome della propria figlia?>>.
<< Hai vent’anni Bella vorrei ricordartelo… non sei più una ragazzina.>>
<< Vedo che ti sei svegliata in versione miss simpatia.>>, mi disse incrociando le braccia al petto.
<< Questa è l’ultima volta che vengo qui di mattina. Io speravo che farti una sorpresa, mi avrebbe portato un po’ di coccole, invece sei proprio antipatica.>>
<< No amore mio… >>, l’abbracciai e gli riempii il viso di baci, << scusami… non sarò mai più così acida.>>



<< Muoviti che ti porto in spiaggia a far colazione.>>.
 
Dopo aver caricato le valigie in auto, nel tardo pomeriggio, eravamo rimasti in casa Cullen.
Il sole al tramonto s’intravedeva sul mare, tutto era immerso nel silenzio:
<< Ma dove sono i tuoi?>>
<< Fuori città. >>, disse sornione.
<< Non li avrai cacciati fuori da casa loro per me, vero? Che vergogna.>>
<< Come che vergogna! E se sono in casa ti imbarazzi, se non ci sono ti vergogni, non sei mai contenta.>>
<< Ma sì Edward gli avrai detto di andar via, perché c’ero io.>>
<< Ti assicuro che quando mio padre ha proposto a mia madre una serata romantica con annessa nottata di fuoco in barca fuori Malibù, lei non si è preoccupata minimamente che tu dividessi il letto con il suo figliolo adorato. Anzi ti ha fatto anche un regalino.>>
<< A me?>>
Sul suo letto c’era una rosa rossa con un biglietto. Lessi il biglietto:
“ Per Bella, un angelo che ho imparato ad amare come una figlia e che sta rendendo fulgida ogni esperienza al mio stupendo Edward, Esme”
<< Uff…>>,  mi sventolavo le mani dinanzi agli occhi per non mettermi a piangere, << accidenti.>>
Aprii la scatola, c’era una camicia da notte di seta blu. Ancora più confusa ed emozionata, balbettai:
<< E’ bellissima.>>
<< Molto sexy… indossala fammi vedere.>>
Lui si distesi sul letto, le mani dietro la testa a guardarmi. Mi guardava sorridendo, mentre io mi sentivo frastornata, mi tese le braccia, mi distesi accanto a lui.
<< Sei riuscita a stravolgere e rendere eccezionale tutto, me, la mia vita e la mia famiglia senza che ce ne accorgessimo. Sei stata veramente grandiosa.>>
 
Al suono della sveglia.
<< Buongiorno! Dormito bene?>>, mi chiese.
<< Non è definibile la sensazione di stare accanto a te, altro che maglietta sul cuscino.>>
Mi alzai e andai in bagno, dopo dieci minuti eri pronta:
<< Hai bisogno di una mano?>>, gli chiesi.
<< Forse sarebbe meglio.>>
<< Mi rendo conto che dormire insieme, non ha su di te lo stesso effetto salubre, spesso dopo una notte passata insieme, ti svegli uno straccio.>>
<< Tu non preoccuparti per l’effetto salubre, farei carte false per potermi addormentare ogni sera accanto a te e non m’importa proprio nulla di svegliarmi più o meno indolenzito.>>, si alzò, mi abbracciò e lo accompagnai.
 
Nel frattempo gli preparai i vestiti sul letto, non appena fu pronto, andammo in soggiorno per fare colazione, i signori Cullen erano appena tornati, mi avvicinai a Esme e l’abbracciai, lei mi carezzò poggiai testa sulla sua spalla, lei mi sussurrò:
<< Grazie di cuore Bella.>>
<< Di che cosa? Deve esser fiera di suo figlio, è straordinario ed io lo amo, niente e nessuno può cambiare ciò che provo per lui.>>
Edward aveva poggiato il blister delle compresse sul tavolo, Carlisle gli chiese:
<< A che dosaggio sei giunto?>>.
<< Centocinquanta milligrammi, due volte al giorno, ne ho già parlato con Lys.>>
Feci un sospiro.
<< Non preoccuparti cara.>>, disse lui, << lo terremo sotto stretto controllo, la prossima settimana, vai a fare un emogas, delle analisi e una spirometria. Hai avuto problemi respiratori?>>.
<< Non mi sembra, almeno non evidenti.>>
<< Comunque stai attento e se dovessi accusare respiro affannoso o un peso sul petto, avvertimi subito.>>
Partimmo, ero turbata nonostante le rassicurazioni, mi mise la mano sulla coscia e disse:
<< Forza parliamone subito, così lo supereremo e potremo goderci il resto del tempo insieme.>>
<< Sai bene come la penso riguardo ai farmaci che prendi, non è una novità.>>
<< Si ma Lys mi ha controllato e ha detto che posso continuare così fino all’intervento.>>
<< Sì ma non va bene che ti debba imbottire di analgesici, penso alla miastenia, agli effetti sulla respirazione, se hai male alla schiena, rallenta il ritmo di vita, rinuncia a qualcosa.>>
<< Sei impazzita!  Mi stai suggerendo le stesse cose che mi ha detto Tanya e che mi hanno offeso.>>
<< Gli effetti collaterali Edward, ne sono terrorizzata. E poi è da troppo tempo che li prendi.>>
<< Non m’importa, hai sentito mio padre mi farò controllare, ma adesso non posso barattare niente della mia vita con un minor uso del tramadolo.>>
<< Non possiamo almeno provare a trovare un’alternativa?>>.
<< Quale alternativa? Bella non voglio litigare, ti prego non chiedermi di rinunciare a vivere così, è qualcosa che non ho mai provato e che ormai mi è indispensabile, non puoi chiedermi di tornare a una vita che mi aveva stancato.
Vedrai non succederà niente di grave, starò attento e se mostrerò segni di assuefazione, mio padre troverà una soluzione.>>
Mi stava implorando, sapevo che gli faceva male sentire ancora questo tipo di discorso, lo accarezzai, dissi:
<< Lo dico solo perché sono preoccupata per te, lo capisci?>>.
<< Certo, ma non devi, starò attento.>>, il suo tono era deciso.
<< Ok prometto di non aprire mai più questa discussione. >>
Accesi lo stereo e inforcai degli occhiali da sole e si misi a canticchiare. Lui appoggiò la testa indietro, rilassato.
Durante il viaggio mi chiese di raccontargli qualcosa della mia vita a New York, dei miei amici e di come trascorreva il mio tempo lì.
<< Credo che sia arrivato il momento che tu sappia qualcosa della mia vita, non proprio esemplare.
Dopo un’infanzia da cento dieci e lode, con tutto quello che potevo desiderare, felice, serena, piena di affetto e di strade lastricate di positività e pre-adolescenza senza un barlume di problema, ero carina, intelligente, studiosa, benestante, circondata da genitori presenti e un fratello eccezionale, pensavo che niente potesse turbare la mia vita.
Quest’idillio si spezza a quindici anni, prima la violenza poi la morte di Jacob… praticamente piombare in un baratro.
A quel punto la mia vita ha avuto un’impennata di follia, vivevo ancora a Staten Island, ma a quaranta minuti da una bolgia infernale, New York e dopo un periodo di clausura in casa, sono passata all’anno di “faccio tutto quello che mi passa per la testa”, bere, uscire, far tardi la sera, partire, non tornare a casa per giorni, avvertendo solo i miei che ero sana e salva e stro…..zate di questo genere.
Se escludi le droghe e il sesso frenato, non mi sono fatta mancare nulla. Sempre in compagnia di un gruppo di ragazzi conosciuti alla scuola superiore in cui mi ero trasferita dopo la morte di Jacob.
La comitiva era un po’ sregolata, ma sempre presente quando ne avevi bisogno e soprattutto mi ha tenuto fuori dai grossi guai. È stata la mia ancora di salvezza, forse senza di loro mi sarei persa.
Ci sentiamo regolarmente, a volte mi mancano.>>
<< Ma in quei momenti non pensavi a Renèe e Charlie?>>.
<< Si ma non mi importava, ero egoista pensavo solo al mio dolore e al sistema per cacciarlo dentro, non farlo sparire, solo tenerlo a bada. I miei non riuscivano a starmi dietro, troppo immersi nel dispiacere per la perdita di Jacob per concentrarsi su di me e così dopo un poco si rassegnarono; aspettarono che tornassi in me, sperando forse che non mi perdessi nel frattempo.
Di quel periodo ricordo le sbronze colossali con risvegli terribili a casa dei miei amici, le notti a Manhattan in giro tra feste, locali e strade troppo buie, ma in fondo sicure solo perché ci muovevamo in gruppo e poi ore e ore a parlare, parlare a volte per tenere vivo il ricordo di Jacob, raccontando di lui, di ciò che era stato per me, di ciò che avevamo fatto insieme, della sua morte, altre volte per scacciare il desiderio di autodistruzione che arrivava prepotente.
Non sono fiera di quel periodo ma è un tassello della mia vita, che ho accettato e superato o meglio dopo la fase dello “zombie”, con il crogiolo nel dolore e l’anno della follia, i miei genitori hanno deciso che era abbastanza, hanno voltato pagina ed eccoci qua. >>
<< Accidenti Bella sono sconvolto, sembrano episodi presi dalla vita di qualcun altra, riesco a stento ad accettare che tu abbia vissuto situazioni così terribili e sia riuscita a mantenere un equilibrio mentale così incrollabile.
Sei entrata nella mia vita con una tale carica positiva, che sembra incredibile che tu venga fuori da queste esperienze; sei apparsa sin dal primo momento una ragazza solare, serena, hai affrontato la nostra relazione con appena un po’ di disorientamento iniziale e adesso ne comprendo il motivo, ma dentro hai un bagaglio di esperienze così terribili che sarebbe normale, invece essere una fuori di testa, sono allibito!>>.
<< Cosa avrei dovuto fare Edward? È vero forse un’altra meno forte o decisa di me sarebbe impazzita o peggio, considerando quanto amavo mio fratello, non sarebbe sopravvissuta, ma io ho deciso di vivere, all’inizio forse male, ma di vivere, questo Jacob mi ha lasciato.
Poi ho incontrato te, è stato come incontrare un raggio di sole, la metà che ti mancava, quando sto con te sono diversa  e questa relazione già quasi perfetta, nell’intesa emotiva, relazione e sessuale, per me è un segno inequivocabile che siamo fatti per stare insieme.>>
Avevo allungato la mano sul suo viso, lo carezzavo, poi si avvicinò a me:
<< Sei davvero il mio angelo.>>
<< Ti amo e sarò tutto quello che tu vorrai!>>.
 
 
 
Ciao care amiche mie
Perdono… perdono… perdono… ma in vacanza la connessione è un delirio… la chiavetta decide lei quando funzionare quindi immaginate cosa ho dovuto fare per riuscire a mettere on-line il capitolo.
Cercherò di essere più puntuale magari trovando una connessione wireless da qualche parte.
Ma bando alle scuse… sconvolte? No vero. Tutte voi avevate capito quanto fosse str…za Tanya e che potenzialmnente poteva essere pericolosa.
Tutto sommato i nostri eroi sono riusciti a fronteggiare in maniera matura la situazione, adesso la strega l’abbiamo eliminata, speriamo.
I piccoli adesso potranno godersi un bel week-end insieme, sperando che non ci siano altri intoppi.
Un bacio grandissimo e stracomplimenti a Lalayasha… il disegno mi è piaciuto tantissimo… ma avete visto il ghigno della strega è assurdo.
Ci vediamo domenica o al massimo lunedì.
Ehi belle recensite… recensite e recensite… non siate pigre…grazie in anticipo.
Cloe J.

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Capitolo 18
*** Superare Shakespeare ***




Tratto dal diciassettesimo capitolo:

 
Bella era bloccata ad un passo da me, mi alzai dalla sedia e
le andai incontro:
<< Amore…>>
<< Edward… che significa?>>.
<< Bella… cosa vuoi che significhi… la str…..za si è preparata l’uscita di scena ad effetto! Tutto qui.>>
<< Tutto qui? Ti ha baciato Edward!>>.
Aveva le labbra serrate, stringeva i pugni.
Era rigida, le presi la mano, l’avvicinai a me, disse:
<< Sento il suo odore sul tuo viso… Scusami ma ho bisogno di andare via adesso!>>, si divincolò e correndo uscì dal cancello.
<< No Bella! Cosa stai facendo?>>.
Feci un paio di passi, ma rinunciai subito,
non avrei potuto mai raggiungerla.
 
********
Si avvicinò al mio viso, mi baciò, l’avevo presa tra le braccia
e la stringevo forte.
<< E’ stato terribile vederti mentre lei ti baciava.>>
<< Lo immagino, così come è stato terribile vederti andare via.>>
<< Sì ma non sono riuscita a trattenermi.>>
<< Non permetterò mai a nessuno di mettersi tra di noi.
Difenderò il nostro rapporto da qualsiasi cosa possa anche solo provare a rovinarlo.>>
 

Capitolo 18

 

Superare Shakespeare

 
BELLA
 
Arrivammo in albergo, si avviammo con i bagagli all’accettazione, Edward posò i suoi documenti sul bancone, io misi i miei accanto, la receptionist ci guardò dissi:
<< Cullen e Swan ho prenotato una matrimoniale qualche giorno fa.>>
<< Si signora, ecco a lei 306, terzo piano, l’ascensore è in fondo la corridoio, avete bisogno di aiuto?>>.
Edward alzò lo sguardo e bruscamente disse:
<< Non grazie.>>, prese il bagaglio lo appoggiò sulle gambe e fece strada.
Mi dispiaceva vederlo così infastidito, arrivando davanti all’ascensore, mi chinai e lo baciai:
<< Edward amore…>>
<< Più passa il tempo più questo tipo di atteggiamento mi diventa insopportabile.>>
<< Dovresti continuare a non dargli peso.>>
<< Chissà se questa solerzia non richiesta terminerà mai.>>
Si aprirono le porte dell’ascensore e incrociammo il professor Long:
<< Benvenuta signorina Swan.>>
<< Professore, buongiorno.>>, gli porsi la mano.
<< Siete in perfetto orario, ci vedremo all’università, verrà anche lei signor Cullen?>>.
<< Darò una mano a Bella con la trascrizione degli interventi del seminario, sono molto veloce nello scrivere, sa anni e anni passati dinanzi ad una tastiera.>>, sorrise.
Entrammo in ascensore e quindi in camera, posai i bagagli, prendemmo il notebook, una piccola telecamera che avevo portato, dei blocchi per gli appunti e gli inviti.
Arrivati nella sala congressi, trovai un posto abbastanza centrale, dove potevo riprendere e ci sedemmo, Edward decise di lasciare la sedia lateralmente e sedersi accanto a me.
I lavori iniziarono puntuali, dopo le introduzioni di rito, cominciammo a registrare il primo intervento. Edward non scherzava quando diceva, di essere molto veloce a dattilografare, dopo un po’ mi resi conto che era inutile filmare, lo guardavo stupida e lui sorrideva.
Quando il professore terminò, mi avvicinai a lui e dissi:
<< Ma sei mostruoso! Non sapevo che fossi così rapido.>>
<< Diciamo che da quanto ti conosco, non ho avuto mai la necessità di farti conoscere questa mia capacità, comunque sono felice di poterti essere utile.>>
Fu la volta del professor Newman che si concentrò che prendendo spunto dai sonetti di Shakespeare esaminava attraverso le figure delle dame brune, la poesia d’amore e verità nella natura.
La sua dissertazione fu assai istruttiva, mi diede molti spunti per approfondire alcuni aspetti della mia ricerca, il professor Newman spaziava con grande facilità dalla poesia alla prosa shakespeariana, ero totalmente rapita dal suo parlare.
Durante la pausa uscendo dalla sala conferenze, incontrammo il professor Long, che ci invitò, al caffè:
<< I due interventi hanno destato il suo interesse?>>, disse mentre sorseggiava un cappuccino.
<< Molto, il professor Newman mi ha completamente stregato, ho trovato delle informazioni molto utili per la mia ricerca.>>
<< Ossia?>>, chiese.
<< I due poemi “Venere ed Adone” e “Il ratto di Lucrezia”>>, dissi, << potrebbero essere analizzati  in chiave più moderna.
<< Mi sembra una buona intuizione. E lei signor Cullen, spero non si sia annoiato a morte?>>
<< Affatto, consideri che la mia concentrazione è stata massimale, dovendo trascrivere ciò che veniva detto nei due interventi, ma ogni tanto, quando era possibile, rileggendo, ho trovato alcune considerazioni molto attuali.
Mi piace sentire parlare d’amore, nonostante la mia impostazione molto scientifica, mi perdo facilmente nel mondo dei sentimenti e delle emozioni.>>
<< Spero che troverete altrettanto stimolante il mio intervento, anche se tratterà di tutt’altro argomento.>>
<< Ho letto che parlerà dei legami familiari.>>, dissi.
 
<< Trovo le dinamiche familiari delle tragedie di Shakespeare veramente attuali, viviamo in una società che stritola le famiglie, mette i genitori uno contro l’altro, porta disaccordo tra i figli e tra questi e i genitori, il buon William ne ha parlato con quattrocentocinquanta anni di anticipo, una bella forza!
Penso di avervi tediato abbastanza, vi lascio soli, ah! Stavo per dimenticarlo il dottor Newman avrebbe piacere di invitarvi a cena, stasera in albergo, sempreché non abbiate altri programmi.>>
Guardai Edward e lui rispose:
<< Io sono dipendente dalle scelte di Bella in questi due giorni.>>
<< Volentieri.>>, risposi.
<< Allora appuntamento nella hall per le nove?>>.
<< Ci saremo.>>
Andò via, si rivolsi a Edward:
<< Sicuro che non avresti preferito passare la serata da un’altra parte, magari da soli?>>.
<< So che ti fa piacere, ti affascina parlare con Newman, per me l’unica cosa importante è stare con te, poi la notte sarà tutta nostra.>>
Lo guardai dritto negli occhi, lucidi e verdi, splendidi e profondi e gli dissi:
<< Sono totalmente, incondizionatamente e completamente tua, Edward Cullen. >>.
<< In questi due mesi non ho desiderato altro di averti legata a me in questa maniera e sono stato esaudito.>>
Tornammo dentro la sala conferenze, riprendemmo i nostri posti, Edward si rimise al pc, poi mi sussurrò:
<< Sono proprio curioso di sentire cosa dirà il tuo professore sulla famiglia e sui legami tragici di Shakespeare, riportati ad oggi. Anche se per noi potrebbe essere solo un ripasso, potremmo fare più di un intervento sui legami familiari, sulle tragedie e su come affrontarle.>>, disse con una nota amara.
I professori occuparono posto e poco dopo, Long prese la parola, iniziò tratteggiando alcune opere in cui i legami parentali erano stati lo snodo della storia stessa, dove le azioni di uno contro l’altro hanno determinato risvolti tragici.
Da Amleto con la figura del padre re spettro, quasi una coscienza, della madre cattiva consigliera, a Giulio Cesare e il famoso “Quoque tu, Brute!"  Shakespeare aggiunge "Allora cadi, o Cesare!", suggerendo così che Cesare si rifiuta di sopravvivere ad un tale tradimento da parte di una persona in cui egli aveva riposto la sua fiducia, dalle profezie di Macbeth e l’intervento di Lady Macbeth per assicurare che il marito il trono di Scozia e della sua nefasta influenza che porta il re a seguire alla lettera il diabolico piano della moglie. Al dramma di Antonio e Cleopatra, che presentava degli aspetti ambivalenti, veri eroi tragici, ma che erano in realtà troppo buffi e pieni di difetti; l'anima della loro relazione è l'amore, ma anche la lussuria; la loro passione totalmente distruttiva, ma mostrava anche elementi trascendenti. E infine, Cleopatra si uccide per amore di Antonio, ma perché è troppo orgogliosa perché sia portata in trionfo da Ottaviano.
Questo excursus portò poi Long a riportare esempi, tratti dalle cronache, di come incomprensioni, tradimenti, relazioni violente o passionali, dissidi tra figli e genitori, situazioni equivoche, si erano trasformate in drammi shakespeariani, e quindi diede una serie d’indicazioni dei percorsi contraddistinti dal dialogo e dall’amorevole cura di uno per l’altro, dei genitori verso i figli e viceversa che rendevano le relazioni assolutamente simbiotiche, comprensive, aperte, ricche e concilianti.
Mi scambiai un eloquente sguardo con Edward, lui sorrise, gli accarezzai la guancia, lui piegò la testa e socchiuse gli occhi.
 
L’intervento fu abbastanza lungo, uscimmo abbracciati, mi appartai con lui e iniziai a baciarlo:
<< Che succede?>>, disse non appena mi allontanai dalle sue labbra.
<< Tutto questo parlare di amore, tradimenti, relazioni e bisogno dell’altro mi ha fatto venire una voglia pazzesca di te, di stringerti e sentirti accanto a me. Dimostrare con i fatti, cosa vuol dire avere  cura per il proprio uomo, come si riesce a desiderare in maniera totalizzante la propria anima gemella, perché tu per me sei questo!>>, ancora un bacio.
In camera, Edward mi condusse in bagno, entrammo nella doccia e aprì l’acqua, cominciò a baciarmi,  era così bello da lasciarmi senza fiato, poi l’odore della sua pelle, sempre più deciso, le sue mani che mi carezzavano, mi torturavano, mi sussurrava dichiarazioni di amore eterno, mi ripeteva che ero bellissima, che avrebbe vissuto solo per me, quelle parole mi davano i brividi, poi mi lasciava dei baci leggeri sul collo e con la lingua giocava con il mio orecchio, non riusciva a fermarsi, i suoi gesti erano dolci, ma esprimevano tutta la passione che provava.
E poi era lì in piedi dinanzi a me, lo vedevo così fiero, lo sentivo così pieno di ardore, niente lo poteva fermare, mi dava un piacere che non avevo ancora mai provato. Aveva anche uno sguardo orgoglioso e sensuale, il viso bagnato e quella bocca che non mi dava pace. Arrivammo a godere del nostro corpo e dei nostri sensi al massimo, con il respiro in affanno e il corpo scosso dai fremiti, abbracciati.
Lui scivolò piano lungo la parete della doccia, lo accompagnai delicatamente, teneva gli occhi chiusi, gli presi il viso:
<< Amore guardami.>>
<< Sto bene.>>
<< Sei stato incredibile!>>
<< Non mi sono mai sentito così Bella! Devi credermi non mi sono sentito mai così uomo come oggi.>>
<< Per me lo sei stato sempre, un uomo con la u maiuscola!>>.
Rise.
<< Troppo buona!>>
<< Stare con te è sempre diverso e sempre più potente, appaghi ogni mio desiderio, io non credo di soddisfarti neanche un millesimo di quanto tu soddisfi me.>>
<< Che stupidaggine! Noi potrei essere più appagato di adesso.>>
Raggiungemmo il letto e disse:
<< Bella adesso dobbiamo prepararci o rischiamo di perdere la cena con i professori.>>
<< Mi importa poco.>>
<< No invece tu devi andare.>>
<< Stare con te, mi attrae molto più .>>
<< Prometto che tornati riprenderemo esattamente da questo punto. >>
<< Il mio Edward, quanto ti amo. Vado a prepararmi, vieni…>>
<< Adesso non è proprio il caso.>>
<< Ho capito, riposati, porto i vestiti qui sul letto.>>
 
 
EDWARD
 
Andò in bagno, aiutandomi con i gomiti tentai di sollevarmi, ma avevo la schiena bloccata, lentamente mi trascinai verso i cuscini, avevo un dolore allucinante, come se mi stessero stritolando le vertebre, avrei voluto gridare, riuscì a sistemarmi meglio sul letto presi due compresse e rimasi immobile, pregando che finisse presto.
Tornò dopo pochi minuti con i capelli asciutti e truccata.
<< Che ore sono?>>, le chiesi.
<< Le otto e mezzo.>>
<< Adesso ti vesti e scendi.>>
<< Cosa? No.>>
<< Amore adesso non ce la faccio a muovermi.>>
<< Io resto qui con te.>>
<< Tu vai giù, prendete l’aperitivo ed io vi raggiungo al più presto.>>
<< Edward non voglio lasciarti.>>
<< Dammi mezz’ora, resterò disteso, poi mi basteranno pochi minuti per prepararmi e ti raggiungerò, se non dovessi farcela, ti avvertirò, prometto.>>
Mi baciò con il viso teso, ma ubbidì. Si vestì e rientrò in camera, era davvero un sogno, le sorrisi e le feci segno di avvicinarsi:
<< Sei bellissima amore mio.>>
Mi baciò e disse:
<< Aspetto fino alle nove e un quarto, se non sei arrivato, io torno qui.>>
<< Stai tranquilla ci sarò.>>
Non appena uscì, chiusi gli occhi e tentai di concentrarmi per allentare la tensione sui muscoli così da permettere al farmaco di agire più rapidamente, ero distrutto, ma ripensavo a Bella, a noi due che ci amavamo e nonostante il dolore, sorridevo.
Averla accanto a me era un’esperienza eccezionale, non mi sarei perso  un solo istante con lei, non l’avrei mai permesso.
 
 
BELLA
 
<< Signorina Swan benvenuta… Edward?>>.
<< Sta finendo di prepararsi scenderà tra una mezz’oretta… il professor Newman?>>.
<< E’ stato trattenuto all’Università, cena con il rettore… si scusa, se vi va bene, potremmo cenare insieme altrimenti…>>
<< Ci fa piacere restare in sua compagnia.>>
Ordinammo due aperitivi e ci sedemmo al tavolo.
<< Allora cosa mi dice degli interventi pomeridiani?>>, chiese sorridendo.
<< La professoressa Granger ha colmato alcune lacune, ma devo riguardare la registrazione, perché ho detto a Edward di riposarsi dal trascrivere, ho filmato e scaricherò tutto quando saremo a casa; il suo intervento, invece, mi ha molto stupito, il parallelismo condotto da lei tra le situazioni shakespeariane, gli episodi di cronaca che coinvolgevano congiunti e le normali relazioni familiari, sia pure in qualche caso conflittuale, mi ha lasciato molti dubbi.>>
<< Dubbi? … E quali?>>.
<< Shakespeare vive in un tempo in cui le comunicazioni e le relazioni avevano delle restrizioni molto forti, l’incomunicabilità per differenze di ruolo o di ceto era veramente evidente.
Oggi i conflitti che normalmente si svolgono nelle famiglie, fanno parte della quotidianità della vita familiare, nascono da dinamiche diverse, si può sempre prima provare a parlare, a chiarirsi, trovare un punto di contatto o almeno di accordo, quando sfociano in situazioni drammatiche e perché sono tirate al limite della sopportazione.>>
<< Molti conflitti in famiglia non terminano in atti di violenza, ma sono ugualmente perturbazioni delle relazioni normali e quasi sempre causano delle sofferenze emotive nei componenti e potenzialmente possono trasformarsi in atti tragici.  Quante volte in una relazione coniugale o amorosa il rifiuto di un uomo ha portato alla disperazione una donna e l’ha condotta al suicidio, le scelte sbagliate di coppia hanno condotto allo sfascio una famiglia con il dissolvimento delle entità che la componevano e quante volte un equivoco, un rifiuto, un’incomprensione hanno portato un figlio scagliarsi contro il padre o la madre e allontanarsi se non nei casi più gravi sparire o uccidersi o uccidere.
Shakespeare li ha descritti, solo descritti, erano finzione, teatro, per noi invece è vita reale, quotidiana, cui assistiamo o siamo coinvolti in prima persona.>>
Si era infervorato molto, aveva i lineamenti tesi e si era proteso verso di me, spostai lo sguardo da lui alle sue spalle e vidi Edward dietro di lui:
<< Edward amore!>>
Long si voltò, si alzò e gli fece spazio.
<< Professore… tutto bene?>>, gli disse con lo sguardo fisso.
<< Abbiamo in pratica continuato le disquisizioni legate al mio intervento, davanti all’aperitivo.
La sua fidanzata è rimasta un po’ perplessa, ma adesso magari a cena, se vuole, signorina Swan, potremmo approfondire qualche aspetto che non l’ha convinta, a volte dinanzi ad un buon bicchiere di vino rosso, tutto si fa più chiaro!>>, si alzò e andò a pagare.
Mi avvicinai a Edward e gli chiesi piano:
<< Come stai?>>.
<< Bene grazie e ho una bella scarica di adrenalina in circolo, cosa ci faceva così vicino?>>, disse serio. Per un attimo pensai che fosse arrabbiato, poi si lasciò andare a un sorriso.
<< Non fare l’Otello della situazione?>>, gli dissi.
<< Non ci troverei niente di strano, sai come il mio senso del possesso si sia acutizzato negli ultimi tempi.>>, rispose sorridendo.


Si avvicinò e mi baciò prendendomi la testa e stringendomi.
Raggiungemmo il ristorante. Non appena ci sedemmo Edward disse:
<< Allora sentiamo, cosa ti lascia perplessa Bella?>>, mi provocò.
<< Non sono perplessa, sostenevo che nella realtà in cui viviamo, non si può generalizzare sul fatto che, certe reazioni estreme in ambiente familiare, danno sempre origine a eventi tragici.>>
<< Oggi mi è scappato un commento un po’ amaro.>>, disse Edward, << io e Bella abbiamo vissuto in famiglia delle vicende molto drammatiche, ma abbiamo retto.>>
Intervenni:
<< Edward ed io eravamo sull’orlo di un baratro, ma da quando ci siamo conosciuti, abbiamo trovato un equilibrio insieme, ci siamo completati, la nostra unione ci ha dato stabilità.>>
<< Riesco a comprendere solo in parte ciò che volete spiegarmi, ma non voglio entrare nei vostri fatti personali, solo per una dissertazione letteraria.>>
<< Io non ho problemi a parlare di un evento che ha cambiato la mia vita, tre anni fa è morto il mio unico fratello, cui ero legata in maniera viscerale e con cui una relazione perfetta.
Dapprima mi sono chiusa in me stessa, vivendo di ricordi, persa tra le fotografie, la musica, gli oggetti, gli odori, allontanando i miei genitori, che soffrivano come me e forse più di me, tenendo fuori tutto ciò che, fino a quale momento, mi era familiare, ho perso un anno a scuola, ho perso ogni mia sicurezza. Poi sono passata alla fase dello sballo per non ricordare, grandi e preziosi amici, ma  abitudini distruttive, la testa piena di pensieri avulsi da Jacob e dalla sua scomparsa.
Ma solo in alcuni rari quanto disperati momenti ho pensato di voler aggiungere alla disgrazia che mi aveva colpita, un’altra. Adesso sto provando a vivere e ricordare, soffrendo meno.>>
Il professor Long mi versò del vino, spostò lo sguardo su Edward, ma non gli chiese nulla, riprendemmo a cenare, dopo qualche minuto fu Edward a parlare sorridendo:
<< Io sono un evento tragico personificato. Sono malato dacché mi posso ricordare, questa condizione mi ha tolto la possibilità di vivere una vita normale, mi ha negato esperienze importanti durante la mia infanzia e la mia adolescenza, mi ha trascinato in una solitudine, spesso scelta consapevole, per evitare di essere di peso a qualcuno, ho instaurato un rapporto con i miei genitori basato sulla dipendenza quasi assoluta da loro e sul rancore per alcune loro scelte.
Ho salvaguardato la mia sanità psichica, chiudendomi in un mondo fatto d’illusioni e speranze in un futuro migliore, entrambe puntualmente disattese da un ulteriore aggravamento della mia salute in generale.
Poi la mia vita e i miei legami emotivi e familiari sono stati caratterizzati da due episodi fondamentali della mia vita, uno positivo e uno negativo.
Due mesi fa, questa meravigliosa ragazza è entrata nella mia vita con l’energia di un tornado, ha letteralmente sconquassato ogni aspetto del mio vivere quotidiano. Senza pensarci su tanto ho cambiato tutte le mie abitudini. Ho ripreso ad uscire e a stare in mezzo alla gente, superando l’imbarazzo forte di essere al centro dell’interesse o della curiosità, ad incontrare assiduamente i miei amici e non solo a casa mia. Ho scelto di frequentare senza l’ausilio di un assistente l’università, mettendo alla prova la mia capacità di essere totalmente indipendente, affrontando ambienti nuovi e complessi, gente sconosciuta e situazioni improvvise e non codificabili.
Adesso ho una vita emotiva, relazionale e sessuale ricca, piena, intensa e sconvolgente.
Con Bella sono diventato geloso, passionale, possessivo, totalizzante anche nei confronti del suo tempo. Se lei accettasse, io la sposerei domani, senza dubbi né incertezze e sono certo che sarei un marito fantastico!>>, disse ridendo. << Forse non troppo modesto!>>
Mi prese il viso e mi baciò.
 
 

Long rise, Edward prese il bicchiere bevve un sorso di vino e continuò:
<< Abbiamo instaurato una relazione forte e appagante in un tempo così breve da non essere credibile, abbiamo avuto da subito la sensazione di essere uno la metà dell’altra, di sentirsi completi, come dice lei, solo se insieme, di trovare un appoggio sempre e in ogni caso, fisico, nel mio caso, oltre che affettivo. Questo legame ci ha permesso anche di superare i retaggi emotivi lasciati da una perdita.>>, respirò profondamente e si passò le dita tra i capelli scomposti, << Anch’io ho subito un abbandono…  sì è questo il concetto che rende meglio l’idea per ciò che ho vissuto.
Avevo un fratello di dieci anni più grande di me… io sono il piccolo di casa, lui è stato fratello maggiore ideale, aveva sempre avuto tanta cura di me, mi aveva dimostrato un affetto fraterno sconfinato, una tenerezza che mi è rimasta nella memoria. Insomma visto, quanto ero piccolo, credo di aver avuto quasi un imprinting con lui e poi senza una motivazione né apparente, né sostanziale, è sparito nel nulla.
La diretta conseguenza fu che, oltre mio fratello, anche i miei genitori si sono allontanati da me, inseguendo tracce, indagini, supposizioni; sono passato in un batter d’occhio dall’avere un ambiente caldo, protettivo, pieno di affetto e di comprensione al nulla, mi sono ritrovato solo o meglio in compagnia di una sorella acida e arrabbiata e un mucchio di tate.
Il tempo di metabolizzare il tutto, quasi un paio d’anni e l’affetto profondo che provavo per James l’ho trasformato in indifferenza e astio!>>.
Il professor Long si portò la mano verso la testa, ma nel far ciò urtò il bicchiere del vino, che cadde sulla tovaglia:
<< Scusate! Ho fatto un disastro.>>
<< Non si preoccupi capita.>>, dissi.
Edward si mise a ridere:
<< Le avevo detto che eravamo motivo di grande interesse… l’ho sconvolto?>>.
<< E’ meglio dire dispiaciuto, per quello che le è capitato, che vi è capitato, perdere o essere abbandonati da un fratello dev’essere dura.>>
<< Abbandonato? No… non è corretto. Per me adesso è come se fosse morto. Ossia anche se fosse ancora vivo, da qualche parte, a me non importerebbe  più niente. Il legame è spezzato sarebbe impossibile ricucirlo.>>
<< Capito.>>, Long continuò a mangiare con lo sguardo fisso sul piatto.
Non era facile riprendere una conversazione normale, il clima si era fatto un po’ pesante, ma a un certo punto Edward disse:
<< Noi le abbiamo raccontato qualcosa di molto personale… ma lei?>>
Sollevò il viso e gli puntò gli occhi addosso, fece un respiro e disse:
<< Ho perso la mia famiglia… tutta… quando ero molto giovane.>>
<< Mi dispiace.>>, dissi.
<< Sono cresciuto solo in Inghilterra, ho studiato e lavorato per mantenermi, ho fatto grandi sacrifici per riuscire a mettere da parte qualcosa per intraprendere l’università, poi ho trovato un mentore che mi ha preso sotto la sua protezione, ho frequentato l’Università di Londra e poi sono diventato ricercatore, quindi ho deciso di tornare negli Stati Uniti, ho fatto domanda per fare il ricercatore a Ucla ed eccomi qua.>>
<< Legami interrotti qui in America e nessun legame in Europa?>>, chiese con fare provocatorio Edward.
<< Signor Cullen sta violando un po’ troppo la mia privacy!>>, rispose ridendo, << no, nessun legame affettivo in Europa, se non con la persona che mi ha protetto e aiutato all’università, ci sentiamo regolarmente e penso che a Natale andrò a trovarla.>>
<< Cosa si prova ad essere senza una famiglia?>>.
<< Edward.>>
<< No signorina Swan non mi offendono i toni di Edward, è diretto e in fondo lui mi ha svelato particolari molto intimi della sua vita, perché non dovrei anch’io rendervi partecipe dei conflitti interiori di un ragazzo che dall’oggi al domani si è ritrovato senza l’appoggio dei genitori e senza alcun affetto. 
Disorientato e confuso sono i primi due aggettivi che mi vengono alla mente, poi spaventato, essere un adolescente solo, in un paese straniero con il quale condividi solo la lingua, ma non le abitudini la cultura, le tradizioni, i rapporti interpersonali, sapete gli inglesi sanno essere molto freddi, poco aperti e collaborativi. E’ stata dura!
Comunque alla fine te ne fai una ragione, smetti di chiederti perché è capitato proprio a te, cerchi di offuscare i ricordi belli e punti l’attenzione solo su quelli brutti, ti chiudi in un mondo tutto tuo e pensi che sei solo e che devi bastare a te stesso e continui a vivere o a sopravvivere!
Anch’io ho raggiunto livelli di solitudine e malinconia altissimi, sono crollato, ma mi sono rialzato, sono restato in Inghilterra, finchè è stato utile alla mia carriera, ma poi un giorno ho sentito il desiderio di tornare a casa.>>
<< Allora è californiano?>>, chiesi.
<< Sì, nato a Los Angeles, la nebbia e il freddo di Londra mi aveva proprio stufato, tornare al calore di questo sole meraviglioso e all’aria di casa, se da un lato scacciato la tristezza, dall’altro ha fatto riaffiorare tutto ciò che in tanti anni avevo debitamente racchiuso in un angolo super protetto della mia memoria.>>
Edward lo scrutava, si vedeva che aveva delle domande da porgli ma che stava aspettando.
Il professor Long guardò l’orologio e disse:
<< Si è fatto un po’ tardi, domani avremo ancora una giornata impegnativa, vorrei però ringraziarvi per la splendida serata, sono stato veramente onorato di essere stato in vostra compagnia, spero che non mi abbiate considerato troppo invadente.
Siete due persone veramente straordinarie, così ricche di sentimenti, di valori morali forti, nonostante la vita vi abbia provato molto duramente, siete rimasti aperti, avete ritrovato serenità, pace amore, comprensione uno nell’altra, v’invidio molto, lei  Bella ha incontrato un grand’uomo e lui ha trovato una compagna incrollabile, energica e pronta a tutto. Vi auguro ogni bene e spero che il vostro rapporto sia sempre così intenso e importante.>
Si alzò, ci porse la mano e andò via.
Dopo qualche minuto tornammo in camera, Edward rimaneva silenzioso, mi spogliai e mi misi a letto, aspettai che arrivasse, mi accoccolai sul suo petto e chiusi gli occhi.
<< Dormi?>>, mi chiese dopo un po’.
<< No.>>
<< Che serata strana.>>
<< In che senso?>>.
<< Il tuo professore mi lascia perplesso! >>
<< E’ solo un uomo dal passato travagliato, ma adesso potremo smettere di pensare ad altro e concentrarci su di noi? Oppure sarai in modalità investigazione ancora per molto… rivoglio il mio Edward ora.>>
Cominciai a baciargli il petto, a carezzarlo, disegnavo ghirigori, mentre lui aveva gli occhi chiusi, sospirava leggermente. Continuavo avvicinarmi al suo collo, al suo orecchio, alle labbra, continuava a sospirare, rilassandosi. Potevo scorgere ogni lieve cambiamento nel suo respiro, ogni brivido che le mie mani gli provocava. Aveva un viso così’ angelico.
Mi distesi su di lui, gli baciai la pancia, lui mi attirò di nuovo verso la sua bocca, aprì quegli occhi così profondi, tutto di lui mi dava piacere e poi fare l’amore, persa in quel mare verde e rapita da quello sguardo innamorato, ero al mio massimo. Era pace.
 
Quando fui soddisfatta, mi lasciai andare all’oblio e lo sognai.
Lo vedevo in piedi, dinanzi all’ingresso di una casa, sorrideva e mi tendeva le mani, mi porse quindi una rosa rossa, mi abbracciò e mi baciò e disse con voce ferma: “Mi troverai all’altare amore mio e mi vedrai così in piedi, come è giusto che sia, sarò tuo per sempre e solo allora la mia vita avrà un senso!”
Ancora un’immagine, allungava la sua mano a toccare il mio ventre, carezzarlo, la mia mano appoggiata sulla sua e ancora la sua voce suadente: “Sarà una femmina e sarà solare, meravigliosa ed energica come te! Scaccerà anche l’ultima ombra dalla nostra vita e dinanzi a noi avremo solo luce e una vita lunga e felice insieme!”
Mi fermavo a guardarlo, i suoi occhi esprimevano amore incondizionato e totale e annuivo, appagata dalle promesse che mi aveva appena fatto.
Il sogno si spense così, lasciandomi ancora un senso di armonia totale, la luce solare filtrava dalle finestre della camera e piano piano aprì gli occhi.
Lui era ancora addormentato stretto al mio petto, il viso disteso, i suoi capelli profumati e scomposti mi sfioravano il viso, era una visione.
Tornai al mio sogno che rispecchiava realmente tutto quello che potevo mai desiderare, Edward guarito, accanto a me per sempre e io madre… ma a quel punto sentii un briciolo di angoscia risalirmi dal petto.
Questi miei desideri sarebbero stati mai esauditi? Il nostro futuro sarebbe stato veramente così perfetto? Con la razionalità portata dal risveglio, lo vedevo di nuovo, lontano, difficile e irto di ostacoli.
Ero però consapevole di aver incontrato un ragazzo favoloso, che era lì tra le mie braccia, ero sua come lui era mio e avrei fatto qualsiasi sacrificio purché lui fosse felice, accanto a me e per sempre.
 
 

Un bacio grande a tutte voi…
Un’intesa sempre più forte, un godimento assoluto uno dell’altra, ecco cosa penso quando rileggo ciò che ho scritto, chiudo gli occhi e mi sembra di sentirli e vederli, ormai si conoscono alla perfezione, si sfiorano e si eccitano, si amavamo come una coppia stranavigata… adoro come dolcemente riescono a comprendere di che cosa hanno bisogno.
Questa volta è stato Long utile ad approfondire ancor di più gli strascichi che sono rimasti dentro i loro animi e allo stesso modo prendere coscienza di come la loro forza è stare insieme, così emotivamente e fisicamente vicini.
Il sogno di Bella… bellissimo e lontano… forse irrealizzabile.
 
A presto ragazze divertitevi, rilassatevi, ma soprattutto leggete… leggete le tante ff di ottima qualità che questo sito offre, mi permetto di ricordare:
Segreti ed inganni di Isamarie.
Il risveglio del cuore di AnImoR_7
Inside out di flom
Brucerò per te di Chuck
E una ff che mi sta intrigando in maniera quasi ossessiva “STORIA SEMPLICE: Ritratto di coppia a quattro mani, due gambe e due ruote” di solandia, (sezione romantico) è veramente notevole.
Un bacio ancora a presto…
 

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Capitolo 19
*** Terreno di scontro ***


Tratto dal diciottesimo capitolo:

Si era infervorato molto, aveva i lineamenti tesi e si era proteso verso di me, spostai lo sguardo da lui alle sue spalle e vidi Edward dietro di lui:
<< Edward amore!>>
Long si voltò, si alzò e gli fece spazio.
<< Professore… tutto bene?>>, gli disse con lo sguardo fisso.
<< Abbiamo in pratica continuato le disquisizioni legate al mio intervento, davanti all’aperitivo.
La sua fidanzata è rimasta un po’ perplessa, ma adesso magari a cena, se vuole, signorina Swan, potremmo approfondire qualche aspetto che non l’ha convinta, a volte dinanzi ad un buon bicchiere di vino rosso, tutto si fa più chiaro!>>, si alzò e andò a pagare.
Mi avvicinai a Edward e gli chiesi piano:
<< Come stai?>>.
<< Bene grazie e ho una bella scarica di adrenalina in circolo, cosa ci faceva così vicino?>>, disse serio. Per un attimo pensai che fosse arrabbiato, poi si lasciò andare a un sorriso.
<< Non fare l’Otello della situazione?>>, gli dissi.
<< Non ci troverei niente di strano, sai come il mio senso del possesso si sia acutizzato negli ultimi tempi.>>, rispose sorridendo.
Si avvicinò e mi baciò prendendomi la testa e stringendomi.
 
*****
Lo sognai.
Lo vedevo in piedi, dinanzi all’ingresso di una casa, sorrideva e mi tendeva le mani, mi porse quindi una rosa rossa, mi abbracciò e mi baciò e disse con voce ferma: “Mi troverai all’altare amore mio e mi vedrai così in piedi, come è giusto che sia, sarò tuo per sempre e solo allora la mia vita avrà un senso!”
Ancora un’immagine, allungava la sua mano a toccare il mio ventre, carezzarlo, la mia mano appoggiata sulla sua e ancora la sua voce suadente: “Sarà una femmina e sarà solare, meravigliosa ed energica come te! Scaccerà anche l’ultima ombra dalla nostra vita e dinanzi a noi avremo solo luce e una vita lunga e felice insieme!”
Mi fermavo a guardarlo, i suoi occhi esprimevano amore incondizionato e totale e annuivo, appagata dalle promesse che mi aveva appena fatto.

 

CAPITOLO 19

 

Terreno di scontro

 
EDWARD
 
Il secondo giorno di seminario si svolge rapido e pieno d’interventi molto utili per Bella.
Avevamo incrociato Long in qualche occasione, durante la giornata ma ci eravamo soffermati a parlare solo per qualche istante; sembrava a disagio, riflettei che forse ero stato troppo pesante la sera a cena, forse non ne avevo neanche il diritto, non avrei voluto mai che Bella si trovasse in difficoltà per il mio comportamento nato dall’incontro tra Sigmund Freud e Sherlock Holmes.
Ma non che m’interessasse più di tanto, in fondo era stato solo un’esternazione di episodi dolorosi della propria vita, alla fine la cosa importante era mandare a Long un chiaro messaggio di quanto fossi innamorato di Bella e di come lei profondamente mi ricambiasse, il resto era stato contorno psicanalitico.
 
La mattina seguente appena alzato chiamai Lys, parlammo un po’ e fissammo il giorno dell’intervento per il tredici dicembre, mi fissò una visita di controllo tra venti giorni e mi raccomandò di tenere sotto controllo la funzionalità respiratoria.
Mi voltai e la vidi sulla porta.
<< Scusami non volevo essere indiscreta.>>
<< Tu indiscreta? Ero preso dalla telefonata.>>
<< Parlavi con il dottor Lys?>>
<< Sì ho fissato la data.>>
Si mise in ginocchio e posò la testa sulle mie gambe.
<< Guarda che tutto è a posto, sono sereno e a dirti la verità sono anche impaziente di iniziare, anzi mi chiedo come farò a sopportare l’attesa fino a dicembre.>>
<< Vedrai passeranno presto.>>
Mi accompagnò in ospedale per effettuare i controlli stabiliti, le avevo chiesto di accompagnarmi per rassicurarla, non doveva preoccuparsi degli effetti degli analgesici.
 
Continuavo a sottopormi a sforzi mentali e fisici non indifferenti, dando fondo a tutte le mie energie, ero un po’ dimagrito e il mio viso tradiva la fatica.
Sempre più spesso stavo nella vasca idromassaggio e mia madre aveva chiesto a un fisioterapista di venire regolarmente per farmi scaricare un po’ di tensione muscolare, dovuta alle intense ore di studio e all’impegno in facoltà, in compenso gestivo bene il nervosismo dovuto all’attesa.
I ragazzi erano fantastici, come sempre, sempre pronti a mettersi a disposizione per qualsiasi cosa.
Jasper poi era, ancor di più del solito, il terminale dei miei sfoghi, fonte inesauribile di suggerimenti e confronti costruttivi, dava una grossa mano a Bella, quando la mia tolleranza del dolore e delle difficoltà, raggiungeva il limite.
 
Venti giorni trascorsero velocemente e mi  recai alla visita di controllo con notevole apprensione. Avvertivo una strana sensazione, Lys invitò Bella ad uscire e iniziò la visita, a conclusione della quale Lys si sedette proprio vicino a me.
<< Edward la situazione delle compressioni è sempre piuttosto delicata, hai una maggiore infiammazioni delle radici nervose, dovute a tutto il movimento, ma anche le posizioni che tieni, però ho trovato il tono muscolare di cosce e gambe molto migliorato, la cosa che mi preoccupa un po’ sono dei rantoli che non mi piacciono.>>
<< Rantoli?>>.
<< Leggerissimi, che non c’erano all’ultima visita e che non erano presenti quando tuo padre ti ha fatto i controlli respiratori. A questo punto, ti prescrivo anche un farmaco per sopperire a questa leggera depressione respiratoria, Carlisle, il doxapram dovrebbe andar bene.>>
Bussarono l’infermiera portò i risultati dell’emogas:
<< Guarda anche tu Carlisle abbiamo una modesta acidosi respiratoria, il ph è diminuito e la percentuale dell’anidride carbonica nel sangue è superiore alla norma. Comincia subito la terapia, ecco un blister di prova, ma procuratelo già oggi. Ci rivedremo verso la metà di novembre.>>, guardò l’agenda,
<< lunedì quindici per un altro controllo e per la visita con l’anestesista. >>
<< Papà per favore non dire nulla a Bella, servirebbe solo a farla preoccupare ancor di più.>>
<< Come vuoi tu. Grazie Trevor.>>
<< Teniamoci in stretto contatto.>>, rispose.
Uscimmo sfoderai un sorriso quanto più aperto possibile. Lei mi fissò e disse:
<< Allora?>>.
<< Ne parliamo in macchina mentre torniamo a casa, vuoi?>>.
Ci dirigemmo a Santa Monica era una giornata un po’ fredda, ma non avevo grande voglia di chiudermi in casa:
<< Andiamo a mangiare qualcosa sul lungomare?>>.
<< Come vuoi, anche se c’è un vento gelido oggi.>>
<< Ci penso a scaldarti.>>, sorrisi accarezzandole il viso.
Chiusi gli occhi e appoggiai la testa. Arrivammo nel locale, scesi dall’auto e andai verso di lei.
Ci sedemmo, ordinai qualcosa, mi guardava e aspettava pazientemente che fossi pronto.
Incrociò le mani e vi appoggiò il mento, mi misi a ridere:
<< Ridi pure ma sappi cha la mia pazienza ha un limite e tu la stai mettendo molto alla prova.>>
<< Allora ho una forte infiammazione alle radici nervose, ecco perché ho dolori più intensi, ma in compenso, visto tutto il movimento che faccio, il tono muscolare delle gambe, è molto migliorato, mi ha prescritto dei nuovi farmaci e ha fissato un’altra visita per metà novembre, m’incontrerò  anche con l’anestesista.>>
<< I risultati dell’emogas?>>
<< Cosa?>>
<< Edward ho visto rientrare l’infermiera con i risultati del prelievo.>>
<< Tutto a posto.>>, mi passai la mano sulla fronte, << mangiamo e poi ci passiamo il pomeriggio a mollo?>>
Mi sentii un verme ad averle mentito, anche se lo facevo per lei.
Andammo nel cottage, mi aiutò ad entrare in acqua e mi raggiunse. Ero rimasto silenzioso per tutto il tempo, allora si strinse a me e disse:
<< Mi dici cos’hai?>>
<< Sono stanco.>>
<< Sei anche molto strano stasera.>>
<< Non ho niente.>> risposi irritato.
Lei si scostò, si mise accanto a me e cominciò ad accarezzarmi i capelli, chiusi gli occhi e appoggiai la testa sul bordo; dopo qualche minuto la guardai, aveva un’espressione triste e dispiaciuta:
<< Scusami le visite da Lys non hanno mai un buon effetto sul mio umore.>>
Rimanemmo un po’ nell’acqua ma non mi sentivo bene, le chiesi di uscire, tornammo a casa, ci fermammo in salotto accanto a mia madre che stava guardando la tv.
Respiravo male, sentivo anch’io distintamente quel crepitio.
<< Edward cos’hai?>>, chiese mia madre.
<< Mi manca un po’ il respiro.>>
<< Ti prendo lo spray?>>, feci segno di no.
Chiusi gli occhi per non vedere il suo sguardo inquisitore su di me.
Nonostante stessi iperventilando, non riuscivo a smettere di rantolare, sentii la porta chiudersi, mio padre era arrivato, tirò fuori il blister dallo zaino e mi porse la capsula.
<< Vai a distenderti, passerà tra un attimo. Esme vieni, ti spiego.>>
Andai in camera, Bella mi raggiunse, si sedette incrociò le mani sul petto e stiede lì a fissarmi:
<< Guarda che preferirei mi ricoprissi d’insulti, che mi rimproverassi, piuttosto che vederti lì in silenzio a guardarmi.>>
<< Non sei un bimbo, non devo rimproverarti.
Mi hai nascosto ancora una volta qualcosa di preoccupante, potevi star veramente male mentre eri in acqua e io non avrei saputo come aiutarti. Ti sei comportato come un irresponsabile.>>
Cercai di prenderle la mano ma non si mosse di un centimetro. Era rigida e aveva un’espressione molto arrabbiata.
<< Me lo faccio dire da tuo padre e sei disposto a raccontarmi tutto?>>.
<< Ho un’acidosi respiratoria, un’alta percentuale di anidride carbonica nel sangue, i polmoni sono un po’ sovraffaticati, avrei dovuto prendere un farmaco, ma … >>
<<… Ma avrei scoperto che non mi avevi detto tutto e hai preferito non prenderlo … non ho parole Edward.>>
<< Ho sbagliato ma non volevo che ti turbassi.>>
<< Non puoi pensare a me in queste circostanze. Ne va della tua salute.>>
<< Non potevo credere di averne già così bisogno.>>
<< Adesso cosa pensi di fare?>>.
<< Niente, mi ha dato un farmaco per l’acidosi, la combatterà.>>
<< E per il dolore?>>.
<< Lo tengo già sotto controllo.>>
<< Cioè non intendi rallentare?>>.
<< Stiamo discutendo ancora su ciò che posso o non posso fare, non voglio.>>, cominciai a tossire.
Bella si avvicinò, dopo pochi secondi arrivarono i signori Cullen.
<< Edward tranquillo. Respira piano, calmati.>>
Mi misi giù e allungai la mano, Bella me la prese.
Aveva ragione, non riuscivo a stare dietro a tutto, il mio fisico era troppo logorato dalla malattia e non abituato a questi ritmi.
<< Ti prometto che cercherò di trovare una soluzione meno stancante.>>
Non rispose, mi sfiorò le labbra, chiusi gli occhi e dopo una mezz’oretta, mi addormentai.
Il sole era già alto, quando mia madre fece capolino sulla porta con il vassoio della colazione:
<< Come ti senti?>>.
<< Molto meglio, abbastanza riposato e il  respiro è molto più fluido… mamma non guardarmi anche tu così, ho promesso che d’ora in avanti sarò più attento, quella di ieri è stata una leggerezza.>>
Sentii il campanello e dopo un attimo, la vidi entrare:
<< Buongiorno, come va?>>
<< Sto meglio, ho dormito di sasso.>>
<< Me ne sono accorta, quando ho lasciato la tua mano per andare, dovevano essere le dieci, non hai fatto una piega.>>
<< Hai già fatto colazione?>>
<< Ci starebbe bene un aperitivo adesso.>>, rise.
<< Oh accidenti è già mezzogiorno. Faccio colazione e poi ci mettiamo sui libri insieme?>>.
<< Sono passata per vedere come stavi, ma sono a pranzo con i miei genitori, mio padre è appena tornato dall’Europa, non voglio rischiare di farmi scotennare, ti raggiungerò nel pomeriggio, se per te ve bene.>>
Annuii mal celando la mia delusione, lei mi accarezzò:
<< Tornerò tra un paio di ore, poi stasera tutti a casa mia, una serata film, pizza e birra, inaugureremo il nuovo impianto home-theater che mio padre ha fatto installare nella tavernetta.>>
<< Ah!  Edward…>>, disse mia madre, << la prossima settimana avremo Rosalie a casa.>>
Mi bloccai, sulla porta del bagno e mi voltai:
<< Wow! Che notizia. Ha un evento in zona? Per essere qui fuori dalle feste comandate, qualcosa bolle in pentola.>>
<< Parteciperà insieme ad altri giovani stilisti ad una sfilata di beneficenza a Long Beach.
<< Accidenti! Un’uscita alla grande per la mia ambiziosa sorellina. Quando si terrà?>>.
<< Mercoledì dieci, l’indomani è la Festa dei Veterani.>>
<< Passerai la voce ai tuoi amici per riempire il Long Beach Convention Center?>>
<< Certamente mammina.>>
<< Quando arriva?>>
<< Lunedì.>>
<< Almeno ho due giorni per prepararmi psicologicamente. Sta tranquilla farò training autogeno, non ti rovinerò l’idillio con tua figlia.>>
<< La fai sembrare un mostro.>>, esclamò mia madre.
<< Sta tranquilla Bella sa già che tipo di persona è Rosalie.>>
Mia madre uscì, a testa china. Lei mi disse:
<< Così la fai star male, una madre vorrebbe sempre che tra i propri figli ci fosse sempre armonia.>>
<< Lei deve rendersi conto una volta per tutte che non è solo colpa mia se tra di noi non c’è feeling.>>
<< Sì ma potresti tentare di ammorbidire il tuo atteggiamento, puoi farlo per lei, la faresti felice.>>
<< Prometto di metterci tutto l’impegno possibile, ma non ti assicuro nulla.>>
Si avvicinò, mi accarezzò il petto, mi baciò a lungo il collo
 

e poi disse:
<< Ci vediamo alle tre.>>
<< Hai intenzione di lasciarmi così?>>.
<< Guarda che dovremo darci una regolata anche con il sesso.>>, rispose sorridendo.
<< Non dirlo neanche per scherzo.>>
<< Vai a farti una doccia fredda, ci vedremo più tardi.>>
 
 
BELLA
 
<< Sto aspettando.>>, disse mio padre.
<< Cosa?>>.
<< Parlami, cosa ti dà pensiero, gliel’hai scritto in faccia che non sei serena.>>
<< L’intervento di Edward è fissato per il tredici dicembre, ma non sta bene, per niente. È stanco e provato, i dolori alla schiena si fanno sempre più forti e gli analgesici stanno compromettendo la respirazione.>>
<< Le chance di riuscita di questo intervento?>>.
<< Lys sostiene che siano buone, ma il suo fisico in generale sta cedendo.>>
<< Bella suo padre è medico e questo dottore mi hai detto che è uno dei migliori, se Edward non fosse in condizione di affrontare l’intervento pensi che loro forzerebbero la situazione?>>.
<< No, ma non riesco a sopportare che lui soffra così, dovresti vedere com’è dimagrito.>>
<< Pensi di aiutarlo trasmettendogli quest’ansia? Sin dal primo momento hai risolto i suoi piccoli e grandi problemi, gli hai spianato la strada, sei stata un appoggio saldo nei momenti di sconforto… adesso devi farti forza e pensare positivo, dargli sicurezza, questo periodo passerà vedrai e lui starà bene.>>
<< Hai organizzato qualcosa in casa per evitare che si affatichi vero?>>, chiese mia madre.
<< Si ha bisogno di stare in compagnia, deve distrarsi, ma allo stesso modo è necessario che eviti gli sforzi eccessivi.  In questo mese starò più attenta, farlo riposare il più possibile.>>
Tornai da lui a metà pomeriggio, lo trovai nella sua stanza, disteso, libro aperto, naso tra le pagine e auricolari, non si accorse di me, gli andai alle spalle e lo baciai, fece un sobbalzo, libri e quaderni finirono a terra, scoppiai a ridere, si tolse gli auricolari e si mise una mano sul petto:
<< Sei matta, mi farai venire un infarto.>>
<< Ho il passo felpato di una gatta e tu hai sempre questi stramaledetti auricolari, non li sopporto.>>, mi abbassai e raccolsi tutti i libri da terra.
<< Sei in ritardo.>>
<< E tu sei un despota.>>, appoggiai la mia fronte sulla sua e lo fissai dritto negli occhi.
<< Ho bisogno di te.>>, mi disse.
<< Sono qui.>>
<< Sempre.>>
<< Questo è un po’ più difficile da realizzare.>>
<< Perché? Sono un capriccioso immaturo e tu devi fare qualcosa per esaudire questo mio desiderio.>>
<< Il mio bimbo viziato! Dai riprendi a studiare, sfaticato.>>
Presi il notebook, mi distesi accanto a lui, gli si aprì un sorriso meraviglioso.
 
Alle sette ci riunimmo a casa mia, in tavernetta.
<< Domani sarà Halloween.>>, disse Alice, << organizzano una festa molto cool a “La Princesa” a Venice Beach, andiamo?>>.
<< Ma anche no.>>, rispose Edward, << non ci vengo a fare proprio niente in discoteca.>>
<< E’ una festa a tema non si va solo per ballar…>>
<< Alice questa volta non riuscirai a convincermi mi dispiace e poi avrò il mio Halloween da lunedì.>>
<< Perchè?>>, chiese Angela.
<< Arriva Rosalie, fuori periodo.>>
<< Tua sorella? Ha qualche sfilata in zona?>.
<< Vedi tu che sai tutto di me e della mia famiglia, ti stupisci esattamente come ho fatto io, solo mia  madre riesce a trovarle sempre delle giustificazioni per lei.
Comunque la ragione della sua “visita” è una sfilata al Long Beach Convention Center, è un evento di beneficenza, mia madre mi ha raccomandato di trascinarvi tutti lì, ma forse dovrete essere voi a trascinare me… a forza… >>
<< Ci verremo tutti.>>, disse Alice, << scherzi non potrei perdermi una sfilata di moda e poi Rosalie è proprio bravissima, crea delle collezione stupende.>>
Mi sedetti ai suoi piedi, guardammo il film, mentre mangiavamo la pizza, Edward scambiava battute divertenti con Emmett e Mike, era disteso, mi teneva la mano tra i capelli.
Andarono via a notte fonda, diedi una rassettata veloce, mentre Edward faceva zapping:
<< Posso restare qui con te?>>, chiese d’un tratto.
<< Certo che puoi.>>
<< Allora smetti di fare l’ape operaia e vieni da me.>>
<< Non so cosa ne pensi tu, ma io non andrò al Princesa. Alice potrà anche torturarmi ma non riuscirà a convincermi.>>, disse.
<< Domani giornata di studio e serata romantica, cucino io.>>
<< Grande! Adesso potresti ricordarmi come sia stupendo averti addosso.>>
<< Subito padrone.>>
<< Bella in questi giorni in cui ci sarà Rosalie, sarò irritabile e scontroso, sopportami.>>
<< Farò di meglio, tenterò di sedare il tuo animo bellicoso. Il passato è passato, hai ritrovato l’affetto e la considerazione dei tuoi genitori e hai me, portare rancore non cambierà ciò che hai vissuto durante la tua infanzia o la tua adolescenza, ti renderà solo più arrabbiato e infelice.>>
Al mattino, mia madre ci trovò abbracciati sul divano, mi svegliò piano, mi alzai e lo lasciai dormire.
<< Scusa mamma, ma stanotte non… >>
<< Bella non giustificarti tesoro, preparo la colazione?>>.
<< Ci penserò io.>>
Con il vassoio in mano, ritornai da Edward, l’odore del caffè pervase la stanza, si destò e disse:
<< Uhm! Caffè, ne ho proprio bisogno.>>
<< Dovresti vedere i tuoi capelli, sono contro ogni legge di gravità.>>
<< Dimmi che non è stato tuo a padre a svegliarti… ti prego… non avrei più il coraggio di guardarlo in faccia.>>
<< Mia madre…>>
Fece un sospiro, sorseggiò il caffè e chiese:
<< Che ore sono?>>.
<< Le dieci, restiamo da me a studiare?>>.
Alzò le spalle.
<< Vado a casa tua a prendere tutti i libri, un cambio e i farmaci, tu intanto tu mangia e vai in camera.>>
Studiare vicini sulla mia scrivania, quasi a contatto era così intimo, mia madre ci portò dei sandwich per pranzo e proseguimmo ad oltranza.
Edward stava visibilmente meglio, il riposo e i nuovi farmaci evidentemente davano buoni risultati, ero più serena così e lui non sembrava essere dispiaciuto di queste leggera variazione del suo ritmo di vita. Gli preparai una buona cena, poi ancora un po’ di studio, quindi ancora sano riposo.
 
La settimana di frequenza riprese con alcune verifiche formative in itinere, mi ritrovai subissata di compiti supplementari, inderogabili, Edward invece aveva iniziato con le verifiche di laboratorio, molto temute perché facevano media e incidevano pesantemente sulle votazioni delle verifiche trimestrali.
La tensione divenne palpabile, anche gli altri, sebbene avessero già esperienza essendo iscritti al secondo anno, fissavano i propri percorsi con aria afflitta:
 
 
<< Non sopravvivrò a questa settimana.>>, esclamò Emmett con il calendario in mano, << e se sbaglio qualche verifica, mio padre mi ucciderà.>>
<< Esagerato!>>, ribatté Alice.
<< Io avrò anche lo sclero in casa.>>, disse Edward. << Rosalie e l’eccitazione generata dalla sfilata, riuscirà a monopolizzare l’attenzione dei miei, oltre a portare il solito scompiglio nelle abitudini di casa.>>
<< Non starai esagerando?>>, disse Jasper.
<< Assolutamente. Conosco l’articolo. Potrei considerare l’ipotesi di trasferirmi da qualche parte per mantenere concentrazione e tranquillità.>>
<< Perché non ti sposti nel cottage?>>, disse Emmett.
<< Grande idea! Bravo il mio amico tutto muscoli e cervello.>>
<< Magari prima potresti provare qualche giorno.>>, dissi timidamente, << magari tutto resterà normale e tu avresti la tua stanza con le tue cose e le tue comodità.>>
<< Ma… sono scettico, ma darò alla mia egocentrica sorella l’ennesima occasione.>>
 
 
EDWARD
 
Mia madre aveva preparato la cena delle grandi occasioni, sorrisi. La principessa di casa stava ritornando in grande stile, l’accoglienza era d’obbligo. Bella vide quello sfarzo preparato e disse:
<< Bene amore noi ci vedremo domani.>>
<< Cosa? Hai intenzione di abbandonarmi da solo a fronteggiare l’uragano? Poi conta i posti apparecchiati, tu sei già contemplata.>>
<< No, mi sentirei di troppo, è una riunione di famiglia, sarei molto imbarazzata.>>
<< Ti prego Bella, non lasciarmi da solo stasera, ho bisogno che tu mi stia accanto.>>, le avevo preso le mani l’avevo attirata sulle mie gambe, le avevo cinto il fianco.
L’idea che lei non ci fosse, mi aveva fatto già scattare l’ansia.
<< Edward non so…>>
<< Devo imploranti, sono pronto a farlo.>>
<< Accidenti non riesco a negarti nulla quando hai questo sguardo, vado a casa mi preparo e ci vediamo tra un’ora.>>
Uscì, io presi il cellulare e chiamai mia madre:
<< Mamma siete all’aeroporto?>>.
<< Sì e tu già a casa?>>
<< Sono appena rientrato… ho visto lo spiegamento di forze che hai messo in campo, hai organizzato una super cena per la bambina prodigio.>>
<< Perché devi essere sempre così tagliente, Bella è lì con te?>>.
<< No.>>
<< Ma verrà? Avevo considerato anche lei a cena.>>
<< Ho dovuto faticare un bel po’ per convincerla, si  sentiva fuori luogo.>>
<< Che stupidaggine, vuoi che la chiami? Posso parlarle.>>
<< Non occorre, ci vediamo più tardi.>>
Mi buttai sul letto e cercai di rilassarmi nell’attesa, ero un po’ nervoso, non riuscivo ad immaginare la reazione della vamp nel vedere Bella, chissà quali brillanti uscite, avrebbe partorito la sua amabile mente e soprattutto come avrebbe reagito il mio amore.
<< Non sei ancora pronto?>>, mi disse entrando.
<< Diciamo che non sto proprio fibrillando nell’attesa di mia sorella? Comunque forse è meglio che mi sbrighi… sei bellissima.>>
La guardai, aveva messo un maglioncino blu e dei leggins bianchi.
<< Insomma… Dopo aver messo a soqquadro il mio armadio, ho deciso che il mio umore e la mia agitazione erano degni solo, di un abbigliamento semplice.>>
<< Adoro quando indossi qualcosa di blu, esalta la tua carnagione. Scegli tu cosa devo mettere?>>
Aprì l’armadio stiede qualche minuto a osservare poi tirò fuori una camicia nera e i miei jeans preferiti:
<< Brava la mia Bella, ho proprio bisogno di sentirmi a mio agio almeno dentro i vestiti.>>
<< Tutto andrà bene, ma devi metterci un po’ di buona volontà, sono qui affinché tu sia tranquillo e abbia un approccio positivo.>>
Dopo una ventina di minuti sentimmo un’auto, la voce di mia madre s’incrociava con quella più bassa di mia sorella, il suo tono impostato.
Si aprì la porta, mio padre fece strada con le valigie, mia madre e mia sorella dietro di lui.
 
 
Rosalie si diresse verso di me, mi alzai in piedi e sfoderai un bel sorriso:
<< Ciao.>>
<< Edward ma sei uno splendore!>>, si avvicinò, mi baciò, posandomi una mano sulla spalla.




< Sei tanto cambiato in pochi mesi. Complimenti! Hai un viso più colorito, i tuoi capelli ribelli. Che trasformazione! E poi …>>
Mi squadrò da testa a piedi e si guardò in giro, forse cercava la sedia:
<< Dev’essere merito di questa deliziosa ragazza, piacere Rosalie.>>
<< Bella, piacere mio.>>, le porse la mano, Rosalie la guardava e lei, ardita come sempre, sosteneva lo sguardo. Rosalie fece un giro per il salotto e la sala da pranzo e disse:
<< Questa casa mi sembra diversa, più viva, vissuta, sento odori e profumi nuovi diversi, mi fa veramente piacere che vi siano stati tutti questi cambiamenti. >>
Tornò indietro e si sedette sulla poltrona, io avevo ripreso posto, Bella era accanto a me, teneva la mia mano tra le sue.
<< Allora.>>, iniziò Rosalie, << raccontatemi, mamma ogni tanto mi aggiorna, ma al telefono e mentre corro di qua e di là, non sempre riesco a concentrarmi su tutte le cose mi dice. Intanto so che vai all’università?>>.
<< Sì ho scelto microbiologia immunologia e genetica molecolare.>>
<< Allora l’hai spuntata sulla mamma che pensava tu dovessi accontentarti, non capivo il perché, hai delle capacità fuori dal comune, i tuoi voti sono stati sempre eccellenti, perché scegliere una facoltà di serie B? Bisogna sempre puntare al massimo no?>>.
<< Proprio così è la mia nuova filosofia di vita… puntare al massimo.>>, risi.
<< E devo dire che anche con Bella hai veramente puntato al massimo, sei bella di nome e di fatto. Congratulazioni.>>
Il mio amore abbassò lo sguardo e sorrise:
<< Devo dire che ci completiamo.>>, rispose.
<< Rosalie.>>, intervenne mia madre, << vuoi fare una doccia e così poi ci mettiamo a tavola, ti ho fatto preparare la tua stanza al piano di sopra.>>
<< Oh sì grazie, il doppio scalo mi ha fatto stare in pratica quasi tutta la giornata dentro gli aeroporti, poi ho portato alcuni capi della mia sfilata a New York, vorrei che li venissi a vedere mamma, ne ho preso qualcuno anche per te Bella.>>
Non appena fu uscita, lei fece un sospirone:
<< Ma è stupenda!>>, esclamò,<< un’aliena… tu non sei così bello.>>
Scoppiammo a ridere.
<< Tutta papà! Hai visto quanto è piccante, non la manda a dire, mi ricorda una certa ragazza.>>
<< Grazie tante, allora non dovresti avere tutti questi problemi a gestire il tuo rapporto con lei.>>
<< Ancora forse non si scaldata, aspettati qualche battutina velenosetta.>>
<< Non crearmi preconcetti, vediamo come va.>>
<< Venite ragazzi.>>, disse mia madre dalla cucina.
<< Ti prendo la sedia?>>.
<< No, stasera voglio affrontare la battaglia sulle mie gambe. Voglio mandare segnali forti e chiari, che non sono più il fratellino debole da poter strapazzare.>>
<< Accidenti Edward, quest’atteggiamento così aggressivo mi da l’ansia!>>
Mi alzai, le passai la mano sulla spalla e raggiunsi la sala da pranzo, mia madre ci porse due flûte, mi appoggiai a un mobile e sorseggiai il vino, dopo qualche minuto Rosalie entrò, si era cambiata d’abito e faceva profumo di fresie.
Papà le porse un bicchiere:
<< Posso fare un brindisi?>>, disse,<< Alle variazioni che siano sempre largamente positive.>>
A tavola, Bella era silenziosa ascoltava mia madre e Rosalie, ogni tanto mi carezzava la coscia, aspettava forse che partisse l’interrogatorio, che non si fece attendere oltre:
<< Allora Bella, anche tu a UCLA?>>.
<< Si frequento il corso di letteratura comparata… facoltà di lettere.>>
<< So che vieni da New York, è un bel salto dall’East alla West Coast.>>
<< Mio padre ha deciso di far cambiare prospettiva a tutta la famiglia.>>
<< Hai fratelli … sorelle?>>
<< No.>>
<< Scusa è solo curiosità, non sentirti inquisita.>>
<< Non è un problema.>>
<< Da quanto state insieme?>>.
<< Due mesi.>>, l’anticipai e aspettai sicuro che sarebbe arrivata una frecciatina.
<< Sembra che vi conosciate da tanto.>>
<< Abbiamo una forte intesa.>>, risposi.
<< La ami?>>, mi chiese.
Incrociai il suo sguardo:
<< Moltissimo.>>
<< Bene allora sei un privilegiato, al giorno d’oggi riuscire ad instaurare una relazione amorosa e non  solo sessuale, ricca di sentimento e con le personalità complesse che si incontrano, è veramente cosa rara.>>
<< Personalità complesse… definizione interessante, il trucco è trovare la persona giusta.>>, risposi.
<< Mi chiedo Bella, se mio fratello sia la persona giusta per te?>>
<< Rosalie.>>, sbottò mio padre.
Bella si asciugò la bocca con il tovagliolo, prese un sorso di vino e guardò mia sorella.
<< Tuo fratello è un ragazzo non comune.>>, iniziò, << lo hai detto tu poc’anzi, ha qualità straordinarie, ha un carattere fantastico, è dolce, è bellissimo, sarebbe riduttivo definirlo la persona giusta, io penso che sia perfetto. Sono stata molto fortunata ad averlo incontrato.>>
Ci scambiammo uno sguardo d’intesa, sorrisi, le presi la mano e gliela baciai.
<< Mamma non mi avevi detto che erano cosi presi  una per l’altro.>> disse sorridendo.<< Non pensavo che si sarebbe innamorato.>>
Aggrottai le sopracciglia, volevo capire, dove sarebbe arrivata con questo discorso, ero all’erta sempre convinto che a breve ci sarebbe stato uno scontro.
<< L’ho visto sempre abbastanza disinteressato, non nei confronti delle donne, più che altro nei confronti delle relazioni e mi fa specie ritrovarlo invece, completamente coinvolto in una storia.>>
<< Scusa Rosalie, negli ultimi quattro o cinque anni, non credo che tu mi abbia visto più di qualche mese in totale, cosa ne sai di come si svolta la mia vita, come fai a giudicare com’ero e come sono.>>
<< Ma…>>
<< Stai zitta e ascolta… sto con Bella da due mesi, la amo, ho una relazione stabile, intensa e spero che sarà duratura e sono disposto a fare tutto per lei! Stop… basta analisi sul mio mondo interiore, soprattutto perché non sei nelle condizioni di poterle fare, non mi conosci per niente.>>
Fu chiaro che non erano ammesse repliche, l’ambiente si gelò, Bella era molto imbarazzata, i miei genitori si scambiavano sguardi in silenzio.
Forse non le avevo mai tenuto testa, avevano litigato tante volte, ma l’aveva avuta sempre vinta lei. Non stavolta, mi sentivo invincibile ed ero disposto a difendere ciò che provavo per Bella in qualsiasi modo.
Non mi rovinai neanche l’appetito, anzi la soddisfazione di averla zittita, per la prima volta, mi fece rilassare e feci onore alla tavola; anche Bella alla fine si distese, sembrava contenta per me, la baciai, grato.
Mia madre riaprì la conversazione, parlando della sfilata, come se niente fosse accaduto, entrai nel vivo dell’argomento:
<< Porterò alla sfilata tutti i miei amici.>>
<< Sarebbe anche questa una bella novità, non credo di averti mai visto a una mia sfilata.>>, disse lei.
<< Infatti, non ci sono mai venuto, ma questa è per beneficenza, quindi …>>
Mi rendevo conto, compiacendomene, che riuscivo a essere pungente in tutto quello che dicevo, lei si difendeva soltanto.
Aggiunsi questa sicurezza, quasi spavalderia, che dimostravo solo ora, agli strabilianti effetti legati alla presenza di Bella accanto a me; mi ero dimostrato tale con Tanya, con Long e adesso con mia sorella che per tutta la vita mi aveva surclassato nella dialettica e nell’imporre le sue scelte in famiglia.
Finita la cena, mi alzai, presi Bella per mano e dissi:
<< Mi scuserete ma adesso ho proprio bisogno di distendermi.>>
Mi appoggiai a lei e mi diressi verso la mia camera.
<< Tutto bene?>>, disse lei, chiudendo la porta.
<< Sì ma non avevo più voglia di restare lì, poi domani ho una verifica, ho bisogno di riposare, devo essere lucido, non voglio rischiare sorprese.
Prima però una grossa dose di coccole, sono stato bravo stasera, non l’ho offesa, non ho litigato, non  ho neanche tentato di ucciderla, mi  merito un premio?>>.
<< Il premio che vorrei darti non è lecito in questo momento, ma sei stato più che bravo.
È tosta davvero, nel suo lavoro deve essere terribile!>>
<< Del suo lavoro me ne sono sempre disinteressato, posso solo dirti che con me è stata tremenda per anni e non sarà facile dimenticare.>>
<< Adesso hai me, la tua vita, i tuoi genitori e lei forse la sua ambizione, il suo lavoro e… sospetto nient’altro. Sei tu quello che hai vinto.
Amore mio mi dispiace che tu abbia sofferto anche per colpa di Rosalie, ma ormai portare rancore è inutile, quanto dannoso per il tuo equilibrio.>>
Aveva il mio viso tra le mani, quegli occhi marroni in cui mi ero perso, dolci, profondi, per me in quel momento, erano fonte di tranquillità, ero ipnotizzato e mi sentivo in paradiso.
Mi baciò e uscì.
Mi sentii improvvisamente solo, privato di una parte di me.  Lei era stata perfetta anche stasera, era riuscita a farmi affrontare un altro mostro della mia esistenza e lo avevo sconfitto.
 
Durante la settimana, il ritmo delle verifiche era molto serrato, il lavoro in laboratorio occupava tutta la mattina, il pomeriggio dovevo seguire alcune lezione e ero costretto a studiare, il più delle volte la sera e a volte anche la notte. Ero terribilmente tirato.
Il mio tempo con Bella, si era ridotto drasticamente, Charlie era tornato a casa, dopo una così prolungata assenza, quindi lei trascorreva più tempo in famiglia.
In casa mia, come prevedevo, c’era un po’ di confusione, mia madre presa dall’entusiasmo per la  presenza di Rosalie, aveva iniziato ad assecondarla in tutto ciò che le chiedeva. La seguiva a Long Beach per i preparativi della sfilata, stavano fuori la sera in giro con l’entourage della sfilata, trascorrevano tutto il tempo insieme, erano anni che mia madre non trascorreva tutto questo tempo con Rosalie, le leggevo la felicità negli occhi e in fondo mi faceva piacere vederla così spensierata.
Tutto sommato niente mi aveva arrecato grande disturbo, Liv e Mark avevano provveduto a ogni mia necessità e l’unico aspetto che mi mancava veramente era avere il mio amore vicino, anche solo per studiare.
Giovedì fu un vero delirio, occupai il mio tempo all’università affrontando per l’intera giornata le verifiche, saltai a piè pari la cena per studiare, venerdì stesso copione con l’aggravante che non riuscii a passare neanche un minuto con Bella e tornai dall’università con mio padre, la sera mi ritrovai completamente svuotato.
<< Cos’hai?>>, chiese Rosalie entrando.
Ero disteso sul divano, cercando invano una posizione che non mi desse dolore, sobbalzai:
<< Sono un po’ stanco. È stata una settimana molto intensa.>>
<< UCLA è troppo dura?>>.
<< Abbastanza, ce la farò.>>
<< Mamma mi ha detto dell’operazione, lei ha paura.>>
<< Anch’io sai?>>.
<< Perché allora hai scelto di farlo?>>.
<< Perché è una cosa da fare. È proprio la paura dei nostri genitori a far sì che la situazione diventasse più grave con il passare degli anni. Se mi fossi operato anche solo cinque anni fa, mi sarei risparmiato un bel po’ di sofferenze e anche di frustrazioni e adesso sarei già indipendente.>>
<< Bella che ne pensa?>>.
<< Mi appoggia e mi sosterrà come sempre.>>
<< Mi sembra una in gamba, sveglia… mi è dispiaciuto non passare del tempo con lei questa settimana.>>
<< Ha avuto delle verifiche formative e poi a deciso di stare un po’ in famiglia, suo padre è stato in Europa, lei sente molto il legame con la famiglia.>>
<< Frecciatina.>>
<< Rosalie cosa vuoi?>>, dissi d’un tratto.
<< Che intendi? Stiamo solo parlando.>>
<< Solo parlando? Vuoi davvero parlare? Bene allora stai pronta, penso che sia arrivato il momento di chiarirti un bel po’ le idee.>>, mi misi seduto per guardarla negli occhi. << Possiamo far finta che nei quindici anni appena trascorsi non sia successo, io non ho problemi a recitare la parte del fratello, possiamo intrattenerci in conversazioni, scambiarci notizie puramente superficiali sulla nostra vita di ogni giorno, conversare piacevolmente a cena davanti ai nostri genitori, per far loro piacere, ma io non posso e non voglio dimenticare quanto sia stato cattivo il nostro rapporto, sin da quando ero piccolo e che lo è stato solo ed esclusivamente per colpa tua.
Sei sempre stata distaccata, egoista, presa di te e a volte addirittura crudele!
Persino James è stato migliore di te, nonostante mi abbia tradito andandosene. Per cinque anni, è stato il miglior fratello che si potesse desiderare, mi aveva dimostrato affetto e comprensione, tu invece, solo risentimento e disprezzo per la mia condizione.
Della nostra infanzia insieme ho solo ricordi terribili.
Sei stata così stupida da non capire che non era un capriccio da bambino, avevo veramente bisogno di mamma e papà.
E poi quando James se ne andato, tu mi hai visto come la causa di tutto, ma anch’io mi sono sentito abbandonato e tradito esattamente come te, solo che oltre ad un fratello, ho perso anche i nostri genitori. La grande differenza tra noi è stata che tu era più grande e soprattutto indipendente… io no, io avevo bisogno di aiuto, io non potevo farcela da solo.
E invece ci sono riuscito, passando sì da una tata ad un’altra, alcune affettuose e disponibili, altre solo fredde e professionali e ho dovuto imparare a metabolizzare da solo le delusioni, le cattiverie, le mortificazioni che subivo, fuori casa ma soprattutto dentro grazie al tuo carattere di  me….da.
Tu sei stata il terminale di decine di episodi che vorrei non aver mai vissuto! 
Quindi riflettici un po’ sorellina, se dobbiamo guardarci in faccia con un sorriso falso e far finta che tutto sia rosa e patinato come il tuo mondo, io ho vissuto e vivo ancora in un mondo fatto di dolore fisico e di umiliazione.>>
Presi fiato, chiusi gli occhi e ripresi:
<< Allora adesso tu vorresti vestire i panni della sorella premurosa e saccente ma finta quanto mai, io forse preferirei che tornassi ad essere la str…za che sei sempre stata con me, ma se vuoi ci sarebbe una terza possibilità, fatti un esame di coscienza, alla luce di questa mia uscita degna di te e decidi finalmente a riparare in qualche modo.
Scegli tu l’immagine che preferisci, io avrei avuto bisogno accanto semplicemente di una sorella, una sorella che il tuo ego smisurato e la tua mente accecata dall’odio ingiustificato, mi ha negato!>>.
La lasciai in salotto raggiunsi la mia stanza, mi avvicinai alla finestra, la aprì, avevo bisogno di aria, mi appoggiai allo stipite respirando a pieni polmoni, restai a fissare la finestra di Bella.
Sentii la porta, rimasi ad aspettarla, due braccia calde mi cinsero il collo e le sue mani si fermarono sul mio petto, mi invase del profumo così buono, chiusi gli occhi sorridendo e attesi le sue labbra:
<< Ciao Swan, non puoi immaginare quanto ti ho desiderato oggi.
Continuò a baciarmi.
<< Ho affrontato Rosalie.>>, le dissi.
<< Che vuol dire affrontato?>>, chiese ansiosa.
<< Ho vuotato il sacco, le ho detto tutto quello che ho pensato e provato per lei in questi anni.>>
<< Oh Dio Edward!>>
<< Bella dovevo farlo, non potevo continuare a tenermi tutto dentro e provare un rancore così forte e duraturo.>>
<< Avete litigato?>>.
<< No. Non le ho dato possibilità di parlare, ho detto quello che pensavo e sono andato via.>>
<< Ora capisco il perché di questo viso così stanco.>>
 
 
<< No Bella la conversazione con Rosalie è stata solo la ciliegina sulla torta, questi due giorni sono stati allucinanti. Credo di non aver toccato cibo nelle ultime quarantotto ore, stanotte non ho praticamente dormito per studiare, tutto questo è stato sufficiente a ridurmi uno straccio.>>
<< Allora poniamo subito rimedio, pensiamo prima allo stomaco, mamma Swan ha già preparato la cena, poi ti mando di filato a letto. Te la senti di venire a casa mia?>>.
<< Certamente dopo l’impennata di orgoglio avuta poc’anzi, non posso farmi vedere al tappeto.>>
<< Ricordati però che le cose non si fanno per orgoglio.>>
<< Ok vecchio saggio. Andiamo un po’ d’aria e le attenzioni di tua madre, mi faranno benissimo.>>
 
 
BELLA
 
Lo portai a casa mia e lungo la strada mi feci raccontare tutto. Rabbrividì a sentire cosa aveva covato per anni, contro di lei, poi cambiai discorso, parlammo delle verifiche, non mi sembrò preoccupato delle valutazioni, era sicuro di aver fatto bene, anche se gli era costato un impegno davvero eccessivo.
Prima di uscire aveva preso una sfilza di pillole, erano due mesi che lo vedevo fare quest’operazione ogni giorno, ma non riuscivo ad abituarmi a questa cosa, era come se ogni volta ricevessi un pugno nello stomaco.
Dopo cena lo riaccompagnai e cercai di prendere sonno, impresa vana, presi il notebook e cominciare a girovagare tra i link, finchè non mi balenò un’idea per organizzare un sabato diverso che avrebbe aiutato il mio amore a recuperare un po’ di forze, trovai un luogo perfetto per il mio scopo.
Prenotai on-line, sorridendo e mi lasciai andare finalmente al sonno.

Ciao ffmaniache d’Italia accumunate da una calura

insopportabile…

postare è stata un’impresa in vacanza e con i telefoni e le wireless in tilt mi sono dovuta dare ai salti mortali… ma ce lo fatta.

In nostro Edward è un po’ testone non vuole ancora capire che riguardarsi e soprattutto fidarsi di Bella significa rendersi la vita infinitamente più serena, con questo atteggiamento spesso troppo superficiale e preoccupato a non dar pensiero rischia davvero di creare dei grossi guai.

Carina la nostra Rosalie vero… non si fa a tempo a far fuori una stro…. Che ne arriva un’altra e soprattutto serpe inb seno alla famiglia, ma il piccolo di casa adesso sa reagire… non ha più paura non subisce più, la sua Bella ha fatto anche questo di miracolo.

Si vedrà adesso come gestire la convivenza sia pure per un così breve periodo e soprattutto la bionda Rose riuscirà finalmente a capire quanto crudele è stato il suo atteggiamento.

Ragazze mie con sommo dispiacere vi annuncio che neanche questa volta avremo i miei adorati disegni fatti da lalayasha (anche lei vittima di modem impazziti e reti fantasma), spero che dal prossimo capitolo potremo inserirli nuovamente.

Un bacio grandissimo, buona settimana a tutte rilassatevi se siete in vacanza, sopportate il caldo se siete a lavoro, ma soprattutto se può esservi utile, fatevi trasportare nel mio piccolo mondo romantico californiano.
E mi raccomando non mancate di recensire, anche se sarò su una nave tenterò di collegarmi ogni tanto per leggere e rispondere ai vostri commenti. appuntamento a domenica 29 o lunedì 30 con un nuovo interessante capitolo

Grazie sempre tantissimo a tutte voi.

La vostra Cloe J




 
 

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Capitolo 20
*** Cascata di emozioni ***




Salve a tutte!
Eviterò di scusarmi, rischierei di essere troppo ripetitiva, perdonatemi ma tra vacanze e impegni vari in famiglia sono riuscita faticosamente a programmare l'agognato postaggio.
Piccola avvertenza la cara Lalayasha mentre io mi rilassavo sotto il sole
, lavorava alacremente per recuperare i disegni che non era riuscita a fare causa mancanza di connessione, ho inserito uno dei due nel capitolo diciannovesimo, fate un saltino a guardare il capitolo e datemi un giudizio sul disegno, tra l’altro ho inserito come introduzione proprio il pezzo a cui si riferisce il disegno.

Come è giusto che sia rinnovo ancora una volta ( non mi stancherò mai di farlo) la mia personale gratitudine a lalayasha per essere sempre così attenta e disponibile.... grazie e aspetto sempre con grande ansia le vostre recensioni .

Viste tutte le indiscrezioni sui i Robsten mi sento solo di dirvi Don't worry, be happy... vedrete che tutto si sistemerà!!!

Un bacione super
Cloe J

 

 

Tratto dal diciannovesimo capitolo:

Si aprì la porta, mio padre fece strada con le valigie, mia madre e mia sorella dietro di lui.
Rosalie si diresse verso di me, mi alzai in piedi e sfoderai un bel sorriso:
<< Ciao.>>
<< Edward ma sei uno splendore!>>, si avvicinò, mi baciò, posandomi una mano sulla spalla. < Sei tanto cambiato in pochi mesi. Complimenti! Hai un viso più colorito, i tuoi capelli ribelli. Che trasformazione! E poi …>>
Mi squadrò da testa a piedi e si guardò in giro, forse cercava la sedia:
<< Dev’essere merito di questa deliziosa ragazza, piacere Rosalie.>>
<< Bella, piacere mio.>>, le porse la mano, Rosalie la guardava e lei, ardita come sempre, sosteneva lo sguardo. Rosalie fece un giro per il salotto e la sala da pranzo e disse:
<< Questa casa mi sembra diversa, più viva, vissuta, sento odori e profumi nuovi diversi, mi fa veramente piacere che vi siano stati tutti questi cambiamenti. >>
Tornò indietro e si sedette sulla poltrona, io avevo ripreso posto, Bella era accanto a me, teneva la mia mano tra le sue.
 

 

 
 

CAPITOLO 20

 

Cascata di emozioni

 

BELLA
 
<< Cullen preparati vengo a rapirti?>>, dissi al telefono.
<< Considerami già sulla porta, dove andiamo?>>.
<< Non ho intenzione di dirtelo, devi fidarti.>>
 
 
Posteggiai nel parcheggio della “Willow Spa”, in Santa Monica Boulevard, lo feci scendere:
<< Ce la fai a lasciare la sedia per un po’?>>.
<< Ma certo.>>
Si alzò ed entrammo abbracciati, specificai che volevo fare il percorso a coppie, ci accompagnarono negli spogliatoi, mettemmo ciabattine e costume e cominciammo il nostro giro.
Iniziammo con il tanto decantato bagno agli enzimi, Edward mi guardò con gli occhi strabuzzati quando lo aiutai a entrare in una vasca da bagno piena di trucioli di legno, frutta e verdura. Scoppiai a ridere quando scherzando cercava di nuotare in quella vasca.
<< Sei davvero un ignorante Cullen>>, gli dissi seria, << ma questi trucioli, insieme agli enzimi di cui sono impregnati, sviluppano calore che aumenta la circolazione, rilassa i muscoli e purifica la pelle!
<< Mi basta guardarti con quel micro costume per sviluppare calore e potrei migliorare la mia circolazione con qualcos’altro.
Comunque questo è in assoluto il posto più strano in cui mi sono immerso, saprò di frutta e verdura, potresti decidere di mangiarmi.>>
<< Tra venti minuti sarai ripulito come un bambino e altri faranno cose interessanti sul tuo corpo.>>
<< Che delusione!>>, mi arpionò con le gambe e mi baciò il collo.
Averlo così vicino in quella situazione di luci soffuse e ambiente accogliente, era una vera tortura per i sensi.
Ci spostammo alla fontana di acqua termale, era tiepida, profumata e la cascata dava quella sensazione rilassante. Gli accarezzavo il torace, lo baciavo, mi stavo divertendo a provocarlo, sapendo che avrebbe dovuto trattenersi:
<< Se il tuo scopo era farmi rilassare e riprendere dalle fatiche di questa settimana, stai fallendo!>> disse ad un tratto.
<< Perché?>>, risposi seria.
<< Sei una donna insensibile… sono tutto teso e alcuni muscoli sono uguali a corde di violino.>>
<< Oh amore mi dispiace, pensavo che ti avrebbe fatto bene.>>
<< Sei perfida lo sai bene l’effetto che mi fai, sei la causa della mia tensione. Ho talmente voglia di te che farò veramente fatica a trattenermi, allontanati da me fonte inesauribile di erotismo!>>, si mise a ridere.
Due massaggiatrici ci condussero in una cabina, con i lettini posti uno di fronte all’altro, potevamo guardarci negli occhi mentre ci massaggiavano, l’aria era intrisa di profumi intensi, luci e musica erano perfette, si presero cura di nostri corpi per un tempo che mi sembrò essere lunghissimo, mi sentivo davvero rigenerata.
<< Come hai scoperto questo posto?>>.
<< Ieri notte lottavo con l’insonnia, mi sono ritrovata dentro il loro link, ho prenotato on line e voilà, ti sta piacendo?>>
<< Totalmente e poi sono felice che tu abbia staccato un po’ la spina e ti stia prendendo cura di te stessa, del tuo corpo.>>
Allungò la mano e mi sfiorò la guancia, io chiusi gli occhi.
Quindi una hostess ci condusse in una stanza per la cromoterapia con lettini ergonomici in cui continuare il percorso di rilassamento del corpo, ci portò due tisane calde profumate e chiuse la porta.
Non riuscivo a parlare, avevo svuotato completamente la mente, mi sentivo come una bambola di pezza, i muscoli completamente distesi, la pelle morbida e vellutata, sorseggiavo la tisana, sbirciando verso Edward che rimaneva con gli occhi chiusi; mi reggevo la testa con il braccio aspettando che si muovesse, allungò la mano e io intrecciai le mie dita con le sue, aprii gli occhi, erano lucidi, come non li avevo mai visti:
<< Mi hai fatto rinascere signorina Swan. Hai creato intorno a me un mondo nuovo, che si muove per me, che mi sconvolge e mi stimola, mi ha regalato un’esistenza piena ed emozionante.>>
Indugiai sulle sue labbra in modo dolce e gli sussurrai:
<< Ho solo contribuito a restituire a una persona favolosa ciò che meritava.>>
 
<< E’ quasi ora di pranzo.>>, dissi, << dove vorresti andare?>>.
<< Sulla spiaggia.>>
<< Edward fa freddo, il sole è talmente pallido.>>
<< Prima portami sulla spiaggia, voglio guardare il mare.>>
Ci sedemmo sulla sabbia, aveva lo sguardo perso verso l’orizzonte:
<< A che pensi?>>, gli chiesi.
<< In questo momento ho un caos in testa, i pensieri si accavallano e si mescolano, le emozioni che provo rendono tutto molto confuso.>>
<< E io che speravo ti rasserenassi, staccassi un po’ con la mente.>>
<< No Bella... non fraintendermi… sto bene, sono sereno, felice di stare qui, ma sono saturo, iperattiva, troppe idee da elaborare, che non sempre riesco neanche a mettere ordine. Mi rendo conto che sto viaggiando a una velocità e intensità a cui non ero abituato, sono sempre stato costretto ad una vita da bradipo, mentre adesso devo essere una lepre, devo abituarmici.>>
Ebbi un brivido, lui mi strinse:
<< Hai freddo?>>.
<< Sì ma stringimi e restiamo qui ancora un po’ è così bello… poi ti porto a mangiare qualcosa.>>
<< A dire il vero non ho fame.>>
<< Edward stai dimagrendo di nuovo, lo hai detto appena adesso che devi far fronte a molti impegni che ti consumano e se la tua alimentazione non è sana, corretta e abbondante, i farmaci rischiano di fare grossi danni, sforzati se è il caso, ma non voglio che salti mai un pasto, ti prego non darmi inutili preoccupazioni.>>
Ancora silenzio.
<< Ti piacerebbe vedere i preparativi di una sfilata?>>, mi chiese.
Lo guardai incuriosita, lo prese per un sì, chiamò sua madre s’informò se Rosalie era location della sfilata e mi disse:
<< Andiamo, sarà strano e divertente.>>
<< Sei sicuro che possiamo, chiama Rosalie prima.>>
<< Non ho il numero del suo cellulare. Che cosa può accadere? Se non ci faranno entrare, avremo fatto una passeggiata a Long Beach.>>
Aveva un’aria strana, non riuscivo a capire cosa lo rendesse così, ma era una sensazione positiva e mi dissi che era giusto assecondarla.
Arrivati al Convention Center, ci dirigemmo verso l’ingresso del back-stage, sulla porta trovammo l’immancabile body-guard:
<< Sono il fratello di Rosalie Cullen, potrebbe rintracciarla e dirle che sono qui.>>
Aveva un auricolare collegata a uno di quei microfoni da agente segreto, mi venne da ridere.
La situazione era paradossale, se solo avesse potuto chiamarla, avremmo evitato tutto questo, sperai non ci cacciassero in malo modo; dopo qualche minuto, la statuaria figura di Rosalie apparve sull’ingresso:
<< Edward!>>, disse con tono stupito, << cosa ci fai qui?>>.
<< Volevo far vedere ad Bella il back-stage di una sfilata, sarebbe possibile?>>, rispose con tono impertinente.
<< Ehm… sì certo volentieri… scusate, ma sono solo un po’ sorpresa.>>
<< Già lo immagino, ma sai le cose possono cambiare, basta volerlo.>>
<< Venite vi faccio strada.>>, aveva ancora l’espressione esterrefatta, camminava accanto ad Edward e ogni tanto lo guardava, lui aveva uno strano sorriso, compiaciuto, forse, per averla lasciata senza parole.
Entrammo davvero in un mondo patinato, irreale, fatto di apparenza luccicante, ma che lasciava trasparire l’enorme lavoro che ci fosse dietro.
Rosalie con gli occhi brillanti, ci illustrava tutte le fasi della sfilata, ci portò nelle sale trucco, in sartoria e dentro gli enormi spazi dove gli indossatori e le indossatrici si sarebbero cambiati. Vedemmo i numerosi stand con gli abiti, alcuni già pronti per le uscite, ci fece entrare persino sul palco, sulla passerella, descrivendoci come si sarebbe svolta la sfilata.


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Ci presentò gli organizzatori dell’evento, tutti i suoi collaboratori, parlava veloce e presa da un fervore trascinante, si vedeva che amava il suo lavoro forse più di se stessa, era passionale e coinvolta al di là di quell’apparenza algida e distaccata.
Fu una perfetta guida e alla fine del giro disse:
<< Posso offrirvi qualcosa, venite andiamo al caffè.>>
Arrivati al tavolino, lei rapida spostò una sedia per far posto a Edward, lui ringraziò con un cenno.
<< Allora Bella piaciuto il mio mondo?>>.
<< Come si fa a non essere affascinati da una realtà pervasa dall’estetica, dalla bellezza e dal fascino.>>
<< Vero. Chi sta da fuori rimane colpito dagli aspetti legati all’apparenza esteriore, ma dietro c’è una mole di lavoro talmente grande che alla fine di una sfilata, che è preludio della stagione della commercializzazione dei capi, tutti noi siamo completamente spremuti.>>
Edward la guardava e ascoltava attento.
<< Credo che durante la realizzazione di una collezione, reggo grazie ad una scarica di adrenalina che però dura sei  mesi e fa sì che io arrivi al traguardo.
In tutte le fasi di presentazione della sfilata, specialmente se è la prima della stagione, vengo trascinata in un universo parallelo, dove tutto ruota attorno a quest’obiettivo. Mi isolo, escludo tutti e parto come se dovessi fare una maratona, è faticoso ma in fondo è divertente.
E invece, voi ditemi come avete trascorso la mattinata?>>.
<< Bella mi ha portato in una spa.>>, disse.
<< Wow! In questo momento pagherei per avere il tempo di farmi coccolare da mani morbide ed inebriarmi di olii e profumi… e allora i tuoi sensi annebbiati dal relax ti hanno portato qui da me?>>, rise.
<< Mi è sembrata un’idea carina, a Bella andava e… non sono stato lì a rifletterci molto.>>
<< E’ stata un gran bella sorpresa, mi ha fatto veramente piacere vedervi.
Sai Bella trovo mio fratello in uno stato meraviglioso, ha il viso completamente trasformato, è come se risplendesse. Lui dice che non lo conosco e non posso capire i suoi cambiamenti, si sbaglia, ho il ricordo di com’era, in quelle rare volte in cui condividevamo dei momenti in famiglie e le differenze sono evidenti. È chiaro che sei tu l’artefice di questo cambiamento e i miei genitori e anch’io, dall’alto del mio mondo distaccato, come direbbe lui, dovremmo esserti immensamente grati.>>
Restammo qualche minuto in silenzio, Edward fissava sua sorella.
<< Mi piacerebbe tanto restare ancora con voi ma il lavoro mi chiama, anzi mi urla di tornare. Se volete, potremmo uscire una sera? Scegliete voi quando.>>
<< Volentieri.>>, dissi guardando Edward.
<< Si certo.>>, rispose, << potremmo fare domani, lo dirò a mamma e papà.>>
<< Allora ci si vede ciao.>>, si abbassò, diede a Edward un bacio sulle labbra e andò via.
Lui rimase immobile a guardarla, pensieroso.
Tornati a casa Edward raccontò tutto a sua madre, che incredula e felice, ascoltava ogni parola.
<< Sei lo stesso Edward che alzava le spalle dicendo che non avrebbe mai messo piede a una sfilata di moda, soprattutto di tua sorella? Non fraintendermi amore mio, sono così contenta che tu ci sia andato e Rosalie mi pare sia stata accogliente?>>.
<< Una perfetta ospite.>>, risposi.
<< Ci ha invitato a uscire domani sera,>>, disse Edward, << e poi mi ha baciato. Mamma non fare quella faccia come se fosse la cosa più naturale del mondo. Rosalie non mi ha mai considerato più di tanto, anzi ci sono stati periodi in cui se fossi sparito, lei ne sarebbe stata contenta e oggi si mostra stupita ma felice di vedermi, mi presenta praticamente a tutta l’organizzazione come suo fratello e mi bacia. Tu se vuoi, come hai fatto centinaia di altre volte, puoi vedere la cosa come assolutamente normale, ma in fondo sai che ho ragione. Lei non è mai stata una sorella per me e invece adesso…>>
<< L’importante è che qualcosa stia cambiando no?>>, disse Esme.
<< Bella stasera siamo da Ben.>>, disse lui, << credo che abbia organizzato una serata Risiko, non gioco a Risiko da secoli, ma in fondo sei stata tu ad iniziare questa consuetudine del sabato casalingo, gli altri si sono adeguati.
Ho detto a Jasper che non devono preoccuparsi e che possono tranquillamente organizzare ciò che preferiscono anche senza di me, ma ha alzato le spalle e ha detto che non si perderebbe mai il piacere di stracciare tutti, mostrando la sua abilità nell’arte della guerra.>>
 
La serata da Ben fu esilarante, i ragazzi praticamente arrivarono quasi alle mani pur di sopraffarsi, noi ragazze cercavamo di sedare gli animi, buttando qualsiasi cosa sullo scherzo, ma con scarsi risultati; così com’era prevedibile Jasper stravinse, gongolò davanti agli sconfitti, si vantò di aver un’abilità strategica fuori dal comune e venne messo sotto da tutti i ragazzi e indotto a chiedere perdono per la sua arroganza.
 
******
 
<< Vi andrebbe di andare a vedere i Lakers?>>, disse Rosalie entrando nella stanza di Edward, i due sollevarono la testa dai libri e la guardarono incuriositi.
<< I Lakers? Non sapevo ti piacesse il basket.>>, rispose Edward.
<< Sono tante le cose che non conosci di me, sono una tifosa sfegatata dei Miami Heat che oggi sono a Los Angeles, un mio amico mi ha procurato tre biglietti, volete farmi compagnia?>>
Lui rispose:
<< A che ora dovremmo essere allo Staples?>>.
<< Alle sei. >>
Si rivolse ad Bella:
<< Se continuiamo a studiare fino alle quattro facendo solo una breve pausa per il pranzo potremmo permetterci un pomeriggio di libertà?>>.
<< Sicuro ma Edward di voler…>>
<< … Entrare in un palazzetto gremito di tifosi urlanti? No per niente, ma così come al Kodak Theatre, un passo alla volta riuscirò a combattere questa mia ansia, lo Staples Center mi sembra un ostacolo degno di essere superato.
Affare fatto ci vediamo alle cinque e mezzo, ma avverti la mamma e dille a che ora saremo di ritorno, è già in fibrillazione da ieri per la nostra cena e non vorrei pensasse che siamo scappati.>>
 
Bella si presentò puntuale in casa Cullen, Edward esclamò:
<< Evento eccezionale, la mia Bella che spacca il secondo.>>
<< Spiritosone.>>
<< E’ l’unico aspetto che cambierei in questa donna. È una ritardataria atipica, dimentica l’orario dell’appuntamento solo quando si tratta di svago, precisa all’inverosimile invece, se dobbiamo fare qualcosa di veramente importante o deve andare all’università.>>
<< Non dovresti lamentarti allora, avrai la certezza che in qualsiasi momento tu abbia veramente bisogno di lei, ci sarà, non è una cosa da poco.>>
<< Allora.>>, disse Edward, mentre entravamo in auto, << parlami di questa tua insolita passione per il basket?>>
<< Ho cominciato a seguire gli Heat tre anni fa.>>
<< Fidanzato tifoso?>>, chiese lui sorridendo.
<< No… fidanzato giocatore.>>
<< Eh!>>
Rosalie scoppiò a ridere:
<< Si era Jason Smith, guardia, preso nei draft di quell’anno da Colorado State.
Una relazione senza clamori, siamo stati abbastanza discreti, niente tabloid, niente interviste alla tv, lui era uno che non attirava tanto l’attenzione dei media e io non amo strombazzare le mie relazioni. Siamo stati insieme quasi un anno, poi lui troppo impegnato da allenamenti, partite, tour promozionali, io seppellita da bozzetti e sfilate, abbiamo deciso che era una storia difficile da godersi. Siamo amici, quando entrambi siamo in città, usciamo spessissimo insieme.>>
Edward le chiese:
<< Ne deduco che fai base a Miami adesso?>>
<< Sì già da un bel po’, mamma non te l’ha detto? Ho preso un appartamento nell’Upper East side, anzi potreste venire a Natale, organizzo sempre una grande festa per scambiarci gli auguri.>>
<< Temo che a Natale non sarò in condizioni di affrontare un viaggio o una festa.>>
<< Oh è vero scusa.>>, disse lei con un tono mortificato, << magari potrei venire io qui, passeremmo insieme le feste.>>
<< Mamma e papà ne sarebbero felici.>>, abbassò lo sguardo serio.
Arrivati allo Staples, furono invitati ad entrare da un ingresso preferenziale, vista la presenza della carrozzina, poi uno steward, controllando il biglietto disse:
<< Signori mi dispiace questi biglietti non possono essere utilizzati stando sulla sedia.>>
Bella prontamente ribatté:
<< Non si preoccupi lei ci accompagni fin dove può, non avremo altri problemi se non quello di affidarle per l’intera partita, la sedia.>>
Edward sorrideva guardandola:
<< Come potrei mai non amarla, a volte mi chiedo se sia reale o un ologramma.>>
<< Mi sembra una solida quanto rara realtà, tienitela ben stretta.>>, rispose Rosalie.
Lo steward si fermò, Edward si alzò e Bella lo aiutò a prendere posto.
 
 
Fu una partita emozionante, piena di capovolgimenti di fronte e tanto spettacolo, Bella e Rosalie si scambiavano impressioni e commentavano, senza ritegno, i fisici statuari dei cestisti:
<< No, ma continuate pure, fate come se non ci fossi!>>, disse lui a un tratto, << siete proprio carine!>>
<< Amore guardare e commentare, non ha mai fatto male a nessuno, ma tu riesci ad immaginarmi così minuta accanto ad una montagna di centimetri e muscoli come uno di quelli?>>.
<< Allora ti sei accontentata?>>.
<< Accontentata? Ma se ho accalappiato l’uomo più bello che si possa immaginare.>>
<< Non blandirmi, ormai hai toppato e non riesci a ricucire questo strappo al mio amor proprio.>>
Incrociò le mani al petto e riprese a guardare la partita, Bella si avvicinò al suo collo e cominciò a baciarlo:
<< Bella!>>, esclamò lui, << smettila.>>
Rosalie scoppiò a ridere.
I Lakers vinsero faticando non poco e un pubblico entusiasta si avviò alle uscite, lo steward si materializzò accanto a loro, con la sedia e Bella aiutò Edward a sedersi.
Rosalie li seguiva sempre, ogni movimento che loro facevano e mentre si avviarono verso la macchina disse:
<< Guardarvi insieme, mi fa credere che esista veramente l’amore quello autentico ed eterno, che è fatto di passione, affetto, purezza e sollecitudine ma anche di sacrifici, rinunce e abnegazione.
Siete così intensi tra di voi, i vostri gesti scatenano energia, sembra che sentiate sempre cosa uno desidera dall’altro, avete un’intesa così armoniosa, vi ammiro molto.>>
 
<< Vi siete divertiti?>>, chiese suo padre, vedendoli entrare.
<< Moltissimo. Almeno io, anche se i miei Heat hanno perso.>>, disse Rosalie.
<< E’ andato tutto bene? Non hai avuto problemi con tutta quella gente?>>.
<< Sto diventando bravissimo, sono attento ai segnali che mi manda il mio corpo, provo come va e se percepisco qualcosa di strano, mi basta prendere la mano di Bella e tutto passa.>>
<< Scusatemi avrei una piccola cosa da fare.>> disse Rosalie passando di corsa dal salotto con due buste in mano.
<< Rosalie così arriveremo in ritardo.>>, disse Esme.
<< Non preoccuparti mamma chiamerò il ristorante, penso a tutto io, aspettatemi.>>
 
 
BELLA
 
Mia madre entrò nella mia stanza e mentre mi asciugavo i capelli sottovoce mi disse.
<< Quella bellezza inumana della sorella di Edward, è in salotto, vuole parlarti.>>
<< Rosalie?>>, indossai una maglietta e un paio di jeans al volo e scesi. << Ciao… è successo qualcosa?>>
<< No volevo solo parlarti un attimo. Questo mio soggiorno qui, mi sta riservando una miriade di esperienze non mi sarei mai aspettata di provare.
So che Edward ti ha raccontato tutto della nostra vita in famiglia, di come il nostro rapporto sia stato tutt’altro che fraterno.
Il tempo che mi sta permettendo di trascorrere con lui, averti conosciuto, avervi visto insieme, mi sta facendo riflettere tanto.
Inevitabilmente ho ripensato ai tanti episodi sgradevoli che hanno contraddistinto la nostra infanzia, l’indifferenza della nostra adolescenza, l’ho ferito così tanto ed è tristemente vero che a volte sono stata così crudele.
Sono molto rammaricata per il mio comportamento nei suoi confronti, per quello che non ho fatto per lui, per quello che mi sono persa.
Forse l’idea è folle, vista la gravità del mio comportamento, ma vorrei tentare di rimediare, di farmi perdonare, voglio provarci con tutta me stessa, Bella cosa ne pensi,  ti prego consigliami. >>
<< Basterà dargli tempo Rosalie, mostrati amorevole e comprensiva con lui, provagli che sei diversa, pentita, ti darà una chance. Lui è talmente buono, ti perdonerà vedrai e ti permetterà di stargli vicino.>>
 
Edward mi venne incontro, era attraente come un dio, nel suo abito grigio, mi sorrideva:
 
 
<< Sei splendida.>>, mi disse.
<< Rosalie mi ha portato degli abiti della sua collazione, questo ti piace?>>.
<< Moltissimo.>>, mi porse la mano e mi fece fare un giro su me.
<< Edward hai gradito l’abito?>>, chiese Rosalie entrando.
<< La mia Bella è sempre magnifica, ma devo dire che anche il superfluo è molto bello.>>
Lui mi camminava accanto, mi teneva la mano, conversava, con sua madre e con Rosalie ed Esme era così soddisfatta di avere i suoi figli vicini, che lasciava trasparire la sua gioia prorompente.
Rosalie aveva riservato una saletta del ristorante, solo per noi. Quando fummo tutti seduti, disse:
<< Ho intensione di annoiarvi solo qualche minuto con il lavoro e poi potremo parlare di altro, mi è stato assegnato un intero settore del quale la mia assistente dovrà piazzare i biglietti, ma vorrei sapere se tu e Bella avreste piacere di seguire la sfilata dalla prima fila o preferisci una posizione più defilata, voglio che siate completamente a vostro agio e vi godiate lo spettacolo.>>
 Edward ci pensò un attimo e rispose:
<< Vada per la prima fila.>>
La conversazione si spostò sugli esami universitari trimestrali, quali materie doveva affrontare Edward e su come erano andate le verifiche della settimana appena trascorsa.
<< Perché hai scelto proprio questo corso di studi?>>, chiese Rosalie.
<< Sono affascinato dalla ricerca, la genetica e la microbiologia hanno fatto grandi e importanti scoperte, poi viste le mie condizioni, forse mi vedevo meglio all’interno di un laboratorio, chiuso in un mondo circoscritto, al sicuro da troppi e complicati contatti.
E’ vero che adesso tutto è diverso, gestisco più serenamente l’ansia derivata dall’entrare in relazione con gli altri, ma essere su una sedia, continua a farmi sentire la necessità di controllare al massimo lo spazio in cui mi muovo.>>
<< Ma ti opererai? Questa situazione cambierà?>>, disse lei.
<< Chi può dirlo con sicurezza.>>
Mai una volta in questo mese aveva espresso perplessità sulla totale riuscita degli interventi.
Lo guardai, lui disse:
<< Non è ignorando un eventuale fallimento che mando via le paure, devo accettare l’idea che qualcosa potrebbe andare storta, che io rimanga esattamente dove sono o forse anche in una condizione peggiore.>>
<< Non me ne hai mai parlato, perché?>>, gli chiesi seria.
<< Parlarne vuol dire prenderne coscienza certo ora mi verrebbe veramente difficile accettare l’idea di rimanere così.>>
La preoccupazione aveva preso tutti, Edward continuò:
<< Mi dispiace, ho rovinato quest’atmosfera festosa con le mie paranoie, scusatemi solo un attimo, ho bisogno di prendere un  po’ d’aria.>>
Si allontanò in fretta, rimasi seduta guardando i signori Cullen e Rosalie, che disse:
<< Posso andare da lui?>>
 
 
EDWARD
 
 
Ero riuscito a tirarmi addosso e trasmettere a tutti una sensazione terribile, pesante e negativa. Ero seccato con me stesso, anche perché sapevo cosa avrebbe scatenato in Bella e nei miei genitori discorso, avevo il capo chino, quando sentì delle dita tra i miei capelli.
<< Posso?>>, disse Rosalie.
<< Diciamo che il gradino non necessita di prenotazione.>>, ci mettemmo a ridere, << mi dispiace Rosalie avevi organizzato una bella serata ed io ho rovinato tutto.>>
<< Intanto siamo ancora in tempo per rimetterla in piedi, se ne hai voglia possiamo parlare di ciò che ti sta preoccupando, io e te adesso, piuttosto che davanti a Bella.
C’è dell’altro che ti spaventa, forse più di restare così vero?>>.
<< Se gli interventi dovessero andare male, non terrei Bella legata a me, neanche un minuto.>> lo avevo letteralmente buttato fuori.
<< Questa poi! La mamma dice che la ami da morire, così come anche lei, ho visto tante altre coppie in situazioni così particolari e non mi sembra che vivessero insieme difficoltà insormontabili.>>
<< Mai e poi mai la condannerei ad assistermi e preoccuparsi sempre per organizzarmi la vita, sarebbe una sofferenza enorme per me e credo, dopo un po’, lo diverrebbe anche per lei. >>
Mi aveva preso per le spalle:
<< Pensi di avere il diritto di decidere per lei?>>.
<< Sì. E’ così solare, energica, piena di spirito di iniziativa, finirebbe con l’annullarsi, farebbe qualsiasi cosa per me, io diverrei la sua priorità e sarebbe sbagliato!>>
<< Appunto hai detto bene farebbe qualsiasi cosa per te, sei diventato tutta la sua vita, perché gli sei indispensabile, esattamente ciò che tu provi per lei. Pensi che si separerebbe da te?… Sarebbe un dolore troppo grande.>>
<< Il tempo lenisce qualsiasi dolore.>>
<< Non è vero, il tempo ha alleviato il dolore per la scomparsa di James?>>
<< Cosa c’entra ora James?>>
<< Non ci pensi mai a lui, non ti manca? Non senti male qui dentro?>>, si portò la mano al petto,
<< io sì, l’amavo e non passa giorno senza che il mio pensiero vada a lui e sono passati quindici anni. Quindi pensi che basterebbe dirle “Non posso tenerti legata a me e lo faccio per il tuo bene” dopo quello che state vivendo e che vivrete quando ti opererai? Assurdo!
Ho sempre saputo quanto eri infinitamente più sensibile di me, quanto fossi profondo, riflessivo, attento agli altri e non posso credere che faresti una cosa così grave alla persona che ti ama veramente tanto.
Guardami Edward, ho ventisette anni, sono bella, ricca, con un lavoro che mi piace, che mi soddisfa e mi da successo, ma sono sola. Sono stata e forse lo sono ancora, talmente arida da non capire, nonostante avrei dovuto dimostrami più matura, che dovevo riparare i torti che avevo fatto a mio fratello, un fratello che aveva bisogno di me, delle mie premure , del mio sostegno.
Non puoi pensare di buttare al vento la cosa più preziosa che ti potesse capitare nella vita, sentirti amato in maniera totale!
Pensa solo che in qualsiasi caso, lei dovrà essere accanto a te, che è quello il suo posto, ti sosterrà, ti consolerà e ti amerà sempre e comunque.>>
Avevo iniziato a piangere, Rosalie mi stringeva e piangeva anche lei.
Rientrammo, lei tirò dritto per la toilette, io raggiunsi il tavolo, Bella si avvicinò e mi baciò dolcemente, ma non disse nulla.
<< Scusate.>>, disse Rosalie sedendosi, << ma un bruscolino aveva fatto un disastro nei miei occhi, non potevo permettermi di farmi vedere come un pugile appena messo KO, avete già ordinato spero, siamo stati imperdonabili Edward!>>.
Mi fece l’occhiolino e mi prese la mano sotto il tavolo, la guardai e come aveva fatto lei solo un giorno prima, le diedi un leggero bacio sulle labbra, mia madre si lasciò scappare qualche luccicone.
Bella a quel punto si avvicinò e sottovoce mi chiese:
<< Passata la tempesta?>>
<< Adesso il cielo è veramente sereno.>>
La serata fu fantastica parlammo a ruota libera, raccontandoci tanti episodi della nostra vita, mia madre e mio padre aggiungevano particolari a noi sconosciuti, della nostra infanzia, Bella ascoltava attenta. Non ci accorgemmo nemmeno che si era fatta l’una, la sala principale del locale era vuota, ma i camerieri riservati, non ci fecero fretta, mio padre e mia madre si alzarono e noi li seguimmo, ero stanchissimo, ma così felice che avrei voluto prolungare quel momento ancora.
<< Domani sarete all’università?>>, chiese Rosalie, << potremmo vederci lì, v’inviterei a pranzo?>>
<< Hai impegni a pranzo amore?>>
<< No ho appuntamento con Newman per consegnargli la brutta copia della mia ricerca appena ultimata, ma posso essere libera per la pausa.>>
Al rientro, mi stesi nel letto esausto, ripensai ancora incredulo a ciò che era accaduto negli ultimi tre giorni, a tutto quello che mia sorella aveva detto, quello che aveva confessato.
Pensai che anche questo non potesse essere accaduto per caso, proprio in questo momento così importante per me e pensai che aver accanto mia sorella ritrovata, mi faceva sentire meglio.
 
 
BELLA
 
<< Professore ecco qui la ricerca.>>, porsi un plico di fogli a Newman.
<< Bene signorina Swan, mi dia un paio di giorni per leggerla, poi la passerò a John quindi gliela faremo avere.>>
Mi avviai, avevo appuntamento con Edward e Rosalie davanti l’ingresso, vicino agli ascensori vidi il professore Adams e lo raggiunsi:
<< Signorina Swan buongiorno, tutto bene? Le sue verifiche formative?>>
<< Tutto a posto, un po’ stressanti ma tutto sommato superabili, ho consegnato stamattina la mia ricerca al professor Newman.>>
<< Posso accompagnarla all’ingresso. Ero molto interessato agli appunti presi durante il seminario.>>
<< Se vuole glieli scarico su un cd e glielo faccio avere?>>
Sui gradini c’erano Edward e Rosalie, li raggiunsi, il professor Adams mi seguii:
<< Professore buongiorno.>>, disse lui porgendogli la mano, << posso presentarle mia sorella Rosalie.>>
<< Piacere.>>
<< John Adams.>>, lasciò andare la mano e aggiunse, <<… ma certo la stilista … Rosell! E la sua griffe?
<< Esattamente.>>
<< E’ circondato da donne di grande talento.>>
<< Ne sono consapevole.>>
<< Se una sfilata può essere per lei un evento interessante, mercoledì se ne svolgerà una al Long Beach Convention, per scopi benefici, vorrebbe assistervi?>>, disse Rosalie.
<< Presenterà la sua collezione?>>
<< Parteciperò con altri quattro miei colleghi.>>
<< Ci sarò.>>
<< Arrivederci, signorina Swan aspetto quel suo cd.>>
<< Lo avrà al più presto.>>
<< Signor Cullen...>> fece un cenno e andò via.
 
<< Che cd?>>, chiese Edward appena si fu allontanato.
Rosalie lo guardò e scoppiò a ridere:
<< Perché ridi?>>, disse Edward rivolto alla sorella.
<< Che tono, sei geloso?>>
<< Non proprio, non divagare Bella Swan … il cd?>>.
<< Mi ha chiesto gli appunti che abbiamo preso durante il seminario, ho pensato di metterli su un cd tutto qua.>>
<< Vorrei che limitassi i contatti con quel fusto allo stretto indispensabile!>>.
<< Vedi Rosalie! Gelosissimo.>>
<< Posso comprenderlo, a volte i giovani assistenti sono molto intraprendenti con le studentesse molto belle.>>
Edward fece una faccia compiaciuta.
<< No ti prego Rosalie, non dare conferme alle sue teorie strampalate.>>, lo fermai e lo baciai, << lo sai che sei per me l’unica fonte irresistibile di attrazione, sono completamente soggiogata, sono la sua schiava d’amore.>>
<< Certamente soggiogata! Prendimi anche in giro.>>
Rimanemmo insieme ai nostri amici al nostro abituale punto di ritrovo, mangiammo qualcosa mentre Alice entusiasta faceva il terzo grado a Rosalie.
Poco dopo vedemmo avvicinarsi Tanya, Emmett saltò in piedi e le andò incontrò. Guardai Edward e feci per alzarmi, lui prese la mia mano e mi attirò verso di sè. Rosalie notò quel gesto disse:
<< Che succede?>>
<< Ospiti poco graditi.>> disse Edward facendo segno verso la coppia che discuteva, seppur a bassa voce ma animatamente.
Dopo poco Tanya spinse via Emmett con un gesto stizzito, lanciò verso di noi uno sguardo infuocato e se ne andò.
Emmett alzò le spalle con un gesto quasi si resa e si sedette di nuovo.
<< Potete spiegarmi cosa accade?>>, chiese ancora Rosalie.
<< E’ una collega di corso di Edward, dal primo giorno che si sono conosciuti ci ha provato con lui, anche dopo aver scoperto che lui stava con me e nonostante nel frattempo si intrattenesse con Emmett.>>
<< E’ una tipa molto particolare.>> disse Edward.
<< Lo ha baciato.>>, aggiunsi io facendo un mezzo sorriso,<< davanti a me.>>
<< Accidenti e tu cosa hai fatto?>>.
<< Niente. È andata via prima che potessi anche solo reagire. Da allora si è tenuta lontana dal nostro gruppo e da Edward, ma oggi…>>
<< Sfrontata la ragazza.>>, commentò Rosalie.
<< Immagina che dall’inizio dell’anno accademico, ha passato metà della giornata a tentare di sedurre il mio uomo.>>
<< E anche tenace.>>
<< Non le ho dato mai assolutamente corda, anzi sono stato sempre piuttosto distaccato.>>, rispose lui.
<< Questo è vero e anch’io in molte occasioni mi sono mostrata parecchio aggressiva.>>
<< Brava bisogna mettere a posto queste che credono che ogni uomo sia alla loro portata.>>, esclamò Rosalie.
Scoppiammo a ridere e Edward disse:
<< E tu non fomentare, Rosalie, anche lei è gelosa da morire.>>
<< Che c’è di male nella gelosia, io lo sarei di te, sei così bello.>> disse Rosalie gli carezzò i capelli,
<< poi se non si è fatta scrupoli e alla prima occasione ha provato a farvi litigare e abbastanza per far stare Bella molto attenta.>>
<< Smettetela, lei non rischia niente, anch’io sono proprio cotto e non permetterei mai a nessuna di rovinare il nostro rapporto.>>
Rose si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla fronte:
<< Ragazzi, mio malgrado devo andare, si è fatto tardi, oggi e domani sarò sequestrata a Long Beach, forse non tornerò neanche a dormire, è probabile che ci rivedremo solo dopo la sfilata.>>
<< Buon lavoro Rosalie e in bocca a lupo.>>, le dissi.
<< Grazie.>>, si alzò, indugiò ancora un attimo con lo sguardo su Edward, si abbassò, gli diede un bacetto sulle labbra e salutò dicendo, << vi aspetto tutti quanti mercoledì.>>
E andò via con il suo incedere elegante, Edward aveva lo sguardo fisso su di lei.
Mi abbassai e gli sussurrai:
<< Adesso hai un altro angelo a sostenerti.>>
<< Stento ancora a crederci ma ne sono così felice! >>
 
 
Ehi come è andata la mia Rosalie sta riconquistando punti? 
Edward lo adoro sempre di più, riesce ad essere magnifico sempre, sensibile e riflessivo all’inverosimile.
Bella è riuscita anche stavolta ad avere un peso su questo riavvicinamento, troppo ganza!
E adesso vedremo cosa potrà accadere durante la sfilata.
Sabato parto per Londra, starò via una settimana, spero di poter postare al mio ritorno tra domenica e lunedì. Attendo vostri commenti!
Grazie un bacio enorme
Cloe J

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Capitolo 21
*** Un evento nell'evento ***


Tratto dal ventesimo capitolo:

<< Se gli interventi dovessero andare male, non terrei Bella legata a me, neanche un minuto.>>
lo avevo letteralmente buttato fuori.
<< Questa poi! La mamma dice che la ami da morire, così come anche lei, ho visto tante altre coppie in situazioni così particolari e non mi sembra che vivessero insieme difficoltà insormontabili.>>
<< Mai e poi mai la condannerei ad assistermi e preoccuparsi sempre per organizzarmi la vita, sarebbe una sofferenza enorme per me e credo, dopo un po’, lo diverrebbe anche per lei. >>
Mi aveva preso per le spalle:
<< Pensi di avere il diritto di decidere per lei?>>.
<< Sì. E’ così solare, energica, piena di spirito di iniziativa, finirebbe con l’annullarsi, farebbe qualsiasi cosa per me, io diverrei la sua priorità e sarebbe sbagliato!>>
<< Appunto hai detto bene farebbe qualsiasi cosa per te, sei diventato tutta la sua vita, perché gli sei indispensabile, esattamente ciò che tu provi per lei. Pensi che si separerebbe da te?… Sarebbe un dolore troppo grande.>>
<< Il tempo lenisce qualsiasi dolore.>>
<< Non è vero, il tempo ha alleviato il dolore per la scomparsa di James?>>
<< Cosa c’entra ora James?>>
<< Non ci pensi mai a lui, non ti manca? Non senti male qui dentro?>>, si portò la mano al petto,
<< io sì, l’amavo e non passa giorno senza che il mio pensiero vada a lui e sono passati quindici anni. Quindi pensi che basterebbe dirle “Non posso tenerti legata a me e lo faccio per il tuo bene” dopo quello che state vivendo e che vivrete quando ti opererai? Assurdo! Ho sempre saputo quanto eri infinitamente più sensibile di me, quanto fossi profondo, riflessivo, attento agli altri e non posso credere che faresti una cosa così grave alla persona che ti ama veramente tanto.
Guardami Edward, ho ventisette anni, sono bella, ricca, con un lavoro che mi piace, che mi soddisfa e mi da successo, ma sono sola. Sono stata e forse lo sono ancora, talmente arida da non capire, nonostante avrei dovuto dimostrami più matura, che dovevo riparare i torti che avevo fatto a mio fratello, un fratello che aveva bisogno di me, delle mie premure , del mio sostegno.
Non puoi pensare di buttare al vento la cosa più preziosa che ti potesse capitare nella vita, sentirti amato in maniera totale!
Pensa solo che in qualsiasi caso, lei dovrà essere accanto a te, che è quello il suo posto, ti sosterrà, ti consolerà e ti amerà sempre e comunque.>>
Avevo iniziato a piangere, Rosalie mi stringeva e piangeva anche lei.

Capitolo 21

Un evento nell’evento

EDWARD
Così come aveva detto, Rosalie rimase impegnata a Long Beach, martedì e mercoledì, telefonò spesso, chiedendomi come mi sentissi, cosa stessi facendo. Era allegra e metteva tutti di buon umore con la sua esuberanza, era trascinante come lo era Bella, diversa nel modo di fare, ma otteneva davvero buoni risultati.
Non potevo credere che solo una settimana prima la detestassi, lei che per anni aveva rappresentato solo una miriade di torti subiti da bambino, i cui ricordi erano tanto dolorosi.
Però continuavo a chiedermi se stavo sbagliando a darle fiducia, se farla entrare nella mia vita proprio in questo momento potesse essere un errore.
Respirai a fondo, cercando di scacciare i cattivi pensieri. Mi volsi verso la porta, la mia piccola grande donna era lì appoggiata in attesa:
<< Avevo proprio bisogno di te.>>, le dissi.
<< Anch’io… ho sempre bisogno di te.>>, venne a sedersi sul letto. Un bacio.
<< Ho bisogno di rassicurazioni, come al solito, del resto.>>
<< Ti ascolto.>>
<< Sto sbagliando con Rosalie?>>.
<< In che senso?>>
<< Sto abbassando le difese, senza remore e se mi deludesse?>>.
<< Perché dovrebbe?>>.
<< Adesso è persona diversa,stento a riconoscerla.>>
<< I tuoi racconti sono stati piuttosto espliciti ma credo che abbia represso per anni qualsiasi sentimento di affetto profondo, si è esposta forse solo con i tuoi genitori.
Il motivo di questa chiusura posso solo immaginarlo, ma adesso è come se non riuscisse più a trattenersi, se avesse bisogno di lasciarsi andare, di riparare a torti fatti, di esprimere quello che ha dentro. Averti parlato, essersi vista messa dinanzi alle sue responsabilità, ai suoi errori, l’avrà scossa, avrà sentito la necessità di farsi perdonare, redimersi da un comportamento così grave e palesemente scorretto nei tuoi confronti, credo che sia completamente sincera in tutto quello che fa per te adesso.
Lasciati andare, non credo che possa accadere qualcosa di male, siete cresciuti, maturati e siete molto molto cambiati entrambi.>>
La baciai, tenendo la mano tra i suoi capelli, stringendomi al suo corpo, lei si allontanò dalla mia bocca:
<< Edward no.>>
<< Che sta succedendo alla nostra vita sessuale? Sta subendo un calo pauroso, non so se per gli impegni universitari, se per mancanza di tempo o se è per colpa dei problemi che ho avuto ultimamente, ma io ti desidero terribilmente, ho bisogno di te, del tuo contatto, del tuo corpo.
Ti prego è importante, la nostra intesa era perfetta, non voglio rischiare di rovinarla senza un valido motivo.>>
<< È dura anche per me, ma è un insieme di cose che stanno rendendo tutto difficile.>>
<< Non può accadere niente di male, Bella ti prego, ti voglio.>>, le soffiati questa richiesta sul suo viso. Mi sorrise, si alzò e piano chiuse la porta a chiave e si spogliò.
Era come se non la vedessi da mesi. La sola idea di averla mi dava i brividi, la toccavo e la stringevo, mentre lei si lasciava andare.
Mi misi seduto sul bordo del letto, la presi per i fianchi e la misi seduta dinanzi a me; sentivo trascinarmi dal desiderio senza freni, volevo sentirla mia completamente.



<< Buon pomeriggio Bella, Rosalie ti manda questo.>>, disse Esme e posò una scatola sul letto,
<< c’è anche un biglietto.>>
Presi la busta.
“Sarai uno schianto! La tua Bella dovrà sfoderare la proverbiale gelosia italiana, per tener lontano gli sguardi indecenti delle donne presenti in sala! Ti voglio bene Edward, tua Rosalie!”
Aprii curioso la scatola, c’era un abito scuro, con una giacca sagomata, i pantaloni stretti, una camicia bianca lo completava, aveva messo anche una cravatta sottile in tinta, sotto c’era un altro biglietto:
“P.S. L’ho disegnato e tagliato io e sarà un modello molto interessante vedrai, spero ti piaccia! Baci Rosalie!”
<< E’ bellissimo Edward.>>, disse Bella.
<< Mi chiedo dove avrà trovato il tempo per farmi quest’abito, presa dalla frenesia di questi ultimi giorni.>>
Trillò il telefono, lo presi:
<< Ti è piaciuto? Come ti sta? Sicuramente perfetto? La cravatta?... Edward dimmi qualcosa?>>, disse, parlando a raffica, senza lasciarmi il tempo di rispondere.
<< E’ bellissimo, ma come hai fatto in così poco tempo?>>
<< La notte è fatta anche per tante altre attività interessanti oltre che dormire e fare l’amore, dai provalo voglio sapere cosa ne pensi, passami Bella e muoviti.>>
<< Dimmi Rosalie?>>
<< Appena lo avrà indosso, fagli una foto e mandamela via mms, sono troppo curiosa e non posso aspettare la fine della sfilata per vederlo. Tanto so già che sarà bellissimo. Adesso devo lasciarvi, qui siamo già nell’occhio del ciclone e non vorrei rischiare di essere portata via. A dopo baci.>>
Misi l’abito, annodai la cravatta e mi guardai compiaciuto allo specchio, l’immagine riflessa era abbastanza piacevole:
<< Se qualcuno ti avvicina stasera, potrei arrivare alle aggressioni.>>, esclamò Bella, << sei bellissimo amore mio. Vai un po’ più indietro ti devo fare una foto e inviarla a Rosalie.>>
<< Non se ne parla nemmeno.>>, dissi.
<< Ti prego me l’ha chiesto, dice che è troppo curiosa di vederti e non può aspettare la fine della serata.>>
<< Mi sento ridicolo.>>
<< Edward ubbidisci.>>
Fece la foto e la inviò, dopo qualche minuto, arrivò un messaggio:
“Wow mi sembra di avere davanti uno dei miei indossatori! Sei davvero una visione, io sarò stata anche brava, ma devo dire che vestirti in maniera impeccabile, è stato facile. Ti aspetto in prima fila. “
<< Devo scappare a prepararmi oppure farò una cattiva figura ad uscire con me.>>, disse Bella, mi diede un bacio e corse via.
Misi l’i-pod e mi spostai davanti la finestra, mangiai e feci il consueto pieno di farmaci, poggiai la testa indietro contro il muro e chiusi gli occhi, avevo bisogno di riposarmi e calmarmi, mi sentivo inquieto dalle aspettative delle serata e quest’ansia non mi giovava di certo.
Mi risvegliai sentendo un tocco lieve sul viso:
<< Amore va tutto bene?>>, mi disse.
<< Oh sì, ehi fatti guardare? Devo dire che mia sorella è veramente bravissima! Fai un giro?>>
Aveva un abito al ginocchio con un taglio semplice ed elegante con la scollatura all’americana, dietro la schiena era completamente scoperta e una catenina sottile coperta di Swarovski pendeva dalla scollatura.
<< Ehi il tuo lato B adesso è davvero una trappola! Rosalie è matta a farti uscire così.>>
<< Ascolta, a mia madre sono piaciuta, tua madre e tuo padre mi hanno detto che sto benissimo, ma io non mi sento proprio mio agio.>>
<< Sei una tentazione per gli sguardi indiscreti, sei veramente troppo.>>
<< Beh allora attiva la modalità Edward geloso e l’aura che emanerai sarà eloquente più delle parole.>>
Mia madre entrò:
<< Quanto siete belli!>>
Esclamai:
<< Hai visto che vestito ha regalato alla mia fidanzata quell’esagerata di tua figlia.>>
<< Sì ed è veramente splendida.>>
<< No aspetta, girati falle vedere.>>
<< Edward smettila, mi fai imbarazzare.>>
<< Perché?>>, disse Esme, << le sta divinamente. Edward non fare il troglodita, dovresti esserne fiero.>>
<< Sono molto fiero e molto geloso… starò all’erta per tutta la serata!>>, scoppiai a ridere.
Arrivammo a Long Beach, dinanzi all’ingresso trovammo tutti i nostri amici, ci vennero incontro i genitori di Bella, Renèe aveva gli occhi brillanti come una bimba, mentre Charlie manteneva quel suo aspetto composto; Renèe baciò Bella e poi me:
<< Ragazzi siete magnifici. Gli abiti sono assolutamente perfetti, tua sorella è una vera artista. Ho dato uno sguardo ad alcune sue collezioni, sono così eleganti, complete e originali.>>
Tutta questa fibrillazione, mi rendeva un po’ tirato, mi sentivo troppo al centro dell’attenzione, volevo al più presto lasciare la sedia e prendere posto, Rosalie ci fece trovare un’hostess all’ingresso, avrebbe provveduto ad ogni nostra necessità, mi alzai, lei portò via la mia sedia, mi strinsi a Bella e andai a sedermi; nel giro di qualche minuto, tutti si accomodarono, mi voltai per controllare e mi accorsi che il settore riservato a Rosalie era pieno in ogni ordine di posti. Qualche fila dietro intravidi il professor Long, gli feci un cenno, lo dissi a Bella, lei si volse e lo salutò:
<< Non pensare di allontanati da me, perché vestita così, sei un’arma impropria e non vorrei stuzzicare troppo il tuo professore.>>
<< Il solito fidanzato progressista.>>
******
Si spensero le luci e iniziò la sfilata, il presentatore illustrò brevemente le finalità benefiche, cui sarebbero stati destinarti gli incassi derivati dalla vendita dei biglietti e l’ordine di uscita delle collezioni. Rosalie era stata posta per ultima, dai commenti degli spettatori e degli addetti ai lavori, lei era considerata sicuramente la stilista di punta della serata.
Iniziò la presentazione della prima collezione. La stilista era newyorkese, Bella pur non essendo una maniaca della moda, ne conosceva il marchio.
Le uscite si susseguivano incalzanti, la musica sparava nell’aria, le luci creavano una bella atmosfera, la collezione terminò con un gruppo di saltimbanchi, vestiti con colori sgargianti, che volteggiavano sulla passerella mentre le indossatrici e gli indossatori rientravano insieme alla stilista.
La seconda collezione era di biancheria intima, le bellissime indossatrici con incedere felpato presentavano completini d’estremo gusto, non eccessivi, molto eleganti, i commenti dei ragazzi erano divertenti. Alcuni giovani musicisti uscirono sulla passerella eseguendo un meraviglioso brano con i violini e la sfilata ebbe termine.
Quindi fu la volta di uno stilista italiano, di grande talento, con un tratto distintivo che riprendeva le sue origini arabe. Ambientazione magica e musiche suadenti, le luci scandivano le entrate con andature morbide e lente, lo stilista entrò accompagnato da ballerine di danza del ventre, con abiti originali maghrebini.
Così come da programma vi fu un intervallo, Edward decise di alzarsi ed accompagnare Bella al buffet, posto appena fuori il salone:
<< Non guardarmi con quell’espressione preoccupata.>> disse il ragazzo, << mi sento proprio bene, niente dolore, sono in forze e sono proprio contento di essere qui, quindi goditi lo spettacolo e possibilmente datti alle public relations.>>
<< Guarda che l’ultima cosa che m’interessa è intrattenere conversazioni in quest’ambiente, mi sento un pesce fuor d’acqua.>>
<< Non dirlo a me! Sono davvero terrorizzato, se qualcuno dovesse solo rivolgermi la parola, non saprei cosa dire, non sono neanche sicuro che Rosalie voglia che si sappia chi sono.>>
<< Questa è una vera stupidaggine! L’altro giorno ti ha presentato a tutti e mi sembrava felice di poterlo fare.>>
A loro si aggiunsero i signori Cullen, Jasper e Alice che era sempre estremamente disinvolta e conosceva molte persone, si avvicinò il professor Long, Edward disse:
<< Si sta divertendo?>>.
<< Molto… certo aspetto la collezione di sua sorella. Complimenti signori Cullen ne avete ben d’onde di essere fieri dei vostri figlioli, sono giovani pieni di talento. Spero di potermi complimentare con sua sorella alla fine della sfilata. >>
Ritornarono al posto, fu la volta di una collezione di costumi da bagno, splendide amazzoni e paesaggio tropicale, riportavano alla mente il clima caldo e l’allegria della vacanza, un gruppo che faceva musica entrò ballando e suonando con i tamburi d’acciaio tipici dei Caraibi. Anche la stilista vestita con colori caldi e solari, fece il suo ingresso saltellando e ballando.
L’allegra e scombinata compagnia lasciò la passerella, le luci si abbassarono e un occhio di bue illuminò il centro del fondale, che si aprì facendo entrare una ballerina in abito da scena nero e partirono le note della variazione del “Cigno Nero “ dal “Lago dei Cigni”, la ballerina iniziò a volteggiare sulla passerella, un’uscita di gran classe.
Tutti rimasero esterrefatti, da quell’ouverture, finita l’esibizione, i ballerini vennero presentati, erano i solisti dell’American Ballet Theatre e non appena guadagnò il back-stage, le modelle iniziarono a sfilare, gli abiti erano davvero stupendi, con tessuti ricchi e innovativi, curati nei particolari fino allo stremo, le musiche divennero melodiose e fluide, scandivano le uscite cambiando secondo i diversi modelli, i Cullen erano rapiti, i cambi di genere di abito erano accompagnati con scrosci di applausi, era un vero trionfo.
L’ultima uscita prevedeva, come di consueto, il modello di punta, l’indossatrice aveva un abito da sera di seta nera, lungo con uno strascico, lo scollo all’americana e la schiena completamente nuda, una catenella di Swarovski correva sulla schiena, Edward guardò Bella sorridendo, era accompagnata da un modello biondo con un abito nero con lo stesso taglio del suo.
A seguire degli indossatori entrarono i ballerini che presentarono un’altra variazione tratta dal “Lago dei Cigni”.
Finita l’esibizione, Rosalie entrò sorridente, mano nella mano con i due ultimi indossatori, arrivò alla fine della passerella, prese una rosa e tra la sorpresa generale, scese dalla passerella, si avvicinò ad Edward, gli porse la rosa, lo baciò sulle labbra e disse sottovoce:
<< Ti voglio bene Edward, ti prego perdonami.>>
Ritornò sulla passerella e uscì correndo seguita da indossatrici e ballerini.
EDWARD
Rimasi con la rosa in mano, sbalordito, sentivo gli sguardi di tutti addosso, mia madre mi accarezzava la spalla, Bella sorrideva e io non riuscivo a muovermi.
Sentivo gli applausi forti, acclamavano mia sorella, ero così felice, mi alzai in piedi e cominciai a battere le mani anch’io, poi mi volsi verso Bella e mormorai:
<< Avevi ragione anche stavolta, non ho sbagliato.>>
Dopo un attimo l’hostess ci attendeva sulla porta, ero stanco, ma non volevo darmi per vinto, Jasper mi guardò, mi fece un cenno con la testa, si avvicinò e mi prese quasi di peso, mi aiutò ad uscire dal salone, vidi Long fissarci, tirai dritto, dinanzi all’ingresso, l’hostess aveva preparato la mia sedia, mi sedetti.
Arrivò l’assistente di Rosalie:
<< Signori potete seguirmi.>>
Ci incamminammo verso il back-stage, era circondata dai collaboratori e alcuni indossatori e gesticolava ridendo, ci fermammo alle loro spalle, si volse e ci corse incontro.
<< Rosalie sei stata fantastica.>>, disse mia madre.
Lei si era inginocchiata davanti a me, era bella nel suo abitino turchese:
<< Ti è piaciuta?>>
<< E’ stata la più bella in assoluto, sei stata eccezionale.>>, risposi.
<< Com’è stata l’esibizione dei ballerini dell’American Ballett?>>
<< Superba!>>, disse Bella.
<< E i due modelli di punta? Li avete riconosciuti vero?>>.
<< Oh sì! Grazie.>>, dissi.
<< Mi sembra ti stia molto bene, non ti nascondo che ho dovuto improvvisare e immaginare le tue misure, ma evidentemente la mia esperienza mi ha supportato.>>
Le presi la mano e dissi:
<< Ma come ti è saltato in mente di scendere dalla passerella nel momento in cui tutti erano in piedi ad applaudirti?>>.
<< Perché evidentemente avevo qualcosa di più importante da fare, era l’apprezzamento di qualcun altro che volevo raccogliere.>>
<< Io non sono poi così importante.>>, dissi.
<< Ascoltatemi tutti… vorrei dedicare questa sfilata a mio fratello Edward, per ringraziarlo di avermi riaccolto nella sua vita.>>
Arrossii quando vidi tutti quegli sguardi puntati su di me, la presi per le spalle, la feci avvicinai e sottovoce le dissi:
<< Anch’io ti voglio bene e ti ho perdonato Rose.>>
<< Oh Edward erano anni che non sentivo questo diminutivo, James lo usava sempre.>>
Abbassò la testa e si lasciò scappare una lacrima, restò qualche secondo a capo chino, poi disse:
<< C’è il party organizzato in un salone del Convention Center, ma io ho pensato fosse troppo caotico, ho riservato un privè all’ ”Illusion”, ho invitato degli amici che non vedevo da un po’, se per voi va bene, potreste dirlo ai vostri amici e chiudiamo lì questa bella serata?>>.
<< Ma certo.>>, dissi di slancio.
<< Bene.>>, continuò, << datemi il tempo di fare una doccia e vi raggiungo alla festa.>>
<< No ti aspetteremo qui fuori.>>, dissi.
Sentivo commenti entusiastici da parte di tutti e c’erano alcuni di giornalisti e una troupe televisiva, che l’attendevano per una breve intervista, alcuni di proprietari di catene di negozi che regolarmente trattavano le collezioni di Rosalie, prevedevano una stagione molto florida, secondo loro i modelli erano interessanti e originali.
Dopo una decina di minuti, Rosalie era già di ritorno, un bell’abito di seta fasciava il suo corpo statuario, sbrigò in pochi minuti la faccenda dell’intervista e fu subito da noi:
<< Scusatemi, ma se non accontenti i media, rischi che ti dimentichino nel giro di una notte…andiamo, papà posso venire con voi, eviterei volentieri di guidare adesso, sono distrutta.>>
Arrivammo al locale e raggiungemmo la saletta riservata; tutto era molto elegante dall’ambientazione, al buffet, ai camerieri in livrea, alla musica, c’erano in ogni angolo delle brochure con alcuni modelli della collezione e il viso sorridente di mia sorella, pubblicizzava il suo marchio in maniera molto discreta e soprattutto mostrava come, nonostante la sua giovanissima età, si muovesse in un mondo spietato con capacità da veterana.
Stavo facendo un grosso sforzo per sentirmi a mio agio, avevo capito che al di là di tutto, anche questa festa così raccolta e riservata, era stata fatta per me, per evitare di trovarmi nel caos e non l’avrei delusa, del resto la stragrande maggioranza dei presenti era nostri amici o conoscenti.
Nonostante attirassi molto di più l’attenzione, decisi di mantenermi indipendente, non lasciai la sedia, la mia Bella poteva godersi la festa, senza esser costretta a starmi incollata.
Rosalie da perfetta padrona di casa si divideva tra i suoi ospiti, ma con sollecitudine ogni tanto si avvicinava a noi chiedendo se andasse tutto bene o intrattenendosi in brevi conversazioni, la vidi fermarsi a parlare con il professor Long, presi la mano di Bella e la feci sedere sulle mie gambe:
<< Vuoi vedere che il professore ha cambiato bersaglio?>>, dissi ridendo, << in fondo mia sorella avrebbe l’età giusta.>>
<< Edward ultimamente hai la sindrome di Cupido.>>, disse scoppiando a ridere, << vedi tresche dappertutto, due persone non possono parlare, senza che tu ci costruisca sopra una storia.>>
Mi passò il braccio sulla spalla e mi diede un bacio, Rosalie e Long vennero verso di noi:
<< Bella cercavo di rassicurare il tuo professore che si sente un po’ fuori luogo.>>
<< Sono un po’ schivo e poco abituato a feste ed eventi, anche se stasera ho assistito a uno spettacolo bellissimo e coinvolgente, complimenti.>>
<< Ho cercato più di una volta di conciliare cultura e moda, sapere e bellezza esteriore. Qualche anno fa ho organizzato una sfilata dove sul sottofondo musicale, le indossatrici sfilavano, mentre degli attori declamavano i versi di alcuni poeti, ma non è facile, scardinare i preconcetti, si pensa sempre che il mondo della moda sia solo superficiale ed effimero. Niente di più sbagliato, dobbiamo scavarci nel profondo dell’anima per riuscire a creare, ricerchiamo l’espressività del corpo fasciato in un tessuto che cela o che svela, esprimiamo emozioni, sentimenti, gioie e dolori mixando colori, forme, tagli e materiali. Non comunicheremmo niente se fossimo veramente vacui o inconsistenti, come molti credono.>>
<< Ho imparato a mie spese che l’apparenza non è quasi la realtà.>>, disse Long.
Lo guardai e poi dissi:
<< Mi è venuta una voglia irrefrenabile di ballare, che per me è quanto dire. In questo modo daremo maggiormente sfoggio dei tuoi modelli Rosalie.>>
Bella mi guardava come se le avessi fatto una proposta indecente, mi alzai dalla sedia, la portai verso il centro della sala e sotto lo sguardo attonito della maggior parte dei presenti, l’abbracciai e cominciai a ballare.
<< Non guardarmi così.>>, le dissi, << non ci deve essere per forza una spiegazione razionale in questo, se non soddisfare un desiderio, ti dispiace?>>
<< Per niente, è bellissimo.>>



Restammo a dondolarci lentamente sulle note di una musica dolce, io con gli occhi chiusi, sognante tra le sue braccia, lei mi teneva sospeso come su di una nuvola.
Furono tre minuti evanescenti che mi condussero alla fine della serata con un senso di benessere totale.
Il mattino seguente ci svegliammo tutti un po’ sconvolti, Rosalie fece la sua valigia e Bella venne per accompagnarla all’aeroporto:
<< Sarò qui il dodici dicembre.>>, disse.
<< Davvero Rosalie non devi, sarai super impegnata, ci sentiremo per telefono.>>, gli risposi.
<< Dovresti ricordarti che non è facile discutere con me! Voglio stare accanto a te, a mamma e a papà, ritengo che non ci siano impegni più importanti di questo. Ti prego non affaticarti troppo e non dare pensieri a questa meraviglia di donna.>>
<< Starò attento.>>
<< Bella grazie ancora di tutto. In bocca a lupo per i tuoi esami e chiamami ogni tanto, oppure mandami delle e-mail, tienimi aggiornata ti prego.>>
Si abbassò verso di me, mi abbracciò stretto, poggiò la testa sulla mia spalla, mi diede un bacio sulle labbra, le dissi:
<< Ti voglio bene.>>
<< Anch’io tesoro.>>
Si diresse verso il gate, si volse e fece un cenno con la mano e si allontanò in fretta, Bella aveva gli occhi lucidi, mi strinse la mano e l’attirai verso di me:
<< Quando ti ho conosciuto, avresti dovuto dirmi che eri capace di fare miracoli.>>
<< Io? No amore ti sbagli, è bastato soltanto un po’ di serenità e tutto è venuto da sé. Sono felice che vi siate ritrovati, niente può essere più bello di avere una sorella, che ti ama e che pensa a te, su cui puoi contare, che ti rende partecipe della sua vita e che fa parte della tua. >>
<< Tu dovevi essere così.>>
<< E’ vero ma ero un po’ eccesiva con Jacob, spero che Rosalie sia un po’ più equilibrata.>>
<< No, se potessi esprimere un desiderio, la vorrei esattamente come te, che mi travolga pure.>>
EDWARD
<< Domattina tu vai all’università.>>, le dissi deciso sulla porta di casa.
<< Sai bene che non lo farò, ti vengo a prendere alle otto.>>
<< Bella non ha senso che perda ore di frequenza per stare fuori dalla porta del dottore ad attendermi.>>
<< Voglio essere lì.>>
<< No andrò con mia madre e non appena avrò finito, ti raggiungerò all’università.>>
<< Avevamo stabilito che ti sarei stata accanto sempre in tutto e per tutto, questa visita è importante, voglio esserci.>>
<< Non puoi discutere sempre, ho deciso così!>>, mi ero un po’ alterato.<< È tutto a posto, ci sarà mio padre, è una solo visita di routine, non devo far nulla di eccezionale. In questi giorni sono stato attento, i dolori si sono attenuati e anche il respiro è stato più fluido.
Amore abbi fiducia in me, sto bene e posso affrontare una visita, senza che tu perda importanti ore di studio.>>
<< Possiamo fare un compromesso?>>.
<< Bella ancora.>>
<< Io domani devo andare a Los Angeles, vi accompagno e poi quando avrai finito verrò a riprenderti… ti prego Edward.>>
<< Sai che sei proprio testarda, d’accordo ti aspetto domani alle otto.>>
Mi baciò ancora e ancora, i suoi occhi soddisfatti mi facevano tenerezza.
Sciolsi il mio sguardo da lei, altrimenti non sarei riuscito a lasciarla andar via, le diedi un buffetto sul sedere e le dissi:
<< Hai ottenuto quello che volevi ora fila a casa.>>
<< Già amore mio a domani, tra un minuto affacciati, ho preparato una sorpresina per te.>>
Mi cambiai e raggiunsi la finestra, indossava un pigiama di seta blu, armeggiava con qualcosa, all’improvviso sollevò le braccia, reggevano un cartello illuminato con luce a neon, c’era scritto “Ti amo!”.
Scoppiai a ridere, le mandai una serie di baci e presi il cellulare:
<< Sei una matta, ma è bellissimo.>>
<< Non credi che abbia avuto un’idea illuminante, stavo pensando di lasciarlo appeso sul mio balconcino, così come promemoria.>>
<< Il promemoria io l’ho impresso nel cuore, amore mio, ma sono certo che tuo padre, riservato com’è, sarebbe felice di vedere strombazzato l’amore di sua figlia sul muro esterno di casa sua.>>
<< Perché no? Comunque da domani quest’insegna campeggerà nella tua stanza di fronte il tuo letto.>>
<< Bene non vedo l’ora. Ti amo Bella.>>, le mandai ancora un bacio.
<< Auto con autista per lei signor Cullen, puntuale alle otto!>>, disse aprendomi lo sportello, sorridente, mentre mia madre si accomodava nel sedile posteriore.
<< Come mai quest’abbigliamento così serioso?>>
<< Nella confusione di questi giorni, avevo dimenticato che oggi Newman mi riconsegna la brutta copia della ricerca corretta e poi ci sarà il professore ordinario della facoltà di letteratura di Anaheim, in visita, Newman me lo vuole presentare, dovrò anche dargli il famoso cd con i miei appunti, ma non appena termina la visita, chiamami e sarò subito da te.>>
Arrivati dinanzi al Cedars, mi abbracciò e disse:
<< Ti prego Edward non farmi stare in pensiero, non essere accanto a te, mi stressa terribilmente.>>
<< Sta tranquilla a dopo.>>
Mi avviai versol’ospedale, mi voltai sorridendo, volevo rassicurarla ancora, lei mi fece un cenno con la mano e andò via.
Trovai lì mio padre, conversava con Lys.
Non appena fui dinanzi al dottore mi resi conto di quale effetto tranquillizzante avesse Bella accanto a me, il contatto con la sua mano, il suo sguardo. Mi passai la mano tra i capelli e cercai di concentrami sulla visita.
Lys volle un resoconto degli ultimi quindici giorni, il livello del dolore, come rispondevano le mie gambe, se la cura per i problemi respiratori era stata efficace, nel frattempo entrò un’infermiera per farmi il prelievo:
<< Ti farò la visita di controllo poi ti accompagnerò dall’anestesista, ti farà una scheda di anamnesi, quindi ritornerai da me per un consulto generale e programmeremo il tutto.>>
Lys alla fine si mostrò abbastanza soddisfatto, mi fece rivestire e andammo nello studio del dottor Burton.
<< L’anamnesi fatta addirittura dal primario?>> dissi a mio padre sottovoce, << Vuol dire che lui sarà presente all’intervento? Trattamento di favore.>>
<< Sei mio figlio, ho il diritto di avere il meglio per te, non chiedo che ti operi Brown solo perché sarebbe una mancanza di rispetto per Lys, ma non è escluso che anche lui farà parte dell’equipe.>>
<< Hai chiamato a raccolta la cavalleria.>>, mi misi a ridere.
<< Con mamma e Rosalie, sei la persona più preziosa della mia vita, sono consapevole di non poter riparare agli errori già commessi in questi anni, ma per il tuo intervento voglio il massimo.>>
Fummo introdotti nello studio del professor Burton. Salutò cordialmente mio padre, ci fece accomodare, visionò tutte le cartelle che un’infermiera gli aveva consegnato e iniziò a farmi delle domande.
Rispondevo in modo perentorio, qualche volta guardavo mio padre, per avere conferma riguardo alla mia infanzia, poi tratteggiammo il decorso della miastenia.
Lui procedeva incalzante, dovevo ripensare a momenti specifici della mia malattia, cominciavo a sentirmi sotto pressione. Mia madre mi prese la mano e cercò di tranquillizzarmi.
Quindi Burton disse:
<< Capite bene che la miastenia ci costringe a stare molto più attenti con le procedure anestesiologiche.>>
<< Ne siamo coscienti.>>, disse mio padre.
Prima dell’intervento intanto consiglierei, una plasmaferesi poco prima dell’intervento, per migliorare le condizioni generali, ne abbiamo parlato con Trevor e con il dottor Ross, primario di neurologia.
Vista la complessità e la durata prevista per l’intervento, useremo la tecnica con Remifentanil e Propofol, con un sistema di pompe, giù usato altre volte con pazienti miastenici, inoltre manterremo Edward sotto a controllo elettromiografico per tutto l’intervento.
Abbiamo una certa esperienza con casi simili al tuo Edward, quindi vorrei che vi tranquillizzaste circa la sicurezza della procedura.>>
Quand’ebbe terminato, tornammo da Lys, avevo ripreso il controllo, ma mia madre mi restava vicina, scrutando ogni mio movimento.
Ci sedemmo e Lys cominciò:
<< Faremo un’ultima visita di controllo diciamo il quattro dicembre?>>.
<< No professore dal tre all’otto dicembre avrò gli esami del trimestre.>>
<< Allora anticipiamo a qualche giorno diciamo il trenta novembre, così da lasciarti tranquillo per gli esami, quindi fissiamo per venerdì dieci dicembre una plasmaferesi, in day hospital.
Il ricovero è previsto per lunedì tredici, per fare gli esami di ruotine pre-operatori e quindi l’indomani ti sottoporremo all’intervento.
I tempi dell’intervento dipendono dalla situazione che troveremo, dovrebbe durare quattro o cinque ore, è questo il tempo minimo necessario per ridurre le tre compressioni e mettere gli impianti.
Edward sono fiducioso che andrà tutto bene, la situazione generale è migliorata, ho qui i risultati degli esami e sono borderline con il range di normalità, ma devi però continuare la cura, mantenere i parametri respiratori quanto più alti possibile, il dolore mi sembra sotto controllo e le gambe più reattive. Bene ci vedremo alla fine del mese, ma chiamami per qualsiasi evenienza.>>
Salutai e uscii in fretta, avevo perso sicuramente dei pezzi della conversazione e avevo registrato solo un paio d’informazioni che mi vorticavano in mente, le tecniche di anestesia particolari, il rischio di un’aggravarsi della mia situazione respiratoria e della miastenia in generale, l’intubazione, la lunghezza dell’intervento ... tanti … troppi motivi di preoccupazione!
Uscii più velocemente che potei dal reparto, avevo bisogno di aria. Fuori tirava un freddo gelido, mia madre e mio padre mi raggiunsero, avevo il respiro affannoso e sudavo, stavo cercando con fatica di tenere a bada il panico, mio padre si avvicinò:
<< Edward hai con te il cortisone?>>.
Feci segno di no.
S’inginocchiò dinanzi a me:
<< Guardami Edward, alza la testa, chiudi gli occhi e respira piano, inspira ed espira, Edward resta presente, dai, non è nulla, respira.>>
Lo ripeteva come una litania, lo ascoltavo sforzandomi davvero di non perdere contatto con la realtà,
continua ad ascoltarlo ma passò un tempo per me interminabile prima che riuscissi a riprendere il controllo di me stesso e quindi cominciai a tremare.
<< Esme aspettatemi dentro, mi cambio e vi riaccompagno a casa.>>
<< Avverto Bella.>>
<< No! Capirebbe che è successo qualcosa e si precipiterebbe qui. Aveva un incontro importante lascia che chiami lei, più tardi.>>


BELLA

Ero fuori dall’ufficio del professore, inquieta più del solito, aspettavo che facessero accomodare, avrei voluto che i tempi si accorciassero, aspettavo con ansia la telefonata di Edward.
Dopo qualche minuto si aprì la porta entrai, il professor Newman mi presentò il professor Leitman dell’Anaheim University, gli porsi la mano e mi accomodai, il professor Long si sedette accanto a me, aprii la borsa e presi il cd degli appunti e lui mi diede la cartella con la mia ricerca a quel punto il professor Newman disse:
<< Il suo lavoro è stato molto apprezzato, è chiaro, completo, nel linguaggio innovativo, molto originale nei contenuti.>>
Sorrisi abbassando lo sguardo.
<< Il professor Leitman lo ha letto e vorrebbe creare un gruppo di lavoro interuniversità coinvolgendo un paio di suoi studenti, per riuscire a pubblicare un piccolo testo da fornire agli studenti del prossimo anno.>>
<< Io sono a vostra disposizione, ditemi solo cos’altro dovrei fare.>>
<< Potremmo organizzare qualche incontro gli studenti di Anaheim, dopo la sessione di esami, per concordare quali altri aspetti sviluppare. >> disse Newman. << potremmo fissare il primo non appena inizieranno le vacanze di Natale. >>
<< Oh le vacanze…>> tentennai.
<< Tornerà a New York?>, chiese Long.
<< No ma sarò molto presa da una cosa importante.>>, dissi imbarazzata. Long, mi guardava allora mi decisi a parlare, << il mio fidanzato deve subire un delicato intervento chirurgico, poco prima di Natale, non avrò tanto tempo da poter dedicare allo studio.>>
<< Ah capisco.>>, disse
Newman intervenne:
<< Allora ci aggiorneremo più avanti in fondo, signorina Swan, partendo da quello che ci sta fornendo nella sua ricerca, il professor Leitman potrà dare indicazioni ai suoi studenti su che cosa dovranno sviluppare loro.>>
<< Se non avete altro io andrei.>>, dissi, salutai tutti e uscii, Long mi seguì.
<< Signorina Swan mi scusi non voglio essere indiscreto ma le condizione del signor Cullen sono forse peggiorate?>>
<< No… no quest’intervento era già programmato, è necessario per tentare di risolvere il problema alla schiena.>>
<< Capisco, allora in bocca al lupo per tutto, gli esami suoi e di Edward, ma soprattutto per l’intervento, che è di gran lunga la cosa più importante.>>
<< Grazie professore.>>
<< Ehi sto arrivando.>>, dissi al cellulare mentre sfrecciavo verso il Cedars.
<< Fermati sono già a casa.>> mi rispose.
<< Come già a casa?>>, rallentai ed accostai.
<< Sì mi ha riportato mio padre, ti aspetto amore.>>
Invertii la marca e mi diressi verso Santa Monica.
Entrai di corsa in casa, la porta della sua camera era socchiusa, nonostante quel sorriso che sfoggiava, gli occhi lo tradivano in pieno.
<< Cosa è successo?>>.
Mi prese la testa e si avvicinò in fretta alle mie labbra, mi baciò forte, ma il respiro si fece ben presto affannoso e non erano ansimi di desiderio.
<< Edward…>>
Cercò di baciarmi ancora, lo guardai scostandomi un po’.
<< Perché non mi avete chiamato?>>
<< È stata una piccola crisi, l’ho superata senza difficoltà.>>
<< Balle. Perché il panico… cosa ha detto il dottore?>>.
<< E’ solo stanco. >>, Carlisle si era avvicinato al letto.<< i due consulti, con l’anestesista e il neurologo lo hanno forse un po’ confuso. Ha solo bisogno di non riposare, niente studio per stasera.>>
<< E tante coccole!>>, aggiunse lui.
<< Questo accadrà solo se la tua ragazza ci perdonerà per non averla chiamata.>>, si mise a ridere ed uscì.
Sorrise anche lui e mi prese la mano, quando era in queste condizioni, mi faceva stringere il cuore, gli diedi un bacio e mi distesi accanto a lui, si mise stretto a me e poco dopo si addormentò.
Io rimasi tutto il pomeriggio a leggere e trascrivere le correzioni, Edward dormì di sasso, solo ogni tanto si agitava, forse in preda a sogni, gli carezzavo la fronte, i capelli, si rasserenava.
Continuò a dormire fino a sera, presi i miei libri lo baciai e uscii, incontrai i signori Cullen nel salotto:
<< Sta tranquilla davvero Bella è stata solo una reazione emotiva, a volte dimentico che per Edward è un carico molto pesante da sopportare. Ha dovuto prendere coscienza di alcuni aspetti degli interventi tutti insieme, forse è stato troppo, ma vedrai adesso poco alla volta razionalizzerà tutto e non si farà più sopraffare.>>
EDWARD
Sentii le sue labbra sulle mie e la sentì andar via, ma non avevo la forza di aprire gli occhi.
Mi risvegliai presto ritemprato, feci colazione e raggiunsi casa di Bella.
<< Buongiorno principessa.>>, dissi avvinandomi al letto.
<< Buongiorno come stai?>>
<< Benissimo amore, è bastato riposare, fai colazione e andiamo all’università?>>
Arrivati Tanya, era come sempre in pole position, mi avvicinai posai una carpettina trasparente sul tavolo e dissi:
<< Ecco il saggio visionato dall’assistente del professor Watson, corretto e stampato. Devi solo leggerlo e quindi presentarlo agli esami.>>, girai la sedia e andai a sedermi dalla parte opposta dell’aula, incurante degli sguardi dei miei colleghi. Sentii il suo sguardo furente su di me, sorrisi soddisfatto.
A pranzo andammo a mensa, ormai il clima non ci permetteva di restare all’aperto, mangiucchiai qualcosa sotto lo sguardo attento di Bella poi le dissi:
<< Si avvicinano le vacanze per Ringraziamento, cosa potremmo fare in quei due giorni?>>.
<< L’idea di studiare non ti alletta?>>, mi rispose.
<< Se invece, staccassimo due giorni, potremo permettercelo? Ho una proposta da farti.>>
<< Sentiamo.>>
<< Partiamo.>>
<< Destinazione?>>.
<< New York?>>.
<< New York.>>.
<< Vorrei vedere dove sei cresciuta, dove abitavi e poi conoscere i tuoi amici del periodo folle. A te non farebbe piacere rivederli?>>.
<< Tutti questi impegni in due giorni, intendi fare una maratona?>>.
<< Potremmo partire il pomeriggio del ventitré e senza stress vedere cosa riusciamo a fare.>>
Rimase qualche secondo a rifletterci poi disse:
<< Perché no. New York insieme a te? Una bella esperienza, potrei considerarla la tua vacanza studio Cullen, nella speranza che le cose che scoprirai non ti facciano troppa paura. >>, concluse ridendo.
Ciao ragazze!
Odio le chiavette per connettersi ad Internet!
Tre giorni senza connessione sono stati un delirio.
Finalmente si è aperto uno sprazzo di luce… e mi sono buttata a capofitto sulla ricerca delle immagini e il postaggio del capitolo.
La nostra Rose ha fatto veramente una cosa bellissima… siete d’accordo?
E lui poi è sempre così tenero… così infinitamente affettuoso, ragionevole… qualità incredibili in un uomo.
Ho appena visto a Londra “Il lago dei cigni” e davvero la variazione del cigno nero è qualcosa di emozionante, la mia variazione preferita.
Il nostro piccolo Edward è ancora troppo debole per poter affrontare alcuni momenti stressanti senza la sua roccia accanto… senza la sua Bella, del resto come potrebbe far a meno di lei, così decisa, rassicurante e forte… questa loro simbiosi mi fa letteralmente sognare, credo che averla nel rapporto di coppia sarebbe veramente il top!!!
Spero di poter postare ancora questa fine settimana (più probabile lunedì) e poi per due settimane spero di poter fare un doppio postaggio settimanale, devo mettermi avanti. A settembre si rientra a lavoro e le prime due settimane saranno molto impegnative.
Un bacio enorme ragazze, recensioni a tempesta ho bisogno di sentire la presenza calorosa che riuscite a darmi (sono un po’ giù, ma non per la vicenda robsten, il mio gattino Kobe è sparito dopo un temporale faceva parte della famiglia da 4 anni e sono proprio a terra).
A presto
Cloe J

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Capitolo 22
*** I luoghi della memoria ***


 
Tratto dal ventunesimo capitolo:
<< Mi è venuta una voglia irrefrenabile di ballare, che per me è quanto dire. In questo modo daremo maggiormente sfoggio dei tuoi modelli Rosalie.>>
Bella mi guardava come se le avessi fatto una proposta indecente, mi alzai dalla sedia, la portai verso il centro della sala e sotto lo sguardo attonito della maggior parte dei presenti,
l’abbracciai e cominciai a ballare.
<< Non guardarmi così.>>, le dissi, << non ci deve essere per forza una spiegazione razionale in questo, se non soddisfare un desiderio, ti dispiace?>>
<< Per niente, è bellissimo.>>
Restammo a dondolarci lentamente sulle note di una musica dolce, io con gli occhi chiusi, sognante tra le sue braccia, lei mi teneva sospeso come su di una nuvola.
Furono tre minuti evanescenti che mi condussero alla fine della serata
con un senso di benessere totale.

CAPITOLO 22

 

I luoghi della memoria

EDWARD
 
La sera la vidi arrivare con una scatola sottobraccio, la guardai mentre toglieva due quadri posti dinanzi al mio letto e sistemare la scritta al neon “Ti amo!” Non stava scherzando. Scoppiai a ridere quando l’accese e si gettò sul letto, io dissi:
<< E’ assolutamente una cosuccia discreta, che non si fa notare e soprattutto non disturba per niente la vista.>>
<< Non devi lasciarla sempre accesa.>>, rise, mi baciò e poi prese il notebook, << hai parlato con i tuoi genitori del viaggio?>>
<< Sono un po’ preoccupati e questo era prevedibile, ma non hanno creato problemi.>>
<< Dovremo partire al mattino altrimenti arriveremo a New York, troppo tardi. Sveglia alle sei?>>.
<< Nessun problema… dormiremo insieme, dai accontentami…>>
<< Come se non lo facessi già abbastanza… mio piccolo tesoro sei viziato all’inverosimile. Ho pensato di prendere una camera d’albergo a Manhattan.>>
<< Perché non a Staten Island?>>
<< Lì è bello d’estate, a novembre non c’è proprio nulla e poi vorrei farti vedere qualcosa, un po’ di turismo non guasta e dormendo a Manhattan tutto sarà più facile.>>
Rapidamente on line prenotò biglietti aerei e hotel, poi si concentrò su di me, mi fece un meraviglioso massaggio alla schiena poi si distese, cominciò a baciarmi e carezzarmi.
Quindi mi girai, le baciai la pancia, la vedevo chiudere gli occhi e godersi il contatto con le mie labbra, le dissi:
<< Puoi chiedermi tutto ciò che vuoi amore mio.>>
<< Non ho bisogno di chiedere, mi fai impazzire sempre.>>, rispose.
Si tirò indietro e mi sussurrò:
<< Edward Cullen sei tutto per me… tutto!>>, mi baciò impetuosa, irrefrenabile.


Soddisfece il suo desiderio di avermi ed io di donarmi a lei in qualsiasi momento lei ne avesse voglia, respiravo forte, ero stanco ma così compiaciuto.
<< Stai bene?>>, mi chiese.
<< Sì e trovo che sia il modo migliore per mettere alla prova la mia tenuta fisica.>>
<< Amore non hai nulla da provare, sei uno splendido amante!>>
Oh Dio! Come mi faceva sentire bene, le sue parole erano acqua fresca sulla bocca di un assetato, mi ero sentito per tutta la vita completamente inutile e inadeguato e invece, ero tutto ciò che lei desiderava, ero sempre all’altezza delle sue aspettative.
Ci separammo a malincuore, avrei voluto passare la notte con lei ma non volle saperne, i miei genitori erano in casa e lei non intendeva recedere dal suo proposito di rispettare le regole che si era imposta.
 
 
******
 
La settimana prima della partenza fu dedicata solo allo studio; fu intensa ma molto produttiva. Edward intensificò anche gli incontri con il terapista e fece un’analisi di controllo proprio un paio di giorni prima della partenza, così da rassicurare Carlisle e Esme che tutto fosse a posto.
Non era mai andato così lontano da casa e le poche volte che era partito senza i suoi genitori, si era fermato sempre in casa delle famiglie degli amici.
Esme soprattutto era molto in ansia, non riusciva a pensarlo così distante, Bella provò a tranquillizzarla dicendole che sapeva come fronteggiare qualsiasi evenienza si fosse presentata, inoltre le ricordò che a New York, lei aveva familiari e amici che sarebbero stati pronti ad aiutarli rapidamente in caso di bisogno.
<< Pronto Seth! Sono Bella.>>
<< Ciao Bella com’è?>>.
<< Bene! I pazzi come stanno?>>.
 Edward sorrise.
<< Benissimo sclerati come sempre, adesso lo sono anche all’università. Riesci ad immaginarteli all’università?>>.
<< Faccio veramente fatica! Seth dopodomani arrivo al JFK verso le cinque, con un volo Continental.>>
<< Vieni a New York! Super! Ti veniamo prendere! Dove dormirai?>>.
<< Ho preso una stanza all’Empire!>>.
<< All’Empire vicino Central Park… wow! Ma potevi venire a dormire da noi?>>.
<< Non sono sola.>>
<< Ah Ah! Ti porti il californiano?>>.
<< Sì Seth e vedi di tenere a bada la compagnia o ti riterrò personalmente responsabile di tutte le stron…ate che faranno.>>
Chiuse la comunicazione, Edward la guardava perplesso.
<< Che c’è?>>, chiese le guardandolo.<< Cos’è quell’espressione?>>.
<< Gli hai parlato di me?>>
<< Sì.>>
<< Approfonditamente?>>
<< Arriviamo al punto Edward?>>
<< Si aspetteranno un fusto modello “bay watch” e invece… >>
<< I miei amici non hanno bisogno che gli spieghi o gli descriva l’uomo che mi ha reso felice, gli basta sapere che sono innamorata, non sono tipi che giudicano e né si fanno film. Ti accorgerai a prima occhiata che loro non rientrano in nessuna categoria, sono speciali, quindi smetti di farti paranoie e prepariamo la valigia.>>
Lo baciò e gli strappò un sorriso, poi tirò fuori una valigia dal suo armadio e cominciò a riempirla, dopo pochi minuti era pronta:
<< Non mi hai detto nulla allora ho scelto io gli abiti da portarti, vuoi almeno dagli uno sguardo?>>
<< Che vuoi che m’importi come mi vestirò, voglio solo stare con te, il resto è superfluo.>>
<< Benissimo, ottima filosofia, allora adesso torno a casa e vado a fare il mio di bagaglio.>>
<< No … no non puoi … non puoi andartene!>>.
<< Cullen non è possibile che non vuoi mai lasciarmi.>>, rise.
<< Invece sì! Non riesco a starti lontano … mi manca il respiro.>>
<< Hai una nuova crisi di panico?>>, rise.
<< No mi manchi tu, sempre. Vengo con te e facciamo insieme la tua valigia.>>
<< Sembriamo matti.>>
<< È proprio vero, sono come un matto senza te.>>
<< Andiamo… sfacciato, ti invito a cena, stasera pizza.>>
<< Uhm fatta in casa?>>.
<< Certamente, da quando frequenti casa mia,  mia madre cucina sempre e spesso dice “Se stasera dovesse venire Edward gli faccio trovare …” e tira fuori il meglio della sua arte culinaria. Mia nonna sarebbe felice di vederla all’opera. Per lei dovresti stare ogni sera con noi, quindi stasera pizza.>>

Arrivati a casa, si alzò dalla sedia in salone, si diresse verso le scale, Bella lo guardava senza capire. Salì piano aggrappato al passamano, arrivò in camera e si buttò sul letto.
<< Perché questa prova di forza?>>, chiese lei.
<< Non lo so mi andava.>>
<< Sono improvvisazioni che non servono, non ti preparano certo a quello che dovrai affrontare, ti stancano e basta, Dopo l’intervento sarà tutto diverso.>>
<< E come sarà Bella? Dimmelo perché io non riesco a vedere niente, forse perché in fondo penso che non ci sarà niente di nuovo.>>
<< Perché questo pensiero? Ci sarà tutto, invece, tutto. Tu starai meglio, progressivamente guarirai, avrai tutta la tua famiglia intorno, avrai lo studio, gli amici, gli svaghi, una vita nuova e diversa e se mi vorrai ancora, avrai me per sempre!>>.
La guardò, non disse niente, la baciò solamente e chiuse gli occhi, lei finì di preparare la valigia e si distese accanto a lui. Il ragazzo fece un sospiro e disse:
<< Sarà come hai detto tu amore, sarà perfetto!>>
 
 
BELLA
 
<< Hai avuto una grande idea con questo viaggio sai, poco alla volta mi sto rendendo conto che avevo desiderio di rivedere i miei amici, fargli sapere che sono felice, innamorata, incredibilmente fortunata.  
A luglio mi sono fatta portare via da New York quasi passivamente, come se una fase della mia vita fosse completamente chiusa. I miei amici hanno condiviso la scelta dei miei genitori, anche se a loro dispiaceva terribilmente perdermi, era talmente evidente che emotivamente ero annientata, una situazione mentale confusa e anche fisicamente non ero proprio florida.
Adesso è giusto che mi vedano completamente trasformata, ne saranno veramente felici e poi sono certa che li conquisterai.>>
Lui mi guardava così dolcemente, teneva le mie mani tra le sue e le baciava, era un gesto così inusuale, così fuori dal tempo.
<< Stanotte non mandarmi via.>>, mi sussurrò ad un tratto.
<< Oh Dio Edward! Non dire così, resta amore mio, non potrei essere mai più felice.>>
Aveva gli occhi lucidi, era bellissimo. Ci spogliammo e ci mettemmo sotto le coperte, abbracciati e dopo pochissimo Edward dormiva, io continuavo a guardare l’espressione del suo volto, ero come rapita, ascoltavo il battito del suo cuore.
Dopo un po’ sentì mia madre aprire piano la porta, sollevai la testa e lei mi fece un cenno, le mandai un bacio e lei sorridendo richiuse.
Mi risvegliai tra le sue braccia, era una sensazione straordinaria, di pace assoluta; poco dopo anche lui aprì gli occhi, mi persi in quelle profonde iridi verdi:
<< Buongiorno tesoro. Grazie per questa notte!>>
<< Edward m’imbarazzi,  non devi ringraziarmi… sono stata in paradiso con te accanto, raccolta nel calore delle tue braccia. Non voglio che tu mi chieda mai più se puoi restare, fallo e basta, tutte le volte che vorrai.>>
Passammo all’università, era una giornata un po’ inutile, c’era già aria di festa, passavamo da una lezione all’altra senza concludere molto, più per registrare la presenza che per altro. Alle cinque tutti decidemmo che ne avevamo abbastanza e ce ne andammo a casa di Jasper a vedere un film.
Edward sentì Rosalie al telefono, si trovava in Canada per un tour promozionale della collezione primavera-estate, le raccontò del viaggio, lei commentava, lui rideva, adoravo vederlo così in confidenza con sua sorella, poi mi passò il cellulare:
<< Vuole parlare con te.>>, disse.
<< Ciao Rosalie come stai?>>
<< Seppellita dalla neve e congelata dal freddo. Ascolta non dirgli nulla, se riesco ad organizzarmi, mercoledì pomeriggio vorrei fargli una sorpresa, potrei raggiungervi a New York, mi piacerebbe portarvi a vedere un musical, immagino che tu sarai già stata nei teatri di Broadway, ma per Edward sarebbe una cosa nuova, ti andrebbe?
<< Ma certo.>>
<< Ripassami Edward gli parlo io, altrimenti ti torturerà per sapere cosa ci siamo dette, a presto.>>
Dopo qualche secondo si avvicinò al mio orecchio e disse:
<< So che state tramando qualcosa alle mie spalle, Rosalie che mi dice “Non tormentare Bella, sono cosa tra donne!” non è soddisfacente. Vi lascio il beneficio del dubbio, ma attente a quello che fate.>>
<< Tremo di paura Cullen, io e la tua perfida sorella alleate, non hai scampo.>>
 
 
EDWARD
 
Sentii la sveglia, ma non feci a tempo a spegnerla che vidi mia madre sulla porta:
<< Stavi dormendo sul corridoio mamma? Insonnia?>>.
<< Un po’.>>
<< Mamma non devi preoccuparti, non accadrà nulla, sono in buone mani.>>
<< Mi rendo conto che Bella è una ragazza prudente e sveglia, ma non riesco a pensarti lontano.>>
<< Ti chiamerò spesso e tu potrai fare lo stesso.>>, le presi la mano e la feci sedere sul letto.
<< Al di là del fatto che mi fa piacere portare Bella a New York perché voglio conoscerla ancora meglio e lei ne aveva grande desiderio, per me è un altro passo importante per sentirmi indipendente. Ti prometto che non farò imprudenze, sarei stupido a poco più di quindici giorni dell’operazione e poi spero di divertirmi tantissimo! Adesso aiutami a far presto, tra un po’ arriverà Bella e non voglio rischiare di perdere l’aereo.>>
 
Al check-in, Bella cercò di spiegare che potevo fare brevi spostamenti, senza la sedia e che poteva pensare lei a tutto, ma seguendo le regole vigenti, mi assegnarono lo stesso un assistente, che mi accompagnò nel finger, fin dentro all’aereo.
Ero eccitato e preoccupato insieme.
<< Che pensi?>>, mi chiese.
<< Da quando sto con te mi pongo degli obiettivi sempre più ambiziosi, ma sono forse un po’ incosciente a scegliere ostacoli molto complessi da superare, New York non è certamente una città facile da affrontare per uno che come me, che vive spesso di ansia.>>, mi misi a ridere.
<< Sono certa che andrà tutto bene.>>, mi baciò, poi aggiunse, << C’è dell’altro?>>.
<< Nonostante le rassicurazioni sono teso per l’incontro con i tuoi amici.>>
<< Io non mi sono fatta tutte queste fissazioni quando sono entrata nel tuo gruppo.>>
<< Dai Bella non dirmi che è la stessa situazione.>>
<< No, però conosco i miei amici, è gente che, diciamo così, non nota nemmeno le differenze, perché loro stessi sono differenti e te ne accorgerai subito.>>
Per tutto il volo continuò a descrivermi la sua vita newyorkese, aveva uno sguardo luminoso quando ne parlava. Capii che le era piaciuto molto vivere lì, nonostante i dispiaceri che aveva subito e la tragedia che l’aveva colpita.
Una volta sbarcati, ci dirigemmo verso l’uscita, intravidi due ragazzi con lo sguardo sulle persone che uscivano dall'aeroporto.
 
 
Bella fece un cenno con la mano, il ragazzo iniziò agitare le braccia, correndole incontro. Bella lo abbracciò e lui la fece girare ridendo, alle sue spalle anche la ragazza, si unì a loro, baciando Bella sui capelli.
Credo che in vita mia non avevo visto mai un benvenuto così aperto e prorompente.
Quando finalmente la lasciarono, lei si avvicinò e disse:
<< Edward ti presento Leah e suo fratello Seth.>>
<< Piacere.>>, dissi.
Il ragazzo mi allungò la mano e scoprì una fila di denti bianchissimi:
<< Stavamo impazzendo per conoscere il tipo che ti ha stregato.>>
<< Stregato?>>, dissi.
<< Sì stregato, non puoi credere quanti hanno solo pensato o immaginato di poterla conquistare e lei ha stroncato immediatamente ogni relazione.>>, rise fragorosamente.
<< Cominciamo bene Seth.>>, disse Bella dandogli una pacca.
Sorrisi.
<< Forse è il caso di portare i ragazzi in albergo e chiudere la bocca Seth.>>, disse saggiamente Leah.
<< Vorrete sistemarvi, ma dopo inizia la giostra.>>
<< La giostra?>>, chiesi.
<< Sì la giostra, non te ne ha parlato?>>, facendo segno verso Bella.
<< Mi devo spaventare?>>
Rideva guardando la mia faccia a dir poco stranita:
<< No tranquillo.>>, disse Leah, << siamo un po’ fuori, ma sappiamo rispettare tempi e modi degli altri, anche se spesso finiamo con l’essere contagiosi.>>
Giunti in albergo, raggiungemmo la stanza, mi distesi, lei fece una doccia, entrò avvolta in un asciugamano, splendida e sorridente:
<< Ti ascolto.>>, disse.
<< Sono pellerossa.>>
<< Ma che fine osservatore!>>
<< Tutti?>>
<< Sì, sono della tribù degli Oneida, alcuni di loro sono discendenti dei pellerossa che si trasferirono qui dalle riserve e che vennero impiegati per costruire i grattacieli.>>
<< Sono un po’ preoccupato per la piega che prenderà la nostra serata.>>
<< Invece penso che sarà strana e divertente.>>
<< Strana sicuramente.>>
<< Ehi Cullen stai criticando i miei amici?>>, disse prendendomi per il mento.
<< Non mi permetterei mai, capisci che sono i legittimi proprietari degli Stati Uniti?>>.
<< Stupido! Ce la fai ad andare in giro? O hai bisogno di riposare ancora un po’?>>
<< Mai stato meglio, andiamo.>>
 
Arrivammo all’Empire State, giretto in ascensore fino alla terrazza e vista sulla città, immancabili foto abbracciati, sorridenti con lo skyline newyorkese alle spalle, quindi optammo per un giro in taxi alla Fifth Avenue; scendemmo dal  taxi e procedemmo verso la Promenade, isola pedonale con le fontane, le statue di bronzo e i bacini d'acqua, che dava accesso al Rockefeller Center, direttamente dalla Fifth Avenue.
Non conoscevo la passione di Bella per la fotografia, avevo visto nella sua stanza meravigliose foto della sua famiglia e di Jacob, ma non pensavo che le avesse fatte lei e che fosse così brava; aveva una macchina professionale e non faceva altro che inquadrare e scattare.
Credo di non esser mai stato fotografato tanto in vita mia. Non le avevo mai amato, le foto, li subivo sin da piccolo ma tendenzialmente cercavo di evitarle.
Dalla Promenade era possibile arrivare alla Lower Plaza. La piazza era dominata dalla statua bronzea di Prometheus, che era simbolo del Rockefeller Center.
Decidemmo di fare una breve visita all’NBC e agli studi del Radio City Music Hall, quindi ci fermammo in uno dei numerosi caffè del Rockefeller e facemmo una sosta ristoratrice.
Cominciavo a subire la stanchezza della giornata, presi l’antidolorifico, mentre Bella era al telefono con il suo amico Sam. La cosa non sfuggì al suo sguardo attento, mentre parlava mi carezzò e mi passò le dita sotto gli occhi, forse avevo già dei segni inequivocabili.
<< Sam cambio di programma, niente giro per locali stasera.>>
Io feci un gesto eloquente di lasciar perdere, non volevo rovinare la serata, lei fece segno di zittirmi:
<< Ce la fai ad organizzare una festa di quelle nostre?>>.
<< Hai dubbi? Paul ha preso un loft a Tribeca, sarà anche meglio di andare in giro, così potrai raccontarci tutto di questi mesi.>>.
<< Bene allora dammi l’indirizzo e vi raggiungiamo verso le otto e mezza.>>
Scrisse l’indirizzo e chiuse:
<< Siamo in riserva amore?>>.
<< Appena un po’, mi basterà un’ora e sarò come nuovo.>>
Le presi in viso e la baciai:
<< Mi sento bene dentro Bella, mi sento davvero bene.
Da adesso in poi cercherò sempre più di combattere le negatività, i pensieri cupi, non mi lascerò buttar giù facilmente, non posso permettermi di sprecare energie fisiche e mentali utilissime e gravare ancor di più sulle tue spalle, sarò migliore amore mio te lo prometto.>>
Parlai con mia madre, era agitatissima, cercai di rassicurarla, ma il tono era davvero spaventoso, quindi parlai con mio padre che se la rideva di gusto. Anche Bella cercò di rasserenarla, ma invano, a quel punto le intimai di smetterla, altrimenti non le avrei più telefonato, quindi chiusi la comunicazione un po’ irritato.
Trovavo assurdo che lei continuasse in certe occasioni, a trattarmi come un irresponsabile, un bambino, chiusi gli occhi respirai e mi dissi che era solo una stupidaggine e che forse aveva ragione a essere un po’ in apprensione, più tardi le avrei parlato ancora, se questo poteva servire a farla stare meglio.
 
Passammo per Time Square e le sue luci sfavillanti dei cartelloni pubblicitari, chiesi al tassista di fermarsi, presi Bella per mano, mi avvicinai al mitico incrocio che è ritratto in tutte le immagini della piazza, diedi la macchina fotografica al tassista e dopo averla abbracciata e baciata, chiesi di farci una foto stretti l’uno all’altra.
 
 
Tornammo in albergo erano le sette, mi gettai letteralmente sul letto, Bella chiamò Laura e poi si stese accanto a me, io tenevo gli occhi chiusi aspettando che il dolore passasse.
<< Jeans e maglione vanno benissimo per questa serata. Comodità prima di tutto Cullen.>>, mi disse ad un tratto.
<< Magari accennarmi qualcosa, cosa devo aspettarmi?>>.
<< Ti faranno mangiare fino a scoppiare, bere senza sosta e poi ti faranno un terzo grado da rasentare i metodi del KGB.>>
<< Dai potresti farmi risparmiare il terzo grado?>>.
<< Neanche per sogno, io ho affrontato Rosalie senza battere ciglio, tu puoi fronteggiare una tribù di pellerossa. Sii uomo.>>
<< Allora posso confessare tutto ciò che voglio?>>.
<< Che intendi?>>
<< Prestazioni sessuali incluse?>>.
<< Mi stai ricattando?>>.
<< Salvami dal terzo grado e terrò la bocca chiusa su come una newyorkese abbia letteralmente fatto perdere la testa a un povero giovane di Los Angeles, in condizioni fisiche precarie, con arti erotiche ed amatorie degne di una navigata donna matura.>>
<< Sei una carogna! Condizioni precarie! Navigata donna matura! Vergognati! Ero praticamente vergine quando sono arrivata a Santa Monica. Non ti salvo dall’interrogatorio, ma possiamo trattare affinché resti accanto a te, come sostegno morale.>>
<< Oh grazie al suo buon cuore!>>.
S’incollò a me e prese a leccarmi le labbra e mordicchiarmi il collo, poi un bacio infuocato, quindi le mani sotto la mia maglia, erano bastati pochi secondi per farmi perdere ogni freno, la baciai anch’io e provai a toglierli il maglioncino, a qual punto la sadica, si alzò di scatto e si chiuse in bagno gridando:
<< Preparati Cullen dovrai aspettare stasera per avere il resto delle arti erotiche e solo se sopravvivrai alla serata.>>
Frenai la tentazione di seguirla e mi alzai lentamente, la schiena era ancora abbastanza indolenzita e finii di prepararmi.
 
Eravamo dietro la porta, dall’appartamento proveniva la musica dei “ 30 seconds to Mars”, ad alto volume, voce e risate profonde filtravano tra le note, bussammo e dopo un secondo venimmo investiti da una folla urlante e sorridente; Bella venne presa in braccio da un ragazzone alto, scuro, con i capelli a spazzola, che la portò dentro, mi  fecero segno di entrare, ridendo, non appena la misero giù, due ragazze la circondarono stringendola e baciandole, come se non la vedessero da secoli, io me ne stavo in disparte guardandomi la scena, Bella si avvicinò a me e tutti si strinsero a noi:
<< Questi sono Sam, Quil, Embry, Emily, Paul, Claire, Seth e Leah li conosci già, ragazzi lui è Edward.>>
Partirono le pacche sulle spalle e le mani tese, le ragazze mi diedero un bacio, si comportavano con  una naturalezza disarmante.
 
 
Ci spostammo al centro dell’enorme stanza che componeva il loft, con discrezione mi guardavo intorno, in ogni parete c’erano poster, oggetti, stampe e murales che riprendevano la tradizione dei nativi americani, segno tangibili dell’attaccamento di Paul alle tradizioni, tutto l’appartamento mostrava l’orgoglio di essere pellerossa, Bella girava per la stanza accarezzando gli oggetti, che a lei evidentemente ricordavano qualcosa:
<< Non sei cambiato Paul>>, disse. << Potresti essere la memoria storica della tribù, riconosco gli oggetti e le stampe che in questi anni hai cercato o restaurato con cura.>>
<< Adesso che ho tanto spazio non mi trattengo più, ho ritrovato testimonianze antichissime della tribù e con l’aiuto, anche economico dei miei, li ho raccolte, forse più avanti organizzerò una mostra.>>
Si erano seduti, alcuni a terra su cuscinoni colorati, altri sul divano, la ragazza, credo si chiamasse Emily, si sedette accanto a Bella e appoggiò il capo sulla sua spalla, aveva uno sguardo dolce incollato ad Bella e le carezzava il braccio lentamente, i capelli si spostarono scoprendole il viso, notai una cicatrice sulla guancia che arrivava fino al collo.
Sam, lo riconobbi da un evidente braccialetto di cuoio che portava mi passò una birra, gli feci un cenno, si sedette ai piedi di Emily, Claire portò un enorme vassoio pieno di tachos:
<< Stasera serata messicana.>>
<< Vado matta per il cibo messicano.>> , disse Bella << Claire ed Emily sono delle vere maestre nel cucinarlo.>>
Sorrisi avevo appena scoperto un’altra cosa che non sapevo di lei. La serata sarebbe stata molto istruttiva.
Partirono le domande a raffica su Charlie e Renèe e sulla sua casa in California, Bella descrisse in tutti i particolari la villa, i ragazzi apprezzarono molto la distanza breve dalla spiaggia, erano esperti di surf e promisero di ricambiare la visita, magari non tutti insieme, altrimenti l’unica possibilità sarebbe stata accamparsi in giardino. Passammo a parlare dell’università e lì fu Bella a interrogarli commentando la loro decisione di proseguire gli studi:
<< Alla fine avete capito che era troppo importante continuare.>>, si rivolse ai ragazzi.
<< Sì ma è stato duro trovare dei corsi che ci attirassero.>>, rispose Embry.
<< Certo imbrigliare gli spiriti del vento non dev’essere stato facile.>>, disse ancora lei ridendo.
<< Per noi ragazze invece la scelta è stato molto più semplice.>>, disse Leah, << abbiamo optato per  Pace University, il corso per l’Istruzione degli adolescenti, educazione speciale, studiamo tutte insieme e devo dire che tutto è più piacevole. E tu Bella?>>.
<< UCLA è tostissima, non dà tregua, abbiamo appena finito alcune verifiche in itinere e già la prossima settimana avremo gli esami finali del trimestre. I tempi sono piuttosto stretti, ma devo dire che il percorso è molto interessante.>>
Presi la parola:
<< È davvero molto brava.>>, dissi orgoglioso, << è stata scelta per una ricerca che verrà pubblicata su di un testo destinato agli studenti del prossimo anno di corso.>>
<< Super secchiona.>>, disse Seth.
<< Affatto.>>, rispose, << direi molto presa.>>
<< La California ti ha conquistato completamente eh?>>, disse Quil facendomi l’occhiolino.
Mi feci coraggio e dissi:
<< Ragazzi non stiamo lì a temporeggiare, ve lo vedo scritto in faccia che state fremendo per sapere di noi.>>, dopo averlo detto, mi resi conto che dovevo essere un vero pazzo.
Tutti scoppiarono a ridere:
<< Cosa vuoi la nostra sorellina di sangue, se ne è andata lontano, ma non per questo abbiamo smesso di preoccuparci per lei, saperla tra le mani di uno della West Coast, ci ha dato una vera e propria mazzata.>>, concluse Sam serio.
<< Sono in ottime mani Sam, Edward è davvero eccezionale.>>
<< Quando ci hai raccontato di avere una relazione, tutti abbiamo pensato che doveva aver incontrato una persona speciale.>> disse Emily.
<< Io so di avere accanto una gran donna.>>, dissi mentre le prendevo la mano, << voi che la conoscete potete veramente capire cosa sto vivendo da tre  mesi. Sono strafelice.>>
<< Anche lei lo è.>>, disse Claire.
<< Spero di si.>>, la guardai, mi carezzò.
Quil portò un altro giro di birre e Emily dell’altro cibo, la musica sparava sempre più forte, Bella parlava con i suoi amici e rideva, raccontava tutto ciò che aveva vissuto da quando mi aveva conosciuto con foga, gli occhi le luccicavano nella penombra della stanza, illuminata da luci basse e soffuse; ripresero con le domande, dove abitassi e fecero una strana espressione quando capirono che vivevamo così vicini. Si comportavano come fratelli gelosi, le ragazze ridevano e descrivevano come i ragazzi erano stato sempre presenti e protettivi con Bella; mi chiesero della mia famiglia e non appena accennai a mio padre e a mia sorella, fecero una faccia del tipo “Famiglia ricca!”, lì  cominciai  a sentirmi un po’ in imbarazzo.
Nel periodo in cui lei li aveva frequentati aveva mantenuto un profilo così basso, che loro forse sconoscevano il fatto che Bella provenisse da una famiglia agiata.
Bella volle raccontato tutto quello che era accaduto da quando era partita. Rideva e parlava veloce passando da un argomenti all’altro, era davvero su di giri dalla felicità.
Quando, dopo il terzo giro di birre, Paul tirò fuori le bottiglie di tequila, mi sentì veramente spacciato.
Bella mi controllava con uno sguardo attento ma sereno, credo che immaginasse già l’epilogo di una serata con loro ed era forse rassegnata a una sbornia colossale.
<< Rispondete sinceramente.>>, dissi ad un certo punto, << vi aspettavate uno come me?>>.
Lei alzò lo sguardo, aggrottando le sopracciglia.
 
 
Sam la guardò con un mezzo sorriso sulle labbra rispose:
<< Cosa intendi come te? Ricco, bello, intelligente, simpatico o su una sedia a rotelle?>>, il suo tono non era tagliente, era serio e si vedeva che aveva riflettuto bene prima di parlare.
Non aspettò la mia risposta e continuò:
<< A noi interessa solo che lei sia felice, ha sofferto talmente tanto che vederla così, ci rassicura, abbiamo già capito che è in buone mani, il resto è niente!
Bella si buttò tra le braccia di Sam.
Poi gli prese il viso disse:
<< L’uragano è veramente passato e potete stare tranquilli che non tornerà mai più.
Sono arrivata in California è l’ho conosciuto e lui è veramente super, a volte entra in un vortice di paranoia, pensa di non essere all’altezza, di non essere abbastanza … vi rendete conto! Insensato amore mio!
Ha organizzato lui questo viaggio, per conoscere dove vivevo, ma anche per incontrarvi e forse rassicurarvi, inoltre, credo che lui avesse bisogno della vostra approvazione, di coloro che mi avevano tenuto a galla.>>
Paul aveva già distribuito a tutti un bicchiere con la tequila:
<< Un brindisi ad Bella e alla sua rinascita e al quel fortunato del suo uomo! Che non abbia mai motivi per passare sotto le nostre mani!>>, e buttammo giù tutto d’un fiato.
Continuammo a parlare, le conversazioni s’incrociavano, i ragazzi volevano sapere delle nostre vite in California e io volevo sapere di più di Bella a New York.
Leah raccontò una serie di storie insolite, ma molto emozionanti, di quando Bella pur continuando a vivere di eccessi, dispensava per tutti tempo e pazienza, tirando a volte le redini quando qualcuno di loro era particolarmente in orbita, come diceva Seth.
Ascoltando i racconti sugli alti e i bassi che aveva vissuto il mio amore, mi sentivo ora sollevato ora in crisi e lei abbassava lo sguardo, scoperta nelle sue più fragili debolezze.
Venne quindi sequestrata da Emily per un discorsetto tra donne e io approfittai per prendere un po’ d’aria e schiarirmi le idee, mi avvicinai ad un balconcino che dava sulla scala antincendio, mi alzai e  sentii un mano sorreggermi, mi voltai: era Sam, si sedette accanto a me e mi porse un bicchiere che riempì di tequila, mi misi a ridere:
<< Continuando così sarà una lunga notte.>>
<< Non sei abituato a bere?>>
<< Non è questo, diciamo che oppiacei e super alcolici non vanno proprio d’accordo.>>
<< Non avrai mica un tumore?>>, esclamò con voce strozzata.
<< No! No!… Ho delle compressioni alle vertebre, gli analgesici servono a combattere il dolore che viene dalle radici nervose schiacciate e non solo purtroppo ho una malattia che mi rende difficile camminare, se non per brevissimi tragitti, salire le scale, non mi permette di essere indipendente come vorrei.>>
<< E’ curabile?>>.
<< Tra quindici di giorni subirò degli interventi prima per ridurre le compressioni, poi cercherò con un altro intervento di migliorare la situazione generale.>>
<< Quindi andrai sotto i ferri?>> 
Feci un cenno con la testa e bevvi.
<< Sono interventi rischiosi?>>
<< Un pò.>>
<< Bella cosa ne dice?>>
<< E’ lei che ha trovato il chirurgo, mi ha accompagnato e sostenuto durante le visite.>>
<< Bella… fantastica, forte e tenace, incrollabile e molto innamorata.>>
<< Lo è davvero tanto?>>.
<< Hai dubbi?>>.
<< A volte sono ancora incredulo della fortuna che ho avuto. La nostra non è una relazione normale e forse non lo sarà mai, affronto enormi difficoltà anche per fare delle semplici cose ed è molto frustrante, a volte mi sembra di chiedere troppo ad Bella e darle troppo poco.>>
<< Io vedo che lei è felice e soddisfatta, quando ti guarda le luccicano gli occhi, i tuoi dubbi non hanno un motivo di esistere. 
Io vivo una situazione molto simile, anche se rovesciata, avrai notato il volto della mia Emily, quattro anni fa è stata aggredita, si è difesa così strenuamente e non sono riusciti a violentarla, allora le hanno lasciato quel segno, un ricordo che ha ferito il suo corpo e ha lacerato la sua anima.
Non usciva quasi più, aveva smesso di andare a scuola, aveva tolto gli specchi da casa… mi aveva lasciato nonostante fossimo cresciuti insieme e innamorati da sempre.
Ho dovuto combattere per rientrare nella sua vita e quando lei finalmente mi ha permesso di frequentarla ancora, l’ho dovuta aiutare con pazienza e infinita comprensione per ricostruire la fiducia in se stessa, il suo livello di autostima. Ho dovuto dimostrare che il mio amore non era cambiato di una virgola, perché era lei che avevo scelto e lo avrei rifatto mille volte, ma soprattutto non mi sono arreso. Siamo di nuovo insieme e felici, perché lei ha avuto fiducia in me e nel mio amore.>>
Il viso sorridente di Bella fece capolino sul balcone:
<< Interrompo qualcosa di molto importante.>>
<< Può darsi donna!>>, disse Sam.
<< Tutto a posto amore?>>, chiese.
<< Un po’ brillo, ma tutto benissimo.>>
Lei allungò il bicchiere verso Sam, le versò la tequila e la bevve in un sorso, la guardavo trasecolato:
<< Allora Sam.>>, disse, << dammi un segno, non è fantastico?>>.




<< È in gamba ma stagli addosso.>>
<< Perché?>>
<< Hai ragione nel dire che si lascia andare a inutili paranoie.>>, scoppiò a ridere.
Sam tornò dentro e lei s’incollò alle mie labbra:
<< Dio come ti amo Edward! Hai conquistato tutti. Le ragazze dicono che sei il massimo, che sei bellissimo, forte, simpatico e poi così dolce. E poi secondo loro devi essere uno sballo a letto.
<< E tu hai confermato?>>.
<< Certo che l’ho fatto.>>
<< I tuoi amici ti amano quasi quanto me… sono molto geloso.>>
Le infilai le mani sotto la gonna, l’alcool viaggiava alla grande, avevo voglia di lei, la stringevo:
<< Bella ti voglio, adesso!>>
<< Vuoi tornare in albergo?>>.
<< No restiamo almeno ancora un pò, sto così bene, ma promettimi un notte di fuoco.>>
Mi aiutò a tornare in salone, mi appoggiavo a lei sorridendo, tutti mi fissavano, forse pensavano non camminassi:
<< Sì lo so, sono uno strano scherzo della natura!>>, dissi ridendo, << riesco a stare in piedi, anche camminare per poco tempo, ma adesso fatemi un po’ di spazio, prima che vi crolli addosso.>>
Si fecero da parte mi buttai sul divano, Bella rideva:
<< Allora a che punto siamo dell’inquisizione?>>, dissi.
<< Argomento hot… il sesso!>>, gridò Embry.
<< Dai ragazzi, quando è troppo…è troppo!>>, disse lei.
<< Sesso!>>, ripetei, << volete sapere se ho avuto rispetto per lei … ma certo. Ho fatto l’amore quando siamo stati pronti e adesso facciamo del sesso splendido dolce e pieno di sentimento, favoloso intenso e quanto più spesso possibile.
Oh Dio la vostra tequila è peggio del siero della verità, so già che domani mi vergognerò come un verme, ma per stasera mi sento così fiero di me.
Questa donna mi ha completamente stregato, sono in suo potere, ogni sua richiesta, desiderio, progetto, diventa un ordine per me.
Ho innumerevoli motivi per esserle grato, la mia vita è molto cambiata da quando l’ho incontrata, frequento l’università da solo, senza avere alle calcagna un assistente, senza sentirmi diverso, perché lei è riuscita ad organizzarmi ogni cosa: la frequenza, gli orari, le materie.
Dopo anni di rapporti difficili, mi sono riavvicinato ai miei genitori, adesso ho il loro amore, l’affetto e la considerazione di cui ho grande bisogno, ho addirittura riallacciato i contatti con una sorella che detestavo.
Ora ho trovato il coraggio di affrontare un intervento chirurgico alla colonna vertebrale, per avere, ma anche per offrirle una vita normale. Lei merita il massimo. Non mi sopporta quando lo dico, ma lo penso e sarebbe sbagliato negarlo… la amo da morire e non la farò mai soffrire… è la cosa più preziosa che abbia mai avuto e non la deluderò. Adesso però basta, non risponderò più a nessuna domanda!>>
Quil ci porse l’ennesima tequila, Bella disse:
<< Un brindisi! Ai miei amici! Senza di voi forse oggi non sarei qui, mi avete preso per i capelli prima che sprofondassi in un pozzo nero e grazie a voi che posso vivere una felicità così completa! E al mio amore, grazie per avermi aspettato e per amarmi così tanto.>>
E giù tutto d’un fiato, la guardai, le mandai un bacio, le dissi mimando con la bocca:
<< Ti amo!>>
Rimanemmo ancora qualche istante in silenzio, ciò che Bella aveva detto aveva fatto riaffiorare in loro, ricordi di un periodo passato che aveva lasciato un segno, forse in tutti.
<< Ragazzi credo che sia ora di tornare in albergo, è il caso che chiami un taxi.>>
<< Perché?>>, chiese Paul.
<< Siete tutti andati, se vi ferma la polizia, la vostra patente andrà in fumo.>>
<< Vi accompagnerò io.>> - disse Sam.
<< Un urrà per il capotribù!>>, gridò Seth.
Bella avvicinò la sedia al divano, mi porse le mani, mi sedetti, sbuffando, la testa girava vorticosamente, Sam ci riportò in tempi brevissimi in hotel, arrivammo quasi incolumi sul letto, mi spogliò e ritrovai le sue mani sul mio corpo, avevo tanto desiderio di lei, l’attirai sul letto.
Sentivo il mio corpo come se non mi appartenesse, non sentivo le mie gambe deboli e non in grado di sostenermi, né sentivo la schiena dolermi. Nulla. L’unica urgenza era soddisfarla, farla sentire donna grazie a me.
 
 
BELLA
 
Aprii gli occhi a stento, mi alzai, andai in bagno, presi un’aspirina dal mio beauty-case e la buttai nell’acqua, conoscevo a memoria i risvegli post-feste Oneida, ero preparata. Tornai in camera il mio tesoro dormiva ancora, mi sedetti vicino al letto con il bicchiere in mano, lo guardavo, era nudo, rilassato, il suo fisico bellissimo, mi lasciava sempre stupefatta, aprì piano gli occhi, quel verde intenso dei suoi occhi, fissi su di me:
<< Colazione con un’aspirina. Ne vuoi una anche tu?>>, chiesi.
<< Si grazie.>>, si passò la mano tra i capelli.
Adoravo quel gesto, stringeva gli occhi e lasciava i capelli per aria scomposti, era fantastico!
Mi fece segno di avvicinarmi:
<< Vorrei iniziare bene la giornata.>>
<< Perché no.>>, gattonai fino a lui, << Dio! Ti amo Edward Cullen, amo quel meraviglioso ragazzo che ho conosciuto tre mesi fa, non ti amerei di più o in maniera diversa, se tu fossi in piedi dinanzi a me, se mi venissi incontro camminando. Sei il mio dolcissimo amore, tenero, imbarazzato, sensibile ed innamorato, non voglio sentirti più dire che non sei un uomo alla mia altezza… mai più… Edward promettilo!>>
Ripresi a baciarlo:
<< Promettilo Cullen o vado via.>>
<< … lo prometto.>>.
Dopo una doccia uscimmo, squillò il cellulare era Rosalie:
<< Ho interrotto qualcosa?>>, disse.
<< No Rosalie.>>, risposi, << dimmi?>>.
<< Appena puoi mandami un messaggio con il nome dell’hotel, vi raggiungo per il pranzo, se ci riesci non dirlo a Edward.>>
<< Ci proverò, te lo passo.>>
I due fratelli parlarono un po’, io chiamai un taxi e nel frattempo ci recammo verso il Guggenheim, giro meraviglioso tra l’arte moderna e contemporanea, quei percorsi bianchi che conoscevo bene; ero stata una grande frequentatrice dei musei nella mia adolescenza, Jacob era iscritto ad architettura, mi portava sempre con lui, nei suoi circuiti immersi nell’arte.
Da li passammo al Metropolitan; ero come sempre rapita, riportata in un mondo che conoscevo bene ma che stava interessando anche Edward.
<< Riesci a fare un’immersione completa, quasi ti estranei.>>, mi disse mentre visitiamo il museo.
<< Era la passione del mio Jacob, l’ho ricevuta per contagio.>>, risposi.
<< Andavi con lui per musei?>>
<< Tra le altre cose.>>
<< Bella, da quando siamo arrivati, vorrei chiederti una cosa, ma non vorrei essere troppo invadente.>>
<< Sai che puoi chiedermi tutto.>>
<< Vorrei accompagnarti al cimitero.>>
<< Al cimitero?... Ah… >>
<< Non hai desiderio di andare a salutarlo?>>.
<< Edward io non so.>>
<< Io vorrei andare… era la persona più importante della tua vita, insieme a tuoi genitori, vorrei fargli omaggio, onorare il suo ricordo.>>
Rimasi in silenzio, mi chiedevo se ero pronta per tornare sulla sua tomba; se, avendo Edward accanto a me, sarei riuscita a sopportare di guardare quella foto sorridente sulla lapide, che era impressa nella mia memoria.
Guardai il suo viso, attento, aspettava una mia risposta. Dovevo andare era una forma di rispetto per  Jacob,  per quello che aveva rappresentato per me, era  una visita così speciale.
<< Ok andremo insieme a trovarlo… ti sei sottoposto al parere dei miei amici, se vuoi tentare la sorte, sfidando un giudizio ancora più arduo, sarai un vero temerario.>>, sorrisi, << per tutto quello che mi riguardava, Jacob era attento e severo, ma so che sarebbe fiero di me e della mia scelta.>>
Vista l’esiguità di tempo e volendo vedere il maggior numero di luoghi di interesse nel modo più comodo possibile per Edward, prendemmo uno di quei pullman scoperti per fare un giro della città, dal palazzo di vetro dell’ONU, al Chrysler Building, al Madison Square Garden, concludemmo il tour con l’immancabile triste visita a Ground Zero. Scattai centinaia di foto, Edward stava continuamente con il naso all’insù a guardarsi intorno, aveva un’espressione così gioiosa, che non riuscivo a smettere di immortalarlo.
Decidemmo che se avessimo avuto il tempo saremmo andati a visitare la Statua della Libertà e se possibile Ellis Island, magari nel pomeriggio al nostro rientro da Staten Island.
Insistetti per tornare in albergo per il pranzo, ci sedemmo a mangiare, Edward dava le spalle all’ingresso, vidi entrare Rosalie, sorrisi guardando il piatto, lei gli mise le mani sugli occhi, lui sobbalzò, poi si svelò, Edward l’abbracciò ridendo, poi guardò me:
<< Siete veramente tremende! Non so cosa dovrò aspettarmi con il passare del tempo, quando la vostra conoscenza sarà ancora più approfondita.>>
<< Saranno sempre e solo pensieri e momenti piacevoli per te, fratellino… non sei contento di vedermi?>>.
<< Certo che lo sono, ma questo organizzare alle mie spalle, mi rende inquieto.>>
Le feci portare qualcosa per pranzo, parlammo un po’ della promozione in Canada e dei progetti che stava preparando. Le raccontammo delle nostre visite in città e lui le raccontò la serata con i miei amici, facendomi vergognare tantissimo.
<< Che cosa prevede il vostro pomeriggio?>> chiese Rosalie.
<< Un tour dei luoghi in cui è cresciuta Bella a Staten Island.>>, disse, << poi abbiamo una visita speciale da fare.>>
<< Edward vuole accompagnarmi al cimitero per salutare mio fratello.>>, lo dissi d’un fiato, Rosalie non chiese altro.
<< Mi avrebbe fatto piacere passare del tempo con voi, ma è una cosa così intima, solo vostra, io sarei solo di troppo.>>
<< Non dirlo neanche per scherzo Rosalie.>>, mi affrettai a dire, << sono io che mi sento in imbarazzo, magari avresti preferito stare con Edward, fare qualcosa di diverso, volendo potremmo separarci e…>>
<< Non dire sciocchezze.>>, disse Edward, << io voglio accompagnarti.>>
<< Ragazzi sono qui per passare del tempo con voi, non m’importa di fare turismo, conosco New York, se non sono di troppo, mi piacerebbe venire, poi stasera ho una sorpresa per voi.>>
Feci un sospiro, Edward mi accarezzò il viso e mi depose un bacio sulla fronte.
 
 
EDWARD
 
Ci coprimmo bene, la temperatura si era notevolmente abbassata, Bella diede al tassista il suo vecchio indirizzo e attraversando il Ponte di Verrazzano, in mezz’ora arrivammo a Monroe Avenue. Ci feci vedere la sua casa, chiese di fermarsi e scattò una foto, sorridendo; il quartiere era veramente bello, proprio vicino a casa sua c’era un teatro, il museo di Staten Island e la biblioteca, poco distante un bellissimo e parco molto curato.
Mi fece vedere la Curtis High School e la scuola invece frequentata con gli Oneida, poi ci dirigemmo verso il cimitero di Ocean View.
Non appena arrivati, mandammo via il taxi, entrammo nel negozio di fiori dinanzi al cancello, Bella prese un bellissimo mazzo di rose bianche e una gialla.
Varcammo l’ingresso, Bella si fermò un attimo prese un respiro e poi inizio a camminare, era molto tesa, gli occhi fissi dinanzi a lei, le camminavo accanto.
La tomba era bianca, molto curata, segno che qualcuno provvedeva costantemente a tenerla in ordine, semplice e lineare nella forma, la lapide arrotondata, al centro la foto di Jacob, era un mezzo busto, s’intravedeva una moto, doveva esserci seduto sopra, i suoi capelli lunghi si notavano in primo piano, gli occhi neri profondi luccicavano, sorrideva.
Bella si chinò sul vaso, c’erano dei fiori non erano ancora appassiti, comunque li tolse e divise il mazzo di rose bianche, poi prese quella gialla e la mise da sola in un piccolo vaso proprio vicino alla foto, si sedette sul prato e mise entrambe le mani sulla lapide; fissava la foto, poi disse piano:
<< Quella foto l’ho fatta io, poco prima che si ammalasse, sulla sua moto, è bella vero?>>.
<< Bellissima.>>, risposi teso.
 
 
<< Sai perché la rosa gialla? Erano le sue preferite, diceva che gli ricordavamo me, per via della mia gelosia… ero terribilmente gelosa. Sopportavo appena il fatto che lui avesse tante  ragazze che gli stavano intorno, ridicola una sorella gelosa.>>
Si volse verso di me aveva gli occhi pieni di lacrime. Adesso mi fissava e non riusciva più a guardare verso la foto, poi disse sottovoce:
<< Non sono ancora pronta, non ci riesco!>>, scuoteva la testa e passava le dita sulla data della sua morte, era una scena straziante.
Mi sedetti alle sue spalle, le cinsi i fianchi e lei cominciò a dondolarsi piangendo, aveva addirittura iniziato a singhiozzare, anche Rosalie si sedette accanto a lei, le prese una mano e le disse:
<< Il dolore per la perdita non si supera mai, probabilmente si continua a provare la stessa disperazione ogni volta che qualcosa o qualcuno ti ricorda colui che è scomparso e non è vero che i ricordi addolciscono il dispiacere, anzi a volte ti fanno stare ancora più male! Ma l’esperienza di aver vissuto con quella persona, il dono di averlo conosciuto e amato, quello sì che ti rimane dentro, ti arricchisce e ti rende fortunata.>>
Bella era appoggiata sul mio petto, stringeva le mie braccia, le lacrime ancora le rigavano il viso ma non singhiozzava più.
<< So che conosci la storia di nostro fratello James?>>, continuò, << ho vissuto la mia infanzia con lui e per il tempo che è stato in famiglia, è stato per me una presenza costante, ho delle foto in cui avevo due anni, lui cinque, Edward ancora non era nato, in cui mi teneva sempre la mano, mi abbracciava, mi stava sempre vicino ed ha continuato a farlo finché non è sparito.>>, sospirò e riprese,
<< quando mamma e papà dopo alcune visite mediche, scoprirono ciò che aveva Edward, io avevo quasi nove anni, iniziarono a dedicarsi a lui, quasi tutto era fatto in funzione di Edward, come era normale che fosse. La loro presenza in casa di assottigliò in maniera evidente, James, piano piano prese il posto di mamma e papà, eppure aveva solo tre anni in più di me, comunque mi faceva sentire seguita e mi ricopriva di attenzioni, a scuola era pronto sempre ad aiutarmi se mi trovavo in difficoltà, con i compagni, addirittura con le insegnanti, mi controllava i compiti, mi accompagnava dovunque gli chiedessi di andare, la sera aveva preso l’abitudine di venire nella mia stanza e distesi abbracciati si faceva raccontare la mia giornata, in questo modo  superavo la tristezza di non avere più mia madre accanto, lui aveva capito che era quello di cui avevo bisogno. Era sempre allegro, a dispetto della situazione, giocava con Edward, me lo ricordo distintamente, con grande accortezza per le sue condizioni, ma senza mai trattenersi dal fare quello che lui chiedeva, era maturo, forse troppo maturo per la sua età.
Quando se ne andato, così improvvisamente, per me senza motivo, senza darmi alcuna spiegazione, dapprima l’ho odiato, mi aveva abbandonato, si era allontanato da me, pensai che mi avesse tradito. Mi aveva sostenuto, capito, aiutato, era diventato il mio unico punto di riferimento e poi aveva deciso di lasciarmi sola.
Poi non facevo altro che parlare di lui, di com’era con me, di quello che facevamo insieme, poi ho cercato una motivazione per la sua scomparsa e nella mente di dodicenne in preda ad una crisi adolescenziale e provata dall’abbandono dell’unico affetto familiare rimastogli, quindi accusai Edward, era colpa sua.>>
Smise di parlare, abbassò gli occhi:
<< Il resto della storia penso che tu la conosca già,>>, mi carezzò, << ora mi sento un mostro per quello che ho fatto in questi anni, non ho scuse, avevo perso James ed sono stata per Edward una specie di aguzzina, invece, di consolarmi con l’unico fratello che mi era rimasto, di restargli vicino, di aiutarlo.
Non ero stupida, pur rendendomi conto di come soffriva e di quanto bisogno avesse di una presenza  affettuosa accanto a lui, lo allontanai più possibile e riempì la mancanza di James con l’odio per lui.>>
Rosalie si era lasciata sfuggire alcune lacrime, io le asciugai con una carezza, Bella le porse la mano, rimanemmo in silenzio per qualche minuto, poi Bella disse, accarezzando la foto:
<< Jacob, lui è Edward, è il mio amore. Ti piacerebbe, è un’anima pura, come lo eri tu, è pieno di buoni sentimenti, è altruista, dolce e disponibile, mi ama da impazzire… ed io amo lui!
Ho superato la storia di Alec, non soffro più, a volte mi sembra di non averla nemmeno vissuta, tanto sono felice e appagata sotto tutti i punti di vista.
Sono cresciuta Jacob, sono matura e pronta a vivere la mia vita pienamente.
Ho ancora un unico grande tormento, non riesco a pensare a te serenamente, non riesco a rassegnarmi al fatto che non ci sei, che non tornerai da me, che non mi vedrai diventare donna, laurearmi, sposarmi, essere madre, realizzarmi per come ho sempre voluto e per come avresti voluto tu.
Abbi pazienza ancora un po’ con me, verserò ancora lacrime qui e sulle tue foto, ma vedrai che presto o tardi riuscirò a farmene una ragione e forse superando questa enorme distanza che ci separa, comincerò a sentirti più vicino a me.
Ti penso sempre Jacob, sarai per sempre il mio dolce fratello, amato e speciale.>>
Avvicinò il viso alla foto e la baciò, poi pose le mani sulla lapide per qualche istante, quindi si volse verso di noi e fece un sorriso, chiuse gli occhi, fece un sospiro e disse:
<< Andiamo ha detto che sei abbastanza ganzo, che ti concede di starmi accanto, ma stai attento a come ti muovi.>>, sorrisi.
Si alzò, ci avviammo verso l’uscita, mi stavano vicine entrambe, riuscivo a sentire la sofferenza di Bella e quella di Rosalie. Mentre io avevo la sensazione di un peso sulle spalle. Ricordare James in quel modo era stato duro e la prospettiva di Rosalie di tutta la vicenda, mi aveva davvero aperto gli occhi.
Ricordai alcuni momenti della mia infanzia, il suo viso sorridente, il suo fare giocoso, la sua forza e per la prima volta dopo tanti anni sperai che non fosse morto, ma chissà in quale luogo, fosse felice e  realizzato.
 
 
 
ROSALIE
 
Non avevo mai raccontato mai a nessuno quello che era stato James per me e quello che avevo provato quando se ne era andato via, quando mi aveva lasciato.
Avevo avuto anche il coraggio di confessare a Edward quanto ero stato str…za. Come potevo essere stata così stupida e cattiva.
Però adesso stavo analizzando la situazione con un po’ di distacco, ora che avevo vicino Edward, speravo di poter superare il dolore per la sua perdita; per carità, speravo con tutte le mie forze fosse ancora vivo e che fosse più felice; in fondo lui aveva fatto una scelta, quella di andare via, aver me ed Edward non gli era bastato a trovare le motivazioni per rimanere in famiglia.
Inoltre, nei nostri primi confronti, aver preso coscienza di quanto Edward avesse sofferto, prima per la sua sparizione, per l’assenza dei miei genitori, impegnati in una vana ricerca e ancora per come l’avevo letteralmente vessato per diversi anni, credendolo l’unico responsabile. Questa visione delle cose mi faceva star male e per la prima volta, sentii un moto di rabbia nei confronti di James.
Bella, sulla tomba di suo fratello, mi aveva coinvolto emotivamente nel suo dolore, era così palpabile e profondo, insanabile, anche se non manifestato in maniera plateale. Era così tenera mentre parlava a suo fratello di Edward, così bisognosa di sentirlo vicino, di sentirlo vivo, di ricevere conferme delle sue scelte, dei suoi affetti, del suo amore.
Sopraffatta da tutte queste emozioni avrei voluto tanto piangere, ma come migliaia di altre volte, indossai la maschera della dura e guardai avanti.
 
Decidemmo di andare alla Statua della Libertà, li accompagnai, salimmo sul traghetto a Battery Park e raggiungemmo il monumento. Arrivati lì ci informarono che a causa della sedia non era possibile visitare né la torcia né la corona, ma Edward si mostrò lo stesso soddisfatto di poter visitare almeno il resto; Bella scattava foto a ripetizioni e ne fece alcune splendide con Edward ed io le feci a loro.
Erano palesemente in sintonia, lui, con il suo fare dolce e accogliente, riusciva ad alleviare la sua tristezza e lei pur di non dispiacerlo, si sforzava di scacciare lo sconforto che provava.
<< Ci vediamo nella hall per le otto e mezzo.>>, dissi loro una volta rientrati.
Gli avevo preparato una sorpresa già nella loro camera. Pochi minuti dopo squillò il telefono:
<< Rosalie cosa sono questi due abiti?>>, disse lui.
<< Indossateli… se volete.>>
<< Sono molto eleganti, dove ci porti stasera?>>.
<< Non posso dirtelo, altrimenti che sorpresa sarebbe.>>
<< Sono già in agitazione!>>
<< Stai tranquillo, non ti farò fare esperienze trascendentali.>>
 
Li vidi venirmi incontro, una bella coppia, mio fratello così disteso accanto a lei, era molto più serena.
 
 
Il taxi ci portò a Broadway, arrivammo dinanzi al Teatro Ambassador, rappresentavano il musical “Chicago”, Edward sorrise quando mostrai i biglietti alla maschera, che ci accompagnò in prima fila.
Fu uno spettacolo splendido, la compagnia era di prim’ordine, l’allestimento di grande qualità. Concludemmo la serata in un piccolo ristorante nei pressi del teatro, parlammo ancora di noi, avevamo da recuperare almeno dieci anni e Edward voleva sapere ancora tanto della sua Bella.
<< A che ora partirete domani?>>, chiesi.
<< Nel pomeriggio ma non ricordo a che ora.>>, rispose Bella, << i ragazzi vorrebbero salutarci, pensavo di invitarli da qualche parte per il pranzo, ti va bene?>>
<< Benissimo.>>
<< Rosalie resti o devi tornare a lavoro?>>, mi chiese Bella.
<< Ho il volo per Miami alle quattro di pomeriggio, verrò volentieri, sono molto curiosa di conoscere questo gruppo così insolito.>>
<< Insolito!>>, disse Bella, << sì definiamolo così.>>
<< Signore avete visto che ore sono?>>, disse Edward.
<< Wow le due, come mai non ci hanno buttato fuori dal locale.>>, dissi.
<< Ospitalità newyorkese.>>, rispose Bella ridendo.
 
 
EDWARD
 
La sentivo inquieta, si muoveva sotto le coperte, accesi la luce e le dissi:
<< Forza parliamo.>>
<< E di cosa?>>.
<< Bella Swan, mi sto sbagliando? Non senti il bisogno di dirmi nulla? Allora rimettiti giù e dormiamo.>>, spensi la luce.
Dopo pochi minuti, mi ritirai su, mi appoggiai alla spalliera del letto e riaccesi la luce, lei si sollevò incrociò le gambe e si avvicinò a me, mi prese le mani:
<< Riuscirò mai a superare questa sensazione opprimente che la sua mancanza mi provoca?>>
<< A te sembra sia passata un’eternità, ma non è così, tre anni per un avvenimento così tragico sono un’inezia, datti un altro po’ di tempo amore, abbi un po’ di pazienza.>>
<< Pazienza? Edward io non riesco proprio a rassegnarmi! Lui dovrebbe essere qui con me, dovrebbe condividere con me queste gioie, dovrebbe seguirmi ed essere felice per me, per i miei successi nello studio, avrei dovuto averlo ancora accanto a consigliarmi, a proteggermi, continuare ad essere quel fantastico fratello che era e invece … >>
Aveva cominciato a piangere.
<< Se continuerai ad affrontarlo in questo modo, finirai col proteggerti dal dolore, smettendo di ricordare tutte gli aspetti meravigliosi che ti legavano a lui, tutti i momenti straordinari che hai vissuto con lui.>>
Era stretta al mio petto, singhiozzava, cominciai a cullarla, baciandole i capelli, piano si calmò, si strinse forte e chiuse gli occhi, poco dopo si addormentò, la adagiai e mi distesi accanto a lei, spensi la luce e mi addormentai anch’io.
Al risveglio andammo insieme con Rosalie in un enorme centro commerciale, volevamo portare un pensierino ai nostri familiari ed ai nostri amici, fu una cosa un po’ caotica ma divertente, Rosalie e Bella si trovavano bene insieme, non facevano altro che parlare.
Avvicinandosi l’ora di pranzo, andammo nel locale che avevano scelto gli amici di Bella.
Venimmo ancora una volta investiti dalla loro inarrestabile allegria, Rosalie non fu risparmiata, ma lei così abituata a fronteggiare orde di clienti esigenti e indossatori ipertesi, non si scompose nemmeno:
<< Quando andrete via?>>, chiese Sam.
<< Oggi pomeriggio.>>
<< Tornerai presto?>>, chiese Leah.
<< Non so ragazzi.>>, rispose Bella, << mi aspetta un periodo complesso, magari potreste ricambiare la visita in California?>>.
<< La fai facile.>>, rispose Seth.
<< Vedrete.>>, dissi, << tornerà a trovarvi prima possibile, anzi torneremo.>>
<< Sei stata da Jacob?>>, chiese Quil.
<< Ieri pomeriggio.>>, rispose Bella.
<< Com’è andata?>>, chiese Leah.
<< Dura come sempre, vedere quella foto è sempre un pugno nello stomaco, ma penso che da adesso cercherò di avere un atteggiamento diverso.>>, mi sorrise e le presi la mano.
<< Bella la parola d'ordine rimane sempre la stessa “Mai più nel pozzo”.>>, disse Emily.
<< Mai più… tranquilla e se anche mi lasciassi prendere dallo sconforto, lui non mi lascerebbe mai scivolare, sarebbe sempre accanto a me.>>, le baciai la mano.
Claire fissava mia sorella e a un certo punto, stemperando l’atmosfera, candidamente disse:
<< Ieri quando abbiamo visto Edward siamo rimaste folgorate ma la bellezza è di famiglia, Rosalie sei veramente splendida! Uno schianto!>>.
Edward la guardò e Bella scoppiò a ridere.
 
 
<< Grazie.>>, rispose Rosalie, << ma c’è una differenza sostanziale tra lui e me, Edward è uno schianto anche dentro, mentre io ho un’anima più contorta. Un po’ per il mio carattere, che non è lontanamente paragonabile a quello amabile di mio fratello e per il fatto che nel mio mondo devo essere pronta a fronteggiare personaggi quantomeno improbabili, non sono considerata proprio una brava ragazza, forse bella ma da maneggiare con cura.>>
<< Considera che tutti i ragazzi qui presenti, ti maneggerebbero volentieri, con grande cura.>> esclamò Emily ridendo.
Sam sempre rivolto a Rosalie disse:
<< Ho idea che oltre al ragazzo giusto, Bella abbia trovato anche una sorella giusta, una sorella di cui ha tanto bisogno.>>
<< Farò del mio meglio, è una ragazza molto speciale ed sono certa che Edward farà di tutto per renderla felice.>>
<< Ragazzi mi fate sentire come una bimba bisognosa di attenzioni e guida.>>, disse Bella, << non pensavo di essere così fragile e indifesa.>>
Cominciammo a salutarci, i loro visi tristi erano eloquenti, poi alla fine li vidi mettersi in cerchio stretti l’uno all’altro, le braccia incrociate, cingevano le spalle, Bella si avvicinò a loro ed entrò nel cerchio Paul disse qualcosa in lingua pellerossa, tutti risposero, quindi sciolsero il cerchio.
Passammo di corsa in hotel poi dritti in aeroporto, accompagnammo Rosalie al gate, insieme a Sam e Emily:
<< Adesso davvero ci vedremo a dicembre.>>, disse Rosalie, << devo concentrarmi sulla prossima collezione… sta zitto tanto sai che non puoi trattare.>>
<< Non ci provo nemmeno, chiama quando sei libera, non vorremmo disturbarti mentre crei.>>
<< Ci vedremo su Skype, Bella riguardati e in bocca al lupo per gli esami, tenetemi aggiornata.>>
<< Lo farò.>>, le disse, si abbracciarono, Bella teneramente posò la testa sulla sua spalla e Rosalie le carezzò i capelli. Poi mia sorella si abbassò verso di me:
<< Ti prego non strafare, riposati quando puoi e tieniti in forze, gli esami universitari si possono ritentare, ma arrivare in forma agli interventi è fondamentale Edward.>>
<< Non preoccuparti non farò imprudenze, so di avere one-shot e non intendo compromettere nulla.>>
Mi abbracciò e mi baciò sulle labbra, mi dispiaceva tanto che andasse via. Abbracciò Sam e Emily e si avviò.
Mi voltai non volevo far vedere le mie lacrime, per quanto tentassi di ricacciarle dentro, uscivano libere, mi mancava, mia sorella, mi mancava già terribilmente!
 
 
BELLA
 
Ci spostammo verso il nostro gate, Edward emozionato dalla partenza di Rosalie, rimaneva silenzioso, rispettavo questo suo momento, Emily mi teneva la mano.
<< Promettete di chiamarmi spesso.>>, dissi.
<< Lo faremo non temere, ci mancherai.>>
Sembrava avermi letto nel pensiero.
<< Vi aspettiamo presto.>>, disse Sam.
<< Sì certo.>>, rispose Edward.
<< Se fosse possibile,>> continuai, << farete un salto a Los Angeles?>>.
<< Vedremo Bella o almeno ci proveremo.>>
Ci abbracciammo, decisi di non trattenermi, in fondo un po’ di malinconia non avrebbe turbato nessuno, Emily mi seguì a ruota, ci sfogammo poi lei diede un bacio a Edward, Sam una vigorosa stretta di mano ed entrammo nel gate.
Dopo il decollo, vidi Edward appoggiare la testa indietro e chiuse gli occhi, notai solo allora le occhiaie scure, ero stata un po’ distratta durante la giornata, forse non mi ero accorta come il mio amore fosse provato fisicamente dal tour de force affrontato. Gli passai la  mano tra i capelli, distese i tratti del volto e si rilassò, il viaggio gli servì per riposarsi, dormì quasi tutto il tempo, sperai che non avesse troppo dolore.
 
Giungemmo a Los Angeles all’imbrunire, vennero Jasper e Claire a prenderci, rientrammo subito a casa, Esme e Carlisle ci aspettavano sulla porta:
<< Visto mamma sono tornato sano e salvo.>>
<< Ciao amore mio.>>, ci abbracciò poi ci fece entrare, mentre Carlisle portava dentro il bagaglio.
<< Io scappo.>>, dissi.
Edward mi attirò su di lui, mi baciò e mi disse sottovoce:
<< Mi mancherai.>>
<< A domattina, chiamami più tardi. Buonanotte.>>
Corsi via arrivai a casa, mia madre era davanti al cancello, le leggevo sul volto che mi aspettava e sapeva già cosa sarebbe accaduto.
Mi strinse forte, iniziai a piangere.
<< Me l’hai salutato?>>, disse tra le lacrime.
<< Non avrei potuto mai dimenticarlo.>>
Entrammo ci buttammo sul divano e lei cominciò con le domande, eccitata e curiosa come sempre:
Gli raccontai tutto poi dissi:
<< Edward e Rosalie mi hanno voluto accompagnare al cimitero. Oh mamma è stata una visita diversa. Sono stata male non lo nego, non riesco ancora a controllare quello sconforto che mi prende, ma Edward mi era vicino, mi ha consolato e coccolata e Rosalie … Rosalie è stata grandiosa, abbiamo parlato e stata molto dolce, mi ha raccontato di James, mi è stata d’aiuto. E sai mamma lui… >>, feci segno verso il cielo, << lui credo sia felice adesso.>>
<< Sì amore sarà così.>>
 
 
Fuu… ci sono capitoli in cui stento a trattenere le lacrime.
Sono stata a New York anni fa, a Natale, i luoghi li ricordo come ci fossi stata ieri, l’atmosfera in cui ero immersa era straordinaria.
Bella e la sua New York, maledetta e amata, Staten Island, l’ambiente infantile sereno pervaso ormai solo di ricordi poco piacevoli, suo fratello fonte di dolcezza e dolore lancinante.
La scena del cimitero, io non so se vi è capitato mai ma io parlo così tanto con le foto dei miei genitori o di mia cognata, mi confido e racconto loro molte cose che mi accadono, chiedo consiglio e conforto, li tocco e li accarezzo e un luogo di pace non più di tristezza.(forse sono troppo pesante perdonatemi)
Gli oneida (tribù che risiedeva veramente nei pressi di New York), sono quel tocco di esotico e folle che ci voleva e vedrete più avanti come saranno importanti in certe situazioni.
Rosalie e le sue autocritiche feroci, piene di giudizi profondi e crudeli su se stessa e sul suo comportamento.  
A beneficio della mia amica Manu,  che è sempre molto preoccupata del fatto che Edward beva,  è vero, ma non lo fa spesso e solo in situazioni particolari, è un comportamento scorretto e sicuramente pericoloso ma tenete presente che stiamo parlando di un giovane di vent'anni che fa tre mesi vorrebbe morderla la vita, perchè ha trovato la sua dimensione felice e quindi gli concedo questi brevi quando sporadici strappi alla regola per renderlo più reale ( piccolo inciso ho un amico, ha circa trentacinque anni che ha un diabete diagnosticato qualche giorno prima di sposarsi (circa cinque anni fa), bene non riesce completamente ad accettarlo e beve quando è in compagnia e poi corre in bagno a controllarsi il livello di glicemia e si fa l'insulina, è un comportamento scorretto ma anche in questo caso non riesco a condonnarlo). 
Sono stata terribilemnte prolissa nelle spiegazioni scusatemi.
Sono ancora in vacanza e come vi dicevo a margine dello scorso capitolo, ho deciso di mettermi avanti, la cara Lalayasha sempre pronta a supportarmi seguirà il mio ritmo raddoppiato con le sue illustrazioni, quindi appuntamento a giovedì, anzi a seconda del mio stato d’animo (mercoledì è l’anniversario della morte di mia madre, quindi ho la tendenza a lasciarmi andare ad un’insonnia), potrei combattere la depressione con un meraviglioso postaggio notturno, quindi giovedì mattina tutti su efp e recensioni a go-go.
Un bacio grandissimo e grazie sempre per essere legate alla mia storia.
Cloe J
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 23
*** Verifiche stellari ***


Tratto dal ventiduesimo capitolo:
 
<< Rispondete sinceramente.>>, dissi ad un certo punto, << vi aspettavate uno come me?>>.
Lei alzò lo sguardo, aggrottando le sopracciglia.
Sam la guardò con un mezzo sorriso sulle labbra rispose:
<< Cosa intendi come te? Ricco, bello, intelligente, simpatico o su una sedia a rotelle?>>, il suo tono non era tagliente, era serio e si vedeva che aveva riflettuto bene prima di parlare.
Non aspettò la mia risposta e continuò:
<< A noi interessa solo che lei sia felice, ha sofferto talmente tanto che vederla così, ci rassicura, abbiamo già capito che è in buone mani, il resto è niente!
Bella si buttò tra le braccia di Sam.
Poi gli prese il viso disse:
<< L’uragano è veramente passato e potete stare tranquilli che non tornerà mai più.
Sono arrivata in California è l’ho conosciuto e lui è veramente super, a volte entra in un vortice di paranoia, pensa di non essere all’altezza, di non essere abbastanza … vi rendete conto!
 Insensato amore mio!
Ha organizzato lui questo viaggio, per conoscere dove vivevo, ma anche per incontrarvi e forse rassicurarvi, inoltre, credo che lui avesse bisogno della vostra approvazione,
di coloro che mi avevano tenuto a galla.>>
 
*********
Bella disse, accarezzando la foto:
<< Jacob, lui è Edward, è il mio amore. Ti piacerebbe, è un’anima pura, come lo eri tu, è pieno di buoni sentimenti, è altruista, dolce e disponibile, mi ama da impazzire… ed io amo lui!
Ho superato la storia di Alec, non soffro più, a volte mi sembra di non averla nemmeno vissuta, tanto sono felice e appagata sotto tutti i punti di vista.
Sono cresciuta Jacob, sono matura e pronta a vivere la mia vita pienamente.
Ho ancora un unico grande tormento, non riesco a pensare a te serenamente, non riesco a rassegnarmi al fatto che non ci sei, che non tornerai da me, che non mi vedrai diventare donna, laurearmi, sposarmi, essere madre,
realizzarmi per come ho sempre voluto e per come avresti voluto tu.
Abbi pazienza ancora un po’ con me, verserò ancora lacrime qui e sulle tue foto, ma vedrai che presto o tardi riuscirò a farmene una ragione e forse superando questa enorme distanza che ci separa, 
comincerò a sentirti più vicino a me.
Ti penso sempre Jacob, sarai per sempre il mio dolce fratello, amato e speciale.>>
 

CAPITOLO 23

 

Verifiche stellari

BELLA
 
L’impatto con gli ultimi giorni di università fu un vero tormento!
Edward era iperteso, scattava per qualsiasi inezia, non faceva distinzione, tra i suoi genitori, gli amici e me.
Ed io… io ero così stanca da non avere neanche la forza di reagire, comprendevo il suo stress e subivo,studiavo e sopportavo.
Il due dicembre arrivò con pesanti strascichi di nervosismo:
<< Non ce la farò… io lo so! Non posso riuscire ad affrontarli tutti e superarli!>>, mi gridò tirando contro la parete i libri, dopo il mio ennesimo tentativo di rassicurarlo.
<< Edward!>>, lo guardai sconvolta.
<< Per te è diverso! E’ facile! Io sono stanco, voglio riposare, solo riposare.>>
 

Si buttò sul letto:
<< Vai via! Bella lasciami perdere. Oggi non è giornata. Vai a casa, a studiare, mi passerà.>>
Spense la luce, rimasi in piedi, a guardarlo nel buio. Mi sentivo stupida, non sapevo come agire, mai in questi mesi mi ero trovata in una situazione simile. Alla fine decisi di dargli ascolto e me ne tornai a casa.
Dopo qualche ora squillò il cellulare:
<< Amore.>>, la sua voce era ancora presa dal sonno, << scusami ti prego.>>
<< Non pensarci, come stai?>>
<< Meglio, ma mi dispiace sono stato uno st…zo.>>
<< Ho detto di non pensarci più, l’importante che hai riposato.>>
<< Andare fuori di testa in questo modo solo per la tensione di un maledetto esame e prendermela con te, porca miseria.>>
<< Rimettiti a dormire, ci vediamo domattina.>>
<< Bella …>>
<< A domani Edward.>>, e chiusi.
Forse ero stata un poco brusca ma non avevo nessuna voglia di parlare, mi costava troppa fatica e non volevo sprecare energie che domani sarebbero state utili.
Era forse la prima volta, in questi mesi, che mi ero mostrata intollerante nei confronti di Edward.
Ebbi un sonno agitato e c’era proprio da aspettarselo, trovai Edward insieme ai suoi genitori, mi chinai per baciarlo, mi guardò con gli occhi tristi, allora mi affrettai a dirgli:
<< Guarda che ho già dimenticato tutto, hai ripreso sonno?>>.
<< Ho dovuto aiutarlo un po’?>>, rispose il dottor Cullen.
Lo guardai, lui alzò le spalle e finì il suo caffè, poi prese lo zaino e si diresse verso la porta:
<< Si mamma… ti farò sapere.>>, disse precedendo Esme, << ci sentiremo più tardi. >>
Nel tragitto verso l’università restammo in silenzio,  Edward rimase con la testa appoggiata e gli occhi chiusi.
I ragazzi ci aspettavano dinanzi al dipartimento di Microbiologia, dissero che era il comitato di benvenuto per i due novellini, che per la prima volta affrontavano gli esami, Emmett e Ben stemperarono la tensione con qualche battuta, riuscirono anche a strappare un sorriso ad Edward, poi tutti si scambiarono “in bocca al lupo” di rito e si diressero verso i propri dipartimenti.
<< Ti accompagno.>>, dissi.
<< Non occorre.>>
<< Edward adesso basta.>>, moderai il mio tono, << amore ti prego.>>, gli presi il viso, il suo sguardo si fece dolce, mi baciò. Allentammo un po’ la tensione.
<< Voglio un messaggio appena hai finito, lo stesso farò io.>>, gli dissi davanti l’aula, <<  In bocca al lupo amore.>>
<< Il lupo sono io!>>, mi rispose sorridendo.
<< Carina questa, devo rivendermela!>>, ancora un bacio sulle labbra.
Mi allontanai, augurandomi solo che fosse abbastanza rilassato per affrontare l’esame, iniziare bene gli avrebbe dato fiducia.
Verso le dieci e mezzo arrivò il primo messaggio, ma non potevo rispondere non avevo ancora finito la mia verifica scritta, dopo un quarto d’ora finalmente terminai, uscii e lessi il messaggio:
“ Ho appena finito tutto è andato bene e a te?”
Risposi:
“ Chiamami se puoi, sono appena uscita dall’aula.”
Dopo un secondo, squillò il telefono
 
 
<< È stato fantastico!>>
<< Tutto liscio allora?>>
<< Come se non fosse stato neanche un esame. Rispondevo alle domande con una facilità estrema, come se avessi il libro aperto davanti. Bella ho chiuso gli occhi e ho cominciato a scrivere, che scarica di adrenalina! Raccontami di te. Come mai hai fatto così tardi?>>.
<< È stato lungo e anche impegnativo, adesso devo rientrare, tra un quarto d’ora inizia la seconda verifica.>>
<< Io sto attendendo il professor Watson, ci comunicherà il voto del nostro saggio.>>
<< Ci vediamo per il break.>>
Mi sedetti e poco dopo il professore ci consegnò la prova. Mi concentrai sulle domande e cominciai a lavorare alacremente.
 
Dopo un’ora, termine che ci era stato imposto, uscii, mi girava la testa, sembrava avessi preso una sbronza. Mi sedetti fuori l’aula abbassai la testa e respirai profondamente, chiudendo gli occhi. Una mano sulla mia fronte, alzai lo sguardo, mi ritrovai dinanzi gli occhi di giada impauriti del mio amore.
<< Cos’hai Bella?>>, chiese con tono apprensivo.
<< Tutto bene, stavo solo riposandomi, ma tu cosa fai qui?>>.
Tirò fuori il suo saggio dallo zaino, sulla prima pagina c’era un verbale di correzione e in bella mostra campeggiava una meravigliosa A, seguita dalla firma di Watson.
Aveva gli occhi lucidi, lo abbracciai:
<< Lo sapevo che saresti stato grandioso! Che non avresti avuto difficoltà e ti saresti preso delle bellissime soddisfazioni, vedrai questo sarà il primo di una lunga serie.>>
Mi baciava il viso e mi teneva le mani.
Squillò il telefono era Alice:
<< Dove siete? Vi stiamo aspettando! E’ successo qualcosa?>>.
<< No Alice arriviamo.>>
Nel gruppo regnava la concitazione, si scambiavano impressioni e commenti sulle verifiche, ci sedemmo e allora annunciai:
<< Qui qualcuno ha già portato un bel risultato.>>
Tutti lo guardarono e lui mostrò ancora il suo saggio, da lì cominciarono le pacche e i baci, lo scuotevano come fosse un pupazzo, lui rideva, ero così bello, aveva gli occhi luccicanti.
Ci raggiunse Emmett:
<< Ehi matricola!>>, gli gridò, << hai cominciato alla grande!>>
<< Watson era molto soddisfatto. Adesso devo pensare a domattina.>>, disse.
<< Hai finito per oggi… allora ti riaccompagno a casa e torno.>>
<< No voglio restare ad aspettarti, appena avrai finito, torneremo insieme e poi stasera si deve festeggiare, primo voto positivo, giro pagato agli amici>>
<< Grande idea fratello!>>, disse Emmett, << stasera tutti all’Illusion!>>.
<< Vai in sala relax, li potrai metterti più comodo in una delle poltroncine, lo leggo sul tuo viso che la schiena sta facendosi sentire, ti raggiungerò appena finisco.>>
 
Entrai nell’aula, avrei ricevuto la valutazione della mia ricerca ed ero molto nervosa.
Controllai la lista dei candidati e mi accorsi che ero la terza.
Mi sedetti in prima fila, accanto a me i candidati all’esame ripassavano, il professor Newman era seduto, accanto a lui riconobbi il professor Ross, dell’Università di Anaheim, capii che era lì per ascoltare me e questo aggiunse ulteriore ansia, in piedi c’era il professor Long che parlava con un altro assistente. Mi vide e mi fece un cenno, risposi al saluto.
Mi torturavo le mani nell’attesa, avrei voluto che fosse già il mio turno per esporre la ricerca e chiudere questo capitolo che mi aveva dato, sì grandi soddisfazioni, ma che era stato abbastanza lungo ed impegnativo.
Iniziarono gli esami, terminato con i primi due candidati, mi sedetti feci un bel respiro e cominciai a parlare. Il mio eloquio era scorrevole e articolato, venni interrotta un paio di volte da Newman che mi chiese di chiarire maggiormente qualche concetto, Ross mi chiese di approfondire alcuni aspetti, Long mi limitò a chiedermi una considerazione personale a margine della ricerca, quindi mi fecero segno di accomodarmi, tornando al mio posto, guardai l’orologio, avevo parlato per un ora, senza neanche accorgermene; i tre professori si consultarono un attimo, poi mi richiamarono, mi porsero la ricerca con un verbalino di correzione annessa, guardai e sorrisi:
<< Complimenti signorina Swan.>>, disse Newman, << lei è molto promettente, è stato per noi un vero piacere poterla guidare in questo percorso.>>
<< Grazie professore, grazie anche lei professor Ross, professor Long.>>, mi girai e andai a raccogliere le mie cose, dirigendomi quindi verso la porta.
<< Signorina Swan.>>
Mi voltai:
<< Mi dica professore.>>
<< Ricordo bene che Edward a dicembre deve sottoporsi ad un intervento?>>
Feci segno di sì.
<< Se non sono troppo invadente, potrei sapere quando? Vorrei potergli augurare buona fortuna e magari, se non è troppo disturbo, dopo l’intervento fargli visita.>>
<< Penso che a Edward farà piacere, verrà ricoverato il dodici dicembre e il giorno dopo sarà operato.>>
<< Grazie signorina Swan, mi saluti Edward e ancora tanti complimenti per il suo successo.>>
 
 
EDWARD
 
Seguii il suo consiglio, ero veramente a pezzi, presi il tramadolo e mi distesi.
Non avevo fatto alcun accenno a Bella ma al rientro da New York ero arrivato alla massima dose consigliata.
Avevo chiamato Lys, che mi aveva autorizzato, raccomandandomi di fare un emogas ogni settimana; il trenta quando andai al controllo, mi aveva anche tarato la dose del farmaco per l’acidosi.
Diciamo che mi stavo trascinando faticosamente verso il tredici dicembre, portando il mio fisico proprio allo stremo, ma ormai ero al rush finale.
Guardai dalla finestra, cercando di allontanare da me l’ansia.
 
 
Provai a ripassare qualche testo per l’esame di domani, ma non riuscivo proprio a concentrarmi.
Richiusi gli occhi e dopo qualche minuto mi assopii lievemente, sentii una carezza sulla mia guancia e aprii gli occhi, la mia Bella mi guardava sorridendo:
<< Tesoro sei già qui.>>
<< Ti sei addormentato sono passate più di due ore da quando ci siamo lasciati, eri proprio stanco.>> << Com’è andata la prova?>>
Mi mostrò il plico con la ricerca e vidi la A, l’abbracciai:
<< Bravissima! Tanti sacrifici ricompensati, sono così felice.>>
<< Il professor Long mi ha chiesto dell’intervento, se ne è ricordato, ha detto che vorrebbe vederti, mi sono permessa di dirgli il giorno in cui sarai ricoverato e quando farai dell’intervento, spero di non aver sbagliato.>>
<< Figurati hai fatto benissimo. >>
<< Te la senti di andare dai ragazzi?>>.
<< Ma certo abbiamo due A da festeggiare, ma un giro lo pago io e uno lo pagherai tu.>>
Mi aiutò ad alzarmi, non riuscii a trattenere un gemito.
<< Amore mio, va così male? Ti prego torniamo a casa.>>
<< No ora passa.>>, l’abbracciai, avevo bisogno di sentire il suo calore, il suo profumo era rigenerante, le dissi, << resta con me stanotte? Mi merito un premio?>>
Lei sorrise:
<< Ti ricordo che domani mattina ci sono esami.>>
<< Sì ma non prima delle dieci.>>
<< A casa mia c’è mio padre, a casa tua non se ne parla nemmeno.>>
<< Ascolta un compromesso, avverto casa che siamo insieme e restiamo al cottage.>>
<< Edward non so …>>
<< Ti prego accontentami.>>, le avevo preso le mani.
Annuì sorridendo.
Arrivati all’Illusion, trovammo la compagnia già un po’ su di giri, anch’io ero euforico e pian piano mi rilassai completamente e il forte dolore alla schiena sparì.
Passammo una gran serata, li guardavo allegri intorno a me, in tutti questi anni avevo condiviso con loro momenti spensierati e critici, adesso stavano vivendo i miei successi ed ero sicuro che li avrei avuto accanto anche nel momento più importante e difficile della mia vita.
<< A che pensi?>>,  mi chiese Jasper.
<< A voi.>>
<< In che senso?>>.
<< A quanto siete importanti per me.>>
<< Ohi ohi! Pensieri tormentati? >>.
<< No per niente, anzi. Non mi avete mai abbandonato, anche quando ero veramente insopportabile, quando era veramente difficile starmi vicino.>>
<< Ti sbagli Edward non c’è stato un solo momento in cui abbiamo pensato che il tuo cattivo umore, la tua voglia di isolarti o il tuo egoismo non avessero una giustificazione.  E la prossima settimana saremo con te e staremo vicino a Bella. Quello scricciolo è un po’ stanca.>>, indicò Bella distesa accanto ad Alice.
<< Mi dispiace tanto, dal nostro ritorno da New York, sono stato insopportabile, preoccupato di fallire, ho scaricato la mia tensione principalmente su di lei, ho aggiunto alla sua fatica per preparare gli esami, anche il mio stress emotivo completamente irrazionale.>>
<< Visto che te ne rendi conto, quando sei in difficoltà, quando pensi di essere un troppo pesante, chiedi aiuto a noi subito, ad Alice o a Angela. >>
<< Edward.>>, si avvicinò Bella sbadigliando, << andiamo, sono proprio arrivata.>>
<< A domani Jasper salutami gli altri, sfuggiamo a eventuali sabbie mobili che ci tratterrebbero ancora qui.>>
<< Sicuro a domani ragazzi.>>
Arrivammo al cottage, il letto che avevano messo, prima dell’arrivo di Rosalie era rimasto lì, nonostante non fosse stato usato, accendemmo il riscaldamento e ci infilammo sotto le coperte, ci guardammo e la meravigliosa scintilla che scoccava libera non appena eravamo in contatto, non si fece attendere.
Mi sussurrò:
<< Non avrai mai nessun’altra Edward Cullen.>>
L’abbracciai, la necessità che fosse incollata a me era così forte:
<< Nessun’altra donna potrà prendere il tuo posto nella mia vita, anche se dovessi stancarti di me, anche se dovessi lasciarmi.>>
<< Perché riesci a dirmi cose che mi lasciano senza fiato e poi aggiungi sempre considerazioni assurde che fanno male.>>
<< Perché sono razionale, potrebbe anche accadere che tu decidessi di andar via, potresti non a sopportare più questa vita.>>
<< Ma di che stai parlando? Io ti adoro Edward lo vuoi capire, sei diventato tutto per me, quello che tu senti per me, io lo ricambio completamente, niente potrebbe stancarmi o farmi fuggire, perché sono sedotta dal tuo essere così profondo, dolce, intenso, sento l’amore che provi  e so di essere così fortunata.
Comprendo le tue crisi e non lasciano strascichi nel nostro rapporto, non scalfiscono neanche un po’ l’amore che provo. Ti prego Edward basta con queste insicurezze.
Non c’è stata una persona che ci abbia visto insieme che abbia avuto anche un minimo dubbio sulla solidità del nostro rapporto, fondato su sentimenti forti, incrollabili.>>
Si mise sul mio petto, fece un sospirone, dopo qualche minuto riprese:
<< Edward dovrei sospendere la pillola, come faccio ogni anno, stavo pensando, se tu sei d’accordo di farlo questo mese.>>
<< Mi sembra saggio, non credo proprio che sarò in condizione di soddisfarti, almeno non completamente.>>
Mi baciò ancora, poi si mise di fianco a me, mi strinse, la sentivo ancora un po’ agitata, ma non le chiesi nulla, dopo un po’ il suo respiro si fece più leggero e si addormentò.
 
La sentii muoversi e accesi la luce:
<< Dove stai andando?>>.
<< Pensavo di dileguarmi, prima che qualcuno possa notare la mia presenza.>>
<< Ma che stupidaggine! Andiamo a casa mia a fare colazione.>>
<< No… no vado a casa.>>
<< Bella smettila.>>
<< Davvero lasciami andare, mi sistemo e vengo a prenderti.>>
<< Quanto credi possa sopportare ancora questo tuo riserbo nei confronti dei miei genitori.>>
<< Quanto più a lungo possibile, niente broncio.>>, mi baciò, << ce la fai a raggiungere casa o ti aiuto?>>.
<< Non mi serve il tuo aiuto, io voglio te!>>.
<< Non fare capricci a dopo.>>
Si vestì in fretta ed uscì, rimasi a fissare la porta seccato.
<< Sei solo?>>, chiese mia madre, vedendomi sulla porta.
<< Sì la mia fidanzata mi ha mollato ed è andata a casa.>>
<< Perché?>>.
<< Imbarazzo, Non riesco a convincerla che non  la giudichereste mai male. E’ irremovibile, speravo che dopo stasera si fosse un po’ ammorbidita ma niente.>>
<< Rispetta questa sua esigenza, avrà bisogno di più tempo. A dispetto di quel suo fare così disinvolto, Bella è timida, non farle fretta, quando sarà pronta deciderà spontaneamente di rimanere, senza che tu glielo chieda.>>
 
Mentre ero in bagno, sentii la porta aprirsi, decisi di restare dov’ero, in fondo ero ancora irritato con lei, volevo fare un po’ il sostenuto, continuai a farmi la barba.
 
 
<< Posso esserle utile signore?>>.
<< No, grazie faccio da me!>>
Mi guardò con gli occhi da cerbiatta, prese il rasoio e cominciò a passarmelo sul viso con garbo e decisione:
<< Ma che brava! Da piccola facevi pratica da un barbiere?>>.
Sorrise:
<< Facevo io la barba a Jacob, specialmente negli ultimi periodi, quando non aveva più la forza di farsela da solo, odiava avercela su viso, diceva di sentirsi sporco, sono davvero così brava?>>.
<< Molto, hai una mano ferma e delicata.>>
<< Ed io che pensavo che Jacob me lo dicesse solo per farmi piacere.>>
<< Donna d’infinite capacità, così dopo gli interventi, non mi ridurrò come Robinson Crusoe.>>
Mi guardava con l’espressione perplessa.
<< Hai presente dieci giorni senza potersi muovere da un letto.>>, risi.
Mi fece una carezza e continuò, poi mi ripulì la faccia dai residui di schiuma e si sedette a cavallo sulle mie gambe, prese il dopobarba e dolcemente lo distribuì sul mio viso.
<< Il signore è servito.>>
 
 
BELLA
 
Edward era stato grandioso aveva inanellato una serie di risultati positivi, che gli avevano dato entusiasmo per completare la sessione, ma il suo viso tradiva non solo la fatica, ma anche il dolori che dovevano affliggerlo. Avevo scelto di evitare di parlarne, non avrei migliorato la situazione e avrei solo acuito la tensione che già per lui era eccessiva.
Ormai eravamo a soli tre giorni dal ricovero e venerdì mattina presto ci recammo al Cedars, doveva sottoporsi ad una procedura per purificare il sangue, la plasmaferesi.
Entrammo in ematologia, sempre accompagnati da suo padre e lì mi presi l’ennesimo pugno dritto nello stomaco.
Nella sala c’erano una fila di poltrone  con accanto i macchinari per la plasmaferesi.
Istintivamente mi fermai sulla porta, Edward alzò lo sguardo verso di me, guardò poi la sala, prese un respiro e disse:
<< Non occorre che tu mi stia qui per tutto il tempo.>>
<< Come?>>
<< Vai a casa, mi riporterà mio padre quando avrò finito.>>
<< Perché? Non mi vuoi?>>
<< Bella non sono stupido, vai a casa ora, non serve che tu stia qui tre ore a disagio. Non avrò bisogno di nulla.>>
<< Hai bisogno di me.>>, mi abbassai sorridendo e mormorai, << hai bisogno delle mie carezze, della mia voce e soprattutto del mio odore.>>
Sorrise, lo accompagnai alla poltrona che gli indicava l’infermiera si alzò, fece qualche passo, aveva ancora un viso serio e mi scrutava.
<< Edward è una procedura lunga e noiosa ma semplice.>>, cominciò suo padre, << mettiti comodo, cogli l’occasione per riposarti, hai un viso distrutto.>>
<< Riposarmi, questo sì che è ambiente rilassante.>>
<< Dottore non ha speranze, siamo nei suoi famosi cinque minuti negativi ed ipercritici. >> sorrisi, lo guardai, ma lui continuava a fissare la stanza con aria scettica.
L’infermiera portò indietro lo schienale, lui poggiò il braccio disteso, gli mise il laccio emostatico e mentre lui la fissava attenta, gli inserì un ago piuttosto spesso, si contrasse lievemente e poi riprese a seguire ogni singolo movimento della donna.
<< Signor Cullen ci chiami per qualsiasi bisogno. >>, disse,  << ci vorranno circa tre ore per terminare la terapia, verrò a controllarla di tanto in tanto.>>
Lui annuì continuando a fissare il suo sangue che passava dentro il tubicino sospeso e arrivava allo strumento.
<< Pensi di continuare a seguire il percorso del tuo sangue che va a depurarsi o potresti concentrarti su di me adesso?>>
Distolse lo sguardo così velato di malinconia, da farmi rabbrividire:
<< Edward tesoro, serve solo per affrontare meglio l’intervento. Non è nulla.>>, gli carezzai la fronte scostandogli i capelli e poggiai la mia bocca sulla sua. Gli sfiorai le labbra, mormorò:
<< Ormai tutto comincia a farmi paura.>>
<< Non devi, andrà tutto bene, credimi. >>



Chiuse gli occhi ed io continuai a carezzarlo e baciarlo per tutto il tempo.
Impallidiva a vista d’occhio e ogni tanto si passava la mano sulle labbra.
Io guardavo il suo sangue passare dal catetere e raggiungere la macchina, trattenevo dei sospiri, rallentavo la miriade di pensieri che si stavano affollando nella mente.
Avevo sempre assistito Jacob per i cicli di chemio, gelosa e possessiva com’ero, non permettevo a mia madre di farlo. Erano momenti che dovevo vivere con lui. Gli leggevo dei libri, guardavamo foto, ci dividevamo gli auricolari mentre ascoltavo i suoi pezzi preferiti, mi sorrideva sempre e mi rassicurava.
Ma questa era tutt’altra storia… era diverso, non si sarebbe trasformata in un dramma, non l’avrei permesso.
<< Dove te ne sei andata mia Bella?>>, disse d’un tratto.
<< Eh?>>, risposi riprendendo contatto con la realtà.
<< Dentro a quali ricordi stavi vagando? … Come se non lo sapessi… mi chiedo come farai a sopportare l’attesa fuori dalla sala operatoria e poi assistermi in ospedale, chissà come mi ridurrò… non voglio neanche pensare a cosa potrà accadere dopo.>>
Parlava senza guardarmi, fissando un punto lontano fuori dalla finestra.
<< Non accadrà proprio nulla che non sia previsto, sarà un momento sia pure duro e difficile, ma sarà  temporaneo e devi crederci, così come lo credo io, con la stessa forza!
Non ti mollerò un istante Cullen! Non ti permetterò di abbassare la guardia e pensare che tutto ciò che desideri tu non possa ottenerlo. Guardami… Edward lo sguardo su di me, sono qui e in qualsiasi  momento tu ne avrai bisogno ci sarò… non ti lascerò mai… hai capito mai!>>.
Aspettai, mi guardò sorrise, mi prese il mento, mi avvicinai e lo baciai con dolcezza, assaporando le sue labbra, sentendolo il suo profumo e il calore della sua mano.
 Finita la terapia, l’infermiera lo invitò a rimanere un po’ disteso. Poco dopo il dottor Cullen, entrò con un bicchiere di tè.
<< Bevilo e resta disteso ancora un po’.>>
<< Ho un po’ di nausea, potrei evitare la brodaglia.>>
<< Prendilo e non lamentarti.>>
Guardò suo padre sconsolato e finì di sorseggiare il tè, poi si alzò, barcollò, lo sorreggemmo e lo aiutammo a sedersi quindi uscimmo.
Nonostante avesse riposato tutta la notte, si svegliò di umore pessimo, non volle che lo accompagnassi al controllo, ma tornò a pranzo più sorridente e sollevato.
Quindi partirono i due giorni di festeggiamenti organizzati da Emmett e Alice, per la fine degli esami, avevano pianificato un vero e proprio programma che alternava serate fuori in giro per locali e feste, con riunioni in casa, con cibo e alcol a go-go.
Furono giorni davvero divertenti, Edward non si volle perdere niente, diceva che meritavamo di goderci momenti spensierati, scacciare la fatica degli esami e non permettere alla preoccupazione legata all’intervento di affollargli la mente.
 
<< Bella è un po’ che ci penso vorrei chiederti un favore.>>, mi disse, << e da settembre che non fai altro che fotografarmi in ogni occasione, vorrei che non smettessi neanche quando sarò in ospedale.>>
Lo guardai esitante.
 
 
<< Non dico di immortalarmi quando uscirò dalla sala operatoria, avrei il gusto dell’orrido.>>, rise,
<< ma vorrei che facessi delle foto anche quando resterò ricoverato, saremo insieme, vorrei poter ricordare tutto il tempo che vivo con te.>>
Ero sempre più perplessa.
<< Bella ricordi!… Voglio avere ricordi di tutto quello che faccio con te e che tu fai e farai per me, ti prego non dimenticarlo.>>
<< Come vuoi!>>
 
Sabato sera dopo cena, ci fermammo con i suoi genitori in salotto, era palpabile come Edward sentisse il bisogno del calore e delle rassicurazioni di tutti i suoi cari, voleva essere tenuto a riparo dalle paure che cominciavano a prenderlo. Mostrava senza pudore, quel lato che mi aveva conquistato, quella tenerezza e fragilità che era il tratto dominante del suo carattere.
Squillò il telefono, rispose Esme:
<< Ciao tesoro. Sì siamo tutti a casa, te lo passo.  Edward è Rosalie.>>
<< Ehi bionda.>>
<< Ciao mostro!>>, rispose
<< Mostro?>>.
<< Una matricola di UCLA che porta i tuoi voti è un mostro.>>
<< Preferirei genio, sarebbe più carino, mi renderebbe maggiormente giustizia.>>, rise
<< Vada per genio, so che i tuoi amici hanno organizzato tre giorni di festeggiamenti.>>
<< Mi sono divertito veramente tanto, adesso sono un po’ uno straccio, ma è stato grande… chissà quando mi ricapita un’occasione simile.>>
<< Presto e non basteranno tre giorni di festeggiamenti, ci vorrà almeno una settimana.>>
<< Vedremo.>>
<< Cos’è questo tono dimesso, ti voglio combattente. Guarda che domani arrivo e non ti permetterò nessun cedimento.>>
<< Rosalie ascolta, sei ancora tanto impegnata...>>
<< Edward non sprecare il fiato, a pranzo sarò a Los Angeles.>>
<< Ok mando qualcuno a prenderti? Ben o Emmett?>>
<< Non occorre verrà un mio amico, ci vedremo al Cedars. So già che sarà difficile, ma vedi di riposare stanotte, chiedi a Bella di coccolarti più del solito, così arriverai sicuramente più disteso.>> Edward rise e rispose:
<< Non so se riuscirò a convincerla, ultimamente lesina smancerie e gesti affettuosi, dice che sono troppo viziato.>>
Gli diedi una pacca:
<< Vedi mi sta picchiando. Basta… basta!>>.
<< Buffone.>>, gli gridai.
<< Seguo il tuo consiglio e vado a ninna, ti ripasso la mamma, ci vediamo domani, un bacio.>>
Lo accompagnai nella sua stanza, vidi un piccolo trolley vicino al letto:
<< Già pronto?>>
<< Ci ha pensato Liv, avevo un certo fastidio a prepararmela.>>
Andò in bagno, io rimasi a fissare un punto fuori dalla finestra, si era alzato un vento molto forte che scuoteva le fronde degli alberi, mi voltai e lo vidi in piedi vicino al letto si stava spogliando, mi avvicinai a lui e lo aiutai, mi cinse i fianchi e mi baciò:
<< Come ti vorrei adesso.>>, mi disse.
Lo baciai ancora, poi lo accompagnai sul letto e mi distesi su di lui, era stretto a me, ansimava, mentre mi carezzava il seno:
<< Edward amore.>>
<< Lo so, ma voglio sentirti ancora, voglio il tuo odore su di me, Bella ho bisogno di te.>>
<< Resterò qui finchè non ti addormenterai e domani sarò accanto a te prima che apra gli occhi, promesso.>>
<< Vedrò di accontentarmi.>>
Poggiò la testa sul mio petto, cominciai a lisciargli i capelli e dopo poco dormiva, rimasi ancora un’ora immobile a stringerlo, quando fui certa che fosse profondamente addormentato, scesi piano dal letto ed uscii.
Nel salone trovai il dottor Cullen intento a leggere:
<< Si è fatto tardi, posso accompagnarti?>>, mi chiese.
<< Grazie dottore volentieri.>>
Ci avviammo, lo guardai e sorrisi dicendo:
<< In questo momento ha la stessa espressione di suo figlio quando cerca l’occasione per parlare … se posso permettermi di usare quest’espressione “Vuoti il sacco!”>>, e ridemmo insieme.
<< Lunedì sarà una prova difficile per lui, sono sereno che è in buone  mani, ma so già che sarà molto duro. Innanzitutto ho paura per l’anestesia e il tempo dell’intervento, Lys mi ha rassicurato, ma temo per la miastenia, spero non si aggravi.
Poi ci sarà l’impatto con il post operatorio, sarà intubato e potrebbe essere necessario che ci resti per ventiquattro o addirittura quarantotto ore, quindi passerà in rianimazione quel tempo isolato con una sola persona accanto.>>,  si passò la mano sulla fronte come se scacciasse un pensiero, << in quella situazione potrebbe reagire male.>>
<< Non sa nulla?>>.
<< Burton gli ha accennato a qualcosa nella visita anestesiologica, non so cosa gli è rimasto in mente. Spero che tutto fili liscio, altrimenti fronteggerò la situazione all’istante.>>
<< Fronteggeremo dottor Cullen, lei dovrà garantirmi che io possa restare sempre con lui, non riuscirei a sopportare di guardarlo con un vetro in  mezzo a dividerci.>>
<< Non ci saranno problemi… ma pensi di farcela, sai restare in rianimazione non è facile da sopportare.>>
<< Purtroppo so cosa vuol dire, potrò esserle di grande aiuto nel caso in cui Edward sia nella situazione meno agevole di quelle che lei ha prospettato.>>
Arrivati dinanzi al cancello, mi prese le mani:
<< Grazie Bella, per tutto quello che hai fatto e che farai, Edward non avrebbe mai affrontato tutto questo senza il tuo appoggio e avrebbe vissuto una vita che non voleva o peggio ancora avrebbe finito con lo spegnersi lentamente. Avrei perso un altro mio figlio e sarebbe stata principalmente colpa mia.>>
<< Edward è più deciso e sicuro che mai, il fatto di avere tutti voi dalla sua parte, gli darà l’energia e la motivazione necessaria per superare tutto quanto.>>
Mi aveva abbracciato, lo sentivo piangere e allora anch’io non riuscii a trattenermi.
 
  
 
 
La giornata è passata… strascichi? Non so forse… ma riaprire un vaso e permettere di uscire le sensazioni di vuoto, tristezza e sgomento per l’enorme quantità di tempo che è realmente passato (sei anni) e contemporaneamente quella fastidiosa sensazione che quest’avvenimento tragico sia accaduto, forse l’altro ieri. reazioni un pò schizofreniche.
Sfogo psicanalitico a parte… ho cominciato a subire la tensione di questo capitolo qualche giorno fa quando ho inviato a Lalayasha la descrizione del disegno, poi l’ho accumulata quando ce lo avuto sul video ed era proprio come l’avevo visto nella mia immaginazione (somiglianza al nostro edward un po’ sottotono, parole dette dall’autrice ossia lalayasha in persona), la tensione è sfogata a causa della coincidenza con questo allucinante anniversario, che dopo sei anni sarebbe dovuto essere più sopportabile, ma che invece quest’anno ha avuto una connotazione se era possibile anche più pesante.
Torniamo al livello di tensione emotiva dei miei personaggi, cresce esponenzialmente via via che ci avviciniamo e mi sembra prevedibile.
Tensione che inizia con la paura di fallire gli esami, che passa con la frustrazione di Edward per la riservatezza di Bella, e ancora gli esami, il dolore e il controllo del dolore con i farmaci saliti alla  soglia massima, la necessità di avere ricordi, anche visivi e di un momento che sarebbe meglio invece che mantenere vivido dobrebbe sfuocarsi, alleggerirsi,la plasmaferesi, pratica medica che personalmente mi impressiona molto, insomma un capitolo che corre sul filo della tensione, sia pure senza episodi eclatanti, che a me è pesato molto… ma fondamentalmente io so che non c’entra la storia, non c’entrano Edward e Bella,ma sono io che nonostante l’età e l’esperienza non riesco a controllare con regolarità e tenacia il mio personale livello di tensione.
A lunedì baci grandissimi.
 
P.s. grazie per le meravigliose, intense, interessanti e profonde recensioni fatte per il capitolo precedente, è stato un vero piacere rispondervi.

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Capitolo 24
*** Oltre il muro ***


Tratto dal ventitreesimo capitolo:

Nel salone trovai il dottor Cullen intento a leggere:
<< Si è fatto tardi, posso accompagnarti?>>, mi chiese.
<< Grazie dottore volentieri.>>
Ci avviammo, lo guardai e sorrisi dicendo:
<< In questo momento ha la stessa espressione di suo figlio quando cerca l’occasione per parlare … se posso permettermi di usare quest’espressione “Vuoti il sacco!”>>, e ridemmo insieme.
<< Lunedì sarà una prova difficile per lui, sono sereno che è in buone  mani, ma so già che sarà molto duro. Innanzitutto ho paura per l’anestesia e il tempo dell’intervento, Lys mi ha rassicurato, ma temo per la miastenia, spero non si aggravi.
Poi ci sarà l’impatto con il post operatorio, sarà intubato e potrebbe essere necessario che ci resti per ventiquattro o addirittura quarantotto ore, quindi passerà in rianimazione quel tempo isolato con una sola persona accanto.>>,  si passò la mano sulla fronte come se scacciasse un pensiero, << in quella situazione potrebbe reagire male.>>
<< Non sa nulla?>>.
<< Burton gli ha accennato a qualcosa nella visita anestesiologica, non so cosa gli è rimasto in mente.  
Spero che tutto fili liscio, altrimenti fronteggerò la situazione all’istante.>>
<< Fronteggeremo dottor Cullen, lei dovrà garantirmi che io possa restare sempre con lui, non riuscirei a sopportare di guardarlo 
con un vetro in  mezzo a dividerci.>>
<< Non ci saranno problemi… ma pensi di farcela, sai restare in rianimazione non è facile da sopportare.>>
<< Purtroppo so cosa vuol dire, potrò esserle di grande aiuto nel caso in cui Edward sia nella situazione meno agevole di quelle che lei ha prospettato.>>
Arrivati dinanzi al cancello, mi prese le mani:
<< Grazie Bella, per tutto quello che hai fatto e che farai, Edward non avrebbe mai affrontato tutto questo senza il tuo appoggio e avrebbe vissuto una vita che non voleva o 
peggio ancora avrebbe finito con lo spegnersi lentamente. 
Avrei perso un altro mio figlio e sarebbe stata principalmente colpa mia.>>
<< Edward è più deciso e sicuro che mai, il fatto di avere tutti voi dalla sua parte, gli darà l’energia e la motivazione necessaria 
per superare tutto quanto.>>
Mi aveva abbracciato, lo sentivo piangere e allora 
anch’io non riuscii a trattenermi.
 
 
 
 

Capitolo 24

 

Oltre il muro

EDWARD  
 
<< Buongiorno.>>, mi passai la mano sul viso e quindi sui capelli, senza forma.
<< Ho mantenuto la promessa eccomi qui al tuo risveglio, sei riuscito a dormire?>>.
<< Sì, ero stordito da un profumo celestiale.>>
<< Addirittura.>>
<< E tu? >>, le chiesi.
<< Abbastanza per essere ben presente qui adesso.>>
Le carezzai il viso, lei piegò la testa e chiuse gli occhi, l’avvicinai alle mie labbra e le diedi un bacio lieve, le sussurrai:
<< Ti amo, hai idea quanto riesci a farmi felice.>>
 
 
Sentimmo bussare, era mia madre:
<< Ragazzi buongiorno. >>
<< Mamma, dieci minuti e sarò pronto.>>
<< Papà è già in ospedale, Bella andiamo con la tua auto?>>.
Lei annuì.
<< Hai fatto una precisazione inutile, non riusciresti a varcare il cancello con un’auto, sei tesa come una corda.>>, mi misi a  ridere.
<< Non canzonarmi e poi non è vero che sono così nervosa.>>
<< No… non lo sei, sto bene davvero e dammi un bacio.>>
Ubbidì e sorrise. Che tenera la mia emotiva ed ipersensibile mamma.
Mio padre mi accolse al reparto, anche sul suo viso leggevo la tensione, lo abbracciai e gli dissi:
<< Non dovreste essere voi a farmi coraggio? E invece tranne questa piccoletta bruna qui accanto a me, voi tutti comunicate solo segni di allarme, persino Mark e Liv stamattina avevano una faccia da funerale.>>
Risi nervosamente, mio padre disse:
<< Se io avessi dimostrato anche solo cinque anni fa, un briciolo di razionalità in più, avresti già affrontato tutto questo. Ancor oggi sono troppo coinvolto e poco sensato in questo frangente. Andiamo Trevor ti aspetta in camera. >>
<< Ciao Edward.>>, disse Lys porgendomi la mano, << iniziamo subito gli accertamenti pre operatori, mentre nel pomeriggio ti lascerò tranquillo, ci vedremo più tardi, Carlisle.>>
<< Verrò nel tuo studio per vedere i risultati degli esami?>>, disse mio padre .
<< Preferirei che ne parlaste davanti a me.>>, dissi.
<< Ok ci vediamo qui verso mezzogiorno, ah … Edward la terapia del dolore oggi verrà sospesa, falserebbe le analisi. Un’ultima cosa, se per te va bene vorremmo  fotografare e filmare le varie fasi dell’intervento, ma occorre il tuo consenso scritto.>>
<< Mi faccia avere i documenti e li firmerò.>>
Lys, mia madre e mio padre uscirono, l’infermiera mi lasciò un ridicolo camice bianco aperto sulle spalle, che detestai all’istante.
<< Vieni ti aiuto.>>, la mia Bella sorrideva guardandomi.
<< Cosa ci sarà di divertente?>>.
<< Quest’apertura posteriore del camice, mi fa venire alcune idee originali. Come devi essere sexy con quel meraviglioso sedere a vista.>>
<< Oh sì troppo sexy.>>
Entrarono due infermieri, una donna spingeva un carrello mentre l’altro la macchina per l’elettrocardiogramma, Bella fece per uscire, ma la ragazza disse:
<< Il dottor Lys ci ha raccomandato di farla restare anche durante i nostri interventi.>>
Si risedette accanto a letto, dopo avermi misurato la pressione e la temperatura e aver riempito tre provette con il mio sangue, l’infermiere mi sollevò il camice e pose gli elettrodi sul torace, sui polsi e sulle caviglie. Mi sentivo un po’ imbarazzato dinanzi a Bella, ma lei mi diede un bacio in fronte e sottovoce mi disse:
<< Tranquillo mio caro o falserai l’esame, io sto bene, ma se ti crea disagio esco.>>
Feci segno di no, si risedette accanto al letto.
Quindi vennero a prendermi per una visita:
<< Vado all’incontro con Burton. >>, le dissi, << mi raccomando frena il tuo desiderio di fuggire da qui mentre non ci sono, prometto di tornare subito.>>
<< Sai bene che sono praticamente incatenata.>>
Mi misi a ridere:
<< Non vedo catene qui.>>
<< Allora non sei abbastanza attento.>>
Feci tutto in mezz’ora e rientrai in camera, Bella stava leggendo, ripose il libro nello zaino e si alzò:
<< Sbrigativo e quasi indolore.>>
<< Quasi? La schiena fa male?>>
<< Un po’.>>
<< E adesso come impegniamo la restante parte della mattinata?>>, chiesi con uno sguardo malizioso.
<< Cullen smettila, ho portato il computer potremmo stare un po’ su internet se vuoi, vediamo chi troviamo dei nostri amici in chat.>>
Si sedette sul letto accanto a me, mi strinsi a lei e poggiai il mio viso sul suo petto, accese il notebook, non appena entrammo in chat, tutti trillarono e cominciò una delirante conversazione a più voci, dove le stupidaggini si sprecavano, ma che rendeva leggera l’attesa dei risultati.
Improvvisamente arrivò una chiamata su Skype e apparve il viso sorridente di Emily:
<< Ciao.>>, disse Bella, << e tu che ci fai a quest’ora dinanzi al computer?>>.
<< Pensavi che ci saremmo dimenticati che giorno è oggi. Ciao Edward, siamo tutti qui.>>, alle sue spalle comparirono le facce degli altri, tutti si sbracciavano, sorridendo, chiamando ora me, ora Bella. Poi fu la volta di Sam:
<< Ti dico solo sii forte e tu piccola sta tranquilla, vi pensiamo tanto, vi siamo vicini.>>
Ripresero le urla e gli inviti, il viso sorridente di Seth venne fuori alle spalle di Sam:
<< La prossima volta ti faremo andare via da una nostra festa in ginocchio, California!>>
<< Lo vedremo.>>, risposi.
Leah mi mandò un bacio:
<< Fratellino fa il bravo.>>
<< Più che bravo, sarò straordinario.>>
Ero emozionato, non riuscivo più a parlare, Bella continuava a stringermi e sorridere, Sam concluse:
<< Per oggi vi lasciamo, ma Bella domani chiamaci appena puoi, non dimenticarlo.>>
Disconnesso il contatto con Skype, riprendemmo a chattare con i nostri amici, Jasper, Alice e Angela chiesero se potevano venire in ospedale, dissi loro di sbrigarsi, perché mi sentivo già trascurato, a breve sarebbe arrivato il dottor Lys, controllammo le nostre poste elettroniche e l’account dell’università, guardammo soddisfatti i voti delle materie già caricati nel nostro libretto elettronico. Dissi ad Bella:
<< Ora che guardo i voti dei miei esami, mi sento ancora più stupido, mi sono auto inflitto un livello di tensione eccessivo e l’ho contagiato anche a te.>>
<< Sapevo che avresti fatto bene, poi devo dire che il saggio di Watson è stato veramente una vera benedizione.>>
<< Devo imparare ad avere più fiducia, sono sempre troppo catastrofico.>>
<< Io sfiderei chiunque nella tua situazione a non essere sfiduciato nei confronti degli esiti di prove o esami, ma devi ricordare sempre che hai davvero capacità e risorse fantastiche, devi canalizzarle e sfruttarle al meglio.>>
Spegnemmo il notebook e mi rimisi sul suo petto, chiusi gli occhi, le sue mani continuavano a giocare con i miei capelli, ero completamente disteso.
Sentii bussare lievemente, sobbalzai ma non aprii gli occhi, quando sentii una mano sulla fronte mi voltai, era Rosalie, mi sollevai verso di lei:
<< Tesoro!>>, mi baciò.
<< Non ti aspettavo così presto, Dio quanto sei bella!>>.
 Aveva un abito bianco, era una nuvola di capelli biondi.
<< Vengo direttamente da un briefing con il mio staff, sono saltata su un taxi e sono riuscita ad entrare nel gate per un pelo!>>.
<< E’ inutile che commenti questa tua fretta di arrivare, vero?>>, dissi.
<< Già, come si senti? >>.
<< Non mi sembra l’ora di cominciare.>>
Si riaprì la porta entrarono mio padre e mia madre insieme con il dottor Lys:
<< Rosalie!>>, mia madre le andò incontro, << perché non hai chiamato dall’aeroporto?>>.
<< Ho fatto tutto con tempi strettissimi, ciao papà.>>, salutò e porse la mano al dottore, << piacere Rosalie Cullen.>>
<< Lys piacere mio.  Edward ho i risultati, in questa settimana hai fatto gli straordinari, dì la verità?>>,
<< Sono così terribili?>>, chiesi.
<< Un po’ sotto la norma, adesso l’infermiera verrà a metterti una flebo, cercheremo di abbassare quanto più possibile l’acidosi, non occorre che ti allarmi, per domani sarai pronto, avrai solo il fastidio di avere inserito il catetere delle flebo con qualche ora di anticipo, la plasmaferesi ha portato grandi benefici, quindi vediamo il bicchiere più che mezzo pieno ok?>>.
<< Certo.>>, feci un respiro, Bella riprese a carezzarmi, chiusi gli occhi.
<< Adesso fai un buon pranzo e possibilmente anche una sostanziosa cena, poi riposo, se non riesci a prendere sonno, fammelo sapere ti darò qualcosa. Edward posso stare tranquillo?>>.
<< Sì dottore davvero, ormai al punto in cui siamo non si può certo tornare indietro.>>
Il dottore uscì, sorrisi:
<< Non guardatemi in questo modo sto bene.>>
<< Sono così orgogliosa di te.>>, esclamò Rosalie, << hai fatto benissimo all’università, anche se io non avevo dubbi.>>
<< Bella hai portato la macchina fotografica?>>.
Fece segno di sì, la prese dallo zaino, allora dissi:
<< Rosalie puoi farci una foto e poi ne vorrei una con te e la mamma e papà.>>
Mio padre si congedò e rientrò in reparto, mia mamma si sedette accanto a Rosalie, dopo qualche minuto entrò l’infermiera, uscirono tutti, mi mise il laccio emostatico e mi inserì la cannula in vena, chiusi gli occhi, mi collegò la flebo ed uscì.

La porta non fece a tempo a richiudersi e Bella rientrò:
<< Tua mamma e Rosalie sono un attimo fuori a prendere un caffè.>>, gettò uno sguardo alla flebo, si risedette sul letto e cominciò a baciarmi i capelli.
<< Sei sicura che per te non sia troppo duro tutto questo?>>, le dissi.
<< Ancora con questa storia.>>
<< Ti capisco al volo ormai, vedere questo non ti fa bene.>>, sollevai la mano con la cannula.
<< Sono solo dispiaciuta per te e questo è l’unico posto in cui voglio stare.>>
La flebo terminò dopo appena mezz’ora, Bella la chiuse, io la guardai, lei alzò le spalle sorridendo, Rosalie e mia madre rientrarono, allora dissi:
<< Rosalie accompagni Bella a mangiare qualcosa?>>.
<< Non ho fame.>>
<< Ascolta facciamo un patto subito,>> dissi con tono serio, << tu dovrai avere cura di te stessa o mi costringerai a mandarti via e sai che lo farò, non ammetto discussioni Bella. Non posso permettermi di stare in ansia. perché ti trascuri.>>
 
 
ROSALIE
 
<< Possiamo parlare un po’?>>, le dissi prendendole la mano, mentre l’accompagnavo verso la caffetteria, << capisco cosa voglia dire per te, restare accanto a mio fratello adesso… aspetta non interrompermi… lo so che sei forte, che lo ami e gli starai accanto giorno e notte, ma considera che io sono qui, non tornerò a Miami se non dopo che Edward verrà dimesso e se lo ritenessi opportuno potrei restare anche dopo; quindi piuttosto che consumare energie nervose per affrontare ricordi dolorosi, promettimi che, nel momento in cui ti sentirai senza forze, magari sopraffatta dal dispiacere o se solo tu fossi stanca fisicamente, mi chiedessi aiuto, potrei sostenerti ed così aiutare Edward, senza che questo generi delle crisi.>>
<< Sarei stupida a negare che vivo un certo disagio a restare in ospedale, in questa situazione, ma non avrò crolli emotivi.
Così com’è motivato Edward nell’affrontare questo mostro, anch’io affronterò le mie paure, i flashback che inevitabilmente mi verranno alla mente, comunque grazie se avrò bisogno di aiuto non esiterò a chiederti di sostituirmi, anche se tu avrai tua madre a cui pensare.>>
<< Lo so che è molto in ansia, proverò a parlarle stasera.  
Edward ce la farà, ne sono certa, potrà finalmente godersi la vita che desidera, potrà fare tutto ciò che gli stato negato in vent’anni, avrà un futuro roseo e pieno di soddisfazioni, avrà te accanto e sarà felice.>>
La guardai come se attendessi da parte sua, una conferma alle mie parole, si appoggiò alla mia spalla e rimase in silenzio, la sentii rabbrividire, continuai a tenerla stretta in un abbraccio.
La piccola, incrollabile Bella aveva paura e se lei, che era stata la consigliera e la promotrice della scelta di Edward, temeva che qualcosa potesse andare male, doveva essere a conoscenza di aspetti che io non potevo sapere, ma scacciai ogni pensiero negativo.
Niente doveva andare male e niente sarebbe andato male, era questo il giusto approccio, ripetei a voce alta:
<< Dio non permetterà che qualcosa vada storto, ha già sofferto abbastanza.>>, dissi.
<< Mi chiedo solo se Dio avrà il tempo di occuparsi di lui.>>
<< Bella... Ti prego.>>
<< Ho veramente paura, paura di perderlo.>>
<< Non devi neanche pensarlo, siete destinati a vivere insieme. Non cedere allo sconforto Bella, fallo per lui, siete talmente in sintonia che lui percepisce qualsiasi tuo cambiamento di umore, legge le tue espressioni, è ipersensibile ad ogni tua preoccupazione, emozione. Si aspetta che mia madre non possa essergli di aiuto, ma tu sei il suo appiglio sicuro, quindi piccola devi essere forte.>>
Si asciugò le lacrime, fece un ampio respiro ed entrò nel bagno, l’aspettai poi le passai le mani sulle sopracciglia, le diedi un bacio sulla fronte e la lasciai rientrare in camera da mio fratello.
Andai a cercare mia madre, avrei dovuto affrontare anche lei e cercare di anticipare qualsiasi spiacevole contrattempo, Edward doveva vivere quest’esperienza circondato da un’aurea di fiducia e positività.
 
 
EDWARD
 
Sapevo che era lì accanto a me, ne percepivo la presenza, il suo profumo, ma volevo restare in quel limbo di pace, dove il mio cervello era in folle, non dovevo fare i conti con la preoccupazione dei miei cari, cogliere un’espressione inquieta del mio amore, ma non riuscii più a fare a meno di ritrovare quei meravigliosi occhi scuri, intensi e avvincenti.
<< Ciao.>>, la sua voce suadente mi avvolse, le feci segno di avvicinarsi, la baciai e sulle sue labbra le dissi:
<< Ti amo, ti amo, ti amo.>>
Continuai a baciarla, a stringerle il viso, fissarla. Sarei rimasto in quello stato di grazia per sempre, perso in quel mare caldo, che scacciava ogni cattivo pensiero, era la miglior cura per i miei timori.
Rientrò l’infermiera, con un’altra sacca per le flebo:
<< Un’altra?>>, chiesi.
<< E’ la terapia completa.>>
 Bella riaprì il notebook:
<< Posso riguardare il mio libretto?>>, le chiesi.
<< Quante volte vorrai vederlo per crederci.>>
<< Non so, mi piace, mi fa sentire in gamba.>>
<< Lo sei veramente.>>
<< Nutro qualche dubbio.>>
<< Avremo la conferma nella prossima sessione di esami.>>
<< Credo che dovremo aspettare un po’ più di tempo per riuscire a dimostrare che sono così “geniale”.>>, risi.
<< Perché? Nulla potrà impedirti di preparare gli esami anche durante la convalescenza.>>
<< Avrò solo l’imbarazzo della scelta tra dirottare l’esigua quantità di energia sullo studio, sulla convalescenza dall’ennesimo intervento o sulla riabilitazione, sarà facile no?>>.
 
 
Ricominciai a fissare lo schermo. Bella non volle controbattere.
Sentimmo bussare e la stanza in un batter d’occhio si riempì di gente.
<< Ciao ragazzi! Come avete fatto ad entrare tutti insieme, ancora non è orario di visite?>>, dissi.
<< Grazie a me.>>, rispose mio padre sulla porta.
<< Questo trattamento diseguale, mi farà detestare dall’intero reparto.>>
<< Dai è stato un piccolo strappo alla regola. Come ti senti?>>.
<< Scocciato.>>, sollevai la mano con la flebo.
<< È la terapia necessaria, devi pazientare.>>
<< Pazientare sarà il verbo del mese.>>
<< Ragazzi mi raccomando non fatevi notare troppo.>>, disse, poi vide la macchina fotografica poggiata sull’armadietto, la prese e scattò delle foto, poi aggiunse, << un altro verbo del mese sarà  fotografare, mio figlio ha deciso di immortalare ogni suo momento con Bella, quindi siete avvertiti, potreste ritrovarvi in un album di Edward, nelle occasioni più insolite.>>
<< È questa che storia è?>>, chiese Emmett.
<< Mi è partita questa mania che c’è di male.>>, dissi.
<< C’è stato un periodo che quasi picchiavi tutti quelli che si permettevano di farti delle foto, dovevi essere estremamente distratto o ubriaco per riuscirti a fotografare.>>
<< Ho cambiato idea, adesso mi piace, posso cambiare idea quando voglio?>>, mi rivolsi verso Bella sorridendo.
Lei si fece da parte e Angela e Alice si sedettero sul letto, Jasper chiese a che ora sarebbe iniziato l’intervento, sarebbero stati tutti fuori dalla sala, mi confortava sapere che Bella avrebbe avuto tutti loro accanto e l’attesa sarebbe stata forse meno dura.
Finita la flebo, Bella la chiuse e si avvicinò al pulsante per la chiamata, la guardai scuotendo la testa, capì al volo. Con disinvoltura tolse la cannula dal catetere della mia  mano e spostò il supporto per la sacca.
<< Grazie amore.>>, le dissi, si chinò su di me e mi sfiorò le labbra.
Restarono fino ad ora di cena, poi quando l’infermiera entrò con il vassoio e fece una faccia sbalordita di trovare tutta questa gente in una stanza, piano piano si dileguarono uno alla volta, salutandoci e dandoci appuntamento a domani, Jasper fu l’ultimo ad uscire:
<< Se hai bisogno di qualsiasi cosa, anche stanotte, il mio cellulare è sempre acceso.>>
<< Grazie Jasper.>>, mi strinse.
<< Ehi amico a domani.>>, disse.
<< Ci vediamo oltre il muro.>>, gli risposi.
<< Oltre il muro.>>
<< Hai un’espressione felice.>>, disse Bella quando restammo soli.
<< Sono fantastici, anche quando eravamo più piccoli, riuscivano a venirmi sempre incontro, con una naturalezza e un trasporto proporzionato alle difficoltà che stavo vivendo, sembra che sappiano sempre come mi sento, posso dire che mi conoscono almeno quanto i miei genitori.>>
<< Wow mi sento tanto inadeguata.>>
<< Che sciocca! Con te è stato diverso. Ricordo come fosse ieri il giorno che sei entrata nella mia stanza, ti ho riconosciuta, eri quella giusta, quella che aspettavo da sempre, amore mio.>>
 
 
BELLA

Nel corso della giornata, mi ero tranquillizzata un po’, ero riuscita a reggere l’impatto con l’ospedale, certi gesti mi erano venuti naturali, Edward li aveva apprezzati, si era mantenuto sereno e ben disposto e ero riuscita a stargli accanto, senza tradire alcuna inquietudine.
A casa cenai e raccomandai a mia mamma, che voleva riaccompagnarmi da lui, di sfoderare quel suo sorriso luminoso e la sua parlantina senza freni. Era di questo che il mio amore aveva bisogno.
Mio padre aveva rimandato un viaggio di lavoro, l’avevo apprezzato molto, voleva esser presente per rispetto a Edward, ma anche per darmi un sostegno morale, in un momento che mi rievocava solo ricordi terribili.
Preparai un cambio, lo misi nello zaino, indossai una tuta, sicuramente più comoda per restare a dormire all’ospedale e andammo. Scortati da un infermiere entrammo nella stanza:
<< Signori. >>, disse, << vi ricordo che può restare solo una persona, per gli altri solo dieci minuti, grazie.>>
Edward stava vedendo la tv, spense e si tirò su, mia madre andò ad abbracciarlo, mio padre gli porse la mano e gli strinse le spalle.
<< Signor Swan la ringrazio davvero tanto per la gentilezza nei miei confronti, so che ha rimandato un suo impegno di lavoro.>>
<< Domani è un giorno importante per te e ma anche per mia figlia, il mio posto è qui accanto a voi.>>
Mio padre si era avvicinato e lo aveva attirato verso di sè, Edward aveva appoggiato la sua testa sulla sua spalla; mia madre tratteneva a stento dei lacrimoni che le imperlavano gli occhi.
Era una scena dolce ma anche molto toccante.
Ero fiera di mio padre, all’apparenza così distaccato, forse burbero, ma che era riuscito in un attimo a farmi sentire quanto mi amava e quanto era disposto a fare per me e per Edward, nonostante il riaffiorare di pensieri laceranti.
Poi mia madre si avvicinò ad Edward le carezzò dolcemente il volto, come non dimenticava mai di fare, lo baciò, prese per mano mio padre e senza dire una parola uscirono.
Io mi sedetti sul letto e restammo in silenzio.
<< Wow!>>, dissi, << Tuo padre riesce sempre a stendermi.>>
Io non riuscivo ad articolare una parola, ero come in trance, riprese: << E’ proprio vero che gli uomini riservati, nascondono quasi sempre qualcosa di straordinario! Bella… ci sei? Parlami amore.>>
Fu come se mi fossi ridestata, sorrisi e lo guardai:
<< Non c’è molto da dire, sono tanto, tanto felice!>>
 
Era l’alba quando mi svegliai, lui era ancora addormentato nell’identica posizione della sera prima, preso in un sonno molto profondo. Mi alzai piano, andai in bagno e mi sciacquai la faccia, curai la mia igiene personale e indossai jeans e maglietta.
<< Buongiorno amore mio.>>, lo baciai.
<< Già pronta, hai dormito vero?>>, mi chiese con ansia.
<< Tutta la notte, sono sveglia da una mezz’ora, giusto il tempo per prepararmi.>>
<< Aiutami ad alzarmi, devo fare la doccia. Swan non guardarmi così, in questo momento non so che darei per poterti portare dentro il box doccia con me.>> ci mettemmo a ridere.
Gli porsi le mani, si sollevò, lo strinsi e lo baciai, poi gli passai il braccio sul fianco, lui si appoggiò sulla mia spalla, lo condussi in bagno; entrò un’ infermiera, che stranita guardò verso il letto vuoto, poi appoggiò un camice azzurro sul letto, prese la cartella, scrisse qualcosa e disse:
<< Chiamate non appena il signor Cullen è pronto.>> ed uscì, mi sedetti sul letto ad attenderlo.
Quando si riaprì la porta, gli andai incontro, lui disse:
<< Sai mentre ero sotto la doccia, ci avrei ripensato, non è che potresti farmi evadere da qui adesso?>>, rise.
<< Cullen è un po’ tardi non credi, abbiamo dato il via alle montagne russe e adesso non possiamo  fermarle e perderci tutto il divertimento.>>
Lo accompagnai sul letto, chiamai l’infermiera che gli prese la temperatura, gli misurò la pressione, annotò tutto meticolosamente, lo aiutò a togliersi il camice che aveva e gli mise quello azzurro, poi uscì.
Proprio nello stesso istante arrivarono i signori Cullen e Rosalie, Edward sfoggiò il migliore dei suoi sorrisi.
Lo trovai coraggioso e ammirevole, si preoccupava dei suoi cari, si mostrava disteso per loro, mentre sarebbe stato giusto, in quel momento, che si lasciasse andare e pensasse solo a se stesso.
<< Ho dormito di sasso tutta la notte. >>, disse, << sono assolutamente tranquillo e non mi sembra l’ora di iniziare… pertanto Esme Cullen stai serena e sorridimi, altrimenti ti caccio!>>
Scoppiammo a ridere.
<< Ma io non ho proprio parlato.>>, disse sua madre.
<< Ricorda che il tuo viso parla per te.>>
Entrò il dottor Lys salutò, guardò la cartella e porse dei fogli a Edward, poi disse:
<< Carlisle, Edward è maggiorenne sai anche tu qual è la procedura.>>
<< Sì certo.>>, disse suo padre, << Dovresti firmare il consenso informato all’intervento, ma se la cosa ti disturba, posso farlo io in qualità di tuo delegato.>>
<< No papà firmo io, ho iniziato questa cosa e voglio prendermene ogni responsabilità.>>
Li lesse con attenzione, si soffermò su una parte precisa e quindi firmò.
<< Tra quanto devo prepararmi?>>
Lys guardò l’orologio e rispose:
<< Tra un’ ora circa, noi ci rivedremo in sala operatoria.>>, gli mise una mano sulla spalla e continuò, << sta sereno, tutto andrà come abbiamo previsto, hai fatto una scelta corretta, i tempi e i modi sono idonei, l’unica cosa di cui devi preoccuparti è tenere a bada l’ansia ingiustificata.>>
Non appena uscii, prese Rosalie per mano, le diede un bacio e disse:
<< Adesso prendi mamma ed uscite, ci vediamo al mio risveglio.>>
Diede un bacio anche a sua madre, non riuscivo a capire cosa stesse facendo, mi fece sedere accanto a lui, suo padre si sedette sulla sedia, lui aveva intuito di cosa volesse parlare.
Si era passata la mano tra i capelli e il suo viso si era fatto serio.
 
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<< Ho firmato per il non accanimento terapeutico e voglio che voi due l’abbiate chiaro!>>, trattenni il fiato, continuò, << e se le cose precipitassero voglio che doniate gli organi.>>
<< Edward… ti prego!>>, dissi.
<< Lasciami parlare, se dovesse accadere, tu papà dovrai prendere la situazione in pugno e a te Bella chiedo di non lasciarlo solo. Stop non c’è spazio per le discussioni, tanto so che tutto andrà a meraviglia.>>
Aprì le braccia, io e suo padre ci stringemmo a lui.
Quell’abbraccio era così forte, così saldo, senza un tremore, nonostante le terribili cose che ci aveva appena comunicato, lo sentivo sereno e questa calma mi pervase, poggiai la testa sulla sua spalla, poi il dottor Cullen, gli passò la mano tra i capelli ed uscì.
Io raggiunsi le sue labbra e cominciai a baciarlo, mentre gli ripetevo che l’amavo, più della mia stessa vita, che era l’unica fonte della mia felicità, unico oggetto del mio desiderio e lui non si allontanava dal mio viso, mi stringeva, mi passava le dita trai capelli e sulla schiena.
<< Se avessi più tempo, ti farei sentire quello che scatenano queste parole.>>, e rise, << tutto andrà bene, non farti film. Lo hai detto poc’anzi, immagina solo come sarà bello dopo, potrò fare tutto ciò che voglio, tutto ciò che desideriamo, senza ostacoli, senza fatica, senza che diventi un peso per te, solo questo è importante, amore mio… solo questo.>>
Mi strinsi al suo petto, silenziosa, lui continuò a baciarmi i capelli e la fronte, mi sentii rassicurata, amata, il suo profumo rimase tra le mie braccia, sui miei vestiti, mi avrebbe aiutato a sentirlo vicino nelle ore dell’attesa.
Sentimmo bussare ci allontanammo, gli infermieri lo fecero distendere sulla barella e la portarono fuori  dalla stanza, sulla porta c’erano Esme e Rosalie, mandò a entrambe un bacio e fece un sorrisone, poi mi attirò verso di lui e mi baciò ancora:
<< Ci vediamo oltre il muro.>>
 
 
EDWARD
 
Mi ero sempre chiesto cosa avrei pensato un attimo prima di entrare in sala operatoria e la realtà era che non riuscivo a pensare a niente, ero come annichilito.
 
 
Fissavo le lampade a neon che si susseguivano su di me e intravedevo i due infermieri che spingevano la barella. Il rumore delle porte che si aprivano, il leggero brusio degli infermieri che si preparavano all’intervento.
Ci fermammo, venni spostato sul tavolo operatorio, il viso di una ragazza apparve nella mia visuale:
<< Signor Cullen  le faremo un pre-anestesia e poi procederemo.>>
Annuì e mi guardai un po’ intorno, apparvero insieme il dottor Lys e il dottor Burton, sorrisi:
<< Ciao Edward, ci siamo, mi raccomando pensa solo a rilassarti e vedrai ti sembrerà un attimo e tutto sarà finito.>>
Non riuscivo a parlare, annuì ancora poi vidi un terzo viso sopra di me, riconobbi gli occhi:
<< Papà… che… che ci fai qui!>>.
<< Troppo agitato per restare fuori dalla porta e Trevor molto comprensivo, mi ha proposto di assistere.>>
<< Sono contento che tu sia quì, papà. Ti voglio bene.>>
<< Anch’io te ne voglio!>>




Burton si avvicinò mi disse:
<< Possiamo iniziare.>>
Iniettarono del liquido nel catetere che avevo nella mano, dopo pochi secondi, ebbi una sensazione di calore, quindi il dottor Burton disse:
<< Adesso conta all’indietro da cento.>>
Presi la mano di mio padre, dissi:
<< Ci vediamo dopo papà, cento … novantanove … novantotto …>>, e poi fu il buio.
 
 
BELLA
 
Rimasi sulla porta appoggiata allo stipite qualche secondo, lo sguardo rivolto al pavimento, temevo che se avessi incrociato gli occhi di qualcuno, avrei reso palese la mia profonda apprensione.
 
 
 
Sentì la voce dei ragazzi, mi circondarono, Alice mi abbracciò:
<< Vieni andiamo in sala d’attesa?>>
Feci segno di sì, lei mi prese per il fianco e camminammo vicine fino alla porta del blocco operatorio, misi la mano sulla porta e chiusi gli occhi, guardai l’orologio, poi andai a sedermi sul divano, Angela e Rosalie si sedettero vicino a me, passai in rassegna tutti i volti che avevo davanti, poi dissi chiesi ad Esme:
<< Suo marito?>>.
<< Ha preferito assistere all’intervento.>>
Sorrisi:
<< Oh Edward sarà stato veramente felice di questa scelta.>>
Guardavo il viso di tutti i nostri amici, erano così tesi, si stringevano l’un l’altro, come se stare vicini, fosse l’unico modo per affrontare questa situazione.
Vidi entrare mio padre e mia madre, lei mi abbracciò e sorrise e sottovoce mi disse:
<< Niente pensieri negativi, mai neanche per un istante.>>
Si sedette accanto a Esme e cominciarono a parlare, dopo poco tornai in corridoio e mi appoggiai al muro vicino alla porta del blocco operatorio.
Seguivo un filo logico di pensieri, che partivano da Edward, dalla sua salute e passavano dagli eventi che stavamo vivendo e si spostavano sul suo futuro e inevitabilmente conducevano al mio futuro, ormai indissolubilmente legato a lui. Cercavo di prevedere ogni possibile scenario, analizzando le conseguenze.
<< Tesoro hai bisogno di un’amica.>>
Mi voltai e mi ritrovai il viso sorridente di Emily ad un passo da me, l’abbracciai:
<< Oh Dio Sam!>>, e tirai verso di me anche lui.
<< Io no so se avevi bisogno di noi, ma noi sentivamo di dover essere qui.>>, disse Emily.
<< È proprio così… non posso crederci! Oh se Edward lo avesse saputo, ne sarebbe stato così contento!>>.
<< Abbiamo deciso solo ieri dopo avervi visto, non siamo riusciti ad arrivare prima, abbiamo preso un volo stanotte e poi di corsa dall’aeroporto, speravamo di poterlo salutare, ma comunque saremo qui quando si sveglierà, è questa la cosa importante e poi siamo qui anche per te, piccola Swan.>>, Sam mi passò la mano sul viso. << da quanto è dentro?>>
<< Mezz’ora circa.>>
<< Quanto ci vorrà?>>
<< Le previsioni sono di almeno cinque ore.>>
<< E tu pensi di rimanere cinque ore in piedi qui dinanzi alla porta?>>.
<< No, ma per adesso non riesco proprio a sedermi.>>
<< E’ arrivato anche il supporto newyorchese!>>, esclamò Rosalie. << Ciao Emily … Sam!>>.
<< Vi presento Jasper e Alice.>>, dissi.
<< Piacere. >>
<< E’ stata una decisione improvvisa?>>, chiese Rosalie.
<< Maturata ieri dopo un collegamento su Skype, tuo fratello è una persona speciale.>>, disse Sam, << volevamo stargli più vicino possibile e poi eravamo un po’ preoccupati anche per la nostra sorellina.>>
Alice fece una strana espressione, aprì la bocca per commentare, ma Jasper le fece un segno con gli occhi, a quel punto io scoppiai a ridere:
<< Perchè ridi?>>, disse Sam.
<< Hai punto sul vivo la mia amica Alice, credo si sia offesa per ciò che hai detto.>>
<< Offesa… è un po’ esagerato.>>, disse seria,<< tutti noi siamo pronti a prenderci grande cura di lei, glielo dobbiamo perché è Bella e per tutto quello che ha fatto per il nostro Edward.>>
<< Vedete indiani… sono riuscita a conquistare in  poco tempo, anche la California!>>.
Nel frattempo anche gli altri ci avevano raggiunto, feci un respiro e dissi:
<< Ragazzi voglio ringraziarvi tutti per essere qui ora, ci state aiutando ad affrontare questa situazione difficile.
Era qualche anno che non pregavo, adesso lo sto facendo, ho bisogno di aver fede.
Spero che tutto si risolva nel migliore dei modi, Edward ha già sofferto troppo e si è guadagnato con fatica, una vita meno complessa.
Io voglio credere che Dio, che solo qualche mese fa, gli ha impedito di fare un gesto estremo, abbia un progetto più grande per lui, voglio pensare che non spezzerebbe mai il suo sogno proprio adesso che è in procinto di raggiungerlo.>>
Sorrisi a tutti quei visi che mi fissavano, li guardai negli occhi e poi socchiusi i miei, sapevo di essere stata incisiva e chiara e lì dentro il mio amore sarebbe stato sostenuto da qualcosa di potente.
Presto avrei rivisto il suo viso dolce e il suo sorriso luminoso aprirsi e riportarmi in quella realtà meravigliosa in cui solo lui sapeva farmi vivere.
 
 
Ciao
Alla fine ce l’ho fatta ma con enorme fatica.
Sono stata a leggere e rileggere il capitolo, cercando di renderlo meno pesante di quello che in effetti è, visto l’ambientazione, non so se ci sono riuscita così come non so se ho ritoccato in positivo i prossimi due che vi assicuro mi hanno trascinato un po’ in fondo.
Sono molto emotiva (credo si fosse capito)e tendo ad immedesimarmi, quindi l’evolversi della situazione intervento di edward mi ha molto impensierito.
Spero che non fuggirete dalla storia o non finirete col pensare “ ma questa quando la finisce con questo livello di tensione.”
Ditemi tutto senza alcun freno nelle vostre recensioni affronterò sempre con massimo interesse le vostre perplessità o dubbi.
Prossimo postaggio giovedì (spero)
Un bacio a tutte e un appello a Manu e Animor, attendo con il massima apprensione i vostri commenti ai capitoli.
Cloe J
 
 
 

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Capitolo 25
*** Tic... tac... torna da me ***


Tratto dal ventiquattresimo capitolo:

Diede un bacio anche a sua madre, non riuscivo a capire cosa stesse facendo, mi fece sedere accanto a lui, suo padre si sedette sulla sedia, lui aveva intuito di cosa volesse parlare.

Si era passata la mano tra i capelli e il suo viso si era fatto serio.

<< Ho firmato per il non accanimento terapeutico e voglio che voi due l’abbiate chiaro!>>, trattenni il fiato, continuò, << e se le cose precipitassero voglio che doniate gli organi.>>

<< Edward… ti prego!>>, dissi.

<< Lasciami parlare, se dovesse accadere, tu papà dovrai prendere la situazione in pugno e a te Bella chiedo di non lasciarlo solo. Stop non c’è spazio per le discussioni,

tanto so che tutto andrà a meraviglia.>>

Aprì le braccia, io e suo padre ci stringemmo a lui.

Quell’abbraccio era così forte, così saldo, senza un tremore, nonostante le terribili cose che ci aveva appena comunicato, lo sentivo sereno e questa calma mi pervase, poggiai la testa sulla sua spalla, poi il dottor Cullen, gli passò la mano tra i capelli ed uscì.

Io raggiunsi le sue labbra e cominciai a baciarlo, mentre gli ripetevo che l’amavo, più della mia stessa vita, che era l’unica fonte della mia felicità, unico oggetto del mio desiderio e lui non si allontanava dal mio viso, mi stringeva, mi passava le dita trai capelli e sulla schiena.

 

 

Capitolo 24

                            Tic... tac... torna da me

Le ore si susseguivano, la stanchezza e lo stress cominciavano a farsi sentire, Renèe aveva portato Esme fuori a prendere un po’ d’aria.

Si erano riuniti nella saletta e forse per esorcizzare il timore che si amplificava con l’aumentare del tempo dell’attesa, erano impegnati a parlare di Edward raccontare di lui e dei loro momenti insieme e e poi  di tutto ciò che era accaduto dopo l’avvento di Bella, come diceva Emmett.

 


Il ragazzo con fare gioviale l’aveva definita a volte la creatura celeste scesa per salvarli dalla tirannide, a volte come un personaggio fantastico capace di sdoppiarsi al fine di riuscire a venire incontro ad ogni esigenza, anche la più capricciosa, del suo mito Edward.

Bella rideva, ribattendo che in fondo, lei non era proprio così arrendevole o forse appena un po’, ma alla fine lei aveva concordato che era completamente sotto l’influenza di quegli occhi verde smeraldo, che l’avevano completamente soggiogata.

 

 

Angela raccontò, suscitando grande interesse di Sam e Emily, le circostanze che avevano portato al primo incontro tra Edward e Bella e il primo periodo della loro frequentazione e di come avessero costruito passo passo una meravigliosa relazione, a sua detta, una delle più intense e passionali che avesse mai visto. Bella arrossì.

 

 

Fu la volta di Rosalie della sua infanzia con Edward e fece dinanzi a tutti l’autocritica sempre piuttosto dura, i ragazzi l’ascoltavano dapprima imbarazzati, poi perplessi quindi sconvolti.

Lei aggiunse che il biasimo delle persone così affezionate ad Edward, era la pena che si meritava per  espiare i torti che con i suoi comportamenti poco corretti, aveva fatto a suo fratello.

Solo Jasper rimaneva silenzioso, distante, Bella si sedette sul bracciolo accanto a lui e disse:

<< Tu sei la persona che insieme a Angela, lo conosce meglio, ti prego, raccontami qualcosa che il mio amore mi ha nascosto, giuro che resterà un segreto, all’interno di questa congrega di congiurati.>>

 

 

<< Quando ti ha conosciuto è rimasto come fulminato, gli piacevi fisicamente, ma soprattutto era questo tuo approccio così  diretto e pregiudicato, a farlo impazzire. Come spesso è accaduto in questi anni di amicizia profonda, me ne ha parlato subito.

Tengo subito a precisare che io ho pensato subito che lei fosse la ragazza giusta, la persona che gli avrebbe fatto scrollare da dosso quella sensazione assurda di essere sempre inadeguato.

Lui, invece, sosteneva che era una follia puntare Bella, blaterava sul fatto che niente di lui poteva attrarre una ragazza come lei, il suo livello di autostima è stato sempre inspiegabilmente basso, nonostante venisse regolarmente corteggiato da molte ragazze che comunque finivano sempre coll’essere solo una questione di sesso.>>, abbassò lo sguardo, << Gli dissi che doveva provarci, che doveva permettersi un’occasione, che meritava una relazione vera, che colmasse quel vuoto che lui in fondo sentiva, lui pieno di amore, lui così bisognoso di sentirsi amato …>>, si rivolse a Rosalie.<< Si lasciò convincere e quando parlò con Bella scoppiò un vero pandemonio.

Mi detestai, ero io che l’avevo spinto ad esporsi, ad aprirsi. Pensare di essere stato l’artefice dell’ennesima delusione per lui, mi faceva sentire un vero idiota e poi dopo la crisi in cui venne ricoverato in ospedale, mi sentii così in colpa che ero deciso a fare qualsiasi cosa purché Edward non ne soffrisse.

Invece anche quella volta fu il più grande tra di noi, riuscì a conquistarla, mostrandole quale fantastico ragazzo fosse.

Lui ha sicuramente trovato un angelo, lo dice sempre, una stella, una donna innamorata … ma tu Bella hai trovato davvero un ragazzo fuori dal comune e se vuoi saperlo io sto pregando e non lo facevo da quando ero piccolo, perché Dio lo protegga.>>

Jasper piangeva, aveva lo sguardo spaurito di un bimbo e scuoteva la testa, Bella lo abbracciò aspettando che si calmasse, poi lui si alzò e si allontanò, seguito da Alice.

 

Erano le dodici e mezzo, Bella stremata sulla spalla di Rosalie, le teneva le mani, Esme guardava nervosamente l’orologio, mentre i ragazzi si davano silenziosamente il cambio dinanzi al blocco operatorio, come se questa discreta vicinanza a quella porta, portasse loro sollievo.

La quinta ora d’intervento passò senza ricevere alcun segnale e il limite temporale che Lys aveva posto, divenne un vero e proprio macigno sulle spalle di tutti.

Bella riprese a passeggiare lungo il corridoio, vide venirle incontro il professor Long:

<< Signorina Swan buongiorno.>>

<< Professore …>>

<< Edward?>>.

<< E’ ancora dentro, non abbiamo notizie. Il chirurgo aveva detto che l’intervento sarebbe durato almeno cinque ore e a dir il vero cominciamo ad essere un po’ in ansia.>>

<< I signori Cullen?>>.

<< Il dottore è dentro, ha preferito assistere, la signora Esme è con Rosalie, è molto provata.>>

<< Posso fare qualcosa?>>.

<< Basta già la sua presenza qui e la ringrazio per il pensiero gentile per Edward. Resti, aspetti finchè Edward non uscirà.>>

<< Bella… posso chiamarla Bella, la ringrazio molto.>>

 

 

BELLA

 

Avevo bisogno di restare un po’ da sola, guardare il viso di Esme o di Angela, mi rendeva ancora più difficoltoso mantenere la calma.

Tornai dinanzi alla porta, mi appoggiai al muro, guardai l’orologio, le due, non era possibile, sei ore!

Perché il tempo si era così allungato? Cosa poteva essere successo?

Cercai di mantenere lucidità, sapevamo quanto era complesso l’intervento, era di fatto tre interventi distinti e poi si doveva calcolare il tempo per l’inserimento degli impianti.

Cercai di convincermi, Lys aveva detto chiaramente che cinque ore erano il minimo, dovevo stare calma.

Mio padre si avvicinò, mi cinse le spalle e mi fece sedere, poggiai la testa sulle sue gambe, tra noi non c’era bisogno di parole, i gesti erano sufficienti, chiusi gli occhi e cercai di far riposare la mente.

Sentii un rumore, mi sollevai, la porta si aprii, il dottor Lys si abbassò la mascherina, lo seguì verso la sala d’aspetto:

<< L’intervento è terminato, tecnicamente è andato secondo le nostre previsioni, è stato un po’ più complesso di quanto immaginavamo.>>, si rivolse verso di me, << è ancora in sala risveglio … resterà intubato per un po’.>>

Chiusi gli occhi, la signora Cullen ebbe un singulto:

<< Perché?>>, chiese Rosalie.

<< La situazione respiratoria di Edward non è florida, lo facciamo per aiutarlo a riprendersi più rapidamente, respirare autonomamente adesso sarebbe stato poco efficace e molto faticoso.

<< Starà in terapia intensiva?>>, chiesi.

<< Sì, Carlisle e lo staff degli anestesisti sono con lui.>>

<< Quando potremo vederlo?>>, chiesi.

<< Tra una mezz’ora, quaranta minuti al massimo, ma considerate che sarà molto stordito, inoltre  penso che lo terremo quanto più sedato possibile, almeno per le prossime quarant’otto ore.

Ci vedremo in reparto tra un po’, sapete che posso permettere solo una persona accanto a lui, ma sarà in una camera con una parete a vetri, potrete salutarlo da lì.

Ci guardavano attoniti, presi la mano di Esme e disse:

<< L’intervento è andato tutto bene, è questa la cosa importante, vedrete supererà questo piccolo inconveniente.>>

<< Mamma!>>, disse con fermezza Rosalie, << riprenditi, sorrisi e volti distesi, dobbiamo solo rassicurarlo.>>

Sam mi venne vicino, mi strinse le spalle:

<< Ce la fai?>>, mi chiese.

<< Devo farcela, io non posso crollare.>>

Rosalie si avvicinò:

<< Bella, mia madre preferirebbe che fossi tu ad entrare per prima, ma se pensi che ti sia difficile dimmelo.>>

<< No, voglio vederlo subito e soprattutto voglio che lui che mi veda.>>

 

 

EDWARD

 

La sensazione prevalente era quella di avere la testa come sospesa, nebulosa, suoni ed immagini si sovrapponevano e confondevano, sentivo battere il mio cuore  nelle tempie e contemporaneamente udivo il bip dal monitor, avevo la percezione di questo tubo in gola, ma ero ancora troppo stordito per capire veramente, quanto mi desse disturbo. Aprivo gli occhi ma la luce mi abbagliava e avevo un gran mal di testa, cercavo di muovere le braccia, ma pesavano. Qualcuno mi trattenne la mano dove avevo attaccata una flebo, mi disse qualcosa, non compresi le sue parole, ma pensai fosse meglio restare fermo. Insomma in definitiva ero vivo, ma stavo da schifo.

Poi mi s’illuminarono gli occhi, vidi mio padre, sorrideva, la sua espressione fu meglio di mille parole, se era così sereno, voleva dire che tutto era andato bene.

Volevo vedere Bella, mia madre, mia sorella, i miei amici, volevo rassicurarli che ... che ero vivo!

La mia Bella … chissà come deve essere stato duro per lei aspettarmi … amore mio!

Aprivo e chiudevo gli occhi e mi agitavo, cercavo di scacciare questa sensazione di torpore muovendo la testa:

<< Edward! Sta fermo tesoro! Rischi solo di farti male. >>

L’infermiera si avvicinò a me e dopo qualche secondo ricaddi in un sonno profondo.

 

Sentivo più voci intorno, sollevai le palpebre, la luce era ancora troppo forte, la testa pesante.

Il respiratore era ancora nella mia bocca, oh Dio! Quanto tempo era passato? Perché non respiravo da solo?

Mi prese il panico, cominciai di nuovo a scuotere la testa.

<< Edward ciao.>>, era Lys, << ascolta hai ancora bisogno di essere aiutato a respirare, sei molto debole, hai bisogno di riprenderti ma devi collaborare, devi star fermo o dovrò farti sedare.>>

Strinsi gli occhi, Lys ordinò di abbassare le luci, cercai mio padre, mi sentii stringere la mano, spostai lo sguardo, era lì accanto a me:

<< Edward?>>, continuò Lys, << mi capisci? Fammi un cenno.>>

Chiusi gli occhi.

<< L’intervento è andato bene, abbiamo ridotto tutte e tre le compressioni, abbiamo messo due  impianti, tutto come avevamo programmato, in questo momento fai fatica a respirare, sei in insufficienza, dobbiamo aiutarti, resterai intubato, finchè i livelli non miglioreranno, mi ha compreso.>>

Sbattei le palpebre ancora poi mi volsi verso mio padre, il mio sguardo doveva essere molto eloquente, prontamente mi disse:

<< È qui fuori, la faccio entrare subito.>>

Sbattei convulsamente gli occhi, sentii una goccia di sudore scendere dalla mia fronte.

Ero emozionato, non riuscivo più a controllare il mio battito e sentivo il bip del monitor aumentare. Chiusi gli occhi e solo quando la sentii vicino a me, li riaprii.

Il suo sorriso caldo, i suoi occhi dolci, si abbassò fino alla mia fronte e mi baciò,



chiusi ancora gli occhi e cercai di controllare il battito:

<< Amore mio finalmente, come mi sei mancato! Tutto è andato bene.>

Continuava a baciarmi la fronte, i suoi capelli mi sfioravano il viso, il suo profumo.

Riprese a guardarmi, io strizzavo gli occhi cercavo di comunicare con lei:

<< Lo so Edward, è fastidioso ma presto riprenderai a respirare da solo, sei solo molto affaticato, questa situazione non durerà un minuto in più del dovuto. >>

Le feci un cenno di assenso.

<< Amore, tua madre vorrebbe vederti, ma non ci permettono di restare entrambe, ti lascerò un attimo per permettere a lei di entrare, non appena potremo darci il cambio, ritornerò da te.>>

Chiusi gli occhi, si allontanò, mi sentì di nuovo perso, ma mi dissi che era giusto che mia madre mi vedesse.

Lei era pallida, fremente, ma sorrideva, mi carezzò la fronte e la guancia, mi baciò:

 

 

<< Edward amore mio, sono così felice che sia tutto finito. Adesso devi solo pazientare un po’, sei così tenace … vedrai passerà presto.>>

Sollevai la mano libera dalla flebo sul suo viso, lei si avvicinò, la carezzai, le sfuggì una lacrima.

La mia dolce fragile mamma aveva sopportato veramente una prova molto dura, mi prese la mano tra le sue, la baciò ed uscì.

Chiusi ancora gli occhi, dopo un attimo lei era di nuovo accanto a me.

Si sedette accanto al letto, le porsi la mano, la mise tra le sue, se la portò sul viso, aveva gli occhi lucidi, tentai di carezzarla ma tremavo, la testa mi girava, mi sentivo di nuovo stordito.

<< Edward riposati, non mi muoverò da qui, hai bisogno di smaltire l’anestesia e se dormi, avrai meno fastidi, ma prima vorrei che spostassi appena la testa e guardassi lì. >>, indicò la parete.

Mi girai e vidi al di là dal vetro tanti visi che mi guardavano.

Mia sorella mi diceva che mi amava, Jasper con gli occhi lucidi, Angela e Alice che mimavano un abbraccio, Emmett mi diceva di essere forte, Mike, Ben e Jessica mi sorridevano abbracciati, Sam e Emily mi salutavano con le mani appoggiate al vetro, i genitori di Bella, Renèe mi mandava il suo consueto bacio affettuoso, c’erano Mark e Liv e poi il professor Long, dietro di tutti.

Non riuscii a trattenermi cominciai a piangere, le lacrime scendevano a dirotto, sentivo il calore di Bella vicino al mio viso, mi sussurrava:

<< Sono stati tutti qui, ti hanno sostenuto e ti aspettano. Presto potrai vederli.>>

Sollevai piano la mano, accennai un saluto, vidi tutti rispondermi con un sorriso, le loro mani muoversi contro il vetro.

Mi sarei aggrappato a tutto questo traboccante affetto, per superare una ad una, tutte le difficoltà  che si sarebbero presentate. Volevo poter parlare al più presto e ringraziare, prima di tutto, il mio amore che vedevo stanchissima e provata dall’attesa e che adesso avrebbe voluto stringermi e baciarmi e invece mi carezzava con un tocco leggero, come se fossi di cristallo, mio padre che aveva dovuto vivere in prima persona lo strazio di vedermi sotto le mani del chirurgo, in un intervento così rischioso, mia madre e mia sorella, una delicata come i petali di una rosa, l’altra forte come una roccia, insieme, i genitori di Bella sempre solleciti ed affettuosi come fossi il loro figlio e poi tutti gli amici, quelli storici con cui ero cresciuto, che mi avevano sempre avuto al centro delle loro preoccupazioni e dei loro interessi, ma anche quelli nuovi come Sam ed Emily, che per me e anche per Bella erano volati da New York, volevo ringraziare persino Long per la sua presenza.

Chiusi di nuovo gli occhi, Bella mi baciò l’angolo della bocca, la sentii appoggiarsi lieve sopra il bordo del lettino e mi riaddormentai.

 

 

BELLA

 

Rosalie e Esme si erano alternate al suo fianco, ogni tanto lui si ridestava le guardava, faceva un piccolo gesto tenero nei loro confronti e poi si riassopiva, il dottor Cullen non si era quasi mai spostato dalla stanza, il suo viso tradiva la sconvolgente esperienza vissuta.

 

 

Rosalie provò a convincermi, senza riuscirci, ad andare a casa, allora convinse almeno i suoi genitori ad andare a riposare, il dottor Cullen tentò una debole resistenza, ma alla fine Rosalie e il buon senso ebbero la meglio.

Tornai da lui, dopo aver rassicurato tutti quelli che erano rimasti fuori dalla stanza, che stavo bene, che non avevo bisogno di nulla e soprattutto che nessuno mi avrebbe convinto a lasciarlo.

Le infermiere venivano a intervalli regolari per controllarlo, un paio di volte durante la notte era passato anche il medico di guardia.

Quando il suo sonno divenne profondo, mi alzai per sgranchirmi un po’, era una bella notte con un meraviglioso cielo stellato, camminai per la stanza, scostai le tende che celavano il vetro e vidi una figura seduta per terra, non riuscivo a vedergli il viso, aprii piano la porta ma non appena fui sul corridoio, non vidi nessuno. Mi dissi che doveva essere forse un parente di un’altra persona ricoverata in rianimazione e rientrai in camera.

Mi risedetti, lo fissavo nella penombra, aveva il viso diafano e aveva le occhiaie così profonde.

Pensai a quanto aveva rischiato oggi e a quanta strada avrebbe ancora dovuto fare prima di riprendersi e mi percorse un brivido.

Lo vidi muoversi, mi avvicinai al letto, aprì gli occhi, sembrava spaventato, gli presi la mano e lo guardai:

<< Cos’hai amore mio?>>, il suo cuore aveva iniziato a battere più velocemente,<< hai male Edward, fammi capire come posso aiutarti, chiamo l’infermiera!>>.

Mi afferrò la mano.

<< Fammi capire Edward?>>, spalancò gli occhi, lo guardai ed esclamai, << un sogno Edward? Hai fatto un brutto sogno?>>

Annuì.

<< Non preoccuparti è passato.>>

Ma non si calmava, indicava le gambe, sollevai la coperta e gli passai la mano sulla gamba, vidi allora che si rasserenava, allora lo carezzai fino al piede e poi feci lo stesso con l’altra gamba:

<< Hai sognato di non sentire più le gambe?>>.

Lui annuì, piano piano mentre lo carezzavo, il suo battito cominciava a rallentare, aveva la fronte bagnata di sudore e non mi lasciava la mano.

 

 

Presi un fazzolettino e gliela asciugai:

<< E’ tutto a posto amore, è stato solo un incubo.>>

Mi fece segno di avvicinarmi, mi appoggiai vicino al suo viso e poco dopo si riassopì.

Vidi sorgere il sole, il cielo era azzurro, terso, dopo una notte ovattata e abbastanza tranquilla, l’ospedale lentamente si stava svegliando, riprendendo i suoi consueti rumori.

Entrò un’infermiera con un carrello, Edward si svegliò, gli passai la mano sulla fronte e gli dissi:

<< Esco un attimo, non appena avrà finito, sarò di nuovo qui.>>

Lo baciai, sorrisi e andai fuori.

<< Caffè?>>, sobbalzai, << scusa Bella non volevo spaventarti.>>

<< Dottor Cullen, mi scusi lei, ero un po’ soprappensiero.>>

<< Com’è andata la notte?>>

<< Si è agitato per un brutto sogno, ma per il resto tutto bene.>>

<< Perché non vai a casa a farti una doccia, colazione e poi rientri.>>

<< No preferisco restare.>>

<< Bella sono ventiquattr’ore che sei in ospedale.>>

<< Dottore non si preoccupi, io ce la faccio, conosco i miei limiti. La prego mi dica dell’intervento.>>

<< Le tre riduzioni sono state impegnative, mi hanno impressionato sia le porzioni di osso che sono state tolte, sia i due impianti sia gli hanno inserito, ma l’equipe è veramente di altissimo livello, hanno scandito i tempi in maniera perfetta, purtroppo hanno dovuto fronteggiare una crisi cardio-respiratoria.>>

<< Oh dottore, dev’essere stato terribile.>>

<< Lo è stato … ma ti prego Bella …>>

<< Stia tranquillo dottore non lo saprà.>>

<< E adesso cosa lo aspetta? In questo momento non gli stanno somministrando niente per il dolore, quando durerà la sedazione dovuta all’intervento?>>.

<< Quarant’otto ore, forse, forse anche meno, già stanotte potrebbe essere necessario tenere il dolore sotto controllo.>>

<< Cosa può rischiare con la somministrazione di altri analgesici?>>

<< Un’altra crisi oppure delle complicazioni della miastenia, ulteriori problemi respiratori, non possiamo prevederlo.>>

<< Pensa che oggi gli sarà sospesa la respirazione forzata?>>

<< Credo proprio di sì, Trevor deve fare gli accertamenti e poi deciderà.>>

Sospirai, sentimmo la porta aprirsi, l’infermiera uscì e noi ed entrammo.

<< Ciao.>>, gli disse Carlisle.

I suoi occhi divennero lucidi.

<< Edward sei ancora un po’ intontito… senti dolore alla schiena?>>.

Fece segno di no.

<< Devi avvertirci immediatamente se e quando inizierà a farti male.>>

Con la mano libera si toccò il tubo.

<< Non lo so, lo deciderà Trevor dopo che avrà visto i risultati dell’emogas.>>

Aveva lo sguardo perplesso, aspettava ulteriori spiegazioni.

<< Edward ti estuberanno solo quando saranno sicuri che la tua saturazione sia ottimale.>>

 Lasciò andare la mano sul letto con un gesto di stizza. Mi avvicinai.

<< Così complichi solo le cose, vorrei che invece mantenessi la calma, avessi fiducia in quello che fanno, devi avere ancora un po’ di pazienza.>>

Si riaprì la porta, il dottor Lys entrò, aveva qualcosa in mano che poggiò sul carrello.

<< Buongiorno combattente.>>, sorrisi. << tua sorella ti ha appena definito così. Bene so che sei un mostro con la tastiera, pensi di riuscire a scrivere?>>

Strinse gli occhi interessato, Lys posò un netbook sul letto.

<< Proviamo ad aprire i canali comunicativi, considera che per qualche giorno sarai quasi afono e non devi sforzarti, utilizzerai questo. >>, disse.<< Sei pronto per aver tolto questo ingombro dalla tua gola?>>

“ Si anche se ho un po’ paura.”

<< E di che?>>.

“ Di non essere in grado di respirare.”

<< Sta tranquillo sei pronto, pensiamo positivo e togliamoci il pensiero.>>

Bella si alzò, sparì dal mio campo visivo, mi scossi.

L’anestesista m’illustrò in modo preciso tutto ciò che avrebbero fatto, il mio battito riprese a galoppare, mio padre si era avvicinato e mi passava la mano sulla fronte:

<< Edward, vuoi aspettare qualche minuto? Lo faranno non appena sarai pronto.>>

Scossi la testa, cercai di calmarmi, volevo sbrigarmi, poter parlare e poterla baciare… sì avevo bisogno di baciarla.

Si avvicinarono a me, chiusi gli occhi, sentii uno dopo l’altro i passaggi che mi aveva descritto il dottore,  quando tirarono via il tubo provai un dolore alla gola e poi immediatamente il respiro bloccato, sentivo il battito del cuore nelle mie orecchie, accompagnato dal bip sempre più frequente del monitor, avevo davvero paura.

Mi dissero che potevo provare a respirare e lo feci, la gola mi doleva e così anche il petto, cercai di riempire i polmoni, avevo male, la voce mio padre:

<< Respira Edward, respira forte, non aver paura.>>.

Riprovai, ancora il petto stretto come in una morsa, poi i respiri cominciarono a susseguirsi, piano accompagnati da un dolore sempre più lieve, avevo la bocca secca e mi sentivo graffiare la gola, ma respiravo regolarmente.

Pensavo a come fare ogni inspirazione e piano buttavo fuori l’aria, come se non lo sapessi più fare.

Allora girai la testa a destra e poi a sinistra in cerca di lei, sentii prima la sua mano e poi il suo profumo, finalmente la vidi.

Scossi la testa, le asciugai le lacrime, l’attirai verso di me e la baciai, piano sulle labbra, si staccò troppo presto, la vidi rossa in viso, imbarazzata, sorrisi:

<< Aspetterò.>>, dissi rauco, strinsi gli occhi per il dolore.

<< Shh! Taci Cullen!>>, e si scostò dal letto.

Lys entrò nel mio campo visivo:

<< È tutto a posto? I tracciati dicono di sì, ma ti senti bene?>>.

Annuii.

<< Bene di solito dopo l’estubazione di solito cerchiamo di mettere il paziente seduto, con te chiaramente non possiamo ancora farlo, se dovessi avere un rigurgito di un po’ di muco o si sangue, chiamate subito, potrebbe essere necessario aspirare con un sondino.

Ti farò fare delle analisi di controllo e ci rivedremo più tardi, puoi bagnarti le labbra e tra tre ore bere.

Il meglio però, l’ho conservato per la fine, se le analisi sono a posto, prima di pranzo ti sposteremo in reparto. Adesso devo controllarti la schiena, Bella …>>

<< Si certo dottore, esco subito.>>

<< No per favore.>>, mormorò concitato.

<< Edward mi stai chiedendo una cosa molto scorretta… ok resta.>>

Si rasserenò, prese la mia mano e se la portò sulla guancia, due infermieri lo misero di fianco con delicatezza, strinse un po’ gli occhi, gli sussurrai:

<< Tieni lo sguardo su di me, amore, passerà subito.>>

Gli furono tolte le bende, stringeva la mia mano e continuava a guardarmi e Lys controllò per bene le ferite, quindi con la medesima attenzione lo riadagiarono sulla schiena.

<< Ok Edward qualcuno più tardi ti verrà a fare un altro prelievo, avverti immediatamente qualora cominciassi ad avere dolore e per qualsiasi altra evenienza. Verrò a controllarti ancora stasera prima di andare via.>>

<< Grazie.>>, sussurrò.

 

 

EDWARD

 

<< Ci sono Rosalie e la mamma dietro il vetro.>>, disse mio padre.

Mi voltai e vidi i loro visi sorridenti, gli feci un saluto.

<< Edward do il cambio a tua madre.>>, disse Bella.

Le presi la mano, la guardai:

<< Tornerò presto. Nel frattempo chiamerò i ragazzi.>>

Mia madre arrivò immediatamente, era raggiante:

<< Amore mio.>>, mi baciò.

Stiede un pò vicino a me, carezzandomi, senza parlare, come se non volesse disturbarmi, poi disse:

<< Tua sorella freme per entrare.>>

Guardai verso il vetro, era lì appoggiata, le feci un cenno, quando fu vicino a me, mi diede un bacio lieve e disse:

<< Adesso possiamo iniziare a fare sul serio?>>.

Feci segno di sì con la testa:

<< Quest’anno a Natale ci sarà una grande festa in casa Cullen.>>

Scossi la testa.

<< Sarai circondato da tutte le persone che ti amano e gioiranno con te, sarà bellissimo.>>

<< Il tuo … tuo lavoro?>>, dissi.

<< Andrò via domani per qualche giorno, mentre tu starai ancora ricoverato, sistemerò tutto e il ventitré ritornerò… non sforzarti a parlare inutilmente.>>, rise, << adesso mamma andiamo a casa, ho bisogno di internet e un telefono altrimenti non riuscirò ad organizzarmi in tempo. Ciao tesoro ci vedremo più tardi in reparto.>>

Mi baciò ancora e così fece anche mia madre, uscirono, incrociando sulla porta Bella. Quando mi fu vicini le mostrai lo schermo:

“Ho le labbra di cartone e visto che di baciarmi non se ne parla nemmeno, potresti almeno bagnarmele?”, risi e così anche lei.

Prese una garza, la inumidì e me la passò sulla bocca, fece cadere qualche goccia dentro, poi si abbassò e mi passò la sua lingua sulle labbra, più volte.

<< Posso continuare tutto il tempo che vuoi.>>

<< Baciami ancora.>>, le risposi.

Fu splendido, come ritrovare la cosa di cui più avevo bisogno, erano morbide, calde, respirai piano con il naso, lei si staccò immediatamente.

<< Perché?>>,dissi piano.

<< Non stiamo correndo troppo, hai appena ricominciato e respirare da solo.>>

<< Vieni.>>, mormorai, << sei tu la mia aria.>>

Riprese, fu lungo, dolce, la assaporavo letteralmente, respirando piano per non essere costretto a smettere.

 

 “ C’è ancora qualcuno dietro il vetro.”, chiesi.

<< Sam e Emily.>>

“ Non mi aspettavo di vederli ieri!”

<< Sono stata molto felice di averli accanto.>>

“ Anch’io…  c’era anche Long?”

<< Sì è venuto mentre eri in sala operatoria.>>

“ Puoi chiedere a Sam di entrare?”

 

 

EDWARD

 

 

Mi sembrò ancora più imponente di quando l’avevo conosciuto a New York o forse ero io che mi sentivo infinitamente più piccolo e debole, gli porsi la mano, la prese e si sedette.

<< Come ti senti?>>.

 “ Come se fossi stato investito da un treno.>>

Sorrise.

<< Era scontato no?>>

“ Speravo meglio, ascolta voglio che pensiate ad Bella.”

Cambiò subito espressione:

<< Che vuoi dire?>>

“ Per riprendermi dovrò faticare più del previsto e ci vorrà più tempo, lei si annienterà dietro di me.”

<< Lei è molto forte.>>.

“ Devi convincerla a riprendere subito una vita normale, non può restare qui in ospedale tutto il giorno.”

<< Non posso riuscirci, la sua normalità adesso sei tu, Bella è fatta così, niente mezze misure, non accetterebbe mai di sottrarre del tempo a te per fare altro.>>

“ Almeno convincila a prendersi cura di sé.”

<< Sa di doversi mantenere in forma, per poterti stare vicino e poterti aiutare, comunque posso parlarne con Renèe.>>

“ Promettimi che tutti voi starete in contatto con lei, ogni giorno, a voi darà ascolto … vi prego.”

<< Tranquillo Edward, anche i tuoi amici non gli daranno tregua, comunque la tartasseremo di contatti su Skype o con messaggi sul cellulare. >>

“ Grazie per lei e per essere stati qui.”

<< Era il minimo, ora tocca a te, alza la testa uomo, vedrai tutto con un’altra prospettiva.>>

“ Lo farò.”

<< Noi partiremo a breve, il tuo amico Emmett ci mollerà in aeroporto, ci rivedremo a New York.>>

“ Contaci grazie ancora.”

<< Posso alzare la tenda Emily vorrebbe salutarti.>>

Scoprì il vetro, Emily mi guardò e mi disse che mi voleva bene, io la indicai a mia volta e le feci un cenno con la mano, mi salutò ancora e mi mandò un bacio.

Mia madre riuscì a convincere Bella ad andare a casa a fare una doccia, Rosalie la scortò a casa, sonnecchiai un po’ mentre mia madre mi carezzava, ma più passavano le ore più svaniva l’effetto torpore dell’anestesia e la schiena iniziava a farsi sentire. Suonai per chiamare l’infermiera, mia madre disse:

<< Che succede!>>

“ Non preoccuparti.”

Quando arrivò, scrissi:

“ La schiena.”

<< D’accordo signor Cullen.>>

Uscì e dopo pochi minuti rientrò, mi mise un laccio emostatico e mi fece un prelievo, poi prese una sacca per le flebo e inserì il tubicino nel catetere.

 

 

Cercai di riprendere sonno, ma dopo qualche minuto mi arresi, non ci riuscivo scrissi:

“ Parlami di James.”

<< Cosa! Che cosa vuoi che ti racconti?>>.

“ Voglio sapere del suo ultimo periodo in casa.”

<< Perché?>>

“ Devo capire.”

<< Cosa c’è da capire?>>

“ Cosa può essere successo per farlo andare via …”

<< Non c’è stato nessun episodio particolare in quel periodo, andava a scuola, faceva gli allenamenti, quando aveva del tempo libero, usciva con i compagni  di squadra, non aveva una ragazza fissa. >>

“ Il rapporto con papà?”

<< Io non li ho mai sentiti litigare, magari non avevano un gran dialogo, papà in quel periodo era molto impegnato con il suo lavoro, la sua carriera al Cedars stava decollando, aveva poco tempo da dedicargli.

Io dividevo il mio tempo tra Rosalie che pretendeva le mie attenzioni e te, da sola, lui era il fratello maggiore, quello responsabile, che doveva comprendere, doveva essere forte e maturo.

“ Non era un adulto.”

<< Lo so ma io ero annientata da quello che ti stava accadendo, non riuscivo a rassegnarmi…>>

Si asciugò gli occhi. << Mi aiutava con te sempre, stava dietro tua sorella, evitando che facesse delle stupidaggini e poi conduceva una vita all’apparenza sfavillante, di successo, io non ho mai notato alcuna sbavatura.>>

“ Forse si sarà stancato di dover badare a noi.”

<< Mi fai sentire colpevole.>>

“ Raccontami il giorno in cui è sparito, ero troppo piccolo e non mi ricordo molto.>>

<< Edward ma perché vuoi parlarne ora?>>.

“ Raccontami ti prego.”

<< Era stata una giornata piuttosto difficile, nel pomeriggio mi avevano chiamato da scuola, Rosalie aveva litigato con il capitano delle cheerleader, il preside voleva parlare con me e con papà, tu avevi la febbre alta, James mi disse di stare tranquilla, che avrebbe pensato a te e se si fosse trovato in difficoltà, avrebbe chiamato; tornammo a sera inoltrata, tu dormivi profondamente, la febbre era ancora alta, ma eri abbastanza tranquillo, lo trovai accanto al tuo letto, ti teneva la mano, poi salì nella sua stanza e dopo una mezz’ore disse che sarebbe uscito con la squadra, che aveva bisogno di distrarsi un po’, prese il suo solito zaino, prese la moto ed uscì, non tornò più.

Verso mezzanotte papà uscì a cercarlo, mentre io chiamavo i compagni di squadra, nessuno di loro lo aveva visto quella sera, papà stiede tutta la notte in giro, all’alba chiamammo la polizia e da quel momento iniziarono le ricerche.>>

Mia mamma piangeva. Chiusi gli occhi.

Dopo poco, sentimmo bussare contro il vetro, era Rosalie di ritorno con Bella, mia madre uscì:

<< Ti senti un po’ meglio tesoro?>>, chiese mia sorella sedendosi.

“ Sono così stanco.”

<< Edward passerà presto.>>

“ Sto male, ho bisogno già degli antidolorifici,  ho tre drenaggi che escono dalla schiena e un catetere in bella vista, ho solo vent’anni e mi faccio schifo.”

Il mio cuore prese a galoppare, allora si portò la mia mano alla bocca e la baciava delicatamente.

Mi calmai allora lei disse con un fil di voce:

<< Forse è il caso che dia il cambio ad Bella, è impaziente di tornare accanto a te, stasera tornerò a trovarti quando Jasper la porterà a cena.>>

“ Vedi se riesci a mandarla a casa a dormire.”

<< Non credo proprio di avere chance, ma ci posso provare.>>

“ Grazie e scusami.”

<< Non scusarti, hai decine di motivi per essere avvilito, ma vorrei solo che raccogliessi le forze, ti appoggiassi a noi e andassi avanti, superando una difficoltà alla volta, con lo stesso spirito battagliero, che ti ha spinto a fare questa scelta. >>

“ Ci credi davvero che riuscirò a rimettermi in piedi? Riuscirò mai a guarire?”

<< Fermamente, abbi fede, le cose cambieranno,stanne certo.>>

“ Ti voglio bene!”

<< Anch’io te ne voglio! >>

E poi la vidi entrare, era splendida, con un abitino rosso di lana, i capelli vaporosi le scendevano sulle spalle, un sorriso stampato sulla bocca, rimasi folgorato a guardarla, mi baciò, sollevò lo sguardo sulla sacca della flebo e il sorriso le morì sulle labbra:

 

 

<< Hanno già iniziato con gli analgesici?>>.

“ Un’ ora fa.”

<< Sono venuti a controllarti?>>.

“ Mi hanno fatto un prelievo, ma non so altro, spero che mio padre venga presto.”

<< Resterò con te, posso andare a cena un altro giorno.>>

“ No tu vai con Alice e Jasper. Niente discussioni, è un ordine, vai a cena e poi torni da me.”

Si sedette contrita, le presi il mento, la feci avvicinare a me e rimasi a guardarla rapito.

“ Ti ricordi il nostro primo incontro?”

Sorrise:

<< Sfacciato! Mi odorasti …>>

“ Persi la testa per il tuo profumo.”

<< Non ero così irresistibile… sei stato troppo buono con me.>>

“ Adesso vorrei essere nella mia stanza, avere il mio viso sul tuo petto e ubriacarmi dell’odore che sprigiona la tua pelle, sei eccitante come non mai.”

<< Ti amo!>>.

“ Mi manchi, voglio baciarti, stringerti, ti voglio accanto a me, incollata al mio corpo, se potessi averti, sono sicuro che starei meglio.”

<< Tra qualche giorno starai meglio.>>

“ Lo spero, ma fatti vedere, quest’abito è per la cena con Jasper? Sono geloso di qualsiasi uomo ti stia accanto, senza me nei paraggi.”

<< Anche di Jasper? Impossibile! Uomo di poca memoria, te lo dissi subito che non è il mio tipo!

Rosalie dice di aver organizzato questa cena per farmi staccare, distrarmi… distrarmi da che cosa, da questo viso e questi occhi meravigliosi… che assurdità! >>, mi baciò il viso, socchiusi gli occhi.

Mi tolse il netbook dal letto, iniziò a lisciarmi i capelli, fissai ancora per un attimo il suo volto innamorato chino su di me, mi sentii immediatamente invaso da un senso di calma e mi lasciai vincere dal sonno.

 

 

BELLA

 

Edward teneva la mia mano poggiata sul suo petto, il suo respiro era breve, un po’ affannoso, mi faceva una certa impressione, cercavo di scacciare questa spiacevole sensazione, ma non era facile.

Nel tardo pomeriggio arrivò il dottor Cullen insieme al dottor Lys, mi fecero cenno di uscire, ci mettemmo davanti al vetro:

<< Ho promesso che l’avrei svegliato, vuole sapere.>>

<< La saturazione sta salendo, lentamente, ma progressivamente, sono fiducioso.>>

Mi si aprì un sorriso.

<< Resterà in neurochirurgia una decina di giorni … poi se tutto procederà bene, potrà tornare a casa.>>

<< Allora davvero sarà a casa per Natale. >>

<< Bella. >>, disse Carlisle, << considera che Trevor ha sottolineato se, Edward è molto debilitato, è indebolito e potrebbe essere soggetto a complicazioni, dovremo quindi, come si suol dire, “Navigare a vista”.>>

Mi avvicinai al vetro e lo guardai, vidi un movimento, mi affrettai a rientrare. Sbatteva le palpebre e mi fissava spaventato, mi avvicinai e dissi:

<< Via questo sguardo amore ho solo buone notizie amore!>>, lo carezzai, << i risultati dell’emogas sono buoni, stai reagendo bene al post-operatorio.>>

Quegli occhi di giada si ravvivarono, allungò la mano e mi carezzò, mi avvicinai a lui:

<< Dieci giorni di reparto circa e poi a casa, faremo il Natale tutti insieme amore mio!>>

Lo baciai più volte, mormorò:

<< Vedrai sarò bravo.>>

Entrò suo padre e il dottore, mi tratteneva la mano nella sua:

<< Va meglio.>>, disse Lys.<< Confido che una notte tranquilla farà salire ancora la saturazione, hai dolore?>>.

Fece segno di no.

<< Bene, cerca di riposare più possibile, ma al primo accenno chiama.>>

Uscì, Edward fece segno a suo padre di avvicinarsi e scrisse:

“ Lo so che Lys avrà messo delle condizioni, ma papà posso farcela.”

<< Lo so Edward, reagirai bene e ti riprenderai. Poi penseremo al resto.>>

Sentimmo battere sul vetro, erano Esme e Rosalie, accanto a loro Alice e Jasper:

“ Vai adesso.”

<< Tornerò prestissimo amore.>>

“ Non avere fretta, rilassati, lasciati distrarre dall’uragano.“

Fece un cenno verso Alice, risi:

<< Sì, ma sai facilmente entro in crisi di astinenza, sei irresistibile, non posso restarti lontano a lungo.>>

“ Trovo difficile pensarmi irresistibile, in queste condizioni, davvero l’amore rende ciechi.”

<< Ti sbagli io ci vedo benissimo!>>

Lo baciai, poi scostò piano la testa verso il vetro e fece un cenno con la mano, i ragazzi risposero.

Mi allontanai da quella stanza e sentii un nodo allo stomaco, non era un’esagerazione ero totalmente dipendente dalla sua presenza e non poterlo vedere, toccare, essergli vicino, mi dava una sensazione dolorosa.

Mi chiesi se tutti gli innamorati vivano una tale situazione o se io fossi troppo esagerata, se il mio amore per lui, dimostrato in questo modo, non fosse un’aberrazione.

Mentre percorrevo il corridoio, accanto ai mie amici, lo rivedevo,  il suo volto, i suoi occhi persi nei miei, il suo disappunto quando andavo via o quanto desiderava trascorrere tutto il suo tempo, vicino a me.

Era un dato di fatto entrambi eravamo stati colpiti dalla medesima anomalia.

Era un amore speciale… un amore che non si poteva imbrigliare, un amore da film strappalacrime, da libro d’appendice, da qualcuno considerato esagerato… ma soprattutto era uno splendido amore condiviso, un amore ricambiato.

 

 

Ciao

Stanotte sono un po’ fiacca, giornata pesante. Ho fatto davvero uno sforzo enorme per postare, spero che apprezzerete.

Rientrare mentalmente in un corpo che ha subito un intervento, vi assicuro che non è facile, Edward anche stavolta chiede a Bella di protendergli la mano, ha bisogno estremo di lei per reagire, scacciare dolore, paure, incertezze .

Anche stavolta è l’affetto che lo circonda, trascinante ed intenso come sempre.

Ma la salita è ancora troppo ripida e soprattutto irta di difficoltà, che possono diventare insormontabili.

Bella dovrà dare fondo alle sue risorse per rimanere sostegno saldo per il suo uomo così provato.

Amo molto il disegno di Lalayasha, è riuscito a ricreare ciò che avevo in mente, ma soprattutto quando lo guardo mi sento invasa da una tenerezza che solo un  bacio così dolce, così delicato èiù dare.

Lui fragile come il cristallo, lei lieve con una piuma.

Grazie a tutte… aspetto i vostri commenti…

E adesso posso lasciarmi andare ad un po’ di malinconia, stanotte va così.

Un bacio…A presto.

 

 

 

 


 

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Capitolo 26
*** Un dolore da lenire ***


Tratto dal venticinquesimo capitolo:

“Ho le labbra di cartone e visto che di baciarmi non se ne parla nemmeno, potresti almeno bagnarmele?”, risi e così anche lei.
Prese una garza, la inumidì e me la passò sulla bocca, fece cadere qualche goccia dentro, poi si abbassò e mi passò la sua lingua sulle labbra, più volte.
<< Posso continuare tutto il tempo che vuoi.>>
<< Baciami ancora.>>, le risposi.
Fu splendido, come ritrovare la cosa di cui più avevo bisogno, erano morbide, calde, respirai piano con il naso, lei si staccò immediatamente.
<< Perché?>>,dissi piano.
<< Non stiamo correndo troppo, hai appena ricominciato e
respirare da solo.>>
<< Vieni.>>, mormorai, << sei tu la mia aria.>>
Riprese, fu lungo, dolce, la assaporavo letteralmente, respirando piano per non essere costretto a smettere.
 
 

Capitolo 26

 

Un dolore da lenire

 
La cena divenne momento di bilanci per Bella, parlarono di tutto ciò che era accaduto in queste ultime ventiquattr’ore e cercarono di prevedere, nei limiti del possibile, ciò che poteva ancora accadere:
<< Bella noi ci preoccupiamo anche di te, vedi di non strafare.>>, disse Jasper, << sei stanca e magra, lui potrebbe allarmarsi.>>
<< Credimi io sto bene, mangio e dormo abbastanza.>>
<< Sì immagino.>>, intervenne Alice, << quanto riesci a dormire, lì in ospedale! Devi permettere a qualcuno di darti il cambio, non puoi assisterlo ogni notte per tutto il tempo che starà ricoverato.>>
<< Edward potrebbe avere evoluzioni repentine e non è detto che siano tutte positive, con questo pensiero non riesco ad allontanarmi e poi la mia presenza lo rasserena.>>
<< Non fraintendermi.>>, disse Jasper, << questa vostra simbiosi è meravigliosa, il fatto che riesci a placare ogni sua inquietudine, rende unico il vostro rapporto, oltre ad essere in questo momento una risorsa inestimabile, ma se brucerai in fretta tutte le tue energie, come farai a sostenerlo quando dovrà andare ancora sotto i ferri o dopo quando farà la riabilitazione?>>.
<< Lascia passare questi giorni del ricovero e poi vedrai rientrati in casa, tutto sarà diverso, ma adesso non posso rinunciare a stargli vicino.>>
<< Benedetto il giorno in cui hai incrociato Edward.>>, esclamò Alice.
<< Devo ringraziare il tuo uomo, se non fosse stato per lui, avrei fatto l’errore più grave della mia vita, lui ha allontanato le mie paure e mi ha fatto comprendere quanto Edward mi amasse.>>
Mentre parlava gli occhi scintillavano di gioia, Jasper ed Alice le porsero le mani, i tre amici si ritrovarono uniti ed accomunati dal pensiero di Edward e di come averlo vicino, avesse reso le loro vite migliori.
Finita la cena la riaccompagnarono in ospedale, salirono al reparto, Esme e Carlisle erano fuori dalla stanza:
<< Tutto bene?>>, chiese Bella.
<< Sta dormendo, Rosalie è con lui, speriamo riposi tutta la notte, la saturazione è ancora in ascesa e non ha dolori forti alla schiena, forse siamo usciti dal momento critico. Vuoi entrare?>>.
<< No lasci che Rosalie gli stia ancora accanto.>>
Si sedette accanto ad Esme, la donna le carezzò il viso, la prese per le spalle e la fece appoggiare sulle sue gambe:
<< Potresti riposare un po’ che dici?>>.
La ragazza chiuse gli occhi e poco dopo un sonno lieve sopraggiunse.
 
 
EDWARD
 
Aprivo e chiudevo gli occhi, le palpebre erano pesanti, dovevo aver dormito un bel po’, mi voltai piano, mia sorella seduta accanto al letto, mi guardava con i suoi grandi occhi azzurri.
Non avevo la forza di scrivere nulla, ma volevo darle un segno della mia gratitudine per averla accanto, allungai la mano verso di lei, le carezzai il viso, disse:
<< Mentre ero qui in silenzio a guardarti ho fatto una breve carrellata della mia vita.
 
 
Negli ultimi anni, nonostante il crescente successo, mi sono sentita sempre tanto sola, pur essendo circondata da tante persone; più provavo questa impressione, più m’impegnavo in un’attività sempre più frenetica e impegnativa, ma alla fine delle lunghissime e faticose giornate, mi ritrovavo sempre a pensare che pur essendo soddisfatta del mio lavoro e anche se ricevevo l’apprezzamento degli estranei, mi sentivo incompleta.
In questo breve periodo che ci siamo frequentati o sentiti al telefono, ho provato una tale gioia nel sapere che ero nei tuoi pensieri, che mi volevi bene, che mi avevi perdonato, mi sono sentita veramente di nuovo parte della famiglia. E poi aver conosciuto Bella, è stato veramente un dono, è una ragazza straordinaria, Edward mi avete riempito la vita.>>
Si era appoggiata al letto, continuavo a carezzarla, cercavo di non piangere, mi sentivo così fragile emotivamente in questo momento.
Entrò mio padre, Rosalie si sollevò:
<< Hai interrotto un momento magico tra fratelli.>>, disse con un’espressione scherzosa. << Sei imperdonabile, avrei voluto beneficiare della mano calda di Edward sul mio viso, ancora per un po’.>>
<< Scusatemi.>>
Scrissi rapido:
“ Ci sarò tutte le volte che vorrai o che ne avrai bisogno, quando sarai stanca, quando ti sentirai sola, io ci sarò, nulla potrà più separarci.”
<< Grazie tesoro.>>, mi baciò e uscì.
Attesi che la porta si riaprisse, ma passava il tempo e niente, stavo diventando ansioso, cercavo di mascherare l’impazienza, volevo chiedere a mio padre, decisi di aspettare, in fondo la mia Bella, doveva pur permettersi un momento di distrazione, poter staccare la spina almeno per qualche ora.
Finalmente apparve, si avvicinò a me, mi prese delicatamente il viso tra le sue mani e mi baciò e disse:
<< Mi sei mancato Edward Cullen! Ed io?>>
Feci uno sguardo eloquente.
Il dottor Cullen si avvicinò al letto:
“ Papà ancora non ti ho ancora ringraziato per essere stato con me in sala operatoria.”
<< Ringraziarmi, che assurdità! Esserti stato accanto, è stato un’esperienza forte ma importante… e poi assistere all’intervento, piuttosto che restare fuori, dalla porta, nella tensione dell’attesa, mi ha sicuramente aiutato.  Adesso voglio che ti rimetta in fretta e voglio riaverti a casa al più presto.>>, mi passò la mano tra i capelli e mi diede un bacio sulla fronte, << vi lascio a domattina.>>
<< Sai che poco fa, qui fuori, mi sono assopita sulle gambe di tua madre, la sua mano è così morbida, è così delicata, è stato bello e ho fatto una scoperta, avete lo stesso profumo.>>
“ Oh bene dovrò ringraziarla domani, per averti coccolato e per avermi dato un così intenso e piacevole profumo, da farti innamorare di me.”
Andò a cambiarsi, si ripresentò con un paio di leggins grigi e una maglietta che le scopriva una spalla, aveva legato i capelli con una coda alta.



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Era terribilmente sexy.
Sorridevo al pensiero di come la situazione fosse davvero paradossale, ero bloccato in un letto, dopo una delicata operazione alla colonna vertebrale, non riuscivo a parlare e il mio unico pensiero era poter fare l’amore con lei.
“ Sei bellissima!” , le scrissi.
<< La luce è troppo fioca e tu stravedi.>>
“ Stravedo sul serio, ma per te amore. Ti desidero.”
<< Non è possibile Edward.>>
“ E’ vero. Impazzisco all’idea di non poterti avere.”
<< Non dirlo in giro potrebbero davvero prenderti per folle.>>, rise.
“ Raccontami della cena con Jasper e Alice.”
Si distese accanto a me, le sue mani sui miei capelli, parlava piano, ero completamente incantato da lei, l’ascoltavo e le carezzavo la mano, ero sereno.
Passò del tempo, forse pensando che dormissi, smise di parlare e dopo qualche minuto, sentii la sua mano sul mio petto, seguiva il ritmo scandito del mio respiro, come se temesse che da un momento all’altro smettessi di respirare, la sentivo tremare; avevo paura di aprire gli occhi e cogliere l’inquietudine e il dispiacere nel suo sguardo, ma allo stesso modo non potevo permettere che lei fosse preoccupata, che soffrisse per me.
Le presi la mano, lei sobbalzò, me l’appoggiai sulla guancia, aprii gli occhi, la guardai e scossi la testa:
<< Lo so amore che non ti fa male.>>, disse, << ma sono così angosciata a vederti così!>>
Le feci segno di darmi il netbook:
“ Bella sai qualcosa dell’intervento che io non so?”
<< Perché?>>
“ Rispondimi, hai paura che non riesca più a respirare, perché?”
<< Potresti avere una crisi respiratoria.>>, abbassò lo sguardo.
“ Ne ho già avuta una durante l’intervento?”
<< Sì.>>
“ Preoccupante?”
<< Abbastanza.>>
 “ Lo sapete che non serve nascondermi le cose.”
Il ritmo del mio cuore iniziò ad aumentare, non riuscivo a tenere a bada le emozioni che mi scuotevano, lei disse:
<< No Edward ti prego calmati.>>
“ Prometti che ora in avanti saprò sempre tutto?”
Lei tentennava.
<< Promettilo.>> mi sforzai a dire.
<< Prometto.>>
 
Distolsi lo sguardo da lei, ero arrabbiato, ma anche preoccupato. Feci un respiro un po’ più profondo come se avessi bisogno di sapere che ne ero in grado, Bella mi prese la mano, tremava, tornai a guardarla era così triste.
<< Vieni qui amore.>>, le sussurrai.
Si appoggiò al cuscino, sentii il suo respiro vicino e mi rasserenai, così come fece lei, non passò molto tempo e mi addormentai.
 
Quando riaprii gli occhi, era accanto a me, girai piano il viso cercando di capire se era già mattino, il rumore del mio battito iniziò ad aumentare, il bip si fece intenso, Bella sollevò di scatto la testa.
<< Edward.>> disse passandosi a mano sugli occhi.
<< Che ore sono?>>, dissi.
<< Le sette, vuoi che vado a chiedere di Lys?>>.
Feci segno di no.
Il dottore non si fece attendere molto, aveva una cartella in mano, mio padre accanto a lui:
<< Abbiamo avuto l’esito delle analisi, i valori cominciano a normalizzarsi, ti farò una visita e poi ti sposteremo.>>
Sbattei le palpebre, ero ancora un po’ assonnato, non appena mi toccarono e mi spostarono di fianco, sentii un dolore acuto, strinsi convulsamente il lenzuolo:
<< Ti faccio la medicazione e ho finito, Edward ancora un po’ di pazienza.>>
Mi sentii davvero male, non ero preparato, continuavo a stringere i denti, nell’attesa che terminasse.
<< Ecco fatto. Ragazzi forza portiamo questo giovane a fare un giro turistico. Ci rivedremo stasera, una volta arrivato in camera, ti rimetteranno di fianco, vorrei che rimanessi un po’, le ferite respireranno maggiormente. >>
<< Stammi vicino, ti prego.>>, le dissi.
Sganciarono il fermo del letto e mi mossi, le diedi la mano, mi camminava accanto, concentravo la mia attenzione sul suo viso, cercavo di non pensare al dolore.
Arrivammo in camera, mi tuffai nei suoi occhi caldi e mi chiusi in un silenzio che mi evitava di gemere.


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BELLA
 
Lo guardavo e sapevo che aveva male, ma parlargliene non gli avrebbe alleviato il dolore, lo carezzavo e lo baciavo, rispettando il suo silenzio. Poco dopo si assopì.
Dopo circa un’ora, sentii bussare, entrarono Jasper e Alice, si sedettero piano vicino al letto, attendendo che si svegliasse. A uno ad uno arrivarono anche gli altri, avvertiti da Jasper.
Edward si mosse, lo sentii sospirare e quindi aprii gli occhi:
<< Amore! C’è una certa folla qui.>>
Si erano spostati tutti dinanzi a lui, alcuni di loro si erano messi in ginocchio per fare spazio.
Fu Angela la prima ad avvicinarsi:
<< Quanto mi hai fatto preoccupare tesoro mio.>>, lui la carezzò.
Anche Jessica si abbassò e lo baciò sulla fronte:
<< Finalmente possiamo starti vicino, è stato terribile vederti attraverso un vetro.>>
Emmett gli chiese:
<< Sarai a casa per Natale?>>.
Annuì.
<< Bello! Faremo una festa?>>.
<< Parlatene con Rosalie.>>, disse lui piano.
<< Tornerà il ventitré, vorrebbe organizzare qualcosa, ma cerchiamo di fare un passo alla volta.>>, aggiunsi.
<< Possiamo venirti a trovare anche domani?>>, chiese timidamente Ben.
<< Quando volete.>>
Lo vidi stringere gli occhi:
<< Amore hai bisogno di distenderti ?>>.
Annuì
Lo cinsi ai fianchi e alle spalle e lo spostai piano sulla schiena, lo adagiai:
<< Sono stata brava?>> 
<< Perfetta. Oh Dio che profumo.>>, sussurrò.
<< Edward.>>
Tutti risero.
<< Il vostro amico non fa altro che sniffarmi, ogni occasione è buona per odorarmi, non lo trovate un po’ perverso?>>.
<< Io credo che sia quasi drogato dal tuo odore.>>, disse Jasper, << dice che riconoscerebbe il tuo profumo, in mezzo cento altri.>>
Aprì il pc e scrisse:
“ Grazie amico, sto facendo proprio una figura da depravato. “
<< La trovo una cosa così intima.>>, esclamò Alice, << meravigliosa.>>
<< Ragazzi adesso lasciamo il nostro eroe al suo giusto riposo, ci vedremo domani.>>, disse Mike.
<< Si certo, togliamo le tende.>>, disse Emmett, << vedi di riprenderti in fretta, abbiamo troppe cose da fare, capito.>>
Uscirono tutti, solo Angela rimaneva seduta accanto al letto, erano mano nella mano, mi alzai e feci per uscire, lei disse:
<< Resta Bella ti prego, ho bisogno di parlarvi.>>, cominciò a lisciare dolcemente la mano di Edward. << Ho avuto tanta paura durante l’operazione e anche dopo e in queste ore di attesa, in rianimazione, ho pensato che era stata una follia assecondarti, che forse non ero una vera amica, avrei dovuto tentare di dissuaderti dall’affrontare un intervento così delicato; lunedì tornata a casa, dopo averti visto dal quel vetro, ho addirittura biasimato Bella per averti convinto ad andare in questa direzione, ho persino pensato che era stata una disgrazia per te, averla incontrata.
Poi ho parlato con gli altri e soprattutto con Jasper, confesso che ieri sera l’ho costretto a fare le ore piccole per ascoltarmi e ho capito quanto ero stata stupida a non capire le motivazioni profonde della tua scelta e come mi sbagliavo su Bella e sulla sua dedizione per te.
Vi chiedo scusa per avervi così grossolanamente giudicato e disapprovato, sei l’amico più caro che ho e annebbiata dall’angoscia e dal dispiacere di averti visto in quelle condizioni, ho valutato male, Edward e Bella scusami ancora.>>
Angela si era avvicinata a lui e delicatamente lo aveva abbracciato, io ero rimasta in piedi alle sue spalle, dopo si avvicinò a me e timidamente, mi strinse, ricambiai l’abbraccio con vigore, lei uscì.
<< La piccola Angela non si smentisce mai.>>, disse con un fil di voce.
Sorrisi e lo carezzai, gli avvicinai la cannuccia alla bocca, prese un sorso d’acqua, ma al passaggio in gola si irrigidì.
Passò il pomeriggio a sonnecchiare, io a lavorare al computer, lo lasciai solo per andare a fare la doccia e cenare, era la sua condizione per farmi restare la notte e a dire il vero staccare un po’ dall’ospedale, cominciava a diventare quasi una necessità.
Ragguagliai mia madre e mio padre, mi cambiai e loro mi accompagnarono, per aver così la possibilità di salutarlo.
Edward mostrava chiaramente i segni di una lunga giornata sul volto, era stanco ed emaciato, stava di fianco.
Salutò i miei che si trattennero una decina di minuti, mia madre gli fece la normale dose di coccole, Edward si beava di queste premure che lei gli riservava e poi era tanto contento che mio padre fosse così presente.
Verso le nove andarono tutti via, Rosalie avrebbe preso  un aereo all’alba e Carlisle, in ospedale dal mattino presto, veniva da un turno massacrante.
Fratello e sorella si salutarono con quella tenerezza che ormai era una costante nel loro rapporto, Rosalie gli promise che sarebbe stata a Los Angeles per il ventitré, quindi per le sue dimissioni dall’ospedale, augurandosi però che Edward riuscisse a tornare a casa ancora prima di questa data.
Quando restammo soli, mi distesi  vicino a lui, ogni tanto stringeva le lenzuola, aveva come degli spasmi:
<< Amore chiamo il medico e vediamo come possono aiutarti?>>, dissi.
<< No … adesso no.>>
<< Edward … Lys ha detto che devi tenere sotto controllo il dolore, altrimenti tenderà ad aumentare fino a diventare insopportabile, ti contrarrai e sarà ancora peggio.>>
Scosse la testa e chiuse gli occhi, decisi di aspettare, non forzarlo in una scelta, mi misi proprio distesa speculare a lui, il mio viso, sul cuscino, accanto al suo, mi passò il braccio sul fianco, la sua mano mi sfiorava la schiena; trascorse più di un’ ora, ma non era riuscito, né a rilassarsi né tantomeno prendere sonno, riprovai:
<< Amore oggi la schiena è stata sollecitata, ti hanno cambiato posizione, sii ragionevole posso chiamare il medico?>>.
<< Rintraccia Lys.>>, era quasi un sussurro.
Mi alzai lentamente, anche il solo movimento del letto, gli procurava dolore, in queste condizioni avrebbe passato una notte d’inferno.
Raggiunsi il banco informazioni del reparto, chiesi di Lys, era già andato via, l’infermiera lo chiamò al cellulare.
<< Dottor Lys, sono Bella Swan, mi perdoni il disturbo.>>
<< Che succede Bella?>>.
<< Edward sente dei forti dolori, è scosso da spasmi, ma non ha voluto che chiamassi il medico di guardia, voleva che parlassi con lei prima, la situazione si sta facendo critica.>
<< Chiamerò il dottor Varner, si occupa di terapia del dolore, lo manderò subito da voi. Domani prima di iniziare gli interventi, passerò a controllarlo.
Bella adesso queste crisi dolorose saranno piuttosto frequenti e dureranno più a lungo, nelle prossime settimane, potrebbe avere bisogno di una terapia del dolore sistematica, ma temo che Edward possa non reagire bene a questa notizia, se sarà necessario, gli affiancheremo uno psicologo.>>
<< Dottore perché non gliene ha parlato?>>.
<< La situazione di Edward si evolve di giorno in giorno piuttosto rapidamente, dobbiamo rispondere alle difficoltà via via che si presentano.>>
<< Capisco ciò che dice, ma d’ora in avanti tenga sempre presente che Edward subisce uno stress maggiore, quando si trova ad affrontare situazioni nuove senza che sia preparato.>>
Tornai in camera, non appena mi sedetti, aprì gli occhi, erano rossi, mi spaventai:
<< Oh Edward tesoro! Ho parlato con Lys al telefono, sta arrivando il dottor Varner.>>
<< Chi è?>>
<< Esperto di terapia del dolore.>>.
<< Cosa?>>, sgranò gli occhi.
<< Edward domani Lys ti dirà meglio tutto quanto, adesso dobbiamo affrontare l’emergenza, devi collaborare.>>
Mi guardava spaurito, gli passai la mano sulla fronte imperlata di sudore, gliela baciai.
<< Aiutami.>>
Lo feci distendere, sembrò averne beneficio, dopo pochi minuti arrivò il dottore e un infermiere, fece un rapido controllo ai parametri e disse:
<< Ho appena parlato con il dottor Lys, signor Cullen, le darò un mix di analgesici in infusione continua, in pratica sono costretto a darle una dose tre volte più forte di quella prescritta.
Non deve mai più raggiungere un livello di dolore così intenso, non agevola la terapia antalgica, anzi ci spinge ad agire con dosi di attacco. La prego di essere più collaborativo, tenersi il dolore è inutile e dannoso, sono stato chiaro. >>
Fece segno di sì, gli misero una flebo, aveva il viso scuro e aveva cambiato atteggiamento.
Si era chiuso a riccio tra il dolore fisico e l’agitazione dovuta a questa novità.
Mi misi accanto al letto, provai a prendergli la mano, me la porse ma come se non sentisse nulla, non reagiva, comunque l’avvicinai alle mie labbra e cominciai a baciargliela.
In tutto questo, anch’io avevo la mia parte di difficoltà e avevo bisogno di sentirlo vicino, di sentire il suo calore.
I minuti passavano ma lui continuava a stringere gli occhi, trattenendosi dal gemere, vedevo i suoi occhi riempirsi di lacrime, che faceva cadere, scrollando la testa, volevo aiutarlo in qualche modo, ma non riuscivo a capire come.
Mi chiese di aiutarlo a spostarsi, sperava forse che cambiando posizione, il dolore si alleviasse, si mise una mano sul petto, l’altra mano sugli occhi a celare quel pianto silenzioso, che non riusciva a fermare. Ero veramente disperata.
<< Amore ascoltami, oggi pomeriggio ho scaricato e corretto le foto di New York, vorresti vederle?>>.


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Il suo sguardo si animò, gli asciugai le lacrime, mi sedetti per terra accanto a lui, il notebook aperto dinanzi a lui, si era stretto entrambe le mani al petto, ancora qualche lacrima sfuggiva al suo controllo, ma sembrava si stesse calmando.
Feci partire la presentazione, erano una quantità spropositata, via via che scorrevano le immagini, aggiungevo dei commenti simpatici, dei ricordi, delle impressioni che le foto mi suscitavano, lui mi ascoltava, attento, ogni tanto mi chiedeva di fermarmi, respirava piano, cercando di controllare il dolore che ancora non lo aveva abbandonato e poi riprendevamo a guardare.
Era mezzanotte quando terminammo, il farmaco aveva cominciato a fare effetto e lui era più sereno, ma i suoi occhi arrossati mi facevano mi stare così male, allungò la mano e mi avvicinai alla sua bocca:
<< Ti amo, sei… sei sempre la mia salvezza.>>, si schiarì la voce rauca, gli misi un dito sulla bocca, lui scosse la testa, abbassò il tono e continuò, << sono stato anche… anche stavolta uno stupido, ho valutato male, ti… ti prego… aiutami, non sono lucido e continuo a… a fare errori, che… che mi fanno stare peggio.>>
<< D’ora in avanti staremo più attenti.>>,  mi appoggiai sul letto.
<< Ti faccio paura così?>>, sollevò la mano con il catetere, << ti… ti ricordo Jacob?>>.
Non volevo mentirgli:
<< Non paura… dispiacere. Certo risentire parlare di terapia del dolore, è stata dura, ma sono consapevole che la tua situazione è diversa, temporanea, reversibile, quindi non posso permettere ai ricordi di offuscare la mia razionalità. Devo concentrami su di te, su come aiutarti ad affrontare ogni complicazione, anche con piccole cose, come ho fatto prima con le foto.>>
Prese il pc:
“ Mi chiedo se dimenticheremo mai tutto questo o se ne saremo sommersi.”
<< Sommersi? Non pensarlo neanche ne uscirai sulle tue gambe e sarai l’uomo più temprato che io conosca.>>
“ E tu la ragazza spremuta dalla malattia del fidanzato?”
<< Edward non credere neanche per un istante che questo possa spegnermi.
Sto vivendo una storia d’amore così unica, speciale, l’amore che provo per te, mi dà forza, determinazione, tu mi dai forza, non mi esaurisci. So che supereremo insieme tutte le difficoltà e avremo una relazione perfetta.>>
<< Perfetta… sì amore mio, tu sei perfetta per me… sei la mia… dolce, granitica Bella!>>, sorrise, avvicinandosi alle mie labbra, mi baciò, sussurrando, << io ce la farò… ce la devo fare.>>
 
*****
 
La settimana di ricovero si trascinò stancamente. Lys manteneva sotto stretto controllo la situazione respiratoria di Edward, era molto preoccupato per un’eventuale aggravarsi della miastenia, a causa degli analgesici che era costretto a somministrargli, per tenere a bada il dolore.
A metà della settimana, gli tolsero i drenaggi, psicologicamente ebbe un crollo. Si rifiutò di mangiare dicendo di essere troppo scombussolato, rimase disteso, con gli occhi chiusi, in silenzio.
Nel pomeriggio, il terapista della riabilitazione venne a portargli un busto ortopedico, che sarebbe servito per dargli supporto e protezione.
Dopo averglielo fatto indossare, provarono a metterlo seduto, stringendo i denti, caparbiamente il ragazzo, sostenuto dal forte desiderio di tornare a casa, era riuscito a rimanerci per un periodo abbastanza lungo.
I giorni seguenti, più volte durante il giorno, faceva un minimo di mobilizzazione e quindi si sedeva sul bordo del letto con i piedi a penzoloni. Bella trascorreva tutto il tempo accanto ad lui, recandosi a casa solo per cambiarsi e mangiare, ogni giorno escogitava un passatempo diverso per provare a farlo distrarre, impresa che diventava sempre più difficile.
Ogni giorno era un via vai di tutti gli amici che si alternavano a fargli un po’ di compagnia, tentando in tutti i modi di risollevargli il morale.
A sei giorni dall’intervento, il suo livello di sopportazione era davvero al limite, il dolore, seppure attenuato, non lo abbandonava mai.
Cercava di dissimulare nel modo migliore possibile, per non gettare nello sconforto sua madre e non rendere ancora più logoranti le giornate di Bella, accanto a lui, ma non era facile, inoltre, era ancora abbastanza afono, si sforzava molto a parlare, quindi aveva finito col chiudersi nel silenzio, sempre più spesso.
Bella era veramente sconfortata, chiese a Lys, l’ennesimo strappo alle regole, permettere agli amici di trascorrere il sabato sera con lui, sperando così di provare a farlo reagire, il dottore lo concesse.
Di pomeriggio Bella aveva portato un piccolo video proiettore con la scusa di volergli far vedere alcuni video, collegò notebook e casse e mentre Edward riposava, rimase in attesa che arrivassero; poco alla volta entrarono e presero posto silenziosamente tutti intorno al letto, Alice aveva portato alcuni di palloncini, che attaccò al letto, Angela sistemò dei fiori sul comodino, Mike aveva ordinato le pizze.
Edward aprì gli occhi, si guardò attorno, scambiò uno sguardo con Bella che rideva vicino alla porta e le fece segno di avvicinarsi, le disse all’orecchio:
<< Passi il tuo tempo a scervellarti per organizzare sorprese, ma non hai niente di meglio da fare?>>.
<< Niente di meglio di vederti sorridere? Che eresia!>>
<< Lys non riesce a negarti proprio niente, devi averlo stregato.>>
<< Può darsi, il gioco vale la candela. Ti aiuto a tirarti un po’ su?>>
<< Sì magari potrei sembrare meno rottame di quel che sono.>>
<< Rottame, addirittura, appena acciaccato.>>, rise.
Lo abbracciò delicatamente e con fare esperto, lo sollevò piano mentre Jasper raddrizzava leggermente lo schienale del letto:
<< Che volete tutte le scuse sono buone per strusciarsi addosso a me.>>, disse sorridendo.
<< Come se avessi bisogno di scuse per toccare una mia assoluta proprietà.>>, ribatté Bella.
Risero, Edward la strinse, la baciò e poi avvicinatosi al suo orecchio disse:
<< E’ vero, voglio continuare ad essere assolutamente in tuo potere, meravigliosamente nelle tue mani.>>
Emmett aveva preparato un DVD, nel quale aveva raccolto video e fotografie, da quando Edward era piccolo fino a prima dell’intervento. Ne aveva fatto un video clip in piena regola, con tanto di effetti e di sottofondo musicale.
Partì il video, le foto e i video della sua infanzia, che Esme gli aveva dato, erano montati su musiche divertenti, ma erano scelte ad arte, con molta discrezione, mostravano Edward nel modo più naturale possibile, senza che si evidenziasse alcuna differenza:
<< Ma eri delizioso!>>, esclamò Bella,<< da strapazzare di coccole!>>.
<< Si ero davvero carino! Non vedevo queste immagini da tanto tempo.>>, rispose ridendo.
<< Tua madre me le ha fatte avere a tempo record.>>
<< Lo credo! Voleva a tutti i costi mettermi in imbarazzo.>>
 
 
Scorrevano adesso le foto della scuola elementare, tra gli altri si riconosceva Angela, con i suoi capelli lunghi e gli immancabili occhiali e Jasper, qualche video di attività svolte durante quegli anni, con gli strascichi di risate e commenti; quindi il liceo, dove comparivano anche tutti gli altri, stretti sempre intorno a lui, Bella lo osservava, aveva il viso raggiante:
<< Vedi mi stavano sempre incollati.>>, disse.
<< Se lo lasciavamo solo,>>, disse Emmett, << combinava talmente tanti disastri, soprattutto con le ragazze.>>
<< Ma che dici.>>, sbottò.
<< Era come il miele per gli orsi … o il polline per le api!>>, continuò Emmett.
<< Smettila stupido!>>, disse Jessica, colpendolo sulla testa.
<< Comunque è vero.>>, intervenne Jasper, << un sacco di  ragazze gli stavano dietro, ma lui non aveva un gran tatto, aveva la tendenza ad una botta e via, abbasso le relazioni!>>.
<< Jasper ma dai anche tu!>>, gridò Alice.
<< È la verità.>>, disse a quel punto Edward, << però il più delle volte era una cosa reciproca, ero nel mio periodo un po’ stro…zo! Era anche il periodo di massima ribellione contro il volere di mia madre, come un normale adolescente e guardate queste foto ridicolo con la cresta! E che faccia!>>.
Sorrideva trattenendosi, Bella lo baciava felice.
 
 
<< E guardate queste sono di quando rifiutavo di usare le sedia… era il periodo delle stampelle! Quando tornavo a casa ero distrutto ma non m’importava, mi facevano più figo!>>
Le foto fatte durante alcune vacanze con i ragazzi attirarono l’attenzione di Bella.
<< Vi ricordate quanto mia madre ci ha stressato di telefonate?>>
<< Nonostante fossimo a casa dei miei zii!>>, disse Jessica.
<< E la sbronza colossale che mi sono preso.>>, disse ridendo, << vomitai per un giorno intero.>>
<< Io ricordo l’inquisizione dei tuoi genitori.>>, rispose Jasper, << lo sguardo deluso di tua madre che mi dice: “Jasper io mi fidavo di te!” Non so cosa avrei dovuto fare per impedirti di bere così tanto, forse legarti!>>.
Poi partì una miscellanea di video strambi, tratti da feste non bene identificate, dove Edward era stato ripreso nelle situazioni più improbabili, vestito da donna, dentro una vasca da bagno, mentre sbaciucchiava Emmett, in piscina circondato da donne che tentavano di togliergli il costume, quindi insieme ai professori del liceo e durante la cerimonia del diploma.
<< Eri bellissimo con la toga Edward!>>, disse Bella.
<< Oh Bella dovevi vederlo!>>, esclamò Alice, << dall’alto del suo metro e ottantacinque, in piedi, impettito e fiero, con quell’abito scuro, faceva la sua gran bella figura.>>
<< E avresti dovuto vedere tutte quelle ochette che gli sbavavano dietro!>>, aggiunse Emmett.
<< Sì.. sì… ho  capito… ho capito!>>, sbottò spazientita Bella, << altro che riservato e schivo, era invece molto amato e popolare!>>.
La mega festa per il diploma, a casa di Alice era un susseguirsi di foto assurde, ridicole, oscene e compromettenti, ma lui sempre sorridente, spensierato e bello da far paura.
<< Se ti avessi incontrato allora, penso che anch’io mi sarei buttata ai tuoi piedi!>>, disse ridendo Bella.
<< Mentre adesso mi hai fatto penare prima di dirmi di sì!>, le prese il viso e le schioccò un bacio in bocca.
E quindi tra rulli di tamburi e squilli di tromba con una presentazione degna di un film della Metro Goldwyn  Mayer iniziò il capitolo “Edward e la sua Bella”, sottotitolo “Storia della liberazione del nostro gruppo dalla schiavitù Edwardiana”
Edward scoppiò a ridere, c’erano video e immagini di tutti i momenti più importanti della loro storia, alle feste, nei locali, all’università, al Kodak Theatre e poi alla festa del Cirque de Soleil, foto dopo foto lui e Bella, insieme sempre vicini, quindi le foto di New York, una più bella dell’altra, con Rosalie e alcune della serata Oneida.
<< No! Ma da dove vengono fuori queste?>>, chiese Edward.
<< Tu eri troppo su di giri per accorgerti che Quil ci stava fotografando!>>, disse Bella.
<< E te le sei fatte mandare?>>,  rispose lui rivolto a Emmett.
<< Li ha mandate a me.>>, disse Bella.
<< Ti ho graziato Cullen, non inserendo il video fatto quella sera!>>, disse Emmett.
<< Che video?>>, chiese.
<< Quello quando parli del sesso con Bella.>>
<< No! Non è possibile! Tu lo sapevi?>>.disse guardandola.
<< No, ma l’ho visto prima di girare via mail tutto a lui.>>.
<< Tu sei pazza lo hai dato a Emmett, sarà su you tube stasera, pretendo di averlo e possibilmente distruggerlo!>>
<< Neanche per sogno!>>,  gridò Emmett, << è spettacolare! Prometto di non diffonderlo.>>
Quindi una carrellata di baci e fu la volta di Bella arrossire e nascondere la faccia sulla spalla di Emmett.
<< E’ ufficiale Emmett sei un guardone!>>, disse alla fine la ragazza.
<< Ma dai siete troppo belli! Fotografarvi quando vi baciate è come mangiare tonnellate di pasticcini! Da carie!>>
Il video si chiuse con una serie di foto di tutti gli amici che mandavano baci, facevano linguacce, mostravano le posteriori e altre stupidate simili.
<< Grazie Emmett veramente molto bello!>>, disse Edward.
<< Bene tienilo, così quando sei depresso, ti tiriamo su noi!>>.
<< Sei un genio Emmett!>>, Bella gli posò la mano sulla spalla, lui si volse a guardarla e le diede un bacio sulla mano.
Squillò il cellulare di Mike:
<< Ecco la pizza, vado alla porta del reparto e la trafugo fino alla tua stanza, se non mi vedete tornare,  sarò stato preso prigioniero dalla caposala!>>
<< Anche la pizza! Ma come hai fatto Bella?>>, esclamò Edward.
<< Sono praticamente irresistibile!>> e fece il segno di lustrarsi le unghie.
Proseguirono la serata, parlando ancora del passato e programmando le prossime feste natalizie, Bella aveva preso la macchina fotografica e aveva scattato un po’ di foto per Edward, finito di mangiare poco alla volta, cercando di dare meno nell’occhio possibile, andarono via.
Quindi smontò tutta l’apparecchiatura, si cambiò, si distese di fianco a lui:
<< Grazie di tutto tesoro mio!>>, le disse.
Mi strinse piano la testa e si avvicinò a me.
 
 
 
<< Di nulla, ho avuto sempre la mia bella ricompensa, questo bel viso sorridente, ma che fatica amore alleggerirti l’umore.>>
<< E’ difficile… davvero difficile superare la fatica di una giornata dove sento un dolore pressoché continuo.>>, si fermò e prese fiato, si schiarì la voce che cominciava ad uscire fioca,
<< certo dovrei sempre ricordarmi di te, di quanto mi ami e di tutto quello che fai per me e dovrei trovare la forza per tirarmi su.>>
Si abbracciarono:
<< Adesso riposa, quattro giorni e saremo a casa e poi lentamente ricominceremo la nostra vita normale.>>
 
Edward trascorse gli ultimi giorni di ricovero, preparandosi proprio al suo rientro a casa, intensificando la mobilizzazione, allungando i tempi in cui rimaneva seduto su bordo del letto e già domenica con l’aiuto degli infermieri provò a sedersi sulla sedia a rotelle.
Questo passaggio fu veramente traumatico, al fastidio legato alla posizione seduta in uno spazio piuttosto angusto, quale era la seduta della sedia a rotelle, si aggiungeva la rigidità del tutore ortopedico, al quale ancora Edward non era ancora abituato.
Il mercoledì mattina, giorno delle dimissioni, fremeva in attesa che Lys lo visitasse.
<< Buongiorno, svegliato presto?>>, disse suo padre entrando.
<< Diciamo che non ha quasi dormito.>>, disse Bella.
<< Irrequieto?>>
<< Abbastanza … il dottor Lys?>>
<< Sta arrivando, ma ho una sorpresa per te, anche qualcun altro non ha dormito stanotte.>>
Apparve Rosalie sulla porta:
<< Ciao tesoro!>>, disse entrando.
<< Sei già qui.>>, rispose Edward.
<< Ha trascorso la notte in bianco, ha preso un volo non so da dove e a che ore, per arrivare in tempo qui oggi.>>, disse Carlisle.
Si avvicinò al letto:
<< Posso abbracciarti?>>, gli chiese.
<< Ma certo che puoi.>>
Lo strinse e lo baciò sulle labbra, Edward fece un sospiro.
<< Mi sei mancata sai.>>, le disse.
<< Anche tu Edward, ma sei stato sempre nei miei pensieri, la settimana è stata dura vero?>>
<< Abbastanza ma è passata.>>
<< Bene adesso guardiamo avanti, non sono stata originale neanche stavolta, il mio solito regalo da indossare domani.>>
Edward si scostò un po’ da lei:
<< Rosalie …>>
<< Niente ma … sarà una serata sobria, deciderai tu chi invitare, se non vorrai nessun estraneo tra i piedi, saremo solo noi e Bella con i suoi genitori, ma voglio festeggiare questo Natale così speciale, voglio ricordarlo, non farò niente che possa disturbarti … ti prego Edward, dimmi di sì.>>
<< Con te non posso farcela in condizioni normali immaginati adesso … ma non posso prometterti nulla, forse non riuscirò neanche a sedermi a tavola e mangiare con voi.>>
<< Vedremo e ci organizzeremo di conseguenza.>>
Entrò Lys:
<< Buongiorno in questa stanza, non si riesce proprio a gestire l’orario delle visite, nemmeno l’ultimo giorno eh?>>.
<< Dottore è appena arrivata, non potevo lasciarla fuori dalla porta.>>, disse Edward.
<< Ma certo che no, adesso però uscite belle signore, devo passare ai raggi X il giovanotto prima di rimandarlo a casa, fuori anche tu Bella, torniamo alle vecchie abitudini!>>
 
 
EDWARD
 
Tornare a casa! Avevo un desiderio folle delle mie cose, della mia stanza, del mio letto!
Tornare a quella che Bella aveva definita normalità… normalità… chissà come sarebbe stata dura la normalità adesso.
Pensavo soprattutto al controllo del dolore, senza avere medici ed infermieri a portata di campanello, ma avrei avuto papà e Bella accanto, ero fiducioso che saremmo riusciti a gestirlo.
Avevo passato la notte praticamente insonne, troppa ansia, Bella aveva provato in tutti i modi a farmi addormentare, ma senza successo, allora aveva rinunciato e aveva iniziato a parlare, mentre mi accarezzava, mi baciava, quelle attenzioni piano piano mi fecero passare l’ansia e il tempo trascorse piacevole come sempre.
Rosalie era arrivata con il suo carico di travolgente spirito d’iniziativa, era tornata per me, aveva mollato il suo lavoro in un momento importane, per festeggiare con noi il Natale, dopo anni, non me la sentivo di deluderla. Mi chiedevo però se al mio rientro a casa, avrei voluto gente intorno, o avrei preferito la pace e la tranquillità di una cena intima in famiglia. Avrei scelto a seconda come mi sarei sentito.
Non appena Bella fu fuori dalla porta, mi assalì un’inquietudine che non riuscivo a tenere a bada, respirai, cercando di calmarmi.
Il dottore iniziò leggendo la cartella, facendo il punto della situazione, nel frattempo l’infermiera sfilava il catetere dalla mia vena e ci metteva sopra un vistoso cerotto.
Mi distese lo schienale, restai supino a fissare il soffitto.
Lys iniziò con farmi flettere le gambe, con delicatezza, le ferite tiravano, strinsi il lenzuolo:
<< Edward cerca di rilassarti.>>
<< Non è facile… per niente!>>
Sentì la sensibilità dei piedi, verificò le articolazioni delle ginocchia, si spostò sul bacino, finite tutta una serie di manovre, un infermiere mi spostò sul fianco e gemetti.
<< Devi avere solo qualche minuto di pazienza Edward, mi rimane da controllare, medicare e documentare lo stato delle ferite con delle foto ed ho finito.>>
Ricacciavo le lacrime, stringendo i pugni, mio padre riprese a carezzarmi, senza parlare, Lys quindi si avvicinò al letto:
<< Le suture si stanno asciugando bene, tireranno un po’, ma nella norma, la mobilizzazione sta mantenendo funzionali le articolazioni e i tendini, per il trofismo dei muscoli delle gambe in questo momento possiamo fare poco; tuo padre mi ha detto che a casa verrà un terapista ogni giorno, devi progressivamente tornare a muoverti come facevi prima dell’intervento, senza esagerare ma con decisione, tutto dev’essere fatto con il tutore, ti dirò io quando potrai farne a meno.>>
Annuì sospirando.
<< Devi continuare con l’eparina almeno per un altro mese.>>
<< Ci penserò io o farò venire un infermiere per somministrargliela.>>, disse Carlisle.
<< Andiamo al capitolo dolore, dobbiamo tenerlo a bada, altrimenti non potrai proseguire la fisioterapia, che dev’essere continua e costante, inoltre se avrai dolore, assumerai posizioni antalgiche che determineranno delle contratture e sarà un circolo vizioso senza fine. Per ora continuiamo con il Contramal, vediamo come reagisci, se è sufficiente bene, altrimenti proveremo con qualcos’altro.>>
<< Cosa?>>.
<< Un oppioide più forte.>>
<< Morfina.>>
<< Sì.>>
<< Uff!>>.
 

<< Edward stiamo solo supponendo che tu non possa continuare con questa terapia. Quindi non ti dare un inutile pensiero! Chiaramente Carlisle un emogas ogni quattro… massimo sei giorni.>>
<< Certo, stai tranquillo.>>
<< Con la flebo che ti abbiamo appena tolta sei coperto fino ad oggi pomeriggio, diciamo che riprenderai la normale terapia verso le quattro e poi ogni quattro o sei ore.>>
Lys aprì la porta e Bella rientrò in camera, tenevo lo sguardo basso:
<< Posso andare a casa, ora.>>
<< Certo firmo subito le dimissioni… a proposito come andrete via? Vi faccio preparare un’ambulanza?>>.
<< No niente ambulanza.>>, risposi concitato.
<< Ho noleggiato un piccolo van con una pedana, ci potrai salire direttamente con la sedia.>>, disse il dottor Cullen.
Uscirono, Bella rimase vicino al letto, le dissi:
<< Non adesso Bella, ne riparliamo a casa, portami via da qui subito per favore.>>
Entrò un’infermiera:
<< Signor Cullen l’aiuto a vestirsi.>>
<< Non serve.>>
<< Edward ti prego.>>, mi disse,<< ho bisogno di vedere come fare senza rischiare di farti male.>>
L’infermiera mi aiutò a sollevarmi, mi sfilò il camice e mi mise una maglietta, sopra il busto e quindi  una felpa, poi insieme ad Bella mi fecero indossare un pantalone di una tuta.
Non riuscivo a nascondere il mio disappunto e anche il mio imbarazzo, quand’ebbe finito rimasi seduto sul bordo del letto, Bella avvicinò la sedia, l’infermiera mi prese sotto le ascelle e mi ci adagiò sopra, sentii una fitta alla schiena, serrai gli occhi e strinsi il bracciolo:
<< Ora passa.>>, chinai la testa.<< Portami via, riportami a casa, non ne posso proprio più di questo posto, sono stanco amore, proprio stanco.>>
 
 
 
Intanto scusatemi sono in ritardo dopo aver fatto tanto di dichiarazione che avrei postato lunedì, ma il rientro a casa dalle vacanze è stato un delirio, travolta dalle faccende di casa da sbrigare, spero mi perdonerete.
Capitolone (venti pagine), vi sarete annoiate a morte immagino.
ma non era possibile dividere le descrizioni e le emozioni di questo momento così importante, difficile e gravoso per entrambi, edward subissato dal dolore che solo un intervento alla colonna vertebrale può dare e bella che si spende per lui, si ingegna, cerca di trovare soluzioni originali e pensieri unici per venirgli incontro.
Poi rosalie che confessa ancora una volta la vacuità della sua vita prima di ritrovarsi amata e considerata da suo fratello.
Gli amici davvero fenomenali, “satelliti di un sole malato”, impauriti e forti insieme, anche loro creativi e solleciti… ed esme che culla la piccola bella e le permette di scoprire una cosa preziosa, madre e figlio hanno lo stesso profumo…
Uff… raccolgo la tensione nervosa che questo capitolo mi crea ogni volta che lo leggo e fisso l’appuntamento a lunedì prossimo con il ritorno a casa del nostro piccolo grande uomo e un episodio molto importante che darà anche da pensare.
Date il via alle recensioni, attendo giudizi anche sulla scelta di fare un capitolo così lungo (siano essi positivi o negativi)
Un bacio grandissimo e a presto

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Capitolo 27
*** Ricominciare ***



Tratto dal ventiseiesimo capitolo:
Tornai in camera, non appena mi sedetti, aprì gli occhi, erano rossi,
mi spaventai:
<< Oh Edward tesoro! Ho parlato con Lys al telefono,
sta arrivando il dottor Varner.>>
<< Chi è?>>
<< Esperto di terapia del dolore.>>.
<< Cosa?>>, sgranò gli occhi.
<< Edward domani Lys ti dirà meglio tutto quanto, adesso dobbiamo affrontare l’emergenza, devi collaborare.>>
Mi guardava spaurito, gli passai la mano sulla fronte imperlata di sudore, gliela baciai.
<< Aiutami.>>
Lo feci distendere, sembrò averne beneficio.
****
Si era chiuso a riccio tra il dolore fisico e l’agitazione dovuta a questa novità.
Mi misi accanto al letto, provai a prendergli la mano, me la porse ma come se non sentisse nulla, non reagiva, comunque l’avvicinai alle mie labbra e cominciai a baciargliela.
In tutto questo, anch’io avevo la mia parte di difficoltà e avevo bisogno di sentirlo vicino, di sentire il suo calore.
I minuti passavano ma lui continuava a stringere gli occhi, trattenendosi dal gemere, vedevo i suoi occhi riempirsi di lacrime, che faceva cadere, scrollando la testa, volevo aiutarlo in qualche modo, ma non riuscivo a capire come.
Mi chiese di aiutarlo a spostarsi, sperava forse che cambiando posizione, il dolore si alleviasse, si mise una mano sul petto, l’altra mano sugli occhi a celare quel pianto silenzioso, che non riusciva a fermare.
Ero veramente disperata.
<< Amore ascoltami, oggi pomeriggio ho scaricato e corretto le foto di New York, vorresti vederle?>>.
Il suo sguardo si animò, gli asciugai le lacrime, mi sedetti per terra accanto a lui, il notebook aperto dinanzi a lui, si era stretto entrambe le mani al petto, ancora qualche lacrima sfuggiva al suo controllo, ma sembrava si stesse calmando.
Feci partire la presentazione, erano una quantità spropositata, via via che scorrevano le immagini, aggiungevo dei commenti simpatici, dei ricordi, delle impressioni che le foto mi suscitavano, lui mi ascoltava, attento, ogni tanto mi chiedeva di fermarmi, respirava piano, cercando di controllare il dolore che ancora non lo aveva abbandonato e
poi riprendevamo a guardare.
Era mezzanotte quando terminammo, il farmaco aveva cominciato a fare effetto e lui era più sereno, ma i suoi occhi arrossati, mi facevano stare così male, allungò la mano e mi avvicinai alla sua bocca:
<< Ti amo, sei… sei sempre la mia salvezza.>>, si schiarì la voce rauca, gli misi un dito sulla bocca, lui scosse la testa, abbassò il tono e continuò,
<< sono stato anche… anche stavolta uno stupido, ho valutato male, ti… ti prego… aiutami, non sono lucido e continuo a… a fare errori, che… che mi fanno stare peggio.>>
<< D’ora in avanti staremo più attenti.>>, mi appoggiai sul letto.
<< Ti faccio paura così?>>, sollevò la mano con il catetere,
<< ti… ti ricordo Jacob?>>.
Non volevo mentirgli:
<< Non paura… dispiacere. Certo risentire parlare di terapia del dolore, è stata dura, ma sono consapevole che la tua situazione è diversa, temporanea, reversibile, quindi non posso permettere ai ricordi di offuscare la mia razionalità. Devo concentrami su di te, su come aiutarti ad affrontare ogni complicazione, anche con piccole cose, come ho fatto prima con le foto.>>
Prese il pc:
“ Mi chiedo se dimenticheremo mai tutto questo
o se ne saremo sommersi.”
<< Sommersi? Non pensarlo mai, ne uscirai sulle tue gambe e sarai l’uomo più temprato che io conosca.>>
“ E tu la ragazza spremuta dalla malattia del fidanzato?”
<< Edward non credere neanche per un istante che questo possa spegnermi.
Sto vivendo una storia d’amore così unica, speciale, l’amore che provo per te, mi dà forza, determinazione, tu mi dai forza, non mi esaurisci. So che supereremo insieme tutte le difficoltà e continueremo ad
avere una relazione perfetta.>>
<< Perfetta… sì amore mio, tu sei perfetta per me… sei la mia… dolce, granitica Bella!>>, sorrise, avvicinandosi alle mie labbra, mi baciò, sussurrando, << io ce la farò… ce la devo fare. Ti amo. >>

Capitolo 27

Ricominciare

Casa Cullen era tutta addobbata per il Natale, Mark e Liv attendevano sulla porta,
Non appena la pedana toccò terra, si avvicinarono a Edward e lo strinsero, lui ricambiò con un sorriso quel gesto d’affetto, Bella spinse dentro la carrozzina fino alla stanza.
Carlisle si chinò verso di lui, il ragazzo gli passò il braccio sulle spalle, lo prese di peso e lo depositò delicatamente sul letto. Era diventato così magro da essere spostato quasi senza fatica, al contatto con il letto si contrasse per il dolore.
<< Edward.>>, disse dispiaciuto.
<< E’ solo una fitta ora passa, non preoccuparti papà.>>
Rimase immobile e il dottore uscì.
Non appena riprese il controllo, disse sorridendo:
<< Finalmente a casa, sembra sia passato un sacco di tempo, mi mancava tutto di qui, gli ambienti, gli odori, il calore e la mia stanza, il mio letto.
Sai qual è l’unico aspetto che rimpiangerò del ricovero in ospedale?>>.
<< Non riesco proprio a immaginare cosa potrebbe mancarti.>>
<< Averti accanto a me la notte.>>
<< Oh amore!>>.
<< So che non rimarrai più a dormire con me, ora che saremo qui, ma forse è meglio così, hai bisogno di riprendere la tua vita e proprio il capitolo dormire sarà importante, devi recuperare l’enorme fatica che hai fatto in questi giorni e poi ricominciare a studiare.>>
<< Ti resterò ancora vicino, quanto più possibile, ne ho bisogno quanto te.
Per studiare c’è tempo, posso prendermi ancora qualche giorno di vacanza, non sono poi così stanca come credi tu e non ho bisogno di dormire.>>
<< Oh scusa avevo dimenticato di essere il fidanzato di Wonder woman!>>, rispose ironico.
<< Dico sul serio, sto bene.>>
<< Spero che questo non diventerà motivo di scontro tra noi Bella.>>
<< Tu non pensarci e fidati di me.>>
La ragazza sia avvicinò alle sue labbra, iniziò a stuzzicarlo, Edward prese ad ansimare eccitato, lei a quel punto si staccò un attimo e sussurrò:
<< Dovremmo fermarci adesso o non riusciremo più a trattenerci.>>
<< Perché mai dovremmo farlo?>>.
<< Ti sembra forse il caso? Sei appena rientrato dall’ospedale, c’è la tua famiglia in salotto, possiamo rimandare a un altro momento? Magari nel frattempo pensiamo a qualcosa che sia adatto alla situazione.>>
<< Dovremo essere creativi, visto le condizioni in cui sono.>>
<< Sono certa che ci troveremo una soluzione. Ci vediamo dopo pranzo, i miei mi richiedono.>>
<< Ne hanno tutte le ragioni, ci vediamo più tardi tesoro mio.>>
BELLA
<< Per la cena della vigilia, Rosalie ha organizzato una serata.>>, dissi a mia madre, << ma ha lasciato a Edward la scelta di cosa fare e chi invitare.
Può darsi che domani non si senta di far nulla, potrebbe non lasciare neanche la sua stanza, oppure saremo solo noi, la sua famiglia e voi o può darsi che darà carta bianca a Rosalie e allora sarà un festa in piena regola.>>
<< Adesso che è tornato come ti organizzerai?>>
<< Cercherò di stargli vicino il più possibile almeno fino a quando non riprenderà l’università, domani verrà il terapista, poi dobbiamo vedere come reagisce a farmaci ordinari per il controllo del dolore, ci sono tante cose a cui dovremo pensare.>>
<< Posso fare la mamma apprensiva per trenta secondi, hai bisogno di staccare, sei molto stanca tesoro, devi ritemprarti, se crolli, come farà Edward?>>
<< Lo so ma mi viene difficile restargli lontano, valuterò di giorno in giorno, se la situazione migliora, mi comporterò di conseguenza. >>
Casa Cullen era immersa nel silenzio, entrai piano in camera, sembrava dormisse, mi sedetti vicino a letto ad aspettare.
Allungò la mano e mi attirò verso di lui, mi misi in ginocchio e mi tuffai in quegli occhi verdi:
<< Riprendiamo da dove ci siamo interrotti prima?>>, disse.
Lo baciai, mi prese il viso e mi tenne incollata alle sue labbra. Sentimmo bussare, mi scostai leggermente, era il dottore, poggiò una scatola sul comò.
<< Allora ti medico e ti cambio le bende, c’è qualche traccia di sangue, tutto il movimento fatto per tornare a casa può aver fatto sanguinare un po’ le ferite, Bella scusa la domanda ma sei capace di fare delle sottocutanee?>>.
<< Sì dottore.>>, risposi.
<< Papà posso farle da solo, non condizionare Bella anche a quest’impegno.>>.
<< Sono quì ad un passo e posso farlo tutte le volte che ci sarà la necessità.>>
Restai inginocchiata vicino a lui che aveva chiuso gli occhi, aspettando che iniziasse la medicazione, infilai le dita tra i suoi riccioli, poi quando cominciò a stringere il lenzuolo, mi avvicinai e sottovoce gli dissi:
<< Apri gli occhi, guardami, concentrati su di me, ascoltami, respira piano tesoro, sta passando Edward … amore.>>
<< Baciami ancora.>>
Mi avvicinai e cominciai a depositargli dei piccoli baci sulle labbra, rilassò i tratti del volto, rispose ai miei baci e allentò la presa sul lenzuolo.
<< Ho finito.>>. disse Carlisle.
<< Vorrei distendermi sulla schiena, ho male al fianco.>>
<< Fammi dare un’occhiata. È un po’ arrossato, devi evitare per qualche tempo di dormirci sopra, Bella puoi pensarci tu a mettergli sopra un po’ di questa pomata, si è fatto un po’ tardi e con il traffico prenatalizio rischio di arrivare molto in ritardo in ospedale, poi sarò in ferie per tutta la settimana.
Ci vedremo domattina. Riposati e chiamate per qualsiasi evenienza.>>
Non appena uscì suo padre, gli scoprii il fianco e gli misi la pomata:
<< È l’anticamera di una piaga, lo sai vero?>>
<< Non è nulla, è solo un arrossamento che passerà in un paio di giorni, niente film Edward.>>
<< Sicuro, non dobbiamo pensare che la mia malattia abbia le stesse caratteristiche di una a lunga degenza, ho gli stessi arrossamenti in corrispondenza del busto, la circolazione sanguigna è pessima e vista l’immobilità a cui sono costretto, se continuerò così, presto gli arrossamenti si trasformeranno in piaghe. E’ non è finita qui! Lys dice che se il tramadolo non è efficace o ha effetti collaterali fastidiosi, passeremo alla morfina.>>
<< Se… se… Edward per favore, possiamo preoccuparci solo quando e queste possibilità diventeranno certezze, ora che riprenderai a muoverti un po’ di più, starai meglio e risolveremo tutto senza drammi.>>
Rimase a fissare il pavimento, gli sollevai il mento e lo guardai, mi sorrise, mi baciò e disse:
<< Ok mia anima positiva, vieni qui abbracciami, voglio fare il pieno del tuo odore.>>, e si mise a ridere.
Verso le sei arrivò il fisioterapista che gli fece un’ora di mobilizzazione, mangiammo insieme nella sua stanza, poi vinto dalla stanchezza e dalla fatica, si addormentò presto.
Rimasi a fissarlo nella penombra, era magro, pallido, gli zigomi prominenti, le mani e le braccia piene di lividi bluastri per le flebo e i prelievi.
Mi resi conto che riuscivo a nascondere bene la preoccupazione quando stavo con lui, ma ora mi sentivo male solo a guardarlo.
Mi avviai a casa, con la testa piena di pensieri, ma con la speranza che nella calma della propria casa, accudito amorevolmente da tutti noi, potesse riprendersi rapidamente.
EDWARD
La stanchezza accumulata in dieci giorni ed essere tornato nel mio rifugio, la mia stanza, ebbero l’effetto di farmi dormire di sasso.
Al mio risveglio, la vidi seduta accovacciata sulla poltrona, libro in mano, sorridente e distesa, bellissima.
<< Buongiorno.>>, mi disse e si apprestò a baciarmi.
<< Buongiorno anche a te. E tanto che sei lì?>>.
<< Da un pò.>>
<< Che ore sono?>>.
<< Le dieci e mezzo, il terapista arriverà tra mezz’ora, dico a Liv di portarti un’abbondante colazione?>>.
Storsi la bocca.
<< L’ho posta come una domanda? Oh scusa ho sbagliato, doveva essere un’affermazione, devi fare colazione, dobbiamo riprendere qualche chilo amore mio, quindi niente ma.>>
Uscì, passarono cinque minuti e la vidi rientrare insieme e Rosalie che reggeva un enorme vassoio.
<< Buongiorno principe, ben svegliato.>>, mi disse.
Bella si avvicinò e senza dire nulla mi cinse la schiena con le braccia e piano mi aiutò a sollevarmi, Rosalie sistemò i cuscini e mi poggiò sul letto il vassoio.
<< Servizio completo signore.>>, disse ancora mia sorella.
Si sedettero sui due bordi del letto e capii di non avere scampo e cominciai a mangiare.
<< Sapevo che la vostra alleanza sarebbe stata per me un vero disastro, ma non pensavo fino a questo punto.>>
<< E quante storie per una colazione.>>, esclamò Bella, << su mangia e finisci tutto.>>
<< Tesoro mio è vero che sono una maga nell’organizzare.>>, disse Rosalie, << ma si dà il caso che oggi sia il ventiquattro dicembre e la bacchetta magica l’ho dimenticata in Florida. Non vorrei metterti pressione, ma hai deciso qualcosa… tesoro rispondimi!>
<< Posso inghiottire il boccone o vuoi che mi strozzi.>>
<< Dettagli.>>
Un sorriso. Ripresi:
<< Puoi invitare chi vuoi, pongo un’unica condizione, niente cena seduti, voglio potermi muovere e defilarmi nella mia stanza, se è il caso, senza che nessuno se ne accorga.>>
<< Benissimo… tutto quello che desideri.>>, era scattata in piedi, << ok vado a dopo.>>
Era giunta alla porta poi tornò indietro sorridendo, mi baciò e aggiunse:
<< Grazie Edward.>>
<< Grazie e di che? Sei davvero un tesoro.>>
Uscì dalla stanza, Bella sorrideva:
<< L’hai fatta davvero felice.>>
<< So quanto ci tenesse e ha ragione lei dobbiamo festeggiare, dobbiamo ricordarlo questo Natale e sarà indimenticabile, ci sei tu adesso accanto a me e lei, finalmente in famiglia, poi non so quanti anni sono passati dall’ultima festa organizzata in questa casa, sarà divertente vedere cosa riuscirà a mettere in piedi in così poco tempo.>>
<< Tu non sai chi ha coinvolto per darle una mano.>>
<< Alice?>>
<< Chi altro. L’ha messa in pre allarme, dicendole però che bisognava aspettava una tua decisione, ma saranno già adesso al telefono e credo che non passerà molto tempo e il ciclone arriverà qui.>>
Scostai il vassoio, asciugandomi la bocca:
<< Basta sono sazio, non riesco più a mandar giù nulla.
<< Edward è ancora troppo poco, hai bisogno di più mangiare di più.>>
<< Poco alla volta Bella, te lo prometto, ma se adesso tentassi di mettere altro nello stomaco, mi sentirei solo male.>>
Mi guardò sconsolata, ma tra il periodo della preparazione agli esami, in cui mangiavo in maniera disordinata e in quantità minime e la degenza in ospedale, il mio stomaco non era più abituato a ricevere cibo in quantità normali.
Bussarono alla porta, entrò il terapista, Bella si affrettò a portare via il vassoio e rimase sulla porta, lui mi aiutò a distendermi, mi mise il tutore e iniziò a lavorare.
Quand’ebbe finito, Bella si avvicinò e gli chiese:
<< Crede che potrei fare io qualcosa in questi due giorni di festa in cui lei non verrà o rischio di far guai?>>.
<< Bella non occorre.>>
<< No signor Cullen, sarebbe invece molto utile, come vede i movimenti da far fare sono piuttosto semplici, non può arrecare alcun danno.>>
<< Bene allora ci proverò.>>
Clayton salutò ed uscì.
<< Non voglio che faccia anche questo.>>, dissi deciso.
<< Cosa c’è di male?>>
<< Ti stancheresti, le mie gambe sono quasi un peso morto ed io non ho la forza di collaborare quasi per niente, non voglio che tu ti affatichi così tanto.>>
<< Sciocchezze! Smettila vedrai sarò bravissima>>
Prese un fazzoletto dal mio comodino e mi asciugò la fronte, poi mi baciò, scostai involontariamente la testa:
<< Ehi Cullen che succede?>>, disse sollevandosi.
<< Sono a disagio… sono tutto sudato, non faccio una doccia per intero da un bel po’, tutto qui.>>
Rifletté un attimo poi disse:
<< Ma se coprissimo le ferite con cerotti impermeabili e ti aiutassi a fare una doccia, questo migliorerebbe il tuo umore?>>, mi fece l’occhiolino.
<< Io non sono di cattivo umore, non voglio che aggiungi fatica a fatica, ma devo dire che l’idea m’intriga molto come pensi di fare?>>.
<< Nelle tue condizioni il sedile presente nella doccia, non è sicuro, metteremo nel box una sedia che si possa bagnare e il gioco sarà fatto.>>
<< Tu farai la doccia insieme a me?>>
<< Ti aiuterò.>>
<< Un progetto sempre più interessante.>>, risposi malizioso.
<< Non farti strane idee, la doccia è basta, almeno per il momento.>>
<< Dammi il telefono.>>, le dissi.
Dopo aver parlato con mio padre, Bella prese dal suo studio degli enormi cerotti trasparenti, completamente impermeabili, li mise sopra le bende e mi aiutò a raggiungere il bagno.
Ero così impaziente e solo per fare una doccia.
Realizzai con una punta di amarezza, che i semplici gesti quotidiani erano diventati tanto importanti, quanto complessi da mettere in pratica, ma solo l’estrema creatività della mia Bella poteva trovare di volta in volta, soluzioni brillanti e quanto mai originali.
Liv mise una sedia da giardino nella doccia e andò via, Mark aiutò Bella a farmi sedere e ci lasciò soli.
Avevo ancora addosso il pigiama e mi sentivo ridicolo, ero imbarazzato e quasi pentito di questa mia richiesta, farmi vedere in questo stato era per me molto penoso.
Ma lei ormai esperta a leggermi nel pensiero, disse:
<< Non c’è niente di male nel farsi vedere vulnerabili, Cullen la grandezza di un uomo non si vede nel sentirsi o nell’essere invincibile.>>
Chiuse la porta del bagno, entrò nella doccia e mi spogliò, completamente, poi dopo aver accuratamente posato tutto, lasciò cadere a terra i suoi vestiti.
Me la ritrovai dinanzi completamente nuda, bellissima, forse più del solito, mi sorrideva rassicurante.
Miscelò l’acqua e mentre le gocce cominciavano a bagnarmi i capelli, prese la spugna e lasciò cadere il bagnoschiuma, una fragranza si liberò nell’aria, chiusi gli occhi e le presi i fianchi, cominciò a strusciarmi addosso la spugna, con fare lento, mentre l’acqua bagnava anche il suo corpo, il suo profumo di diffondeva dentro la doccia, era inconfondibile.
Non riuscii a resistere che pochi secondi poi poggiai la bocca sul suo ventre e cominciai a baciarla e lei chiuse gli occhi, gettò indietro la testa e sussurrò:
<< Oh Edward, come mi sono mancate le mani.>>
Sospirava e teneva le mani tra i miei capelli, era controllata, nei gesti forse per paura di farmi male, ma il suo corpo invece era completamente in mia balia. La sfiorai appena e si lasciò andare, poi iniziai a toccarla, la sua intimità tra le mie mani, la portai fino al limite.
Era sempre la mia Bella, solo mia, nonostante tutto mia. Mi sentii scosso da un moto di virilità.
Pensai che fosse un miracolo averla ancora tra le mie braccia, , desiderarla ed essere desiderato da lei, poterla possedere ancora, questa era senza alcun dubbio la mia ricompensa, per tutti i sacrifici che stavo affrontando.
Le chiesi di fermarsi un attimo, mi guardò preoccupata:
<< No amore mio tutto bene!>>, m’affrettai a dirle, << sei così bella, vitale, mi fai sentire così uomo e poi ti desidero tanto, vorrei far piano.>>
<< Tutto il tempo che vuoi amore mio.>>
Ripresi poco dopo senza controllo, raggiunsi il mio apice, sussurrando il suo nome, appoggiai la testa sul suo petto sospirando, poi sollevai il viso e sgranando gli occhi ed esclamai:
<< Oh Bella! La pillola! Tu non prendi più la pillola! … Oh Dio come ho potuto dimenticarlo! … Io … io non sono riuscito a trattenermi … Bella.>>
<< Edward… È andata … pazienza. Non preoccuparti non è poi una cosa così tragica.>>
<< Che vuoi dire?>>
Si drizzò e si appoggiò contro il vetro della doccia, si passò le mani sui capelli bagnati e continuò:
<< Intanto visti i miei problemi, non penso sia così semplice che io rimanga incinta, ma anche se dovesse capitare, non ne farei un dramma e tu?>>
<< Io… io… un bimbo adesso! Oh certo non sarebbe certamente facile da gestire, in questo momento.>>
<< Cosa vuol dire difficile da gestire!>>
Colsi una punta di stizza nel suo tono:
<< Bella con me in queste condizioni… una gravidanza…>>
Non aggiunsi altro, mi fissò qualche secondo in attesa, riaprì l’acqua mi sciacquò i capelli e il corpo, poi passò rapidamente anche lei sotto la doccia e uscì, si asciugò in fretta e si rivestì, mi porse un asciugamano che usai per coprirmi e chiamò Mark. Rimasi dentro seduto, consapevole e dispiaciuto per averla ferita, quando fui sul letto, la chiamai.
<< Dimmi.>>, rimase vicino alla finestra.
<< Ti prego vieni qui.>>
Si avvicinò riluttante:
<< Ti chiedo scusa… sono stato indelicato.>>
<< Concordo. Ho così paura di non poter diventare madre, che mi dispiace tu possa considerare questa evenienza come un problema.>>
<< Non è così… non ricordi che ho detto che vorrei un figlio da te… io amo i bambini, ma se ciò accadesse adesso, non potrei starti vicino, non potrei nemmeno seguirti, godermi appieno la gioia dell’attesa, non è egoismo il mio, sarebbe solo dispiacere per non poterti essere d’aiuto.
Perdonami amore… non volevo farti star male…>>, l’attirai a me, << se dovessi essere incinta, sarebbe una scelta pienamente condivisa anche da me, riusciremmo ad organizzarci.>>
<< Non pensiamoci più. È inutile costruire castelli su un’ipotesi così remota.
Adesso ho bisogno di andare a casa per un po’, tornerò dopo pranzo.>>, mi diede un bacio e uscì.
Non le dissi nulla, avevo fatto proprio una cazz…ta, rimasi lì disteso a fissare la scritta “ti amo”, sul muro, sperando che mi perdonasse e che dimenticasse in fretta le mie parole.
Chiusi gli occhi e tentai di far piazza pulita dei pensieri terribili che mi saettavano nella mente, mi lasciai andare e mi addormentai.
<< Pensi di partecipare a questa cena che ho organizzato in tuo onore, dormiglione?>>, stropicciai gli occhi, Rosalie mi stava davanti, con le mani ai fianchi e il cipiglio serio.
<< Che ore sono?>>
<< Le sette. Tra mezz’ora cominceranno ad arrivare gli ospiti e tu sei ancora da restaurare. Forza che ti do una mano … ma Bella? … L’ho vista dopo pranzo, tu dormivi ed è andata via, è successo qualcosa Edward?>>
<< Abbiamo avuto una discussione.>>
<< Niente di grave spero?>>.
<< Mi auguro di poter riparare alla stupidaggine che ho fatto.>>
Anche Mark dovette aiutarmi per riuscire a vestirmi, ero a terra e meno collaborativo del solito, chiesi a Rosalie di mettere il busto sotto la camicia, non volevo si notasse più del dovuto.
A dire il vero adesso, avrei voluto rintanarmi nella mia stanza e non vedere nessuno, ma Rosalie era lì accanto a me, mi accudiva con una tale sollecitudine, non potevo darle questo dispiacere.
Mi portò in salotto, mio padre e mia madre erano seduti sul divano, stavano sorseggiando un bicchiere di vino, avevano il viso disteso, accoccolati una all’altra.
<< Edward hai riposato tanto.>>, disse mia madre.
Le sorrisi, allungai la mano, lei si avvicinò:
<< Sono così felice di averti a casa … di avervi … tu e Rosalie.>>
<< Anch’io mamma.>>
Bussarono, era Jasper con i suoi genitori, poco dopo arrivarono Alice e Angela con le loro famiglie, rapidamente, mi ritrovai circondato dai miei amici e dai loro genitori, ma continuavo a guardare in direzione della porta, in attesa o forse nella speranza che arrivasse, avevo tanta paura che avesse deciso di non venire più. E forse me lo sarei anche meritato.
Quando vidi entrare anche Renèe e Charlie, mi mancò veramente il respiro:
<< Renèe dov’è Bella?>>, chiese Rosalie, facendoli accomodare.
<< Era chiusa nella sua stanza, si stava ancora preparando credo, ci ha detto di precederla.>>
Abbassai la testa, mi sentii sconfitto. Spinsi la sedia fuori dal salotto, verso la cucina, contento che nessuno mi seguisse.
Mi versai un bicchiere di vino e mi sistemai vicino alla finestra, dopo qualche minuto, sentii una mano sulla spalla:
<< Si dice che chi beve da solo, ha qualcosa da dimenticare.>>
Scrollai le spalle.
<< Dov’è Bella, come mai non è con te?>>.
<< Le ho detto delle cose stupide e gravi, che l’hanno ferita, se non volesse vedermi per un po’, potrei capirla.>>
<< Non è possibile, non sarebbe da Bella.>>
Sentimmo il campanello, Jasper si spostò, dinanzi alla porta, io mi presi un altro bicchiere di vino e restai a guardare fuori.
<< Professor Long.>>, sentii dire a mia sorella, << mi fa piacere che abbia accettato il mio invito.>>
Non prestai orecchio alla risposta, m’irrigidii.
<< Professore.>, dissi entrando, << è un piacere averla qui.>>
<< Il piacere è mio, sarebbe stato veramente difficile e quanto mai scortese declinare il gentile invito di sua sorella.>>
<< Sì Rosalie sa essere molto convincente, la ringrazio per essere venuto tante volte in ospedale per informarsi delle mie condizioni, ma non doveva disturbarsi tanto.>>
<< Non è stato un disturbo… Bella?>>
<< Non è ancora arrivata.>>, si affrettò a dire Rosalie, << prego accomodatevi ho già servito gli aperitivi … Edward.>>
Mi avvicinai al tavolo presi un bicchiere di champagne e lo alzai:
<< A mia sorella Rose, al piacere di averla qui questo Natale e ai tanti momenti felici che mi ha regalato, da quando ritornata in famiglia.>>
<< Oh Dio Edward.>>, arrossii violentemente, mi baciò.
Sentimmo ancora il campanello, Mark aprì, mi sporsi a guardare verso la porta, era lì ferma, mi mossi, ma lei svelta annullò la distanza tra di noi e mi disse all’orecchio:
<< Scusa la solita ritardataria. Perdonami.>>
<< L’unico imperdonabile, stupido, insensibile sono stato io. Ti chiedo scusa, sono così felice che tu abbia deciso di venire. >>
<< Hai pensato davvero che ti avrei lasciato solo?>>.
Mi baciò, poi sospinse la sedia fino al salotto e si sedette accanto a me.
Le tenevo la mano, come se avessi paura che andasse via, ma alla fine mi rilassai, ci lasciammo circondare da quell’atmosfera festosa, piena di entusiasmo.
Mia sorella s’intratteneva in conversazione con il professar Long, ogni tanto incrociavo il suo sguardo e lui mi sfuggiva, decisi che gli avrei parlato direttamente, lo vidi vicino alla finestra e approfittando dell’assenza di Bella, lo raggiunsi:
<< Si sta divertendo?>>, sobbalzò.
<< Oh sì grazie! I suoi amici e la sua famiglia sono veramente una compagnia piacevole, poi Rosalie…>>.
<< Lei è eccezionale! Scusi la franchezza ma lei è interessato a mia sorella>>
<< Sua sorella… oh no!>> rispose confuso. << la trovo una bellissima donna ma io … no non sono interessato.>>
Sorrise.
<< Sa sono per natura iperprotettivo e molto geloso delle donne della mia famiglia.>>
<< Ne ha tutte le ragioni ed è davvero un atteggiamento che condivido molto.>>
<< Bene raggiungo Bella, si diverta.>>, si sistemai meglio sulla sedia e andai verso la mia stanza.
Mentre parlavo con Long, il dolore alla schiena si era intensificato in un lasso di tempo molto breve. A quel punto, mi resi conto che non avevo fatto l’iniezione, raggiunsi il letto e facendo forza sulle braccia, riuscii a trascinarmici sopra, sentivo delle fitte intense e prolungate e non riuscivo a trovare una posizione che attenuasse il male.
Passarono pochi minuti e Bella entrò:
<< Amore.>>
<< Fa male Bella! Fa male!>>.
<< Ha fatto la dose pomeridiana?>>.
<< No!>>
<< Come no.>>
Preparò in fretta la siringa e me la fece, quindi mi sollevò la camicia e piano cominciò a carezzarmi la schiena, poi a massaggiarli delicatamente, chiudevo gli occhi e respiravo, cercando di controllare gli spasmi che sentivo, poco dopo entrò mio padre:
<< Cosa è successo Edward?>>
<< Pomeriggio non ha fatto l’antidolorifico.>>, rispose Bella.
<< Bella è andata via a pranzo e mi sono addormentato, quando mi sono svegliato non avevo dolore, non ci ho più pensato, poco fa si è scatenato in maniera così violenta … papà non riesco a muovermi, fa troppo male!>>
<< Chiamo Varner vediamo cos’altro possiamo fare.>
<< Lascia stare papà è la Vigilia di Natale… aspettiamo, speriamo mi calmi, torna dagli ospiti, trova una scusa, vedrò di raggiungervi, ma ti prego non dire nulla alla mamma.>>
<< D’accordo.>>
Mi stringevo le braccia al petto e respiravo, Bella continuava a lisciarmi la schiena:
<< Parlami, raccontami qualcosa ti prego.>>
Si avvicinò e sottovoce cominciò a raccontare delle feste natalizie trascorse a New York, con Jacob e di come trascorrevano la vigilia, mi raccontò degli Oneida e delle loro strane usanze.
La sua voce mi distendeva, la sua vicinanza era come sempre confortante, spostava la mia concentrazione dal dolore che provavo.
Non so quanto tempo era passato ma il dolore si era attenuato.
<< Vuoi provare a tornare di là?>>, chiese.
<< Sì ma ho bisogno di stare disteso.>>
<< Non credo proprio che qualcuno avrà obiezioni.>>
Si aprì la porta, era Rosalie:
<< Tesoro … cos’hai?>>.
<< È tutto passato, aiutami a sedermi, voglio far onore a questa bellissima serata che hai organizzato per me.>>
Sulla porta sfoderai un gran sorriso, ero davvero contento di aver superato la crisi e potermi godere ancora la compagnia di tutti.
Rosalie e Bella mi fecero distendere sul divano, non ero neanche troppo imbarazzato, in fondo avevo intorno tutte le persone che mi conoscevano e mi amavano, non c’era niente di male, scambiai uno sguardo con Long, mi sorrise e restò in disparte.
La festa proseguì con la cena, Bella continuava a scattare foto, che poi mi faceva vedere, erano bellissime, mi godetti le infinite attenzioni delle mie amiche, giocammo a black-jack, Emmett e Mike dettero fondo alle loro doti di intrattenitori e quindi ci godemmo l’alba sulla veranda sorseggiando un gustosissimo punch caldo.
Felice e stretto tra coloro che mi amavano, trascorsi un Natale davvero da ricordare.
BELLA
Seppur molto stanco continuava a parlare e scherzare con i ragazzi, io con la testa sulla sua spalla, giocherellavo con i suoi capelli, ascoltavo Jessica e Alice, stavano programmando una serata speciale per Natale, in un locale a Los Angeles:
<< Alice non sei ancora andata a casa a dormire e già pensi a un’altra festa, ma dove la prendi tutta quest’energia?>>, sbottai.
<< Vorrei ricordarvi che il quattro gennaio ricomincia l’università, a metà marzo ci saranno le sessioni di esami invernali e ho promesso a mia madre di restare in regola con le materie.
Quindi ora voglio divertirmi più che posso! Domani potremo provare a portarti con noi.>>
<< Alice non credo sia il caso.>>, dissi.
<< Vedremo… può darsi che possa farcela, non spegniamo l’entusiasmo del folletto sul nascere.>>, rispose.
<< Ragazzi direi che ora di togliere le tende.>>, disse Jasper, << altrimenti rischiamo di addormentarci qui nel giardino e passare il pranzo di Natale, ancora in casa Cullen.>>
<< Jasper scusami.>>, disse Bella, << potresti farmi una foto! Ho monopolizzato l’uso della macchina e non ne ho neanche una con Edward.>>
Mi strinsi a lui e lo baciai, Jasper ne fece una serie e mi riconsegnò la macchina, li rivedemmo e Edward sorrise.
<< Grazie per lo splendido Natale, indimenticabile davvero.>>, disse.
<< Che stupido a ringraziarci.>>, disse Emmett, << ci siamo divertiti da pazzi! Rosalie è una maga a organizzare, Alice ne hai da fare di strada, per raggiungere i suoi livelli, riuscire a metter su una serata simile in così poco tempo. Mitica!>>.
<< Ci sentiamo più tardi.>>, disse Jasper, << fammi sapere come stai e se dobbiamo venirvi a prendere.>>
Andammo direttamente nella sua stanza, mi guardava soddisfatto:
<< Torni a casa?>>.
<< Dovrei.>>
<< Però mi avevi fatto una promessa.>>
<< Edward sono le sei e mezza, mettiti comodo, ho un regalo per te.>>
<< Un regalo.>>
<< Dopo esser data andata via, ho preso l’auto, ho fatto un giro, per schiarirmi le idee e alla fine ho capito che non tu non c’entravi, avevi detto una cosa saggia, sono io che vivo con questa paura che mi annebbia anche la capacità di razionalizzare.
Poi ho pensato che avere te sempre accanto, essere così serena, forse farà cambiare la situazione, mi sono rilassata e mentre girovagavo ti ho preso un piccolo regalo.>>
Aprii la borsetta e gli porsi un sacchettino di velluto blu, lo aprì e prese un braccialetto era in caucciù e aveva una placchetta d’oro su cui avevo fatto incidere “ti amo”, sul retro avevo fatto scrivere “chi sa soffrire, tutto può osare”, la lesse, glielo misi, l’accolsi tra le mie braccia.
<< Io non ti ho preso nulla, accidenti il nostro primo Natale insieme e non ho pensato a regalarti qualcosa.>>
<< Io l’ho già avuto il mio regalo, è talmente prezioso e mi ha reso così felice che nessuna cosa materiale può reggere il paragone.>>
<< Buon Natale amore mio.>>
<< Buon Natale anche a te, ti amo mio dolcissimo, coraggioso Edward.>>
Non ebbi il coraggio di lasciarlo, stava stretto a me con uno sguardo sognante, mi tolsi il vestito, indossai una sua t-shirt e tornai accanto a lui.
<< Grazie amore mio.>>
<< Ti prego non farlo, smettila di ringraziarmi, sono felice e basta così.>>, dissi e lo baciai.





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Ci svegliammo solo pomeriggio inoltrato, mi rivestii in fretta ed entrai nel salotto con gli occhi bassi, imbarazzata, i Cullen erano tutti seduti. Edward era raggiante, guardava sua madre, sua sorella, mi carezzava, mostrando tutta la sua soddisfazione.
Corsi a casa a cambiarmi, declinammo l’invito di Alice, Rosalie uscì con i suoi amici e noi cenammo tutti insieme.
La serata in famiglia, trascorse piacevolmente, accanto a lui, abbracciati sul divano semplicemente guardando un film.
Era stato uno dei più bei Natale che avessi mai vissuto.
I giorni a seguire furono molto intensi, Edward e Rosalie passavano tanto tempo insieme, a parlare ore e ore, raccontarsi miriadi di episodi, nel calore familiare, che a entrambi era mancato; io dedicavo una parte della mia giornata ai miei genitori, in giro con mamma per negozi e con papà, che sarebbe partito per affari tra qualche giorno, abbracciati sul divano, a farci le coccole.
A volte stentavo a credere che mio padre fosse tanto cambiato in un lasso di tempo così breve, era più aperto, più coinvolto da ciò che mi accadeva, preso ed attento a tutto ciò che mi riguardava. Adoravo questo suo cambiamento, mi faceva sentire finalmente rientrata nel suo mondo inferiore, di nuovo meritevole del suo affetto e della sua considerazione.
EDWARD
Qualche giorno dopo Natale, papà chiese al dottor Lys di venirmi a visitare:
<< I punti sono quasi tutti cicatrizzati, ma preferisco toglierli la prossima settimana, quando verrai in ospedale. Come procede la riabilitazione?>>
<< Bene, abbiamo interrotto solo il giorno di Natale e il ventisei, è piuttosto faticosa, ma riesco a reggerla.>>
<< Devi cominciare a fare qualche passo, le ferite sono suturate e l’assetto posturale deve tornare normale e cominciare riprendere un po’ di tono, sempre e solo con il tutore.>>
<< Mi sta facendo dei segni in corrispondenza delle ossa del bacino avanti e dietro e sulla spalle, che posso fare?>>, chiesi.
<< Il tutore è fondamentale adesso ti sostiene e protegge le zone operate, non mette sotto stress gli impianti, che devono ancora assestarsi, facilita la guarigione delle fibre tendinee e muscolari che sono stati recise durante l’intervento, è indispensabile.>>
<< Ho capito!>>, risposi irritato, << ma se vengono fuori le piaghe che devo fare?>>.
<< Metti uno spray e delle pomate, te le prescrivo, Edward sono gli ultimi disagi.>>
<< Si certo solo che in questo momento ogni novità porta con sè solo fastidi.>>
<< La prossima settimana vorrei spiegarti come procederemo per la timectomia.>>
<< Di già?>>
<< Controlleremo innanzitutto con una radiografia come procede la stabilizzazione della colonna, ma dobbiamo cominciare a pensare di risolvere la miastenia. Non potrai essere operato prima di un mese, ti descriverò la tecnica toracoscopia che intendiamo utilizzare, ma ne riparleremo più avanti. Scappo in ospedale, ci vedremo il tre gennaio per i punti, passa un buon Capodanno e salutami la tua ragazza.>>
Mi riappoggiai sui cuscini, le mani dietro la testa a fissare il soffitto, poco dopo entrò Bella, si fermò sulla porta e sorrise, mi guardò:
<< Vieni.>>, allungai le braccia.
<< La visita? Come è andata?>>.
<< Tutto come da programma. Lo scienziato dice che devo iniziare a camminare, come se fosse semplice, dimentica che per me mai nulla è semplice, sono Edward Cullen una complicazione continua.>>, risi.
<< Che succede… amore, qualcosa ti ha turbato?>>.
<< No il solito malumore post-Lys.>>
<< Oggi posso richiedere qualche attenzione in più? Ho bisogno di coccole.>>
La guardai preoccupato, si distese accanto a me, le cinsi le spalle:
<< Dovrei essere felice per quello che sto per dirti, ma non ci riesco completamente.>>
<< Bella mi sta venendo l’ansia.>
<< Ho il ciclo, mi è venuto stamattina.>>
<< Davvero! Ma dai Bella.>>
<< Certo erano cinque anni che aspettavo questo momento, ma adesso… lo so è pazzesco… ma adesso io avrei voluto … oh Dio Edward sto vaneggiando! Non farci caso.>>
<< Ho capito Bella… ma un passo alla volta tesoro! Se ti è ritornato il ciclo significa che tutto sta tornando normale, il tuo medico aveva ragione nel dire che era solo un problema psicologico e quindi quando vorrai un bambino potrai averlo.>>
<< Quando vorremo...>>
<< Certo amore quando vorremo un bambino… lo avremo.>>
Era riuscita superare un blocco psicologico così grave, un episodio che aveva segnato tutta la sua vita sessuale.
Potevo dire grazie a me? Grazie al mio modo di amarla, di farla sentire donna?
Ero veramente tanto felice, dimenticai tutte le mie stupide inquietudini e la tenni stretta.
Entrò il terapista. Mi disse che aveva parlato con il dottor Lys e aveva ricevuto indicazioni di iniziare a farmi camminare. Mi fece un po’ di mobilizzazione e poi mi aiutò a spostare le gambe fuori dal letto, poggiai i piedi per terra, mi porse le braccia e mi alzai sorretto da lui, non stavo in piedi da quindici giorni e stentavo a reggermi:
<< Come si sente?>>, chiese il terapista.
<< Strano, ho delle forti fitte alla schiena e le gambe non riescono proprio a muoversi, ma devo pur provare a camminare.
Si pose al mio fianco e provai a muovere un passo, ne feci qualcun altro, ma il dolore s’intensificava e la mia concentrazione andava a farsi benedire, gli chiesi di riaccompagnarmi a letto.
<< Signor Cullen, vedrà sarà ogni giorno più facile, il busto le sarà molto utile, le darà sostegno e non sovraccaricherà la schiena. >>
Non appena fu uscito, Bella si avvicinò:
<< E’ bello rivederti in piedi.>>
<< Già ma è ancora troppo poco, la schiena mi sta dando il tormento.>>
Guardò l’orologio:
<< È presto per fare l’analgesico, posso accorciare i tempi, ma solo dopo pranzo.>>
<< Non ce la faccio a mangiare adesso!>>
<< Niente capricci, mi faccio dare da Liv qualcosa e ti faccio pranzare qui.>>
<< Bella.>>.
<< Vado e torno, t’imbocco se vuoi?>>, sorrise.
<< Non è trattandomi come un bambino che mi si aprirà l’appetito?>>.
<< Vedremo.>>
Dopo poco rientrò:
<< Ho portato rinforzi.>>, dietro di lei c’era Angela.
<< Ciao tesoro come stai?>>
<< Un fiore… ma non so di quale bruttissima pianta.>>
<< Sei favoloso come sempre.>>, mi carezzò il viso e si sedette.
<< Sei sola?>>
<< Sì Lee è a Pasadena da parenti tornerà per Capodanno.
Ehi Cullen vedi di riprenderti, Alice, Emmett e tua sorella hanno idee bellicose per la notte del trentuno.>>
<< Come no… credo proprio che dovranno recedere da ogni proposito, sto proprio da schifo.>>
<< Ma dai Edward.>>, disse Bella, incrociando lo sguardo con Angela.
Mi passò una compressa di gastroprotettore e poi iniziò a tagliare la bistecca:
<< Davvero non ce la faccio a mangiare.>>
<< Sforzati o non potrò neanche farti l’analgesico.>>
Aprii la bocca e ingurgitai ciò che lei porgeva controvoglia, allora abbozzò un sorriso.
Angela descrisse i programmi del gruppo per il Capodanno, Rosalie pensava di organizzare una festa in una villa a Malibù e Alice, che ci aveva preso gusto, la stava aiutando.
<< Oh no Angela!>>, disse Bella, << Non credo di voler passare il mio primo Capodanno con Edward in mezzo a una bolgia di persone che neanche conosco, Alice riuscirà ad invitare mezza Los Angeles e per Rosalie è il primo Capodanno a casa dopo tanto tempo è giusto che si circondi di tutti i suoi amici.>>
<< Non credo proprio che sarà una bolgia, vedrai sarà una festa super organizzata e ci saremo noi, staremo insieme, ci divertiremo, non avremo certo la necessità di fare public relations, potremmo starcene per conto nostro!>>.
<< Edward non mi guardare in quel modo, so che stai pensando che lo faccio solo per te … non è così, almeno non completamente, la verità è che non sono in forma, sono stanca, non credo di potercela fare.>>
<< Se stai male non insisto.>>, dissi, << ma se possiamo pensarci su un giorno o due prima di dare una risposta, vediamo come ti senti, io potrei anche reggere.>>
Era confusa, scambiò uno sguardo con Angela e disse:
<< Ascolta Angela in un altro momento avrei detto di sì senza pensarci due volte, sai che se vedo Edward così deciso, lo seguo a ruota, ma ora come ora, non so, datemi qualche giorno, vedrò come mi sento e vi farò sapere.>>
<< Ok dirò ad Alice di lasciarvi in pace e aspettare la vostra risposta. Tesoro ti lascio ci risentiamo domani un bacio.>>
<< Cosa ti fa male?>>, le chiesi appena fummo soli.
<< Tutta la parte bassa della pancia, ma è normale e poi mi sento a terra.>>
<< Ne parlo a mio padre?>>.
<< Ho già preso un appuntamento con il ginecologo per domattina.>>
<< Tieni sotto controllo la situazione, per favore.>>
<< Tranquillo non mi dissanguerò, né lascerò che questa cosa mi sfugga di mano, So di essere molto preziosa.>>,
<< Sei molto di più che preziosa, sei il mio amore… devi aver cura di te, come ne hai di me.>>, la baciai, mi soffiò sulle labbra, << amore mio devo parlarti e non mi viene facile per niente affrontare questo argomento, dopo andato via Clayton, ho riflettuto sul fatto che il Contramal non basta più a farmi star bene, o meglio non è sufficiente a farmi fare tutto quello di cui ho bisogno, ossia mettermi in piedi, riprovare a camminare, prepararmi all’altro intervento e per la rieducazione.>>
<< Dove vuoi arrivare?>>.
<< Voglio chiedere a Lys se posso passare alla morfina.>>
<< Come?>>.
<< Al punto in cui sono, ritengo sia meglio affrontare di petto la situazione, con una compressa da dieci milligrammi di morfina sarei coperto quatto ore, con il livello analgesico superiore, non avrei il fastidio delle iniezioni, ma soprattutto potrei fare fisioterapia, alzarmi e muovere qualche passo, senza dolore, riprenderei a dormire …>>
<< Perché non ci riesci?>>
<< Non dormo una notte intera da cinque giorni, esclusa la notte della vigilia. Mi sveglio per le fitte e non riesco a riaddormentarmi, diventa un vero strazio.>>
<< Perché non me l’hai detto?>>
<< Cosa avresti fatto, ti saresti trasferita da me e avresti ricominciato la vita fatta in ospedale? No grazie, preferisco che riposi tranquilla, nel tuo letto, a casa tua.>>
<< Non pensi agli effetti collaterali?>>.
<< Non sarebbero diversi o più gravi di quelli che ho avuto già, prenderei i cosiddetti farmaci adiuvanti.>>, mi stavo innervosendo,<< mi farei controllare spesso, non rischierei certo di più di adesso.
Sto cercando di superare in fretta il disagio e le preoccupazioni che a questa cosa mi provoca, ma non ho scelta, non posso continuare a lungo in queste condizioni, devo tirarmi su e in fretta, ho troppo da perdere e non posso permettermelo.>>
Mi guardava, fisso e aveva i lucciconi, le presi la mano e la strinsi:
<< Ti prego Bella appoggiami anche stavolta, ormai non posso più tornare indietro e devo fare tutto il necessario per raggiungere il miglior risultato possibile.>>
Chiamai Lys mi ascoltò attentamente, disse che avrebbe incontrato mio padre in reparto e gli avrebbe spiegato tutto e che avrebbe dato a lui le indicazioni terapeutiche.
Mi rilassai almeno mentalmente, andammo in salotto e trascorremmo il pomeriggio a giocare a carte con Rosalie e mia madre, nell’attesa che rientrasse mio padre.
Sapevo già che avrei dovuto affrontare l’argomento con tutta la famiglia e che non sarebbe stato facile.
BELLA
Quando vidi l’espressione del viso del dottor Cullen, sulla porta, lessi tutta l’apprensione che lo affliggeva, lui non aveva certamente preso bene le intenzioni di Edward.
Andò a cambiarsi e ci raggiunse in salotto:
<< Giornata pesante amore?>>, chiese Esme, mentre lo guardava versarsi da bere.
<< Abbastanza.>>
Si sedette accanto a sua moglie e sorseggiò il suo drink, lo guardai preoccupata.
<< Hai parlato con Lys?>>, esordì Edward.
<< Sì.>>, rispose lui secco.
<< Che ne pensi?>>.
<< Sono molto preoccupato.>>
<< Che succede?>>, chiese Rosalie.
<< Ho chiesto al dottore di passare alla morfina.>>, rispose Edward.
<< Cosa!>>, esclamò Esme.
<< Il Contramal non è efficace a tenere sotto controllo il dolore, soffro troppo nel fare la rieducazione, non riesco a riprendere a camminare e poi non riposo bene, mi sveglio tante volte e la mattina sono troppo stanco, sono come un cane che si morde la coda.>>
<< Forse hai bisogno solo di un po’ di tempo in più per riprenderti.>>, disse ancora sua madre.
<< Sono passati quindici giorni dall’intervento non ho avuto grandi miglioramenti.>>
Il dottore posò il bicchiere e disse:
<< Varner mi ha dato il protocollo terapeutico, mi ha anche indicato i farmaci che devi associare per evitare gli effetti collaterali, ha detto che dovrò farti un emogas ogni tre giorni e tenerlo aggiornato, ma ha acconsentito alla tua richiesta.>>
<< Non capisco Carlisle, trovo assurdo che Trevor sia d’accordo … lo so anch’io cosa rischia con la miastenia. La morfina mi sembra una scelta eccessiva!>>
<< Eccessiva mamma, su che base la giudichi eccessiva? Non puoi sapere quanto dolore sento, durante la giornata … solo io posso decidere di cosa ho bisogno! In questi mesi non mi sono mai lamentato? Se sono arrivato a questa scelta e perché non riesco più a sopportare.
Reggere la riabilitazione, che è diventata più intensa e riprendere un minimo di tono muscolare delle mie gambe, per iniziare a reggermi, prima dell’altro intervento, sono fondamentali e in queste condizioni non ci riesco.>>
<< Bella.>>, riprese sua madre, << tu eri al corrente di questa sua decisione?>>.
<< Me ne ha parlato dopo pranzo.>>
<< E cosa ne pensi … sei d’accordo con lui? Rispondimi Bella!>>.
<< Ma perché ti stai rivolgendo a lei in questo modo mamma!>>, gridò Edward.
<< Voglio capire se almeno lei può indurti a ragionare o se anche lei non si rende conto della gravità della cosa.>>
<< Signora Esme, Edward ha riflettuto prima di fare questa sua scelta, ne ha parlato con il suo medico, io cosa potrei dirgli?
Ha ragione lui quando dice che noi non possiamo capire cosa sente, quanto intenso sia il dolore, quanto sia stanco di sopportarlo.
Da quando lo conosco hai fatto sempre le scelte giuste, quindi io credo sia legittimo appoggiarlo anche in questa.>>
Mi erano venuti fuori dei lacrimoni incontrollati, mi dispiaceva che Edward mi vedesse in queste condizioni, ma non riuscivo proprio a trattenermi, mi asciugai in fretta gli occhi.
Il dottor Cullen si alzò, prese alcune scatole di farmaci:
<< Ti ha prescritto il Duramorph, è una compressa a rilascio immediato, comincerai con una da dieci milligrammi ogni quattro ore, è la dose minima, vediamo se è efficace altrimenti Varner tarerà la dose in base al livello di dolore, questo è il farmaco per tenere sotto controllo l’acidosi respiratoria, è chiaramente più forte del precedente, domani porteranno una bombola di ossigeno, la voglio in casa, per qualsiasi evenienza, questi sono per la nausea e il vomito, li prenderai al bisogno e questo è per la stipsi.>>
Sua madre era scattata in piedi ed era uscita di corsa dalla stanza, Rosalie l’aveva seguita:
<< Potevi spiegarmi tutto dopo, da soli, senza coinvolgere il resto della famiglia o Bella!>>.
Carlisle ribattè:
<< Edward da oggi in poi avrai tutti noi addosso, non ti lasceremo mai un minuto solo, dovrò controllarti regolarmente e sto pensando di prendere un infermiere che ti segua giornalmente.>>
<< Non pensarci nemmeno, non ne ho bisogno!>>.
<< Edward calmati.>>, gli dissi.
<< Non ho bisogno di nessuno, posso badare a me stesso, poi considera che il quattro gennaio riprenderò l’università e quindi dovrò gestire il mio tempo fuori da qui, da solo.>>
<< Ma sei impazzito!>> esclamò suo padre, << non sei in condizione di tornare ai tuoi ritmi normali, è ancora troppo presto, non è passato neanche un mese dall’intervento. Stai facendo una scelta affrettata!>>
<< Non credo proprio, magari non seguirò tutte le materie previste, ne sceglierò alcune, ma non manderò la sessione in malora.>>
Intervenni:
<< Cerchiamo di ragionare con calma. Intanto avrai una settimana per testare la terapia, vediamo come reagisci, il tre gennaio hai la visita di controllo e insieme a Varner vedremo cosa dicono le analisi poi in base a come ti sentirai e a quello che ti diranno i dottori, prenderemo in esame la questione dell’università, senza forzare nulla. Sei d’accordo che la tua salute e l’esito favorevole degli interventi sono le tue priorità?>>.
<< Mi sembra chiaro non sono incosciente!>>.
<< Bene allora godiamoci questo periodo di vacanza, non creiamo motivi di tensione o conflitto e in questa settimana lascia che tuo padre ti controlli strettamente.>>
<< Prenderai la prima compressa alle otto, così da regolare gli orari di somministrazione e crearti il minor disagio possibile di notte.>> ed uscì.
<< Chiama Jasper e vedi se lui ed Alice vogliono andare fuori a cena, ho bisogno di svagarmi ma non di stare nella confusione.>>
Rosalie mi venne incontro mentre stavo uscendo:
<< Vai a casa? Posso accompagnarti?>>.
Sulla strada disse:
<< Sta facendo una pazzia?>>.
<< Non credo e poi Lys e Varner non avrebbero dato il loro consenso, se i rischi fossero eccessivi.>>
<< Sta davvero tanto male, per aver bisogno della morfina.>>
<< È bravo a dissimulare, non vuole farci preoccupare, ma dev’essere veramente dura.>>
<< Il suo fisico così debole, potrà reggere a tutto questo?>>, le tremava la voce.
<< Vuoi che sia sincera? Non lo so, ora posso solo stargli accanto e aiutarlo.>>
<< Io devo ripartire il due mattina, devo rientrare in Florida, sono molto indietro con il lavoro, ma adesso non me la sento di lasciarlo.>>
< Io sarò sempre con lui, tuo padre e Lys non lo molleranno un istante, ma tua madre però deve tranquillizzarsi, in questo modo rischia solo uno scontro ed Edward finirebbe solo col chiudersi di nuovo a riccio con lei.>>
<< Le ho parlato e spero che papà farà il resto, ma siamo stravolte, cerca di capirci.>>
<< Lo immagino, ma allo stesso modo ho imparato a conoscere a mie spese le reazioni di tuo fratello e posso solo consigliarvi di stargli vicino e sostenerlo, se non volete che vi tagli fuori.>>
<< Ora chiamo Alice e mi tiro fuori dall’organizzazione del Capodanno, sarebbe meglio forse fare qualcosa di meno stancante per lui, una cosa in famiglia.>>
<< No parlane con lui, invece potrebbe aver bisogno di distrarsi totalmente:>>
Rientrai in casa a passo spedito, arrivai in camera mi gettai sul letto, sentivo un gran mal di pancia e poi avevo trattenuto un pianto che, abbracciandomi al cuscino, aveva trovato il suo libero sfogo.
Sentii una mano sulla testa, mia madre era arrivata silenziosamente come sempre a consolarmi:
<< Se ti serve parlamene, ma se ti fa star male anche solo ripensarci, posso abbracciarti e lasciarti piangere, capirò.>>
Rimasi in silenzio, singhiozzando, poi mi asciugò le lacrime, mi porse un vestito e uscì dalla stanza, sulla porta disse:
<< Metti un buon strato di trucco o non fregherai Edward.>>
<< Ho sempre la scusa del dolore mestruale volendo.>>
<< Insomma! Quel ragazzo è troppo intuitivo, ti consiglio di celare quegli occhi rossi! Pensi di farcela domani per la visita dal ginecologo o l’annullo?>>
<< Dai per scontato che non dormirò in casa.>>
<< So che avete bisogno di stare insieme, quindi decidi, potresti anche andare con lui domattina.>>
<< Non so, ti farò sapere.>>
Mi preparai di corsa, ero in ritardo come al solito, presi l’auto e raggiunsi casa Cullen, mi aspettava sul portico, era compiaciuto e bello da morire, Rosalie gli aveva portato un sacco di vestiti, aveva un jeans sbiadito, un maglione e una giacca fantastici e poi quel sorriso che gli illuminava il viso, era sì magro e pallido, ma stupendo.
<< La sua carrozza principe.>>, gli dissi andandogli incontro.
<< Oh sì! E che autista, sei bellissima amore!>>, mi avvicinai, mi baciò, poi mise la mia mano sul suo petto ed esclamò, << non raccontarlo in giro che ma esci con Ironman. Brava mia sorella vero?>>
<< Una maga.>>
<< Sei così attraente.>>, aggiunse Rosalie, << che nessuno si concentra su una così insignificante imperfezione, per giunta celata sapientemente da un abbigliamento super trendy.>>
<< Certo… certo la perfezione in carrozzella.>>, disse Edward, << andiamo prima che Rosalie continui con le sue scemenze.>>
Lo sostenni appena e lui si sollevò, poi Mark lo aiutò ad arrivare al sedile e a sedersi agevolmente, il suo viso non mostrò alcun segno di dolore, ne fui contenta e preoccupata insieme.
Salutò con la mano e partimmo, subito dopo disse:
<< Rilassati ho preso tutte le medicine, prima di uscire, ho dietro qualcosa se dovessi aver nausea.
Riguardo a mia madre non ci siamo incrociati, capisco che non riesca ad accettarlo e ho deciso di darle un pò di tempo, lei è fatta così e mi dispiace che sia così sconvolta, voglio aspettare che se ne faccia una ragione.
Soddisfatta, adesso baciami e portami in giro su per le colline di Hollywood, prima di andare al ristorante, vorrei respirare un po’ d’aria, ti ricordo che sono chiuso in casa da quindici giorni, mi merito un tour di Los Angeles by night.>>
Girammo in auto mezz’ora, salimmo sulle colline e ci fermammo a guardare la veduta di Los Angeles illuminata.
Era euforico e mi raccontava delle storie del liceo, quando aveva iniziato ad uscire con i ragazzi, poi raggiungemmo Alice e Jasper, in un ristorantino ad Hollywood:
<< Che bello vederti di nuovo in giro.>>, disse Alice.
<< Posso muovermi abbastanza sia pure grazie a mille accorgimenti. Ascolta non mi stressare per il Capodanno, me ne hanno già parlato Rosalie ed Angela, vi faremo sapere come sempre all’ultimo secondo. Poi ho deciso che riprenderò con voi l’università, almeno in questo mese vorrei frequentare e provare a non compromettere la sessione.>>
<< Quando è fissata l’altra operazione?>>
<< Forse a fine mese, ma Lys dovrà valutare la situazione generale, prima di procedere.
Comunque te lo sto dicendo, perché dovreste riprendere tutti voi, a dare una mano ad Bella, altrimenti comincerà a fare la trottola tra il suo dipartimento e il mio, con il risultato di ridursi ancor più magra, più stanca e più stressata di oggi, niente commenti Bella, non hai diritto di replica.>>
<< Nessun problema.>>, rispose Jasper, << come intendi organizzarti? Spero non tutta la giornata, perché tu parli di Bella, ma ti sei guardato allo specchio?>>.
<< Viva la franchezza! Penso di restare solo al mattino, sono più riposato e reggo sicuramente meglio.>>
<< Verrai all’università con Bella e a turno ti riporteremo a casa per il pranzo.>>
<< State organizzando tutto come se io non ci fossi.>>, intervenni.
<< E’ proprio quello che intendevo fare.>>, disse, << tu mi spupazzi tutto il resto della giornata, lascia che i miei amici godano anche loro della mia presenza, egoista.>>
<< Simpatico.>>, risposi.
Iniziammo a cenare, conversando, di tanto in tanto incrociavo il suo sguardo, si soffermava, mi sorrideva, era veramente sereno.
Mi accarezzava e mi passava la mano sulla pancia, era così sensibile; nonostante tutto quello che aveva passato e stava tuttora affrontando, si preoccupava per me, di come mi sentissi.
Non ci accorgemmo nemmeno che era molto tardi, così presi dal nostro parlare, Edward, guardò l’orologio, si mise la mano in tasca e tirò fuori i due blister, prese le pillole e riprese a parlare come se niente fosse accaduto, sbocconcellando un dolce, poi si rivolse ad Alice e disse:
<< Ascolta in questi giorni ho la tendenza a prendere decisioni al momento, caricandomi di tutte le responsabilità.>>, mi fece l’occhiolino.<< Facciamo che organizzi anche per noi, ho il sospetto che sarò in piena forma per Capodanno e così anche la mia piccola, vero Bella?>>
<< Come vuoi tu amore, in fondo voglio proprio vedere cosa sapete organizzare gente della costa ovest per Capodanno. Mi fa veramente specie non vedere neve, non sentire freddo, senza guanti, sciarpa e cappello e invece, passeggiare su una spiaggia, coperta appena da un giubbotto.>>
<< Potrai indossare uno dei fantastici mini abiti che Rosalie ha portato per te!>>, disse lui sorridendo, << E io mi godrò quel tuo corpicino mozzafiato, semiscoperto.>>
<< Sei un vero impertinente.>>
<< A chi vuoi darla a bere.>>, s’intromise Alice, << viste le tue ultime performance da Otello. Passerai tutta la notte con gli occhi addosso a Bella, attento se qualcuno si avvicinerà più del dovuto o se le faranno delle avance e magari dovremo sedare qualche rissa.>>
<< Che esagerata. Mi dipingi come un macho attaccabrighe e invece sono praticamente un relitto.>>
<< Un relitto?… Non fare la vittima… quando c’è di mezzo Bella riusciresti ad affrontare anche un bisonte.>>
Abbassai lo sguardo compiaciuto.
<< Lei ti annebbia la percezione, non ti chiedi neppure, se una cosa sia fattibile o no, non esistono più ostacoli impossibili, tu prendi di petto tutto e basta.>>
<< Alice.>>, intervenne Jasper.
Edward rispose:
<< No… no ha ragione, accanto a lei niente mi sembra irrealizzabile, ma in una cosa si sbaglia di grosso, in quattro mesi non mi ha mai consigliato qualcosa che non fosse alla mia portata o che non avesse risvolti positivi per me! >>
Mi baciò, ci alzammo e ci avviammo verso la porta, Jasper si attardò, capii al volo e rallentai anch’io:
<< Com’è che siamo tornati agli analgesici a compresse?>>.
<< Quella è morfina a rilascio immediato.>>
<< Cosa dici!>>.
<< Ha cominciato oggi, quattro ore fa.>>
<< Non è troppo?>>
<< Forse era il dolore a essere troppo Jasper, ecco perché, visti gli effetti collaterali della morfina, se dopo la visita di controllo, potrà riprendere l’università, non dovremo perderlo di vista neanche un attimo. >> << Organizzeremo tutto per bene, non deve correre rischi inutili e non devi vivere nell'angoscia continua. >>
<>
Presi l’auto, aiutammo Edward a entrare li salutammo:
<< Dove si va mio principe?>>, gli chiesi.
<< A casa Bella, hai notato che è un po’ tardi?>>.
<< Appunto dove andiamo?>>.
<< Resterai con me stanotte?>>.
<< Sì amore, rimane da decidere, dove andare a dormire.>>
<< Cottage, ho requisito il doppio mazzo di chiavi, ormai è il nostro nido, nessuno può entrare senza chiedermelo.>>
<< È troppo freddo per te e quel letto non è comodo.>>
<< Con te accanto potrei dormire bene anche in Alaska, in un sacco a pelo. Andiamo.>>
Dopo aver resa più calda la stanza, lo aiutai a togliersi vestiti e armatura, come la chiamava lui, ci distendemmo, aveva uno sguardo sognante, mi sembrava di rivivere momenti passati, prima dell’intervento, sbirciò l’orologio e lo guardai anch’io mi alzai e presi i farmaci, una bottiglietta d’acqua e glieli porsi. Mi disse:
<< Amore niente sguardo triste stanotte, sono veramente al top, tra le tue braccia, sto bene, ti desidero così tanto, facciamo l’amore, posso farcela, basterà stare attenti.>>
Ci lasciammo andare a un rapporto morbido e dolce, era tanto tranquillo, il suo viso mi diceva che tutto andava bene, che non aveva male, mi sentii sospesa tra una gioia infinita per averlo accontentato e una preoccupazione che mi attanagliava lo stomaco, sapendo bene come avesse raggiunto questo benessere.
Si abbracciò al mio petto, passarono davvero pochi minuti e si addormentò, riconoscevo un altro degli effetti con cui avrebbe dovuto convivere, la letargia improvvisa, quanto profonda.
La sua vita da adesso sarebbe stata preda di tutta una serie di spiacevoli inconvenienti, ma ero cosciente che combattere il dolore era assolutamente necessario. Non aveva confessato a nessuno quando soffriva, era stato ancora una volta attento e preoccupato più per chi lo amava che per se stesso.
Il mio Edward, ancora una volta stava facendo una scelta coraggiosa e azzardata. Questo pensiero m’invase la mente e allora non riuscii a trattenere le lacrime.
E buon pomeriggio
Come state… rientrate nei ritmi di lavoro…. Io sì scuola, casa, figli e due gattini cuccioli che corrono per tutta la casa.
Ebbene sì mio marito mi ha fatto trovare al mio rientro dalle vacanze due piccoletti una miele e uno nero a cui ancora non abbiamo dato un nome (si accettano suggerimenti), certo il mio Kobe smarrito in Sicilia, mi manca tanto, ma questi due cuccioletti devo dire mi stanno conquistando giorno per giorno ed hanno soprattutto consolato un pò i miei due figli.
Bene dopo gli eventi accaduti in casa Cloe (mi sento Linus di radio Deejay con casa Linetti) passiamo alla storia (che forse può interessarvi di più).
Il rientro in casa di Edward, così desiderato, atteso, anche se siamo ben lontani dal riprendere i ritmi di prima dell’intervento e poi il Natale, la festa, la famiglia e gli amici, un vero toccasana per lui.
La necessità di riprendersi di iniziare da subito a rendersi indipendente… e ahimè il controllo del dolore… passare alla morfina, un vero colpo.
Che mi dite del disegno un po’ spinto della nostra Lalayasha, gradite il lato b della nostra Bella, o avreste preferito il lato A di Edward…vedo le vostre facce vogliose!
Ma come non soffermarsi poi sulla bellissima notizia,(passata forse un po’ sottotono, viste le circostanze) della ricomparsa del ciclo per la nostra piccola, forte Bella, era prevedibile che ciò accedesse? Sono stata forse un po’ troppo scontata… il ginecologo aveva ragione… superare il trauma con serenità e io aggiungerei una relazione sessuale così intensa, dolce, accattivante, da favola.
Relazione da favola sì, ma ancora in costruzione, la reazione di Edward all'errore nella doccia e poi quella di Bella, denotano come ancora gli equilibri tra i due, su certi argomenti siano alquanto fragili e soprattutto come sia fragile l'animo del nostro protagonista che, con tutte le ragioni possibili, ha la tendenza ad andare in crisi molto facilmente.
Un bacio grandissimo a tutte voi, sono sempre attenta alle vostre recensioni e ricevo sempre molto volentieri consigli e suggerimenti sull'impostazione della mia storia.
A presto
Cloe J

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Capitolo 28
*** Corpo e anima ***


Tratto dal ventisettesimo capitolo:

 
<< Io… io… un bimbo adesso! Oh certo non sarebbe certamente facile da gestire, in questo momento.>>
<< Cosa vuol dire difficile da gestire!>>
Colsi una punta di stizza nel suo tono:
<< Bella con me in queste condizioni… una gravidanza…>>
Non aggiunsi altro, mi fissò qualche secondo in attesa, riaprì l’acqua mi sciacquò i capelli e il corpo, poi passò rapidamente anche lei sotto la doccia e uscì, si asciugò in fretta e si rivestì, mi porse un asciugamano che usai per coprirmi e chiamò Mark. Rimasi dentro seduto, consapevole e dispiaciuto per averla ferita.Quando fui sul letto, la chiamai.
<< Dimmi.>>, rimase vicino alla finestra.
<< Ti prego vieni qui.>>
Si avvicinò riluttante:
<< Ti chiedo scusa… sono stato indelicato.>>
<< Concordo. Ho così paura di non poter diventare madre, che mi dispiace tu possa considerare questa evenienza come un problema.>>
<< Non è così… non ricordi che ho detto che vorrei un figlio da te… io amo i bambini, ma se ciò accadesse adesso, non potrei starti vicino, non potrei nemmeno seguirti, godermi appieno la gioia dell’attesa, non è egoismo il mio, sarebbe solo dispiacere per non poterti essere d’aiuto.
Perdonami amore… non volevo farti star male…>>, l’attirai a me, << se dovessi essere incinta, sarebbe una scelta pienamente condivisa anche da me, riusciremmo ad organizzarci.>>
<< Non pensiamoci più. È inutile costruire castelli su un’ipotesi così remota.
Adesso ho bisogno di andare a casa per un po’, tornerò dopo pranzo.>>, mi diede un bacio e uscì.
Avevo fatto proprio una cazz…ta, rimasi lì disteso a fissare la scritta “ti amo”, sul muro, sperando che mi perdonasse e
 che dimenticasse in fretta le mie parole.
Chiusi gli occhi e tentai di far piazza pulita dei pensieri terribili che mi saettavano nella mente, mi lasciai andare e mi addormentai.



CAPITOLO 29

 

Corpo ed anima

 
BELLA
 
La dottoressa Mills era una giovane professionista, che ci aveva consigliato il dottor Cullen; aveva uno sguardo sveglio e un sorriso rassicurante.
Mi fece sedere e cerco di mettermi a mio agio, mi fece una prima anamnesi personale, poi mi fece esporre il mio caso nei minimi particolari, quindi le feci vedere tutti gli esami e i referti di questi ultimi cinque anni, che mia madre aveva conservato, con molta attenzione.
Passò dunque alla visita, mi fece la richiesta per striscio e dosaggi ormonali e mi fece un’ecografia.
Poi riprese ponendomi domande sulla mia vita sessuale, le spiegai per grandi linee l’evoluzione emotiva della mia relazione e anche l’intensità dei rapporti sessuali con Edward, ne trasse la conclusione a cui eravamo arrivati anche noi, l’appagamento emotivo e il grandissimo trasporto sessuale esistente tra me e lui, mi aveva sbloccato, inoltre, la frequenza dei rapporti aveva favorito la secrezione regolare degli estrogeni, tutto questo aveva favorito la ripresa del ciclo mestruale naturale.
Aggiunse che l’uso continuativo della pillola aveva preservato da stress eccessivi le ovaie e quindi che i follicoli attivi e fecondi era veramente tanti, consigliò quindi uno stop della pillola per almeno due mesi e in considerazione dell’estrema fecondità, raccomandava un’attenta pratica anticoncezionale alternativa, a meno che non volessi diventare al più presto madre.
A quel punto le dissi:
<< Ho avuto un rapporto completo non protetto dopo aver sospeso la pillola, solo dopo qualche giorno è iniziato il ciclo, dopo tutti questi anni, ho sentito a volte parlare di false mestruazioni, potrei essere incinta?>>.
<< Non credo ma comunque se vuoi tranquillizzarti, qui c’è un test di gravidanza, vai in bagno e fallo.>>
Il risultato fu negativo, non riuscii a nascondere una punta di delusione, mia madre sorrise benevola.
Mi fissò un altro appuntamento per visionare i risultati degli esami e ci congedammo.
Uscita dall’ambulatorio, riattaccai il cellulare, una serie di messaggi si scaricarono sul display.
Era Edward, lo richiamai immediatamente:
<< Ehi!>>,  mi rispose al secondo squillo, << sono stato talmente nervoso. È passata più di un’ora.>>
<< Ho dovuto raccontarle gli ultimi cinque anni della mia vita e poi il periodo da settembre ad oggi mi ha preso un sacco di tempo.>>, risi.<< Spiritosa davvero tutto a posto?>>
<>
Aveva un tono così inquieto.
<< Certo tutto benissimo, sono già al parcheggio e se mi lasci venir via, sarò da te al più presto.>>
Era intento a lavorare al computer, gli occhi chini sullo schermo, i suoi capelli indomabili ritti sulla testa, era una visione stupenda.
Mi vide, si spostò dalla scrivania raggiungendomi rapido, mi strinse forte.
<< Sono stato così teso!>>, esclamò, << avevo tanto bisogno di sentirti, di sapere che tutto era andato bene.>>
<< Mi ha fatto una visita molto accurata, è stata precisa ed esauriente, mi ha prenotato alcuni esami, i risultati si sapranno la prossima settimana e poi ho fatto un test di gravidanza, sai per maggiore tranquillità.>>
<< Tutto questo davanti a Renèe?>>.
<< Certo.>>
<< Che figuraccia che ho fatto.>>
<< Perché?>>
<< Come perché.>>
<< Mia madre è così contenta per me, ti ricordo che è lei quella disinibita. Non ha fatto una piega e ha ascoltato tutto con grande interesse e massima attenzione.>>
<< Insomma adesso sei serena?>>
<< Oh sì.>>
<< Anche questa è la prova che sono l’uomo giusto per te.>>, disse soddisfatto.
<< Senza alcun dubbio, è arrivato il mio principe dagli occhi verdi.>>, gli risposi, afferrandogli i capelli.
<< Su di un cavallo di ferro e adesso con una lucente armatura.>>, ci mettemmo a ridere.
<< Hai programmi?>>, gli chiesi.
<< Mi piacerebbe passeggiare un po’, anche se il sole è pallido, dovrebbe essere piacevole star fuori.>>
<< Diciamo che sembra marzo, non dicembre.>>
<< Peccato che dobbiamo essere in casa prima di pranzo, avrò anche oggi la mia dose di sevizie del terapista, al cottage. Clayton mi ha procurato una fascia dello stesso tessuto delle mute da subacqueo, da mettere sopra le ferite, che dovranno essere già coperte dal cerotto impermeabile, mi farà fare una parte della terapia in acqua.>>
Facemmo un bel giro per la collina sopra casa nostra, ci fermammo in un piccolo belvedere, a parlare, mi disse di aver esaminato l’elenco delle materie da seguire nella sessione per restare al pari con l’anno accademico e di aver scelto quali seguire, era di buon umore e non avevo voglia di iniziare una discussione per l’università, lo ascoltai e presi in considerazione le sue intenzioni.
Alle undici e mezza entrammo al cottage e attendemmo l’arrivo del terapista.
La rieducazione fu molto incisiva, lui si sforzava per raggiungere il suo limite, non cedeva alla fatica e al dolore. Ogni tanto si voltava verso di me, che rimanevo vicino al lettino in tensione e mi sorrideva, mimandomi parole dolci, dichiarandomi il suo amore.
Finita la prima mezz’ora si spogliò, il fisioterapista lo aiutò ad indossare la fascia e scese in piscina, continuò lì tutta una serie di esercizi di mobilizzazione delle gambe e del bacino; finito rimase dentro l’acqua, io riaccompagnai il terapista alla porta.
<< Sono così stanco e mi gira la testa.>>
<< Ritorniamo a casa, hai bisogno di mangiare qualcosa.>>
<< Non ho per niente fame.>>
<< Ehi Cullen ogni giorno non posso faticare tanto per convincerti a mettere qualcosa nello stomaco. Bimbo capriccioso, devi mostrarti più responsabile.>>
<< Non mi sento di mangiare.>>
<< Hai nausea?>>.
<< Non ancora ma…>>
<< Allora niente storie.>>
Ci sedemmo per il pranzo, lui prese posto accanto ad Esme ed io a fianco a lui. Lei seguiva ogni suo gesto in silenzio, lui allungò la mano fino ad intrecciare le sue dita con quelle di lei, sorrise  e si cambiarono uno sguardo pieno di tenerezza.
Liv gli mise dinanzi un piatto, storse la bocca, gli carezzai la coscia, allora svogliatamente iniziò a  mangiare.
 
Quando uscivo con mio padre, non era possibile essere in ritardo, lui sempre così preciso e puntuale, s’irritava terribilmente se io o mia madre lo facevamo attendere, Edward aveva chiamato e alle sette e mezza spaccate eravamo dinanzi alla porta di casa Cullen.
Andammo in un ristorante italiano a Los Angeles, Edward parlava con mia madre, sempre così frizzante e dalla battuta irriverente pronta, io e mio padre ci sentivamo, come al solito, in grande imbarazzo e passavamo da un colorito paonazzo ad uno cremisi. Non riuscivamo proprio a frenare quel fiume in piena e lei non si curava minimamente di tenere a bada la sua lingua così spigliata, Edward se la rideva di brutto nel vederci così in difficoltà e faceva volentieri da spalla a mia mamma.
<< Cosa avete deciso di fare per Capodanno?>>, chiese mio padre.
<< Andremo a una festa a Malibù con Rosalie e tutti gli altri.>>
<< E’ un bel salto dopo le feste newyorkesi un po’ sui generis.>>, disse mia madre.
<< Grazie ancora per quest’ultima perla.>>
<<  Edward hai conosciuto gli Oneida no?>>.
<< Altro che.>>
<< Allora non ho bisogno di aggiungere altro.>>
Mio padre si rivolse a Edward con tono serio:
<< Di certo il problema non sono stati solo gli ultimi due Capodanno a New York, ad essere stati senza limiti,  lei ti avrà raccontato che tipo di vita ha condotto.>>
Lui annuì ed io divenni rigida sulla sedia, mio padre continuò:
<< Dal duemilaotto non siamo riusciti o forse non abbiamo voluto prendere in maniera decisa le redini della sua vita, le abbiamo lasciato fare ciò che voleva e devo dire che lei non si è fatta mancare niente.>>
Lo guardai irritata e rivolsi poi uno sguardo verso mia madre. Edward prese la mia mano sotto il tavolo e la strinse.
<< Ma devo confessare ora che i ragazzi a New York, in quegli anni, sono stati per lei, amici, fratelli sorelle, in alcuni casi si sono dovuti sostituire a noi due, in tutto e per tutto; mentre noi ci struggevamo nel dolore per la perdita di nostro figlio, così tanto desiderato ed amato, avevamo dimenticato che  avevamo una straordinaria ragazza, anch’essa  prosciugata dal tormento, ma soprattutto tanto  bisognosa di affetto, di sostegno ed aiuto.
Loro l’hanno lasciata elaborare il lutto, gli psicologi dicono così vero? Forse nella maniera più esagerata possibile e senza alcuna moderazione, ma vegliando sempre su di lei e non permettendole mai di mettersi nei guai.
Abbiamo un debito con loro, perché l’hanno tirata fuori da un baratro in cui era consapevolmente entrata, senza che io o Renèe glielo avessimo impedito.>>
Nel sentirgli dire queste parole, mi ero posta in una situazione di ascolto più rilassato, mio padre stata confessando aspetti del nostro vissuto tanto terribili e quanto veri.
<< Poi quest’estate, forse consapevoli che ormai la nostra vita a New York era completamente cambiata, svuotata, grigia e senza alcuna speranza di miglioramento, abbiamo pensato che l’unico modo per tenere unita la nostra famiglia era andare via, cambiare totalmente ambiente.>>
La mamma a quel punto, gli prese la mano e gliela baciò, stringendola poi al suo petto.
<< Averti conosciuto e frequentato praticamente subito dopo esserci trasferiti, mi aveva creato, almeno all’inizio, innumerevoli perplessità, c’è stato addirittura un momento che ho pensato fosse stata una vera disgrazia per Bella averti incontrato, ma in fretta mi sono ricreduto, ho visto la mia bimba tornare a vivere, a sorridere, a programmare, a decidere, ad esprimersi, a superare anche i dispiaceri e i dolori senza mai abbattersi o stordirsi.
Riprendendosi la sua vita, credo che stia onorando molto di più la memoria di suo fratello, vivendo così accanto a te, lo sta ricordando degnamente.>>
Edward mi aveva appoggiato la mano sul viso e io mi ero appoggiata sulla sua spalla.
<< Con te ha trovato finalmente l’amore, quello, senza retorica, con la a maiuscola, che travolge, che riempie, che trasforma, quello che io avevo trovato venticinque anni fa con la mia Renèe e dal quale sono nati due figli splendidi … speciali.
Non mi stupirei se tra breve mi dicesse che vuole sposarti o che vuole un figlio da te.>>, ci guardammo e gli sorrisi, << ha trovato un equilibrio ed è innamorata all’inverosimile, innamorata di un ragazzo di grande forza d’animo e spessore morale, che sono certo la renderà felice.>>
Edward aveva un’espressione tra lo sbalordito e il soddisfatto, io mi alzai ad abbracciarlo.
<< Ogni parola sarebbe superflua adesso, grazie papà.>>, e poggiai il mio viso sul suo petto.
 
 
<< Bene ascolta l’ultima news.>>, continuò mio padre. << Porterò la mamma con me in Canada, passeremo insieme l’ultimo dell’anno e rientrerà il quattro gennaio.>>
<< Io sopravvivrò, invece, Edward sopporta meno bene l’assenza di coccole di mamma Swan, sosteneva proprio qualche giorno fa che negli ultimi quindici giorni, lo hai proprio trascurato.>>
<< Il mio piccolo Edward! Ti rifarai con un pieno non appena tornerò dal Canada e tu riprenderei a frequentare casa nostra come prima dell’intervento.>>.
Lo carezzò, passandogli dopo la mano tra i capelli, Edward gliela prese e gliela baciò, socchiudendo gli occhi impacciato.
Conclusa la cena, restammo fino a tardi sui divani di una saletta del locale a parlare, mio padre era insolitamente loquace e Edward si sforzava a mantenere la concentrazione, continuando a conversare.
Era notte fonda quando lo accompagnammo era estremamente soddisfatto per la serata e raggiante per l’enorme attestato di stima e di affetto ottenuto dai miei genitori.
 
 
EDWARD
 
Dopo la partenza dei signori Swan andammo a casa sua; avevamo deciso che avrei dormito lì con lei, per tutti i giorni in cui sarebbe stata sola, ma che di giorno, per mia comodità saremmo restati a casa mia.
Già mi sentivo piuttosto scombussolato, i primi effetti collaterali della morfina sullo stomaco, cominciavano a farsi sentire e impensierire Bella, diventava sempre più difficile a trovare qualcosa   che gradissi mangiare e la terapia mi stancava terribilmente.
La mattina dell’ultimo dell’anno in casa c’era una leggera fibrillazione, uno stilista amico di Rosalie, arrivato dalla Florida, era giunto inaspettatamente, era un giovane simpatico, estroverso, di grande intelligenza e preparazione, ma io ero in pessima forma e la presenza di un estraneo, mi rendeva inconsapevolmente nervoso e irritabile.
<< Edward mi dispiace.>>, mi disse Rosalie mortificata, << non avrei dovuto dirgli di venire, non ho riflettuto abbastanza, avrei dovuto considerare che non era il momento adatto, scusami.>>
<< Non preoccuparti, mi passerà, basterà che rimanga chiuso nella mia stanza per un po’ e ritroverò un minimo di autocontrollo.>>
<< No lo porto in giro adesso.>>
<< Rosalie ti prego non preoccuparti, tra l’altro ho bisogno di riposare, se voglio essere in forma per stasera. >>
<< Dov’è Bella?>>
<< Ha detto che andava a comprare alcuni accessori per completare adeguatamente l’abito che le hai regalato.>>
<< Resterai strabiliato.>>
Entrai in camera e mi distesi, la testa mi girava e avevo la nausea. Il tempo passava ma la situazione non migliorava affatto. Alle dodici decisi di alzarmi, andai in bagno e mi sciacquai il viso, improvvisamente ebbi un conato di vomito, raggiunsi in fretta il water e ci avvicinai la faccia.
Lo stomaco si contraeva con forti spasmi e avevo la sensazione che le stecche del busto mi entrassero nell’addome, non riuscivo a tenere la testa in avanti, quando sentii una mano sorreggermi la fronte:





style="font-size: 16pt; line-height: 115%; font-family: "Baskerville Old Face","serif";"><< Edward amore!>>, mi aveva messo l’altro braccio sul petto per sostenermi il busto.
 
 
Questo strazio durò qualche minuto, quindi mi sollevai lentamente, Bella corse a bagnare un asciugamano e me lo passò sul viso.
<< Sciacquarti la bocca.>>
Non riuscivo neanche a parlare, mi portò fino al lavandino e mi porse un bicchiere d’acqua, poi mi fece scivolare dell’acqua sulla fronte e sul viso, per rinfrescarmi, infine entrò nella mia camera e tornò con due compresse:
<< Non sai come mi dispiace amore, purtroppo questi odiosi effetti li conosco bene ma speravo che avresti avuto più tempo. Come ti senti adesso?>>.
<< Decisamente meglio, non dirlo ai miei, non voglio dare pensiero a nessuno, non oggi.>>
<< Dirò a Liv di prepararti un po’ di riso, qualcosa di facilmente digeribile.>>
<< Cibo?… Oh no non posso mangiare adesso.>>
<< Hai preso gli antiemetici che terranno a bada la nausea e il vomito, ma se non metti qualcosa nello stomaco, i succhi gastrici ti daranno dei forti bruciori, il gastroprotettore non basterà.>>
Mi sedetti a tavola con gli altri e conversare con l’amico di Rosalie, giochicchiando con il cibo che avevo nel piatto. Alla fine sforzandomi, riuscii a terminare quasi tutto, sotto il suo sguardo vigile.
A metà pomeriggio Bella andò a prepararsi, Rosalie allora dopo aver accompagnato il suo amico in hotel, si concentrò su di me.
Fu fantastica, mi assistette per il tempo in cui feci la doccia, poi con accortezza mi asciugò e quindi chiamò mio padre per cambiare i bendaggi.
La vidi stringersi le braccia intorno al petto, quando le suture furono a vista.
<< Sono impressionanti vero?>>, le chiesi quando  mio padre fu uscito.
<< Sono ferite che guariranno.>>
<< Resta da stabilire a che prezzo.
Sai che Bella, la mia Bella, non riesce neanche a guardarle? La osservo sempre quando papà mi medica, lei è sempre rivolta o verso di me o guarda altro e quando a queste si aggiungeranno i buchi qui sul torace, sarò disgustoso.>>
<< Smettila subito. Le cicatrici col tempo diverranno appena visibili, non voglio più sentire questi discorsi.>>
Rimasi scettico a guardarla, la giornata era cominciata male ed era continuata peggio, ero di umore pessimo e con la testa completamente assorbita solo da pensieri spiacevoli e per quanto mi sforzassi non riuscivo ad uscirne.
Rosalie mi stava facendo indossare il vestito che aveva portato e continuava a parlare cercando di distrarmi, ma con scarsi risultati:
<< Vuoi farti trovare da lei così.>>, proruppe alla fine,<< la farai entrare in paranoia subito, vuoi farla star male, rovinargli il primo Capodanno che passerete insieme?
Cullen raschia il fondo del barile del tuo buonumore e incollarti un bel sorriso su queste labbra invitanti.>>
Mi prese il viso dal mento e mi scoccò un gran bacio sulla bocca:
<< Comincio a capire come hai fatto in questi anni a ottenere da mamma e papà, ma credo anche nel tuo lavoro, sempre tutto ciò che desideravi.>>
<< Già tesoro ma con te sta diventando un’impresa veramente ardua.>>
<< Interrompo un litigio o un idillio?>>
<< Bella.>>
Rosalie si spostò di fianco e lì sulla porta stava la mia visione personale.
 
 
Indossava un abito rosso con dei motivi in nero, le spalle scoperte, i capelli fermati morbidamente, le delineavano ancor di più i tratti del volto e rendevano ancor più radioso lo sguardo.
Ero estasiato a guardarla.
<< Resta lì.>> le dissi.
Mi alzai e appoggiandomi un passo dopo l’altro, la raggiunsi e l’abbracciai, poggiai le labbra sul suo collo scoperto e indugiai, lei mi scostò il viso e si impadronì della mia bocca.
<< Quanto sei bella.>> dissi.
<< Tutto merito di Rosalie.>>, mi rispose.
<< Troppo buona. >>
<< Non ti nascondo che sono un po’ nervosa.>>, disse Bella.
<< Perché?>>, chiese Rosalie.
<< Non c’è un motivo preciso, forse un po’ è il contesto estraneo che mi preoccupa.>>
<< Almeno stavolta non sarò solo l’unico a disagio.>>, dissi ridendo.
<< Volete smetterla, siete favolosi. Sarà solo una festa divertente, ma se mai vi sentiste troppo al centro dell’attenzione, potrete andare in una saletta riservata con i ragazzi e continuare a fare baldoria senza troppi occhi addosso.>>
<< Questo mi rassicura molto, grazie Rosalie.>>, dissi.
<< Vi ho preparato una sorpresa.>>
<< Eccola là, chissà cosa avrà preparato.>>
<< Piccolo mio, stasera ti voglio senza pensieri, perso tra alcol e musica e tra le braccia della tua Bella. Adesso è meglio che vada a prepararmi anch’io altrimenti farò molto tardi … ah Jasper ha telefonato, vi verrà a prendere alle nove.>>
Bella mi passò il braccio sul fianco e tornai alla mia sedia.
<< Ti senti bene?>>, disse.
<< Nessun fastidio per ora, speriamo che ciò che è accaduto stamattina, sia stato un episodio occasionale.>>
<< Lo spero anch’io … ma stasera sarebbe meglio ti limitassi nel bere.>>
<< Cosa vuoi che cambi?>>
Fece un’espressione seria.
<< Ci proverò ma non ti prometto nulla, a limite dovrai portarmi di peso a casa, in fondo dove starebbe la novità>>
<< Stai diventando un po’ troppo indisciplinato per i miei gusti Edward Cullen, una vera peste!>>.
<< Desidero tutte le tue attenzioni mammina.>>
<< Se riuscissi a mantenerti più che cosciente, domattina potreste averne di molto più piacevoli.>>
<< Questo si che è un incentivo a controllarmi.>>
Ci avvicinammo a mio padre che stava sfogliando una rivista medica, nell’attesa di mia madre:
<< State andando?>>.
<< A breve arriverà Jasper.>>, risposi.
<< Edward sta attento stasera, nausea e vomito sono già arrivati vero?>>.
<< Li avevo messo in conto, li supererò.>>
<< Non esitate a chiamare se vi trovaste in difficoltà, noi resteremo a Santa Monica, quindi in pochi minuti potrei essere da voi.>>
<< Passa un sereno Capodanno, non farò imprudenze.>>
Arrivati alla festa, Rosalie era già lì, non riuscivo a capire come avesse fatto ad essere pronta e così in tiro in poco tempo.
Alla festa c’erano i rampolli del jet set di Santa Monica, tutti coetanei di Rosalie e  chiaramente anche tutti i nostri amici.
Mia sorella, statuaria in un abito color oro, era circondata da uno stuolo di amici, che non la vedevano da tempo, ma l’avevano seguita nei suoi successi professionali, molti ne ammiravano la creatività e anche il suo amico, noto a tutti, ma per me quasi sconosciuto, vista la mia scarsa propensione a seguire la moda, erano al centro dell’attenzione.
C’erano alcuni uomini che la guardavano e la seguivano come ombre e mi ritrovai a fissarli con quello sguardo geloso che Bella conosceva bene.
Sorrisi tra me e me, poter essere geloso di mia sorella, che meraviglia!
<< C’è qualcosa di divertente in quel quadretto?>>, mi chiese Bella facendo un cenno verso Rosalie.
<< Tutti questi uomini così appiccicati, così vicini e pressanti, mi rendono nervoso.>>
<< E’ una dimostrazione di attenzione e affetto! Penso che lei ne sarebbe contenta, io adoro quando sei geloso.>>
Si sedette su di me e cominciò a baciarmi.
<< E questo perché?>>.
<< Sei fantastico, non ho mai incontrato una persona come te.>>
<< Meno male altrimenti saresti un’amante dell’orrido.>>
<< Sei un vero stupido! Spoetizzante.>>
Improvvisamente sentimmo del trambusto, l’irrefrenabile piccolo ciclone dai capelli scuri si avvicinò a noi e disse:
<< Venite nella saletta, vogliamo fare un brindisi.>>
La seguimmo, sulla porta, ci diedero un calice, Rosalie si avvicinò a me. Jasper iniziò:
<< Di Capodanno insieme ne abbiamo fatti tanti e quest’anno non sarebbe stato diverso, certo la newyorkese da impressionare poteva essere un incentivo ad organizzare qualcosa di particolare, ma senza offesa Bella, il motivo più grande per far festa è la presenza di Edward con noi.>>
<< Perfettamente d’accordo .>>, disse lei.
<< Io e Rosalie però abbiamo pensato che mancava un tocco esotico a questa festa, mancavano altri amici che erano in pensiero per lui e lo avevano sostenuto sia pure a distanza e che stasera dovevano essere qui.>>
Non facemmo in tempo a girarci che venimmo circondati da tutti gli Oneida, Bella finì tra le braccia di Emily, Leah e Claire, mentre dinanzi a me mi si parò davanti Sam, lo guardai incredulo, mi alzai dalla sedia e gli diedi la mano:
<< Sono fragile come il vetro,>>, gli dissi, << instabile come un budino, ma sono in piedi uomo!>>
<< Non ho mai dubitato.>>, mi cinse con una presa delicata, mi lasciai andare al suo abbraccio.
Piano si avvicinarono tutti, Quil e Seth mi passarono le braccia sotto le ascelle e mi cinsero i fianchi per sostenermi, Leah mi prese il viso e mi baciò, Paul si avvicinò a me e mi disse:
<< Ho una sorpresa per te californiano, gli Oneida stasera chiederanno per te fortuna e gloria al Grande Spirito e niente diverrà impossibile.>>
<< Devo ammettere che un aiuto divino in questo momento mi sarebbe estremamente utile.>>
Bella aveva il viso radioso, era passata da un abbraccio all’altro, Sam si avvicinò a lei:
<< Non siamo ancora pronti a fare a meno di te, piccola Swan, avevamo bisogno di un altro Capodanno e Rosalie, Jasper e tuo padre ci hanno accontentati.>>
Bella si volse verso Rosalie e le si buttò tra le braccia:
<< Grazie Rosalie, che enorme regalo che mi avete fatto!>>, e tirò verso di sé anche Jasper.
<< E’ bellissimo vederti così felice! E tu mio piccolo che mi dici?>>.
<< Non ho parole Rosalie, Jasper sei stato grande!>>.
<< Che ne direste se dessimo il via ai festeggiamenti, questo Capodanno dev’essere indimenticabile!>>, disse Rosalie, << Pellerossa, vediamo se la fama che vi ha preceduti è reale o una fandonia!>>
Ero così euforico e contento per Bella, mi misi in una zona diciamo di sicurezza, dove non rischiavo di essere travolto da una compagnia completamente sconclusionata, ma da dove potevo godermi la sfrenata e impetuosa allegria dei miei amici.
 
 
BELLA

Non credevo ai miei occhi. Era stata davvero una sorpresa che mai mi sarei aspettata, mio padre, Rosalie e Jasper avevano veramente colto nel segno, noi avevamo bisogno anche della presenza un po’ folle, magica e coinvolgente dei ragazzi di New York, poi Sam riusciva a dare ad Edward la percezione che tutto sarebbe diventato facile, era una gigantesca iniezione di fiducia.
Sapevo che avrebbero combinato un vero putiferio e speravo che non mi avrebbero messa talmente in imbarazzo da non aver più il coraggio di farmi vedere sulla costa da Santa Monica a Malibù, ma in fondo per vedere l’espressione spensierata del mio amore mentre Quil ed Embry gli raccontavano chissà quale stupidaggine, avrei dato qualsiasi cosa.
Il cibo e l’alcol era in quantità veramente esagerata, tutti erano già molto su di giri, ballavamo nell’enorme salone della villa e New York era perfettamente integrata con Los Angeles.
Edward, a metà della serata si era disteso sul divano per poter stare più comodo, ma non essere costretto a lasciare il centro del caos festaiolo, mi aveva intimato però di continuare a stare in giro tra tutti i matti che mi sballottavano di qua e di là. Mostrava di essere totalmente a suo agio, io, Rosalie e Jasper lo tenevamo sempre d’occhio, per essere certi che tutto andasse bene.
Andammo insieme a prendere una boccata d’aria nello splendido giardino che dava sulla spiaggia.
<< Penso che mia sorella avrà qualche problema a spiegare al proprietario cosa è accaduto qui questa sera, alla fine di questa festa. Hai visto come si sono scambiati perfettamente le usanze i tuoi folli compagni di Manhattan e i fighetti californiani, tra un po’ penso che li sentiremo tutti insieme intonare nenie pellerossa. >>
<< Non sarebbe la prima volta che lo spirito dei nativi trascina improbabili compagnie, in riti tribali tanto antichi quanto incomprensibili.>>
<< Sei felice amore?>>.
<< Non puoi credere quanto… e tu stai bene vero?>>.
<< Sto benissimo. Ho grandi progetti Swan per il primo dell’anno, voglio vedere l’alba, poi portarti a casa è fare l’amore fino a sfinirmi, riposare e riprendere finchè non ne saremo sazi.>>
<< Programma tanto eccezionale quanto complesso.>>
<< Troveremo il modo, lo sai che il mio unico desiderio persino appena uscito dalla sala operatoria, era stremarmi facendo l’amore. Niente potrà fermarmi stanotte.>>
Ci sentimmo chiamare, sospinsi la sedia dentro, stava per scoccare la mezzanotte e tutti erano pronti a brindare al nuovo anno, mi fece sedere su di lui, il conto alla rovescia cominciò scandito dalle urla dei ragazzi e alla mezza una serie di tappi di champagne saltarono via.
<< Auguri Bella Swan, a innumerevoli altri Capodanni insieme!>>
<< Auguri amore mio.>>, le mie labbra incollate alle sue, ci chiudemmo in uno spazio tutto nostro, fatto d’amore e felicità.
<< Auguri anche a voi giovani innamorati focosi!>>, esclamò Alice.
<< Buon anno a tutti.>>, gridò Edward alzando il bicchiere.
Ci scambiammo brindisi e auguri, gli Oneida mi trascinarono via da lui, che se la rideva, mi strattonavano impunemente, baciandomi e facendo passare da un abbraccio a un altro, alla fine Quil mi riconsegnò sulle sue gambe e lui riprese a baciarmi.
All’improvviso i pellerossa sparirono e Rosalie ci invitò ad indossare delle giacche, per raggiungere la spiaggia, Edward la guardò con un’espressione interrogativa, lei si avvicinò e sottovoce gli disse:
<< Ho pensato a tutto tesoro, c’è una passerella di legno che raggiunge il posto in cui dobbiamo andare.>>
<< Io posso restare, non impazzisco per andare in spiaggia.>>
<< Non puoi.  Le sorprese non sono finite e tu devi essere presente.>>
Lui si rivolse a me, ma alzai le spalle, scuotendo la testa. Jasper arrivò alle nostre spalle e cominciò a spingere la sedia verso il giardino. Mentre andavamo Edward gli disse:
<< Mi spaventate quando organizzate delle cose tutti insieme.>>
<< Esagerato non mi sembra che tu abbia subito torture o sevizie, sei con tutti i tuoi amici in un ambiente confortevole e super organizzato, hai il coraggio di lamentarsi?>>.
Mi misi a ridere, lui sollevò lo sguardo serio e poi gli mollò una pacca sul braccio.
<< Vorrei ti mettessi nei miei panni, sono totalmente in balia di una banda di scatenati, anche un po’ irresponsabili, che riescono a mettere su una baraonda così grande.
Jasper ricordati che se mi dovessi trovare in difficoltà, visto che non potrò sfogarmi con mai sorella o con la tua fidanzata, sarai tu a pagarne le conseguenze.>>
<< Sì … sì blatera pure finchè puoi, tra qualche minuto sono sicuro rimarrai senza parole.>>
Raggiungemmo la spiaggia, c’era un falò acceso e delle stuoie poste a distanza intorno, Jasper aiutò Edward a sedersi,  represse appena un gemito, strizzando gli occhi, guardai l’orologio, mi misi in ginocchio accanto a lui, aprii la borsetta e presi le compresse:
<< Ehi non mi molli mai!>>, rise.
<< Devo essere concentrata su di te in questa situazione assolutamente straordinaria. Tieni prendi dell’acqua.>>
<< Sei attenta e sobria e questo mi dispiace, non ti stai godendo la festa come gli altri.>>
<< Io me la sto godendo alla grande.>>, mi avvicinai e gli baciai il collo, poi la guancia e la bocca e poi ancora il collo.
Quindi mi accostai al suo petto.
< Questo è il posto più piacevole al mondo per me.>>
 Mi sorrise e tornò a stringermi, allungò il braccio e prese un plaid che Rosalie aveva fatto mettere sulle stuoie, mi coprì le gambe nude.
Passò solo qualche minuto e sentimmo da lontano degli urli e delle cantilene, ci voltammo e vedemmo delle figure con abiti rituali pellirosse, avvicinarsi di corsa.
Gli Oneida si distribuirono in cerchio intorno al fuoco, con delle torce accesero un cerchio di fuoco, Sam al centro gli altri fuori, erano bellissimi con i loro costumi, i visi pitturati, le ragazze, anch’esse in costume, si sedettero vicino al fuoco con gli strumenti musicali dei nativi, riconoscevo ogni viso, i lunghi capelli lasciati sciolti sulle spalle o legati con delle trecce erano fermati da meravigliosi e variopinti copricapo originali, i loro corpi muscolosi e forti, incuranti del freddo della notte, si stagliano illuminati dalla luna e dal fuoco.
 
 
Lo riconoscevo, era un rito propiziatorio, per chiedere al Grande Spirito aiuto per uno di noi, lo avevo già visto nei DVD di Paul.
La musica era intensa ed incalzante, la danza ritmata e con movimenti coordinati. I ragazzi cantavano e gridavano mentre si muovevano intorno al falò, le ragazze sedute, davano il tempo con gli strumenti. Assistevamo rapiti, gli occhi incollati sui danzatori, attenti e silenziosi nell’ascoltare quelle voci basse e piene di inflessioni tribali. Le voci femminili s’inframmezzavano a quelle degli uomini, facendogli da contraltare, facevano fremere .
Ci rendevamo perfettamente conto che stavamo assistendo a un evento eccezionale, non era un rito prefabbricato per turisti di passaggio, era una vera e propria cerimonia, seria e sentita e il messaggio fu chiaro per tutti per chi stavano chiedendo intercessione.
Edward mi teneva stretta e manteneva lo sguardo fisso sui ragazzi intorno al falò, io trattenevo a stento le lacrime, Rosalie si era seduta accanto a noi e mi aveva stretto la mano, incantata anch’essa dal meraviglioso spettacolo cui stava assistendo.
La musica iniziò a calare di ritmo, fino a scemare completamente, la danza s’interruppe, i ragazzi si sedettero intorno al falò, Paul si staccò dal gruppo e si avvicinò a Edward, aveva un sacchettino di cuoio in mano, vi mise dentro la mano e sparse una manciata di polvere sulla testa di Edward, pronunciando alcune frasi.
Edward gli sorrise e lui ricambiò e tornò nel cerchio. Rimasero tutti un po’ di tempo a capo chino in silenzio e poi si alzarono sciogliendo i due cerchi.
Tutti iniziammo ad applaudire mentre loro si dispersero e iniziarono a parlare con i nostri amici, Sam si avvicinò a noi:
<< Grazie.>>, disse Edward.
<< E’ stata una cosa pensava e voluta da noi tutti. Crediamo che esista un’entità sopranaturale, superiore a cui possiamo rivolgerci, a cui ci rivolgiamo con preghiere, a cui possiamo chiedere, ma a cui dimostriamo fede, poi potremo chiamarlo Dio, Allah, Buddha o Grande Spirito, questo non ha n importanza.
Noi abbiamo chiesto, con tanta fede, a Lui una guida per te, sappiamo che ne avrai bisogno, non possiamo conoscere quali sacrifici ti chiederà, per esaudirti, ma lo farà.>>
<< Anch’io avrò fede.>>
<< Bene Paul, Quil, Seth! Andiamo strabiliamo questi californiani!>>
Li vidi correre prima verso la villa, mi accorsi che stavamo levandosi i costumi tribali, rimanendo in costume, poi mi accorsi che avevano delle tavole da surf sottobraccio e gridando come gli ossessi, corsero verso l’acqua.
Si lanciarono tra le onde, cominciarono a cavalcare la schiuma bianca dell’oceano, facendo acrobazie super rischiose, risalendo e infilandosi nel tunnel d’acqua, apparire e scomparire nel buio e tra le onde, appena illuminati dalla luce del falò.
Restarono molto tempo nell’acqua, incuranti del fatto che era notte fonda e che la temperatura fosse tutt’altro che calda, quando uscirono cominciarono ad inseguirsi per la spiaggia, ognuno di loro affermava di esser restato sulla cresta dell’onda più a lungo o aver fatto i volteggi  più belli e pericolosi.
Mentre gli Oneida andarono a cambiarsi, Edward si era disteso, la testa sulle mie gambe, lo accarezzavo e lo baciavo, rimanendo in silenzio solo a guardarci, pervasi da quell’aurea, lasciata dal rito.
Rientrammo con calma in casa, la festa era al suo culmine, Edward mi disse:
<< Lasciami qui e vai a ballare, sto bene e non puoi starmi incollata tutta la notte.>>
<< Ti annoio forse?>>, chiesi.
<< Sai che non è così, ma vorrei che stessi anche con gli altri.>>
Rosalie si accostò a noi, Edward disse:
<< Provi a convincerla anche tu a darsi alle public relation, non si scosta dal mio fianco, mi sembra di avere una guardia del corpo.>>
<< Bella tesoro diamoci il cambio.>>
<< Sei assurdo Cullen, mi cacci via!>>, dissi ridendo.
<< Fatti un giro, è un ordine.>>, sbottai e le diedi una leggera pacca sul sedere.
Raccontai ai ragazzi le mie impressioni, su ciò che avevano fatto, ero ancora tanto eccitata e contenta per quel dono, con la sincerità e lo slancio che il loro cuore puro trasmetteva.
Anch’io credevo in ciò che Sam aveva detto e speravo che Dio, in quel momento, avesse guardato nelle nostre anime e avesse visto la grande fede, con cui ci eravamo accostati a lui.
Il mio amore era tanto provato dalla vita, aveva bisogno di un grande aiuto, per superare l’ultimo pericoloso scoglio che restava, per affrancarsi dalle sofferenze, fisiche ed emotive a cui pazientemente si stava sottoponendo.
 
 
EDWARD
 
<< Sembra che tu abbia la mente in un altro luogo.>>
<< I ragazzi mi hanno riportato un po’ alla realtà, all’intervento che dovrò subire a fine mese, all’università, che adesso sarà ancora più complessa e soprattutto al fatto che non riesco a dare una benché minima tregua ad Bella.>>
<< Dovresti imparare a godere giorno per giorno Edward.>> mi disse Rosalie, << non dico che sia facile, ma sarebbe più produttivo, ti darebbe più serenità, non ti crogioleresti nei dubbi e manterresti quanto più possibile una visione positiva delle cose.
Sei qui con tutte le persone che ti amano, vivi ora, domani ci saranno altre situazioni, altre prospettive, altri progetti. Oggi è oggi, domani, riuscirai, insieme a Bella, a mamma e papà, ai tuoi amici e anche a me, se ne avrai bisogno, ad affrontare le circostanze che si presenteranno.
A scanso si sembrarti un po’ cruda devo dirti che proprio perché sei in queste condizioni che devi importi di vivere poco alla volta, cogliendo tutto ciò che di positivo ti accade, anche se reputi che sia troppo poco.>>, si avvicinò a me. << Spero di non averti ferito?>>
<< No Rosalie, hai ragione su tutta la linea! Anche Bella me lo ripete, ma non è sempre facile riuscirci.>>
<< Prenditi il tempo che ti serve, ma permettici di ricordartelo, se capiterà di vederti in questo limbo di pensieri solo negativi.>>
<< Hai più visto il professor Long?>>
<< In verità l’avevo invitato per questa festa ma ha detto di essere già impegnato, credo con la sua famiglia>>
<< Lui non ha una famiglia.>>
<< Che vuoi dire?>>.
<< Ci ha raccontato che ha perso tutti i suoi familiari.>>
<< Quindi era una scusa per non venire qua?>>
<< Penso di sì.>>
<< E perché lo avrebbe fatto?>>
<< Non so proprio. Forse è meglio così non vorrei ti invaghissi di lui. >>
<< Io?... Ma no.>>
<< Lui mi ha detto che non ha alcun interesse per te e allora e meglio che giri a largo.>>
Ci mettemmo a ridere, poi lei si allontanò, mi spostai fuori in giardino, guardai l’orologio, erano già le quattro, feci un sospiro, cercai nella tasca della mia giacca e presi la mia compressa, buttai la testa indietro per farla scendere e intravidi qualcuno dietro di me mi voltai, Jasper, Emmett, Ben e Mike:
<< Ehi tutto bene?>>, chiese Emmett.
<< Tutto ok e voi, mi chiedo all’alba come tornerete a casa! In ginocchio forse, siete andati.>>
<< Non siamo costretti ad andare via, tua sorella ha pensato a tutto, ha detto che possiamo restare qui finchè non smaltiamo la sbornia.>>, rispose.
<< Ma che brava.>>, esclamai.
<< Possiamo parlare un po’ seriamente.>>, disse Jasper.
<< Adesso? Stai scherzando?>>.
<< Sono serissimo.>>
<< Non è possibile, sei ubriaco.>>, scoppiai a ridere.
<< E’ vero ma possiamo affrontare questo discorso, abbiamo parlato un po’ tra di noi, ma sappiamo quanto avere il fiato sul collo ti dia fastidio e quindi abbiamo pensato bene di chiedere il tuo parere prima.>>
Mi tirai su, prestando maggiore attenzione:
<< Sappiamo con che cosa combatti il dolore per adesso e la tua intenzione a tornare all’università ci preoccupa molto.>>
<< Hai parlato con Bella?>>
<< Mi ha appena accennato, ma Edward non arrabbiarti con lei, mi sono accorto delle pillole l’altro ieri sera e ho domandato a lei spiegazioni, abbiamo parlato un pò, ma niente di più.>>
<< Sta tranquillo non potrei mai fare una scenata a Bella perché si preoccupa, ho superato quel mio limite.>>, sorrisi ricordando, << arriviamo al punto ragazzi?>>.
<< Ormai conosciamo Bella e i suoi meccanismi, comincerà ad andare su e giù dal tuo dipartimento, preoccupata e in affanno, sai che lei non si fida a fondo del tuo modo di gestirti, se vuoi davvero che lei non ti sbatta come un’ossessa, lascia che ci pensiamo noi a te, faremo a turno e devi promettere che ci chiamerai al primo accenno di un problema, sia pure minimo.>>
<< Wow! Ho bisogno addirittura di quattro baby-sitter.>>
<< Sii serio, porca miseria Edward. Controlli il dolore con la morfina, altrimenti sai bene che non potresti essere così attivo, tutti ne conosciamo gli effetti collaterali e siamo spaventati per te, io e Emmett siano a portata di voce, devi prometterci che starai attento.>>
<< Dai ragazzi, che pesantezza! Cosa volete che vi dica, mi trattate come un ragazzino.>>
<< Pensa anche a Bella.>> intervenne Mike, << quindi fai il bravo bimbo dai.>>
<< Insopportabili. Prometto qualsiasi cosa purché la finiate con questa solfa sdolcinata del “Siamo spaventati per te”. Siete ridicoli!>>
E lì cominciammo a ridere, mentre li riempivo di pacche, sapendo bene che non avrebbero reagito.
Alla fine richiamati da un chiasso, da una musica assordante, rientrai con il quartetto più sgangherato che avessi visto, dietro a farmi da scorta.
Riconobbi quella musica, i “30 seconds..” degli Oneida.
Mi guardai in giro per cercarla tra la folla di scatenati, la vidi circondata dai suoi amici, in pista a dimenarsi, incrociammo i nostri sguardi, le sorrisi e lei mi mandò un bacio.
Sam si avvicinò con un bicchiere pieno, lo guardai ed esclamai:
<< Potrò concedermi un piccolo strappo alla regola, non ho quasi bevuto.>>
<< Salute Edward, a lei.>>, e indicò verso la pista.
<< E già, a lei e alla mia fortuna.>>
<< Ti definisci fortunato? Grande.>>
<< Ma certo, sono qui, magari un po’ malconcio ma vivo e ho lei accanto. E’ tutta la mia vita.>>
<< Il destino riserva sempre grandi sorprese, puoi considerare Bella la tua.
Secondo me lei ha un dono molto raro, ti legge dentro e sente ciò di cui tu hai bisogno, le basta uno sguardo e comprende, agisce, risolve.  Non è solo altruismo o generosità, è la sensibilità di un’anima pulita che percepisce il dolore, la difficoltà, l’inquietudine di chi le sta vicino.
Sì uomo concordo, hai proprio ragione, sei stato molto fortunato.>>
Battemmo ancora i bicchieri in un brindisi e buttammo giù la tequila.
Lei aveva seguito la scena, aveva il viso corrucciato, le feci segno di non preoccuparsi, Sam scoppiò a ridere:
<< Ahi! Ahi! Credo che tu sia proprio nei guai, sta arrivando e guarda che faccia?>>
<< Cullen.>> mi gridò, mentre Sam si sbellicava dalle risate, << sei impazzito e tu pellerossa scriteriato, non fargli da spalla.>>
<< Dai Bella. >> cercai di ammansirla, << era solo il primo, non potevo rifiutare questo brindisi.>>
<< Il primo è l’ultimo… incosciente.  Guarda che non è piacevole vederti dare di stomaco.>>
<< Ti dico che sto bene. È il Capodanno più analcolico da quando avevo sedici anni.>>
<< Dai non arrabbiarti con lui è stata tutta colpa mia.>>, disse Sam cingendole i fianchi, << sta tranquilla piccola Swan, niente potrà andare storto stanotte, il Grande Spirito veglia su di lui e su di te, e sul vostro primo nuovo anno insieme.>>
Allungai il braccio e le presi la mano, si sedette e le chiusi la bocca con un bacio focoso, smise di borbottare e si lasciò andare tra le mie braccia.
<< Ricordati le promesse.>>, le dissi, << aspetto con ansia il gran finale di questa festa.>>
<< Vedi di arrivarci in condizioni ottimali o l’unica prospettiva sarà un incontro ravvicinato con il water.>>
Alice arrivò di corsa, urlando:
<< Venite guarda che ha messo in piedi quel matto di Emmett.>>
Ci sistemammo in giardino vicino al parapetto della terrazza che dava sulla spiaggia, Bella si sedette su di me e poggiò il viso sulla mia spalla, Emmett e Seth stavano ad una trentina di metri di distanza, avevano delle torce in mano.
Diedero fuoco ai primi giochi pirotecnici che schizzarono rapidi verso il cielo stellato e così a seguire uno dopo l’altro, s’infiammavano rischiarando la spiaggia.
Quel magnifico spettacolo fu un crescendo di fuochi sempre più spettacolari e fulgidi, disegnavano cascate colorate nel buio della notte, mentre i due matti urlavano correndo da una parte all’altra di un ampio tratto di spiaggia in cui avevano sistemato le micce.
Tenevamo il naso all’insù come bimbi rapiti da un gioco di luci.
 
 
Il mio tesoro aveva un’espressione sognante, stretta al mio petto, Rosalie accanto a me, aveva preso la mia mano e la teneva tra le sue tremanti.
Finiti gli ultimi botti, le bottiglie di champagne ricomparvero copiose, ognuno ebbe il proprio bicchiere, guardai con aria afflitta la mia donna, ma la sua espressione era abbastanza eloquente, a quel punto tutti i ragazzi vennero in mio soccorso, proponendo l’ennesimo brindisi e le si arrese, dicendomi all’orecchio:
<< Incrocia le dita Cullen.>>
<< Buon anno amore mio.>>
E a quel punto i miei capelli furono il terminale dell’assalto dei miei amici, divennero più arruffati ed informi più del solito, mentre il mio viso e le mie labbra furono tempestati di baci.
 
 
BELLA
 
Scoppiai a ridere quando lo vidi completamene coperto di segni di rossetto su tutto il volto, sembrava fosse stato assaltato da un orda di spogliarelliste, Angela mossa da pietà prese un fazzolettino e piano gli tolse ogni segno.
Poi ci sistemammo in giardino, su un divano, lui disteso sulle mie gambe, mi ascoltava mentre parlavo con Leah ed Emily, giocavo con i suoi capelli, stava veramente bene; quindi quando tutti vennero fuori per assistere al sorgere del sole, lui rimase lì tra le mie braccia, volse solo la testa verso la spiaggia sorridendo.
L’alba tingeva di rosato il cielo, l’aria era fresca, il mare scintillava per effetto della luce, una leggera brezza lo increspava, dava una sensazione di pace infinita.
Mi guardò e sorrise, allora dissi:
<< Andiamo! Chiamo un taxi e torniamo a casa?>>
Rosalie mi venne incontro:
<< Che fai?>>
<< Chiamo un taxi.>>
<< Prendi la mia auto, io troverò un passaggio. Bella grazie ancora per essere stati qui.>>
<< Grazie a te per questo Capodanno incredibile.>>,  l’abbracciai, << domani a che ora parti?>>
<< Tarda mattinata, riusciremo a vederci?>>, sorrise.
<< Non potrei mai farti andar via, senza salutare Edward. Considera che quando butterai fuori gli Oneida da questa villa devastata, dovranno venire a casa mia… oh Dio non ho chiesto neanche quando ripartiranno.>>
<< Il tre mattina, comunque sta tranquilla non avrete sorprese fino al tardo pomeriggio, la villa sarà a nostra disposizione ancora per tutto il giorno.>>
<< Salutami tutti quanti, ho intenzione di portar via Edward prima che venga sequestrato per festeggiamenti dell’ultima ora o cose del genere.>>
Lo vedevo tirato in volto e quindi affrettai quanto più possibili i tempi. Giungemmo a casa mia e lo scortai fino al balconcino.
Non appena fu dentro si avvicinò al letto e senza attendere aiuto si distese, era proprio al limite.
Lo spogliai più in fretta che potei e gli tolsi il busto, tirò indietro le braccia, cercando di distendersi più possibile, degli arrossamenti segnavano il punto in cui strusciava il busto, sollevò la testa, li vide e si passò le mani sul torace e sull’addome, fece una smorfia:
<< Sta fermo! Puoi pazientare un secondo che mi spoglio e poi ci penso io?>>.
Volai in bagno, mi tolsi in fretta i vestiti sciolsi i capelli e misi una sottoveste, tornai da lui, era disteso con le mani dietro la testa, si era coperto il corpo con il lenzuolo, qualcosa lo innervosiva.
Aprì la mia borsa e tirai fuori lo spray e la pomata, presi del disinfettante e delle garze, mi guardò e sorrise:
<< Sei sempre un passo dinanzi a me vero? >>.
Sollevai il lenzuolo e presi a passargli la pomata sulla parte di pelle arrossata, lentamente con tutta la delicatezza possibile, quando finii, gli dissi:
<< Ce la fai a metterti a pancia sotto o almeno di fianco, vorrei controllarti la schiena e cambiarti le bende, ho portato anche quelle.>>
<< Davvero non occorre hai già fatto abbastanza. Non voglio che mi medichi le ferite.>>
<< E perché?>>, lo guardai aggrottando le sopracciglia.
<< Non voglio è basta.>>
<< Non avrai paura che ti faccia male?>>.
<< No.>>
<< Edward spiegami questa storia.>>
<< Comprendo che ti fanno impressione.>>
<< Mi fanno impressione? E da che cosa l’avresti dedotto?>>
<< Non guardi mai quando mio padre mi medica, se potessi vederle probabilmente farebbero ribrezzo anche a me.>>
<< Ma che diavolo dici.  Vorrei ricordarti che quando ti medicano, spesso io sto dinanzi a te, ti tengo la mano, cerco di distrarti e solo questo il motivo per cui non le ho mai guardare direttamente.>>
<< Ho anche pensato che vedermi la schiena in questo stato, piena di cicatrici, ti facesse ricordare … che ti facesse star male.>>
<< Oh amore mio, no… cosa vai a pensare.>>,  lo presi per le spalle e lo strinsi delicatamente al mio petto.
Tolsi il mio cuscino e lo aiutai a girarsi, anche la sua schiena aveva evidenti segni del busto e poi era così magro, gli passai l’unguento e poi con estrema cura staccai il primo cerotto, il più in basso dei tre.
Mi trovai dinanzi ad una ferita di alcuni centimetri, completamente cicatrizzata, i punti lateralmente scavavano dei piccoli solchi, era appena arrossata, deglutii e la mia mano tremava, fui felice che Edward tenesse gli occhi chiusi, m’imposi di star calma, chiusi anch’io gli occhi e poi mi avvicinai:
<< Ti prego amore dimmi se va tutto bene.>>
<< Sei bravissima.>>
Strusciai la garza sulla ferita, Edward non si mosse nemmeno, sorrise addirittura:
<< Hai una mano così leggera tesoro.>>
Dopo aprii una bustina di garza sterile e gliel’applicai; ripetei lo stesso gesto sulla ferita posta più in alto, era più lunga e con i punti più larghi, era sicuramente più vistosa ed impressionante della prima.
Ormai avevo iniziato e non potevo tirarmi indietro, ma mi resi conto che ero molto scossa, mi sentivo un groppo allo stomaco, lui rimaneva impassibile, con gli occhi chiusi.
Ma mi sconvolsi letteralmente quando misi a nudo la ferita posta più in alto, la vertebra lombare era più grande e aveva previsto un impianto più grosso e di conseguenza un apertura più ampia. La ferita era almeno cinque centimetri e i punti erano più ampi ed infiammati.
Dio che cosa aveva subito e noi eravamo stati così insensibili da non comprendere quanto dolore gli toccasse sopportare.
Mi sentii veramente male, inspirai piano per non tradirmi e ripresi.
Cercai di essere ancora più delicata, disinfettai lateralmente sui punti, Edward fece una piccola smorfia, mi fermai:
<< Non preoccuparti continua, è solo un fastidio, continua.>>
Ripulii ogni piccola porzione della ferita e la bendai.
Aspettai qualche secondo poi gli dissi:
<< Vuoi che ti aiuti?>>
<< Voglio restare ancora qualche minuto così.>>
Allora cominciai ad accarezzargli attorno alle bende, al mio passaggio la pelle s’increspava, sorrideva:
<< Oh sì che piacevole continuazione.>>, mi disse.<< Né Lys, né mio padre dopo avermi medicato si lasciano andare ad una cosa così piacevole.>>
Ci mettemmo a ridere.
Mise le mani incrociate sotto il mento e inclinò la testa, tenendo gli occhi ancora chiusi, era davvero bellissimo.
Gli massaggiai la schiena delicatamente, a lungo, ogni muscolo in tensione si rilassava, sembrava in estasi; avvicinai quindi la mia bocca e cominciai a depositargli dei baci, cominciando dalle spalle fin giù al fondoschiena:
<< Uhm. Di bene in meglio.>>, mormorò.
Tornai a baciarlo e questa volta gli lasciavo una scia con la mia lingua, ansimava di piacere.
<< Sono in paradiso! Bella in paradiso.>>
Mi tolsi la sottoveste, aprì gli occhi, mi vide nuda, rimase a guardarmi qualche secondo poi richiuse gli occhi.
 
 
Mi piegai verso di lui, i miei seni, toccavano la sua pelle, lo desideravo, ma non volevo interrompere quel lungo momento di godimento che stava provando, ripresi a baciarlo sul collo, sulla guancia che mi porgeva, i suoi riccioli scomposti mi toccavano il viso, il suo profumo m’inondava i sensi, ero sempre più attratta.
<< Aiutami.>>, sussurrò. << E’ tempo che mi riprenda la mia donna.>>
Mi sollevai e lo accompagnai per rimettersi sulla schiena, iniziò a toccarmi, la voce gli si fece roca, pronunciava il mio nome, mi stringeva i fianchi con una presa forte.
Amavo sentirlo così, anche questa era straordinaria normalità, per lui.
Si puntellò sui gomiti, sollevò il viso, si avvicinò a me. Mi parve di sognare, continuavo ancora con più ardore a donargli piacere, era un momento straordinario.
Sentivo il suo fiato corto e caldo sulla mia pelle, riprese a baciarmi e a segnarmi con la lingua il profilo, stretto a me, lo sentii gemere, mi fermai:
<< Non pensare di fermarti.>>, disse alzando il tono della voce,
<< continua… continua ad amarmi Bella … ne ho bisogno.>>
Mi appoggiai in avanti per pesargli meno possibile, aveva ripreso a stringere i miei fianchi, la sua presa era così forte da farmi quasi male, cercai di non pensarci, volevo solo godermela e farlo sentire bene.
Gli passai le braccia dietro il collo, mi avvicinai al suo viso etereo e gli catturai le labbra, volevo un bacio ardente, non respiravo e lo stringevo, i miei occhi fissi nei suoi, come ipnotizzata da quel verde intenso:
<< Non fermarti Bella.>>
Allora fu come riavermi da un sogno, mi fermai:
<< Amore non possiamo.>>, dissi dispiaciuta.
<< Sì che possiamo.>>, disse sorridendo, allungò la mano fino alla tasca interna della sua giacca. Sorrise imbarazzato, lo abbracciai stretto.
Fu come sognare. Uno splendido, ravvivante rapporto, che ci restituiva in pieno le sensazioni che una provava per l’altro.
Restai alcuni minuti appena appoggiata sul suo petto, lo vidi sollevare piano il bacino, sentì sicuramente una fitta e il suo viso cambiò espressione, lo presi delicatamente da una spalla e l’accompagnai di fianco. Poi i suoi occhi furono catturati da qualcosa, passò la sua mano sul mio fianco, un segno rosso campeggiava, aggrottò le sopracciglia:
<< Sono stato io a farti questo?>>, esclamò.
Guardai con fare disinvolto:
<< Un segno della passione che provi per me. Sono molto fiera.>>
<< Non scherzare. Ma come ho potuto farlo.>>, mi sospinse delicatamente fino a mettermi distesa e vide il segno sull’altro fianco. Lo carezzò piano. << sono proprio un idiota.>>
<< Non ti stai concentrando troppo su una stupidaggine.>>
<< Ti ho fatto male e non dirmi che non ti sei accorta di nulla.>>
<< Amore mio smettila ti prego, stai rovinando un momento perfetto, con inutili paranoie. Riprenderei adesso stesso a far l’amore e continuerei per tutto il giorno e tu stai a rimuginare su due stupidi segni rossi.>>
Infilai le mie mani tra i suoi capelli, avvicinai a me il suo viso e lo baciai, gli disegnai le labbra con la mia lingua e poi scesi sul suo collo, profumato e candido, sorrisi tra me e me e quindi gli stampai un enorme succhiotto proprio sotto l’orecchio:
<< Oh a proposito di segni evidenti. Così siamo pari, sarà lì in bella mostra e ti metterà in imbarazzo davanti a tutti.>>, scoppiai a ridere.
Lui mi fissò stranito e poi aprì quel suo strabiliante sorriso:
<< Comunque…>>,  aggiunse, << scusami ancora.>>
<< Guarda che se non mi stringerai più con la stessa foga irrefrenabile di oggi, mi arrabbierò.>>
Mi alzai e guardai l’orologio, dissi:
<< Sarebbe il caso di riposare un po’, so già che stasera non avremo tregua, se te la sentissi potremmo portare i ragazzi un po’ in giro.>>
<< Vedremo, ma qualora dovessi essere stanco, andrai senza di me.>>
<< Senza di te… senza di te non è la stessa cosa.>>
 
 
EDWARD
 
Sentii il campanello, due… tre volte, insistente:
<< Bella, tesoro. Suonano alla porta.>>
Aprì gli occhi, li stropicciò, si alzò:
<< Sono i ragazzi.>>,  indossò la mia camicia e corse giù.
Sentii le voci di tutti, ridevano e la prendevano in giro.
Mi feci forza e mi sollevai, avevo saltato una dose e quindi il dolore era acuto, forte e fisso, presi le pillole. In quel momento non ero in grado di vestirmi da solo, decisi di restare a letto, sperando che non fossi assaltato da una tribù, ancora un po’ su di giri.
La sentii su per le scale e cercai di far finta di niente.
<< Invasione tribale, amore.>>
<< Ho sentito.>>
<< Su vestiti.>>
<< Ho bisogno di tempo e di aiuto, più del solito.>>
Guardò l’orologio:
<< Accidenti!>>
<< L’ho presa adesso, dammi qualche minuto per riprendermi poi fa salire due a tua scelta tra i tuoi amici muscolosi, piuttosto che fare il giro preferirei mi aiutassero a scender giù per le scale.>>
Mi prese e mi accompagnò per farmi sollevare, addosso una felpa e un paio di jeans comodi e mi aiutò a sedermi. Arrivai sul balcone in cima alle scale, mi sporsi dalla balaustra e urlai:
< Ci sono due Oneida abbastanza forti da farmi scendere illeso per queste scale?
< Uomo.>>, rispose Sam, << fossi in te aggiungerei un altro aggettivo accanto, ossia affidabili, oltre che forti, vieni Paul.>>
Salirono rapidi, Bella spiegò loro in breve come prendermi per non farmi male e prima che potessi accorgermene mi ritrovai depositato sul divano del salotto.
<< Allora ripresi dagli eccessi di Malibù?>>, gli chiesi.
<< Devo dire che ci siamo andati giù pesante.>>, disse Quil, << ma ci vuole ben altro per stenderci.>>
<< Grande tua sorella Edward.>>,  gli fece eco Seth, << ha messo su un circo niente male.>>
<< Paul ancora grazie per averci onorati con il rito.>>, disse Bella, << so quanto sacre siano alcune vostre usanze e credo proprio che tutti abbiamo percepito l’importanza e la spiritualità di quello che avete fatto. >>
<< E’ stato davvero bello.>>, rispose, era tanto che non lo facevano su di una spiaggia, vero fratelli? E poi che spiaggia. A Malibù nella spiaggia dei vip.
Swan ma ti rendi conto che sei passata in un anno dai docks newyorkesi agli ambienti dell’élite californiana, un bel salto.>>
<< Cosa vuoi dire, zoticone? Che forse è troppo per me?>>, e gli diede uno scappellotto.
<< Bella è perfetta dovunque.>>, rispose Leah, prendendole la mano.
<< E’ davvero perfetta.>>, ribadii.
Le si imporporarono le guance, abbassò la testa e sorrise.
<< Allora Oneida.>>,  dissi, << avete un giorno e mezzo per vedere quante più cose possibili della città, dovrete darvi da fare, ma è bene che chiami Jasper o Emmett, la mia donna non conosce praticamente quasi nulla, non saprebbe come muoversi senza una guida, in cinque mesi che è qui l’ho portata in  qualche locale trendy della costa e un paio di posti a Los Angeles, in compenso ha imparato perfettamente il percorso tra il dipartimento di Scienze Umane e Microbiologia,  ma il luogo che meglio conosce è Cedar-Sinai Hospital, per il resto della città è davvero un disastro. Tutto per colpa mia, sono stato un pessimo ospite.>>
<< Non mi sembra che sia proprio così dispiaciuta di come abbia trascorso il tempo da agosto a oggi.>>,  disse Sam.
<< Già per niente dispiaciuta.>>, disse stringendomi le guance e stampandomi un bacio in bocca,
<< stiamo iniziando con la tiritera “Oh che pessimo fidanzato che sono stato …” come se fare turismo in California fosse stato il sogno della mia vita.>>
Alzò le spalle e tutti si misero a ridere.
<< Credo che il sogno della sua vita, fosse piuttosto potersi godere così fa vicino due occhi verdi strabilianti come i tuoi, Edward.>>, disse languidamente Claire.
Abbassai lo sguardo e sorrisi.
<< E quel sorriso poi.>>, aggiunse, mettendosi le mani al petto.
<< Claire smettila, stai flirtando con il mio uomo. E poi lui quando riceve dei complimenti si imbarazza talmente e si ammutolisce, sembra un adolescente imbranato.>>,  disse Bella scoppiando a ridere.
<< Swan questa me la paghi.>>, dissi, << finito di ciarlare a vanvera, se non vi sbrigate, troverete talmente traffico per entrare in città, che non potrete vedere nulla.>>
<< Hai deciso che non vieni?>>, mi chiese inginocchiandosi vicino al divano.
<< Amore è il caso che resti un po’ in panchina stasera.>>
<< Va tanto male allora?>>.
<< No! Dai non cominciare, adesso avverto Jasper e Alice, vi faranno compagnia, vado a casa mia e ci vedremo più tardi.>>
<< Verrò a prenderti prestissimo e resteremo tutti qui a dormire, ti va?>>
<< Certo che mi va, ti aspetto… ma senza fretta, passerò del tempo con Rosalie, domani andrà via e chissà quando riusciremo a rivederci.>>
<< Stai scherzando sarà qui a fine mese per l’intervento.>>
<< Te l’ha detto lei?>>.
Fece un segno di assenso.
<< Considerato che sarà nel periodo delle sfilate, speravo che si dedicasse al suo lavoro.>>
<< Io trovo più giusto invece che una sorella decida di stare vicino a suo fratello in un momento così delicato.>>, disse Sam che aveva seguito la conversazione.
Bella riprese:
<< Continua a non rendersi che per noi, niente fondamentale se non lui, il lavoro, lo studio, la necessità di riposare o di svagarsi, tutto diventa secondario. Vivergli accanto ci riempie, ci fa felice e non potremmo mai considerare qualsiasi altra attività più importante di stargli vicino e di aiutarlo a star meglio.>>
Emozionato la baciai a lungo, fermando il mio respiro e godendo, ancora una volta, della consapevolezza che avevo trovato la donna della mia vita, io totalmente imperfetto, davvero avevo tra le braccia la donna perfetta per me.
 
 
 
Ciao a tutte
Un altro step per il nostro Edward, un adattamento nuovo per la tenera forte Bella.
Lui ha da affrontare nuove difficoltà e lei deve superare vecchie paure.
La morfina gli permette di vivere come vuole, ma a quale prezzo.
Lei che rivede scene giù vissute e cicatrici sul corpo che ama.
Ancora una volta la chiave è essere vicini, stretti, aiutati sempre da tutte le persone che li amano.
Comunque si sta tornando lentamente a costruire un rapporto sempre più pieno, intenso, passionale, sessuale ed amoroso.
Un rapporto sessuale dove la fisicità diventa talmente prorompente  da non potersi trattenere nel contatto (lui le lascia i segni e lei un succhiotto).
Il Grande Spirito ascolterà? Davvero stavolta le cose cominceranno ad andare bene?
Grazie sempre per le recensioni e per il sostegno che riescono a darmi sempre.
Un bacio grandissimo e sappiate che ancora i miei gatti non hanno nome e sono in crisi d’identità, i miei figli li chiamano topina e topo, (ih ih ih), spero di riuscire a convincere la mia famiglia a decidere uno dei dieci nomi che continuano a girare per casa.
Ciaooooo!!!!

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Capitolo 29
*** Limiti ***


Tratto dal ventottesimo capitolo:

<< Di Capodanno insieme ne abbiamo fatti tanti e quest’anno non sarebbe stato diverso, certo la newyorkese da impressionare poteva essere un incentivo ad organizzare qualcosa di particolare, ma senza offesa Bella, il motivo più grande per far festa è la presenza di Edward con noi.>>
<< Perfettamente d’accordo .>>, disse lei.
<< Io e Rosalie però abbiamo pensato che mancava un tocco esotico a questa festa, mancavano altri amici che erano stati in pensiero per lui e lo avevano sostenuto sia pure a distanza e che stasera dovevano essere qui.>>
Non facemmo in tempo a girarci che venimmo circondati da tutti gli Oneida, Bella finì tra le braccia di Emily, Leah e Alice, mentre dinanzi a me mi si parò davanti Sam, lo guardai incredulo, mi alzai dalla sedia e gli diedi la mano:
<< Sono fragile come il vetro,>>, gli dissi, << instabile come un budino, ma sono in piedi uomo!>>
<< Non ho mai dubitato.>>, mi cinse con una presa delicata, mi lasciai andare al suo abbraccio.
Piano si avvicinarono tutti, Quil e Seth mi passarono le braccia sotto le ascelle e mi cinsero i fianchi per sostenermi, Leah mi prese il viso e mi baciò, Paul si avvicinò a me e mi disse:
<< Ho una sorpresa per te californiano, gli Oneida stasera chiederanno per te fortuna e gloria al Grande Spirito e niente diverrà impossibile.>>
<< Devo ammettere che un aiuto divino in questo momento mi sarebbe estremamente utile.>>
 
*****
Raggiungemmo la spiaggia, c’era un falò acceso e delle stuoie poste a distanza intorno, Jasper aiutò Edward a sedersi,  represse appena un gemito, strizzando gli occhi, guardai l’orologio, mi misi in ginocchio accanto a lui, aprii la borsetta e presi le compresse:
<< Ehi non mi molli mai!>>, rise.
<< Devo essere concentrata su di te in questa situazione assolutamente straordinaria. Tieni prendi dell’acqua.>>
<< Sei attenta e sobria e questo mi dispiace, non ti stai godendo la festa come gli altri.>>
<< Io me la sto godendo alla grande.>>, mi avvicinai e gli baciai il collo, poi la guancia e la bocca e poi ancora il collo.
Quindi mi accostai al suo petto.
< Questo è il posto più piacevole al mondo per me.>>
Mi sorrise e tornò a stringermi, allungò il braccio e prese un plaid che Rosalie aveva fatto mettere sulle stuoie, mi coprì le gambe nude.
Passò solo qualche minuto e sentimmo da lontano degli urli e delle cantilene, ci voltammo e vedemmo delle figure con abiti rituali pellirosse, avvicinarsi di corsa.
Gli Oneida si distribuirono in cerchio intorno al fuoco, con delle torce accesero un cerchio di fuoco, Sam al centro gli altri fuori, erano bellissimi con i loro costumi, i visi pitturati, le ragazze, anch’esse in costume, si sedettero vicino al fuoco con gli strumenti musicali dei nativi, riconoscevo ogni viso, i lunghi capelli lasciati sciolti sulle spalle o legati con delle trecce erano fermati da meravigliosi e variopinti copricapo originali, i loro corpi muscolosi e forti, incuranti del freddo della notte, si stagliano illuminati dalla luna e dal fuoco.
Lo riconoscevo, era un rito propiziatorio, per chiedere al Grande Spirito aiuto per uno di noi, lo avevo già visto nei DVD di Paul.

 

 
  

 

Capitolo 29

 
 

Limiti

 
EDWARD
 
Nel primo pomeriggio, mio padre avrebbe voluto accompagnarmi in ospedale, ma aveva un impegno con mia madre. Gli dissi di non preoccuparsi, io avrei avuto Bella accanto, mi sarebbe bastato.
Durante queste vacanze li avevo osservati, erano straordinari, stavano rivivendo il loro matrimonio, con nuovo entusiasmo, erano così sereni, si godevano sempre insieme tutto il tempo libero che mio padre riusciva a ritagliarsi dal lavoro. Mi faceva enormemente piacere sapere che il mio riavvicinamento a loro e a mia sorella, avesse contribuito a questa nuova fase del loro matrimonio, dopo il dolore provato in questi anni.
Ero impaziente e nervoso nell’attesa, cercavo di dissimulare la mia tensione, conversavo del più e del meno, ma la mia piccola sensibile come sempre aveva intuito e cercava in tutti i modi di venirmi incontro.
Lys era appena uscito dal blocco operatorio, aveva avuto ben tre operazioni urgenti, mi fece accomodare e mi chiese una decina di minuti per potersi rinfrescare, rimasi nel suo studio a fissare le pareti, incapace di proferire parola.
Rientrò con un’infermiera, Bella fece per alzarsi e Lys scoppiò a ridere:
<< Dove vai Bella? Ho praticamente riscritto il regolamento dell’intensiva per te e qui che sei nel mio regno pensi di dover uscire? E poi come potrei mai lasciare Edward senza l’anestesia naturale più potente che abbia mai visto.>>
Mi misi a ridere anch’io, lei arrossì ma non si sedette.
Sul lettino mi sbottonai la camicia, l’infermiera mi tolse il busto, Lys si avvicinò:
<< Aspetta fammi vedere questo torace.>>, mi passò la mano dietro la nuca e mi accompagnò fino a farmi distendere, guardò i quattro arrossamenti che avevo davanti, quelli nell’addome, si erano già trasformati in due piccole piaghe, Bella mi aveva messo due garze intrise di pomata, fissate con il tensoplast, Lys le scollò lentamente, le disinfettò e le cosparse di spray, poi mise delle garze specifiche per le piaghe.
<< Come va il controllo del dolore?>>
<< Ho ripreso a dormire e riesco a reggere bene la terapia che faccio giornalmente, ho iniziato a fare qualche passo, va abbastanza bene.>>
Bella gli porse i risultati dei due emogas fatti in questi sei giorni.
<< Uh ma che bravo. La saturazione è abbastanza buona, sospetto che tu sia molto motivato e sereno è questo ha ottima influenza sul tuo stato generale di salute … bene … bene. Posso cominciare?>>.
<< Togliamoci il pensiero.>>
Lys scoprì  le tre ferite, ebbi un brivido, Bella si avvicinò ancor di più al lettino.




style="font-size: 16pt; line-height: 115%; font-family: "Baskerville Old Face","serif";"> 
Toccò la prima sutura, sentì tagliare in più punti e quindi tirò via il filo, mossi appena la testa e soffiai fuori il respiro.
<< Tutto bene Edward.>>, disse, io riaprii gli occhi, <<  la ferita è ben chiusa, cicatrizzata, il segno sarà veramente minimo.>>
Guardai verso di lei.
Passò quindi alla seconda, rifece tutte le operazioni, tirò via il filo, la pelle si tese, gemetti, Bella si avvicinò, mi baciò il viso.
<< Ti metto un po’ di pomata antibiotica, c’è una leggera infiammazione, ma anche questa sutura è stata fatta proprio bene. Mi complimento con me stesso, sono stato proprio bravo.>>
Mi preparai psicologicamente alla terza operazione, sapevo già che sarebbe stata la più tremenda, lei si avvicinò al lettino e mormorò:
<< A me gli occhi mister Cullen, non lasciarmi un istante.>>
Annuii e risposi:
<< Volendo potrei reprimere un lamento sulle tue labbra, non credo che il dottore si scandalizzerebbe.>>
<< Assolutamente no … potrebbe essere un buon modo per calmare il dolore. Dovrei suggerirlo a Varner.>>, rise.
Tolse la terza benda, spruzzò del disinfettante sulla ferita:
<< Edward.>>, disse, << questa è molto infiammata, ma la ferita è chiusa, sarebbe solo controproducente lasciare il filo, devi solo resistere qualche minuto.>>
Bella mise la sua mano sulla mia guancia, chiusi gli occhi, respirai; sentii le forbici recidere il filo, quindi tirò il primo punto:
<< Accidenti.>>, esclamai.
Provò quindi con un altro punto.
Spinsi il viso verso la mano di Bella, lei mi strinse la guancia.
Uno dopo l’altro tirò via i punti, fu una lenta e inesorabile piccola tortura, sentii allora le sue labbra sulle mie, quello stupefacente calore che si irradiava su tutto il mio viso, mi sussurrava sulle labbra, mi baciava.
<< Fatto Edward. Ti disinfetto e ho finito.>>
Cercai di sollevarmi, mi girava la testa:
<< Resta giù, riprenditi con calma, sarai un po’ scombussolato.>>
L’infermiera si avvicinò alla mia schiena:
<< Penny può medicarti gli arrossamenti sulla schiena? Visto che ci siamo, completiamo le sevizie no?>>
Feci un debole sorriso e chinai la testa rassegnato, quindi chiesi:
<< Posso rivestirmi e soprattutto posso avere una tregua dal busto stasera?>>.
<< Se prometti di filare direttamente a letto, sì certo, manderò un infermiere giù con voi per entrare in auto, niente movimenti bruschi o torsioni.>>
Bella mi fece indossare la camicia e rimase a fissare ogni mio movimento, ogni espressione, cercavo di rassicurarla, abbozzando un sorriso, ma ero poco credibile, mi sedetti quasi a peso morto sulla carrozzina, desideravo solo tornare a casa, ma sapevo che non era finita.
Dopo avermi messo al tappeto fisicamente, adesso Lys mi avrebbe strapazzato per bene psicologicamente con il programma dell’intervento.
Bussarono, entrò il chirurgo toracico, il dottor Davis. Lo salutai e mi sistemai meglio tentando di essere più lucido possibile e pronto ad ascoltare ciò che sapevo già sarebbe stato un po’ duro da digerire.
<< Nolan.>>, disse subito Lys, << ti chiedo solo di essere essenziale,  Edward è veramente esausto.>>
<< Certamente cominciamo con individuare una data valida per fissarlo … vediamo oggi ne abbiamo tre.>>, fece scorrere la sua agenda, << arriviamo a fine mese, pensi che il trentuno possa andar bene?>>.
Guardava me e Lys.
<< Edward dacci un’indicazione.>>, disse Lys.
<< Il quadrimestre di frequenza all’università inizia domani, ma finirà solo a metà marzo, quindi un giorno vale l’altro, quanto tempo pensa dovrò stare ricoverato?>>.
<< Massimo quattro o cinque giorni.>>.
Feci un sospiro.
<< Posso accennarti la modalità dell’intervento?>>.
Feci un cenno.
<< La timectomia per via toracoscopia prevede la creazione di tre minuscoli accessi nel torace, sulla parte sinistra, per introdurre una microtelecamera  e gli strumenti chirurgici e quindi l’asportazione della ghiandola e quelle che vengono definite le “isole”, grasso che si trova vicino.>>
Non feci una piega, rimasi mano nella mano con Bella, mi piegai in avanti piano, così da avere un po’ di sollievo alla schiena dolorante.
<< Quanto dura l’intervento?>>
<< Circa due ore.>>
<< E poi cosa devo aspettarmi?>>
<< Le nostre statistiche registrano una remissione completa della miastenia gravis in un tempo medio di sei anni.>>
<< I risultati estetici? Sa sospetto di avere già dei ricami niente male sulla schiena, lasciati dal suo esimio collega.>>, sorrisi, << sarei interessato a conservare l’aspetto del mio torace quantomeno guardabile.>>
<< Il diametro dei tre fori è simile a quello di una normale artroscopia. Il risultato estetico è stato giudicato eccellente dalla quasi totalità delle persone operate.>>
<< Devo sapere qualcos’altro d’importante?>>.
<< No almeno in questa fase.>>, aggiunse Lys, << ti terremo sotto stretto controllo per tutto questo periodo e poi a ridosso dell’intervento dopo una valutazione approfondita della tua situazione generale, decideremo ad esempio se è il caso di rifare una plasmaferesi. Procedi con la cura per la miastenia così come hai fatto fin’ora.>>
<< So che avrà preparato del materiale da farmi esaminare, se ha anche foto o video è meglio, li guarderò con calma ed entro qualche giorno le darò la conferma per la data degli interventi.>>
<< Va bene passa dalla mia segretaria è tutto pronto.>>
Bella gli porse la mano, in silenzio uscì, la seguì, ci dirigemmo verso Santa Monica, guidava tenendo lo sguardo fisso alla strada:
<< Cosa succede Bella?>>
<< Eh… Niente.>>
<< Non hai fatto commenti, anzi non hai proprio aperto bocca, non è da te. Sei così sconvolta?>>.
<< Sconvolta? No.>>
<< Come tu interpreti ogni mia espressione, ogni mio pensiero, anch’io ormai faccio lo stesso con te e adesso vedo solo preoccupazione, non ti aspettavi ciò che ha detto Lys? Pensavi che sarebbe stato diverso. E’ la prima volta da quando ti conosco che non sei pronta a dirmi che ce la farò, che tutto andrà bene, non ci credi forse?>>.
 
 
<< No … che dici. Sono solo un po’ confusa, sto solo cercando di mettere ordine, mi dispiace di averti fatto credere che ero sfiduciata, perché non lo sono, davvero.>>
<< Dirò a mio padre di prendere un infermiere che stia sempre con me, durante il ricovero.>>
<< E perché?>>
<< Non voglio che stia tutto giorno e notte in ospedale.>>
<< E tu credi che potrò stare lontano da te.>>
<< Dovrai farlo, hai da frequentare le materie, non puoi compromettere il tuo anno accademico, quando finirai verrai a trovarmi.>>
<< Non potrei resisterei un minuto lontano da te. >>
<< Sarò irremovibile su questa cosa Bella.>>
<< Sei irragionevole e non puoi pretendere questo.>>, aveva gli occhi lucidi.
Decisi di non cedere, non potevo permetterle di sforare il tetto delle assenze e precludersi la possibilità di dare alcune materie.
Dovevo affrontare il ricovero senza che lei fosse sempre presente accanto a me. Potevo farcela … anzi dovevo farcela.
A chi prendevo in giro, ero veramente pazzo, il solo pensiero che lei non sarebbe stata lì accanto a me, mi faceva entrare nel panico, ma non era giusto ancora una volta lei avesse questa enorme responsabilità.
<< Non voglio litigare Bella, non adesso.>>, addolcii il mio tono, << ne riparleremo più avanti?>>.
Il mio cellulare squillò, mio padre chiedeva quando saremmo rientrati. Quindi vibrò ancora era Rosalie:
<< Tesoro mio! Dove sei? Hai terminato all’ospedale, ero così in pensiero, ho chiamato più volte, allora dimmi come stai?>>.
Aveva un tono talmente concitato che mi affrettai a parlarne:
<< Tutto bene, tolti i punti e tutto sommato senza grandi tragedie, ho parlato con Lys, l’altro intervento pensò verrà fatto a fine mese.
<< Hai un tono strano.>>
<< Ma no.>>
<< Sei stanco?>>.
<< Puoi darsi, ma va tutto bene.>>
<< Passami Bella.>>
<< Perché non ti fidi di me?>>, mi misi a ridere.
<< Certo che no.>>, rise anche lei.
La ascoltò mentre le riversava un fiume di parole, sorrise:
<< Starò attenta che non faccia imprudenze, sta tranquilla e… ti terrò informata di tutto.>>
<< Grazie per il credito che mi date.>>, sbottai.
<< Credo che se lo immaginerà… >>, continuò a parlare con mia sorella,
<< ma sai tuo fratello questa volta non gradisce più troppe presenze in ospedale.>>
La guardai, mentre ascoltava la risposta di Rosalie:
<< Sì sono diventata superflua.>>
<< Che stupidaggini dici.>>, dissi serio sottovoce.
<< Ritiene che la mia frequenza universitaria sia più importante del suo intervento.>>
Sentì Rosalie ridere:
<< Se ci riesci fallo ragionare tu! Adesso si sta incaz…do con me e meglio che te lo ripasso. Ciao a presto.>>
<< Rosalie ti prego non ho voglia di discutere anche con te, sentiamoci con calma tra qualche giorno, ti voglio bene.>>
Misi giù e la guardai, ero davvero seccato con lei e con Rosalie, non sopportavo che loro non accettassero il mio punto di vista, ma ero anche talmente stanco che il solo pensiero di riprendere a discutere, mi faceva mancare le forze.
Arrivati andai dritto a letto, chiesi a mio padre di guardarmi le suture, mia madre si sedette accanto a me, le si leggeva in faccia la tensione che aveva vissuto nel pomeriggio, dissi loro di farmi riposare e diedi a mio padre il materiale che mi aveva dato Lys.
Bella mi baciò e fece per uscire, giunta sulla porta si voltò e mi disse:
<< Ah stavo per dimenticarlo, a proposito d’impegni inderogabili, domattina torna mia madre, dovrò andare a prenderla all’aeroporto, ci vedremo qui all’ora di pranzo?>>
<< Perché qui? Domattina vado all’università.>>
<< Di già, non credi che sia prudente prenderti un altro giorno di riposo?>>
<< Perché dovrei? Le ferite sono chiuse, metterò il busto, starò attento, adesso chiamo Jasper e gli dirò di venirmi a prendere, ci vediamo nel pomeriggio all’università.>>
<< Quindi pensi di iniziare a pieno ritmo?>>, disse con voce alterata.
<< Bella.>>
Era tornata indietro e si era appoggiata alla parete, mio padre e mia madre la guardarono.
<< Non avevamo detto che ne avremmo parlato?>>, continuò.
<< Lo stiamo facendo, Lys non mi ha proibito niente.>>
<< Forse perché contava sul tuo buon senso.>>
<< Edward>>, disse mio padre, << è vero che le suture sono ben chiuse e che il busto ti preserva da qualsiasi movimento nocivo, ma ricordiamoci che prendi un numero considerevole di farmaci e soprattutto regolarmente la morfina, potresti trovarti in difficoltà all’università tutto il giorno.>>
<< So già che sarà difficile salvare la sessione, se accumulo assenze già adesso non potrò presentarmi a nessun esame.>>
<< C’è sempre la sessione primaverile.>>, disse Bella.
<< Era proprio necessario questo discorso adesso.>>, alzai il tono.
<< Se t’intestardisci con propositi un po’ troppo spinti, vista la situazione, dovremo pur provare farti ragionare.>>
<< Questa te la potevi risparmiare.>>, le dissi acido, << ci penserò su e deciderò cosa intendo fare. Adesso vorrei dormire se non vi dispiace.>>
 
 
 
Presi dal comodino le tre compresse, le ingoiai e chiusi gli occhi, lei sospirò ed uscì.
 
 
 
BELLA
 
Seccata, offesa, stanca o forse solo lacerata dall’ansia, che aveva dato fiato alla mia bocca. Gli avevo vomitato addosso giudizi stupidi.
Avevo sbagliato, ma mi rendevo conto che chiamarlo o tornare da lui adesso non avrebbe sortito nessun effetto, lui era stanco, seccato, offeso e lacerato molto più di me e ne aveva tutte le ragioni, era lui che subiva, senza lamentarsi, era a lui che si profilava un mese di attesa e poi un nuovo intervento con tutte le sue conseguenze, senza una certezza di riuscita.
La migliore soluzione sarebbe stata dormirci sopra, riposare, domani forse tutto avrebbe avuto una luce diversa.
Presi comunque il cellulare e scrissi un messaggio:
“Sono stata una stupida … perdonami ti prego … a domani …  ti amo!”
Mi svegliai molto presto, sbirciai dalla finestra, le tende della sua stanza erano chiuse, mi sembrò abbastanza naturale, speravo dormisse.
Feci una doccia e dopo essermi preparata una tazza di caffè, mi appoggiai allo stipite della finestra con il cellulare in mano.
Nessun messaggio, stavolta l’avevo fatta proprio grossa.
Mandai un altro messaggio: “Amore appena sei sveglio chiamami … farò qualsiasi per farmi perdonare … ma chiamami! Ti amo a presto!”
Corsi in aeroporto. Mia madre uscì dal gate con espressione celestiale, sembrava fosse stata sei giorni in una beauty-farm, invece, era l’effetto delle coccole e dell’amore di mio padre.
<< Sei bellissima mamma.>>, esclamai.
Lei fece un giro su se stessa:
<< Davvero! Ti piace il mio nuovo taglio di capelli? Non ci crederai ma lo ha deciso tuo padre?>>.
<< C’è sempre tempo per imparare, papà ce ne ha messo un po’ di più del normale, ma alla fine ha capito che ogni tanto a una donna devi pur dare delle indicazioni su ciò che ti piace o che non ti piace.>>
<< Cosa vuoi dire che il mio taglio di capelli non piaceva a papà, ma non me l’ha mai voluto dire.>>, rise e mi abbracciò.
<< Papà sta cambiando molto e io ne sono felice.>>, ci incamminammo verso l’auto.
<< Edward?  Dov’è?>>.
<< Spero sia a casa, ma potrebbe anche essere all’università?>>.
<< Già oggi iniziavate, ma potevo prendere un taxi.>>
<< Fa niente.>>
<< Che stupida ieri doveva togliere i punti… come sta? E’ andato tutto bene?>>.
<< Diciamo di sì, sta abbastanza bene.>>
<< Bella.>>
<< Ieri sera abbiamo avuto una piccola discussione, io vorrei che ci andasse più cauto con la frequenza all’università, per via degli effetti collaterali della morfina, ma lui è preoccupato per il semestre, a fine mese dovrebbe subire la timectomia e visto che non potrà seguire le lezioni per un periodo ancora non precisato, vuole frequentare regolarmente fino al giorno dell’intervento.
Temo però di aver esagerato ieri, sono stata troppo dura, lui non ha bisogno di questo, ha bisogno di sentirsi compreso e aiutato, non che gli venga imposto un comportamento.
Non sono riuscita a tenere a bada la lingua e per giunta non gli ho proposto soluzioni congeniali. Sono andata via, ferma nella mia rigidità.>>
<< Hai già provato con messaggini di scusa?>>.
<< Sì mamma, nessuna risposta.>>
<< Via non pensarci, arrivo a casa e preparo una torta vediamo se riusciamo ad addolcirlo un po’.>>
Rientrata a casa, salii in camera e guardai dalla finestra, le tende erano ancora tirate, feci un sospiro.
Non appena mia madre sfornò la torta, corsi a casa Cullen.
Regnava il silenzio, ma l’auto di Esme era lì nel parcheggio.
<< Edward dorme.>>, mi disse Liv.
<< La signora Esme?>>.
<< Sono qui Bella. Edward riposa ha avuto la notte un po’ scombussolata,  spero che con l’andar del tempo questi fastidi diminuiranno.>>
<< Un po’ si adatterà, ma da quel che ricordo, morfina e stomaco non vanno molto d’accordo.>>
<< Tesoro mi dispiace tanto che tu debba rivivere anche questo, immagino sia dura.>>
<< Non posso negare che ogni tanto faccio fatica, ma a lui questa terapia serve a vivere meglio e so che smetterà non appena gli sarà possibile, la prospettiva è completamente diversa.>>
 << Amore.>>, mi sentii chiamare.
Corsi in camera. Mi avvicinai e lo baciai.
<< Ho un saporaccio terribile in bocca.>>, disse disgustato.
<< Mia mamma appena arrivata a casa ha preparato la tua torta preferita, ero venuta a portartela, per addolcirti e sperare che mi perdonassi.>>
<< Non ho nulla da perdonarti.>>
<< Credo che tu non abbia letto il messaggino di stamattina con la mia dichiarazione?>>.
<< No, dammi il cellulare. Sono stato uno stupido ad arrabbiarmi, dovrei ascoltare e seguire i buoni consigli. Ci sarà un’altra sessione per dare le materie, quando questo periodo critico sarà passato.
E’ valida ancora la proposta che hai scritto nel messaggio di fare per me qualsiasi cosa mi faccia piacere?>>
<< Tutto amore … tutto.>>
<< Un leggero massaggio alla schiena e un pezzo della squisita torta di tua madre e forse è meglio che mi fermo con le richieste, anche perché non vorrei scandalizzare mia madre.>>
<< Non volevo essere indiscreta. Ti senti meglio?>>.
<< Sì mamma… vieni.>>, allungò la mano.<< sta tranquilla abbiamo già fatto pace.>>
<< Cosa hai deciso per l’università?>>, incalzò lei.
<< So già che la mia donna avrà allertato uno stuolo di guardiani, vi darò retta riducendo drasticamente la mia frequenza.>>
Esme si rilassò visibilmente.
<< Lo so avrei potuto evitarvi inutili pensieri, sono un idiota.>>
<< No Edward noi capiamo le tue esigenze.>>, gli dissi, << dovresti solo  fidarti un po’ più del nostro giudizio, in certi casi siamo più distaccati e quindi più obiettivi.>>
<< Diplomatica… sono un idiota.>>
Scoppiammo a ridere.
<< È tornato il buonumore?>>, disse Carlisle entrando.
<< Per fortuna.>>, rispose Edward, << ora se voi foste così gentile da togliere le tende, Bella potrebbe farmi un massaggio rilassante, poi vorrei alzarmi e quindi fare indigestione della torta che mi ha preparato Renèe.>>
<< Voleva rabbonirlo per me, visto il piccolo litigio di ieri sera.>>, dissi sorridendo.
<< Tentano di ammorbidirmi con gli zuccheri. Donne infide.>>
<< Fossi in te pranzerei prima.>>
Storse la bocca:
<< Uh! Non credo di desiderare altro.>>
<< Edward.>>, dissi.
<< So di aver appena promesso che avrei ascoltato di più, ma vorrei che conversassi anche con il mio stomaco in subbuglio e lo convincessi a collaborare.>>
<< Resti con noi a pranzo Bella?>>, chiese Esme.
<< Veramente mia mamma è appena ritornata.>>
<< Posso invitarla?>>, disse lei.
Guardai Edward che era entrato in modalità cucciolo sperduto nel bosco e sorrisi:
<< Verrà volentieri, grazie.>>
<< La chiamo io.>>, disse Edward.
Si mise tranquillamente a conversare con mia madre, mi sedetti a guardarlo, Il suo viso era stanco e si animava appena con il sorriso che mia madre con la sua parlantina schizofrenica gli strappava. Quando chiuse la chiamata, mi alzai, scostai le coperte e lo aiutai a mettersi a pancia sotto, sollevai la maglietta e cominciai prima solo ad accarezzargli la schiena, poi a massaggiarlo con dolcezza, piano piano iniziò a rilassare le braccia, quindi il collo, respirava profondamente, come se si liberasse di un peso, quello di una notte insonne.
Non so per quanto tempo continuai, sentimmo il campanello, Edward aprì gli occhi e sorrise:
<< Oh mio Dio è arrivata.>>, dissi, << si fionderà qui dentro, spero sia un po’ controllata.>>
<< Aiutami a sollevarmi e smettila di prenderla in giro, voglio tutte le sue attenzioni sfrenate.>>, rise, << Renèe vieni, entra.>>
<< Posso.>>, disse con voce argentina. << Piccolo Edward! Tesoro! Come siamo pallidi! Mia figlia non riesce a prendersi abbastanza cura di te.>>
<< No Renèe sono io che sono un vero disastro.>>
Si sedette sul letto, gli prese la mano, Edward le chiese di raccontargli tutto del Canada e lei iniziò a parlare, tutto d’un fiato, come era sua consuetudine.
Lui l’ascoltava attento, seguendola, intercalando sorrisi ed espressioni stupite, Esme entrò per invitarci a raggiungere la stanza da pranzo, mia madre la seguì e mentre lo aiutavo a sedersi, lui esclamò:
<< La adoro, non puoi credere quanto mi alleggerisca la mente tua madre con questo suo modo di fare spensierato.>>
<< Sono contenta, certo ricordo che quando ci siamo conosciuti, anch’io avevo quest’effetto, evidentemente non ci riesco più, sono diventata troppo pesante con te, allora forse sto sbagliando qualcosa.>>
<< Perché fai questo discorso, tu sei unica, non riuscirei a svegliarmi al mattino se non ci fossi, mi dai la forza per continuare, anche tra mille difficoltà. Renèe ha l’effetto di una brezza fresca tra i capelli, uno schizzo d’acqua sul viso.>>
<< Brezza?… Direi un tornato, ti stordisce, ti travolge, non riesce a trattenersi mai, non è mai misurata in niente.>>
<< Io trovo la sua esuberanza tanto piacevole.>>
<< Bene almeno quando non riuscirò più a tirarti su il morale, potrò ricorrere al torrente in piena, con la sicurezza di un successo. Ho paura che un giorno finirai con lo stancarti delle donne Swan sempre addosso vedrai.>>
Mi prese per l’elastico della tuta, mi tirò verso di lui e mi diede uno di quei suoi baci da brivido, poi si staccò da me ansimando e disse:
<< Questo non accadrà mai, rassegnati, sei legata a me per sempre.
Andiamo, ti sembrerà impossibile ma tu e tua madre siete riuscite ad aprirmi anche l’appetito.>>
Passammo il pranzo ascoltando “la brezza” raccontarci sei giorni di puro delirio canadese, credo proprio che mio padre fosse stato felice di rimandarla in California.
Dopo pranzo Edward mi spedì all’università, facendomi promettere, però che l’indomani l’avrei portato con me, dissi che se fossi riuscita ad organizzare il servizio d’ordine, ne avremmo discusso.
Andai all’università ma a metà della seconda lezione, l’unico mio desiderio era scappare a casa, chiudermi nella mia stanza e dormire per tre giorni consecutivi, invece avrei dovuto nascondere benissimo questo mio affaticamento, altrimenti Edward si sarebbe fatto milioni di fisime, con l’unico risultato di aggiungere tensione a tensione.
Tornai a Santa Monica alle otto, stravolta e inca….ta per aver perso oltre mezz’ora nel traffico caotico di Los Angeles:
<< Con chi hai litigato?>>, chiese Edward non appena mi vide entrare.
<< Con nessuno, ma rimanere bloccata nel traffico, per uscire da Los Angeles, mi ha fatto saltare i nervi.>>
Mi misi in ginocchio e dissi:
<< Amore resto solo un’ora vorrei mangiare qualcosa ed andare a letto>>
<< Sei molto stanca?>>.
<< Non più del solito. Ho visto i ragazzi, domattina vengo a prenderti alle otto, avresti un laboratorio e poi una lezione alle dieci e mezza, ti riporteremmo a casa per il pranzo, come primo giorno mi sembrerebbe sufficiente.
Mi guardò scettico:
<< Posso dare uno sguardo al calendario delle lezioni e poi decidere cosa sarebbe meglio seguire?>>.
<< Certo puoi farlo ma per domani no, devi fare una cernita Edward, seguire o al mattino o al pomeriggio.>>
<< Ok stasera guarderò gli orari e domani ti farò vedere il prospetto delle mie scelte.>>
<< Stasera sarebbe meglio piccolo mio che tu facessi la ninna, vorrei ricordarti che ieri notte l’hai passata completamente in bianco.
Edward è inutile dirti che il patto prevede che mi tenga aggiornata su come ti senti e alla prima avvisaglia di un qualsiasi fastidio, mi devi avvertire immediatamente, altrimenti non se ne fa niente.>>
<< Minacciosa… ho promesso, non ti farò stare in ansia, adesso vai e riposa anche tu, ci vedremo domani.>>
Tornai a casa in fretta, mangiai un sandwich e mi buttai sul letto, feci un sospiro e chiusi gli occhi.
 
 
Tremai al pensiero che da domani avrei dovuto stare sempre all’erta, cellulare alla mano, speranzosa che non trillasse mai all’improvviso.
 
 
Alle otto in punto ero davanti alla sua porta, aveva un colorito migliore, così come il suo umore, lo lasciai dinanzi alla facoltà, ribadii i termini del nostro accordo, mi baciò felice e si avviò.
La mattinata trascorse rapida e lo riportai a casa per il pranzo:
<< Guarda capo.>>, mi disse sulla porta, << che stasera ti faccio vedere il prospetto delle materie che intendo frequentare e non è detto che siano tutte al mattino o tutte al pomeriggio, potrebbe capitare che debba seguirne alcune a cavallo con il pranzo, mi farei accompagnare da mia madre e poi tornerei con voi.>>
<< Ne riparliamo stasera, scappo, un bacio.>> provai a dargli un bacio e lui mi trattenne si avvinghiò a me e dopo essersi saziato, mi lasciò andare ridendo.
Vederlo così di buon umore era la cosa più bella di tutte. Mi tempestò di messaggini tutto il pomeriggio, erano buffi e mi facevano compagnia, alla fine delle lezioni volai a casa sua, non mi sembrava l’ora di poterlo riabbracciare.
Lo trovai al computer, controllava la tabella degli orari delle lezioni e stilava un elenco:
<< Ciao bellissima, vieni!>>
Come mi mancava la sua presenza accanto, era un mese che trascorrevo quasi ogni mio momento con lui, era la costante che mi riempiva la giornata o meglio ormai riempiva la mia vita, adesso averlo lontano da me per lunghi tratti della mia giornata, mi faceva sentire sola.
Mi avvinghiai a lui e lo baciai, poi uno sguardo sul prospetto che aveva preparato:
<< Amore sii buona, ti prego non bocciarmelo subito.>>, implorò, << guardalo bene prima.>>
<< Non ci sono troppe lezioni a cavallo?>>.
<< Mi alzerei con comodo, mi farei accompagnare da mia mamma o da mio padre e poi resterei in sala relax dopo l’ultima lezione, per tornare con te.>>
<< Ok proviamo tesoro vediamo come stai, senza forzare le cose.>>
<< Ho chiamato Lys, ho confermato il trentuno come data per il ricovero.>>
Aveva sussurrato vicino ai miei capelli ed era rimasto appoggiato sul mio collo:
<< Ti senti pronto?>>.
<< No ma fa lo stesso, prima l’affronto, prima ne esco.>>
<< Non c’è fretta.>>
<< Voglio aggredire quest’altro mostro, mandare via l’immagine che mi vede ancora seduto su una sedia dopo aver subito tutto questo.
Mi hanno aperto la colonna vertebrale in tre punti, ora mi sto intossicando con la morfina e non vorrei rischiare di averlo fatto inutilmente, quindi non voglio, non posso perdere ancora tempo.>>
<< E’ questo che hai pensato in questo mese? Perché non me ne parlato?>>
<< Sarebbe servito a farti preoccupare e basta, li ho razionalizzati e adesso sono pronto.>>
 
Si era poggiato sul mio seno e depositava sulla mia scollatura piccoli baci:
<< Sai dove ti porterò non appena potrò camminare?>>
<< Dove? >>.
<< Alle Hawaii!>>
<< Perché proprio lì?>>.
<< Sono un paradiso e ti piaceranno, i vulcani, l’acqua cristallina, le spiagge bianche. E poi sono un po’ come te, esplosive e chete, travolgenti, calde e tropicali, sono come ti vedo io fresca e calda insieme, acqua e fuoco.>>
<< Potrai portarmi dove vorrai, Edward, ma sappi che il mio paradiso sarà sempre solo dove ci sei tu.>>
<< Questo non è un paradiso Bella.>>
<< Lascia giudicare me dove mi sento in pace, amore mio.>>
Dopo cena restammo accoccolati sul suo letto, mi disse:
<< Bella ti manco?>>
<< Ora più che mai Edward. Non posso pensarti lontano da me … m’inquieta.>>
<< Sei preoccupata se dovessi star male?>>.
<< Non solo, è qualcosa di più, mi manchi tu, il tuo sguardo, le tue mani che mi sfiorano, toccarti, restarti vicino, mi fai sempre sentire la cosa più bella e preziosa che possiedi.>>
<< Ed è così Bella, non ho niente senza te.>>
<< Vedi è questo che mi manda in tilt.>>
< Oh bè allora io sono in tilt da quando ti ho conosciuta, quello che senti tu adesso io ho cominciato a provarlo quasi da primo momento che ti ho frequentata, quando andavi via mi sentivo a pezzi,  quando potevo rivederti o risentirti, anche da lontano, guardandoti dalla finestra, sapendo che eri in un’altra stanza, in un altro edificio, ma vicina, trovavo la pace … mi sono ammalato di te Bella, a prima vista, irrimediabilmente.>>
<< Che stupida che sono, sempre in ritardo…  in difetto.>>
<< Ti ho compreso e ho accettato tutte le tue scelte da agosto ad oggi, la pazienza non mi è mai mancata.>>, rise, anche perché in cambio hai fatto per me quello che neanche i miei genitori hanno fatto, mi hai ridato una vita.>>


Rabbrividii nel sentire quest’ultima frase, prese il mio viso e lo avvicinò al suo:
<< In questi cinque mesi io ho avuto il compito più facile e piacevole, concentrarmi su di te, farti provare emozioni e provarle io, tu invece, oltre ad amarmi, ti sei caricata un peso enorme. Hai preso la mia vita difficile, incompleta, quasi del tutto inutile e l’hai trasformata e lo continui a fare.
Per me va benissimo che giorno dopo giorno aggiungi alla consapevolezza di amarmi qualcosa di più profondo, che ti lega sempre di più.
Ma io arriverò al traguardo Bella, solo grazie a te e niente potrebbe farmi pensare che sei in ritardo o che mi hai negato qualcosa.>>
Rimasi senza parole, mi scostò i capelli dalla fronte mi diede un bacio e aggiunse:
<< Adesso torna a casa, altrimenti non riuscirei più a lasciarti andare, a domani amore mio.>>
Lo baciai e completamente stordita, raggiunsi casa mia, entrata nella mia stanza, trillò un messaggio:
“Vai alla finestra!”
Mi avvicinai ai vetri e lo vidi in piedi sul balcone, con la scritta “ti amo” illuminata tra le mani, mi misi a ridere e lo salutai con un bacio.
EDWARD
 
La settimana di frequenza universitaria procedeva abbastanza speditamente, riuscivo a star dietro a tutte le lezioni che avevo scelto; certamente non era proprio una passeggiata di salute, ma reggevo!
Mi affaticavo, andare su e giù da casa alla facoltà e poi da un’aula all’altra, mi rendeva il respiro  affannoso, ne avevo parlato con mio padre, ma gli avevo chiesto di non dirlo a mamma o a Bella, mi fece un emogas e mi consigliò durante giorno o la sera di utilizzare la bombola di ossigeno per aiutarmi. Avevo avuto anche qualche episodio di nausea all’università che avevo tamponato con i farmaci.
Era solo una decina di giorni che prendevo la morfina ma il mio  fisico era già abbastanza provato dagli effetti collaterali.
Avevo ripreso anche fisioterapia, Clayton non mi dava tregua, aveva ricevuto i programmi di lavoro dalla riabilitazione del Cedars e mi faceva lavorare a ritmi piuttosto intensi. Almeno in questo mi sentivo meglio, i muscoli di schiena erano più tonici, sulle gambe lavoravamo compatibilmente con le difficoltà dovute alla miastenia.
Trascorrevo quasi tutto il mio tempo libero nel cottage ormai e avevo attrezzato anche una postazione per poter studiare lì agevolmente.
 
Ero immerso nell’idromassaggio, disteso su un particolare lettino che mio padre aveva fatto posizionare nell’acqua, tenevo gli occhi chiusi e stavo rilassandomi un po’.
Sentii la porta aprirsi, ma non mi mossi, sapevo che era lei. Il rumore dei vestiti che cadevano a terra, mi fecero sorridere, mi aggrappai al bordo del lettino ed aspettai.
<< Avrei tanto bisogno di un massaggio rilassante ai muscoli del collo e delle spalle! Può aiutarmi signor Cullen?>>
<< Sono a sua disposizione.>>, aprii gli occhi e la vidi entrare in acqua indossando solo l’intimo.
Mi tirai ancora su, aprii le gambe e lei si sedette in mezzo, cominciai a massaggiarle le spalle, teneva la testa reclinata in avanti, ogni tanto sospirava, stava scaricando la fatica di una lunga giornata.
Mi fermai, lei alzò piano la testa, prese i capelli li attorcigliò fissandoli con il fermaglio scoprendo il suo splendido collo, ripresi a massaggiarla, mentre le guardavo la schiena così perfetta, leggermente arcuata indietro, increspata dai brividi, le spalle erano rilassate, le braccia lungo i fianchi, le bretelline del reggiseno nero le davano quel tocco sexy, poi il mio sguardo scese giù sul suo fondoschiena, il suo perizoma, s’intravedeva tra le bolle dell’idromassaggio era di pizzo, anch’esso nero, le delineava la linea dei fianchi, così perfetti.
Dopo qualche minuto che la massaggiavo, mi disse:
<< Va bene così signor Cullen, è stato veramente bravo.>>
Si girò, mettendo troppo spazio tra lei e me, deluso pensai che i miei progetti erano andati in fumo.
<< Sono rimasta incastrata in biblioteca a fare alcune ricerche, il professor Long mi ha dato un saggio da consegnare la prossima settimana e poi dovrò incontrare due studenti di Anaheim con cui devo collaborare per il libro.>>
<< Studenti… maschi?>>.
<< Un ragazzo e una ragazza, cos’è? Non vanno bene?>>
<< Avrei preferito fossero due ragazze.>>>
<< Oh Dio Edward a volte mi sembra di avere a che fare con un uomo del Medioevo, non un californiano del ventunesimo secolo.>>
<< E poi come mai hai a che fare ancora con Long?>>
<< Il professore di letteratura neoclassica ha sentito parlare di me da Newman e ha incaricato Long di darmi questa ricerca e saggio, dovrei affrontare questa materia la prossima sessione, è un modo per agevolarmi.>>
<< Dandoti però del lavoro in più?>>.
<< Sì ma a me non dispiace.>>
<< Cosa non ti dispiace il lavoro supplementare o avere a che fare con Long.>>
<< Edward stai ricominciando ad essere geloso di lui? Ma non avevamo superato questo passaggio?>>
<< Continua a non piacermi e non mi va che abbia contatto con noi.>>, dissi serio.
Si voltò e fissandomi rispose:
<< I contatti con lui saranno lo stretto indispensabile per prendere i riferimenti bibliografici e le indicazioni e basta… dovresti fidarti di me, ma se a te da fastidio, io rinuncio senza problemi alla ricerca.>>
<< Non c’è motivo che lasci perdere un’altra opportunità per metterti in luce all’università, solo per una mia sensazione, so che sai badare a te stessa, sono io che devo controllarmi di più.>>
Entrò completamente nell’acqua, tirò indietro i capelli e si quindi distese vicino a me, dandomi le spalle.
Lo presi come un invito, le tolsi il reggiseno, accarezzai dolcemente il suo seno splendido, le baciai il collo, mi avvicina al suo orecchio, sospirò.
<< Ti voglio.>>, le sussurrai.
<< Edward.>>
<< Shh… sto bene, fammi tornare a fare l’uomo.>>, risi, << niente ma … lasciati andare Bella, pensa solo a fare l’amore con me.>>
La vidi chiudere gli occhi, adoravo la sua espressione, sentivo i miei muscoli tesi e attivi, il suo corpo splendido incollato al mio, il suo calore, era un vero fuoco. Gemeva e con voce soave, ripeteva il mio nome.
Ero io… ero me che voleva, il suo modo si esprimere la sua soddisfazione, la sua eccitazione, la sua pienezza nello stare con me, mi faceva impazzire, se era possibile, la amavo ancora di più, era questa la chiave della nostra perfetta intesa sessuale.
Mi sentii travolto da un’infinità di brividi, chiusi gli occhi, reclinai la testa indietro e cominciai a mormorare, sussurrare, sospirare, era bellissimo:
<< Sei mio.>>, disse improvvisamente , << ogni cellula del tuo corpo mi appartiene.>>
<< Oh signorina Swan non averne mai il minimo dubbio.>>
<< Ti amo Cullen non dimenticarlo mai… io ti amo.>>
 
 
Ciao…
Il nostro Edward va a vanti a passo spedito, tolti i punti, prosegue la terapia con Clayton, ma soprattutto ha deciso per l’intervento, superando ogni ansia, ogni paura… è importante che abbia affrontato anche stavolta l’incontro con i dottori in maniera più controllata, lo spettro del panico sta sempre in agguato, ma per adesso è pronto a razionalizzare e guardare avanti.
La mia Bella è sempre più pronta, sempre più innamorata, attratta da ogni da ogni aspetto del suo Edward, e poi sta progressivamente superando i ricordi spiacevoli e diventando in ogni momento un appoggio valido, non subisce più.
E poi adoro il loro modo di raggiungere il piacere sessuale, i rapporti sono sempre così carichi di erotismo piacevole, al di là dei problemi di Edward, non ci sono più inibizioni.
Grazie sempre per le recensioni, purtroppo in questi giorni sono un po’ intasata di impegni e non riesco a rispondere in maniera tempestiva, prometto di esaurire entro oggi quelle relative al capitolo precedente. Per non rimanere troppo indietro.
Grazie ragazze un bacio grandissimo!
 
p.s. il gattino maschio nero ha finalmente un nome, “Sirius” (da Sirius Black di Harry Potter),  vi piace?
 

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Capitolo 30
*** Salvare il salvabile ***


Tratto dal ventinovesimo capitolo:
<< Potrai portarmi dove vorrai, Edward, ma sappi che il mio paradiso sarà sempre solo dove ci sei tu.>>
<< Questo non è un paradiso Bella.>>
<< Lascia giudicare me dove mi sento in pace, amore mio.>>
Dopo cena restammo accoccolati sul suo letto, mi disse:
<< Bella ti manco?>>
<< Ora più che mai Edward. Non posso pensarti lontano da me … m’inquieta.>>
<< Sei preoccupata se dovessi star male?>>.
<< Non solo, è qualcosa di più, mi manchi tu, il tuo sguardo, le tue mani che mi sfiorano, toccarti, restarti vicino, mi fai sempre sentire la cosa più bella e preziosa che possiedi.>>
<< Ed è così Bella, non ho niente senza te.>>
<< Vedi è questo che mi manda in tilt.>>
< Oh bè allora io sono in tilt da quando ti ho conosciuta, quello che senti tu adesso io ho cominciato a provarlo quasi da primo momento che ti ho frequentata, quando andavi via mi sentivo a pezzi,  quando potevo rivederti o risentirti, anche da lontano, guardandoti dalla finestra, sapendo che eri in un’altra stanza, in un altro edificio, ma vicina, trovavo la pace … mi sono ammalato di te Bella, a prima vista, irrimediabilmente.>>
<< Che stupida che sono, sempre in ritardo…  in difetto.>>
<< Ti ho compreso e ho accettato tutte le tue scelte da agosto ad oggi, la pazienza non mi è mai mancata.>>, rise, anche perché in cambio hai fatto per me quello che neanche i miei genitori hanno fatto,
mi hai ridato una vita.>>
Rabbrividii nel sentire quest’ultima frase,
prese il mio viso e lo avvicinò al suo:
<< In questi cinque mesi io ho avuto il compito più facile e piacevole, concentrarmi su di te, farti provare emozioni e provarle io, tu invece, oltre ad amarmi, ti sei caricata un peso enorme. Hai preso la mia vita difficile, incompleta, quasi del tutto inutile e l’hai trasformata e lo continui a fare.
Per me va benissimo che giorno dopo giorno aggiungi alla consapevolezza di amarmi qualcosa di più profondo, che ti lega sempre di più.
Ma io arriverò al traguardo Bella, solo grazie a te e niente potrebbe farmi pensare che sei in ritardo o che mi hai negato qualcosa.>>
Rimasi senza parole, mi scostò i capelli dalla fronte mi diede un bacio
e aggiunse:
<< Adesso torna a casa, altrimenti non riuscirei più a lasciarti andare, a domani amore mio.>>
Capitolo 30
 

Salvare il salvabile

            

EDWARD
 
I ragazzi mi stavano tutti addosso, in facoltà non permettevano di muovermi da solo, si materializzavano ad ogni cambio d’ora, mi venivano a prendere o ad accompagnare e Bella… Bella sembrava avere energie inesauribili, riusciva ad essere sempre presente, quando avevo bisogno di lei ed era un vero mastino quando riteneva che fossi troppo stanco. Infatti, non sempre mi permetteva di restare per aspettarla alla fine delle lezioni, diceva che era un inutile spreco di energie.
Comunque qualche volta la spuntavo con una scusa banale e o con la mia strategia fantasiosa riuscivo ad attenderla in sala relax del suo dipartimento.
Avevo inserito nel mio programma di studio prevalentemente lezioni laboratoriali e m’impegnavo a portare a termine le esercitazioni che erano si molto faticose, ma mi davano maggiori soddisfazioni e mi tenevano la mente occupata.
Passavo le serate con lei, continuavamo a studiare, insieme tutto era meno stancante o almeno io avevo questa sensazione.
Restava spesso fino a tardi, incapace di lasciarmi, desiderosa, come me del resto, di trascorrere quanto più tempo possibile insieme.
<< Che programmi hai per domani?>>, mi chiese.
Guardai il mio planning, venerdì:
<< Potrei venire con te, fare un paio di lezioni al mattino, ma avrei un interessante laboratorio proprio dopo il pranzo, potrei farmi venire a prendere da mia madre, verso le quattro.>>
<< Abbiamo alzato il tiro bello? Aveva iniziato con delle regole, che piano piano stai completamente stravolgendo.>>
<< Dai rimangono meno di due settimane, sto abbastanza bene, concedimi uno strappo alla regola.>>
<< Guarda ti accontento solo perché siamo a ridosso del week-end e potrai riposare, ma la prossima settimana non aspettarti grandi sconti, hai gli occhi sfondati e cerchiati di nero, ridurrai ancora il tempo all’università e la sera non farai più così tardi.>>
<< Davvero una tortura.>>
<< Non potrai negoziare Edward.>>
<< Affare fatto amore mio.>>, le scoccai un bacio.
Ebbi una notte agitata da sogni fastidiosi e dal mio stomaco disturbato, trattenni il vomito con i farmaci, ma rimasi tutta la notte in dormiveglia con un fastidioso mal di pancia.
Risultato, la mattina avevo un viso stravolto, cercai di riprendermi con una buona doccia e mi sforzai anche di fare una colazione che mi desse un minimo di energia.
Per evitare di essere lasciato a casa, come sarebbe stato giusto, misi in atto una strategia un pò subdola, mi feci trovare già pronto dinanzi alla porta, con un cappellino da baseball, occhiali da sole,
 
 
entrai quanto più rapidamente possibile nell’auto e quando ripartì verso l’università, feci un sospiro di sollievo:
<< Non sei abbastanza bravo a prendermi in giro Cullen. Non hai dormito vero? No, non rispondermi, non voglio discutere, a pranzo tornerai a casa.>>
<< Dai Bella prometto che passerò il fine settimana in totale ozio, ma fammi seguire il mio programma per oggi.>>, le posi la mano sulla coscia, la guardai con sguardo deciso, << Ho dietro i farmaci, se ho bisogno li prenderò e ti chiamerò … prometto.>>
<< Non posso credere che tu abbia provato a fregarmi… ma sei diventato veramente terribile, certe volte credo di aver a fare con un tredicenne, che vuole andare alla partita con la febbre, non con un vent’enne che dovrebbe capire e dimostrarsi maturo… maturo.>>
Mi misi a ridere, mi avvicinai al suo collo e feci per baciarla:
<< Non blandirmi Cullen, non puoi convincermi.>>
<< Non voglio convincerti, voglio solo baciarti.>>
Ridendo mi mostrò il collo e mi godetti la sua morbida pelle e il suo amabilissimo odore.
<< Scortato fino alla porta, hai fatto il monello Edward?>>, mi provocò Emmett fermo davanti all’aula.
<< Appena un po’, ma questo è valso un po’ di tempo in più con lei, considera che da quando abbiamo ripreso la frequenza riesco ad intravederla durante il giorno. >>
<< Muoviti McCarty.>>, disse Bella, << o farai tardi, andiamo ti porto via! A più tardi, voglio un sms ogni ora, dove mi dici come stai o lascio le mie lezioni e mi precipito qui da te.>>
Glielo dovevo e poi in fondo non mi dispiaceva intrattenermi in conversazione con lei anche durante la lezione, era divertente.
Conclusa la lezione, feci per spostarmi in un’altra aula, mi ritrovai davanti alla porta Ben:
<< Ehi amico tutto bene?>>, mi disse.
<< La mia piccola non mi da molto credito- Sto bene guarda tu stesso, sono solo stanco, ragazzi rilassatavi e se ci riuscite convincete Bella a darsi una calmata. Raggiungerò da solo la mensa, non occorre che veniate a prendermi.>>
Presi il cellulare e la chiamai:
<< Sei assurda Swan, sai. Non ti fidi di me.>>
<< Ne ho tutte le ragioni. Preferisco esser sicura che non stai raccontando piccole e graziose bugie… ci vediamo a pranzo e messaggino ogni mezz’ora, non dimenticare.>>
A mensa, la vidi seduta insieme agli altri, batteva il piede nervosamente, mi vide e mi corse incontro:
<< Ciao amore mio.>>.
Era dolce, la voce emozionata, si abbassò, le presi il viso:
<< Non devi aver paura Bella, va tutto bene.>>
<< Lo so ma non è così facile.>>, mi disse sussurrando, mi sfiorò il viso, chiusi gli occhi e la baciai.
 
 
BELLA
 
Il cielo era diventato plumbeo e c’era freddo, le strade erano ancora poco popolate, quindi raggiunsi rapidamente casa; trovai i miei genitori che facevano colazione, parlai un po’ con loro e gli confessai tutte le mie inquietudini, entrambi mi spronarono a essere fiduciosa, del resto non avevo molto altro da fare e crogiolarmi nella paura non mi avrebbe aiutato di certo, aprì l’acqua della doccia e accesi il computer e entrai su Skype, avevo desiderio di parlare con Sam, lo vidi on line e lo chiamai:
<< Ciao Swan.>>, disse con voce allegra.
<< Ciao.>> risposi laconicamente.
<< Che succede?>>.
<< Mi sa che il tuo Grande Spirito è troppo impegnato per occuparsi di Edward.>>
<< Che vuoi dire?>>
<< E’ debole ed affaticato, non dorme, si sta spremendo senza intravedere mai un barlume di luce, sono veramente a terra, lo vedo star male e non riesco più ad accettare tutto questo.>>
<< Getta la spugna allora.>>
<< Cosa dici.>>
<< Il tuo tono è quello di una rassegnata, allora non combattere più, smetti di infondergli la tua forza, smetti di trovare soluzioni, stagli solo accanto e attendi forse quello che tu ritieni sia inevitabile.>>
<< Stai sparando str….ate.>>
<< Tu mi stai comunicando questo. Dentro di te lo sapevi sin dall’inizio che niente sarebbe stato facile, l’unica valutazione corretta era se valesse la pena avere accanto l’uomo che pur di averti sta rischiando la sua vita, eh Bella?>>.
<< Lui mi avrebbe a prescindere da tutto, non lo lascerei mai, lo amo, ma per affrontare tutto questo sta rischiando troppo.>>
<< E’ lui che ritiene fondamentale camminare, non vuole starti accanto in quelle condizioni, dice che non ti meriti un uomo a metà, quindi prenditi la tua parte di responsabilità e giungi al traguardo con lui oppure lascialo… lascialo al suo destino.>>
<< Sei un idiota.>>
<< Sono realista e tu adesso ha bisogno di sbattere la faccia contro la realtà che un rito pellerossa non può cambiare.
Lui ha l’energia di un uomo innamorato e vuole arrivare alla fine e si merita che tu trovi la forza di sopportare tutto, fino alla fine.
Ricordati che non sei tu che sta male, che senti dolore, che ti senti inadeguata, lui adesso ha bisogno di quella Bella Swan che ha avuto la forza di accompagnare suo fratello malato terminale serenamente dall’altra parte, non di una donnetta piagnona e senza coraggio.
Ascolta resta a casa, non andare da lui, finchè non ritroverai la tua vera natura, rischieresti solo di portarlo in fondo ad un abisso e un’ultima cosa non voglio più risentirti a meno che non potrò parlare con l’unica Bella che conosco.>>
Interruppe la chiamata, rimasi con la bocca aperta e gli occhi sgranati, ansimante strinsi i pugni e li sbattei forte sopra il tavolo.
Mi risciacquai la faccia e misi una tuta, buttai un cambio nella sacca, presi il notebook e scesi in salotto.
Salii a villa Cullen come un automa, la voce di Sam nelle orecchie, la consapevolezza di dover fare di più, ancora di più, riuscire a dimenticare la paura che mi attanagliava e trovare ancora più forza.
Era sulla sua sedia, mi sorrise, allungò la mano, mi sedetti, mise il viso contro il mio petto:
<< Oh Swan, ho ricevuto una strana videochiamata da Sam.>>
Alzai le spalle.
<< Perché ho la sensazione che sia successo qualcosa tra te e Sam? Hai parlato con lui ultimamente?>>.
<< Sì.>>, risposi asciutta.
<< E allora?>>.
<< E allora cosa Edward.>>
<< Avete litigato?>>
<< Divergenze di vedute.>>
<< Su quale argomento?>>.
<< Preferirei non parlarne, anzi vorrei proprio dimenticare questa conversazione.>>
<< Addirittura … è per me che hai litigato vero?>>.
Girai il viso verso lo schermo.
<< E’ una cosa grave?>>, incalzò.
<< Ma no Edward, è stato solo pesante, non voglio parlarne.>>
Spostai il mouse si aprì una pagina, la guardai incuriosita.
<< Oh guarda ti faccio fare un giro turistico virtuale bellissimo.>>, 
aprì a seguire altre pagine,
<<  quella che vedi è la spiaggia più famosa delle Hawaii, è Waikiki, poi “Big Island” con vulcani del Mauna Loa e del Kalauea…. Maui con l'Haleakala National Park, Kauia, l’isola delle orchidee, dove si possono ammirare le bellezze del Waimea Canyon, del Grand Canyon del Pacifico, delle cascate di Wailua, tutto questo andando in giro in elicottero, sei mai stata su un elicottero Bella?>>
<< No e tu?>>
<< Scherzi… solo se avessi avuto bisogno di un elisoccorso, mia madre mi avrebbe permesso di salire su di un trabiccolo come questo, come dice lei.>>, scoppiammo a ridere.
<< Già fatto l’itinerario?>>.
<< Ci lavoro su da un po’. La prenotazione mi sembra un po’ prematura, ma diciamo che penso di portarti lì entro l’anno.
Vista la lunghezza del periodo estivo, da maggio ad ottobre, ho un bel po’ di tempo per riuscire a rendermi un minimo indipendente e regalarti una lunga, meritata e rilassante vacanza.>>
Aveva il viso leggermente imporporato i suoi occhi fulgidi, posati su di me, mi accarezzavano con uno sguardo dolce, lo baciai, con le mani sul suo viso, sentivo le sue braccia fasciarmi i fianchi, il suo petto a contatto con il mio, sentimmo una presenza alle nostre spalle e mi staccai velocemente.
<< Terapia respiratoria alternativa molto interessante.>>, disse suo padre ridendo.  
Io avvampai.
<< Ah! Guarda con questo tipo di ossigeno sopravvivrei a qualsiasi attacco.>>, rispose.
Entrambi guardammo i fogli che aveva in mano, Edward disse:
<< Cosa sono?>>.
<< Le tue ultime analisi.>>, tornò serio.
Aveva la mia mano tra le sue e l’aveva stretta convulsamente.
<< Forza sputa le cattive notizie.>>
<< I valori in generali sono un po’ in flessione, sei un po’ anemico, ma soprattutto sei di nuovo in forte acidosi.>>
<< Allora?>>
<< Dobbiamo tentare di abbassarla con le flebo e poi dovrai fare un po’ di ossigenoterapia sistemica.>>
<< Questo significa che dovrò restare a casa?>>
<< Sì Edward è necessario, in queste condizioni non potresti affrontare l’intervento.>>
<< Mai una cosa per il verso giusto no?>>, rispose stringendo i pugni.
<< I valori devono risalire o Lys non darà il consenso all’operazione.  Cominciamo domattina, due sacche al giorno per quattro giorni e con l’ossigeno andrai avanti controllando con il saturi metro. Non ho finito, ho parlato con Varner, ha pensato di cambiarti la tipologia di farmaco per controllare il dolore.>>
<< Che vuol dire?>>.
<< Passerai a un cerotto a rilascio prolungato, che verrà cambiato ogni tre giorni. Il primo lo metteremo stasera dopo cena. Dovrebbe essere più tollerabile per il tuo stomaco e cosa più importante sarà più efficace contro il dolore.
Adesso è importante che tu abbassi il livello di stress della vita che conduci, che ti stanchi meno possibile, la tua vita dev’essere più regolare e serena possibile.>>
Avevo ascoltato come sempre in silenzio e con molta attenzione, ma non riuscivo a tener ferme le mani, così come mi succedeva quando ero al culmine della preoccupazione, vidi che mi guardava e le nascosi nella tasca della felpa, abbozzando un sorriso.
Eravamo saliti di un altro step, sapevo che il cerotto si somministrava a chi aveva bisogno di un oppioide stabile ed evidentemente i problemi gastrici e intestinali di Edward stavano diventando ingestibili. Carlisle uscì, lui guardava verso la finestra, lo carezzai, ma tremavo, tornò a guardare me, fece un colpo di tosse e si decise a parlare:
<< Per prima cosa ho deciso che non mi farò più travolgere da pensieri negativi, del resto più mi tormento per le avversità che mi cadono addosso, più sto male. Devo curarmi e basta, l’importante è che possa affrontare l’operazione. Riguardo al cerotto penso che sia meglio, spero così di controllare di più nausea o vomito e potrò controllare meglio il dolore.
Certo sono seccato di non poter più frequentare, in questo modo perderò l’anno, non riuscirò a recuperare. Ancora una volta non riuscirò a ottenere tutto ciò a cui tengo.>>
<< Hai conosciuto me… per quest’anno potrai accontentarti?>>, sorrise.
<< È molto di più di quello che potevo sperare…>>
<< … E riuscirai a guarire.>>
<< Di questo ne sono molto meno certo.>>
<< Non devi pensarla così.>>, lo baciai.
Mentre lui aveva ripreso a giochicchiare con il mouse, io cominciai a ripensare alle sue ultime parole e mi balenò un’idea, difficile forse da realizzare, ma non certo impossibile.
Andammo a cenare, quindi volle tornare in camera, si distese pochi minuti dopo Carlisle entrò.
Gli scoprì la schiena, passò una garza con il disinfettante a metà tra la cicatrice al centro della colonna e quella in basso, ripassò garza asciutta e aprì il cerotto:
<< Cos’è… fentanil?>>, chiese Edward con noncuranza.
<< Sì Durogesic transdermico.>>
Io buttai giù la saliva e feci un respiro.
Lo incollò con attenzione e passò la mano tra i capelli del figlio e uscì. Edward si rivestì in fretta e poi disse sottovoce:
 
 
<< Ci penserà mia madre a cambiarlo.>>
<< Eh?>>
<< Pensi che non abbia visto la tua reazione, non voglio che tu faccia questa cosa, non voglio farti star male.>>
Non ebbi il coraggio di proferire parola, i ricordi era già affiorati, mi sedetti e aprì il notebook e rimasi silenziosa, poco dopo si voltò:
<< Vieni qui Bella per favore.>>
Mi sedetti sul letto, mi abbracciò, allora non riuscii proprio a trattenere le lacrime, mi baciò il viso, mi carezzò e ripetè:
<< Smetti ti prego.>>
Mi strinse ancora, mi calmai, asciugai gli occhi e lo guardai:
<< E’ vero ne ho cambiati parecchi, ma tu non hai il cancro, lo scopo è diverso, non è palliativo, spero che il cerotto che sia più efficace e ti permetta di vivere meglio.>>
 
Lezioni in videoconferenza… ecco qual era la soluzione, per salvare l’anno.
Dopo che Edward si fu addormentato, accennai al dottor Cullen la mia idea e gli chiesi di procurarmi  un documento che attestasse la diagnosi e la prognosi della malattia di Edward e dove venisse specificato il tipo di cura a cui doveva sottoporsi. Gli chiesi di non parlarne con lui almeno fino a quando non avessi avuto la certezza che fosse un’opportunità fattibile.
Tornata a casa, il sonno era completamente svanito, passai così quasi tutta la notte navigando sul sito dell’università, avevo preso quante più informazioni possibili, mi sarei recata di buon mattino in segreteria didattica del dipartimento di Edward per avviare le pratiche.
Mi sedetti dinanzi all’impiegata e con calma spiegai in maniera dettagliata la situazione di Edward, le porsi un certificato del Cedars-Sinai, firmato dal dottor Lys con tutte le informazioni necessarie per avviare la pratica, lei stampò un certificato storico dove si evidenziavano gli esami già sostenuti da Edward con i relativi voti e io aggiunsi una richiesta scritta per accedere alle lezioni in videoconferenza. La segretaria mi disse che avrebbe sottoposto con urgenza tutta la documentazione al responsabile del dipartimento e avrebbe tentato di farmi avere una risposta già il mattino seguente.
Uscii di corsa dal dipartimento  e col naso sui fogli che mi aveva dato l’impiegata in cui veniva spiegata la modalità per seguire le lezioni, mi diressi verso il mio.
<< Ops!>> sbattei contro un uomo, libri e fogli volarono per terra, << mi scusi.>>
Alzai la testa.
<< Signorina Swan.>>
<< Professor Long mi scusi ero troppo distratta intenta a leggere.>>
Con tutto in mano mi rialzai.
<< Come mai questa fretta, Edward sta bene?>>, chiese.
<< Sì sta bene, è a casa.>>, risposi abbassando la testa.
<< A casa, non frequenta più?>>.
<< Non è in gran forma, è costretto a fare delle terapie che non gli permettono di uscire, allora sono venuta a chiedere delle informazioni per accedere alle lezioni in videoconferenza, così da garantirgli la presenza per riuscire a sostenere gli esami.>>
<< Grande idea… cosa le hanno detto?>>
<< Mi daranno una risposta domattina.>>
<< Mi permette di parlarne con il professor Newman, potrebbe fare una telefonata al preside Fulthon, vediamo se riusciamo a rendere più celere la pratica.>>
<< Oh grazie.>>
<< Lo farò subito signorina Swan, spero di comunicarle qualcosa al più presto.>>
<< Grazie veramente di cuore.>>
 
Ero ferma sulla porta, lui s’intravedeva dietro il monitor del pc, accanto aveva il sostegno con la flebo, feci un enorme respiro ed entrai.
<< Bella amore.>>, quella sua voce profonda.
 Lui allungò un braccio, avvicinai la sedia e mi sedetti. Gli passai la mano sul viso, lui mi prese il mento e mi baciò.
Si sistemò meglio sulla sedia, aiutandosi con tutte le due braccia, le sue labbra si stirarono in una smorfia:
<< Hai male?>>.
<< Non è niente, non preoccuparti.>>
<< Ti aiuto a distenderti e ti faccio un massaggio per rilassarti.>>
<< Sei stata tutto il giorno in giro a studiare arrivi qui e invece di rilassarti devi faticare, non preoccuparti.>>
<< Quante storie, andiamo, ti ho mai detto come amo accarezzarti.>>
Spostai la sedia fino al letto, lo aiutai a togliersi la maglia e il busto, mi strofinai le mani una contro l’altra, riscaldandole un po’ e cominciai a massaggiarlo lentamente.
Chiuse gli occhi e iniziò a respirare piano.
Entrò il dottor Cullen, si avvicinò al letto:
<< Già richiamata all’ordine Bella?>>.
Edward aprì gli occhi, io risposi:
<< Le assicuro che è un ordine estremamente piacevole.>>
<< Noi usciamo Edward. Hai bisogno di qualcosa?>>.
<< Ho già tutto quello di cui ho bisogno.>>, sorrise.
<< Mi raccomando dopo cena l’ossigeno.>>
<< Sì papà non temere non dimenticherò niente, vai mamma è già pronta da tempo immemorabile e tu stai interrompendo l’unica attività piacevole di questa giornata. Divertiti.>>
Dopo che ebbi massaggiato la schiena, lo aiutai a rimemttersi la camicia, mi fissava mentre lo facevo, ma non parlava, alla fine mi trattenne per un braccio, mi tirò verso di lui e mi spinse contro le sue labbra. La sua lingua a cercare la mia, ci giocai per un po’, poi lo sentii ansimare, mi scostai, allora disse:
 
 
<< E’ desiderio Bella, non affanno, ho voglia di te. Voglio fare l’amore! Passano i giorni e sento sempre di più il bisogno di averti, questa mancanza è per me come un black-out di energia.>>
<< Aspettiamo solo qualche giorno, lascia che la cura faccia effetto, starai meglio ed io sarò più tranquilla.>> sorrisi.
<< Questa poi, far sottostare il nostro desiderio a una stupida acidosi, ridicolo.>>
<< Saggio vorrai dire, andiamo a cena, non posso fare troppo tardi, Renèe dice di sentirsi ogni giorno più sola, è bene che freni in tempo la sua crisi di abbandono, anche se adesso che so che non ci sono i tuoi genitori, vorrei restare finchè non tornano.>>
<< Non serve ci sono Liv e Mark, fai come hai deciso, anzi domani dirò a mia madre di telefonarle più spesso, magari potrebbero passare del tempo insieme.>>
<< Tua madre così pacata e riflessiva che esce con il “fiume di in piena Swan”? Cosa ha fatto di male Esme per punirla in questo modo.>>
Ci mettemmo a ridere, lo aiutai ad alzarsi, la sacca della flebo era vuota, staccai la cannula e si spostò in bagno, il mio cellulare vibrò in tasca, lessi il messaggio:
“ Signorina Swan, il prof Newman è stato ben felice di chiamare il suo collega, hanno concordato che domattina direttamente nella mail di Edward verrà inviata l’autorizzazione al collegamento in videoconferenza e la password per potersi connettere, lista e orari dei docenti che saranno in videoconferenza. Saluti Long”
Digitai svelta:
“Non so come ringraziarla, la chiamerò appena andrò via da casa di Edward.” ed inviai.
Cenammo poi sedemmo in salotto, telecomando alla mano, Edward aveva messo gli occhielli alle narici, e si era appoggiato al mio petto, aveva tolto il busto ed io con un gesto ormai consueto, gli passavo delicatamente le dita sulla schiena, si lasciava andare, socchiudendo gli occhi al piacere delle mie carezze.
Tornai a casa alla fine del film, lungo la strada messaggiai con il professor Long, era tardi non volevo disturbarlo, subito dopo il mio cellulare squillò:
<< Signorina Swan, tutto bene?>>
<< Oh sì professore, grazie per averci aiutato, per Edward è veramente importante. >>
<< Io non ho fatto molto, se non esprimere il mio dispiacere al professor Newman per ciò che stava accadendo ad uno studente che già nella prima sessione ha collezionato risultati veramente straordinari, nonostante le enormi difficoltà cui giornalmente deve far fronte.>>
 << Sono molto lusingata della stima che lei nutre nei nostri confronti.>>
<< Stima assolutamente ben riposta. Mi sembra di aver capito che vuole fare al suo fidanzato una sorpresa, trovo che sia una bellissima idea. A domani signorina Swan.>>
Chiusi e prosegui la strada fino a casa, con un sorriso sulle labbra, immaginando l’espressione del mio amore quando domani avrebbe aperto la sua mail, non mi sarei persa la sua espressione per nessun motivo al mondo.
 
 
EDWARD
 
Appena sveglio inspirai profondamente, sollevai il viso, la sua testa appoggiata sul mio cuscino, il suo viso sorridente.
<< Buongiorno amore.>>, mi disse.
<< Buongiorno a te.>>
<< E’ bellissimo vederti dormire.>>
<< Mi spieghi perché sei qui a poltrire invece di studiare?>>, le chiesi.
<< Mattinata libera caro Cullen.>>
<< Uhm interessante e da quanto sei qui?>>.
<< Mezz’ora ma era impossibile svegliarti… eri troppo bello. Colazione?>>
<< Oh sì perché guardalo, è lì pronto come un falco per iniziare a seviziarmi.>>
Si voltò, mio padre sulla porta rideva.
<< Vai a mangiare qualcosa anche in fretta, io dovrei andare a lavorare sai… non posso stare immobile ad aspettare che ti svegli sospirando e carezzandoti, come la signorina qui presente.>>
Lei divenne tutta rossa e abbassò gli occhi.
<< Papà sono accordi privati tra me e lei, non dei spiattellarli in pubblico o tantomeno criticarli.>>
Mentre facevo colazione la vedevo euforica, riposata e fresca, raccontava di una delle ultime uscite spiritose di sua madre nei confronti del povero Charlie,  invitai mia madre a chiamarla, magari avrebbero potuto darsi a giretti interessanti per la città, poi rientrati in camera, andai alla scrivania, mentre mio padre mi veniva dietro con quell’odiosissima sacca delle flebo, gli porsi distrattamente il braccio dove avevo il catetere ancora inserito e accesi il computer.
Pochi secondi dopo si aprì la mia casella di posta:
<< Che strano ci sono delle mail, provengono dalla segreteria didattica dall’università.>>
<< Davvero?>>, aveva uno strano sorrisetto, restava seduta sul mio letto con il suo notebook aperto. Mio padre si avvicinò interessato.
<< Bella, prima che faccia qualche brutta figura… tu ne sai qualcosa?>>
<< Leggi la mail….>>, disse.
“Gentile signor Cullen al fine di garantire la sua frequenza universitaria, è stato autorizzato a seguire in video conferenza le seguenti materie del suo percorso universitario” seguiva una lista di materie con i relativi professore poi continuava:
“Si allega alla mail, la calendarizzazione delle lezioni con gli orari di frequenza, la password e le procedure per attivare la videoconferenza.
Buon lavoro il preside prof. L. Fulthon”
Avevo spalancato gli occhi e mi ero portato la mano tra i capelli, ridevo e sentivo anche la sua risata dietro le mie spalle:





<< Non è possibile, come ti è venuta questa idea e soprattutto come ci sei riuscita.>>,  
m ero girato verso il letto e avevo allungato la mano, lei si era alzata ed avvicinata a me.
<< L'altro ieri sera mi è venuta fuori quest'idea, un po’ di ricerche per esser certa che era organizzabile, un complice molto vicino a te per avere i documenti necessari.>>, alzai gli occhi verso mio padre, anche lui sorrideva, << quindi ho presentato tutti i idocumenti alla segreteria didattica del tuo dipartimento, poi un piccolo colpo di fortuna.>>
Mi raccontò per filo e per segno l’incontro con Long e i risvolti positivi dell’intervento di Newman.
<< Grazie amore, grazie.>>, la tirai sulle mie gambe, la baciai.<< Sei incredibile! Ti amo da morire!>>
<< Vederti così felice non ha prezzo, il tuo viso ha cambiato espressione, sei bellissimo!>>.
<< Mamma vieni.>>, si avvicinò, << leggi questa mail, guarda cosa ha combinato questa straordinaria ragazza.>>
Gettò uno sguardo sullo schermo.
<< Capisci che così potrò continuare a frequentare anche dopo l’intervento, così salverò l’anno.>>, mi rivolsi ad Bella, <<  Puoi farmi parlare con Long, vorrei ringraziarlo.>>
Feci il numero, attesi la risposta:
<< Pronto, signorina Swan.>> rispose impostato.
<< No professore sono Edward Cullen, ho voluto chiamarla per ringraziarla, ho ricevuto un grosso regalo oggi.>>
<< Ringraziarmi? Non deve io non ho fatto molto.>>
<< Lei non sa quanto è importante questo per me.>>
<< No signor Cullen lo capisco bene, ma deve ringraziare Bella è tutto merito suo, si è informata in un tempo brevissimo sull’iter burocratico più rapido ed efficace, ha fatto tutti i passi necessari e ha presentato tutta la documentazione, io ho solo parlato con il professor Newman e abbiamo concordato che dovevamo accelerare l’iter, affinchè non perdesse altri giorni di frequenza.>>
<< Comunque professore ancora grazie, per favore ringrazi il professor Newman da parte mia, so che Bella lo farà di persona, sa io dovrò restare ancora per qualche giorno a casa.>>
<< Non si preoccupi, si riprenda presto.>>
<< Professore se volesse passare da casa mia uno di questi giorni, mi farebbe piacere. A presto.>>
Misi giù e ripresi a baciare quella meraviglia che avevo tra le braccia.
<< Sam ha ragione hai un dono, un dono inestimabile.>>
<< Sam?>>.
<< A Capodanno abbiamo parlato e lui ha detto cose splendide di te, che sei un’anima pura, con una sensibilità particolare, ha per te un’ammirazione assoluta.>>
<< Sì certo.>>
<< Bella non mi hai raccontato cosa è accaduto con Sam, ma se tra di voi c’è stato una divergenza, un litigio vorrei che lo chiarissi, so quanto ti vuol bene e come lui sia importante per te. Penso che sia stato io il motivo della vostra discussione e questo mi dispiace, ti prego fallo per me, parlagli, risolvi qualsiasi contrasto, per favore.>>
Si strinse al mio petto e annuì, cominciai a baciargli i capelli.
<< Ti sei ricreduto almeno un po’ sul Long, hai capito che non ha nessun secondo fine nell’essere così cordiale con noi.>>
<< Chi può dirlo forse vuole far colpo su di te aiutando me, oppure vuole esser certo che io sia inchiodato a casa per avere campo libero. >>
<< Cosa dici Edward!>>.
<< Sto scherzando Bella! E sì sto riconsiderando il suo comportamento, in generale, evidentemente siamo così belli e romantici insieme che lui si è fatto completamente coinvolgere.>>
<< Sei proprio assurdo signor Cullen,>>,  disse ridendo, << adesso basta, controlla il tuo orario universitario e vedi se hai qualche lezione da seguire già questa mattina.
Devi darti da fare, avrai già sul tuo account un blocco non indifferente di trascrizioni di lezioni passate da scaricarti, quindi forza basta con queste congetture inverosimili.>>
<< Mi sembra giusto.>>, armeggiai con il pc, però lei continuava a giocare con i miei capelli e ogni tanto baciarmi il collo.
<< Ascolta.>>, sbottai, << come pretendi che possa solo pensare di concentrarmi sul mio programma di studio, mentre tu continui a far così, non sono fatto di ferro sai. Non hai nulla da studiare, ripetere qualcosa, così da tenere impegnate mani e soprattutto labbra?>>.
<< Hai proprio ragione, mi metto qui buona buona e lavoro, evitando la tentazione di farti qualcosa di piacevole ma che ti distrae dal tuo dovere.>>
<< Prometti però di riprendere il filo di questo discorso, magari stasera dopo una seduta nell’idromassaggio?>>
<< Edward mi fai la stessa richiesta ogni giorno, ma credi sia proprio il caso?>>.
<< Ehi non ti ho chiesto di fare una maratona, solo del meraviglioso, rilassante, avvincente sesso. Se vuoi posso chiedere al dottor Cullen se possono esserci controindicazioni.>>
<< Per carità sei matto.>>
La baciai ancora e feci davvero fatica a staccarmi, sorridendo si buttò sul mio letto, affondò la faccia contro il mio cuscino. Quindi aprii il suo notebook e si mise a scaricare le lezioni dall’account.
 
Dopo pranzo Bella e Mark, sistemarono la scrivania in un angolo della stanza, in modo tale che la luce non mi disturbasse durante la lezione e collegarono uno schermo più grande al mio computer.
Bella decise di rimanere, ero talmente nervoso, quasi dovessi sostenere un esame e quindi fui felice di averla accanto.
Alle tre avviai la procedura per avere l’autorizzazione a collegarmi con l’aula del professor Zack.
Non appena ottenni la risposta positiva, emozionato, iniziai ad ascoltare la lezione, ero concentrato e interessato, del resto l’argomento mi coinvolgeva molto,  riuscivo a prendevo appunti con una certa facilità, riproducevo gli schemi che lui presentava nei lucidi.

Il professor Zack era molto attento a che seguissi, addirittura in un paio di occasione, mi chiese se era tutto chiaro, avvampai imbarazzato.
Non avrei voluto che si sapesse per chi era stata organizzata questa situazione così inusuale.
Finita la lezione, la raggiunsi sul letto:
<< Ti ho già ringraziato?>>.
<< Non so più quante volte.>>
<< Sempre troppo poche.>>, le baciai le labbra, le guance, il collo, le palpebre, poi mi avvicinai al suo orecchio e dissi, << ti sposerò Bella Swan e ti renderò la donna più felice della terra, sarò il tuo schiavo per sempre.>>.
<< Non voglio uno schiavo, voglio il mio Edward, il mio amore forte e sensibile, il mio uomo… quello mi ha completamente conquistato il cuore.>>.
Andò in cucina a preparare un tè, mi rimisi con difficoltà dinanzi al pc, stava per iniziare la seconda lezione, ma cominciavo ad accusare la stanchezza della giornata cominciata un po’ troppo presto, mi sollevai dalla sedia e mi slacciai il busto, tirai un sospiro di sollievo, spostai la poltrona e mi sedetti più comodo.
Lei rientrò buttò, un occhio al busto e vide dov’ero:
<< Potevi anche chiamarmi?>>
<< Vorrei poter cominciare a fare almeno lo stretto indispensabile, non voglio sentirmi totalmente di peso.>>
<< Sì Cullen, un peso.>>, mise la tazza sulla scrivania e si sedette accanto a me a sorseggiare il suo tè,
Squillò il mio cellulare, era Jasper:
<< Ehi studente a domicilio, vorremmo passare dopo l’università e poi se te la senti andremmo fuori a mangiare?>>.
<< Vedo che le voci corrono, venite quando volete, Bella è qui con me, per la cena vediamo.>>
Chiusi:
<< Hai voglia di uscire stasera?>>, le chiesi.
<< Non sta diventando troppo lunga e faticosa questa prima giornata di studio, forse sarebbe meglio andare a letto presto, poi devi fare la flebo e l’ossigeno... >>
<< Uh mamma che stress! Farò tutto prima di uscire, la domanda è un’altra “ Hai voglia di uscire?” La risposta prevista è “Sì ne ho voglia … no non ho voglia.“ Stop.>>
Al mio tono, lei si era rabbuiata, allora risi per stemperare l’atmosfera.
<< Sì ne ho voglia, nevrotico.>>
<< Bene evviva la semplificazione.>>
<< Come siamo elettrici.>>
<< Non sono affatto elettrico. Chiuso l’argomento. Adesso mi aspetta Bradley e la sua “ Interazione tra l’ospite e le tossine batteriche”, torna a studiare anche tu o finisci il tuo tè in silenzio>>, le schioccai un bacio e si rannicchiò sulla sedia a bere e leggere.
Ormai sciolta la tensione, seguii senza difficoltà la lezione, annotando rapidamente appunti delle spiegazione e controllando contemporaneamente la trascrizione delle lezioni passate che avevo stampato.
Nel silenzio, ogni tanto la guardavo, giochicchiava con la penna in bocca, strizzava gli occhi, mentre leggeva. Poi alzava lo sguardo come se percepisse che la stavo fissando e sorrideva, mi sussurrava “Ti amo!”, mi mandava dei baci.
Era sempre il mio piccolo sole personale che era riuscito ad illuminare tutta la mia vita con un raggio solo.
 
 
BELLA
 
Mi alzai per sgranchirmi un po’, passai dietro le spalle di Edward, lui allungò la mano, prese la mia, mi fermai dietro lui e buttai gli occhi sui suoi appunti “…la resistenza delle cellule tumorali…”, rabbridii, lui alzò lo sguardo, posò un bacio sulla mia mano e la tenne stretta tra le sue.
Restai ancora qualche minuto lì, poi andai verso la porta facendogli un saluto e dicendogli piano:
<< Ci vediamo dopo.>>
Fece segno di sì con la testa, allora corsi a casa, mi preparai e m’intrattenni con i miei genitori; raccontai anche delle lezioni in videoconferenza, allora mio padre dopo che aveva ascoltato, m’invitò a riprendere a pieno ritmo la mia frequenza universitaria, visto che avevo risolto il problema di Edward.
Questa sua precisazione mi diede fastidio, la trovai fuori luogo, ma di contro non avevo voglia di far polemica.
Come gli era già capitato in questi mesi, mio padre dopo aver fatto un passo avanti nel suo approccio nei confronti della mia relazione, per tener fede al suo rigido modo di porsi, faceva tre passi indietro.
Non riusciva proprio a comprendere che per me adesso l’unica cosa importante era restargli accanto. Il resto stava diventando quasi un inutile pensiero, un fastidio.
Mia madre forse capiva e accettava, questo suo modo di essere sempre un po’ fanciulla, una sognatrice, romantica e disincantata, ma di certo lui era un’altra cosa, non poteva esser d’accordo con me, né accettare uno scelta d’amore così radicale, ancora non comprendeva come fossi diventata dipendente dagli occhi dolci e sofferenti del mio amore.
Avrei trovato un modo per rendere più chiare e giustificate le mie scelte, le mie rinunce e le mie necessità, o mi sarei imposta con la forza delle mie convinzioni e dei miei sentimenti.
 
 
Buongiorno ragazze
Era prevedibile che la vita tirata al massimo sarebbe stato un problema per Edward, l’università, voi lettrici l’avevate previsto, unita con la terapia avrebbe aggravato la situazione. Ma adesso è più bravo a farsene una ragione e come se avesse fatto un passo avanti, come se affrontasse tutto con più razionalità e poi il cerotto, accidenti se siamo saliti di un grosso step.
La nostra ragazza è sempre il suo sole, la sua ancora di salvezza, adoro questo suo prendersi cura di lui e delle sue esigenze, è davvero geniale e Edward riesce a scatenarle creatività e fantasia organizzativa incredibile, Sam ha davvero ragione ha una dote, la sensibilità e la capacità di riuscire a raggiungere il traguardo che si prefigge. Il sorriso del suo amore è la sua ricompensa più grande, lo ha già detto altre volte, e poi la paura che gli possa accadere qualcosa rende sempre più intenso quel sentimento meraviglioso che la lega a lui.
Sam … pensava di scuoterla…è stato efficace ma forse un po’ troppo eccessivo.
E poi c’è la bomba sempre pronta a scoppiare… Charlie, non riesce sempre a capire quanto difficile sia per la figlia vedere il suo amore in difficoltà e tende a fare il giudice e il censore dei suoi comportamenti.
E non trovate che ci sia voluta un bel pò di arguzia per riuscire a rimettere in piedi una situazione che poteva creare ulteriore disagio ad Edward e poi che mi dite di Long, sta prendendo punti o no?
Un bacio a tutte e a tutte coloro che hanno inserito la mia storia tra le seguite  tra le preferite e tra quelle da ricordare, un grazie enorme, quando vedo la lista stento ancora a crederci e chiaramente un bacio grandissimo alle dolci e fedelissime lettrici che continuano imperterrite a recensire, grazie… grazie… grazie
A lunedì prossimo con un capitolo pieno d’amore….
 

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Capitolo 31
*** My Valentine ***


Tratto dal trentesimo capitolo:

Avevo spalancato gli occhi e mi ero portato la mano tra i capelli, lei si era avvicinata:
<< Non è possibile, come ti è venuta questa idea e soprattutto come ci sei riuscita.>>
<< Così illuminazione dell’altro ieri sera, un po’ di ricerche, un complice molto vicino a te per avere i documenti necessari.>>, alzai gli occhi verso mio padre che sorrideva, << poi sono andata al dipartimento e ho fatto la richiesta, poi colpo di scena.>>
Mi sistemai meglio sulla sedia e la guardai incuriosito.
Mi raccontò per filo e per segno l’incontro con Long e i risvolti positivi dell’intervento di Newman.
<< Grazie amore, grazie.>>, la tirai sulle mie gambe, la baciai.
<< Sei incredibile! Ti amo da morire!>>
<< Vederti così felice non ha prezzo, il tuo viso ha cambiato espressione, sei bellissimo!>>.
<< Mamma vieni.>>, si avvicinò, << leggi questa mail, guarda cosa ha combinato questa straordinaria ragazza.>>
Gettò uno sguardo sullo schermo.
<< Capisci che così potrò continuare a frequentare anche dopo l’intervento, così salverò l’anno.>>, mi rivolsi ad Bella, <<  Puoi farmi parlare con Long, vorrei ringraziarlo.>>
Feci il numero, attesi la risposta:
<< Pronto, signorina Swan.>> rispose impostato.
<< No professore sono Edward Cullen, ho voluto chiamarla per ringraziarla, ho ricevuto un grosso regalo oggi.>>
<< Ringraziarmi? Non deve io non ho fatto molto.>>
<< Lei non sa quanto è importante questo per me.>>
<< No signor Cullen lo capisco bene, ma deve ringraziare Bella è tutto merito suo, si è informata in un tempo brevissimo sull’iter burocratico più rapido ed efficace, ha fatto tutti i passi necessari e ha presentato tutta la documentazione, io ho solo parlato con il professor Newman e abbiamo concordato che dovevamo accelerare l’iter, affinchè non perdesse altri giorni di frequenza.>>
<< Comunque professore ancora grazie, per favore ringrazi il professor Newman da parte mia, so che Bella lo farà di persona, sa io dovrò restare ancora per qualche giorno a casa.>>
<< Non si preoccupi, si riprenda presto.>>
<< Professore se volesse passare da casa mia uno di questi giorni, mi farebbe piacere. A presto.>>
Misi giù e ripresi a baciare quella meraviglia che avevo tra le braccia.
 
 
CAPITOLO 31
 

My Valentine

 
BELLA
 
Le voci dei nostri amici risuonavano in tutta la casa, erano riuniti nella stanza di Edward, ridevano commentando l’esperienza delle lezioni universitarie via web.
Entrai, si girarono a guardarmi, poi Emmett esclamò:
<< Ehi Swan hai una microgonna! Il mio amico qui ha seri problemi di gestione delle forti emozioni e vestita così sei davvero un attentato!>>.
E giù risate a crepapelle:
<< Dovreste parlarne con Rosalie ha riempito il mio armadio con vestiti improbabili, minigonne e pantaloni stretch.>>
<< Emmett lasceresti decidere me, se posso o non posso sopportare tale visione. Mi piaci tanto.>>,  un bacio stampato sulle mie labbra.
Edward li aggiornò con tono malinconico delle sue ultime news sulla sua salute e sul rischio di dover spostare l’intervento, Alice candidamente proruppe:
<< Oh è dove sarebbe il dramma? Faresti il tuo primo San Valentino con Bella, senza essere convalescente da un intervento, potresti godertelo sicuramente di più.>>
 Edward la guardò mostrando il suo sorriso terribile:
<< Ma senti la piccoletta com’è stata arguta, io non ci avevo pensato proprio. In effetti essere uno straccio il giorno di San Valentino, la prima volta che lo posso festeggiare degnamente, non è un’idea molto intelligente.
Sono pazzamente innamorato e voglio fare tutte le cose stupide e romantiche che fanno gli innamorati il quattordici febbraio.>>
Mi aveva preso la mano e con lo sguardo languido se l’era poggiata sul cuore. Tutti ridevano.
<< Ascolta Swan ma se parlassimo con Lys e spostassimo di quindici giorni l’intervento, secondo te  sarebbe una grossa stupidaggine? >>
<< Non credo, sentiamo cosa ne pensa lui. >>
Questo innescò una serie di progetti goliardici ma quantomeno inverosimili, tour della California meridionale, visite a Las Vegas, perfino un week-end in Florida per andare a trovare Rosalie alla prima della sua sfilata per la nuova collezione.
<< Fior fiore di neuroni californiani, ma siete matti. >>, disse lui ridendo. << Cercate di mantenere i piedi per terra, avete notato in che condizioni sono, non ho per niente un’autonomia così poderosa e dovrei anche immagazzinare un bel po’ di energie prima di metà febbraio, quindi geniacci abbassate il tiro.>>
 
L’indomani mattina, iniziò dandomi il buongiorno e proseguì anche quando ero all’univarsità, con una cadenza spaventosa, messaggiava dicendomi sempre qualcosa di carino, era di buon umore e diceva di sentirsi bene.
Mi disse che aveva parlato con Lys e lui non aveva fatto una piega anzi aveva asserito che poteva essere un bene, altri quindici giorni in più di riposo, mi avrebbero sicuramente aiutato.
Durante il break m’incontrai con il professor Newman, lo ringraziai di ciò che aveva fatto per Edward e poi esposi a lui e a Long, che ne frattempo si era unito a noi, la mia intenzione di ridurre la frequenza universitaria e gli chiesi qualche consiglio su quali materie potevo evitare di seguire, magari parlando con i docenti e spiegando loro le mie motivazioni, Furono d’accordo con me per la mia scelta e dissero che mi avrebbero appoggiato qualora vi fosse stato bisogno di parlare con alcuni docenti.
 Mi fiondai a casa Cullen, erano le quattro e mezzo e c’era un silenzio irreale, l’ansia nel non vedere alcun movimento, salì subito alle stelle, bussai piano, Liv venne ad aprirmi, chiesi di Edward, mi indicò la sua stanza, dicendo sottovoce che stava riposando.
Entrai, il pc era spento, le tende tirate, una piccola luce soffusa vicino al suo letto, gli illuminava il volto, era disteso, feci un sospiro, mi imposi di calmarmi, il mio cuore batteva furiosamente, mi sedetti a guardarlo immobile, rasserenandomi poco alla volta.
<< Ehi ciao bellissima.>>, disse svegliandosi.
<< Ciao occhi verdi. Hai scelto un riposino pomeridiano, bravo.>>
<< Sì amore ero un po’ stanco e volevo essere in forma per stasera.>>
<< Stasera? Cosa c’è stasera?>>
<< Ho invitato il tuo professore.>>
<< Long?>>.
<< Volevo ringraziarlo, ne ho parlato con i miei, l’ho chiamato a pranzo, ha accettato, potrebbe rivelarsi una bella serata.>>
<< Sarò imbarazzata come non mai, ma se è una cosa che ti fa piacere, sono contenta.>>
Guardò l’orologio e disse:
<< Tu piuttosto cosa fai già qui? Avevi lezioni fino alle sette.>>
<< Ecco anch’io ho deciso di fare tutto con più calma,>>, sorrisi, << ho deciso di rinunciare alla frequenza di alcune materie.>>
<< E perché?>>, disse serio.
<< Ho bisogno di stare con te.>>
<< Non capisco.>>
<< Ho bisogno di passare più tempo con te, ci sono materie che posso evitare di frequentare, ne ho parlato proprio con Long e il professor Newman, mi consiglieranno quali materie sono più abbordabili all’esame. >>
<< Perché questa intenzione?>>.
<< Cos’è che non ti è chiaro del fatto che voglio restare con te.>>, dissi ridendo
<< Non fare dello spirito.>>, disse serio. << Non voglio che ne faccia le spese il tuo studio.>>
<< Non accadrà, saprò essere convincente con i docenti. Se sarò preparata, non potranno di certo bocciarmi. Non preoccuparti, lasciami fare. >>
Mi guardò ancora un po’ tirato, intrecciai le mie dita alle sue, gli feci un sorriso, allora allungò le braccia e mi fece avvicinare, cominciò ad accarezzarmi, lo baciai e piano piano si distese, iniziò a giocare con le mie labbra, poi si spostò sul mio orecchio e giù verso il mio collo:
<< Non riesco proprio a tenere a bada il mio corpo, ti desiderio troppo.>>, disse, << le mie notti sono popolate di sogni in cui ho solo voglia di averti, di far l’amore con te.>>
<< Non poterti avere è una tortura lenta e terribile anche per me, ma vorrei che stessimo attenti.>>
<< Ho fatto un’interessante chiacchierata con Lys stamattina, dopo essermi svegliato in condizioni un po’ imbarazzanti, mi ha detto che se non pensiamo di fare numeri da circo, avere un romantico quanto appassionato rendez-vous, non può farmi male.
Che ne diresti se stanotte restassi a dormire con me al cottage?>>.
<< Ti faccio sapere qualcosa stasera a cena.>>
<< Devi parlarne con i tuoi? Cosa c’è dietro Bella?>>.
<< Mio padre ieri sera è stato un po’ ipercritico, ha fatto una precisazione riguardo ai miei studi che poteva risparmiarsi.>>, mi morsi la lingua mentalmente per aver detto questa cosa.
La sua reazione non si fece attendere.
<<… E quindi tu per evitare discussioni stai pensando bene di comunicargli che non frequenterai più alcune lezioni, ma brava. A maggior ragione non te lo permetterò, non voglio che deludi o ti metti in urto con i tuoi genitori per me.>>
<< Nessuno può decidere al posto mio o criticare le scelte che ritengo valide, tantomeno i miei genitori .>>
<< … E neanche io? Lo stai pensando abbi il coraggio di dirlo almeno!>>.
<< Perché stiamo trasformando un fatto assolutamente normale in una discussione.>>
<< Perché penso che sia il caso di discutere o forse non posso esprimere neanche il mio parere?
Se vuoi saperlo allora sono sempre più convinto che stai facendo una str…ta enorme!>>
Incrociò le braccia sul petto e distolse lo sguardo.
Mi sentii ridicola a rimanere a cavalcioni su di lui, mi alzai e feci per allontanarmi, lo vidi muoversi come per prendermi la mano, ma all’ultimo ritirò il braccio, mi girai e lo guardai, lui continuò a fissare la finestra.
<< Io vado, fammi sapere se ti fa piacere vedermi stasera, altrimenti rimarrò a casa.>>
 
Trovai mia madre in salotto, biascicai un saluto e scappai in camera. Non si fece attendere:
<< Posso?>>.
<< Ho scelta?>>.
 
 
<< Con me hai sempre una scelta, che succede?>>
<< Papà riesce a combinare disastri anche non direttamente.>>
<< Cioè?>>
<< Ho litigato con Edward per via dell’università. Ho deciso di ridurre la mia frequenza per stargli più vicino. Lui chiaramente non è d’accordo, poi parlando è venuta fuori la piccola esternazione di papà fatta ieri, abbiamo ripreso a discutere, sono rimasta ferma nelle mie posizioni, lui si è arrabbiato ed io sono andata via.>>
<< Sei maggiorenne e vaccinata, quello che pensiamo io e papà non può e non deve influenzarti.
Sai quello che vuoi meglio di noi, se è Edward in cima alle tue priorità, è giusto che accantoni l’università, fin quando lui non starà bene.>>
<< Lui dice di non voler essere causa di fratture con voi.>>
<< Apprezzabile ma inutile. Pensavo che avesse chiaro che non ti fermi se credi di essere nel giusto. Io e papà accetteremmo ogni tua decisione, anche se dovessi lasciare totalmente gli studi per lui.>>
<< Io so che tu mi appoggerai qualsiasi sia la mia decisione, ma Edward la pensa diversamente.
Non si rende conto che se gli dovesse accadere qualcosa, io non sopravvivrei un attimo mamma.>>, le lacrime erano iniziate a scendere irrefrenabili. << Vedi adesso che ho agito così d’impulso, che sono andata via e so quanto questo possa avergli fatto male, sto impazzendo.  Non era il momento di creargli tensioni, inutili preoccupazioni.>>
Mia madre si era alzata attirata da qualcosa fuori dalla finestra, si mise la mano sulla bocca e scoppiò in una fragorosa risata:
<< Ma cosa hai da ridere? Io ti dico che ho fatto una stupidaggine e tu ridi.>>
<< Vieni Bella.>>
Mi avvicinai e guardai verso dove mi indicava, Edward armato di martello aveva già fissato sul muro del suo balcone la mia scritta al neon, si volse verso casa mia, mia madre gli fece un cenno con la mano e gli mandò un bacio, poi baciò me sulla fronte e se ne uscì.
Uscii in balcone, il mio cellulare iniziò a squillare:
<< Sappi che resterà appesa lì per sempre, dillo a tuo padre che non ho intenzione di tirarla via, tutti devono sapere che sono innamorato di te, che sei tutto per me, che non vivo, non respiro, non ho  scopo senza te e che ti sono grato infinitamente per esserci e per tutto quello che fai.
Vieni subito, ho bisogno di stringerti e devi perdonarmi per l’ennesima uscita stupida.>>
Afferrai una giacca al volo e uscii di corsa, era sulla porta in piedi, sorridente, con i suoi indomabili capelli per aria, feci letteralmente due balzi e gli arrivai tra le braccia, mi baciò e mi disse:
<< Non allontanarti da me, se non per lo stretto indispensabile, non mi frega niente dello studio, degli amici, delle nostre famiglie, se tuo padre non è d’accordo con te, è bene che si rassegni.
Sono disposto anche a litigare se è il caso.
Io ti sposerò, non appena tu lo vorrai, ti porterò via con me e penserò a te per il resto della mia vita, perché sono niente senza te e solo tu sei importante, solo tu amore mio …>>
Lo baciai, poi mi passò il braccio sulla spalla ed io lo cinsi ai fianchi, tornammo in casa, fin dentro il salone, Esme sorridendo disse:
<< Passato il temporale?>>.
<< Passato.>>, rispose Edward.
<< Bene .>> disse porgendomi dei vestiti, << allora Bella ecco qui un cambio completo, vai nella sua stanza fatti una doccia, rilassati e poi torna qui ti farò trovare un aperitivo per riprenderti dagli stress mentali che mio figlio riesce ingiustificatamente ad innescare.
Invece di godersi istante dopo istante, tutto quello che ha la fortuna di ricevere, senza contare che dovrebbe ringraziarti ogni momento per quella tua straordinaria capacità di semplificargli ogni cosa,  riesce a montare castelli incredibili. … Tu dove pensi di andare?>>. Sbottò prendendogli il braccio.
<< Con lei.>>, rispose Edward, io guardavo Esme trasecolata.
<< Neanche per sogno, resti qui e la lasci tranquilla. Sei riuscito a rovinargli un pomeriggio con stupidaggini, ti sculaccerei guarda. Non so come faccia a perdonarti così facilmente. A volte non ti rendi conto che dovresti tenere a bada la lingua.>>
Uscita dal bagno lo trovai vicino alla finestra, appoggiato alla scrivania, feci per avvicinare la sedia, scosse la testa:
<< No stasera non serve, mi bastano le stampelle.>>
Sentimmo il campanello, fece segno a Mark di fermarsi e piano raggiungemmo la porta, aprì con un sorriso smagliante.
Fece spazio a Long che lo fissava:
<< Professore grazie di aver accettato il mio invito, prego.>>
<< È un vero piacere, sta un po’ meglio adesso?>> disse mentre gli porgeva la mano.
<< Mi sto riprendendo. Le faccio strada.>>, rispose.
<< Edward potremmo darci del tu? Le dispiacerebbe, non ho mai amato i formalismi.>>
<< Volentieri  John.>>
Mia madre ci venne incontro, salutò calorosamente Long.
Lui sembrava imbarazzato, abbozzava un sorriso.
<< Professore buonasera.>> Carlisle gli porse la mano, << siamo felici di averla qui e non ho parole per ringraziarla per quello che ha fatto per mio figlio.>>
<< La prego mi confonde, io non ho fatto nulla di speciale, davvero, Edward aveva il diritto di proseguire i suoi studi nel modo più consono alla situazione, Bella ha avuto l’idea e ha predisposto tutto, il professor Newman su mia segnalazione ha fatto sì che i tempi si accorciassero e lui non perdesse ulteriori giorni di frequenza.>>, abbassò gli occhi e sorrise.
<< Prego accomodatevi la cena è pronta.>>, disse Esme.
Indicò a ognuno di noi il proprio posto e si sedette tra suo marito e Edward, Liv cominciò a servire le portate. La conversazione era interessante e passava con leggerezza da un argomento all’altro, spesso si ritornava a parlare dell’università, degli esami, allora Carlisle disse:
<<  Edward raccontami com’è stata l’esperienza delle lezioni sul web.>>
<< È stato strano, un po’ imbarazzante all’inizio, il fatto che i miei colleghi sapessero che tutta questa baraonda è stata messa su per me, mi ha fatto stare un po’ in tensione. >>
<< E perché mai?>>, disse Long, << non inficia il normale svolgimento delle lezioni, loro non sono defraudati di nulla. Mi è capitato di tenere lezioni in videoconferenza dall’Europa e trovo che sia una modalità insostituibile in tante circostante, nel suo caso poi sarebbe stato un vero delitto, non garantire il normale svolgimento del suo anno accademico, avendone la possibilità.>>
<< In quale università ha insegnato. >> chiese Carlisle.
<< Sono stato un anno all’Università di Londra, per poi passare ad Oxford, sono stato assistente del professor Morris, ordinario della cattedra di letteratura vittoriana, lui mi guidato nella mia carriera universitaria, gli devo veramente tutto.>>
<< Ma lei non è inglese.>>, disse Esme sorridendo.
<< No sono americano, dopo aver completato gli studi superiori a Londra, mi sono iscritto ad Oxford, Morris mi ha conosciuto come studente e mi ha messo sotto la sua ala, dopo la laurea in letteratura inglese, ho fatto l’anno di dottorato all’Università di Londra, e poi Oxford, sono stato uno dei più giovani assistenti che abbiano mai insegnato. Dopo tre anni, ho deciso di cercare nuovi stimoli, mi sono separato a malincuore dal mio mentore e amico e ho deciso di tornare in America.>>
Chiuse gli occhi visibilmente emozionato, poi riprese:
<< Comunque tornando al nostro discorso Edward, seguendo le lezioni delle materie autorizzate mi sembra di capire che potrai quindi garantirti l’accesso al secondo anno.>>
<< Certo mi rimarranno i laboratori da affrontare, ma quelli sono il mio problema meno importante, mi muovo benissimo tra becher e provette, sarei un perfetto topo da laboratorio.>> si mise a ridere.
<< Rosalie?>> chiese.
<< In Florida, sta facendo come una matta per portarsi avanti nel lavoro, sarà qui a metà febbraio quando andrò di nuovo sotto i ferri.>>
<< Un’altro intervento e come mai?>>
<< Forse ad Anaheim avevo solo accennato di avere una malattia presa quando avevo cinque anni, l’intervento serve a tentare di annullare gli effetti invalidanti della miastenia e la mia sorellina nonostante sarà a ridosso delle sfilate, correrà ancora qui da me.
Dio solo può sapere quante volte ho desiderato di vedere un sorriso sulle sue labbra mentre mi guardava, o che avesse un pensiero gentile, che mi aiutasse, ma la vita segue strane vie, abbiamo passato quasi tutta la nostra vita a detestarci, ma è bastato veramente poco perché scoprissimo di amarci, di pensare sempre uno all’altra, di essere pronti a sostenersi. E’ stato bellissimo! Ne sono così felice.>>, lo disse sorridendo.
 
 
Il dottor Cullen alzò il bicchiere e disse:
<< Brindo al presente, a mio figlio e al suo futuro, che sia radioso e ricco di soddisfazioni.>>
Alzammo ancora i calici, sentii la mano di Edward sulla mia coscia, lo carezzai, come faceva spesso incurante dinanzi a chi fosse, chiuse gli occhi e dolcemente appoggiò il viso sulla mia mano.
Finimmo la cena, passammo in salotto, la conversazione continuò gradevole, tornammo a parlare  dell’Europa, ci addentrammo in conversazioni sulle diverse realtà americana ed inglese. Fu estremamente interessante quindi Long si congedò dicendo:
<< Ho passato una serata molto piacevole Edward, grazie di avermi invitato, se non sono troppo indiscreto vorrei avere tue notizie, quando verrai ricoverato.>>
<< Certamente Bella ti terrà informato. A presto e ancora mille grazie.>>
 
 
EDWARD
 
L’indomani iniziai con una lezione molto intensa, trascrissi una quantità di appunti veramente eccessiva. Terminati gli interventi sul web, mi alzai e feci qualche passo, per sgranchirmi un po’, sentii il campanello e appoggiandomi al muro andai verso il salotto, Bella apparve sulla porta, sfoderando un sorrisone:
<< E tu cosa ci fai qui.>>, esclamai, mentre mi apprestavo verso di lei.
<< Anche oggi solo lezioni pomeridiane.>>, mi abbracciò.
<< Davvero e dove sei stata allora fino a quest’ora.>>
<< Nel mio letto Cullen. Al calduccio, a dormire, a riposare, a riprendere qualche ora di sonno.>>
<< Bravissima! Potevi restarci per l’intera mattinata?>>.
<< Ricordi che giorno è oggi?>>.
<< Giovedì e allora? Lo so Bella cosa devo fare, non occorreva che ti svegliassi e venissi solo per cambiarmi il cerotto.>>
<< Intanto non è solo per questo, vorrei ricordarti che ho ridotto la mia frequenza per stare insieme a te, quindi sono qui per la mia dose quotidiana.>>
E si allacciò ai miei fianchi per baciarmi, sentii le sue mani accarezzarmi la schiena, chiusi gli occhi:
<< Vacci piano.>>, dissi.
<< Ti faccio male?>>
<< No è un’altra parte del mio corpo che si fa sentire.>>
<< Ehi!>>.
<< Mi fai eccitare solo sfiorandomi. Swan fai una delle tue magie, ti prego non resisto più, ho bisogno di averti.>>
<< Vediamo cosa riesco ad organizzare stasera… ma non ti prometto niente.>>
<< Bella forse non capisci.>>
<< Sì… sì, ho capito.>>, prese a baciarmi il collo.
<< Ma brava continua così. Torturami.>>
Nella mia stanza, mi alzò la maglietta, cambiò il cerotto e quindi indugiò un attimo a carezzarmi la schiena; il suo tocco leggero, era così piacevole, lasciai andare la testa avanti e mi lasciai vincere da una miriadi di brividi che mi salivano su per la colonna vertebrale:
<< Ne avevo proprio bisogno, è bellissimo.>>
<< Non ti fanno più tanto male vero?>>, chiese mentre con le dita seguiva la linea dei punti delle cicatrici.
<< No sono ancora infiammate?>>.
<< Un po’ questa qui al centro.>>
<< Oh quella è il mio tormento, del resto lì devono aver aperto un bel po’ per metterci dentro l’impianto, in barba alla chirurgia minimamente invasiva, tanto decantata da Lys.>>
Feci un sospiro e continuai:
<< Le vorrei vedere.>>
<< E perché?>>.
<< Perché no?>>.
<< A che ti serve vederle?>>.
<< Curiosità. Di che ti preoccupi? Orami sono lì, non posso farci più niente, se non fanno impressione a te che ce l’hai sempre davanti agli occhi.>>
Non rispose e riprese a massaggiarmi.
<< Quando comincia l’altra lezione?>>
<< Un quarto d’ora, avrò una giornata abbastanza piena e nel pomeriggio due lezioni di due ore ciascuna, mi stenderanno e poi dulcis in fundo Clayton.>>
<< Stasera ti troverò già a letto allora, non occorre che mi organizzi per restare…>>
<< Non pensarci nemmeno! Sarò pronto e sveglio al tuo ritorno anzi raggiungimi direttamente al cottage.>>
Pomeriggio ripresi le mie lezioni, sforzandomi di concentrarmi. Non mancai di mandarle dei messaggi, a cui rispondeva sempre.
Alle sei e mezza arrivò Clayton, andammo al cottage, un’ora e mezza di terapia fu veramente tosta, Fissavo l’orologio e la porta e ascoltavo distrattamente le indicazioni che lui mi dava.
Alle otto in punto la vidi entrare:
<< Ehi sei una bambola.>>, le dissi, << come mai così elegante?>>.
<< Ho avuto un incontro con il professor Roth, di letteratura neoclassica, ti ricordi del saggio che mi avevano assegnato, ho ricevuto il materiale e ho approfondito l’argomento con lui.>>
<< Hai controllato che le lezioni di questo docente non siano quelle che hai depennato dalla tua frequenza.>>, dissi sorridendo.
<< Che ironia Cullen.>>
Clayton mi fece uscire dall’acqua e si congedò. Mi sedetti sul letto, si mise alle mie spalle e iniziò a baciarmi capii e sorrisi soddisfatto.
Si presentò dinanzi ai miei occhi, con un completino intimo mozzafiato, si era preparata per me.
<< Quanto sei bella, mi manca il fiato solo a guardarti. La mia anima. Sono davvero attaccato alla vita,  e non ho davvero paura di quello che devo ancora affrontare, stammi accanto amore, niente può fermarmi.>>
Facemmo l’amore, ne avevo così voglia da farmi dimenticare quanto fossi stanco, poterla avere finalmente,  scatenava il desiderio prepotente, irrefrenabile.
Niente e nessuno mi avrebbe portato via da quel corpo, niente mi avrebbe tenuto lontano da quella fonte inesauribile di soffio vitale.
 
 
 
 
BELLA
 
I giorni si susseguivano rapidi, scanditi dalla routine degli impegni quotidiani, andavo all’università lo stretto indispensabile e poi studiavo a casa di Edward.
John Long aveva cominciato a frequentare i Cullen con assiduità, Edward diceva che era un personaggio interessante e trascorrere del tempo con lui era diventato stimolante.
Rosalie si era concessa week-end di pausa, Esme aveva organizzato una cena, invitando anche Long. Lui aveva di fatto supportato davanti ai miei genitori, la mia scelta di ridimensionare per il momento le materie da affrontare nella prossima sessione.
Aveva detto che ero talmente brava e organizzata che non avrei avuto alcuna difficoltà in seguito a recuperarle; a quel punto, dinanzi ad un mio docente, l’intera famiglia di Edward e mia madre che lo guardava di sottecchi, mio padre si era visto costretto ad accettare il suo errore di valutazione.
Ogni settimana avevo accompagnato Edward al controllo da Lys, che si era mostrato moderatamente soddisfatto del suo stato generale, era piuttosto riposato, aveva preso qualche chilo, non aveva avuto più crisi respiratorie, gli episodi di vomito si erano rarefatti ed erano stati affrontati e risolti con i farmaci.
 
L’ultima settimana prima degli interventi, Edward era proprio in fermento, sempre al cellulare e navigare su internet con più intensità del solito.
Fece l’ultima visita di controllo per confermare la data degli interventi, quindi dopo esser stato rivoltato come un calzino, Lys ci convocò per il responso.
<< Edward, riprenditi sembra che tu abbia visto un fantasma.>>, disse il dottore ridendo, << ho qui tutti i risultati e mi complimento per come ti sei gestito in questo periodo, i valori sia ematici che respiratori sono buoni,  l’elettrocardiogramma  è nella norma, io e i miei colleghi siamo concordi che possiamo programmare gli interventi per il sedici.
Noi siamo ottimisti e vorrei che lo fossi anche tu, sei nelle migliori condizioni di affrontare con successo l’ultimo step.>>
<< A che ora devo arrivare in ospedale?>>, accennò un sorriso.
<< Diciamo mattina presto, avrei programmato il tuo intervento verso metà mattinata. Riguardo  al busto, so che hai visto il primario di riabilitazione e il dottor Ewans, ti ha fatto passare a quello più leggero, lo porti regolarmente vero? >>.
<< Quando esco e so di dovermi alzare lo tengo sempre e anche quando cammino, ma in casa a volte lo tolgo e mi muovo solo con la sedia o per brevi tratti con le stampelle o sorretto da qualcuno.
Stia tranquillo, ho promesso di fare il bravo e fin ora lo sono stato no?>>.
<< Certamente ma non dimenticare che ancora le strutture intorno alle vertebre operate sono ancora troppo deboli per sostenerti, sii prudente e mi raccomando rilassati.>>
Uscimmo, aveva un po’ il respiro affannoso:
<< Amore ti senti bene?>>. gli chiesi.
<< Mercoledì… mercoledì si va di nuovo sotto i ferri. Mi fa un certo effetto dirlo, sai cosa significa no? Potrebbe essere l’ultima operazione, potrei davvero guarire.>>, gli venne da ridere,<< camminare.>>
Lo abbracciai, poi disse:
<< Ho bisogno di tornare a casa, ho tante cose da fare e poco tempo.>>
 
 
 
EDWARD
 
Avevo progettato che il nostro primo San Valentino insieme, doveva essere quantomeno speciale, volevo che lo conservasse tra quei ricordi particolari, felici e speravo che la mia sorpresa, servisse anche a dissipare quelle paure che vedevo a volte nel suo sguardo.
Inoltre, forse anche per scaramanzia, volevo ritagliarmi, così come avevamo già fatto, tre giorni in cui staccare completamente la spina, prima di affrontare il mio mostro più grande.
Così con la collaborazione di Jasper, la mia sorpresa per Bella stava prendendo forma poco alla volta.
I miei due complici, Renèe che aveva preparato tutto ciò che occorreva a Bella per restar fuori qualche giorno e Ben che l’avrebbe portata via dall’università al momento giusto con una scusa plausibile, per raggiungermi, erano stati perfetti.
E adesso irrequieto sulla mia sedia, attendevo il suo arrivo dinanzi all’ingresso dell’aeroporto.
Jasper aveva suggerito come meta New Orleans, tre ore da Los Angeles, clima mite, , il periodo era il migliore, la città si preparava, infatti ai festeggiamenti per il Carnevale ed era piena di eventi ed iniziative. Avevo dovuto tenere in considerazione il fatto che solo un giorno dopo il nostro rientro, sarei stato ricoverato.
Vidi arrivare la macchina, mi alzai e attesi lei e la sua amabile furia.
<< Cullen! Cosa stai combinando?>>, disse con lo sguardo accigliato, << il mio rapitore ha riso e glissato le mie domande per tutto il tragitto.>>
 
 
<< Edward.>>, disse Ben, << non darmi mai più un’incombenza di questo tipo, la tua ragazza stordirebbe anche un sordo.>>
La presi per i fianchi, catturai le sue labbra, chiusi gli occhi e respirai, le sussurrai:
<< Buon San Valentino in anticipo, amore mio.>>
<< San Valentino? Oggi è dodici, lunedì quattordici è vero, ma dove ho la testa.>>
<< Persa dietro me e va bene così.>>
<< Ora capisco tutte le telefonate, Internet a go-go e le conversazioni tra te e Jasper modello agenti segreti, bravi.>>
Riprese a baciarmi ed io a stringerla, dinanzi alla gente che ci passava accanto.
<< Ehi voi due.>>, era Alice con la sua dolce vocina, << finiremo col perdere l’aereo.>>
<< Non siamo soli?>>.
<< Pensavi che ci avrebbero lasciati in pace.>>
<< Cullen ti sopportiamo da una vita, non è perché ti sei finalmente fidanzato che puoi darci così il benservito.>>, disse Emmett.
Ben prese la borsa dal bagagliaio e Bella esclamò:
<< E questa da dove salta fuori?>>.
<< Tua madre.>>, dissi orgoglioso.
<< Riesci a far fare a tutti quello che vuoi, sei irresistibile.>>, esclamò.
<< Con Renèe non ho dovuto faticare tanto.>>
Ci dirigemmo al check-in.
<< Potrei almeno sapere, dove siamo diretti?>>, chiese.
<< New Orleans.>>
<< Grande, ma non è ancora Carnevale?>>.
<< Sì ma la città si sta preparando e poi è la patria del jazz, è intrisa di atmosfere antiche e romantiche, è mezza francese, potresti organizzare un rito vodoo per propiziare il mio intervento,  potrai fare un sacco di cose in tre giorni.>>
<< Andiamo sei veramente terribile. Mi chiedo cosa mi aspetta non appena sarai completamente indipendente, magari con un volante tra le mani.>>
<< Amore mio quando succederà, non riuscirai più a starmi dietro.>>
<< Spero mia madre si sia ricordata della mia macchina fotografica?>>.
<< Credo sia stata la prima cosa che Renèe ha messo in valigia… è proprio un bel po’ che non ti vedo con quell’aggeggio in mano a scattarmi foto, forse non sono più il tuo soggetto preferito?>>.
<< Diciamo che in questo ultimo mese ho avuto qualcosa di più importante ed impegnativo da fare che scattare foto, ma prometto che in questi tre giorni ti tempesterò. Contento?>>
 
La nostra comitiva scombinata e chiassosa salì sull’aereo portando un disordine imbarazzante, le tre ore di viaggio volarono via, arrivammo all’hotel “Place d’Armes”, un delizioso albergo vicino a Jackson Square, centro pulsante della città e proprio da lì che iniziammo la nostra esplorazione di questa parte vivace e storica di New Orleans.
 
 
Poco più là scorreva lento il fiume Mississippi, facemmo il giro della piazza soffermandoci a guardare quell’ampio assortimento di artisti di strada, musicisti jazz, Alice e Angela si fecero leggere la mano da un’improbabile indovina, le prendemmo tanto in giro per le stupidaggini che erano riuscite a farsi dire circa il loro futuro.
Poi ci recammo alla Cattedrale di St. Louis e il mio amore, macchina fotografica alla mano, fece delle stupende foto a noi tutti.
Quindi al museo Cabaldo, Bella si perse estasiata tra quelle sale, tanto che lasciai liberi gli altri di andare dove volessero, per dare a lei la possibilità visitarlo in tutta tranquillità.
Ci ritrovammo per cena al ristorante “Arnaud”, famosissimo per la cucina creola, lì il mio stomaco fu proprio messo alla prova, aragoste, seguite da alligatori e tartarughe, sperai di non sentirmi male.
Quindi dritti allo “Sweet Lorraine’s Jazz Club” e mentre eravamo in taxi squillò il mio cellulare:
<< Ma quanto sei diventato bravo,>>, era Rosalie, << organizzi un San Valentino romantico in Louisiana e non mi dici niente.>>
<< Ciao Rosalie, appunto San Valentino, non pensavo di dover coinvolgere mia sorella che vive a Miami, poi non l’ho mai festeggiato in vita mia, ero un po’ confuso all’inizio su cosa era meglio fare, spero che la mia donna apprezzerà tutto quello che ho pensato per noi.>>
<< Posso darti qualche dritta su New Orleans?>>.
<< Se è per lo shopping, no sai bene quanto lo ami Bella ed io… aspetto che torni mia sorella, lei sai mi porta sempre delle robe chic ed esclusive, che mi fanno sembrare un vero modello.>>
<< No scemo, dritte sui locali e sul modo più festaiolo di trascorrere le serate o le nottate.  Il “Cafè du Monde”, ad esempio, è il locale più “in” della città, poi non puoi perderti un giro al Mercato francese e domani sera Bourbon Street, fino all’alba, a bere e fare baldoria.>>
<< Oh sì bere e baldoria, le attività che mi è consentito fare senza alcun problema, ma credo che il resto della truppa apprezzeranno molto i tuoi consigli. Siamo arrivati allo “Sweet Lorraine” grazie  Rosalie a mercoledì.>>
Entrammo nel locale, i ragazzi avevano già preso un tavolo, ci sedemmo e arrivò il cameriere, i ragazzi chiamarono un giro, guardai con lo sguardo implorante Bella, sorrise, bevemmo qualcosa, mentre un complesso jazz cominciò il loro concerto.
 
 
Erano le quattro quando andammo fuori in strada, l’alcol aveva fatto effetto su tutti, anche Bella era abbastanza alticcia:
<< Avete voglia di fare una passeggiata?>>, disse Angela, << ho bisogno di respirare, mi sento la testa in aria. Edward ce la fai?>>.
<< Io sono l’unico sobrio e soprattutto ruotemunito. >>, scoppiai in una fragorosa risata, << e, strano ma vero, l’unico a non aver problemi per camminare. Andiamo. >>, misi le mani sulle ruote e andai.
Con i miei sconclusionati amici dietro, Bella accanto, andammo  verso l’albergo, lei mi fissava e rideva, le feci segno di abbassarsi e sottovoce le dissi:
<< È inutili che mi lanci sguardi da panterona, so già che arriverai nel letto e dopo dieci secondi sarai nel mondo dei sogni.>>
<< Non esserne così sicuro Cullen.>>, mi leccò il collo, fino all’orecchio.
Chiusi gli occhi aspettando che continuasse, rise e corse avanti saltellando.
Nella hall, Alice disse:
<< Mettetevi una bella sveglia. il tempo è poco e le cose da fare sono davvero tante. Quindi alle nove mezza tutti qui.>>
<< Ma sei matta.>>, sbottò Emmett, << sono le quattro e mezzo.>>
Salimmo in camera, mi distesi vestito, sbuffai. Tempo cinque minuti, lei si era fatta una doccia fredda, era uscita dal bagno con un asciugamano intorno al corpo, era pimpante e sorridente come fossero le otto del mattino.
Salì sul letto, mi tolse il busto, che già da un paio d’ore era diventato una tortura e disse:
<< Vieni piccolo mio, è ora di resettare la tua schiena dolorante.>>
<< Ma dove diavolo la prendi tutta questa energia?>>.
<< Basta che fisso questi occhi meravigliosi, per ricaricarmi all’istante.>>
Iniziò carezzandomi, poi massaggiando fino alle spalle e giù per tutta la schiena, poi aveva preso una crema e sfiorandole appena e l’aveva messa sulle cicatrici, mi girai, gli occhi negli occhi, l’afferrai e le tolsi l’asciugamano, si mise su di me, il suo petto vicino alla mia bocca, invitante, la baciai.





Il profumo della sua pelle nella bocca era sublime, lei tendeva il suo corpo in preda al piacere, cercava spasmodicamente le mie labbra, straziandomi di baci. Il suo corpo sinuoso sotto le mie mani si lasciava andare e il tempo sembrò fermarsi. La accompagnai sul letto e mi sistemai alle sue spalle, mi avvinsi a lei e cominciai a toccarla e baciarla. Continua mai stanco, completamente stordito da lei, dal suo corpo piccolo ma terribilmente sensuale.
<< Cullen, portami in paradiso, fammi sentire la tua passione, ti voglio …. Oh sì quanto ti voglio! >>.
Obbedii felice, la saziai di me e quindi e mi lasciai andare anch’io.
Al mattino raggiungemmo faticosamente gli altri nella hall, facemmo un’abbondante colazione e poi ci recammo al mercato francese.
Si trovava anch’esso fronte al Mississippi e si estendeva da Jackson Square fino a Barracks Street.
Era il più antico mercato del paese ancora in attività e aveva ospitato operatori economici fin dall'inizio del diciottesimo  secolo.
Un paradiso per gli amanti dello shopping. Alice fu presa dalla solita frenesia e si spostava volteggiando da un negozio all’altro, io e Bella passeggiavano comodamente, scevri da qualsiasi fretta, comprammo un regalo per Renèe e per mia madre, trovammo alcuni negozietti molto caratteristici, dove prendemmo dei alcuni oggetti da mettere nelle nostre stanze e ci lasciammo prendere dalla curiosità dentro un negozio esoterico, dove ci illustrarono per filo e per segno come svolgere un vero rito voodo. Scoppiammo a ridere e provammo ad immaginare chi potesse essere il terminale di un rituale di questo genere. Ma non riuscimmo a trovare una sola persona che potesse disturbare il rapporto fatto da un’intesa pressoché perfetta.
Proseguimmo verso Garden District, dove si trovavano alcuni palazzi meravigliosi e magnifici giardini, che una volta appartenevano alla nobiltà della città. Visitammo, le più conosciute : quella di Joseph Morris, di Payne-Strachan e di Anne Rice, famosa per aver scritto “L’intervista col vampiro”.
La sera ci immergemmo nell’atmosfera di Bourbon Street, una delle più conosciute e famose attrazioni turistiche di New Orleans. La strada era piena di gente con drink in mano, dinanzi a complessini che facevano musica dal vivo, che ballavano come fossero stati morsi da una tarantola, io restavo a guardarli a debita distanza, ad un certo punto, vidi Alice e Jessica lasciarsi trascinare da un gruppo di blues, cominciarono ad ancheggiare seguendo la musica, completamente rapite dal ritmo, Alice trascinò un Jasper molto imbarazzato di un’ammiccante danza corpo contro corpo. Emmett socializzava con una giovane di colore bellissima. Sospinsi Bella verso di loro e dissi:
<< Balla per me… mi piace guardarti, vorrei farti delle foto.>>
Iniziò a muoversi sensuale seguendo la musica, le braccia in alto sulla testa, le spalle a tempo, quel suo corpicino minuto riempiva lo spazio, appoggiai la schiena e cominciai a scattarle delle foto, il mio sguardo calamitato su di lei.
Il gruppo s’ingrossò rapidamente, altri si aggiunsero alla schiera di danzatori di strada, all’improvviso due persone si misero tra me e lei, occupandomi la visuale.
Mi sentii immediatamente inquieto, il ritmo aumentava d’intensità intravedevo Emmett e Tayler, ma di lei non avevo più traccia, mi avvicinai ancora di più, scrutai verso quell’insieme variegato:
<< Bella!>>, iniziai ad urlare, << Bella!>>.
Cercai di entrare tra la folla che ballava, ma non era facile, mi facevo spazio con sempre più concitazione, quindi mi alzai, guardai ancora in giro, mi spostai tra la gente, incurante delle spinte che ricevevo, sentii due braccia mi strinsero i fianchi, mi girai, mi abbracciò stretto:
<< Amore sono uscita dalla bolgia e non eri più lì. Ma come ti è venuto in mente di entrare in mezzo a tutta questa gente, rischiando di essere spinto, potevi ricevere qualche colpo sulla schiena. Vieni imprudente.>>
<< Ma dov’eri finita? Non riuscivo più a vederti… mi sono spaventato a morte e ho fatto pensieri terribili.>>
<< Credevi fossi fuggita da te?>>.
<< No peggio che t’avessero portato via.>>
<< So badare a me stessa.>>
<< Questo vuol dire? Non devo preoccuparmi per te o cercare di proteggerti?>>,  l’avevo scostata da me e la fissavo, << oppure pensi che non sia in grado?>>.
<< Sai che non intendevo questo.>>
Mi sedetti sulla sedia e mi allontani dalla folla verso un locale adiacente, Bella mi seguiva, ordinai uno shot e lo buttai giù tutto d’un fiato, si abbassò verso di me e disse:
<< Ora che con questo gesto un po’ teatrale mi hai fatto capire che ti sei offeso, ingiustificatamente, perché non c’era nulla di più in quella frase, possiamo andare a mangiare? Avrei una fame terribile.>>
Mi prese per i capelli e mi avvicinò alle sue labbra, me li arruffò e scoppiò a ridere, non riuscì a non imitarla. Chiamai Jasper al cellulare e andammo in un locale in fondo a Bourbon Street.
Ci godemmo fino all’ultimo la nottata e mentre albeggiava tornammo in albergo, in camera si buttò sul letto, io mi appoggiai al muro poi cominciai:
<< Tecnicamente è già San Valentino.>>
<< Come?… Oh sì Edward lo è già.>>
<< Sta ferma lì.>>, mi appoggiai ad un sedia e mi inginocchiai dinanzi a lei. << Questo è per te.>>
Le porsi una piccola scatola.
<< Edward! Questo viaggio era già un mega regalo per il nostro primo San Valentino insieme, bastava.>>
<< Blatera meno e non rovinare questo momento magico, che voglio ricordare per tutta la mia vita.>>
Aprì la scatolina e spalancò gli occhi:
<< No Edward non è possibile.>>
<< Sì invece… amore mio, meriteresti molto di più, ma consideralo un promemoria, l’impegno e la promessa di tenerti legata a me per sempre.>>
Era una fascetta di oro bianco, gli avevo fatto incastonare sei brillanti e incidere i nostri nomi all’interno.
Mi baciò e mi strinse. Mi porse la mano sinistra, la guardai sorridendo, credo che l’avesse fatto d’istinto, ma apprezzai.
Si guardò l’anello al dito:
<< 




È bellissimo Edward e mi sta proprio bene, non trovi?>>.
<< E’ perfetto.>>
<< Amore mio grazie.>>, esclamò, mi porse le mani e mi aiutò ad alzarmi, mi accompagnò sul letto.
<< E’ veramente splendido e come si vede il tuo tocco personale. Come hai fatto? Con tutto quello che è successo.>>
<< Mia madre.>>
<< Oh no Esme!>>.
<< Sì… sì proprio Esme. L’ho fatta impazzire, ho disegnato il modello, lei ha contattato il suo gioielliere, è andata su e giù un bel po’ di volte, ma è esattamente come l’avevo pensato per te.>>
A quel punto si alzò, andò verso la sua valigia, prese due pacchetti, me li porse, si sedette sul letto ed incrociò le gambe.
Sorridendo aprii quello più piccino, dentro una bella penna, aveva le mie iniziale incise sul tappo, le diedi un bacio e mi concentrai sull’altro.
Ci trovai un diario con una copertina di pelle, aprì la prima pagina, c’era una splendida foto newyorkese di noi due e un messaggio a margine:
“Potrebbe servirti per scriverci i tuoi pensieri, i tuoi desideri, le tue paure, anche se non ti nascondo  vorrei continuare ad essere io il terminale ultimo di tutto ciò che ti preoccupa, che t’impensierisce o che desideri.
Magari potresti avere pensieri troppo spinti per la mia anima casta, desideri inconfessabili, paura di essere troppo oppresso dalla mia presenza.
Allora aprirai il diario guarderai questa foto di noi due e tutte le altre dei nostri momenti felici e … poi … credo sarebbe meglio che mi chiamassi, io arriverei subito e ti bacerei, ti carezzerei, saresti mio, ogni pensiero svanirebbe … e queste pagine serviranno solo per contenere immagini che raccontano la nostra splendida ed unica storia d’amore! Ti amo.”
<< Questo diario era pronto da un po’, impacchettato per farti una sorpresa, mia madre avrà pensato che sarebbe stato il  momento ideale, per fartelo avere, la solita romanticona … la penna…  confesso che ci ha pensato stamattina il folletto.>>
<< Grazie tesoro.>>
Lasciai scorrere le pagine e vidi tutte le nostre foto, le carezzai, lo richiusi e lo misi sul comodino, la  feci sedere accanto a me e la spogliai lentamente, mentre le baciavo la pelle nuda delle spalle, della schiena, il petto e la pancia, quando fu nuda dinanzi a me, mi tolsi i vestiti, lei si avvicinò rapida, cercò le mie labbra,  il mio corpo rispose immediatamente al quel suo dolce richiamo.
La strinsi forte, l’accompagnai sul letto e piano mi spostai, azzardai a mettermi su di lei reggendomi con  le braccia, vidi un suo sguardo spaurito, la rassicurai con un sorriso:
<< Ce la faccio amore mio, ti voglio così, mi sentirai tanto e così farò anch’io, sarà perfetto mia meravigliosa Bella.>>
Si lasciò andare chiudendo gli occhi.
Forte di quella visione che mi si apriva dinanzi, la presi e feci tutto ciò che desideravo da tempo, mi sentivo possente come non mai, il desiderio mi prevaricava e mi dava l’energia necessaria per sentire quanto poteva essere incredibile fare l’amore così.
E lei, sbalordita, sognante, appassionata e raggiante si lasciava andare completamente al piacere.
La mia incredibile valentina, il mio primo e unico amore della mia vita, l’amavo così tanto ed ero anch’io totalmente in preda di una felicità, mai provata in maniera così assoluta.
 
 
BELLA
 
Nonostante la sveglia e i ragazzi che bussarono a lungo, non ci fu verso di riuscire ad alzarsi, bofonchiai attraverso la porta un “ Ci vediamo a pranzo” e tornai nel letto.
<< Swan che è successo?>>.
<< Ci siamo appena sganciati dai forzati del turismo.>>
<< Perché stamattina c’era la visita del mitico cimitero di LaFayette, poteva essere molto interessante.>>,  mi prese per le spalle e mi trascinò su di lui, iniziò a torturarmi le labbra, questo suo continuo desiderarmi era bellissimo e nell’assecondarlo lo rendevo strafelice.
<< Diventa ogni giorno più difficile allontanarmi da te e poi ti desidero sempre, Bella sempre, a volte me ne vergogno.>>
<< Vergognarsene, sono una donna fortunata.>> ripresi le sue labbra tra le mie, i capelli tra le dita, anch’io avrei ripreso immediatamente a fare l’amore, ma era stanco, aveva il respiro un po’ pesante, gli occhi facevano trasparire la fatica:
<< Prendiamo una pausa. >>, disse. << Faccio salire la colazione e ti rimetti disteso.>>
<< Non m‘ importa.>>
Gli cambiai il cerotto e ripresi a toccargli il petto, la schiena, il collo, dandogli piccoli baci, guardandolo negli occhi rapita. Lui si lasciava cullare, totalmente rilassato e preso da me.
Verso mezzogiorno il cellulare iniziò a trillare, lo passai a Edward, era Emmett.
<< Sì lo so siamo in ritardo, ma devi avere un po’ di comprensione ho dovuto fare gli straordinari… è San Valentino! Ma che te lo dico a fare.>>
<< Sei insaziabile dì a Bella di muoversi.>>
Erano tutti nella hall, spazientiti per l’attesa:
<< Ma dai me lo stai consumando!>>, sbottò Emmett, << guardalo non ha occhiaie sembra uno zombie … ma sei matta.>>
<< Smettila.>>
<< Ehi Bella!>>, gridò Alice, << fammi vedere quella mano.>>
<< Ma che occhio di lince!>>, esclamò Edward.
<< Individuerei una fedina a chilometri… bellissima Edward, che gusto!>>.
Lui era rosso, lo sguardo imbarazzato, Angela e Jessica si erano avvicinate guardavano la mia mano ammirate.
 
 
<<  È bravo Cullen.>>, e giù una pacca sulla spalla… il solito Emmett, << stiamo alzando il tiro … Romeo.>>
<< Sto cercando di legarla in tutti i modi possibile, sai com’è prima di andare ancora sul tavolo operatorio, non si sa mai.>>
Mi volsi verso lui, lo guardai:
<< Stupido.>>
<< Era un po’ che ci pensavo… allora eccolo lì al suo dito.>>
<< Che classe. Che stile il mio principe.>>, disse seria Alice,<< Ragazzi dovreste vergognarvi, zoticoni imparate.>>
Il pranzo fu molto divertente, un continuo scambio di battute tra i ragazzi e le ragazze, al centro della diatriba, il modo romantico e tradizionale di Edward di dimostrarmi il suo amore.
Un pomeriggio di giri e shopping quindi dritti in un ristorante che aveva organizzato una bella festa per gli innamorati.
Lui era così molto soddisfatto, mi stringeva sempre, mi guardava di sottecchi, aspettava una mia parola, uno sguardo, che lo sfiorassi.
Abbracciati tra le lenzuola, sguardo sognante perso uno nell’altra, una notte d’amore, ancora un’altra, con la sensazione di aver vissuto l’ennesimo momento magico, unico, irripetibile, il nostro primo, perfetto indimenticabile San Valentino.
 
 
Buon giorno belle e buon lunedì! 
Muoio di sonno ma invece di fare un riposino ristoratore dopo un rientro da Milano alle due di notte e una sveglia alle 5 e mezza per accompagnare mia figlia in gita. sono quì che faticosamente sto provando a postare, spero di non fare stupidaggini da rimbecillimento!
Un viaggio pare sia sempre di buon auspicio sia per migliorare gli stati d’animo di Edward, sia perché mi da l’occasione di mostrare il pensiero, la premura di Edward nei confronti del suo amore,  al fine di rendere indimenticabile un evento che per una giovane coppia riveste sempre una grande importanza.
Come vedete ancora hanno dei piccoli problemi di gestione di alcuni aspetti della loro relazione, Edward che pensa di non aver voce in capitolo su alcune scelte di Bella anche se tali scelte sono dettate dal desiderio di passare più tempo insieme o la frustrazione che lo prende quando pensa di non essere in condizioni di difenderla se mai ne avesse bisogno, anche se le affermazioni di Bella erano ben lunghi dal voler essere offensive.
L’anello pensato, progettato e fortemente voluto da Edward, a suggello di un amore che affronta quotidianamente difficoltà a volte ardue da superare, me che esiste e resiste …. Resiste?
Adoro New Orleans, nella mia gioventù ho conosciuto durante una vacanza un uomo bellissimo che abitava a New Orleans e studiava architettura in Grecia, per quindici giorni indimenticabili me ne aveva parlato così intensamente e con un tale amore che ricordo perfettamente quasi ogni parola.
Mi sono ripromessa tante volte di andare a visitarla, ma ancora non ci sono riuscita, mi piacerebbe vedere e  sentire, se è ancora possibili quell’atmosfera, quei colori di cui Monroe mi aveva parlato.
Un bacio ragazze e ricordatevi di me …

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Capitolo 32
*** Mi sono perso ***


Tratto dal trentunesimo capitolo:

<< Vieni piccolo mio, è ora di resettare la tua schiena dolorante.>>
<< Ma dove diavolo la prendi tutta questa energia?>>.
<< Basta che fisso questi occhi meravigliosi, per ricaricarmi all’istante.>>
Iniziò carezzandomi, poi massaggiando fino alle spalle e giù per tutta la schiena, poi aveva preso una crema e sfiorandole appena e l’aveva messa sulle cicatrici, mi girai, gli occhi negli occhi, l’afferrai e le tolsi l’asciugamano, si mise su di me, il suo petto vicino alla mia bocca, invitante, la baciai.
Il profumo della sua pelle nella bocca era sublime, lei tendeva il suo corpo in preda al piacere, cercava spasmodicamente le mie labbra, straziandomi di baci. Il suo corpo sinuoso sotto le mie mani si lasciava andare e il tempo sembrò fermarsi. La accompagnai sul letto e mi sistemai alle sue spalle, mi avvinsi a lei e cominciai a toccarla e baciarla. Continua mai stanco, completamente stordito dal profumo della sua schiena.
<< Cullen, portami in paradiso, fammi sentire la tua passione, ti voglio …. Oh sì quanto ti voglio! >>.
 
******
 
Mi appoggiai al muro poi cominciai:
<< Tecnicamente è già San Valentino.>>
<< Come?… Oh sì Edward lo è già.>>
<< Sta ferma lì.>>, mi appoggiai ad un sedia e mi inginocchiai dinanzi a lei. << Questo è per te.>>
Le porsi una piccola scatola.
<< Edward! Questo viaggio era già un mega regalo per il nostro primo San Valentino insieme, bastava.>>
<< Blatera meno e non rovinare questo momento magico, che voglio ricordare per tutta la mia vita.>>
Aprì la scatolina e spalancò gli occhi:
<< No Edward non è possibile.>>
<< Sì invece… amore mio, meriteresti molto di più, ma consideralo un promemoria, l’impegno e la promessa di tenerti legata a me per sempre.>>
Era una fascetta di oro bianco, gli avevo fatto incastonare sei brillanti e incidere i nostri nomi all’interno.
Mi baciò e mi strinse. Mi porse la mano sinistra, la guardai sorridendo, credo che l’avesse fatto d’istinto, ma apprezzai.
 Si guardò l’anello al dito:
<<  È bellissimo Edward e mi sta proprio bene, non trovi?>>.
<< E’ perfetto.>>
<< Amore mio grazie.>>, esclamò, mi porse le mani e mi aiutò ad alzarmi, mi accompagnò sul letto.
<< E’ splendido Edward e si vede il tuo tocco personale. Come hai fatto? Con tutto quello che è successo.>>
<< Mia madre.>>
<< Oh no Esme!>>.
<< Sì… sì proprio Esme. L’ho fatta impazzire, ho disegnato il modello, lei ha contattato il suo gioielliere, è andata su e giù un bel po’ di volte, ma è esattamente come l’avevo pensato per te.>>
 

Capitolo 32

Mi sono perso

 
 
BELLA
 
Dal mio letto scrutavo la sua finestra, eravamo rientrati, l’avevo lasciato a letto, un infermiere era venuto per fargli la terapia con le immunoglobuline, così da depurare un po’ il sangue.
Non mi aveva permesso di restare con lui, aveva insistito perché andassi a riposare, ero davvero  esausta.
Messaggiavamo mentre la terapia proseguiva, poi d’un tratto mi diede la buonanotte, così di punto in bianco, la tensione lo aveva preso, gli scrissi due parole: “Ti amo” e chiusi lì.
Dopo un’ora filtrava ancora una luce soffusa, era comprensibile che non gli sarebbe stato facile prendere sonno.
Fissavo la mia mano in cui riluceva l’anello e spostavo lo sguardo sulla finestra illuminata.
Erano passati sei mesi da quando ero entrata in quella camera e avevo conosciuto un ragazzo, che mi aveva conquistato completamente, adesso eravamo arrivati a un altro passaggio fondamentale per la sua vita, giunsi le mani e pregai Dio che questo fosse l’ultima, gravosa prova a cui doveva sottoporsi.
 
<< Forza Edward che ne diresti di andare in scena.>>, disse Lys prendendo la cartella e avvicinandosi al letto.
<< Non aspetto altro dottore, sono stato sempre un tipo abbastanza paziente, ma in questi tre mesi, lei è riuscito a consumare tutta le mie riserve.>>
<< Come mi dispiace signor Cullen, potrebbe citarmi per danni derivati da ansia. Ah! Ah!>>
Quando fu sulla barella, mi avvicinai a lui, mi sussurrò:
<< Amore ti giuro che questa sarà l’ultima volta, non ti farò stare mai più in pena, andrà tutto bene, basteranno un paio d’ore di attesa.>>
<< E’ carino che sia tu a rassicurare me.>>, mi avvicinai al suo orecchio, << meno male che tutte queste persone non riescono a sentirci, altrimenti penserebbero che siamo totalmente fuori di testa.>>
<< O magari che siamo solo follemente innamorati. Un bacio mia piccola tornerò presto.>>




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Il copione si ripropose uguale, tutti stretti nell’attesa, il pensiero a lui.
Il timore s’insinuava, un’altra anestesia nelle sue condizioni era un grosso rischio, nella memoria di tutti c’era ancora l’immagine di lui intubato.
L’intervento sarebbe stato condotto dal primario di chirurgia toracica, Lys e Carlisle erano lì ad assistere e un’intera equipe di rianimazione era stata allertata.
Mano nella mano con Rosalie, sembravo in trance, fissavo il vuoto, mi ero chiusa in un silenzio non appena l’avevo visto sparire dietro la porta del blocco operatorio, ma avevo un nodo così forte alla gola e la mente attanagliata dall’ansia, che mi sembrava saggio star zitta ed evitare di trasmettere ansia  a tutti gli altri.
 Dopo circa due ore, uscì un’infermiera, ci precipitammo verso di lei:
<< Il dottor Cullen vi manda a dire che siamo quasi alla fine, che tutto procede bene, dice di stare tranquilli.>>
Riprendemmo un po’ di fiducia, ci risedemmo attendendo pazientemente la fine di quello strazio.
Passata un’altra mezz’ora, mi alzai,
<< Cosa c’è tesoro?>>, disse Rosalie.
<< Aveva detto che erano alla fine perché non esce?>>, dissi.
<< Magari sarà già in sala risveglio con papà, sta tranquilla.>>
<< Ho bisogno di allontanarmi un attimo.>>, dissi ancora.
<< Dove vuoi andare?>>, chiese Jasper.
<< Ho bisogno di restare un po’ da sola.>>
 
 
Nel silenzio della cappella dell’ospedale, mi lasciai andare parlando e pregando Dio e sciogliendomi quindi in un pianto raccolto e discreto, una suora che stava accendendo delle candele sull’altare, si avvicinò, mi pose la mano sulla testa e mi sorrise dolcemente, poi disse piano:
<< Lui ascolta sempre le preghiere accorate, soprattutto quando vengono da giovani, non temere! Abbi fede in Colui che tutto può.>>
Mi avvicinai all’altare, asciugandomi le lacrime, rimasi ancora in ginocchio per qualche minuto, poi dopo aver fatto il segno della croce, raggiunsi gli altri.
Passò un'altra ora, il via vai continuava silenzioso, Jasper mi porse del caffè:
<< Sta finendo Bella, resisti ancora un po’.>>
<< La scorta di fiducia è terminata Jasper. Tre ore sono davvero troppe.>>, scoppiai a piangere.
<< No. No ti prego, non fare così, non lo aiuti e non aiuti tutti noi.>>
<< Io non ce la faccio.>>
<< Basta Bella.>>, disse alzando leggermente il tono, tutti lo fissarono, allora mi cinse in un abbraccio, << ti prego.>>
Restammo stretti, cercando di dare un senso a quello che stavamo provando e negando ciò che si insinuava nelle menti, aspettando e sperando che quella porta si aprisse presto.
 
 
EDWARD
 
<< Ben svegliato.>>
Sbattei le palpebre, incontrai gli occhi celesti di mio padre su di me. Deglutii, mi bruciò la gola, ma non ero intubato.
Primo punto a mio favore.
Avevo la mascherina sulla bocca e un bisogno impellente di fare un grosso respiro.
Non appena ci provai, un dolore fortissimo al petto, mi bloccò, strinsi gli occhi:
<< Fa piano, Edward. Piano.>>
Gli porsi la mano, ma non parlai, la mente annebbiata e avevo la nausea, decisi di restare immobile, sperando che così calmasse.
<< Resterai ancora una decina di minuti, qui in sala risveglio, poi ti porteremo in reparto.>>
Feci un segno con la mano, strizzai gli occhi, mio padre si affrettò a rispondermi:
<< In chirurgia toracica, Edward ti sederemo per evitarti i dolori, ma tutto è andato bene.>>
Sotto la maschera, mi si aprì un sorriso e lui mi passò la mano sulla fronte.
<< Adesso chiudi gli occhi, ti ritroverai presto in camera.>>
Seguii il consiglio del resto avevo le palpebre pesanti, non mi accorsi neanche di essere stato spostato e quando li riaprii, mi ritrovai dentro al primo sguardo che avrei voluto incrociare:
<< Amore mio.>>, disse sussurrando. << finalmente sei qui.>>
Scostai la mascherina e lei subito si avvicinò alle mie labbra.
Fu breve, troppo breve, mi rimise quello stupido pezzo di plastica che mi negava quel contatto:
<< Che ne diresti di essere un po’ più giudizioso, sei uscito da un intervento solo un’ora fa.>>, disse.
<< Ciao tesoro.>>
Mi voltai, mia mamma e mia sorella erano accanto a me e avevano aspettato pazientemente che mi ritrovassi prima con Bella.
Mia madre mi baciò sulla fronte, porsi la mano a Rosalie, l’avvicinò al suo viso.
<< C’è un po’ di gente fuori.>>, disse Bella, << fai la tua solita apparizione dietro il sipario per ora e poi magari tra un pò li ammetterai al tuo cospetto?>>.
Risi, sollevò la tenda e il variegato gruppo dei miei amici apparve, scombinato e sorridente, li salutai, segno che tutto era ok, poi vidi i genitori di Bella, Renèe mandò il mio bacio, dietro in disparte Long.
<< Grazie.>>, biascicai, mentre un nuovo attacco letargico stava per prendermi.
Cercai di oppormi, ma fu inutile, chiusi gli occhi e mi riaddormentai.
Quando riaprii gli occhi, Bella era raggomitolata sulla poltrona, una copertina addosso, dormiva appoggiata allo schienale, provai a sollevarmi un po’, puntellandomi sui gomiti, un dolore sordo e forte mi prese, gemetti:
<< Ehi campione cosa pensi di fare?>>.
Bella sobbalzò, Lys era entrato e a larghi passi si era avvicinato al letto:
<< Ops! Desolato di aver interrotto il tuo meritato riposo Bella, ma il tuo fidanzato si stava lanciando in qualcosa che sarebbe meglio che per ora non facesse. Possibile che non sai stare buono.>>
Mi riaccompagnò sui cuscini.
<< Avrai il solito fastidio a parlare quindi aspetta ancora qualche ora, ti farò recapitare un netbook prima possibile.
L’intervento è andato bene, abbiamo tolto la ghiandola e ripulito tutto, riprenderai la cura per la miastenia subito, mentre sospenderemo il fentanil, per un po’, quindi considera che non appena avrai assorbito gli effetti dell’anestesia, la schiena comincerà a far male, valuteremo quindi come affrontare il dolore.
Nei prossimi giorni avrai male a respirare oltre che a parlare, quindi per le prossime ventiquattro forse quarantotto ore, cerca di muoverti il meno possibile.
Resterai monitorato, in ossigenoterapia giorno e notte, con la mascherina e non impressionarti, ma hai un drenaggio nel torace.
Mi raccomando fa il bravo e soprattutto non far partire inutili paranoie. Ti verrò a controllare prima di andare via.>>
Scossi la testa e spostai il lenzuolo, vidi la cannula che usciva dal mio torace, lasciai la mano di Bella e me la passai sulla fronte. Rivolsi lo sguardo verso mio padre, lui disse:
<< Vuoi che vuoi che ti racconti?>>.
Feci segno di sì, mentre avevo ripreso la mano di Bella e la stringevo convulsamente.
<< Norton ha operato senza la benché minima difficoltà, abbiamo temuto per eventuali complicazioni dovute all’anestesia, ma per  fortuna tutto è filato liscio.
Sei solo molto debole Edward, devi riprenderti piano e con tanta pazienza.>>
Presi fiato, le lacrime scendevano dai miei occhi, senza che riuscissi a fermarle.
<< Calmati ti prego, tornerai a casa presto e passerà tutto in fretta.>>
Bella mi asciugò le lacrime.
<< Riposa amore. >>, mi disse.
Mio padre mi diede un bacio sulla fronte ed uscì.
Mi rivolsi a lei:
<< L’intervento … quanto… quanto è durato?>>.
<< Quattro ore circa.>>
<< Amore mio, sarà… sarà stato terribile.>>, gemetti cercando di prendere aria.
<< L’importante che sei qui adesso, ma adesso basta Edward devi riposare.>>
L’infermiera entrò e posò il netbook sul tavolino.
Feci segno di aprirlo. Scrissi rapido.
“ Non voglio vedere nessuno.”
<< Perché?>>.
“ Sono stanco e troppo fragile, finirei col fare male a mia madre, non voglio che mi veda così.
Mi faccio schifo.”
Feci segno verso le sacche:
<< Sarà questioni di due giorni.>>
“ Non ce la farò.”
<< Che diavolo dici.>>
“ Non c’è più niente da spremere in questo corpo di me….da”
<< Edward ti prego.>>
Mise la testa sul letto, mi prese la mano e se l’appoggiò sul viso.
<< Ti prego smettila.>>, disse.
Mi scostai la mascherina
<< Bella.>>, sussurrai.
<< Sono qui accanto a te, passerà te lo assicuro.>>
Mi calmai, continuò a carezzarmi poi scrissi:
“ Fai entrare mamma e Rose.”.
Mi forzai un sorriso sulle labbra e fui appena convincente.
<< Sono tutti qui fuori Edward.>>, disse lei. << Sanno che non stai bene e che non puoi parlare, ma aspettano da ore, vogliono solo vederti.>>
Annuì. Lei si avvicinò alla porta li
Le ragazze si avvicinarono timorose al letto, mi baciarono lievemente, sulla fronte, sulla guancia, socchiudevo gli occhi emozionato, Jasper, Emmett, Ben e Mike si sistemarono ai piedi del letto, John appena più in là, feci loro un cenno.
<< Rosalie ci ha detto tutto.>>, disse Jasper, << non ti affaticheremo, avevamo solo bisogno di salutarti e adesso possiamo andare.>>
Scrissi e Bella lesse il messaggio:
“ Grazie del trattamento piacevole ragazze e grazie per aver tenuto lontani i vostri uomini, mi avete letto nel pensiero, il contatto con loro non era né gradito, né necessario.”
Si misero a ridere.
Vi aspetto domani per un altro giro di coccole.”
<< Simpatico.>>, sbottò Emmett, << sei agli sgoccioli ormai con questa commedia del malato, passerai presto all’ Edward guarito e attaccabile. Goditi ancora questo breve ultimo periodo di supremazia… finirai tra le nostre grinfie e lì non potrai scampare alla nostra vendetta per tutti questi anni di soprusi.>>
“ Certo certo vedremo.”
Poi scrissi ancora.
“Grazie John per essere qui”, lo mostrai ad Bella che lo lesse.
<< Sono felice che sia tutto finito.>>, rispose.
Si avvicinarono quindi per salutarmi, mi lasciai andare ancora al loro affetto.
Rosalie era rimasta vicino al mio capezzale, mi carezzava i capelli, era inquieta e triste, le carezzai quel viso pallido, i capelli e la feci avvicinare a me, le sussurrai:
<< Vai via tranquilla, mi riprenderò presto.>>
<< Non vorrei ma devo.>>, disse rivolgendosi ad Bella, << tenetemi costantemente informata di come vanno le cose.>>
<< Sta tranquilla Rosalie, te lo prometto.>>, le disse Bella.
Fu la volta di Renèe e Charlie.
<< Disturbiamo?>>, mi diede un bacio in fronte, << Edward, siamo così felici che tutto finalmente sia finito.>>
“ Speriamo che sia veramente così.”, le scrissi.
<< Quando tornerai a casa?>>, chiese Charlie.
“ Tra un paio di giorni.”
<< Allora ti lasceremo tranquillo mentre resterai qui, ci ritroveremo a casa.>>, disse ancora Renèe,
<< e tu bambina mia, aiutalo a riprendersi presto, avete tante cose da fare.
Ciao Edward Cullen sei davvero il ragazzo dei miracoli.>>
 
Tre giorni, resistetti tre giorni prima di cominciare a dare di matto, ero una specie di scheggia impazzita.
Non potevo muovermi dal letto, senza sentire un forte dolore al petto, lo stesso che provavo sia pure attenuato quando respiravo o provavo a parlare.
Ero esausto, Bella e mia madre cercavano di aiutarmi, ma venivano puntualmente investite dai miei scatti d’insofferenza.
 
 
Tornare a casa non aveva cambiato molto il mio umor nero, avevo avuto una sfilza d’indicazioni su cosa potevo e non potevo fare, odiavo tutte queste limitazioni, ma odiavo soprattutto la tonnellata di farmaci che mi erano stati prescritti e quella maledetta ossigenoterapia.
Mi sentivo come risucchiato in un buco, ero uno straccio anche dal punto di vista emotivo, ero di fatto, entrato in una spirale depressiva.
Passavano i giorni, ma continuavo a rimanere chiuso in camera, seguivo le lezioni sul pc, restavo per lo più disteso, spossato e nervoso.
Il terapista veniva ogni giorno per farmi mobilizzazione e massoterapia, poi mi aiutava a mettermi in piedi, fare qualche passo, ma ero sempre piuttosto affannato e stanco e mi arrendevo alla fatica piuttosto rapidamente.
Altra nota dolentissima erano le continue analisi cui ero costretto a sottopormi: emogas, saturazione, pressione, elettocardiogramma, per non parlare delle fastidiose iniezioni sottocutanee, che avevano reso la mia pancia tumefatta in ogni centimetro quadrato, al pari delle mie braccia; non riuscivo più a passare lo sguardo in nessuna parte del mio corpo, senza avere un moto di repulsione.
E ancora le bende celavano i tre buchi sul mio torace, quando mio padre mi medicava i punti spostavo lo sguardo altrove, reprimendo una sensazione sgradevole.
Mi sentivo oppresso, a volte pensavo fosse peggio che stare in ospedale.
Solo ogni tanto sprazzi di raziocinio, mi facevano rendere conto che nessuno né mio padre, né il terapista né tantomeno Bella o mia madre, avevano colpa per quello che dovevo subire giornalmente, ma più passavano i giorni, più diventava difficile mantenere il controllo, la mia mente non mi dava pace.
Ero riuscito a ridurre poco alla volta il tempo che Bella passava a casa mia, le avevo imposto di tornare all’università, ormai il trimestre era agli sgoccioli e il calendario degli esami era stato fissato tra il diciassette e il ventitré marzo. Lei era stata più arrendevole del solito, aveva troppa paura di litigare, di farmi star male.
Le avevo concesso di stare con me la sera, mi faceva compagnia per cena, che il più delle volte consumavo nella mia stanza, restava un paio d’ore, che dedicavamo allo studio, poi crollavo letteralmente.
Ero fisicamente stanco dalla terapia, psicologicamente stremato dall’infinito lavorio del mio cervello, perso sempre in pensieri il più delle volte pessimistici, e dallo studio che si era fatto più intenso, almeno per le poche materie che mi era stato concesso di sostenere.
La notte poi era un vero delirio, dormivo al massimo un paio d’ore, quindi mi svegliavo per i dolori e  proseguivo con un crogiuolo di riflessioni e smanie. La mattina ero un vero straccio.
Ormai neanche la presenza di Bella riusciva più a tirarmi fuori dal vortice di negatività, che ogni giorno m’ inghiottiva sempre di più.
Gli Oneida erano una parentesi appena un po’ più luminosa nelle mie giornate buie, si tenevano in costante contatto con me e con Bella, riuscivano a strapparmi un mezzo sorriso ogni tanto; Sam mostrava con me quel suo lato da capo tribù, molto autorevole, cercava di suscitare un barlume di positività, con scarsi risultati.
 
A dieci giorni dalle dimissioni, Lys venne a farmi una visita di controllo in casa, accompagnato da mio padre. Attese che terminasse la lezione cui stava assistendo, sorseggiando un caffè e conversando con mia madre.
<< Allora ragazzo, come andiamo?>>, disse entrando.
<< Buongiorno dottore viene a controllare il suo peggior paziente.>>
<< Lo sai bene che non è vero.>>
<< Vorrei poterle dire che mi sento meglio, ma non è così, sono veramente a terra.>>
<< Edward capisco che sei al limite della sopportazione umana…>>
<< Al limite? Diciamo che l’ho superato già da un po’.>>
<< Adesso dovresti raccogliere tutte le forze per tirarti su, giorno per giorno.>>
<< Nessuno di voi riesce neanche a immaginare come mi sento adesso.>>, dissi con tono amaro,
<< piuttosto si è ricordato?>>.
<< Cosa?>>.
<< Le foto.>>
<< Oh sì eccole.>>, poggiò una busta sul mio comodino.
<< Si può.>>, Bella fece capolino dalla porta.
 
 
<< Tu cosa ci fai qui>>, chiesi serio.
<< Mi ha accompagnata John, aspetta in salotto, vorrebbe salutarti quando avrai finito la visita.>>
<< Non serviva che venissi, è solo una visita di routine.>>
<< Routine… è la prima visita del dottor Lys dopo l’intervento, ti controllerà che i punti siano rimarginati e finalmente potrai togliere quelle fastidiose bende che ti stringono il petto.>>, disse.
Si avvicinò al letto, mi salutò, risposi freddamente, senza un vero motivo, ma paziente come al solito finse di non notarlo, si sedette in disparte, aspettando un mio sguardo, un invito che non arrivò, si alzò e disse:
<< Se hai bisogno di me, sono qui fuori.>>
Allora dissi:
<< Bella… ti prego.>>, dissi con un tono di scusa, << vieni.>>
I suoi occhi ebbero un guizzo di gioia.
Che idiozia stavo per commettere. Allontanarla da me in uno di quei momenti in cui, invece, ero solito potermi specchiare in quello sguardo, unica fonte di consolazione.
<< A me gli occhi mister Cullen.>>, disse sorridendo.
Sorrisi a mia volta, Lys tolse con delicatezza i cerotti che celavano i tre fori, controllò le ferite e sorridendo disse:
<< Mi sembra proprio che sia stato fatto proprio un bel lavoro, i segni saranno minimi.>>
<< Fino a quando avrò così male al petto?>>.
<< Almeno per una decina di giorni.>>
<< Così tanto… sono molto stanco.>>
<< Lo capisco.>>
<< E quando potrò rimettere il cerotto?>>.
<< Ti fa molto male la schiena?>>
<< Abbastanza.>>
<< Ne riparliamo la prossima settimana.>>
Mi guardai il petto, passai le dita sui tre buchi, li guardai con attenzione, chiusi gli occhi e mi riappoggiai sui cuscini.
Lei si avvicinò e mi disse:
<< Ricorda che è una situazione temporanea, destinata a migliorare.>>, mi sussurrò, << Hai passato già il muro Edward, adesso piano piano scenderemo insieme.>>
S’incollò alle mie labbra, me le sfiorò con la lingua, riprese a fissarmi e carezzarmi i capelli.
Il dottore finì di controllarmi, poi chiesi loro di aiutarmi a mettermi sulla sedia ed uscirono.
 
 
Rimasi immobile, lo sguardo vitreo, perso nel vuoto. Mi spostai verso la finestra, Bella provò a stringermi, ma rimanevo rigido, d’un tratto le dissi:
<< Puoi sentire cosa dice Lys, vorrei sapere cosa dovrò fare adesso, io non ne ho voglia e per favore uscendo chiudi la porta.>>
<< Vado subito.>>
Fissavo il giardino, spazzato da un vento forte che sibilava poi tra gli alberi, era una giornata fredda, il cielo colmo di nubi, mi spostai ancora verso il mio comodino, presi la busta, tirai fuori le foto e cominciai a scorrerle.
 
 
BELLA
 
<< Edward non viene?>>, chiese Lys.
<< Dice di non sentirsela.>>
<< John credo che Edward abbia bisogno solo di qualche minuto, poi se vuoi potrai salutarlo.>>, dissi.
<< Forse è meglio che vada via.>> rispose lui.
<< No.>>, dissi, << ti prego aspetta sono certa che gli farà piacere vederti.>>
<< Sono sufficientemente soddisfatto della situazione generale.>>, iniziò Lys. << Certo non bisogna abbassare la guardia. Deve incrementare la terapia adesso, senza affaticarsi troppo, aggiungeremo delle sedute di training e rilassamento, è molto teso e deve fare molta ginnastica respiratoria e cercare di condurre una vita quanto più normale possibile.
La cura per migliorare la trasmissione neuromuscolare deve proseguire con i farmaci soliti, il dosaggio lo tareremo via via che vedremo gli effetti benefici dell’intervento.
Questo primo periodo sarà molto duro e Edward sta manifestando chiari segni di depressione, è molto stanco, è sotto pressione da tanti mesi, sempre tra alti e bassi, ma non deve mollare, cerchiamo di motivarlo al massimo.>>
<< Trevor gli staremo accanto e lo controlleremo con ancora con più attenzione.>
<< Se vi accorgete che la situazione emotiva non migliora è bene che gli affianchiamo uno psicologo.>>
<< Edward li detesta.>>, disse Bella, << cercheremo di evitare questa evenienza.>>
<< Carlisle altra cosa, secondo me adesso deve iniziare a venire in reparto per fare la riabilitazione, sarebbe più produttivo.>>
Intervenni.
<< Dal diciassette al ventitré ci sono gli esami ad Ucla, Edward ha fatto tanti sacrifici per preparare alcune materie, non vorrà rinunciarci, diamogli ancora un po’ di tempo per riuscire a conciliare gli studi e la riabilitazione, dopo gli esami lo convincerò a venire in ospedale.>>
<< Ok allora ogni tre giorni verrà per una seduta con i nostri terapisti, per il resto della settimana darò l’intero protocollo a Clayton. Teniamoci in contatto.>> ed andò via.
Carlisle si passò la mano sulla fronte, guardò Bella e disse:
<< Anche regolando gli orari della terapia con i miei turni posso portarlo ma non riportarlo a casa e dobbiamo darti più tregua, hai gli esami da preparare, Esme da sola non può farcela, chiederò anche a Mark di farci una mano, so già che Edward non accetterebbe mai di farsi riportare a casa da un autista o da un taxi.>>
Sentimmo un enorme frastuono, ci precipitammo tutti nella stanza di Edward; tutto era sottosopra, aveva lanciato per terra tutto ciò che era sulla scrivania, compreso lo schermo del pc, che si era rotto, era in piedi appoggiato alla finestra, respirava affannosamente, gemendo mentre fissava fuori, con gli occhi pieni di lacrime.
Mi avvicinai a lui, controllavo se si fosse ferito.
<< Andate via!>>, urlò. Poi abbassando il tono, << sto bene. Andate via, lasciatemi solo.>>
<< Edward.>> allungai la mano per carezzarlo, si scostò bruscamente.
<< Non toccarmi.>>
<< Tesoro che succede.>>, disse Esme.
<< Lasciatemi solo… vi prego.>> ansimava, piangeva, aveva il viso implorante.
Uscirono, alzai l’abat-jour e fu allora che le vidi, un gruppo di foto, sparpagliate per terra.
Le raccolsi e cominciai a scorrerle:
<< Ecco guarda cosa sono diventato… un mostro, orrendo, ripugnante, ma come… come hai fatto in questi due mesi a posare anche solo sguardo sulla mia schiena sfregiata, questi … questi segni sono enormi, raccapriccianti, come hai fatto a carezzarmi, addirittura a baciarmi … mi viene la nausea solo a guardarle!>>.
<< Questa da dove vengono?>>, chiesi mentre le poggiavo sulla scrivania.
<< Che importanza ha.>>, si aprì la camicia strappandosi via i bottoni, << e con questi tre buchi … abbiamo... abbiamo l’intero repertorio, davanti e dietro marchiato per sempre!
Come ho potuto essere così… così… pazzo da permettere che mi restassi accanto… sapendo…. che mi sarei ridotto così!… Perché lo sapevo… lo immaginavo.>>, il respiro era un rantolo, il viso trasformato dal dolore al petto, << Avrei dovuto mandarti via mesi fa.>>
<< Edward cosa stai dicendo… perché tutto questo?>>.
<< Perché? Te lo stai chiedendo? Sono inguardabile e… e… lo sarò per sempre e tutto questo per raggiungere cosa! Niente! Niente! Sono un maledetto malato cronico e sono disgustoso! 
Il mio…. corpo… è rivoltante!>>
<< Edward smettila!.>>, gli afferrai le braccia, ma non riuscivo a fermarlo, il suo respiro si faceva sempre più grosso, stava entrando in crisi:
<< Ni…niente…Non … sarò … mai … mai una persona … normale…so…sono finito!>>
Si fece accompagnare fino alla sedia, presi la mascherina dell’ossigeno e gliela misi.
Appoggiò la testa indietro, gli occhi chiusi, respirava piano, rantolava e gemeva. Trattenevo a stento le lacrime, avevo la sua mano tra le mie e gliela baciavo, sperando si calmasse.
Si sfilò la mascherina dal volto, mi prese i polsi, puntò il suo sguardo su di me e disse con voce ferma:
<< Devi andartene… adesso.>>
<< Edward ma cosa stai dicendo! Edward!>>
<< Non voglio più vederti… Devi uscire da questa stanza e dalla mia vita! Torna alla tua!>>.
<< Edward non puoi parlare sul serio. Amore è con me che stai parlando… sono Bella, non puoi pensarlo veramente. Hai solo bisogno di tempo per riprenderti… vedrai che tutto passerà.>>
<< Tempo? Sprecare altro tempo… il tuo tempo, voglio che mi lasci ora, non voglio più vederti.
Esci e chiudi la porta, non voglio vedere nessuno.>>
<< Edward…>>
<< Esci ti ho detto!>>, gridò, le mani al petto, si lasciò andare, << va via, ti prego.>>
Piangevo, anzi singhiozzavo:
<< Perché mi stai facendo questo Edward?... Io ti amo.>>
Si alzò piano appoggiandosi allo stipite della finestra, la camicia lacera aperta davanti scopriva il suo torace segnato, si cinse il petto per reprimere il dolore, la testa bassa e disse:
<< Io invece non amo più nulla … nulla di questa vita! Mi dimenticherai … spero presto!>>. 



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Mi alzai in piedi, ero scossa da pianto convulso, camminavo all’indietro, senza staccare lo sguardo da lui immobile, speravo si voltasse.
Arrivai alla porta. Uscii e la richiusi, scivolai per terra, prendendomi la testa tra le mani.
John, Carlisle e Esme erano lì attoniti sulla porta. Sentimmo ancora un fragore di vetri rotti, scattai in piedi, misi la mano sulla maniglia, ma Carlisle mi fermò:
<< No adesso, rischierebbe di farti solo del male e forse ne farebbe a se stesso … e si odierebbe ancor di più… aspetta, lasciamolo sfogare, ha bisogno di calmarsi.>>
John mi abbracciò, mi accompagnò verso il divano, ma il mio sguardo era fisso su quella stanza chiusa.
Esme mi raggiunse con un bicchiere d’acqua.
<< Tesoro vedrai è una crisi che passerà, è sconvolto, aspetteremo che si calmi un po’ e parleremo con lui, sii paziente ti prego.>>
<< Ti riaccompagno a casa. >>, disse John.
<< No voglio restare.>>
<< Dietro la porta ad aspettare.>>, disse Esme, << sei sconvolta, ha ragione il professore vai a riposare, gli parlerò e ti avvertirò quando si sarà calmato.>>
Mi prese letteralmente di peso, mi aiutò a indossare il giubbotto, uscimmo, il vento sferzava sul mio viso:
<< Andiamo a piedi, ti prego… ho bisogno di aria.>>
<< Fai passare la notte …>>
<< Tu non hai visto quello sguardo… è finita!… Ed è tutta colpa mia, sono io che l’ho portato a questo punto… se solo non avessi insistito, lui adesso non sarebbe in queste condizioni…
Mi sono innamorata di lui e niente sarebbe cambiato nel nostro rapporto… perché ho voluto che si sottoponesse a tutto questo?>>
<< Cosa dici? Lui si odiava sulla sedia, ricordo perfettamente ciò che disse ad Anaheim,  lo hai aiutato a percorrere l’unica strada che aveva un senso per lui.
Adesso è solo scioccato stanco e sconvolto da quello che ha vissuto, sono giorni che non riposa, ha la mente annebbiata dal dolore, pensa  di non poter rendersi completamente indipendente. Non è una cosa razionale, è confuso e spaesato, ha bisogno di calmarsi, devi aver pazienza e aspettare. >>
Il mio cellulare iniziò a trillare, lo presi subito speranzosa, vidi il nome sul display, mi appoggiai al muretto e risposi:
<< Rosalie …>>
<< Cosa è accaduto Bella?>>.
<< Mi ha cacciata via… mi ha detto di lasciarlo… Rosalie avresti dovuto vederlo …>>, ripresi a piangere.
<< Bella tesoro! Ascoltami dammi un paio di giorni per sistemare le cose e verrò a Los Angeles, vedrai lo farò ragionare.>>
<< Lui ha diritto di essere sconvolto… ma io non ce la faccio… il solo pensiero che mi abbia lasciato mi fa impazzire e… >>, mi mancò il respiro, lasciai il telefono e mi accasciai, le braccia John a sorreggermi. Poi la mia testa leggera, smise di torturarmi.
Mi ripresi sul mio divano, John accanto a me, incrociai lo sguardo comprensivo di mia madre.
<< Bambina mia dagli tempo… povero ragazzo!>>.
<< Rosalie… >>, dissi.
<< L’ho richiamata, arriverà domani.>>
<< Se riceverà pressioni, s’infurierà ancor di più.>>
<< Rosalie è preoccupata per lui… Esme le ha raccontato tutto … le urle, le reazioni … adesso si è chiuso in camera, a chiave. Ho aspettato che ti riprendessi, vorrei provare a parlargli, parlare con qualcuno non di famiglia, potrebbe magari indurlo più facilmente a tornare sui suoi passi. >>
<< Oh sì potrebbe… chiamami… se…>>
 
 
JOHN
 
Camminando verso casa Cullen raccolsi le idee, mi stavo facendo coinvolgere in questa situazione, senza ne conoscessi perfettamente tutti i contorni.
Sapevo com’era nata la loro storia d’amore, tanto fosse intensa, quando dolore e disperazione Edward, ma anche Bella, avevano dovuto affrontare in tutta la loro vita ma forse stavo sbagliando di grosso a mettermi n mezzo.
Chissà cosa era meglio dire per convincerlo su quanto fosse assurda la sua decisione e mostrarsi più razionale in un momento in cui il suo mondo, senza un apparente motivo, era completamente crollato.
Chissà se voleva parlare di quello che stava succedendo proprio con me e quel punto quali parole avrebbero sortito un migliore effetto su di lui e quali lo avrebbero fatto chiudere ancor più in questa realtà disperata che si era costruendo.
La giornata era volata via senza che ci rendessimo conto, il buio era sopraggiunto, le luci che provenivano dalle finestre di casa Cullen erano fioche e un silenzio profondo avvolgeva tutto quanto, bussai e Mark mi fece entrare in salotto:
Il padre e la madre di Edward abbracciati sul divano, erano lo specchio della disperazione.
<< Avete provato a parlargli?>>.
<< Sì con l’unica conseguenza che si è barricato a chiave nella sua stanza.>>
<< Bella come sta?>>, chiese Esme, asciugandosi una lacrima.
<< Mentre tornavamo a casa, stava parlando con Rosalie è svenuta, è con sua madre, ho aspettato che si riprendesse, prima di tornare qui. >>
<< Non riesco a pensare cosa sarebbe utile ora come ora.>>, disse Carlisle, << ma perché questa scelta assurda e radicale, autolesionista!>>.
<< Bella … non vuole parlargli?>>, chiese mia madre.
<< Avreste dovuto vederla, è disperata.>>, risposi, << dice di non avere più speranza, che lui aveva uno sguardo così fermo e deciso, da rasentare una lucida freddezza.
Lei s’incolpa di tutto. Dice che non avrebbe dovuto convincerlo a farsi operare… che lei lo avrebbe amato lo stesso e che per colpa sua, adesso lo ha perso. >>
<< Carlisle ha preso le foto che aveva nella stanza, sono state quelle a scatenare questa reazione.>>
<< Che foto?>>.
<< Le foto delle cicatrici sulla schiena, gliele ha portate Lys.>>
<< Perché le ha voluto vedere? E perché poi il dottore l’ha assecondato, era davvero palese quanto fosse fragile emotivamente in questo momento. Ha fatto un errore madornale! >>
Mi resi conto che avevo i pugni serrati e dovevo avere un’espressione veramente arrabbiata, cercai di rilassarmi, dovevo essere lucido per affrontare Edward o mi avrebbe percepito solo come un altro nemico da combattere per affermare le sue ragioni distorte.
<< Posso provare a parlare con lui?>>, chiesi, mentre mi alzavo.
Mi avvicinai alla porta, bussai:
<< Edward… sono io John Long… posso parlarti? Aprimi per favore. Ho bisogno di pochi minuti, concedimeli, per favore. >>
Attesi qualche minuto, poi sentii scattare la serratura.
La stanza era devastata, l’unica luce era una fioca abat-jour buttata a terra.
Era irriconoscibile, gli occhi gonfi e rossi, le mani graffiate, la camicia lacerata, come se avesse tentato di strapparsela di dosso.
Alzai una sedia da terra e mi sedetti, lui rivolto verso la finestra con le tende tirate a velare la sua  stanza.
Presi fiato.
<< Perché l’hai allontanata così? Perché le stai facendo questo? L’hai desiderata, l’hai stregata, resa innamorata come mai avevo visto una donna in tutta la mia vita e lei ti ha dimostrato un amore così profondo da far invidia a quelli descritti nei testi di letteratura su cui mi perdo da quasi tutta la mia vita, l’ho vista totalmente dipendente, persa per te.
Lo hai detto tu, lei ti ha cambiato la vita, l’ha stravolta, organizzata, ti ha portato a fare delle scelte che forse da solo non avresti mai fatto… e tu come la stai ripagando? Gli stai dando il ben servito ”Vattene … lasciami ora … chiudi la porta!”  . Ma ti sei sentito, mentre le dicevi queste cose!
L’hai spremuta … spremuta Edward! Oggi pomeriggio avevo una donna svuotata tra le braccia, l’ho presa e adagiata sul divano di casa sua, sotto gli occhi di sua madre e le sue prime parole non appena si è ripresa sono state di comprensione per te, per te che l’avevi appena messa alla porta.
Ti stava dando la possibilità di diventare uomo… uomo non perchè avresti camminato ma perché accanto a lei sono certo saresti guarito, lei ti ha reso uomo dentro.
E tu cosa hai fatto? Hai pensato di mandare via l’unico motivo per cui valga la pena vivere … essere amato … e poter amare, solo per tre cicatrici sulla schiena che col tempo sbiadiranno,  o forse hai paura di vivere, di prenderti finalmente tutte le responsabilità? Rispondimi!>>
Si era avvicinato a me, lo sguardo fisso, presi ancora fiato e continuai:
<< E’ stato così facile per te dirle quelle parole… Sei stato veramente un codardo, un egoista, dovresti odiarti per quello che hai fatto!>>.
Allungò repentinamente il braccio e mi prese per la gola, strinse la mano come fosse una morsa, caddi per terra e lui su di me, gli occhi pieni di lacrime, mi lasciai sopraffare, come se fosse inevitabile.
Gli uscì un sussurro dalle labbra serrate:
<< Mi odio già! Sono tornato a essere quello che sono stato in questi vent’anni! Solo, senza più nulla e adesso voglio solo morire.>>.
<< Morire? Vuoi morire per una scelta senza senso? Allora davvero hai perso contatto con la realtà, hai perso la testa ?>>, mi stringeva ancora e piangeva, presi fiato e continuai:
<< Bella, i tuoi genitori, Rosalie si meritano questo? Li vuoi annientare? Eh Edward! Perché questa autodistruzione? E’ inspiegabile!>>, non mi lasciava, ma continuai a parlare:
<< Edward Cullen aveva alzato la testa e puntato al cielo e si è fatto bruciare le ali. E non è stato quel sole che era apparso nella tua vita alcuni mesi fa, quella splendida ragazza, ti sei fatto bruciare dal fuoco delle tue paure, delle tue insicurezze, dal non sentirsi mai all’altezza, atteggiamenti e angosce che lei… la tua Bella sin dal primo momento ha provato a combattere, che pensava di aver vinto e da cui, invece, evidentemente è stata sconfitta!>>.
Mollò la presa e si tirò indietro, mi passai la mano sulla gola e mi misi seduto:
<< Ascoltami Edward e ascoltami bene, ho fatto un errore che mi ha compromesso la vita.
Mi sono illuso di poter vivere gettandomi sulla carriera, ma è stato solo un’illusione, il dolore ha continuato a straziarmi l’anima ogni giorno, sono un uomo solo, senz’affetti, senza famiglia, pieno d’amore a parole e vuoto dentro! Ho pagato e sto pagando una scelta senza senso, la mia fuga folle!>>, mi uscì solo un sussurro, << e la mia scelta non ha distrutto solo me, ha avuto conseguenze su tutta la mia famiglia… ha avuto conseguenze tanto gravi su di te Eddy… su Rose… su mamma e papà, ho reso infelice parte della vostra vita…>>
Mi guardò come fosse in tranche, sconvolto disse:
<< James… >>
Non mi ero neanche accorto che i miei genitori erano impietriti accanto a noi, lui si allontanò come avesse paura di me, respirava forte e aveva le mani sul petto, rimase seduto per terra, la schiena contro il letto.
Mio padre si avvicinò a noi e disse:
<< Non è possibile… James.>>
Mi alzai, ero come tra due fuochi, da un lato gli sguardi increduli dei miei genitori, dall’altro Edward che immobile, mi fissava con un’espressione dura.
<< Ja … James!>>, balbettò mia madre, si avvicinò barcollando a me, mi toccò il petto, mio padre restava ad un passo, guardai ancora verso Edward, che non mi mollava, ruppe il silenzio:
<< Sono riuscito a rovinare anche il momento più felice della vostra vita. Sono proprio maledetto! Tutto ciò in cui sono coinvolto finisce per essere un enorme disastro.
Andate via…>>
Ma visto che non ci muovevamo prese fiato e gridò:
<< Andate via… vi prego!>>
Stentavo a credere a ciò che aveva detto, la sua voce era metallica, come se fosse in un altro posto, lasciai mia madre e m’inginocchiai dinanzi a lui:
<< No… Edward… non hai bisogno di star solo, invece hai bisogno di tutti noi, ma soprattutto hai bisogno di lei… ti prego devi tornare indietro subito.>>
Scuoteva la testa:
<< No, no… non ho altra scelta se non quella che ho fatto.>>
<< Stai sbagliando e lì che ti aspetta, apri quella tenda… attende solo un tuo segno.>>
Continuava a far segno di no, lo avevo preso per la camicia, lo scuotevo leggermente:
<< Ti prego Edward non farlo… stai sbagliando. >>
Mi afferrò le mani e mi spinse via, poi si strinse il petto e con fatica raggiunse il letto. Si mise il braccio sul viso, a celare le lacrime. Mi alzai, continuai a fissarlo poi mi decisi a raggiungere la porta, gli dissi:
<< Sei tu che mi ha riportato qui, di notte il tuo viso era sempre presente, nei miei sogni, nei miei ricordi, di giorno lo rivedevo tra persone sconosciute che incrociavo per strada.  
Il rimorso per averti lasciato, mi ha divorato per quindici anni, sempre.
Rifletti su ciò che stai facendo, non lasciarti andare a quello che è un errore madornale, non cedere Edward… non cedere allo sconforto, niente è irreparabile, c’è sempre una soluzione.>>
 
In salotto, mia madre si era seduta accanto a me incredula, mi teneva la mano, piangeva e non riusciva a parlare, mio padre in piedi ad un passo, nessuno dei tre aveva il coraggio di parlare, il loro sguardo era indecifrabile.
<< Hai vissuto davvero in Inghilterra?>>, chiese.
<< Sì.>>
<< E quando sei tornato?>>
<< Diciotto mesi fa.>>
<< Sei così diverso.>>, disse lui.
<< Quindici anni non sono pochi.>>, risposi.
<< Ti abbiamo visto in tutti questi mesi e non ti abbiamo riconosciuto, ma che genitori siamo?>>, disse ancora.
<< Genitori rassegnati alla sparizione del proprio figlio adolescente, è stato giusto così.>>
<< Che dici James?>>, disse mia madre.<< Oh Dio James!>>
Prese a carezzarmi il viso, le lacrime a bagnarmi le mani, le poggiai la mano sulla testa, la accompagnai sul mio petto, mi sciolsi anch’io nelle lacrime.
Sentimmo la porta aprirsi, ci voltammo, Edward era sulla sedia, si avvicinò piano, mia madre si asciugò gli occhi, si allontanò da me, mio padre cercò di andargli incontro, ma lui diede un colpo alle ruote e si sistemò vicino al divano.
Tutti fissavamo il suo viso sconvolto, il sangue sulle mani.
<< Ho bisogno di capire… vorrei che mi spiegassi.>>, disse con chiarezza.
<< Io non … >>
<< Ne ho il diritto, devi raccontarmi… voglio sapere il perché.>>,  il suo tono divenne deciso, forte.
<< Ti amavo così tanto, adoravo stare insieme a te, il mio fratello piccolo, quando sei nato mi sono sentito come investito della responsabilità di fratello maggiore ed era bellissimo.
Quando hai iniziato a camminare e dopo, quando gli effetti delle compressioni hanno cominciato a cambiare totalmente la tua vita, non facevo altro che pensare a come aiutarti, a come renderti tutto meno doloroso, far sì che le tue giornate fossero più facili, meno pesanti.
Era diventata quasi un’ossessione per me, ma più passava il tempo, più non riuscivo ad assistere alle tue sofferenze, alle continue complicazioni cui andavi incontro.  
Ti vedevo piangere quando non riuscivi a fare quello che desideravi, quando gli altri bambini a scuola ti guardavano strano o ti prendevano in giro, quando papà e mamma ti portavano dai dottori che ti spaventavano.
Quando di sera ti facevo compagnia e ti facevo addormentare e mi chiedevi sempre se saresti guarito e io ero costretto a mentirti con un sorriso e poi nella mia stanza mi tormentavo.
Sono arrivato ad avere paura di rimanere solo con te, paura che ti potessi far male mentre non c’era papà, che non fossi stato in grado di aiutarti.
Di giorno in giorno mi sentivo sempre più compresso e poi quando hai cominciato a usare la sedia, mi sono sentito morire, l’angoscia che provavo non riuscivo a sopportarla.>>
Guardai mia madre e mi aveva ripreso la mano.
<< La notte che decisi di lasciare casa, ero stato accanto a te, avevi la febbre alta, mi tenevi la mano e mentre dormivi, ti lamentavi e mi chiamavi, mi dicevi di non lasciarti, sono rimasto finchè non è rientrata la mamma ma dopo ero come annientato.
Uscii letteralmente in trance, vagai un po’ con la moto, arrivai a Los Angeles e da lì non so neanche io come ho lasciato gli Stati Uniti, ancor’oggi non ricordo nulla. È come se qualcun altro avesse fatto il viaggio al posto mio ed io mi fossi ritrovato direttamente in Inghilterra.>>
<< Cosa ti aspetti ora da me?>>, chiese.
<< Nulla e sono pronto a fare qualsiasi cosa per ottenere il vostro perdono … il tuo perdono… ma aspetterò tutto il tempo di cui avrete bisogno, di cui tu avrai bisogno.>>
<< A che ti serve il mio perdono? Non ti restituirà i quindici anni di vita che hai passato senza la tua famiglia e a me non ridarà quel fratello che amavo e che non riconosco.>>
<< È vero ma sono qui e accetterò ogni tua decisione, ti capirò se deciderai di rifiutarmi, ma non ti lascerò mai solo, sono spaventato e ti sorveglierò, loro non posso farcela da soli, contro questo. >>, feci un cenno verso i miei genitori, << e poi devi convincerti che stai facendo una stro…ta con Bella, devi riconsiderare la tua decisione, non puoi pensare di lasciarla, lei è una parte fondamentale della tua vita, non puoi farne a meno.>>
<< Come puoi dire proprio tu una cosa simile, tu hai fatto a meno della tua famiglia, di una famiglia che ti amava, tuo padre e tua madre erano pazzi di te, eri il loro figlio perfetto, tua sorella viveva aspettando di parlarti, di vederti, di essere confortata, consigliata ed io avevo ero felice di averti accanto… ma nonostante ciò hai fatto una scelta… una scelta nella quale io non ero contemplato, che non includeva nessuno di noi!
Tu non hai il diritto di farmi la morale… dove sei stato in questi anni di sofferenza e di disperazione? Cosa ne sai di cosa ho dovuto affrontare? Della mia vita dopo che te ne sei andato?
Hai scelto di lasciarmi per non soffrire… io adesso lascio Bella perché non voglio che lei soffra ancora!  Questo gesto ha la stessa radice… io e la mia malattia… e avrà lo stesso effetto… non vedersi più, per non tormentarsi per tutta la vita!>>.
<< Io sono stato tormentato in ogni istante della mia lontananza.>>
<< Si vede che non ci amavi abbastanza, io invece, sarò felice per aver liberato la persona che amo di più in questa vita da un peso insopportabile.>>
<< E ad Bella non pensi a lei? Lei ne morirà.>>
<< No, se ne farà una ragione.>>
<< Se pensi questo, stai mentendo a te stesso. Dopo Jacob era distrutta e ha fatto scelte rischiose, se la lasci non sopravvivrà.>>
<< I suoi genitori la proteggeranno e le faranno capire quale pezzo di me…da io sia, mi dimenticherà.>>
<< Stai sbagliando, non potrebbe mai dimenticarti, la distruggerai.>>
<< Basta!>>, gridò, si teneva una mano sul petto e respirava a fatica. << Tu non sai niente di lei… niente di noi.
 
 
Sto facendo una scelta d’amore, opposta alla tua che è stata solo dettata dall’egoismo, ma almeno adesso tornando avrai reso due persone felici.>>
Fece un sospiro, mio padre si alzò ma lui spinse indietro la sedia, ci diede le spalle e rientrò in camera.
Un silenzio opprimente scese tra di noi, mia madre d’un tratto mormorò:
<< Cosa farai quando arriverà Rosalie?>>
<< Non lo so… adesso riesco a pensare solo ad Edward… spero che Rosalie riesca a farlo ragionare.>>
<< Eravate così legati, non puoi tenerglielo nascosto.>>, disse ancora.
<< Quando la malattia di Edward vi ha portato a occuparvi più di lui, io e lei eravamo in grande sintonia, ma ha vissuto la mia fuga come un tradimento, adesso non credo che sarebbe facile per lei accettare il mio ritorno. Facciamo un passo alla volta, cerchiamo di concentrarci su Edward, poi vedremo.>>
Mio padre si era avvicinato, mi aveva sfiorato i capelli, abbassai lo sguardo:
<< Perdonami … è stato un errore gravissimo … so di avervi straziato ma …>>
<< Basta James.>>, disse mio padre. << Adesso non sono pronto a sentire altro.>>
Il suo tono era eloquente e spaventato.
 
 
 
 
 
Non riesco a fare commenti dopo questo capitolo, ogni volta che lo rileggo, mi viene la tachicardia, rivedo ogni immagine… risento ogni suono, provo ancora la stessa terribile emozione.
Mi odio per averlo scritto ma andava fatto… spero non mi odierete anche voi.
Sono pronta ad ascoltarvi… o forse no.
Un bacio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 33
*** Dietro la tenda ***


Tratto dal trentaduesimo capitolo:
Sentimmo un enorme frastuono, ci precipitammo tutti nella stanza di Edward; tutto era sottosopra, aveva lanciato per terra tutto ciò che era sulla scrivania, compreso lo schermo del pc, che si era rotto, era in piedi appoggiato alla finestra, respirava affannosamente, gemendo mentre fissava fuori, con gli occhi pieni di lacrime.
Mi avvicinai a lui, controllavo se si fosse ferito.
<< Andate via!>>, urlò. Poi abbassando il tono, << sto bene.
Andate via, lasciatemi solo.>>
<< Edward.>> allungai la mano per carezzarlo, si scostò bruscamente.
<< Non toccarmi.>>
<< Tesoro che succede.>>, disse Esme.
<< Lasciatemi solo… vi prego.>> ansimava, piangeva,
aveva il viso implorante.
Uscirono, alzai l’abat-jour e fu allora che le vidi, un gruppo di foto, sparpagliate per terra. Le raccolsi e cominciai a scorrerle:
<< Ecco guarda cosa sono diventato… un mostro, orrendo, ripugnante, ma come… come hai fatto in questi due mesi a posare anche solo sguardo sulla mia schiena sfregiata, questi … questi segni sono enormi, raccapriccianti, come hai fatto a carezzarmi, addirittura a baciarmi … mi viene la nausea solo a guardarle!>>.
<< Questa da dove vengono?>>, chiesi mentre le poggiavo sulla scrivania.
<< Che importanza ha.>>, si aprì la camicia strappandosi via i bottoni, << e con questi tre buchi … abbiamo... abbiamo l’intero repertorio,
davanti e dietro marchiato per sempre!
Come ho potuto essere così… così… pazzo da permettere che mi restassi accanto… sapendo…. che mi sarei ridotto così!… Perché lo sapevo… lo immaginavo.>>, il respiro era un rantolo,
 il viso trasformato dal dolore al petto,
<< Avrei dovuto mandarti via mesi fa.>>
<< Edward cosa stai dicendo… perché tutto questo?>>.
<< Perché? Te lo stai chiedendo? Sono inguardabile e… e… lo sarò per sempre e tutto questo per raggiungere cosa! Niente! Niente! Sono un maledetto malato cronico e sono disgustoso!
 Il mio…. corpo… è rivoltante!>>
<< Edward smettila!.>>, gli afferrai le braccia, ma non riuscivo a fermarlo, il suo respiro si faceva sempre più grosso, stava entrando in crisi:
<< Ni…niente…Non … sarò … mai … mai una persona …
normale…so…sono finito!>>
Si fece accompagnare fino alla sedia, presi la mascherina dell’ossigeno
e gliela misi.
Appoggiò la testa indietro, gli occhi chiusi, respirava piano, rantolava e gemeva. Trattenevo a stento le lacrime, avevo la sua mano tra le mie e gliela baciavo, sperando si calmasse.
Si sfilò la mascherina dal volto, mi prese i polsi, puntò il suo sguardo su di me e disse con voce ferma: << Devi andartene… adesso.>>
<< Edward ma cosa stai dicendo! Edward!>>
<< Non voglio più vederti… Devi uscire da questa stanza e dalla mia vita!
Torna alla tua!>>.
<< Edward non puoi parlare sul serio. Amore è con me che stai parlando… sono Bella, non puoi pensarlo veramente.
Hai solo bisogno di tempo per riprenderti… vedrai che tutto passerà.>>
<< Tempo? Sprecare altro tempo… il tuo tempo, voglio che mi lasci ora, non voglio più vederti.
Esci e chiudi la porta, non voglio vedere nessuno.>>
<< Edward…>>
<< Esci ti ho detto!>>, gridò, le mani al petto, si lasciò andare, << va via, ti prego.>> Piangevo, anzi singhiozzavo:
<< Perché mi stai facendo questo Edward?... Io ti amo.>>
Si alzò piano appoggiandosi allo stipite della finestra, la camicia lacera aperta davanti scopriva il suo torace segnato, si cinse il petto per reprimere il dolore, la testa bassa e disse:
<< Io invece non amo più nulla … nulla di questa vita!
 Mi dimenticherai … spero presto! Vattene!>>.
 
 
 
 
Capitolo 33
 
Dietro la tenda
 
JAMES
 
Mi allontanai dal salotto e chiamai Bella, la sua voce incrinata era un sussurro, non mi sentii di darle false speranze, le dissi di provare a riposare.
Mi chiese se intendessi rimanere lì per tutta la notte, risposi di sì, non aggiunse altro, chiusi la comunicazione.
Mi sedetti per terra dietro la porta di Edward, vedevo la luce filtrare dallo spiraglio della porta accostata, lo sentivo sfogliare qualcosa. Passò un’ora, i miei genitori salirono in camera, io rimasi con la testa appoggiata al muro, l’orecchio teso a percepire ogni suo minimo movimento.
Lo sentii distendersi sul letto, gemere mentre si spostava, poi piangere.
Di fatto io rimanevo lì perché avevo una terribile paura che facesse una sciocchezza, volevo essere pronto a intervenire, mio padre non era stato esplicito ma temeva proprio questo, la mia presenza lì avrebbe permesso loro di riposare un po’ più sereni.
 
La vidi sulle scale, una vestaglia bianca, il suo viso pallido, accennò un sorriso e si sedette accanto a me.
Mia madre. Oh non potevo credere di essergli accanto e soprattutto che mi avesse accettato.
<< Dorme?>> chiese.
<< È disteso, ma ho preferito non entrare.>>
<< Papà ha contattato uno psichiatra, hanno parlato a lungo, lui ritiene che Edward sia passato in tempi molto brevi da una stato depressivo ed uno nevrotico, che stia perdendo progressivamente la capacità di controllare i suoi stati emotivi. È ancora legato alla realtà che lo circonda ma sta provando a sfuggirgli in tutti i modi, allontanando Bella, prima di tutto, credendo di proteggerla, di non ferirla più. In questo momento pensa che niente lo possa risollevare da questa situazione, ma non è lui è il dolore che determina i suoi comportamenti. >>
<< Potrebbe incontrare questo medico, parlare con lui, magari si potrebbe affrontare questo problema con una terapia adeguata.>>
<< Io non so come pensa di agire papà, non so cosa è meglio per lui… sono veramente molto confusa. >>
Allungò la mano e mi carezzò i capelli e il viso, istintivamente chiusi gli occhi e appoggiai il viso sulla sua mano.
<< Non riesco ancora a credere che sei qui, che sei tornato da noi. Se solo Edward non fosse in queste condizioni, sarebbe stato un momento perfetto.>>
<< Invece io sono molto in difficoltà mamma, in questi mesi ho pensato mille volte di presentarmi a voi e in un paio di occasioni ero lì lì per farlo, ma adesso credo che sia stato il momento più sbagliato.
Ero convinto che sarebbe bastato parlare con Edward, dicendogli quanto fosse sbagliata una scelta fatta in un situazione di confusione o di disperazione e quando poi possa costare, ma non è servito a farlo desistere e ha solo portato solo scompiglio, in un momento in cui, invece, l’attenzione dovrebbe essere centrata solo su di lui e sulle sue condizioni fisiche e psicologiche.>>
<< Tesoro no ti sbagli Dio solo sa quanto ho sperato che questo momento arrivasse, non sai per quanto ti abbiamo cercato, poi quando gli or per anni abbiamo vissuto seguendo le ricerche fatte dalla polizia, dall’FBI e poi ci accorgevamo che col passar del tempo l’interesse al tuo caso andava affievolendosi, abbiamo iniziato a condurre delle ricerche private, ingaggiando squadre di detective, ma senza alcun risultato.
Oh James quanto sei cambiato figlio mio. Sei segnato, indurito, quanto devi aver sofferto, tutto solo!>>
<< Ho sbagliato mamma, non puoi vedermi come la vittima, sono io che ho fatto la scelta e ho meritato tutto quello che ho passato, ma voi avete vissuto l’incubo, il dolore, la rassegnazione, tutto per colpa mia.>>
<< Un giorno Edward mi ha parlato di te in maniera illuminante, mi ha chiarito molti lati oscuri di quella che tu chiami scelta, eri giovane, appena più che un ragazzo e noi forse ti abbiamo caricato di troppa responsabilità.
Tu, come Edward, avevi sempre mostrato un lato sensibile più spiccato… non voglio dire che Rosalie non lo sia, ma lei affronta ciò che le accade in modo diverso, più diretto, se lo butta alle spalle con più facilità, tu eri talmente dispiaciuto per tuo fratello e lo dimostravi in modo evidente che io avrei dovuto alleggerirti e non lo fatto.
Poi riguardo a questi mesi sono scioccata da me stessa, perché avrei dovuto riconoscerti, avrei dovute rivedere in quello sguardo  il mio meraviglioso ragazzo.>>, si asciugò le lacrime, << ma la verità è che proprio il tuo sguardo non è più lo stesso, non hai più neanche un accenno di quella limpidezza, della gioia che esprimeva, di quella positività che sprizzava dagli occhi quando eri qui con noi.
Il tuo viso da uomo poi, non è come l’ho sempre sognato, così lontano dalle immagini delle ricostruzioni al computer che periodicamente papà faceva fare, ma nonostante tutto sono così delusa da me stessa, io sono tua madre, avrei dovuto capire chi eri.>>
 
 
<< Non potevi riconoscermi, perché in me non c’è più nemmeno un barlume di quel ragazzo che è scappato. Crescendo ho dovuto trasformarmi dentro per riuscire a vivere lontano da voi, perché una volta che mi sono reso conto di quello che avevo fatto, non ho avuto la forza di tornare sui miei passi, la paura per le conseguenze è diventato terrore in una spirale senza senso che mi ha tenuto quindici anni dall’altra parte dell’oceano, da solo.
Sono diventato arido e distaccato, freddo nei contatti con gli altri e chiuso in un mondo dolce fatto di amore letto, immaginato e mai più vissuto. Evidentemente sono cambiato tanto anche fuori e il fatto che tu o papà non mi abbiate riconosciuto è stata solo conseguenza del mio gesto sconsiderato.>>
 
<< Non andare… non lasciarmi! Non posso seguirti Bella!… Noooo!>>, saltai su, entrai a razzo nella camera, si dibatteva sul letto e gridava.
<< Edward … svegliati!>>, gli passavo la mano sul viso, ma lui continuava a gridare, serrando gli occhi, << apri gli occhi Eddy… è solo sogno.>>
Spalancò gli occhi, aveva un’espressione terrorizzata, lo abbracciai, mio padre e mia madre erano dietro di me, trafelati:
<< Calmati … era solo un sogno! Edward calmati!>>.
<< No… non era un sogno… >>, singhiozzava, << era un incubo… oh no… è la realtà che sto vivendo!>>.
<< Vedrai sistemeremo tutto.>>
S’ irrigidì, si sciolse dalle mie braccia e drizzò la schiena:
<< Non c’è soluzione.>>, gemette.
Lo aiutai a riadagiarsi sui cuscini:
<< Sei in tempo per sempre tornare indietro basta volerlo, guarda la sua luce è accesa, chiamala Eddy… chiamala.>>
Era scosso, tremava e gemeva e continuava a scuotere la testa.
Mio padre rientrò con una siringa, gli prese il braccio, si lasciò fare passivamente l’iniezione.
Era veramente distrutto, pochi minuti dopo dormiva già, avvicinai la sedia al letto e mi sedetti a vegliarlo.
Si sedettero anche loro accanto al letto, mia madre gli prese la mano e come era accaduto tante volte quando era bambino, restammo lì a vegliarlo, speranzosi che il mattino seguente avremmo potuto fare qualcosa di più efficace per indurlo a ragionare.
 
 
ESME
 
Seduto dinanzi a me avevo mio figlio. Era ad un passo da  me.
Ero ancora attonita, scossa nel profondo per il miracolo che era accaduto.
Sì un miracolo solo questo poteva essere, Dio aveva avuto compassione di me a aveva deciso che meritavo di riaverlo accanto. E non poteva essere un caso, adesso proprio adesso che la nostra famiglia era davanti ad una nuova, grave crisi.
Dopo mesi di difficoltà, di paure, pensavo che per Edward si sarebbe aperto un periodo più semplice da affrontare, accanto a Bella, con noi a sostenerlo, ero davvero convinta che il peggio era passato.
Ma questo non potevo prevederlo, non potevo pensare che Edward si sarebbe lasciato andare, che avrebbe allontanato il suo amore, lei che fino a qualche ora fa era stata tutto il suo mondo, con cui aveva pensato di passare il resto della sua vita.
Dovevamo fare qualcosa e bisognava agire in fretta altrimenti entrambi avrebbero rovinato la loro giovane vita, per una separazione senza motivi. 
Guardavo il viso di Edward, stravolto, aveva delle occhiaie profonde, ogni tanto si scuoteva, si passava la mano sulla fronte, bisbigliava.
Poi tornavo sull’uomo che avevo davanti, indugiavo sul suo volto, le sue espressioni, sulle sue mani, i gesti che faceva.
Quindici anni fa avevo visto uscire il mio ragazzo, il mio primo figlio, avevo incrociato il suo sguardo volitivo, quella sera molto triste, i suoi capelli biondi sciolti sulle spalle era stata l’ultima cosa che avevo visto di lui e adesso la luce soffusa gli illuminava il volto, anche lui era tanto pallido, i capelli tagliati corti, la barba, la fronte solcata da alcune rughe, era tanto cambiato, non era più il mio ragazzo.
Era un uomo ormai… un uomo. Mi toccava capire, per il bene della mia famiglia, quanto era cambiato anche dentro, nell’animo, nei sentimenti, ma anche come avrebbe reagito la famiglia alla sua presenza. Ero preoccupata molto per Edward e Rosalie.
Il mio Eddy era già tanto in difficoltà, non potevo rischiare di creargli ulteriori motivi di instabilità.
E Rosalie poi, quale era il miglior modo per affrontarla? Lei era così legata a James, cosa avrebbe pensato quando lo avrebbe scoperto? Si sarebbe sentita tradita? Come avrebbe reagito?
Potevo permettermi in questo momento dell’altra tensione in casa, con Edward in queste condizioni?
 
Venne l’alba, il sole pallido filtrava dalle tende, mi alzai, le scostai e la vidi, vidi Bella sul balcone, raggomitolata sul divanetto, una felpa addosso, una tazza di caffè. Le feci un cenno, lei si drizzò rapida, mi riconobbe, si passò la mano sul viso, stava piangendo, presi il cellulare e digitai un messaggio:
“ Ti prego abbi pazienza, lo so che non facile, ma devi aspettare, stiamo provando a farlo ragionare.”
“ Non è un problema di fiducia, sto male, non riesco a pensarmi senza di lui!”
“ Lo so, ma anche per lui è dura.”
“ Sì ma io sono impotente. Lui è il solo che può cambiare le cose, ma comincio a pensare che non voglia farlo.”
“ E’ malato Bella e non solo fisicamente, in questo momento mostra i sintomi di una nevrosi.
Il dolore, la mancanza totale di riposo e quindi le foto hanno fatto scattare in lui una reazione irrazionale. Pensa che allontanarti, ti farà soffrire meno, o almeno non ti farà più soffrire per colpa sua. Lo sta facendo anche con noi, ci tiene lontano nonostante in questo momento abbia assoluta necessità del nostro sostegno, del nostro appoggio. Deve solo rendersi conto che tutto è risolvibile, che non è successo nulla di irreparabile, oggi arriverà Rosalie, gli parlerà, lo convincerà.
Tornerà indietro, tornerà da te, ti prego Bella sei disposta ad aspettarlo?”
“ Certo che sono disposta, ma non sono così fiduciosa che voglia rimettere le cose a posto. “
“ Dagli ancora un po’ tempo.”
“ Sì aspetterò tutto il tempo che sarà necessario, ma voi state attenti, ho paura che la sua intenzione sia quella di lasciarsi andare, non farà più nulla per guarire, ho tanta paura per lui.”
“ Sta tranquilla non le daremo tregua, ma tu aspetta.”
“ Ho parlato anche con Jasper stamattina, i ragazzi verranno a trovarlo, non so se servirà a qualcosa, ma possiamo tentare. Teniamoci in contatto vi prego, datemi notizie.”
Fece un cenno e rientrò in camera. Carlisle mi prese la mano e uscimmo dalla stanza, Liv mi porse  una tazza di caffè in mano, un timido sorriso, le sfiorai la mano:
<< E’ necessario fargli prendere tutti i farmaci e controllarlo sempre.>> disse, <<  Esme devi farti forza, essere presente e preparata a tutto.>>
<< Io non mi muovo da qui.>>, aggiunse James, << chiamerò l’università e prenderò qualche giorno di ferie.>>
<< Grazie…>>, rispose mio padre, << ho paura che oggi sarà dura, dobbiamo essere preparati a tutto.>>
<< Bella dice che si lascerà andare, che non spingerà più per migliorare.>>
<< Bella? Quando l’hai vista?>>, chiese mio marito.
<< Stamani all’alba era sul balcone, abbiamo messaggiato un po’, è veramente a terra.>>
<< Rosalie arriverà qui a casa verso le undici.>>, aggiunse, << speriamo che lei troverà il modo per farlo ragionare.>>
Sentimmo lamentarsi.
 
 
EDWARD
 
<< Amore mio come stai?>>, mia madre mi passò la mano tra i capelli.
<< La schiena … mi fa male e ho un gran mal di testa.>>
Mio padre mi prese la siringa con l’eparina, mi scoprì la pancia, non opposi resistenza, evitando di incrociare lo sguardo dei miei familiari.
<< Faccio un salto in ospedale, organizzo un po’ di cose e torno.>>
<< Perché?>>, dissi, << non ho bisogno di nulla.>>
<< Devo tenerti sotto controllo, a meno che tu non voglia farti ricoverare.>>
<< Non ci penso nemmeno, non ne ho bisogno.>>
<< Sei in acidosi, hai subito un intervento solo una settimana fa, dovresti fare delle analisi.>>
<< Basta analisi, basta ospedali, se vuoi restare qui a farmi da guardiano fa pure, ma non andrò da nessuna parte.>>
<< Clayton arriverà alle dieci.>>, aggiunse.
<< Chiamalo e digli di restare a casa.>>, dissi.<< Non mi sento.>>
<< Hai un programma da portare avanti.>>
<< Sto male e basta.>>
<< Edward …>>
<< Non voglio più discutere.>>
<< Sta arrivando Rosalie.>>, disse mia madre.
<< Perché? Chi l’ha chiamata? >>, chiesi nervoso.
<< Sono stata io.>>, rispose lei.
<< Potevi evitare.>>
<< Pensi che non dovrebbe essere qui Edward? Poi ha sentito Bella, era così disperata… e l’ho sentita anch’io… lei ha detto che avresti gettato la spugna…>>
<< Basta non voglio parlare di lei.>>, dissi agitato.
<< Perché lei ha capito tutto, prima di tutti noi, come sempre, che non farai più riabilitazione, non ti curerai piùi… per l’amor di Dio! Edward ma cosa stai facendo? Ragiona ti prego!>>.
Mi aveva preso per le spalle, aveva un’espressione così afflitta, mi riappoggiai sui cuscini, distolsi lo sguardo, lei a quel punto uscì.
 
<< Dov’è?>>, sentii i passi, la porta che si apriva, << Edward.>>.
Mi girai, stropicciai gli occhi, nella penombra la vidi avanzare verso di me:
<< Tesoro mio cosa è successo?>>
L’abbracciai.
<< Ma cosa ti è saltato in mente Edward.>>
<< Niente che non sia colpa di questa maledetta situazione in cui vivo.>>
<< Dio mio ma che stupidaggini, sei solo stanco. E poi cosa hai fatto a Bella?>>.
Mi aveva preso il viso tra le mani, i suoi occhi azzurri, pieni di lacrime:
<< Non puoi aver davvero averla allontanata da te, tesoro…  non puoi averle fatto questo.>>
Piangeva ed io ero attonito, l’ascoltavo e non riuscivo a dire nulla.
Si asciugò le lacrime e la sua voce divenne ferma:
<< Adesso razionalizziamo tutta questa follia, rimettiamo in piedi tutto quando, prima che sia troppo tardi.>>
<< Rosalie è già troppo tardi.>>
<< Stai scherzando! E di Bella che stai parlando… è la tua donna, ti ama più di se stesse, se non poniamo rimedio a quest’errore l’annienterai Edward, non si riprenderà. Vuoi veramente questo?>>
Feci segno di no.
<< Fammi andare da lei.>>
<< No Rosalie no, aspetta.>>
<< Aspettare che cosa Edward?>>
Avevo cominciato ad ansimare, il respiro corto delle mie crisi.
<< Edward cos’hai?… mamma! Vieni presto.>>
Avevo reclinato la testa indietro, cercando di prendere aria e poi il cortisone in gola, avevo riaperto gli occhi, dissi a mia madre:
<< Non respiro.. ancora… ne ho bisogno ancora…>>
Mi tenevo il petto, il dolore era così forte. Mi passò la mascherina dell’ossigeno, la spinsi via.
<< Edward …>>
<< No! Dammi lo spray e dammi tempo.>>
Mi ripresi lentamente, Rosalie e James vicini mi guardavano, mia madre mi teneva la mano.
Non riuscivo a sopportare più i loro sguardi preoccupati, avrei voluto dir loro di uscire, ma sapevo che gli avrei fatto solo del male. Allora restai in silenzio e loro mi rispettarono anche in questo.
Gliene fui molto grato.
 
 
ROSALIE
 
Stentavo a riconoscerlo, aveva il viso trasformato, era consumato da un dolore, intenso e straziante. Cosa era era successo e soprattutto perchè? 
Lo avevo lasciato, dopo l’intervento stanco, forse un po’ impaurito, ma mai, in queste due settimane, aveva fatto trasparire un disagio così profondo.
Non avevo intuito niente, eppure gli avevo parlato tante volte.
 
In casa Swan c’era un silenzio assordante, Renèe era costernata, mi abbracciò e mi fece segno di salire.
<< Piccola!>>,  corsi verso di lei e l’abbracciai, mi strinse forte e iniziò a piangere.
<< Rosalie non è possibile che sia accaduto tutto questo! Non riesco a capacitarmi che sia successo a noi due.>>
<< Sono incredula anch’io, ma vedrai troveremo una soluzione. Sono qui e non andrò via finchè tutto questo non sarà risolto.>>
 
Si asciugò le lacrime, mi baciò, ci sedemmo sul letto e mi raccontò tutto ciò che era accaduto in quei momenti così convulsi, fummo d’accordo che era stato solo un insieme di spiacevoli eventi, che si erano susseguiti e che Edward era troppo provato emotivamente e che aveva visto in questa follia, l’unica soluzione possibile per proteggere proprio lei  dal dolore di vederlo in quelle condizioni, era stato un disperato atto d’amore, che però rischiava di annientarlo o meglio di annientarli.
<< Dammi tempo Bella, ora riproverò a parlargli. Ha bisogno di rendersi conto dell’enorme stupidaggine che sta facendo. >>
<< Ho avvertito anche i ragazzi, spero che qualcuno possa scuoterlo, convincerlo, dargli sicurezza, fare qualsiasi cosa pur di tirarlo fuori da questo stato al più presto.>>
<< Ho stentato a riconoscerlo, è crollato nel giro di pochi giorni, ha appena avuto una crisi di panico! È prostrato, sta portando il suo fisico allo stremo.>>
<< Tuo padre è in casa?>>
<< Ha fatto un salto all’ospedale, ma sta già tornando, resterà con lui.
Bella abbi fiducia in tutti noi, non permetteremo che questa pazzia prosegua. Prometti però che penserai a te, devi riguardarti.>>
<< Voglio solo che mi riprenda accanto a sé, il resto non conta.>>, mi abbracciò, << grazie per essere qui, spero che tu possa farlo ragionare, altrimenti… Rosalie… non posso vivere senza di lui!>>
 
 
EDWARD
 
<< Fin quando starai qui a controllarmi?>>.
Sussultò.
<< Controllarti?>>, mi rispose lui.
James.
<< Avete paura che faccia qualche stronz…ta? Uh! Sarebbe l’unica scelta che avrebbe un senso adesso!>>.
<< Smettila!>>.
<< Ma del resto se continuo così … non ci sarà bisogno che io mi ci impegni molto … il mio corpo è già andato.>>
<< Non posso sentirti dire queste cose, ti prego torna indietro solo di due giorni … Edward hai Bella a cui pensare! ... Non sopravvivrebbe … Edward!>>.
Si era seduto sul mio letto, mi aveva preso per le spalle.
Mi divincolai dalla sua stretta, lo guardai con uno sguardo freddo, volevo mi lasciasse in pace.
<< Edward.>>.
Lys.
James si alzò, gli fece un cenno e uscì rapidamente.
<< Dottore.>>
<< Che succede?>>, disse sbrigativo.
<< Niente, mio padre l’ha messo in allarme inutilmente.>>
<< Stai scherzando, hai preso i farmaci solo perché ci ha pensato tuo padre, non mangi, niente riabilitazione … cosa pensi che otterrai?>>.
<< Non può andare peggio di così?>>.
<< Hai avuto troppa fretta! Il dolore post-operatorio al torace ha bisogno di tempo per attenuarsi e capisco che con antidolorifici blandi è difficile conviverci, ma dobbiamo essere cauti.>>
<< Se ci convivesse lei ventiquattr’ore al giorno, vorrei vedere come la penserebbe.>>
<< Lo capisco ma dobbiamo tenere in gran conto la tua situazione respiratoria, non posso forzare con altri antidolorifici, stai ancora smaltendo l’anestesia, lo capisci.>>
<< Capirlo è una cosa sopportare è un’altra.>>
<< In quanto alle cicatrici poi, sono stato stupido ad acconsentire di fartele vedere, non avrei dovuto soddisfare questa tua curiosità, ma pensavo ricordassi come diventano con l’andar del tempo, avevi visionato i DVD dei miei casi … sbiadiscono, si riducono, possono si possono anche far sparire con la chirurgia ricostruttiva.  
Al punto in cui sei è assurdo mollare.>>
<< Questione di punti di vista.>>, risposi con tono ironico.
<< Sei un ragazzo forte, intelligente e tenace, ma come ti è saltato in mente che tutto si poteva risolvere in un così breve periodo, stai mandando al diavolo tutto il lavoro, i sacrifici che hai fatto e il dolore che hai provato dal tredici dicembre a ieri per una stronz…ta!
Torna in te e ricomincia a lavorare e fare tutto ciò che è necessario! Non hai scuse, né giustificazioni … esci da questa crisi e vedi di rimetterti in piedi.>>
<< Grazie per la visita ma non credo che lei possa dire o fare qualcosa che mi possa essere utile adesso. Vorrei riposare se non le dispiace.>>
Rimase qualche secondo a fissarmi, quindi andò via.
Mi alzai piano e si diressi verso la finestra, mi appoggiai allo stipite, ben attento a non spostare le tende.
 
 
 
Essere forte, riuscire a combattere contro un corpo che si ribellava, che faceva male sempre da quindici giorni a questa parte, senza sosta, senza che accennasse a riprendere il suo normale stato, era un’impresa troppo difficile.
Avrei voluto che i miei muscoli, le mie ossa e i mie nervi mi dessero una tregua, avrei voluto perdermi in un oblio di benessere e poter magari dormire, riposare e ritrovare un briciolo di lucidità … tornare indietro.
Sentii le voci dei ragazzi in salotto, mia madre fece capolino sulla porta, ma feci un deciso cenno di no con la testa e tornai a letto.
 
In piena notte mi ridestai, sulla poltrona c’era Rosalie addormentata, ancora con il vestito con cui era arrivata a Los Angeles. Ieri notte mio fratello, stanotte lei, i miei familiari avevano davvero  paura.
La mia instabilità faceva paura.
Mi tirai su, avevo bisogno di bere, allungai il braccio verso il comodino, un leggero movimento e fu sveglia:
<< Tesoro.>>
<< Rosalie va in camera a dormire.>>
Mi alzai e tenendomi il petto andai verso il bagno, lei mi seguì con lo sguardo. Tornando verso il letto passai rasente alla finestra, inavvertitamente scostai la tenda, gli occhi si spostarono come calamitati verso la sua finestra, la luce era accesa:
<< Non dorme… non ci riesce.>>, sussurrò lei.
Abbassai la testa:
<< L’ho vista, le ho parlato.>>
Feci per allontanarmi, ma tornai a guardare come se non potessi farne a meno.
<< Aspetterà Edward, tutto il tempo che ci vorrà, ma aspetterà … l’unica dubbio è quanto costerà quest’attesa, in termini di sacrifici, quante notti insonni, senza nutrirsi, chiusa in quella stanza, dimenticando i suoi studi, i suoi familiari, i suoi amici, esattamente come stai facendo tu, in attesa di un tuo segno, in attesa che quest’incubo finisca e lei possa tornare a sognare.>>
Presi il cellulare, lo accesi, si scaricarono decine di messaggi, Jasper, Angela, Alice, chiamate su chiamate, messaggi, Sam … non resistetti e lo aprì anche se sapevo o immaginavo il contenuto, invece solo quattro parole, pesanti come un macigno: “Credevo fossi un uomo”.
Tirai il cellulare sul comodino e mi sedetti.
<< Non ho la forza, sono troppo spremuto e ho paura.>>
<< Siamo qui accanto a te, tutti e dev’esserci anche Bella.>>
<< Oh certo posso compromettere la tua carriera tenendoti qui, finire di distruggere il matrimonio di mamma e papà con le mie paranoie e per quanto riguarda lei, consumare quel poco di energia positiva che la morte di Jacob le ha lasciato. Non avete capito che non posso farcela? Io l’ho accettato perché non lo fate anche voi.
Sono sfinito Rose, il mio corpo è talmente imbottito di farmaci che è solo questione di tempo perché vada in tilt e non riesco a riprendermi da questo intervento, sto troppo male… vi prego ho bisogno di esser lasciato in pace, e voi tutti dovete ascoltarmi e lasciarmi fare ciò che desidero.
In quanto a lei mi rifiuto di sottoporla a quest’altra prova, non posso permetterle di starmi accanto.>>
<< Questo poi è il colmo! Hai deciso di farti operare perché dicevi di non essere abbastanza per lei e adesso che sei vicino al traguardo, quale sarebbe la ragione per allontanarla?>>.
<< Quale traguardo? Mi hai visto o sei anche tu annebbiata.>>
<< Cosa non riesco a vedere Edward, ho capito che stai male, è dura, i dolori, le cure a cui devi sottoporti giornalmente, vedo che sei stanco, ma non è questa la soluzione.
Non sarà solo la paura di poter fallire? Rispondimi.
Così mi stai confondendo Edward e forse anche deludendo un po’.  Sai che nessuno di noi ti lascerebbe mai solo, ti staremo accanto anche se tu non ci vorrai, saremo pronti ad aiutarti come crederai sia meglio per te … ma non trovare un alibi scorretto, che sta distruggendo chi ti ama e che hai allontanato da te,  ma che fa tanto male anche a noi.>>
Uscì, mi volsi verso la tenda, la scostai poco, la luce sempre accesa, una poltrona dietro la tende e la sua sagoma seduta, le gambe distese verso il letto, aveva un libro in mano, i capelli sciolti … oh il mio amore!




Vidi un movimento, mi affrettai a chiudere le tende, tornai verso il mio letto, presi il cellulare, scrissi un messaggio ed attesi, pochi minuti dopo trillò:
<< Edward … dimmi.>>, un tono freddo.
<< Ascoltami solo qualche minuto, aiutami sono davvero molto confuso.>>
<< Confuso? Non mi sembra ci sia molto da capire! Hai una fottuta paura, sei ad un passo dalla soluzione e cerchi scappatoie per non confrontarti con te stesso … e pensi davvero che privarti di lei sia la scelta giusta?
Non stai morendo e non morirai, se starai attento e ti lascerai curare.
Hai dolore? Lo capisco … ma al punto in cui sei, devi sopportare, passerà, ma questo comportamento da pazzo è ridicolo! Quella donna ti ama più di se stessa … ti rimarrebbe accanto anche se fossi sfigurato o paralizzato! Maledizione! Lei ama te non gli importa del tuo stato!
Come hai dimenticato in fretta le tue parole, la tua parte di fortuna l’avevi avuta, era Bella e hai buttata nel cesso!
Sei un uomo a metà non perché sei malato, lo sei perché stai giocando, con la tua vita ma anche con la sua, solo per paura.
Adesso sono in….zato con te! Mi preme che la mia amica stia bene e invece si sta tormentando per colpa tua, avevi giurato che l’amavi e non l’avresti mai fatta soffrire, sei uno stupido bugiardo!>>.
Buttò giù, chiusi il cellulare e lo tirai sul letto.
Non potevo certo sperare che Sam avesse per me parole di conforto.
Il cellulare riprese a vibrare, guardai chi era, risposi:
<< Insonnia?>>,  dissi.
Jasper.
<< Edward … è due giorni che tento di mettermi in contatto con te, perché ieri non hai voluto vederci? Ho parlato tuo padre … mi ha raccontato … Edward.>>
<< Forse ha ragione Sam sto facendo una pazzia, ma non riesco a porre rimedio.>>
<< Non hai compromesso nulla, almeno per ora, riprendi possesso della tua vita,
Rosalie e Alice si sono parlate, tua sorella è disperata, dice di averti visto perso, hai sopportato uno livello di stress molto alto e forse adesso hai bisogno di parlare con qualcuno che possa aiutarti.>>
<< Uno psicologo… uno psichiatra… vedi mi stai dando del pazzo… forse allora lo sono… se anche il mio migliore amico pensa che io sia fuori, devo veramente esserlo.
Jasper sono stanco, anche per discutere, ci sentiamo.>>,  spensi il cellulare.
Mi diressi ancora verso la finestra, era sempre lì, sempre sveglia, la testa tra le mani, allungai la mano verso il vetro, quanto avrei voluto carezzarla, il mio amore.
Mi avvicinai alla porta e girai la chiave nella toppa, sperando che fosse un segnale chiaro che volessi essere lasciato solo.
Aprii il cassetto della scrivania, presi il diario che mi aveva regalato, cominciai a scorrere piano le pagine, tutte le nostre foto, mi fermavo a guardarle in tutti i minimi particolari, come se non li avessi mai viste.
Aveva aggiunto il giorno dopo il nostro rientro, anche le foto di New Orleans, erano bellissime, lei era bellissima, sorridente, felice, sempre vicina, mi soffermavo ogni tanto a carezzarle il viso, a far scorrere le dita sul suo corpo, guardare ogni suo cambio di espressione, li riguardai ancora e ancora, quasi a volermi stampare quegli scatti nella memoria o forse grazie a quei ricordi cercare di uscire da quest’incubo.
Presi la penna e iniziai a scrivere, rapido, lasciavo fluire quei pensieri compressi nella mente che mi stavano facendo impazzire, continuai tutta la notte e ancora al mattino, sentii la maniglia abbassarsi poi la voce di Rosalie:
<< Edward tesoro.>>
Mi avvicinai alla porta e dissi piano:
<< Rosalie sto bene, vi prego lasciatemi solo, ho solo bisogno di riflettere.>>
<< C’è Jasper.>>
<< Digli di tornare più tardi, capirà … e vi prego Rosalie datemi tregua solo per oggi.>>
Ritornai alla scrivania, ripresi a scrivere e lo feci per ore, fermandomi solo ogni tanto per riprendere il filo dei pensieri.
Nel corso della mattinata mi distesi, avevo i crampi alla schiena e mi sentivo tanto debole, mi addormentai senza neanche accorgermene e non sentii nulla fino a quando il bussare alla mia porta divenne molto concitato:
<< Chi è?>>
<< Edward fammi entrare sono io!>>
 James. Aveva il tono molto preoccupato.
Raggiunsi la porta. Girai la chiave, entrò. Lo guardai torvo
<< Che cosa vuoi?>>.
<< Non mangi da due giorni Eddy.>>
<< Non mi sento, ho solo bisogno di riposare.>>
<< Hai preso i farmaci?>>.
Alzai le spalle. Entrò quindi mio padre, con la sua borsa, accese la luce e mi spinse al centro della stanza.
Strizzai gli occhi e misi sul viso la mano.
<< Distenditi.>> disse con tono che non ammetteva repliche.
Mi fece una visita completa, un controllo con quel maledetto saturi metro, un prelievo, quindi si spostò ai piedi del letto, la distanza che aveva messo tra me e lui era eloquente più di mille parole, iniziò:
<< La situazione è abbastanza chiara, non occorre certo aspettare il risultato delle analisi, sei  maggiorenne, non sei più sotto la mia tutela e non posso quindi importi le cure, ma non posso neanche permettere che ti autodistrugga sotto i miei occhi, o riprendi a mangiare e a prendere i farmaci o vado da un avvocato e ti faccio sottoporre ad un ricovero coatto. Non posso costringerti a fare la riabilitazione ma sarai costretto a fare tutto ciò che è indispensabile.>>
<< Edward stai giocando con la tua vita.>>, disse James che si era seduto sul bordo del letto, << papà ha dovuto chiedere a Rosalie di portar via la mamma, non avrebbe retto a vederti in questo stato.>>
<< Ho la nausea non riesco a mettere nulla nello stomaco.>>
<< Ora proverai con qualcosa di leggero.>>, disse ancora mio padre, << se non riesci a trattenerla nello stomaco, ti farò delle flebo per tenerti su.>>
<< Vieni andiamo in bagno, ti aiuto a rimetterti un po’ in sesto.>>, disse James.
<< Non mi serve, faccio da solo.>>
Non avevo la forza neanche di rispondergli, immaginarsi se potevo di oppormi, seguii le loro indicazioni, presi tutti i medicinali e mangiai qualcosa.
Dopo qualche ora entrò mia mamma, mi vide, scoppiò in lacrime e uscii di corsa, Rosalie le andò dietro:
<< Nessuno di noi si sogna di colpevolizzarti.>>, disse James sulla porta, << sappiamo che stai soffrendo, spero però che ti stia rendendo conto che così non risolvi nulla, rendi solo tutto più doloroso.
Ti prego non chiudere a chiave, non ti disturberemo, ma permettici quantomeno di poter vedere come stai ogni tanto, mamma e papà stanno troppo in ansia se serri la porta.>>
Mi distesi e poco dopo mi addormentai.
 
Anche se offuscato dal sonno, sentii la sua voce, era in salotto, parlava con i miei, mi sollevai e cominciai ad ansimare, mi posi attento ad ascoltare e aspettai.
 


BELLA
 
<< Perdonatemi ma non ce la facevo più, dovevo sapere almeno come stava.>>
<< È a terra, la pressione è molto bassa e la saturazione al limite, ha sospeso per due giorni qualsiasi farmaco, compreso l’eparina, è stata una vera fortuna che non abbia avuto un’embolia, una crisi respiratoria.
Il petto gli fa ancora molto male e quindi respira male, la schiena poi dev’essere un vero tormento, senza cerotto. E’ una catena di eventi che lo portano sempre più a fondo.  Stasera ha mangiato qualcosa, erano due giorni che non toccava cibo, ma se non riprende a mangiare in maniera costante, sarò costretto a fargli le flebo.
Ho minacciato di ricoverarlo in maniera coatta, se non si farà curare, ma non credo che in questa situazione psicologica, qualsiasi cura possa essere efficace.>>
Avevo ascoltato ed ero sconvolta, mi coprì il viso con le mani:
<< Sono veramente senza parole. Ditemi come posso aiutarvi?>>.
Mi guardavano senza sapere cosa dirmi.
Ripresi:
<< Ho riflettuto molto su che cosa possa aver scatenato tutto questo e al di là dei motivi legati al suo aspetto che ci sia altro, qualcosa di più profondo che evidentemente covava da un po’.
Dottore ha bisogno di aiuto, ha bisogno di tirar fuori tutte le paure, le tensioni, il carico emotivo frustrante che lo opprime.>>
<< Potrei provare ad affiancargli uno psicologo, ma sai anche tu che non posso costringerlo a sedute di psicoterapia.>>, disse Carlisle.
<< Abbiamo provato tutti e in tutti modi possibili, con la fermezza con la rabbia, facendo leva sul suo senso di responsabilità, con la dolcezza, ma niente.>>, aggiunge Rosalie, << immagina che oggi non ha voluto vedere neanche Jasper.>>
<< Lys lo ha visitato?>>, chiesi.
<< Gli ha solo parlato.>>, disse Carlisle, << ma anche lui non ha sortito alcun effetto. Io sarò a casa finchè ci sarà bisogno, siamo sempre all’erta, lo controlliamo a vista, abbiamo paura, potrebbe avere una crisi cardiaca o respiratoria in qualsiasi momento.>>
Esme prese la mano del marito:
<< Allora ricoveralo! Non voglio rischiare di perderlo Carlisle!>>.
<< Considera però che se lo costringessi ad andare in ospedale potrebbe essere addirittura controproducente, dobbiamo sorvegliarlo discretamente sempre, farlo alimentare con regolarità e non dimenticare nessun farmaco, aspettiamo qualche giorno e poi decideremo.>>
 
Rosalie si era alzata ed era entrata nella sua camera, io appoggiai le spalle al divano e chiusi gli occhi, Esme mi carezzò la fronte, il mio sguardo era disperato come al suo, così come il suo dolore uguale al mio.
Pochi minuti dopo uscì, mi alzai, le andai incontro, lei scosse la testa, a quel punto non riuscii più a trattenere le lacrime, fece per abbracciarmi, ma non ce la facevo, dovevo uscire in fretta da quella casa.
Corsi dritta a casa, presi l’auto e sgommando mi allontanai, più velocemente possibile.
Ero giunta al culmine del mio sconforto. Mi aveva sentito, Rosalie gli aveva chiesto di farmi entrare e lui aveva rifiutato. Non c’erano più dubbi, la sua era una decisione definitiva.
 
 
EDWARD
 
Non potevo! Perché non capivano che non potevo vederla.
L’avevo sentita, quella voce dolce così afflitta, ma non ce la facevo a vederla.
E poi il suo pianto … oh Dio!
Ero solo causa di tormento che tutti quelli che mi volevano bene, ero motivo di disperazione per la donna che mi amava e che io amavo.




<
 
Mi ero alzato, avevo raggiunto la porta, la mano sulla maniglia, tremavo, mi appoggiai e iniziai a sussurrare:
<< Bella tesoro, non posso tirarti ancora dentro questa trappola, devo lasciarti andare, accettalo ti prego. Sarai libera, di nuovo libera.>>
Possibile che lo pensavo solo io, che solo io mi rendessi conto che ero come un veleno. Ero il male per lei, ero il male per tutti.
Mio padre avrebbe finito con farvi ricoverare, ne ero certo, era solo questione di tempo.
Coloro che mi amavano pensavano che avessi bisogno di uno strizzacervelli, ecco a questo punto ero arrivato.
Ne avevo davvero bisogno? O forse erano loro a non capire… tutto aveva una sua logica, logica che loro non coglievano.
 
Mio padre entrò poco dopo per farmi l’eparina, mi diede tutti i medicinali, lo guardai seccato, avrei voluto gridargli che avevo sentito tutto e che non avrei mai acconsentito a nulla di tutto quello che lui pensava fosse bene per me, ma l’avrei messo in allarme, avrei accelerato le sue decisioni e non volevo  questo.  
Il nostro rapporto che, in questi mesi, aveva ripreso forma e significato, adesso era piombato in un baratro d’incomunicabilità assoluta.
Mi riavvicinai alla finestra, guardai verso la sua stanza, adesso  era buia.
Avevo fatto l’ennesimo sbaglio. L’avevo delusa ancora e adesso dove poteva essere andata?
Speravo che non facesse niente di avventato. Non avrei potuto perdonarmelo.
Volevo solo sparire. Dovevo sparire, era ora di liberare tutti dal mio peso.
 
 
BELLA
 
Dopo aver girovagato per ore e aver staccato per ben tre volte la comunicazione a Jasper, decisi che era non solo l’ora di fermarmi, ma anche affrontare l’argomento con qualcuno che fosse disposto ad ascoltarmi e a consigliarmi, Jasper era davvero la persona adatta:
<< Diavolo Bella dove sei?>>, disse al telefono.
<< In giro.>>
<< Vediamoci da Alice.>>
<< No non voglio tornare verso casa, mi sento male solo a percorrerla quella strada! Al Cora’s, tra dieci minuti.>>
Non appena mi vide, si sedette e mi fece una carezza, chiusi gli occhi.
<< Oh Bella.>>
<< Sono stata a casa Cullen qualche ora fa, suo padre mi ha detto che sta male, è al limite del ricovero, ha paura che possa avere anche una crisi.>>
<< Perché non lo porta in ospedale?>>.
<< E’ barricato nella sua stanza, in certi momenti si chiude anche a chiave, non può prenderlo di peso, stiamo parlando di un adulto che è in grado di prendere delle decisioni per se stesso.>>, feci una smorfia.
<< Tu pensi che non sia più in grado di gestirsi?>>.
<< Non lo penso io, Carlisle ha contattato uno psichiatra, dice che è in preda ad una nevrosi. Si sta solo autodistruggendo e non da retta a nessuno.  
Ha interrotto i farmaci che prende da anni, a smesso di di mangiare, di muoversi, se continua così si farà morire di inedia o rischierà un altro attacco, una crisi respiratoria o chissà cos’altro.>> avevo alzato il tono della voce, << Ero là oggi avrei voluto aprire quella porta e Dio solo sa che reazione avrei voluto avere, Rosalie gli ha chiesto se voleva vedermi e lui si è rifiutato, lo capisci mi ha rifiutato.>>
<< Domani mattina proverò ancora a parlargli. Vieni con me, forziamolo.>>
<< Non credo che riusciremo a farlo ragionare.>>
<< Non puoi rinunciare così senza lottare.>>
<< Jasper che dici? Non è più lui … non è più Edward che conosciamo, l’onda di quello che lo sta travolgendo, non ha lasciato più neanche un barlume di quella personalità, quel carattere, quella razionalità che ho conosciuto e di cui mi sono innamorata. Comincio a pensare che io ho le mie colpe, mi sono illusa di poter rendere la sua vita migliore, con questo percorso assurdo, invece, ho trasformato la sua esistenza in un inferno. E il nostro amore si è infranto contro la sua enorme sofferenza.>>
<< Sai che non è così.>>
<< Puoi esserne certo? Io no. Solo anche che non resisterò a lungo, mi sto consumando, vivo posando costantemente gli occhi su una finestra di una stanza, che fino a due giorni fa era il centro del mio mondo e che adesso è il fulcro del mio strazio.
E poi tra qualche giorno avrò un altro problema da affrontare, mio padre tornerà dall’Europa e sai che lui non è mia madre, non è ugualmente comprensivo, non so come reagirà a tutta questa storia, sarà difficile fargli comprendere tutto quello che ci sta dietro. >>
<< Teniamoci in contatto e domattina vediamo dai Cullen.>>
 
Ripresi mestamente la via di casa, rallentai passando dinanzi al suo cancello, vide le auto, tutti erano in casa.
La triste conferma di Esme, non rendeva il rifiuto di Edward meno doloroso, mi sentivo talmente impotente, cominciavo a disperare che esistesse qualcuno in grado di poterlo tirar fuori da quel buco nero che la sua malattia aveva creato.
Davvero stavo pensando che quell’uomo dolcissimo, passionale, emotivamente così ricco, ma anche così pragmatico e razionale, fosse preda di una malattia mentale? 
O forse averlo accompagnato in questo tunnel così pericoloso e soprattutto doloroso, alla fine avesse creato nella sua mente un’inconscia necessità di allontanarsi da me.
Che cosa avremmo dovuto fare portato da uno psicologo, da uno psichiatra, ricoverarlo forzatamente?
Non riuscivo a pensare a una scelta efficace, io che per tutti questi mesi ero riuscita sempre a tirar fuori dal cilindro una soluzione valida che eliminasse ogni difficoltà che si poneva sul suo cammino.
Stavolta avevo azzardato troppo, pensavo forse di essere onnipotente?
Stupida arrogante ragazza!
Adesso forse l’unica scelta era lasciarlo in pace. Era quello che lui voleva, farlo decantare e magari dopo guidarlo con delicatezza verso decisioni razionali.
Mentre a me cosa rimaneva? Lasciarlo andare? Cercare in qualche modo di proteggermi da tutto questo dolore? Oppure aspettare e sperare.
 
 
EDWARD
 
Mangiai qualcosa sotto lo sguardo attento di Rosalie, che era diventata un vero mastino, non mi mollava mai.
<< Ma non devi tornare in Florida?>>, le chiesi, mentre con la forchetta rovinano la torta di Liv.
<< Mangia.>>
<< Il dolce mi dà la nausea. Rispondimi.>>
<< Tornerò in Florida quando lo riterrò opportuno, mamma e papà hanno bisogno di me e anch’io ho bisogno di restare, a te forse non fa piacere? Vorresti che andassi via?>>
<< No, ma devi tornare a lavorare… io mi riprenderò, datemi tempo.>>
<< Come pensi di impegnare questo tempo? Restando a letto, al buio, mangiando poco e niente, non muovendoti, non curandoti, non studiando più? E questa la tua scelta per riprenderti?>>
<< Devo abituarmi a questa nuova situazione, tutto qui.>>
<< Stro…ate Edward!>>
<< Basta maledizione!>>, diedi un colpo al vassoio, tutto si rovesciò per terra, Rose schizzò in piedi. << Lasciami in pace, ho mal di testa, non ho più voglia di parlare!>>
James e mia madre erano entrati in camera.
<< Andate via tutti,  mi state addosso tutta la giornata, mi sento sempre controllato, cosa vi aspettate che faccia?>>.
<< Siamo solo preoccupati, vorremmo che ci parlassi.>>, disse mia madre.
La guardai fisso e poi mi fermai su James.
<< Parlare? Io non ho più niente da dire. Ho parlato abbastanza con tutti voi, tocca a qualcun altro adesso essere chiaro.>>
<< Edward!>> disse mia madre.
<< Perché non ho forse ragione eh mamma? Di che cosa hai paura? Di un altro dramma familiare.
Lei è abbastanza forte e matura per affrontare ogni situazione e poi se ho potuto digerirlo io, ci riuscirà anche lei.>>
<< E a me che ti riferisci? Di che cosa state parlando?>> disse Rosalie. << Che cosa dovrei sapere.>>
<< Edward perché ti stai comportando in questo modo.>>, disse mia madre.
Mio padre era apparso sulla porta, guardai in faccia anche lui, feci un respiro e ripresi:
<< Continuate a starmi inutilmente addosso, non mi lasciate in pace e mi giudicate. In questo momento fareste bene a concentrarvi su altro. Avete l’occasione di rimettere in piedi questa famiglia che io negli anni ho mandato in pezzi.>>
<<  Mamma cosa succede?>> disse ancora Rose.
<< Insisti Rosalie.>> dissi ancora. << vedrai che riuscirai a farti raccontare tutto.
Adesso lasciatemi solo, sono così stanco.>>.
Mi girai di fianco, diedi loro le spalle e chiusi gli occhi, consapevole di aver dato il via all’ennesimo delirio, ma in questo momento avrei fatto qualsiasi cosa pur di non aver più addosso il loro sguardo preoccupato e attento.
 
 
 
ROSALIE
 
Andammo in salotto, mia madre nervosamente si sedette sul divano, mio padre accanto a lei, sprofondò sul divano, entrambi in ansia, mi guardavano. John si mise di fronte a me.
<< Mamma… papà sono terribilmente preoccupata, è successo qualcos’altro, è per Edward? C’è qualcosa su di lui che devo sapere?>>.
<< No Rosalie niente di nuovo, Edward ha sbagliato a …>>
<< No, non ha sbagliato affatto. >>, disse John.
Lo guardai incuriosita.
<< Sta solo facendo quello che avrei dovuto fare io.>>
<< Non capisco.>>, dissi.
<< Oh certo non puoi capire, perché non puoi immaginare quanto io abbia sbagliato con te, per egoismo e debolezza. Quanto avrei dovuto invece essere forte, coraggioso, attento e lungimirante nel valutare quanto sarebbe costata la mia scelta.>>
Avevo sentito bene.
Avevo guardato verso i miei genitori, cercando di comprendere cosa volessero dire le sue parole, ma la mia mente si rifiutava.
<< Rosalie tesoro… >>, disse mia madre.
<< No mamma devo continuare io.>>, disse lui, << non puoi dire nulla per giustificare i miei errori, i miei terribili errori.>>
<< No!… Non è vero, non puoi essere tu! Non dopo tutti questi anni.>>
<< Oh sì ahimè sono io. Questa messa in scena che va avanti da mesi è l’ennesimo sgarbo che ho fatto nei tuoi confronti e in quelli di tutti loro… ma non ho avuto il coraggio di…>>
<< Il coraggio di presentarti , di prenderti le tue responsabilità, di dare a tua madre e a tuo padre la gioia di saperti vivo?... Ma voi ed Edward sapevate?>>.
Mia madre annuì abbassando la testa.
<< Lo sapevate e avete taciuto?>>.
<< Loro non c’entrano Rose.>>, disse quell’uomo che continuavo a fissare senza riconoscerlo veramente.
Si avvicinò a me e prese la mia mano.
<< Non osare toccarmi!>>, gridai divincolandomi, << Sei stato qui tra noi, hai frequentato la nostra casa, la tua famiglia e non ti ha nemmeno sfiorato l’idea quanto male avresti fatto mentendo, dopo essere stato causa di enorme dolore per tutti noi, con la tua fuga!>>





 
Alzai il braccio e gli mollai uno schiaffo sul viso.
<< Mi fai schifo!>>
<< Rose…>> mia madre, il suo sguardo straziato.
<< Dagli una chance!>>, mi girai, Edward era appoggiato alla porta della sua camera, << in fondo tu sei stata una stronza con me per tutta la vita eppure io sono riuscito a perdonarti… in fondo lui non ha tutte le colpe… se non si fosse caricato la responsabilità di pensare ad un fratello malato, lui non sarebbe mai andato via. Io sono sempre l’inizio e la fine di tutti i disastri.>>
Avevo gli occhi colmi di lacrime, guardavo i loro visi costernati, Edward invece aveva uno sguardo duro, la bocca tirata, si aggrappava alla porta per reggersi e respirava forte.
Era come se avessi ricevuto un pugno sullo stomaco, non riuscivo a respirare, sentivo nell’aria un carico pesante di risentimento e di rabbia, quella mia e di Edward e poi la paura e il dispiacere dei mie genitori e di colui che adesso scoperto essere il mio amato fratello, che aveva popolato i mie sogni di adolescente abbandonata, delusa e tradita.
Mi volsi e corsi via verso la porta.
Aria avevo bisogno di aria o sarei soffocata sotto il peso di una realtà a cui stentavo a credere.
 
 
 
Ciao ragazze scusate il ritardo
Ma dire che questo capitolo è stato quasi un parto (ne ho fatti due perciò sono ben cosciente cosa voglia dire) l’ho ritoccato in una sua larga parte e ho cercato di rendere più chiari alcuni aspetti.
Alla fine sono abbastanza soddisfatta del risultato, spero che piacerà anche a voi. Non voglio fare alcuna considerazione, nessun giudizio, aspetto le vostre recensioni per potermi parlare ampiamente.
Mi piacerebbe che mi deste dei giudizi sul comportamento di ogni personaggio, ditemi quello che vi hanno suscitato, senza alcun limite.
Tengo molto a questo parte della storia e vorrei davvero che riuscisse a comunicare tutto quello che ho sentito quando l’ho scritto e adesso che l’ho ritoccato.
La narrazione di questa vicenda mi ha messo in grande difficoltà emotiva in primis, ma anche proprio nel mettere su carta la struttura dei momenti e il linguaggio da utilizzare per comunicare tutte le apprensioni , le paure le ansie che i miei personaggi dovevano esprimere. Mi dispiace anche che non vi sia il disegno di lalayasha perchè avrebbe mostrato forse la scena che a me ha comunicato maggiormente lo strazio e il desiderio di edward, spero possa farlo anche più avanti e vedrò di inserirlo da qualche parte.
Grazie in anticipo di tutto ciò che avrete la pazienza e l’attenzione di dirmi.
Scusate ancora per l’attesa, spero di poter postare il trentaquattro al massimo martedì.
Un bacio grandissimo
Cloe J
 
 
 
 

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Capitolo 34
*** Sul filo dei ricordi ***


Attenzione cara amiche!
Ho inserito come pezzo tratto dal capitolo precedente il momento in cui Edward guarda Bella dalla finestra, perché vorrei vedeste il disegno fatto da Lalayasha che purtroppo non abbiamo fatto in tempo ad inserire nel capitolo 33.
Grazie tante e buona lettura!
 
Tratto del trentatreesimo capitolo:
Mi volsi verso la tenda, la scostai poco, la luce sempre accesa, una poltrona dietro la tende e la sua sagoma seduta, le gambe distese verso il letto, aveva un libro in mano, i capelli sciolti … oh il mio amore!

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Vidi un movimento, mi affrettai a chiudere le tende, tornai verso il mio letto, presi il cellulare, scrissi un messaggio ed attesi, pochi minuti dopo trillò:
<< Edward … dimmi.>>, un tono freddo.
<< Ascoltami solo qualche minuto, aiutami sono davvero molto confuso.>>
<< Confuso? Non mi sembra ci sia molto da capire! Hai una fottuta paura, sei ad un passo dalla soluzione e cerchi scappatoie per non confrontarti con te stesso … e pensi davvero che privarti di lei sia la scelta giusta?
Non stai morendo e non morirai, se starai attento e ti lascerai curare.
Hai dolore? Lo capisco … ma al punto in cui sei, devi sopportare, passerà, ma questo comportamento da pazzo è ridicolo! Quella donna ti ama più di se stessa … ti rimarrebbe accanto anche se fossi sfigurato o paralizzato! Maledizione! Lei ama te non gli importa del tuo stato!
Come hai dimenticato in fretta le tue parole, la tua parte di fortuna l’avevi avuta, era Bella e hai buttata nel cesso!
Sei un uomo a metà non perché sei malato, lo sei perché stai giocando, con la tua vita ma anche con la sua, solo per paura.
Adesso sono in….zato con te! Mi preme che la mia amica stia bene e invece si sta tormentando per colpa tua, avevi giurato che l’amavi e non l’avresti mai fatta soffrire, sei uno stupido bugiardo!>>.
Buttò giù, chiusi il cellulare e lo tirai sul letto.
Non potevo certo sperare che Sam avesse per me parole di conforto.
 
 
Capitolo 34
Sul filo dei ricordi
ROSALIE
Correvo via dalla mia casa mentre piangevo, non avevo idea dove potessi andare in questo momento.
Mi fermai sul muretto che delimitava la strada, guardai verso il litorale di Santa Monica, c’era una festa, le luci psichedeliche illuminavano un’ampia parte di spiaggia.
Respira… respira Rosalie… piangere non serve, ma Dio mio come ci siamo finiti in questa situazione pazzesca.
Era tornato, era lui, era mio fratello, era il mio James.
No Rosalie, lui non è più niente per te. Ha smesso di essere tuo fratello, il momento in cui ti ha abbandonata. Ma inspiegabilmente a quel pensiero ripresi a piangere.
Guardai verso casa di Bella. Non so se fosse saggio, ma in questo momento avevo bisogno di vederla, sapere come stava e poter parlare con l’unica persona che conosceva ogni risvolto delle tristi vicende della mia dilaniata famiglia.
<< Ciao Renèe, Bella?>>.
Fece un laconico cenno verso su, raggiunsi la sua camera. Bussai quindi abbassai piano la maniglia
La stanza era nel caos. Lei era seduta sulla poltrona, un libro in mano, i capelli fermati da una penna.
Sollevò lo sguardo arrossato su di me. Mi sentii così egoista.
Mi sedetti in ginocchi accanto a lei, le carezzai il viso, incapace di proferire una parola.
Ero la personificazione del dolore.
Mi fece un sorriso, tenero, come quello di una bimba che ringraziava per il gesto d’affetto.
<< Lo sai che io ci sono per te in qualsiasi momento tu abbia bisogno vero?>>, le dissi.
<< Sì e ti ringrazio, in questo momento non riesco a parlare neanche con mia madre e non so cosa accadrà quando rientrerà mio padre.>>
<< Reagirà male vero?>>.
<< Ne sono certa, se potessi, eviterei di incontrarlo, lo so che è infantile… lui non capirà cosa sta passando Edward, lo condannerà senza appello. >>
<< Ne avrebbe anche tutte le ragioni, vederti in queste condizioni non dev’essere facile da accettare per un genitore.
Il fatto è che state provando due facce di uno stesso dolore tesoro. Non voglio giustificarlo Bella, ti giuro, ti vedo stare così male e vorrei fare qualsiasi cosa per arrivare ad una soluzione, ma se adesso gli forzassimo la mano, farebbe qualcosa di irreparabile. Credimi.
Sprofonda ogni ora più giù, agisce sempre con meno lucidità, è irascibile, ha scatti aggressivi, non ascolta nessuno, Bella mi fa paura.>>
<< Ti ha fatto qualcosa o lo ha fatto ai tuoi genitori?… Parla Rosalie sto solo peggio a non sapere cosa gli accade, mi terrorizza pensare a cosa può andare incontro se continua con scelte autolesioniste.>>
Avevo iniziato a piangere, ora lei si era inginocchiata dinanzi a me.
<< Non so da dove iniziare, non so neanche come parlarne, perché dentro di me ho un tale senso di impotenza dinanzi a ciò che stanno accadendo, io che ho sempre agito, che ho cambiato il mio presente e il mio futuro, adesso subisco.>>
Mi aveva preso le mie mani, mi sentii tanto incoraggiata.
Doveva sapere anche lei, era di famiglia, sarebbe restata di famiglia, Edward sarebbe ritornato in sé e lei avrebbe ripreso il posto che le spettava accanto a lui. Lei doveva sapere.
<< James… James è tornato.>>
<< Cosa? E’ tornato? Quando?>>.
<< Aspetta Bella ascoltami non è una cosa semplice, James è John Long.>>
<< Non è possibile?>>.
Raccontai quello tutto ciò che era accaduto a casa e aggiunsi:
<< È stato così brutto… l’ho insultato, gli ho mollato uno schiaffo e sono scappata via.
Lui che era il mio punto di riferimento, era tutto per me quand’ero piccola, lo amavo in maniera così esagerata dall’essere quasi gelosa di lui, come ha potuto farmi questo, è rientrato in America e mi ha mentito, ha mentito ai miei genitori, ad Edward, ha aggiunto ad un tragico gesto, una totale mancanza di attenzione per noi.
I miei genitori l’hanno accettato senza se e senza ma, posso capirli ma io però non posso perdonarlo, non posso.
Parlami Bella, aiutami a capire perché io non riesco a venirne a capo, i miei fratelli per motivi diversi, mi stanno facendo ugualmente male.>>
Lei tirò un sospiro, io mi asciugai le lacrime, stringevo ancora le sue mani, pronta a sentirmi dire qualsiasi cosa.
<< Vuoi davvero che ti dica cosa penso, sei pronta ad ascoltarmi? Non è detto che ciò che ti dirò sia quello che vorresti ascoltare.
Capisco che sei sorpresa e sconvolta, rispetto il tuo stato d’animo, lo sarei anch’io, ma cosa vuoi fare adesso rifiutarlo perchè non ha avuto il coraggio di presentarsi a te, in questi mesi?>>
Adesso toccò a me fare un sospiro. Continuò:
<< Se pensi che per tutto questo tempo non ce l’ha fatta neanche con i tuoi genitori, la cosa dovrebbe farti pensare. Poi ti rendi conto cosa sta accadendo in casa tua in questo momento, il caos.>>
<< È stato crudele Bella.>>
<< E’ un uomo di trent’anni che è tornato con il peso di aver abbandonato la sua famiglia, ha rincontrato suo fratello e i suoi genitori in situazioni casuali, si è ritrovato in casa sua a festeggiare, dovendo recitare una parte, ha rivisto probabilmente situazioni già vissute e ha assistito a momenti drammatici senza potersi esporre completamente, senza poter star vicino a suo fratello, sfido chiunque a dire che siano stati dei mesi facili per lui.>>
<< Lui sapeva come lo amavo, se fosse ritornato e mi avesse spiegato, io l’avrei riaccolto… perché aspettare?>>.
<< Timore prima e adesso scala di priorità.>>
<< Timore? Di che?>>
<< Di essere rifiutato. Qualche mese fa gli abbiamo raccontato degli avvenimenti personali, Edward è stato molto duro nel giudicare la sua fuga, ha parlato di te, ti ha descritta come un’egoista, arrabbiata e cattiva e ha sostenuto che lo eri diventata dopo che lui  era andato via.
Forse l’idea di averti abbandonato, di averti resa così furiosa tanto da sfogarti contro Edward, l’ha tormentato talmente, da toglierli anche la speranza di poter ottenere il tuo perdono.
Poi in questi ultimi tre giorni può darsi abbia pensato che presentarsi a te, avrebbe reso la situazione ancora più complessa e difficile da gestire, per lui la priorità è stata concentrarsi su Edward, valutazione condivisibile o no ma saggia …>>
La fissavo, gli occhi le si erano di nuovo riempiti di lacrime. Continuai.
<< Tu sai come vivo ancor oggi la perdita di mio fratello, sai cosa avrei dato per salvarlo. Ricordo le tue parole quattro mesi fa sulla sua tomba. Capisci che stai avendo un’altra chance con lui … così come l’hai avuta con Edward, non sprecarla, lasciandoti annebbiare dalla rabbia e fai una scelta d’amore.
Prenditi tutto il tempo che ti occorre, ma non un minuto in più del dovuto. La tua decisione è facile sarà quella giusta.>>
 
EDWARD
 
Durante la notte i miei genitori erano venuti a controllarmi un paio di volte, così come aveva fatto James, avevo finto di dormire.
Di Rosalie nessuna traccia. Ero riuscito ad allontanare anche lei da me, era scappata via delusa e arrabbiata, chissà dove poteva essere in questo momento.
Tranquillo Edward lei era forte, era Rosalie Cullen, avrebbe dimenticato tutto e sarebbe andata avanti e avrebbe avuto il suo amato James di nuovo accanto… il mio perfetto fratello ritrovato. Ed io? Stavo facendo la scelta giusta per me, non avevo più nessun interesse e avevo fatto una scelta che mi avrebbe fatto trovare pace, nient’altro che pace.
Finalmente verso le quattro la casa tacque. Non avevo molto tempo.  Mi mossi.
Non so come feci, ma nonostante fossi ingombrante, maldestro e debole, riuscii ad uscire dal retro della casa e prendere un taxi senza che nessuno se ne accorgesse.
Avevo messo il busto, che mi comprimeva il petto ma mi rendeva meno doloroso spostarmi.
Finsi di essere paralizzato, il tassista divenne disponibile e collaborativo al massimo.
Io che avevo sempre odiato essere considerato disabile, adesso lo sfruttavo per mettere in pratica la mia fuga.
Fuggivo? Anch’io stavo fuggendo, avevo deciso di abbandonare tutti? La mia famiglia, i miei amici, la mia Bella. Io che avevo subito un abbandono, che mi aveva fatto male, adesso avevo deciso di lasciare tutti e andar via facendo perdere le mie tracce.
In questa follia c’era più di una nota ironica, peccato che stessi dando vita ad una tragedia.
 
All’aeroporto, acquistai il biglietto e attesi un paio d’ore che chiamassero il mio volo.
Avevo portato il cellulare con me, mi dicevo che poteva essermi sempre utile per mettere in pratica un progetto che mi portasse nel più breve tempo possibile lontano da tutti coloro che mi amavano. Era ormai chiaro che nelle mie condizioni era solo un progetto autodistruttivo, ma era quello che volevo e l’avrei ottenuto.
Alle sei chiamarono il mio volo, subii l’imbarazzante presenza dell’immancabile assistente per disabili, quando finalmente mi sedetti al mio posto, ero sull’orlo di uno svenimento, la schiena era dolorante e stanca, la testa vuota, il respiro corto e pesante, chiesi dell’acqua, ingurgitai tutti quelle odiose pillole, mangiai qualcosa, ma avevo una nausea terribile, chiesi allora un sacchetto, l’hostess disse:
<< E’ solo?>>.
 
Annuì.
<< Mi chiami per qualsiasi evenienza, sarò a sua disposizione.>>
Presi coscienza che, per la prima volta nella mia vita, che ero veramente solo.
Mi presi la testa fra le mani, avrei tanto voluto piangere, ma non sarebbe servito a nulla, quindi tanto valeva non suscitare commiserazione o troppo interesse.
Le sette, chissà se i miei avevano già scoperto la mia assenza.
Mi colse l’angoscia …. La nausea divenne fortissima! Mi girava la testa.
Che cosa stavo facendo maledizione! Era troppo tardi, non potevo più tornare indietro, avrei continuato in questa pazzia e sarei arrivato alla fine.
BELLA
Tre notti di seguito senza chiudere occhio cominciavano ad essere veramente impegnative da reggere.
Il mio cervello continuava a macinare pensieri e circostanze che mi tenevano vigile, non mi era possibile lasciarmi andare, avrei voluto tornare a stordirmi, per non sentire dolore.
Non mi spogliavo neanche più, sempre una tuta addosso, piedi nudi o scarpe da ginnastica, sempre pronta a scattare forse, al trillo di un cellulare o al suono di un campanello.
Forse anch’io stavo perdendo la ragione dietro all’infrangersi di una realtà che consideravo la mia unica realtà vivibile.
Ero seduta dinanzi alla finestra, computer alla mano, avrei voluto allontanare i miei pensieri da lui, almeno per darmi un po’ di pace, ma il mio cuore continuava a mantenermi invece a ricercare anche solo la sua sagoma al di là di quella tenda che celava la sua stanza.
Speravo e pregavo solo che stesse un po’ meglio, quello era importante.
Fissavo quella luce, speravo di intravederlo. 
Era il mio amore. L’avevo avuto tra le mie braccia fino a tre giorni fa, lo avevo baciato, carezzato, ero preoccupata per lui ma gli ero accanto e adesso desideravo almeno di poterlo scorgerlo attraverso una tenda.
Come eravamo arrivati a questo delirio?
Fidi le figure dei suoi genitori e quindi di James, tutti lì a controllarlo, preoccupati ed impauriti per ciò che poteva rischiare.
Continuai a smanettare sul notebook, le ore scorrevano, vedevo, di tanto in tanto, ad uno ad uno rientrare in un pellegrinaggio silenzioso, soffermarsi qualche minuto e poi andare via.
Notte  fonda, mi bruciavano gli occhi, mia madre era entrata in camera un paio di volte, aveva tentato di convincermi a mangiare qualcosa, ma visto il mio fermo rifiuto, aveva desistito, forse confidava che sarei stata più arrendevole ora non appena fosse ritornato mio padre. Illusa.
Un movimento dietro le tende, lo vidi alzarsi, andai alla finestra, erano le tre, armeggiava con qualcosa, poi al cellulare, quindi fermo con la testa fra le mani, era irrequieto come sempre, si muoveva lentamente per la stanza, quindi si era disteso e aveva spento la luce.
Le quattro. Nessun movimento… era la prima volta in queste notti che la sua stanza era avvolta dal buio.
Sperai che stesse riposando, mi dispiacque solo di non poter più vedere neanche i contorni della persona che più amavo nella mia vita.
 
Un forte scampanellio mi fece scattare in piedi, guardai l’orologio, le sette e mezza.
Scesi di corsa, mi trovai dinanzi i signori Cullen e Rosalie:
<< Bella se ne andato!>>, disse Carlisle sulla porta.
<< Cosa!>>.
Mia madre ci aveva raggiunto e aveva fatto sedere Esme in lacrime.
<< Stamani verso le sette, sono entrata nella sua stanza e non c’era.>>, disse Rosalie. << E’  andato via senza che ci accorgessimo di nulla!>>
<< Fino alle quattro era dentro la sua stanza.>>, dissi, << l’ho visto al cellulare, poi il buio, nessun altro movimento.>>
Bussarono ancora, entrò James:
<< Non temete lo troveremo.>>, disse rivolto a sua madre, << ho già avvertito i ragazzi.>>
<< Bella ci ha detto che fino alle quattro era in camera.>> disse Carlisle, << poi ha spento la luce, dev’essere stato quello il momento in cui è uscito. Faremo un giro. Bisogna chiamare gli ospedali e parlare con la polizia, chiedere quantomeno consiglio, poi andrei alla stazione dei treni e dei bus e all’aeroporto. Rosalie torna a casa con la mamma. Teniamoci in contatto>>
A due a due uscimmo, andai con James, cominciammo a girare per le strade di Santa Monica, ma sapendo già che tre ore erano un tempo sufficiente per allontanarsi abbastanza.
Chiedere alla stazione dei bus fu chiaramente un buco nell’acqua, nessuno alla biglietteria l’aveva visto, i ragazzi avevano fatto in lungo e in largo le strade di Santa Monica, poi UCLA, controllammo anche alla stazione dei treni. Niente!
<< Bella lo so che è difficile ricostruire i giorni precedenti a questi .>>, disse James, << ma sei l’unica in questo momento che più dare delle indicazioni precise. Può essergli sfuggito qualcosa, una parola, un’idea che possa esserci utile?>>.
<< Non riesco più ad elaborare nulla mi dispiace. Stanotte armeggiava con qualcosa, vedevo la sua sagoma, adesso mi rendo conto che stava preparando uno zaino, poi l’ho visto telefonare… aveva qualcosa tra le mani … un foglietto … forse il suo portafogli. >>
<< Dove potrebbe andare? A chi potrebbe rivolgersi?>>.
<< Aspetta.>>, chiamai Carlisle.




<< Dottore!… No… Niente né alla stazione degli autobus né a quella dei treni… Gli ospedali?... Capisco, mi ascolti è solo un tentativo ma ha modo di controllare i movimenti della carta di credito di Edward?>>. 
<< Cosa devo cercare? >>.
<< La ricevuta di pagamento di un biglietto aereo… noi andiamo all’aeroporto, mi richiami appena sa qualcosa.>>, chiusi la chiamata e dissi, << E’ un’idea folle, ma potrebbe aver pensato qualsiasi cosa pur di allontanarsi da noi.>>
<< Cosa?>>.
<< Potrebbe aver pensato di andare da Sam…>>
<< A New York?>>.
Il solo pensiero che si fosse imbarcato in un viaggio così lungo, difficile, così pericoloso nelle sue attuali condizioni, mi sconvolse.
Risposi al cellulare:
<< Bella c’è una ricevuta di un biglietto aereo fatto stanotte.>>, disse Carlisle agitato. << Dove può essere andato?>>.
<< Ho una mezza idea, dottore, proveremo a chiedere all’aeroporto, può dirmi la compagnia?>>.
<< Delta Airlines.>>
<< Ci dia tempo.>>
Ai check-in ci rivolgemmo a una guardia, spiegammo la situazione, ci accompagnò da una responsabile. Ero così agitata che stentavo a parlare:
<< Si chiama Edward Cullen, è il mio fidanzato, ha vent’anni, è sulla sedia a rotelle, ha subito da poco un intervento molto delicato, alla schiena e al torace, è malato.
E’ molto importante che lo troviamo al più presto, potrebbe essere in uno stato confusionale, abbiamo paura che possa star male durante il volo.>>
<< Vediamo le liste passeggeri dei voli di stamattina.>>
<< Lisa.>>, disse una hostess, della postazione di fianco, che aveva seguito ogni parola, << stamani abbiamo organizzato un imbarco con assistente, un giovane sulla sedia a rotelle, ha detto di avere degli impianti nella colonna vertebrale, lo abbiamo fatto passare dal varco speciale. Fammi pensare era intorno alle cinque credo … aspetta fammi controllare … il nome?>>.
<< Edward Cullen.>>, disse James.
<< Ecco visto ricordavo il volo delle sei e venti… Edward Cullen posto uno A.>>
<< Dove è diretto?>>, sussurrai.
<< New York, atterrerà al JFK alle tre, volete che mi metta in contatto con il volo?>>
<< No. >>, dissi sottovoce rivolta a James, << se capisce che lo abbiamo scoperto o magari lo bloccano potrebbe entrare nel panico, avere una crisi respiratoria, potrebbe pensare di fuggire e  fare qualche gesto inconsulto, non voglio metterlo in allarme, chiamerò i ragazzi, manderò Sam.>>
Mi rivolsi all’hostess:
<< No grazie tante, manderemo dei nostri amici all’aeroporto, a prenderlo, siete stati veramente molto gentili, grazie.>>
Guardai il monitor con i prossimi voli per New York, poi chiamai casa:
<< Mamma, Edward sta andando a New York, sto chiamando i ragazzi, spero riescano a trovarlo, prepara uno zaino con un cambio e il mio passaporto, dai tutto a Rosalie, c’è un volo alle undici. Rosalie è ancora lì? Passamela.>>
<< Bella ma cosa gli è saltato in mente?>>.
<< Non so proprio, spero di riuscire a intercettarlo all’aeroporto.>>
<< Prendi un biglietto anche per me.>>, disse Rose.
<< No Rosalie devi restare con tua madre.>>
<< Ci sarà mio padre, ho bisogno di venire con te, non resisto ad attendere accanto al telefono.
Ci vediamo tra una ventina di minuti in aeroporto.>>
<< Rosalie ascolta controlla nella stanza di Edward, vedi se riesci a trovare un diario con la copertina in pelle, ci sono delle foto, può darsi che ci abbia scritto qualcosa in questi giorni.>>
<< D’accordo, a dopo.>>
<< Vengo con te.>>, disse James.
<< Mi accompagnerà Rose, non so come possa reagire alla tua presenza.>>
Mi guardò stranito.
<< So tutto e questo non è il momento di incasinare ancor di più la situazione, dobbiamo ritrovare Edward quindi se Rosalie non ti vorrà, resterai.>>
<< D’accordo farò come vorrete voi. >>
Aspettammo Rosalie dinanzi al check-in.
<< Tesoro >>, disse mia madre raggiungendomi, << cosa pensi stia andando a fare a New York?>>
<< Non so mamma… è smarrito, forse avrà pensato che qui non ha più nessuno che possa comprenderlo, spero stia cercando qualcuno che lo ascolti o che lo possa aiutare, Dio no voglia che abbia invece, deciso di allontanarsi da tutti per… non è possibile che lo abbia pensato… non è possibile.
Se contatterà Sam lui saprà cosa fare, fino a quando non lo raggiungeremo. Riusciremo a riportarlo a casa, poi penseremo come sia meglio assisterlo e curarlo.
Devo scappare, mi terrò in contatto, spiega tu tutto a papà.>>
Esme si avvicinò, mi abbracciò e tra le lacrime disse:
<< Ti prego fai uno dei tuoi miracoli, ma trovalo.>>
Poi si avvicinò a James e disse:
<< Andrai con loro?>>.
James guardò verso Rosalie, lei alzò le spalle e si diresse verso il check-in, lui rispose:
<< Lo riavrei presto a casa.>>
 
C’imbarcammo, seduti uno accanto all’altro, sui nostri visi la medesima espressione, preoccupazione e paura, Rosalie mi prese la mano:
<< Non c’era.>>, disse un tratto Rosalie.
<< Cosa?>>, risposi.
<< Il diario, non c’era, l’avrà portato con sé?>>
<< Speriamo, ci sono tutte le nostre foto lì dentro, forse ricordare tutti i momenti insieme lo terranno attaccato a noi e alla sua vita.>>
Mi asciugai le lacrime, Rosalie poggiò la testa sulla mia spalla e chiuse gli occhi.
Guardavo fuori dall’oblò le nuvole, mi perdevo nelle immagini di Edward sorridente, le prime feste a casa degli amici, il Kodaq Theatre, New York e i nostri giri, il nostro primo Natale, la festa di Capodanno e poi New Orleans, fissavo il mio anello e avevo un unico desiderio rivederlo, rivederlo assicurarmi che stesse bene e poi se questo era il suo desiderio, l’avrei anche lasciato.
Nel bel mezzo del viaggio riaccesi il cellulare e chiamai New York:
<< Ciao Emily… Sam?>>, chiesi con impazienza.
<< All’università … ha dimenticato il cellulare, ho visto tutte le tue chiamate…che succede Bella?>>
<< Ho bisogno di parlare con lui…subito.>>
<< Bella mi stai facendo paura.>>
<< Edward è andato via da casa, sta venendo a New York, è partito stamani all’alba, io, Rosalie e un amico stiamo venendo lì … Emily secondo me, sta venendo da voi, sta venendo da Sam e nello stato in cui si trova è una pazzia, dovete aiutarmi a trovarlo.
Fammi chiamare da Sam non appena torna oppure cerca di rintracciare Paul e mandalo all’aeroporto al più presto. Cercate di intercettarlo, il suo volo dovrebbe atterrare alle due e mezza, assicuratevi che stia bene e convincetelo a venire a casa, non ditegli che sto arrivando, portatelo solo a casa.
Emily non sta bene e non solo fisicamente, ha delle reazioni che non sono da lui, se chiede di parlare solo con Sam, lui deve provare a farlo ragionare in qualche maniera o almeno a trattenerlo fino a quando non arriviamo noi, altrimenti temo che si rimetterà su un altro aereo e scapperà chissà dove e non ritroveremo più, o finirà in ospedale, o peggio ancora… tu non immagini come sia allo stremo… il suo fisico non reggerà senza le sue cure necessarie, potrebbe avere un attacco di cuore o  una crisi respiratoria… sono disperata Emily aiutatemi.>>
<< Chiamo Paul e vado all’università da Sam, andremo dritto all’aeroporto … Seth e Leah verranno a prendervi, ti terrò informata.>>
Ripresi a piangere, James mormorò:
<< Ti prego non fare così! Non disperare vedrai lo troveremo in tempo.>>
Rosalie alzò la testa, mi prese la mano e disse:
<< Come può accaduto tutto questo senza che ce ne accorgessimo?>>, disse, << Com’è arrivato a questo punto? Potevamo aiutarlo Bella?>>.
<< E’ sempre stato così forte.>>, risposi. << Dopo l’intervento alla schiena, aveva dolori così intensi che nessuno sarebbe riuscito a sopportarli, ma lui ha retto fino a quando non è giunto al limite e solo allora ha chiesto la morfina.
Adesso non riesce a respirare e a parlare senza sentire dolore e la schiena senza cerotto deve dargli un disturbo costante. E’ il dolore che gli offusca la ragione e credo sia disposto a fare qualsiasi cosa affinchè tutto questo termini. >>
<< Da quando sono tornata a frequentare casa mia e lui.>>, disse Rosalie, << l’ho visto sempre così entusiasta della vita, impegnato, anche ironico rispetto alla sua condizione, non potevo mai pensare che qualcosa lo avrebbe trascinato in un vortice così profondo di disperazione.>>
<< Certo tu non potevi ma io dovevo essere più accorta.>>, dissi asciugandomi le lacrime, << ero quella che aveva ogni istante il polso della sua situazione emotiva, sono stata anche stavolta poco attenta e in ritardo.
Sono sempre stata un passo indietro a lui a comprenderlo, a cogliere i suoi segnali.
È stata una triste costante nel mio rapporto con lui, lui che sentiva per me tutto prima, l’attrazione, il pensiero, l’amore, la dipendenza, le mie sofferenze emotive, le mie difficoltà e io che arrivavo sempre dopo, lenta a cogliere, a sentire, a provare, a dimostrare, solo che questo mio ultimo ritardo rischia di costarci troppo, a me sta togliendo l’unico uomo che abbia amato, ma a lui rischia di fargli perdere la vita. Non potrò mai perdonarmi per questo, anche se dovessi ritrovarlo, non potrò mai dimenticare quanta sofferenza non sono riuscita a risparmiargli.>>
James ci guardava attento, senza parlare, Rosalie incrociava il suo sguardo solo per qualche secondo, in silenzio, io mi sentivo così spaventata, ma nel contempo ero incoraggiata dalla presenza di entrambi.
Confidavo che con l’aiuto degli Oneida l’avremmo trovato e riportato a casa. Dovevo trovarlo o avrei portato per sempre questo peso sulla mia coscienza.
 
EDWARD
<< Signor Cullen.>>
Mi ridestai.
<< Tra un’ora saremo a New York.>>
<< Grazie.>>
<< Verranno ad assisterla e passerà anche stavolta da un varco speciale, ci sarà qualcuno ad attenderla all’aeroporto?>>
<< Prenderò un taxi.>>
Sapevo da chi volevo andare e chi volevo mi ascoltasse, i miei pensieri però erano come immersi in una nebulosa confusa e spessa, non avevano né chiarezza nè coerenza.
Chi volevo prendere in giro ero un pazzo, un dissociato, avevo fatto una cosa senza senso, senza una reale motivazione, se non quella di farla finita.
Mentre l’assistente sospingeva la mia sedia, riattaccai il cellulare per chiamare un taxi, fui subissato di messaggi, di chiamate, sapevo che avrei dato vita ad un delirio.
Rapidamente feci la telefonata per il taxi e spensi il telefono.
Dissi al tassista che volevo fare un giro turistico, la verità era che volevo rivedere i luoghi dove ero stato felice con lei.
Girai quasi un’ora poi scesi al Rockefeller Center, mi fermai dinanzi a Prometheus, entrai nel caffè di fronte alla piazza, ordinai qualcosa e riaprii il mio diario, presi la sua foto con quello sfondo e ripresi a scrivere.
Sollevai lo sguardo e guardai l’ora, erano le sei e mezza, avevo fatto tardi e dovevo ancora raggiungere la mia prima meta.
Dovevo muovermi.
Mentre attendevo l’auto, non resistetti alla tentazione, riaccesi il cellulare e aprii alcuni messaggi, Rosalie, James, Jasper, le loro parole mi rimbombavano dentro, ma non ebbi il coraggio di aprire i suoi.
Lo sguardo mi cadde su quello di Sam, lo lessi e decisi di rispondergli:
“ Lasciatemi solo … non ho bisogno di niente”
Quindi spensi il cellulare.
 
BELLA
<< Mi ha mandato un messaggio.>>, disse Sam
<< Dio sia ringraziato.>>, risposi.
<< Abbiamo poco da gioire, due frasi, nessuna indicazione. Bella siamo stati all’aeroporto, ma non siamo riusciti a trovarlo, non è uscito da nessuna parte, lo abbiamo cercato dappertutto, il volo è arrivato ma di lui nessuna traccia, mi dispiace.>>
<< Non è possibile.>>
<< Puoi esserti sbagliata oppure ha cercato di coprire le sue tracce e adesso sta andando da qualche altra parte o è rimasto a Los Angeles.>>
<< Ero certa che sarebbe venuto da te, non so perché una sensazione, non credo che potesse essere così lucido da architettare un piano per coprire i suoi spostamenti.>>
<< Cosa può averlo portato qui? Cosa pensi stia cercando?>>.
<< Aspetta… Sam aspetta! Non ha senso, ma in questo momento per lui tutto può avere una sua logica. Andate a Staten Island, andate da Jacob!>>
<< Al cimitero?>>
<< Sì provate.>>
<< Corriamo.>>
<< Perché lì?>>, chiese Rosalie.
Rimasi in silenzio e mi misi a piangere. Rosalie mi guardò sconvolta.
<< No Bella non puoi pensare questo.>>
<< Non voglio crederci ma…>>
Trascorremmo il resto del volo in assoluto silenzio, verso le sei, arrivò un messaggio, Sam ci avvertiva che erano a Staten Island, ma di Edward nemmeno l’ombra, questa notizia ci gettò nello sconforto.
Non appena atterrammo, Leah ci condusse di corsa da Sam, un vento freddo spirava dal mare, noi eravamo vestiti leggeri, nei momenti convulsi della nostra partenza, non ci eravamo resi conto che qui avremmo trovato tutt’altra temperatura.
Rabbrividii e pensai a lui.
<< Ragazzi per favore fatevi un giro, passate vicino a casa mia, nei luoghi dove ho vissuto, noi andremo negli alberghi. Se la sua meta era il cimitero potrebbe essere arrivato tardi ed averlo trovato chiuso, potrebbe aver preso una stanza qui in albergo,  poi andremo allo Staten Island University Ospital, teniamoci in contatto.>>
Ci vollero quasi due ore per fare il giro e spiegare la situazione, ma fu un buco nell’acqua; mestamente ci recammo allora in ospedale, alla reception, Rosalie diede le sue generalità e riuscì a farsi promettere di essere chiamata in caso ci fosse stato un ricovero a nome di suo fratello.
Erano passate più di dodici ore dalla sua scomparsa, ma decidemmo di non andare dalla polizia,  pensammo fosse saggio, aspettare almeno fino a domani.
Tornammo a New York e ci riunimmo a casa di Sam, per tentare di organizzare qualcosa di produttivo.
****
James in piedi guardava fuori dalla finestra, Sam si avvicinò a lui e gli porse una birra:
<< Grazie.>>, rispose.
<< Come mai sei qui?>>.
<< Volevo rendermi utile, sono preoccupato per Edward.>>
<< Perché?>>.
<< Che razza di domanda è?>>, rispose alterato.
<< So che hai frequentato Edward e Bella e casa Cullen, mi hanno raccontato quello che hai fatto per lui all’università, ma questo non giustifica completamente la tua presenza qui.>>
<< Non potevo lasciar andare Bella e Rosalie da sole, sono entrambe molto provate.>>
<< Qui ci siamo noi, come vedi Bella non sarebbe stata mai sola, c’è di più.>>, incalzò lui.
<< Io ed Edward siamo legati.>>
<< Legati in che senso?>>.
<< Sam non posso e non voglio dirtelo, sono affari personali miei e di Edward. Quando lo troveremo, se vorrai soddisfare la tua curiosità e Edward vorrà dirtelo, lo farà lui personalmente.>>
Sam finì la sua birra:
<< Lo troveremo e lo riporteremo a casa, ma l’ultima cosa che m’interessa è ottenere spiegazioni sui vostri fatti personali, sarà altro che dovrà spiegarmi, da che cosa gli è accaduto, al perché ha lasciato Bella e cosa lo ha portato a fare una stron…ata simile, che rischia di mettere a repentaglio la sua vita e che ha gettato nel totale sconforto una delle persone che più amo...
Solo i signori Swan e noi sappiamo cosa ha passato Bella, dopo la morte di Jacob, le siamo stati accanto mentre precipitava nella depressione più profonda, cercando di autodistruggersi e poi nell’eccitazione più frenata, dove invece dovevamo controllarla a vista, altrimenti si sarebbe ficcata in grossi guai.
Mi fo….te poco cosa puoi essergli passato per la mente, vedo solo come è ridotta Bella,  la sua vita è stravolta, annientata, tutto questo per colpa sua.
Se le cose non si sistemeranno, questa volta non riuscirà a rialzarsi.>>
 
 
EDWARD
Era tardi, non sarei potuto entrare, ma volli passarci davanti, per esserne certo, chiesi all’autista di portarmi al vecchio indirizzo di Bella, poi alla Curtis, quindi alla scuola frequentata con gli Oneida.
Stavo ripercorrendo il viaggio fatto con lei, per sentire ancora più dolore di quello che già provavo, per punirmi per quello che le avevo fatto, per toccare veramente il fondo.
Mi sentivo tanto debole e dovevo prendere almeno i farmaci di cui non potevo fare a meno.
La schiena mi tormentava da ore, per non parlare del petto.
Mentre tentavo di mangiare qualcosa, ripresi a scrivere, in maniera quasi compulsiva, e poi rileggevo, avido tutto ciò che usciva da questa mente sconnessa, quindi guardavo le foto, impedivano di sentirmi completamente solo, ma non mi davano alcun conforto.
Finita la cena, trangugiai una serie di pillole, guardai l’orologio, le undici, senza essermene reso conto, ero stato tre ore seduto a scrivere.
Raggiunsi l’hotel, mi sedetti sul letto, ero davvero a pezzi, mi strappai quasi di dosso il busto, il dolore alla schiena era di ora in ora più forte, mi distesi e appena poggiai la testa sul cuscino, mi misi a piangere.
Mi sentivo frantumato nel corpo e con la ragione persa in chissà quali convinzioni irrazionali.
Ero frustrato per essere solo, per essere in difficoltà e per aver iniziato una cosa che aveva fatto solo male a tutti coloro mi amavano.
Avrei voluto chiudere gli occhi e non riaprirli più, spegnere questo disastro che era la mia vita, smettere di soffrire e far soffrire o forse volevo abbassare un attimo la coltre in cui stavo vivendo e tornare indietro di tre giorni.
Sarebbe bastato ritrovarmi tra quelle braccia che avevo scostato da me, che l’avessi fermata mentre fissandomi usciva dalla mia stanza o che l’avessi chiamata o  fatta entrare quanto Rosalie mi ha detto che voleva vedermi nonostante tutto, sarebbe bastato, sussurrai:
<< Bella amore mio dove sei? Bella!>>, continuai a piangere per ore, poi forse raggiunsi il mio limite e sfinito mi addormentai.
Sentii il vento fischiare tra gli alberi, aprii gli occhi, il cielo era grigio e carico di nubi.
Mi sollevai piano, i tre chiodi dentro la mia schiena, mi fecero fermare il respiro, mi feci forza e cominciai a rivestirmi. Respiravo piano, reprimendo i rantoli che mi venivano su, dovevo farcela, raggiunsi a fatica il bagno cercai solo di sciacquarmi il viso, per riprendermi un po’.
 
 
Avevo gli occhi gonfi e rossi, un viso terribile, cercai nella borsa con i farmaci e trovai una compressa di morfina, la presi senza neanche pensarci un attimo, poi buttai dentro lo zaino ciò che avevo e uscii.
Diedi l’indicazione al tassista e guardando fuori dal finestrino, il paesaggio triste e uggioso, attesi con impazienza di arrivare a destinazione.
Prima di entrare presi dei fiori e una piccola candela.
Non avrei mai dimenticato dove si trovava quella lapide, era un luogo così importante per lei, vi giunsi senza esitazioni, i fiori sempre freschi, la tomba linda e curata, guardai quel viso sorridente.
Tutto uguale a quattro mesi fa … quasi tutto, io ero lì dinanzi al suo sguardo sorridente e fiero, ma lei non era più accanto a me.
M’inginocchiai sulla lapide, aggiunsi i fiori in un vaso e poggiai la candela vicino alla foto mi strinsi nella giacca, mentre il vento soffiava con maggior vigore, iniziai:
<< Solo ieri avevo più chiaro il perché volevo essere qui, oggi non lo so più… Jacob… forse ti voglio come testimone di un’ultima decisione che devo prendere o forse voglio trovare proprio qui il coraggio per farlo.
Devo iniziare col chiederti scusa per essere stato la causa di grandi sofferenze per tua sorella, il solo fatto che l’amo e l’ho amata sin dal primo momento che l’ho vista, non mi doveva autorizzare ad essere crudele.
Proprio così sono stato crudele con lei, non mi sono reso conto di poterle arrecare solo dolore.
Lei e il suo meraviglioso modo di essere mi ha preso, stregato, mi ha travolto, ho pensato che anche per me poteva esserci un barlume di felicità, che fosse giusto innamorarmi.
No non è giusto. No perché sarei solo un peso per chi mi sta accanto e posso condannarla a farmi da infermiera a vita.>>, respirai. << Prima che conoscessi Bella, avevo considerato più soluzioni, continuare a vivere in questa condizione, in fondo riuscivo a fare quasi tutto, oppure operarmi e diciamo che avevo considerata e accantonata più volte, perché non ci credevo neanche io che fosse davvero una soluzione percorribile, o ancora chiudere con questa vita che è stata disastrosa sin da piccolo e che aveva trascinato anche la mia famiglia in un mare di dispiaceri e difficoltà.
Poi l’ho incontrata, è stato bellissimo. Tu la conosci bene, sai cosa riesce a fare, sai come riesce a trasformare in positivo tutto ciò che le sta a cuore, ho creduto che tutto fosse possibile accanto a lei.
Ma no Jacob non tutto! Tu non ce l’hai fatta… io non ce l’ho fatta, il destino anche stavolta è stato più forte di lei! A quel punto l’unica scelta era allontanarla… l’ho dovuta allontanare.
La vita senza di lei però, non ha più senso e mi rimarrà un ultimo passo da fare e sarà facile.
Non temere non lo saprà mai … non le permetterò di crogiolarsi nel dolore per non avermi salvato da me stesso.
Ho già pensato a tutto, le manderò un biglietto… l’ho già scritto… dove le dico che la mia decisione di lasciarla è definitiva, che deve dimenticarmi, ne ho preparato uno anche per i miei, rinforzerà la convinzione che sono andato via, in fondo è prerogativa dei maschi Cullen fuggire da una realtà troppo dura.>> feci un mezzo sorriso, << Ma tu devi perdonami, se non avessi incrociato la sua strada, lei non avrebbe vissuto quest’inferno, comunque vedrai mi dimenticherà … mi odierà a tal punto che mi dimenticherà.>>
Un rumore, una folata di vento … il suo profumo. Respirai e chiusi gli occhi, mi sembrò di sognare.
No era solo la mia immaginazione, era solo quello che desideravo sentire,  non era reale!
Un altro rumore, una presenza dietro le mie spalle, pochi secondi, un abbraccio.
Abbassai la testa, mentre il suo calore sulla mia schiena e il suo sostegno sul mio petto stanco s’irradiavano come un balsamo miracoloso.
Ero incapace di parlare o muovermi, sentivo il suo viso poggiato su di me, stava piangendo.
<< Ti prego Edward… se è vero che mi ami, devi avere il coraggio di tornare da me, di riprenderti la tua vita. Non potrei mai dimenticarti né odiarti … ti amo più della mia vita.>>
Allungò la mano verso il mio viso, mi scostai piangendo.
<< Amore mio, ti prego!>>, disse
Scossi la testa. 
<< Non ti lascerò mai!>>.
Feci ancora segno no.
<< Risolveremo tutto insieme Edward ti prego.>>
Continuavo a scuotere la testa e singhiozzare.
Allora lasciò andare le braccia, si spostò in ginocchio sulla lapide, si chinò sulla foto, la http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSVMt0yLVdjHvK3ULGpPqWugRZB_u6I71LQ4PGQObhWZGsw0A8k baciò e iniziò a sussurrare, a parlare con lui disperata, le sue lacrime cadevano sui fiori, sulla foto, non si fermava di parlare e piangere.
Rividi l’immagine di quattro mesi fa, la sua disperazione per la perdita di Jacob, come potevo essere così insensibile, davvero avevo pensato di poterle fare tutto questo, di farle riprovare un dolore così intenso, il dolore di un’altra assenza.
Continuava ad amarmi nonostante tutto quello che le avevo fatto, viveva per me, non mi avrebbe mai lasciato, né dimenticato, mi avrebbe aiutato a superare anche questo. Mi aveva ritrovato senza difficoltà perché conosceva di me ogni terribile aspetto, ogni pensiero, ogni debolezza, ogni sentimento, ogni emozione. Perchè lei era in me, dentro il mio corpo stanco e sfibrano, dentro la mia mente malata. Non l'avrei mai più persa... non l'avrei mai più allontanata, avrei vissuto finchè lei mi fosse stata accanto.
Fu come essersi risvegliato da un incubo. Mi avvicinai a lei, la presi per le spalle, si lasciò abbracciare, poggiò la testa sul mio petto e cominciò a ripetere sottovoce:
<< Dio ti ringrazio! Dio ti ringrazio!>>, le sue braccia sulle mie a stringersi e stringermi, le sue lacrime che cadevano copiose, << amore mio, grazie di essere tornato! Grazie di avermi ripreso accanto a te!>>




Allora alzai lo sguardo Rosalie e James si erano avvicinati, mia sorella si era inginocchiata accanto a noi e aveva timidamente allungato le braccia, mi ero avvicinato al suo petto, mi carezzava i capelli, il viso, mi baciava la fronte, piangeva.
Guardai verso James, sottovoce ripeteva:
<< Ti voglio bene Eddy… ti voglio bene.>>
La nebbia si stava diradando, lentamente cercavo di farmi forza, uscire da quell’ abisso, dando credito alle parole di speranza che in fondo in questi giorni di tormento, tutti avevano continuato a dirmi.
La paura di vivere stava piano piano lasciando il posto alla speranza, la prospettiva di avere un futuro allontanava la realtà disperata di questi ultimi giorni, il calore dell’amore e dell’affetto delle persone che avevo accanto riscaldava la mia anima lacerata.
Iniziai a tremare, Bella si volse, mi toccò il viso:
<< Hai la febbre alta, portiamolo subito a casa!>>.
<< No aspetta! Devo fare un’ultima cosa!>>, si allontanarono appena da me, accesi la candela bianca che avevo portato e dissi: << Grazie Jacob per averla guidata fino a me, prima che fosse troppo tardi. Grazie di cuore.>>
James mi sollevò piano, un dolore forte mi fece trasalire, mi aggrappai alle sue spalle, strinsi gli occhi ma non emisi un suono, tremavo e sudavo insieme, la testa mi faceva tanto male e mi girava, mi depose sulla sedia, diedi la mano a Bella, James sospinse la sedia fino all’auto, quando vidi Sam e gli altri, non riuscii a sostenere i loro sguardi.
Nell’auto, lei mi strinse ancora tra le sue braccia, poggiai la testa sul suo petto e chiusi gli occhi, respirando piano quel profumo che avevo sognato e desiderato in ogni istante di questi terribili giorni.
Lungo il tragitto Rosalie chiamò i miei genitori, il suo tono era emozionato, disse a mio padre che avevo la febbre, che ero stanco, ma che tutto sommato stavo bene, disse che non occorreva che venissero, che mi avrebbero riportato a casa, non appena fossi stato in grado di viaggiare, infine con un sorriso disse:
<< Sì papà… dì alla mamma che Bella è accanto a lui.>>
Aprii gli occhi e sorrisi guardandola.
Arrivati da Sam, James mi adagiò a letto, ero scosso da tremiti, Bella mi diede qualcosa da bere e poco dopo ancora stretto tra le sue braccia, mi addormentai.
 
BELLA
 
Non riuscivo a staccarmi da lui, quasi temessi potesse sparire.
Le parole non erano importanti, non m’interessavano chiarimenti o giustificazioni, volevo solo  stringerlo e farlo sentire amato.
Dormiva profondamente, approfittai allora per parlare con gli altri.
<< La febbre è molto alta, ha il respiro corto e affannoso, sono molto preoccupata, lasciamolo riposare un po’ ma poi vorrei contattare un dottore… Sam?>>
<< Non c’è problema … ora cosa intendete fare?>>
<< Vorrei riportarlo al presto a Los Angeles, mi sentirei più tranquilla lì, sei d’accordo?>>
Rosalie annuì.
Rientrai in camera, mi distesi, lo cinsi per i fianchi, l’abbracciai, lui sollevò la testa, si raggomitolò e mi disse piano:
<< Ti … ti amo ...mi … se … sento … così stanco, non … non … lasciarmi.>>
<< Riposa amore mio, resterò qui accanto a te.>>
<< Lo zaino… Bella… nello zaino… prendi… il mio diario…>>
<< Non parlare, chiudi gli occhi adesso.>>
Ogni tanto si destava solo per qualche minuto, mi guardava stralunato, mi sorrideva e poi ripiombava nel torpore. Il suo respiro era affaticato, ogni tanto sussurrava qualcosa, si scuoteva in preda ad un sogno o un incubo o semplicemente al delirio dovuto alla febbre, lo carezzavo, gli mormoravo qualcosa piano, lo baciavo, si calmava e con gli occhi chiusi sorrideva.
Era vigile troppo preoccupata che si aggravasse, che succedesse qualcosa, quindi, nel cuore della notte, aprì il suo zaino e tirai fuori il diario.
Mi spaventava conoscere ciò che gli aveva attraversato la mente in questi giorni, ero certa che sarebbero stati pensieri davvero drammatici, ma dovevo conoscerli per poter affrontare meglio accanto a lui le sue paure, le inquietudini che lo avevano portato a questo gesto veramente estremo.
Distesa sul letto, la mano tra i suoi capelli, cominciai a sfogliare tutte quelle pagine scritte, in maniera convulsa con una grafia che stentavo a riconoscere.
I pensieri contenuti erano davvero sconvolgenti, frutto di un momento di aberrazione totale, in alcuni passaggi non riuscivo a trattenere le lacrime, non potevo credere che il baratro che si era aperto sotto i suoi piedi, fosse stato così spaventoso.
James e Rosalie erano entrati un paio di volte ciascuno, avevo interrotto la mia lettura, li guardavo mentre lo accarezzavano, Rosalie gli aveva dato un bacio, James lo aveva guardato per un po’, gli occhi seri, preoccupati.
Alle prime luci dell’alba, iniziò a tremare terribilmente, lo sfiorai, la febbre non accennava a diminuire, poi in fretta il diario e presi un asciugamano bagnato, glielo posi sulla fronte.
Aprì gli occhi, il fresco gli giovava, ma il suo sguardo era vacuo, perso in una quasi semi incoscienza.
A quel punto chiamai il dottor Cullen, mi consigliò alcuni farmaci e di farlo controllare da un medico al più presto.
Sam andò in farmacia ed io e Rosalie continuammo a tentare di rinfrescarlo.
Nel corso della mattinata, la situazione migliorò leggermente, era però molto debole, gli diedi qualcosa da bere, faceva grande fatica a deglutire, restò sveglio per un breve periodo, poi tornò a dormire.
Ricominciai a leggere, più andavo avanti con le pagine, più chiare erano le sue intenzioni, più difficile e faticoso diventava per me accettare ciò che leggevo.
Pensare che volesse davvero uccidersi, era per me inconcepibile. Avevamo combattuto insieme questo terribile pensiero, si era allontanato completamente dalla sua mente, non riuscivo ad accettare che fosse ritornato  prepotentemente e soprattutto che l’avesse condotto lontano da me, lontano dalla sua famiglia, dritto nella voragine della disperazione.
Quando arrivai all’ultima pagina e lessi i biglietti che aveva preparato, non riuscii a trattenere le lacrime, un pianto tanto silenzioso quanto disperato. Dopo che ebbi sfogata l’angoscia per tutte quelle tragiche rivelazioni, ripresi la mia presenza di spirito, dovevo essere lucida per lui e per me stessa, ma pregai il Signore, ringraziandolo con tutto il mio cuore, per avermi permesso di trovarlo appena in tempo.
 Via via che passavano le ore, stava meglio, la febbre era ancora piuttosto alta, ma aveva smesso di tremare, respirava meglio, non era più in preda al delirio.
Nel tardo pomeriggio si destò, si guardò intorno e scorse il diario:
<< L’hai letto? E’ stato brutto vero? Mi dispiace, ma dovevi sapere… capire che non ero io.>>, sussurrò.
<< Amore ne parleremo più avanti, adesso mi interessa solo come stai.>>
<< Mi sento meglio… da quanto dormo?>>
<< Un giorno e mezzo?>>
<< Tornerei a dormire ancora.>>
<< Fallo Edward.>>
<< No… vorrei… vorrei poterti spiegare… scusarmi.>>
<< Non voglio né spiegazione, tantomeno scuse, voglio solo averti vicino… questo mi basta.  Torna a riposare sereno.>>
<< Devi perdonarmi… ti prego!>>.
<< L’ho già fatto tesoro, dimentica in fretta tutto ciò che è accaduto, voglio riprendere la mia vita con te nient’altro.>>
<< Non potrò dimenticare mai … mai ciò che ti ho fatto. Ho… ho… deluso tutti, i miei genitori, Rosalie, tua madre e tuo padre! >>
<< Nessuno ti fa una colpa per ciò che hai fatto, tutti hanno capito cosa è accaduto e anche loro vogliono buttarsi alle spalle questi tre giorni infernali.>>
Mi avvicinai alle sue labbra. Da quando l’avevo ritrovato, non lo avevo ancora baciato, lui allungò il braccio mi prese la nuca, mi strinse.
 
Sentimmo bussare, era Rosalie, aveva il cellulare in mano:
<< E’ la mamma … te la senti di parlarle.>>
<< Oh sì.>>, mi porse il telefono, << mamma… sto meglio… No… no… tornerò presto mamma… sì tutto come prima… mi dispiace… mamma … mi dispiace di averti… averti spaventato … non avrei dovuto fare una cosa simile… mamma perdonami! >> le lacrime scendevano da quegli occhi già tanto gonfi e ansimava forte, gli carezzai la fronte, la salutò e si riappoggiò sui cuscini.
Rosalie si sedette sul letto, lui spostò il braccio e lei si accoccolò contro la sua spalla. Entrò James, si fermò sulla porta a guardarli.
Edward disse:
<< Rose tesoro devo anche a te delle scuse.>>
<< Oh Edward, è stato terribile… terribile.>>, rispose scuotendo la testa.
<< Riuscirai mai a perdonarmi?>>
<< Certo che lo farò, ma scacciare dalla mia mente l’immagine della tua stanza vuota, sarà impossbile… non puoi immaginare cosa ho provato.>>
<< Un altro fratello che fuggito… >>, disse James con tono grave, << ora che l’avevi ritrovato… abbandonata anche da lui.>>.
Lei alzò la testa, lo fissò, Edward la strinse più stretta.
<< Ma Edward è un’anima fragile.>>, continuò James, << l’hai detto tu stessa ed ha avuto una vita così difficile… e questi ultimi due mesi potevano piegare chiunque, una crisi anche così grave poteva essere giustificata… mentre io… io allora sarei dovuto essere più coraggioso.>>
Lei si scosse, si sollevò leggermente, Edward le prese anche la mano.
<< Io avrei dovuto pensare che avevi bisogno di me… che non potevo lasciarti da sola… in quella situazione con Edward bisognoso di cure e mamma e papà così impegnati, invece sono stato un debole, un vile… mi dispiace Rosalie… mi dispiace davvero tanto di averti deluso ed averti fatto soffrire così tanto.>>
Lei lo guardò, si alzò e senza dire una parola uscì dalla stanza.
 
 
 
Mie care amiche
Riprese? No… spero di sì, in fondo la vostra ansia è durata appena due capitoli.
È stata una sofferenza tale per me riuscire a mettere su questi due capitoli non era possibile, che quei due ragazzi che avevano instaurato un rapporto talmente simbiotico da sembrare innamorati di lunga data potessero non tornare insieme, ma vi assicuro che il nostro Edward ha scherzato veramente con il fuoco stavolta.
Era un passaggio che dovevano affrontare, Edward doveva toccare il fondo per riuscire a risalire, per ritrovare se stesso e il suo amore.
Bella scioccata dalla vicenda ha ripreso il controllo di se stessa, del suo mondo emotivo, del suo amore, anch’essa stanca s fibrata dalle tensioni di date dall’assistere costantemente al consumarsi del proprio amore in una sofferenza fisica ed emotiva della persona che ama, aveva deciso che tutto poteva valere purchè lui stesse meglio e che quindi se questo voleva dire lasciarlo lo avrebbe fatto.
Ma no… non era possibile.
James è un personaggio positivo lo dico a beneficio di chi non lo ama perché lo associa al libro o al film o di chi non lo perdona per aver lasciato la famiglia… Edward adesso che lo ha scoperto ha bisogno di averlo accanto, anche Rose si trova nel vortice dei sentimenti contrastanti.
Io non ho fratelli o sorelle, ma se avessi vissuto un infanzia e un’adolescenza con un fratello sempre pronto ad essere lì, nel momento del bisogno, per quanto posso aver sofferto per la sua lontananza non riuscirei a lungo a tenerlo fuori dalla mia vita.
Adesso ci dovrebbe essere il ritorno a casa e la ripresa di una vita serena per i due innamorati… ma superare un tale choc non sarà poi così facile.
Grazie a tutte voi che continuate a leggere e recensire, grazie sempre tanto alle nuove lettrici che hanno la pazienza di lasciarmi un commento, grazie sempre a chi continua ad inserirmi tra le preferite, seguite e ricordate (bontà loro), grazie sempre ad alcune lettrici speciali che fanno di me un’autrice ogni volta diversa (grazie….) e che forse per certi versi stanno facendo di me anche una donna leggermente diversa.
Un bacio enorme a lunedì prossimo.

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Capitolo 35
*** Ricomporre i pezzi ***


                           

                             Tratto dal trentaquattresimo capitolo:

Un rumore, una folata di vento … il suo profumo.
Respirai e chiusi gli occhi, mi sembrò di sognare.
No era solo la mia immaginazione, era solo quello che desideravo sentire,  non era reale!
Un altro rumore, una presenza dietro le mie spalle,
pochi secondi, un abbraccio.
Abbassai la testa, mentre il suo calore sulla mia schiena e il suo sostegno sul mio petto stanco s’irradiavano come un balsamo miracoloso.
Ero incapace di parlare o muovermi, sentivo il suo viso poggiato su di me, stava piangendo.
<< Ti prego Edward… se è vero che mi ami, devi avere il coraggio di tornare da me, di riprenderti la tua vita. Non potrei mai dimenticarti né odiarti … ti amo più della mia vita.>>
Allungò la mano verso il mio viso, mi scostai piangendo.
<< Amore mio, ti prego!>>, disse
Scossi la testa.
<< Non ti lascerò mai!>>.
Feci ancora segno no.
<< Risolveremo tutto insieme Edward ti prego.>>
Continuavo a scuotere la testa e singhiozzare.
Allora lasciò andare le braccia, si spostò in ginocchio sulla lapide, si chinò sulla foto, la baciò e iniziò a sussurrare, a parlare con lui disperata, le sue lacrime cadevano sui fiori, sulla foto, non si fermava di parlare e piangere.
Rividi l’immagine di quattro mesi fa, la sua disperazione per la perdita di Jacob, come potevo essere così insensibile, davvero avevo pensato di poterle fare tutto questo, di farle riprovare un dolore così intenso,
 il dolore di un’altra assenza.
Mi amava nonostante tutto, viveva per me, non mi avrebbe mai lasciato, né dimenticato, mi avrebbe aiutato a superare anche questo.
Mi aveva ritrovato senza difficoltà perché conosceva di me ogni terribile aspetto, ogni pensiero, ogni sentimento, ogni emozione.
 
Fu come essersi risvegliato da un incubo. Mi avvicinai a lei, la presi per le spalle, si lasciò abbracciare, poggiò la testa sul mio petto e cominciò a ripetere sottovoce:
<< Dio ti ringrazio! Dio ti ringrazio!>>, le sue braccia sulle mie a stringersi e stringermi, le sue lacrime che cadevano copiose, << amore mio, grazie di essere tornato! Grazie di avermi ripreso accanto a te!>>
Allora alzai lo sguardo Rosalie e James si erano avvicinati, mia sorella si era inginocchiata accanto a noi e aveva timidamente allungato le braccia, mi ero avvicinato al suo petto, mi carezzava i capelli, il viso,
mi baciava la fronte, piangeva.
Guardai verso James, sottovoce ripeteva:
<< Ti voglio bene Eddy… ti voglio bene.>>
La nebbia si stava diradando, lentamente cercavo di farmi forza, uscire da quell’ abisso, dando credito alle parole di speranza che in fondo in questi giorni di tormento, tutti avevano continuato a dirmi.
La paura di vivere stava piano piano lasciando il posto alla speranza, la prospettiva di avere un futuro allontanava la realtà disperata di questi ultimi giorni, il calore dell’amore e dell’affetto delle persone che avevo accanto riscaldava la mia anima lacerata.

 

Capitolo 35

 

Ricomporre i pezzi

 
 
EDWARD
 
<< Non mi perdonerà.>>, disse James.
<< Ha bisogno di tempo.>>, disse Bella.
Mi volsi verso di lei.
<< No Edward non guardarmi così. Ne ho già parlato anche con Rose, avrei fatto qualsiasi cosa per riavere Jacob, quindi in questa vicenda io non sono obiettiva e non posso concepire che ci sia dell’astio tra di voi. Parlatevi, litigate magari allontanatevi dopo se è il caso ma chiaritevi e anche in fretta. Tra l’altro i vostri genitori non potrebbero reggere una situazione di tensione tra di voi, soprattutto dopo aver sopportato questo.
Perdonami amore ma tu sai che io non posso pensarla diversamente.>>
Questa volta guardai James e chiesi:
<< Mamma e papà… come stanno?>>
<< Ancora un po’ scossi ma felici. È stata una prova molto dura, non si aspettavano che tu avessi una reazione di questo tipo e si sono sentiti ancora una volta colpevoli per ciò che era accaduto.
Sai qualsiasi cosa tu avessi avuto bisogno, loro avrebbero trovato una soluzione, ma la tua fuga è stato per loro un vero choc!>>
James avvicinò la sedia al letto, riprese a parlare:
<< Hanno ripercorso quei momenti di quindici anni fa. Dio mio… come mi sono sentito in colpa.
E come se avessi visto di persona i risvolti del dramma che io avevo determinato allora ed è stato terribile. Poi le tue condizioni hanno innescato ancor di più un meccanismo di terrore in loro… in tutti noi.>>
<< Non m’interessava più nulla, dopo aver allontanato lei e non aveva più senso vivere, volevo solo sparire. Brancolavo nel buio, mi sentivo perso, vuoto. Volevo solo morire!>>.
Bella che era rimasta in silenzio ad ascoltarci, esclamò scostandosi bruscamente da me:
<< Dio Edward! Dopo tutto quello che avevi affrontato, come hai potuto pensarlo davvero.>>
<< Perché no! Ormai avevo distrutto tutto, spazzato via l’unica realtà positiva della mia inutile vita, niente poteva darmi più stimoli per andare avanti, per lottare, per trovare un barlume di razionalità, Bella ero fuori, completamente fuori!>>.
Le porsi la mano tentennò prima di prenderla, dissi:
<< Ho bisogno di aiuto, se sono arrivato al punto di prendere una decisione così estrema, senza considerare le conseguenze, senza preoccuparmi di tutti voi, senza preoccuparmi di te, forse anche la mia mente è malata. Non riesco più a gestire il mio stato emotivo, non sono più lucido, ho bisogno di essere curato.>>, ansimavo mentre le stringevo la mano.
<< Intanto torniamo a casa, alla nostra vita, poi cercheremo di affrontare una difficoltà alla volta, prima di tutto parleremo a Lys e al il primario della terapia del dolore.>>, mi carezzava il viso,
<< quando riprenderai a riposare, a mangiare, a muoverti, valuteremo di nuovo la situazione, ma se non riuscissi a trovare quell’ordine mentale, di cui senti il bisogno, programmeremo delle sedute con uno psicologo… o uno psichiatra, non ci trovo niente di assurdo o sconveniente.>>
Mi strinsi al suo petto, cercai di calmare i pensieri che stavano riprendendo a tormentarmi, respirai piano, poi dissi sottovoce:
<< Riportami a casa, Bella.>>
<< Certo lo faremo presto, ma dobbiamo essere cauti, farti viaggiare in queste condizioni sarebbe solo un rischio, resteremo qui ancora un paio di giorni, finchè la febbre non sarà passata.>>
Poco dopo la porta si riaprì, entrò Rosalie, si sedette sul letto, guardò James e disse con tono fermo:
<< Quale è stato il motivo che ti ha spinto a ritornare in America. Ti sei svegliato una mattina e ti sei reso conto che ti mancavano?>>.
Coglievo nella sua voce quella tagliente ironia, compagna di tutte le nostre conversazioni degli anni passati.
Scostò i capelli, lo fissò ancora qualche istante e poi aggiunse:
<< Voglio che tu sia sincero, non puoi ferirmi più di quanto non abbia già fatto.>>
<< Sono cresciuto pensando a voi e a quello che vi avevo fatto, a cosa avreste reagito se mi fossi ripresentato. Ho rivisto i vostri visi centinaia e centinaia di volte nei miei sogni, ma anche nei miei incubi.
Ho cercato di mantenere un contatto con voi almeno nella mia mente, ho seguito la carriera di papà al Cedars e quella tua, dopo il Master. Raccoglievo foto che ritraevano mamma e papà a eventi benefici o alle tue sfilate, ma di Edward non riuscivo a trovare alcuna notizia.>>, si fermò un attimo come se cercasse il coraggio per dire qualcosa, poi riprese. <
 
 
Sono diventato un uomo tormentato e malinconico, mai appagato dai traguardi che raggiungevo, né legato affettivamente a nessuno, se non all’uomo che mi ha aiutato e protetto durante la mia giovinezza e poi nel mio percorso universitario.
Londra alla fine ha cominciato a soffocarmi e il mio bisogno di vedervi, anche da lontano, è diventato quasi un’ossessione, ho deciso allora di rimpatriare.
Avevo bisogno almeno di sapere come stavate, avere notizie tue, Edward, ma non pensavo di ritornare nelle vostre vite. Ritenevo fosse meglio per voi che continuaste a considerarmi sparito, morto, lontano. Ero sicuro che il mio ritorno non poteva essere più accettato e che avrebbe portato solo sconvolgimenti.
Non appena sono arrivato a Los Angeles ho provato subito ad incrociarvi, sono stato al Cedars da papà, ho visto mamma passando più volte con l’auto dinanzi a casa, mi sentivo quasi uno stalker.
Ma quando ti ho scorto in giardino, insieme ai ragazzi è stato davvero come piantarmi un coltello nel petto. Vederti sulla sedia è stato duro, mi sono sentito sconfitto, l’illusione che tu fossi guarito, che fossi magari lontano da qui, per frequentare l’università, si è spezzata. 
Questi miei comportamenti ossessivi, stupidi e infruttuosi, non mi soddisfacevano né tantomeno mi davano il coraggio di presentarmi a voi.
Poi forse un segno del destino, ho conosciuto Bella all’università e poi quanto ti ha presentato come il suo fidanzato, è paradossale lo so, ma ne sono stato così felice.
Da lì è stato un crescendo, riuscire a passare del tempo con voi ad Anaheim, rincontrarti all’università tante volte, essere informato da Bella sulle tue condizioni, poi rincontrare mamma e papà e poi rivedere te Rosalie è stata una tale prova.
Quando Edward ha subito il primo intervento, ho avuto talmente tanta paura per lui che ero lì lì per ripresentarmi, ma quando ho visto come la famiglia era stretta attorno a lui, quanto tu eri affettuosa,  presente, ho temuto di rovinare questa nuova armonia che si era creata tra di voi e mi sono tirato ancora indietro, accontentandomi di potervi frequentare, di assistere sia pure non coinvolto, allo svolgere della vostra vita familiare. Era uno stillicidio a cui mi sottoponevo volentieri.>>
Sorrise. Passava con lo sguardo da me a mia sorella, poi il suo viso divenne triste.
<< Quando hai mandato via Bella e ho visto in che condizioni ti eri ridotto, appena dopo aver preso questa decisione assolutamente insensata, mi sono sentito perso. Non sapevo come potevo indurti a ragionare, volevo solo farti tornare indietro.
Ho agito d’istinto, mi sono esposto, ho pensato che farti sapere quanto avevo pagato la mia scelta presa per disperazione, avrebbe sortito un qualche effetto, ma non è stato così.
Mi sono sentito così stupido e impotente, dovevo sapere che non potevo essere convincente, non ero più io, ero un estraneo, anzi peggio ero colui che aveva reso la tua infanzia un inferno, allontanando da te i nostri genitori e mettendoti Rosalie contro. Errori su errori… disastri su disastri.>>
Si era alzato e aveva raggiunto la finestra, aveva le mani sul viso, si sedette sul davanzale rivolto ancora verso di noi e proseguì:
<< E poi con te Rosalie ho aggiunto un’altra terribile scorrettezza, quanto mai grave al mio comportamento, appena arrivato sarei dovuto correre da te, anche in Florida, gettarmi ai tuoi piedi e implorarti di perdonarmi, di riaccogliermi, avrei dovuto dirti che mi ero sentito come privato di una parte di me stesso quando mi ero separato da te, dalla mia Rose. Come ho fatto a non considerare quanto fosse necessario per noi ritrovarci, noi che ci capivamo anche solo con uno sguardo, che sentivamo uno le necessità dell’altro. E’ invece un altro gesto codardo.>>
Sospirò e tornò vicino al letto.
<< So che chiedervi perdono non può bastare per farvi dimenticare ciò che ho fatto, sono tremendamente dispiaciuto per tutto ciò e aspetterò ogni vostra decisione e l’accetterò anche se questo vorrà dire non provare nemmeno a ricreare un rapporto tra di noi, anche se deciderete di mantenere le distanze da me. >>
Rosalie aveva ascoltato tutto con attenzione senza aprire bocca, quindi uscì a capo chino.
 
 
<< E’ lei! Mia sorella sempre tenace e inflessibile.>>, un sorriso amaro sulle sue labbra. << Quando ho pensato di gestire in questo modo il mio rientro in California, dovevo immaginare che avrei creato un ulteriore motivo per allontanarla da me.>>
<< Non forzarla.>>, disse Bella, << è stanca anche lei, emotivamente consumata dalla tensione di questi giorni, non farla sentire pressata, ha bisogno di tempo. E’ una donna forte e decisa, intelligente e accorta, ma anche molto passionale, lasciala riflettere, ha bisogno di questo.>>
James si alzò, mi guardò forse aspettandosi che gli parlassi, io rimasi in silenzio, allora uscì anche lui.
Tornai a distendermi, la testa aveva preso a pulsarmi, la stanchezza si faceva sentire. Chiusi gli occhi e provai a rilassarmi.
 
<< Scusatemi possiamo?>>,  Sam si avvicinò al letto.
<< Sam vieni.>>, dissi sollevandomi un po’.
<< I ragazzi vorrebbero salutarti.>.
<< Certo falli entrare.>>
Silenziosi si disposero ai piedi del letto, i sorrisi tirati sui loro volti, imbarazzati mi guardavano.
<< Ehi levatevi quell’espressione o vi mando via!>>, dissi sorridendo.
Paul si avvicinò al letto:
<< Ci è dispiaciuto così tanto non essere riusciti ad aiutarti, al tuo arrivo a New York.>>
<< Non pensate che se mi aveste incrociato all’aeroporto, sarebbe necessariamente cambiato qualcosa … vi assicuro che non ero in me! Non ragionavo, anzi forse se mi aveste incrociato e tentato di fermarmi, sarei esploso e avrei fatto una stro…zata più grande, quindi non preoccupatevi.
Spero di riuscire a rimettermi in piedi al più presto, di tornare a essere quello di prima, almeno ci proverò.
Se il destino a deciso ancora di risparmiarmi, non posso sprecare questa ultima occasione che mi viene offerta, non credete.>>
Sam guardò prima serio il mio volto, poi Bella, che mi stringeva.
Sapevo che a lui non sarebbe bastato, gli dovevo altre spiegazioni e non era detto che alla fine sarebbe passato sopra a ciò che avevo fatto. Era arrabbiato con me, lo sentivo, lo sapevo e lo meritavo.
<< Bene adesso che lo avete visto.>>, disse lui, << lasciamolo riposare, sgombrate Oneida tornerete domani. Ah Bella… Emily ci ha minacciato di morte se non lo facciamo mangiare, è dovuta andare alla riserva ma ha lasciato già tutto pronto.>>
Quindi Bella chiamò i suoi genitori, poi le chiesi di andare su skype, avevo la necessità di vedere i ragazzi. Il primo contatto fu con Jasper.
Credo di non aver mai visto il mio amico così dispiaciuto, abbattuto, parlò qualche minuto e poi scappò via dal video, lasciandoci Alice. Mi sentii davvero in colpa nei confronti di tutti loro, persino Emmett tendenzialmente sempre il più scanzonato, era serio ed anche un po’ arrabbiato con Bella per non averlo avvertito della partenza.
Ero veramente mortificato di aver dato loro una tale preoccupazione.
Chiesi allora a Bella di raccontarmi i momenti successivi alla scoperta della mia sparizione, ma lei temporeggiava, insistetti, dissi che ero pronto e si decise a farlo.
Alla fine ripensai ai miei genitori, si sentii veramente un sadico, un incosciente, avevo costretto mia madre e mio padre a vivere attimi convulsi, ore di attesa, con il terrore di rischiare di perdere un figlio.
Che pazzo ero stato, che incosciente stupido pazzo. Nonostante ciò ero stato graziato ancora una volta… risparmiato da un Dio che aveva avuto ancora uno sguardo benevolo nei miei confronti.
 
 
ROSALIE
 
Era l’alba ma per motivi diversi, eravamo tutti in piedi, in soggiorno.
Non ero riuscita a chiudere occhio, la mia mente era occupata dai miei fratelli… i miei fratelli…
<< Come sta?>>, chiesi a Bella.
<< Dorme, durante la notte quando si muove ha male, dobbiamo farlo controllare al più presto in ospedale, non sappiamo se essersi spostato da solo in questi giorni possa aver creato problemi agli impianti, poi ha sospeso l’eparina e la sua circolazione del sangue potrebbe averne risentito. Sono preoccupata forse è il caso di tornare al più presto.>>
<< Non sarà azzardato?>> dissi.
<< Ho paura anche per la situazione respiratoria, ha sempre il fiato corto ed è spesso tachicardico. Sarei più tranquilla se lo portassimo al più presto al Cedars.>>
<< Ma se lo facessimo controllare qui in ospedale? Magari anche al Cedars di New York, Chiamiamo papà e chiediamo a lui di metterci in contatto con i medici di qui. Ci accertiamo che non abbia nulla di cui preoccuparci e potremo aspettare prima di riportarlo in California. >>
<< Non credo che Edward vorrebbe questo e adesso è ancora troppo fragile emotivamente, non vorrei spaventarlo, farlo preoccupare, se decidiamo che è il caso di stringere i tempi per farlo controllare, è bene che torniamo a Los Angeles.>>
La porta d’ingresso si aprì piano, James entrò con una scatola colorata in mano:
<< Colazione. In cambio potrei avere un bel caffè forte per scrollarmi di dosso questa terribile sonnolenza?>>
<< Ci penso io.>>, dissi e andai in cucina.
Mi seguii, si sedette a osservarmi, allora dissi:
<< Ricordi che quand’eravamo piccoli, una volta che mamma ti permise di uscire da solo, ogni sabato e ogni domenica andavi a comprare le ciambelle calde. A me le portavi a letto, poi aspettavi che Edward si svegliasse, lo prendevi sulle spalle e gli facevi fare colazione in soggiorno davanti ai cartoni.
Quando sei andato via ho smesso di far colazione il fine settimana.>>
<< Mi dispiace…>>
<< Il tuo dispiacere non cancella nulla di questi quindici anni, di tutto ciò che ho perso e che rivorrei indietro James… le nostre chiacchierate, i nostri segreti, le piccole litigate, quel tuo sorriso quando facevo bene una cosa, quell’espressione furente quando ricevevo uno sgarbo a scuola, la tua iperprotezione nei confronti dei ragazzi troppo pressanti. Vorrei tutto quello che ho perso perché te ne sei andato.>>
Rimase silenzioso, gli passai il caffè e tornai in soggiorno.
Bella aveva la testa poggiata sullo schienale, gli occhi chiusi, non appena sentì l’odore, si sollevò, allungò la mano e prese la tazza.
<< Perchè non ti stendi e riposi qualche ora, ci siamo noi.>>, le dissi. << Quanti giorni è che non dormi? Cinque… sei ? Quanto potrai andare avanti?>>.
<< Quanto sarà necessario, non riesco a rilassarmi, ancora no. Quando saremo a casa staccherò la spina. Tutto deve tornare come prima, Edward riprenderà il suo programma di riabilitazione, lo studio, tuo padre e tua madre avranno un gran da fare con lui, tenteremo di recuperare al più presto questo tempo perso e tu Rosalie devi tornare al tuo lavoro, in Florida.>>
<< E i tuoi studi?>>, chiese James.
<< Riprenderò a studiare seguendo lo stesso ritmo di Edward e poi quando lui diverrà più forte e indipendente, cercherò di incrementare un po’ i tempi per recuperare.>>
<< Pensi di esser Wonder woman?>>, dissi, << non hai una vita regolare da mesi, quest’ultima settimana è stata un incubo, sei spossata dalla fatica e dalla tensione e stai programmando di metterti sulle spalle l’impegno di seguire Edward e riprendere lo studio, reggerai? … E poi … non pensi i tuoi genitori?>>.
<< Loro sanno che Edward viene prima di qualsiasi altra scelta, capiranno, dopo tutto questo, il resto mi importa veramente poco.>>
<< Non voglio certo decidere cosa sia meglio per te soprattutto in questo momento, dove capisco per te la priorità è stare vicino a lui.>>, disse James, << ma se lui vorrà anch’io sarò a disposizione per ogni sua necessità.>>
<< Tornerai a vivere a casa?>>, gli chiesi.
<< Ho detto che non imporrò  la mia presenza ma sarò presente per qualsiasi evenienza. >>
Riflettei sulle parole di Bella, Edward era nei pensieri e nelle preoccupazioni di tutti, ma era vero che non potevo restare ancora per molto lontana dalla Florida senza che la mia attività ne risentisse, certo sapere che James sarebbe rientrato completamente in famiglia e che mamma e Bella avrebbero avuto sempre anche lui a disposizione, era confortante.
Mi ritrovai a fissarlo mentre parlava con Sam, rivedevo quell’espressione decisa che conoscevo benissimo e quel suo parlare chiaro, il sorriso dolce che gli si apriva quando si riferiva ad Edward, era lui, sempre uguale, vidi il sguardo posarsi su di me, divenne subito triste, indugiò solo un attimo e poi lo distolse.
A cosa sarebbe servito fare ancora la sostenuta, invece di stare vicini, raccontarci quindici anni di vita vissuta lontani, riprovare a sentire quell’affetto così profondo, così intenso, quella simbiosi che ci aveva legato dalla nostra nascita fino a quel giorno maledetto in cui uscì di casa.
<< Bella.>>, sentimmo Edward.
Lei corse in stanza, io mi alzai, mi avvicinai a James, gli passai la mano sul viso, la barba era diventata un po’ più folta, lui chiuse gli occhi, allora gli carezzai i capelli tanto corti, si tolse gli occhiali per asciugare le lacrime che gli scendevano, senza più freni.
<< Non ti prometto niente, ma ci proverò, giuro che ci proverò.>>, gli porsi la mano, la strinse, raggiungemmo Edward.
Lui ci guardò, Bella sorrise, dissi:
<< Non ho dimenticato e non ci riuscirò mai, ma la verità che mi ha sbattuto in faccia, Edward l’altra sera, sul perdono mi ha fatto pensare che gli devo una chance.>>, mi rivolsi a James, << faremo un passo alla volta e non so se sarà possibile ricreare quello che c’era quando eravamo piccoli, ma quantomeno proverò a starti vicino.>>
<< Non oso sperarlo Rose, sarò felice di tutto quello che riuscirai a concedermi.>>
<< Edward.>>, dissi allora schiarendomi la voce, << non sta a me dirti quello che devi fare ma pensaci su.
Bella ha assolutamente ragione a cosa servirebbe ora continuare ad avere un atteggiamento duro nei suoi confronti, solo sprecare altro tempo. Cerchiamo, invece, di capire cosa è accaduto e raccontarci questi quindici anni, parlarci e confrontarci.
Siamo adulti ormai, il risentimento per ciò che abbiamo perduto non può muovere  le nostre scelte e dobbiamo pensare anche a mamma e papà.>>
Sam e Emily erano sulla porta. Edward disse:
<< Entrate ragazzi. Devo presentarvi qualcuno.>>, sorrise, << dovete sapere che lui è James, è mio fratello James.>>
Sam lo guardò e disse:
<< Era davvero una cosa molto importante e personale.>>
<< Non potevo parlarne, non ne avevo il diritto.>>, rispose James.
<< Rose avvicinati. >>, disse Edward, mi carezzò il viso e sussurrò al mio orecchio, << New York è davvero magica … mi ha restituito Bella e mi sta riportando alla mia vita e alla mia famiglia, alla mia famiglia al completo.>>
 
 
EDWARD
 
James non le lasciava la mano, la seguiva mentre parlava, con uno sguardo così dolce, affettuoso.
Vederli abbracciati mi faceva un certo effetto, Rosalie sembrava soddisfatta di aver fatto questo passo e James sempre piuttosto misurato si lasciava andare ogni tanto ad un gesto affettuoso, una carezza, cercava sempre un contatto con lei.
Vedevo come mi guardava e come aspettava che lo invitassi, ma io ero troppo teso, stanco e forse ancora poco lucido per affrontarlo e lui con discrezione non forzava assolutamente i tempi.
Adesso avevo bisogno di restare perso dentro gli occhi del mio amore, sicuramente ancora spaventata per ciò che era accaduto e preoccupata per me, stanca ma felice.
<< Posso farcela Bella.>>, le dissi mentre parlavamo con James, Rosalie e Sam del nostro rientro.
<< Non riusciamo a mandar giù la febbre e non respiri bene, è un rischio.>>
<< Dovrà fare in auto da casa nostra all’aeroporto.>>, intervenne Sam, << poi lì entrerà direttamente dal gate all’aereo.>>
<< Ehi capo hai fretta di liberarti di me?>>, sbottai ridendo.
<< Non sfidarmi Edward, sai che ho ancora un conto in sospeso con te, ma ci sarà tempo per parlare, quando starai meglio e sarai in grado di difenderti.>>
 
 
Bella disse seria:
<< Non voglio sapere cosa vi siete detti, ma voglio che ci mettiate una pietra sopra, immediatamente. Voglio dimenticare tutto e in fretta e non è una richiesta, è un ordine.>>
Si era rabbuiata, la carezzai e dissi:
<< Faremo come vuoi tu amore, vero Sam?>>.
L’indiano fece segno di sì e allora lei riprese:
<< Prenoto per domattina, penso sia meglio uscire al mattino e arrivare al primo pomeriggio a Los Angeles, dall’aeroporto potremmo andare direttamente al Cedars.>>
<< Bella … ti prego no.>>, dissi.
<< Edward non apriamo nemmeno questa discussione, non abbiamo né le condizioni né il tempo per discutere tantomeno puoi avanzare richieste a riguardo.>>
<< E’ tornata.>>,  esclamò Rosalie ridendo. << Ha ripreso le redini della situazione, non sarò più io il tuo insopportabile mastino.>>
<< E’ deciso allora.>> concluse Bella. << Così Oneida dopo avervi stravolto la vita ed invaso la casa, vi lasceremo in pace.>>
<< Vorrei ricordarti che confronto a quello che ci hai fatto passare nei tuoi due anni terribili, questi tre giorni sono stati quasi una vacanza.>>, aggiunse Sam.
<< Grazie Sam sei un amico.>>, disse lei ridendo.
Rosalie e James trascorsero l’intera giornata impegnati in conversazioni così intime, mentre io lentamente stavo riprendendo il controllo di me stesso.
I ragazzi ottenuto il benestare di Sam, ci facevano un’allegra compagnia, erano il solito fiume in piena, mi riportavano a una normalità di cui avevo un bisogno quasi vitale.
La sera chiamammo i miei genitori per avvertirli del nostro arrivo e anche Renèe.
Charlie era tornato a casa e attendeva impaziente nostre notizie. Ero molto preoccupato per come mi avrebbe accolto, aveva tutte le ragioni di essere arrabbiato con me, per tutto ciò che avevo combinato e per quanto male avevo fatto alla sua bambina. Avrei però sostenuto e accettato qualsiasi discussione con lui ed avrei cercato di dargli delle spiegazioni convincenti.
Bella era visibilmente trascurata, il volto stanco e talmente magra da star larga nei vestiti.
Ero così addolorato nel vederla in queste condizioni. La tenevo tra le mie braccia, la stringevo, speravo che mi avesse davvero perdonato, che si fosse rasserenata, che piano piano dimenticasse tutto quello che le+ avevo fatto, l’ansia, il dispiacere, il disagio terribile in cui l’avevo fatta vivere.
Speravo, non appena fossimo rientrati, di aver la possibilità di porre rimedio a tutti i miei errori, di riuscire a prendermi cura di lei e anche di me stesso.
 
Aprii gli occhi, James era seduto accanto a letto, guardai in giro.
<< E’ andata a fare una doccia.>>, mi disse. << Stai bene?>>.
Feci un cenno con la testa e mi tirai sù.
<< Parliamo? Vuoi?>>, gli chiesi.
<< Se ne hai voglia tu.>>
<< In queste insane quarantotto ore ho pensato tanto a quello che avevi raccontato di quella notte disgraziata.
Ti sei preso troppe responsabilità con me, doverti preoccupare per me forse è stato troppo per un ragazzo di appena quindici anni.
Il fatto poi che tu fossi così sensibile non deve averti aiutato, anzi deve essere stato un’aggravante, se magari ti fossi distaccato un po’, avresti avuto la possibilità di scollarti di dosso un po’ di quel tormento che doveva essere per te vedermi in quelle condizioni.>>
<< Eddy non devo accampare scuse, non ho giustificazioni.>>
<< Scuse? Non sono scuse, hai visto come ho reagito io e avevo vicino mamma, papà, Rosalie e soprattutto Bella con cui sfogare, avrei potuto gettar fuori tutta la mia ansia e la mia angoscia per ciò che stavo provando, eppure non l’ho fatto e mi sono lasciato travolgere, non ci ho pensato un istante ad allontanare Bella, a fuggire via, senza preoccuparmi di nessuno, senza pensare a che cosa andavo incontro, anzi ho lasciato che il pensiero di farla finita tornasse occuparmi la mente.>>
<< Tu sei sotto pressione da tanto e per quanto Bella potesse essere sempre al tuo fianco pronta a venirti incontro, una crisi aveva le sue sacrosante ragioni.
Io avevo una vita perfetta, di successo e un solo, unico pensiero, tu. L’egoismo però mi ha prevaricato, mi ha fatto scegliere vilmente di abbandonarti, di non esserti più di aiuto e di aggiungere sulle spalle dei nostri genitori un macigno.
Ho bisogno di sapere una cosa di quella notte e della tua malattia?>>.
<< Chiedi pure.>>
<< Era qualche giorno che non stavi bene ma quella notte la febbre è schizzata altissima, è stata quell’infezione a portarti la miastenia vero?>>.
<< Perché vuoi saperlo?>>.
<< Tu dimmelo.>>
<< Che differenza fa?>>.
<< Devo saperlo.>>
<< Serve solo per sentire più male.>>
<< Ho ragione?>>.
<< È il destino che ha deciso come dovesse andare la mia vita. Anche se tu mi fossi restato accanto, non avresti potuto evitare ciò che mi è successo, mi dispiace invece, che tu abbia affrontato una vita radicalmente diversa da quella che avevi, qui in famiglia, che abbia sofferto e sia dovuto crescere solo, senza affetti, nelle difficoltà, invece di aver una vita comoda, agiata, senza affanni.
Immagino che ricordi con precisione ogni cosa che ho detto ad Anaheim, di come la delusione del bambino si è trasformata da adulto, in rabbia e poi astio, ma non posso dare a te tutte le colpe, è chiaro che sono stati anche altri i fattori che hanno reso più pesanti i rapporti in famiglia e in questi giorni di lucida follia ho riconsiderato molto tutto quanto.
Esattamente come Rosalie proverò a fare un passo alla volta, riavvicinandomi, egoisticamente parlando credo che in questo momento abbia bisogno di tutti voi se voglio riprendermi, è sarebbe un atteggiamento inutilmente sostenuto, che farebbe del male a mamma e papà e dopo quest’ultima str….ta questa è l’ultima cosa che voglio.>>
 
Ritrovarmi all’aeroporto di New York fu molto dura, rividi ogni scena, ogni stupido gesto, gli Oneida ci salutarono calorosamente e quando raggiunsi il mio posto mi chiusi in un silenzio carico di preoccupazione, Bella capì ma accompagnò la mia testa sul suo petto e con le dita tra i miei capelli mi lasciò ritrovare un po’ di calma. All’arrivo a Los Angeles, trovai una vera folla ad attenderci, con il carico di visi tesi ed espressioni preoccupate. Mia madre poi sembrava invecchiata di dieci anni, s’inginocchiò e mi abbracciò, le dissi:
<< Non ci sono parole per giustificare quello che ho fatto, ti prego solo di perdonarmi.>>
<< L’unica cosa che conta è che sei qui, che stai bene, che sei tornato, basterà riaverti a casa per riprendermi. >>,  mi strinse.
Guardai i ragazzi ma riuscii a fare solo un sorriso, comprensivi come al solito uno alla volta mi salutarono senza aggiungere nulla.
 
Entrai al Cedars con la consapevolezza che Lys sarebbe stato una furia.
Non tradì le mie aspettative mi fece una paternale di mezz’ora, che sopportai pazientemente, visto che avevo torto marcio, quindi decise di ricoverarmi e anche a questo non potei oppormi.
Bella andò a casa, per cambiarsi e tornò prima che potè:
<< Dovevi restare a casa stasera con i tuoi genitori.>>, le dissi.
<< Neanche a parlarne.>>
<< Bella tuo padre e tua madre hanno diritto di …>>
<< Edward... >>
<< Ho visto la faccia di tuo padre all’aeroporto …>>
<< Era preoccupato per te …>>
<< Non credo proprio, del resto non gli do affatto torto…>>
<< Basta Edward non pensarci, adesso m’ interessano solo i risultati della visita di controllo, il resto è niente.>>.
<< Faranno controlli di routine e una radiografia alla schiena, mi terranno monitorato per ventiquattr’ore, quindi dovrebbero mandarmi a casa.>>
<< Allora adesso cerchiamo di riposare, tra viaggio e fuso orario sono un po’ sballata.>>
<< Diciamo che sono otto notti che non dormi, è questo il problema.>>
<< Avrò tempo di riposare, non appena sarai tornato a casa.>>
<< Vieni qui distenditi accanto a me amore mio, sono a casa adesso.>>
Riuscimmo entrambi a sonnecchiare abbracciati stretti, bisognosi di credere che fosse stato un brutto sogno e cancellarlo in fretta dalla nostra memoria.
La mattina con gli accertamenti fu lunga ed estenuante, ma era più la tensione per i risultati che mi stressava.
Arrivarono quindi Rosalie, James e mia madre, avevano un’aria così felice, mi contagiarono inesorabilmente il buonumore.
Mi raccontarono che aveva trascorso l’intera notte a parlare, a raccontarsi quella parte di vita passata separati, mia mamma era radiosa, passava da un viso all’altro comunicando l’enorme soddisfazione di poter avere accanto tutti i suoi figli.
Lys entrò poco dopo con mio padre, il sorriso si spense su tutti i visi, coscienti di quanto importante potesse essere ciò che doveva dirci.
<< Edward Cullen non sai quanto sei stato fortunato. Nonostante la tua inconcepibile assurda e pericolosa condotta di questa settimana, non hai rovinato tutto quello che hai ottenuto in questi mesi di terribili sacrifici.>>
<< Non ci avrei scommesso un cent.>>, risposi ridendo . << Allora adesso che si fa?>>
<< Ti do due giorni per riprenderti completamente, poi inizieremo a pieno ritmo la riabilitazione secondo il programma che avevamo stabilito, decidi tu come gestirti, io avevo consigliato a tuo padre almeno per il primo periodo un ricovero.>>
<< Escluso! No… no… voglio stare a casa, con tutti loro.>>
<< Edward fare la spola tra casa e ospedale ogni giorno, sarà molto stancante.>>, disse mio padre.
<< Non m’importa, ce la farò, ma non parlatemi di ricovero.>>, dissi.
 
Anche rientrare nella mia stanza fu un bel pugno nello stomaco. Tutto era in ordine, uno schermo del pc nuovo, sulla scrivania, tutto ciò che avevo distrutto era sparito.
Bella rimaneva sulla porta:
<< Se non ce la fai, posso capirti, torna a casa tua, ci vedremo domani o quando te la sentirei.>>
Un passo dopo l’altro la vidi avvicinare a me, si sedette e prese a baciarmi:
<< Forse non hai ancora ben chiaro.>>, disse prendendomi per il mento, << già prima di tutta questa terribile storia ero completamente assorbita da te, felice sono quando potevo starti accanto, quindi non intendo perdere un istante del tempo prezioso che possiamo trascorrere insieme.>>
 
Riprese a baciarmi. Ad un tratto sentimmo un colpo di tosse:
<< Spiacente di disturbarvi.>>, disse Jasper sulla porta.




<< Jasper… vieni.>>, dissi sorridendo.
Bella gli andò incontro e lo baciò, poi si volse verso di me:
<< Vado via solo perchè è arrivato Jasper, ci vediamo per cena.>>
Chiuse la porta dietro di sè, Jasper si sedette, fissò il muro la scritta “Ti amo”, messa a posto alla meno peggio e disse:
<< Ho riflettuto molto sulla mia reazione di ieri, all’aeroporto.>>, sistemò i capelli indietro con entrambe le mani e mi bruciò letteralmente con lo sguardo. << Maledetto Cullen è stata la prima volta in vita tua in cui mi hai escluso! Mi hai tenuto fuori da ciò che ti stava accadendo, in tanti anni di amicizia! Fuori nonostante avessi un disperato bisogno di aiuto!>> respirò, cercando le parole, << ed io mi sono chiesto in che cosa avevo sbagliato, se averti rispettato fosse stata la scelta giusta e come sarebbe andata invece se avessi fatto irruzione nella tua stanza e ti avessi costretto ad ascoltarmi!
Tu ha fatto un enorme cazz...ta ed io mi sono messo in discussione … stai certo che non farò mai più quest’errore! Sei avvertito!>>
 
 
Si riappoggiò alla sedia.
Sorrisi.
<< È vero che ti ho sempre parlato e raccontato tutto della mia vita.>> dissi, << ti ho chiesto aiuto e consiglio per ogni scelta che ho fatto, sei stato la mia anima bianca… ma ti assicuro che quella mattina non avresti potuto cambiare la mia decisione, se avessi tentato d’ importi, forse avresti anticipato le mie scelte senza senso.>>
Mi passai la mano sulla fronte, scacciando l’immagine terribile di me confuso, disorientato, deciso a farla finita.   
Lo abbracciai sorridendo. Bussarono alla porta, entrò James:
<< Oh scusa Edward non volevo disturbare! Tornerò più tardi.>>
<< No vieni… Jasper deve sapere… lui in realtà è James, mio fratello.>>
Jasper spalancò gli occhi sbalordito.
<< Immagina.>>, dissi, << com’è stato per la mia famiglia.>>
<< Tua madre… oh se penso a tua madre.>>
James aveva abbassato gli occhi, gli dissi:
<< I miei genitori hanno sofferto per un periodo così lungo per colpa mia e anche lui e Rose hanno subito le conseguenze della mia scelta. Ho da pagare un debito grosso nei confronti di tutti voi ed è bene che lo tenga sempre presente.
Ascolta Edward ho detto a mamma che rimarrò nel mio appartamento, ma sono a disposizione per qualsiasi cosa tu abbia bisogno. Se non ti dispiace vorrei dare una mano a mamma ed Bella alleggerirle un po’ magari per portarti in ospedale.>>
<< Ma certo e ti ringrazio, l’ho detto a New York e lo ribadisco, avrò bisogno di tutti voi adesso, devo recuperare il fretta il tempo perso e la mia piccola è veramente stanca e mamma non può pensare a me da sola.>>
James mi abbracciò, salutò Jasper e uscì.
<< Lo sai da molto?>>, chiese.
<< L’ho scoperto prima di far scoppiare questo ca…..no. Era qui quando ho mandato via Bella, a provato a farmi ragionare, abbiamo litigato e me l’ ha confessato proprio dinanzi ai miei genitori.>>
<< Certo che è una cosa assurda, sei stato a contatto con tuo fratello senza saperlo per tutto questo tempo, la vita è veramente imprevedibile.>>
<< Certo non ti nascondo che io e Rose non abbiamo preso proprio benissimo il fatto che sia tornato quasi un anno fa e non si sia presentato a noi subito, ma in fondo come dici tu la vita è imprevedibile e soprattutto troppo breve per sprecare del tempo portando rancore.>>
<< A proposito Edward, anch’io posso essere a tua disposizione per qualsiasi cosa abbia bisogno e pretendo che mi teniate in considerazione.>>
<< Lo farò, nei prossimi giorni sarò a riposo forzato, poi spero di poter riprendere a fare tutto, sabato potremmo passare la serata insieme?>>.
<< Difficile sai è l’ultima settimana prima degli esami.>>
<< Ah già gli esami.>>, dissi laconicamente.
<< Oh Edward mi dispiace.>>
<< E di che? Sono io che ho mandato al diavolo anche quelle poche chance per dare qualche materia in questa sessione.>>
<< Non vuoi proprio tentare?>>.
<< E come potrei, non tocco un  libro da dieci giorni … e sono così arrabbiato con me stesso perché ho compromesso anche la sessione di Bella.>>
<< Pensi che le possa importare minimamente.>>
<< Lo so, ma ciò non toglie che me ne dispiaccio.>>
<< Non farlo amico, ho visto un’altra persona uscire da questa stanza, non potrebbe essere più felice di così.
Dedicati a lei Edward falle dimenticare in fretta l’incubo che ha vissuto e tornare alla normalità anche nelle piccole cose può essere una buona soluzione.
Io rivoglio in fretta il mio amico pragmatico e razionale, che nonostante le difficoltà della tua vita è stato sempre pronto a darsi una ragione delle cose e affrontarle a viso aperto senza fuggire o tantomeno perdere il contatto con la realtà.>>
 
 
 
Capitolo chiarificatore?
Davvero vi ha reso più chiaro quale travaglio ha avuto James e perché sua sorella e suo fratello lo stanno riammettendo nella loro vita?
E’ una storia ma volte mi chiedo lo stesso se questo episodio non sia troppo inverosimile, e soprattutto se mai Rose ed Edward nella realtà si sarebbero comportati in questo modo così aperto e comprensivo nonostante tutto.
Mi sento così coinvolta ed emozionata quando leggo di questa riconciliazione, anche se non avendo fratelli o sorelle non conosco cosa voglia dire, come si manifesti, cosa si senta dentro quando si prova amore fraterno.
E poi il ritorno alla normalità della mia coppia tenera di innamorati, mi shakera un po’ l’anima… è strano (alla mia età).
Devo scusarmi per non aver risposto alle recensioni, ho avuto una settimana delirante, sto organizzando uno spettacolo di danza a scopo benefico e sono nel delirio più totale, perdonatemi giuro che mi metterò al più presto in pari, quindi commentate commentate commentate….
Un bacio enorme e grazie sempre tantissimo per la vostra considerazione…
A presto 
p.s. finalmente la mia gattina ha un nome di chiama Ginny come la sorella di Ron Weasley di Harry Potter, si collega al fatto che è tigrata rossa, bella coppia Sirius  Black il mashio e Ginny la femmina, spero vi piaccia. un bacio ancora.

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Capitolo 36
*** Rivedere tutto ***


Tratto dal trentacinquesimo capitolo:
<< Non mi perdonerà.>>, disse James.
<< Ha bisogno di tempo.>>, disse Bella.
Mi volsi verso di lei.
<< No Edward non guardarmi così. Ne ho già parlato anche con Rose, avrei fatto qualsiasi cosa per riavere Jacob, quindi in questa vicenda io non sono obiettiva e non posso concepire che ci sia dell’astio tra di voi.
Parlatevi, litigate magari allontanatevi dopo se è il caso ma chiaritevi e anche in fretta. Tra l’altro i vostri genitori non potrebbero reggere una situazione di tensione tra di voi, soprattutto dopo aver sopportato questo.
Perdonami amore ma tu sai che io non posso pensarla diversamente.>>
Questa volta guardai James e chiesi:
<< Mamma e papà… come stanno?>>
<< Ancora un po’ scossi ma felici. È stata una prova molto dura, non si aspettavano che tu avessi una reazione di questo tipo e si sono sentiti ancora una volta colpevoli per ciò che era accaduto.
Sai qualsiasi cosa tu avessi avuto bisogno, loro avrebbero trovato una soluzione, ma la tua fuga è stato per loro un vero choc!>>
James avvicinò la sedia al letto, riprese a parlare:
<< Hanno ripercorso quei momenti di quindici anni fa.
Dio mio… come mi sono sentito in colpa.
E come se avessi visto di persona i risvolti del dramma che io avevo determinato allora ed è stato terribile. Poi le tue condizioni hanno innescato ancor di più un meccanismo di terrore in loro… in tutti noi.>>
<< Non m’interessava più nulla, dopo aver allontanato lei e non aveva più senso vivere, volevo solo sparire.
Brancolavo nel buio, mi sentivo perso, vuoto. Volevo solo morire!>>.
Bella che era rimasta in silenzio ad ascoltarci, esclamò scostandosi bruscamente da me:
<< Dio Edward! Dopo tutto quello che avevi affrontato,
come hai potuto pensarlo davvero.>>
<< Perché no! Ormai avevo distrutto tutto, spazzato via l’unica realtà positiva della mia inutile vita, niente poteva darmi più stimoli per andare avanti, per lottare, per trovare un barlume di razionalità, Bella ero fuori, completamente fuori!>>.
Le porsi la mano tentennò prima di prenderla, dissi:
<< Ho bisogno di aiuto, se sono arrivato al punto di prendere una decisione così estrema, senza considerare le conseguenze, senza preoccuparmi di tutti voi, senza preoccuparmi di te, forse anche la mia mente è malata. Non riesco più a gestire il mio stato emotivo, non sono più lucido, ho bisogno di essere curato.>>, ansimavo mentre le stringevo la mano.
<< Intanto torniamo a casa, alla nostra vita, poi cercheremo di affrontare una difficoltà alla volta, prima di tutto parleremo a Lys e al il primario della terapia del dolore.>>, mi carezzava il viso,
<< quando riprenderai a riposare, a mangiare, a muoverti, valuteremo di nuovo la situazione, ma se non riuscissi a trovare quell’ordine mentale, di cui senti il bisogno, programmeremo delle sedute con uno psicologo… o uno psichiatra, non ci trovo niente di assurdo o sconveniente.>>
Mi strinsi al suo petto, cercai di calmare i pensieri che stavano riprendendo a tormentarmi, respirai piano, poi dissi sottovoce:
<< Riportami a casa, Bella.>>

 

 

CAPITOLO 36

 

Rivedere tutto

 
BELLA
 
<< Tesoro dovremmo parlarti.>>, disse mia madre quando fui uscita dalla doccia.
<< Che facce serie devo preoccuparmi?>>
<< No ma abbiamo da prendere una decisione importante che riguarda la nostra famiglia.>>
<< Che ansia mamma… non mi sono ancora ripresa dagli otto giorni infernali appena trascorsi, devo forse aggiungere altre preoccupazioni?>>
<< Noi non c’entriamo nulla con ciò che hai appena vissuto.>>, rispose prontamente mio padre.
<< Charlie ti prego. A papà è stato proposto di ritornare in sede centrale, a New York, con effetto quasi immediato, gli danno due settimane per prendere accettare, entrerebbe a far parte dei quadri dirigenziali, farebbe un grosso scatto di carriera.>>
<< Sono molto contenta, se lo merita, ha fatto tanto per l’azienda. Accetta senza alcun dubbio.>>
<< Che vuol dire senza alcun dubbio?>>, ribattè mio padre.
<< Non vedo ostacoli ma è chiaro che io non tornerò a New York .>>
<< Ecco già questa tua risposta così categorica m’irrita.>>, disse ancora lui.
<< Sai bene che non mi allontanerei mai da Edward.>>
<< Ma Bella c’è dell’altro.>>, disse mia madre.
<< Ho già capito mamma, tu devi stare accanto a papà, è giusto, come io faccio la mia di scelta, restare accanto all’uomo che amo, tu devi fare la tua.>>
<< Io e mamma siamo sposati!>>,  rispose lui acido, << mentre tu hai appena avuto la dimostrazione di quanto sia fragile il vostro rapporto.>>
 
 
<< Non ti permetto di dire questa cosa.>>
<< Ti ha lasciata ed è scappato, sei dovuta andare a cercarlo, affrontando un viaggio allucinante e quando sei tornata, dopo tre giorni da incubo, non ti ho neanche visto perché ti sei precipitata in ospedale per seguirlo, ma ti sei guardata allo specchio! Sei l’ombra di te stessa!>>
<< Adesso starò bene.>>
<< Balle! Tu continua a farti del male e tu continui a giustificarlo. Non posso accettarlo!>> mi gridò.
<< Smettila subito.>>, risposi io alzando la voce.
<< Smetterla non ci penso nemmeno, adesso che ti degni finalmente di riapparire in casa, non possiamo discutere di un tuo eventuale ritorno a New York, con la tua famiglia. Senza contare che i tuoi studi stanno andando in malora, per colpa sua!>>.
<< Bravo papà … grande! Rassegnati!>>.
<< Bella ti prego cerchiamo di smorzare i toni.>>, disse mia madre, prendendomi la mano, << so che non posso pretendere che tu lasci Santa Monica e Edward, ma almeno dobbiamo parlare di come ti organizzerai, non credi? >>.
<< Datemi solo il tempo di rifletterci un po’ e vedremo cosa sia meglio per me.>>
<< Sarebbe nostra intenzione svuotare la villa, riprendere casa a Staten Island, sarei di nuovo vicino ai nostri parenti e a Jacob.>>
<< Mi sembra giusto, allora intanto dovrò cercarmi un appartamento.>>
<< Magari potresti prendere un mini appartamento dentro UCLA.>>, disse mio padre.
<< Papà intendi provocarmi ancora a lungo? >>.
<< Forse restando all’interno dell’università, riusciresti a riprendere un ritmo normale nei tuoi studi.>>
<< Charlie ti prego! >>.
<< Ne cercherò uno qui a Santa Monica, ma visto i toni di questa discussione, devo aspettarmi qualche sorpresa per l’accesso al mio fondo fiduciario?>>.
<< Bella cosa dici.>>, disse mia madre. << Quei soldi sono il regalo dei nonni per i tuoi studi, puoi disporne benissimo. Sai che papà non ha nulla contro Edward o la tua relazione con lui e solo che tutto sta avvenendo molto rapidamente, è un altro cambiamento radicale della nostra vita e mentre ad agosto era la famiglia che si spostava, adesso saremmo solo noi due, perdonami ma devi convenire che è diverso.>>
<< Lo capisco ma non è aggredendomi o sputando sentenze su me e Edward, che affronterete più facilmente questa variazione della vostra vita.
Ti chiarisco ancora una volta un concetto papà, ho ritrovato il mio uomo ed è con lui che voglio dividere la mai vita.>>
<< Resta da vedere se lui abbia la medesima intenzione!>>, sbottò ancora mio padre.
<< Sai che ti dico papà vai al diavolo! >>
Scappai via, sbattendo la porta. Respirando piano, ricacciai le lacrime, feci la strada fino a casa Cullen, mi fermai dietro il cancello attendendo di sbollentare ancora un po’, dalla finestra riuscivo a vederli tutti riuniti in salotto, sentii Edward ridere e la voce di Rosalie.
I Cullen si erano ritrovati ed erano felici, mentre la mia famiglia… che restava della mia famiglia?
Non potevo di certo imporre loro di restare e non potevo andare via. La giusta soluzione era andare ognuno per la propria strada, mi dissi che in fondo era solo un cambiamento di città.
In verità la cosa che mi feriva in questo momento era l’ennesima mancanza di fiducia dimostrata da mio padre sulla solidità del mio rapporto con Edward, inoltre, l’idea di non aver più mia madre accanto, mi faceva sentire un grande vuoto.
Feci ancora un bel respiro e bussai.
<< Amore mio finalmente sei arrivata.>>, disse accogliendomi in un abbraccio.
Erano le uniche parole di cui avevo bisogno.
<< Scusate se ho fatto un po’ tardi.>>
Edward mi carezzò:
<< Che succede Bella?>>, disse.
Alzai le spalle.
<< Vi lasciamo?>>, disse prontamente Rosalie.
<< Non occorre Rose, a mio padre è stato offerto di rientrare a New York, come dirigente.>>
Edward impallidì:
<< Oh! >>, esclamò, si passò una mano tra i capelli.
<< Edward riguarda i miei genitori non me, io resto qui, ciò non toglie che devo risolvere alcuni problemi puramente pratici ed ho solo un paio di settimane prima che partano.>>
<< Lascerebbero la villa?>>, chiese Esme.
Feci segno di sì.
<< Pensavo di cominciare a cercare un appartamento qui a Santa Monica, già da domani, certamente non avrò problemi a mantenermi, ho un fondo fiduciario a mio nome.>>
<< Amore mi dispiace.>>, mi carezzò il viso.
<< Perché? Loro vanno via insieme e tornano a casa, io resto con la persona più importante della mia vita.>>
 
 
Abbassai lo sguardo imbarazzata, mi baciò, ci fu un attimo di silenzio, poi lui disse:
<< E tuo padre cosa ne pensa?>>.
<< Lui ha un suo modo di affrontare le cose.>>
<< Immagino… poi dopo quello che ho combinato la scorsa settimana, avrà completamente perso fiducia in me, penserà che non ti amo abbastanza, che ho portato solo guai…>>
<< Non dire così.>>
<< Perché non ti trasferisci qui.>> disse Rosalie, << almeno per la restante parte dell’anno accademico, poi potrai cercare una sistemazione diversa con calma, durante le vacanze estive. Potrebbe essere una soluzione ottimale per te e rassicurante per i tuoi genitori.>>
La guardai confusa.
<< Veramente non… non so.>>
<< Poi se il mio fratellino si prenderà meglio cura di se stesso e si renderà un po’ più indipendente, potreste anche considerare l’idea di andare a vivere insieme.>>
<< Ma cosa dici Rosalie!>>, dissi sempre più imbarazzata.
<< Guarda che se non te ne fossi accorta è maggiorenne e vaccinato. >> sorrise e con lei anche Edward.
<< Potrebbe essere una situazione provvisoria molto vantaggiosa Bella.>>, disse Esme, << non c’è proprio motivo di trovare un appartamento in fretta.>>
<< Non saprei.>>
<< Amore parlane con i tuoi, con calma.>>,  mi venne incontro lui, prendendomi la mano,  << e poi decidi. Sarei strafelice di averti qui con me, ma conosco perfettamente come la pensi, quindi rifletti bene.>>
<< Possiamo affrontare un altro argomento?>>, disse James che era rimasto in silenzio ad ascoltare.
Lo guardai.
<< Vorresti tentare di sostenere qualche esame in questa sessione? Hai una settimana per riprendere ciò che hai già studiato.>>
<< Ha fatto anche a me questa proposta.>>, disse Edward, << e devo dire che è stato convincente.>>
<< Studiando intensamente, tutto il giorno fino a sera tardi, sono certo che potresti farcela.>> disse James.
<< Io ci sto provando,>> disse ancora Edward, << e al mattino non potrò studiare visto che andrò in riabilitazione. Basterebbero anche solo un paio di materie per rimettere in piedi questa sessione, ora mi rendo conto che in questo momento hai un altro pensiero più importante, però forse provare a rimetterti in carreggiata all’università servirebbe ai tuoi genitori per andar via più sereni.>>
 
Tornai a casa con la testa stracolma di pensieri, mia madre mi aspettava alzata, era tesa.
<< E perché questi occhi gonfi? Non c’è motivo di piangere.>>, le dissi.
<< Mi dispiace per tutto Bella, per questa nostra decisione, improvvisa e difficile, per la sfuriata di tuo padre, immagino che sarai quantomeno confusa, accidenti!>>.
<< Mamma riuscirò a cavarmela. Esme mi ha proposto di trasferirmi da loro, per poi durante le vacanze estive, cercare un appartamento con più calma.>>
<< E tu cosa ne pensi?>>.
<< Non so… non mi convince del tutto, non so se mi sentirei a mio agio, ma se voglio recuperare all’università non posso cercare adesso un appartamento e pensare di renderlo funzionale, poi Edward dovrà affrontare un periodo piuttosto intenso e avrà bisogno di me, anche da punto di vista organizzativo. Io, Esme e James dovremmo alternarci per portarlo in ospedale.
<< Bella chi è James?>>.
<< Oh certo… nel caos di questi giorni non te ne ho parlato, James è il fratello di Edward.>>
<< Quello sparito adolescente? È ricomparso così all’improvviso?>>
<< Sì … anzi no… James è il professor Adams, il mio docente di letteratura.>>
<< Ma cosa dici!>>, rispose sbalordita.
<< Lo ha confessato ad Edward durante un litigio, ora è stato riaccolto in famiglia, i suoi genitori sono molto contenti, Edward e Rosalie stanno provando a riprendere i contatti, ricostruire una relazione interrotta così bruscamente. >>
<< Non posso crederci…  ma come ha fatto in tutti questi mesi ha frequentare casa Cullen senza riuscire a confessare chi fosse realmente?>>.
<< Lo so mamma che è stato un errore, ma io non riesco a dargli addosso. Ha pensato sbagliando che non lo avrebbero mai più accettato, che ormai era un estraneo, quindici anni sono davvero tanti e ha creduto che non ci fosse più posto per lui in famiglia. Considera che ha ceduto solo perché credeva di indurre Edward a ragionare dopo il nostro litigio, altrimenti credo non si sarebbe mai più esposto.>>
<< Sono allibita Bella, non capisco.>>
<< Mamma è una storia terribile e bellissima insieme, io non riesco a vederla diversamente, quando Rose me ne ha parlato ho cercato di convincerla a provare di ricostruire il rapporto con lui.
Nessun errore può essere così grave per rifiutare un fratello… nessuno gesto sconsiderato, pazzo anche cattivo può convincermi che sia giusto tener lontano una persona che ti ha amato, che ti è stato vicino sia pure per un periodo breve.
Rosalie è ancora un po’ rigida ma ha detto che gli darà un chance, Edward per adesso è emotivamente troppo stanco e fragile, per poter impegnarsi nella costruzione di un rapporto, che era troppo immaturo quando James è andato via e che adesso deve avere delle dinamiche completamente diverse.
James di contro sta scegliendo un comportamento molto misurato, aspetterà e sarà rispettoso di ogni loro scelta. In questo momento loro hanno bisogno di sapere, comprendere il perché del suo gesto e quindi accettarlo. Ci vorrà tempo ma spero che riusciranno a ritrovarsi.>>
<< Stai tornando indietro nel tempo Bella?>>, mi prese il viso tra le mani.
<< Sì e non riesco a tenere a bada i ricordi. Mamma lo sogno sempre più spesso, lo vedo lì fuori in giardino, sulla sua moto, seduto sulla panchina di fronte casa, tra i viali dell’università… bello e sorridente, ma quando provo ad allungare la mano e toccarlo svanisce.
Mamma cosa darei per potergli parlare. Rosalie ed Edward non si rendono conto quanto sono fortunati.>>
<< Certo che io e papà abbiamo scelto il momento meno adatto per mollarti qui da sola e tornare a New York, mi sta sembrando davvero una scelta crudele.>>, fece un sospiro.
La carezzai e le diedi un bacio.
<< Mamma non temere, ho solo bisogno di superare la tensione di questo ultimo periodo, probabilmente ho cercato conforto nel ricordo di Jacob, per cercare di farmi forza dopo che Edward mi aveva mandato via e poi quei giorni a New York sono stati veramente tremendi, difficili da superare senza che il mio fratellino mi desse quantomeno un sostegno.
Siete venuti qui per me, perché io non stavo bene, ma adesso è tutto diverso e tu hai il diritto di tornare al tuo ambiente, ai tuoi interessi e da Jacob, io me la caverò benissimo, devo solo organizzarmi.>>
<< Accetta la proposta di Esme, continueresti a stare in famiglia, accanto ad Edward e circondata da persone che tengono a te.>>
<< Papà … come pensi la prenderà?>>
<< Non mi sembra proprio il caso di preoccuparsene, dopo l’uscita di poc’anzi è bene che non dia più fiato inutilmente o incorrerà nella mia ira.>>
Scoppiammo a ridere:
<< Grazie mamma, riesci sempre a rendere semplici anche le decisioni più complesse.>>
 
Andai da Edward di buon mattino, lo trovai già immerso sui libri:
<< Ma tu non dovevi riposare fino a domani?>>
<< Ripassare qualche stupido passaggio del ciclo cellulare descritto da Berk non mi stresserà … e tu … hai dormito?>>
<< Direi di sì, dopo aver parlato con la mia mammina, il groviglio dei miei pensieri è stato immediatamente sciolto.>>
<< Renèe, che donna straordinaria, mi chiedo come farò senza di lei, quando avrò bisogno di coccole e quando sarai così sclerata da non darmi più retta!>>.
<< Grazie amor mio gentile.>>
<< Allora ci hai riflettuto?>>.
<< Posso provarci Edward, significa che vedrò come va, ma se dovessi sentirmi a disagio, non devi rimanerci male.>>
<< Ma dai! Certo… certo lo capisco, vedrai tutto andrà benissimo, ti faremo sentire come a casa tua. Non posso crederci! Mamma! … Rosalie! Venite!>>
Lo guardai, aveva gli occhi che gli splendevano e il viso illuminato, mi stringeva i fianchi, sorrisi.
<< Ciao Bella.>>, disse Rosalie, venendomi incontro e abbracciandomi, poi mi disse all’orecchio,
<< avrai tutto il tempo di ringraziarmi, quando dividerai ogni notte il tuo letto con il mio stupendo fratello.>>
Sorrisi.
<< Bella, ha parlato con Renèe ha deciso di accettare la tua proposta mamma.>>
<< Sono veramente molto contenta, so che non sei una ragazzina, ma ritengo che fosse importante che i tuoi approvassero.>>
<< Non hai parlato con tuo padre, vero?>>, disse a quel punto Edward serio.
<< Lo farò più tardi.>>
<< Come se non sapessi già cosa ti dirà.>>
<< Non è problema.>>
<< Non voglio che litighiate, non voglio essere ancora la causa d’incomprensioni con lui.>>
<< Visto che parto domani, potremo organizzare una cena di famiglia stasera, potremmo dirlo anche a Renèe e Charlie.>>
<< Oh no Rosalie.>>, esclamò Edward,<< ti prego non complichiamo le cose.>>
<< Perché?>>, intervenne Esme, << magari sentire anche noi, intendo io e papà, potrebbe fare maggiore chiarezza. Tu che dici Bella?>>.
<< Può darsi.>>.
Edward si lasciò andare e si mise le mani tra i capelli, mi venne da ridere a vederlo così sconfortato, ma paradossalmente una serata con i Cullen poteva essere risolutiva.
Chiamai mia madre, le dissi della cena, le dissi di mettere al corrente papà di James e poi mi sedetti accanto ad Edward a studiare.
Era preoccupato per me, glielo leggevo in volto, gli infilai le dita tra i ciuffi ribelli, appoggiò la testa sullo schienale, rilassò le spalle e disse:
<< Averti sempre al mio fianco, poter dividere ogni istante della mia giornata con te sarebbe vivere sempre in un sogno… ma non voglio forzature che porterebbero a una rottura con tuo padre, non lo permetterò.>>
Lo guardai con tenerezza e ripresi a studiare.
La cena fu piacevole, Rosalie frizzante e coinvolgente come sempre, portò il buon umore e distese l’anima ansiosa mia e di Edward, mentre James seduto accanto a sua madre manteneva una guardinga riservatezza. Esme e Carlisle rinnovarono la loro proposta a mia madre e a mio padre e furono estremamente convincente, in fondo, l’idea che non fossi sola, faceva sentire molto meno in colpa mio padre per questo suo trasferimento, pensato principalmente per ottenere uno scatto di carriera e rassicurava mia madre, la sua bimba sarebbe stata stracolmata di affetto e sollecitudine e felice accanto a Edward. James a quel punto aggiunse che sarei stata seguita anche all’università nel migliore dei modi e che mi sarebbe stato sempre suggerito il meglio, così da rendere rapido e proficuo il mio percorso.
Edward ascoltava tutti senza dire una parola, ogni tanto fissava mio padre e poi continuava a far finta di mangiare qualcosa.
Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai:
<< Quanto mi devo preoccupare da uno a dieci per questo tuo atteggiamento? Poi la tua cena continua a languire sul piatto, mi fai stare in tensione.>>
Abbozzò un sorriso poi guardando mio padre disse:
<< Perdonatemi ma ho bisogno della vostra attenzione per qualche minuto.
Tutti più o meno direttamente siete stati coinvolti nella mia settimana da incubo appena trascorsa, ma è a lei che voglio rivolgermi, signor Swan, perché mi rendo conto che ha bisogno di spiegazioni plausibili del mio comportamento.
Non ho mai nascosto di essere stato anche nel passato troppo debole e poco incisivo nelle mie decisioni, probabilmente se fossi stato più tenace a quest’ora camminerei.>>, rivolse lo sguardo verso suo padre, << ed è risaputo come sia scarsa la mia capacità di gestire gli stati d’ansia e come questi abbiano influenzato negativamente per anni la mia salute.
Ma quello che ho combinato più che stravolgere me, che ne sono stato l’artefice, sia pure non del tutto consapevole, ha gettato tutti voi nell’angoscia, ho straziato Bella, facendola disperare senza spiegazioni o motivazioni valide, se non quella di aver perso completamente il senno.
 
 
Sono stato crudele con i miei genitori che sono stati costretti a rivivere la sofferenza di scoprire che il proprio figlio era sparito…>>, si rivolse a James con un debole sorriso, << non ho dato minimamente credito a mia sorella quando mi diceva che tutto si sarebbe risolto, che mi occorreva ancora solo dell’altro tempo. Ho abbandonato i miei amici … e ho veramente pensato di togliermi la vita, credendo fosse la soluzione di tutti i miei problemi.
Mi è sembrato di piombare ancora nel baratro, di tornare a quel terribile periodo prima che incontrassi la mia luce, il mio amore.>>, si passò le dita tra i capelli, gli presi la mano, continuò.
<< Dovete credermi … e lei signor Swan deve darmi fiducia, mi sono reso conto di quanto sia stato grave il mio comportamento, ma non ero io … ero stanco, confuso, spaventato… non ero io, ma ora mi sento più forte, pronto a ricominciare a combattere per rimettermi in piedi, ritornare a studiare per laurearmi. Lei mi ha ritrovato prima che fosse tardi e grazie all’aiuto di mia sorella e di mio fratello sono tornato alla mia vita, vi giuro, dovete credermi, non avrò più crolli emotivi, avrò ancora di più bisogno di tutti voi, ma posso farcela.
La prego signor Swan mi perdoni e dimentichi, se può, quello che è accaduto, amo sua figlia più di me stesso e non la deluderò mai più.>>
Tirò un sospiro, mio padre rimaneva immobile, sentendosi addosso lo sguardo di tutti.
Allungò la mano verso Edward, gliela strinse. Lessi in quel gesto una nuova chance che quel uomo sempre così e rigido stava dando a Edward, ma anche al nostro rapporto.
 
 
EDWARD
 
Ero stato tutta la sera sulle spine, ma la cena si era rivelata utile, Rose ancora una volta aveva avuto una grande idea, ma dopo che tutti furono andati via, io ero stanco come se avessi fatto una maratona.
Il padre di Bella indirettamente mi aveva messo al tappeto ancora una volta, avevo dovuto chiedergli ancora una volta fiducia, rassicurarlo che non fossi un male per la sua unica figlia, negando forse l’evidenza.
Bella sarebbe davvero stata felice con me? O davvero non ero l’uomo adatto a lei? Questo rapporto era sbagliato? Era gestito in maniera forse troppo ossessiva, troppo dipendente.
Io da solo non potevo farcela, riuscivo a vivere solo grazie alla sua presenza.
Mi stavo di nuovo arrovellando in dubbi pericolosi.
Lasciai la mia stanza e tornai in salotto, Rose era ancora seduta sul divano, parlava con James in maniera concitata.
Feci per tornare sui miei passi, non avevo l’energia per sopportare una lite, tantomeno tra mia sorella e mio fratello.
<< Edward!>>, Rosalie si alzò di scatto. << Tutto bene?>>.
<< Scusate non volevo interrompervi, torno in camera.>>
<< No, vieni pure.>>
<< Scusate ragazzi non sono in vena di ascoltare discussioni.>>
<< E’ meglio che io vada.>>, disse James.
<< Non devi andartene, se state chiarendo e avete necessità di continuare a parlare, ma io preferisco non essere presente.>>
Il cellulare di James iniziò a trillare, guardò il nome sul display e si alzò rapidamente:
<< Scusate ma devo proprio rispondere.>>, si allontanò leggermente e cominciò a parlare sottovoce.
<< Tesoro sei stanco, perché non provi a riposare.>>, delicatamente mi carezzò sotto gli occhi.
<< Non riuscirei a dormire, la partenza degli Swan e tutto quello che comporta per Bella mi da pensare parecchio.>>
<< Perché? Bella ha deciso di restare, verrà a vivere con te, non dovresti essere felice di questo?
Capisco che dovrà separarsi dai suoi genitori, ma non è una bambina, potrà andare a trovarli quando vuole, ma è te che ha scelto, senza esitare, con tranquillità. Non hai nulla da temere Edward, vedrai lei sarà felice qui.>>
Sentimmo James alzare leggermente il tono della conversazione, istintivamente tacemmo e lo guardammo.  Non volevamo essere indiscreti, ma era impossibile per noi non ascoltare.
<< Albert non voglio discutere con te, non è il momento adatto credimi, non sono pronto, ti prego non forzarmi a fare delle scelte fuori luogo… adesso devo salutarci sentiamoci in un altro momento, stammi bene.>>
E mise giù. Si volse verso di noi e vide che lo guardavamo, si tolse gli occhiali e si risedette in silenzio.
<< Che succede?>> chiese Rosalie.
<< Niente d’importante.>> rispose.
<< Hai problemi all’università?>>, gli chiesi.
<< No, tutto a posto.>>
<< Chi è Albert?>>.
<< Una persona che mi ha aiutato.>>
<< In Inghilterra?>>, chiesi.
<< Sì, adesso è veramente tardi, vediamoci domani.>>, fece per alzarsi, gli presi il braccio.
<< Non farlo James.>>, dissi, << non tagliarci ancora fuori, raccontaci tutto, ora che siamo disposti ad ascoltarti.>>
 
 
<< Non voglio tenervi fuori, ma sono legami con un passato ingombrante e credo che non sia il momento adatto per far riaffiorare.>>
<< No James invece è bene che ne parliamo adesso. >>, disse Rosalie.
<< Non adesso dobbiamo pensare a Edward e basta.>>
<< Maledizione James!>>, mi ero alzato e lo avevo strattonato, << questo mantenere ancora nascosto ciò che ti è accaduto, può creare ulteriori incomprensioni tra noi, abbiamo il diritto di conoscere tutto ciò che ti ha tenuto lontano da noi per quindici. Non abbiamo imparato nulla da ciò che  è accaduto, basta segreti!
Noi Cullen non sappiamo gestire l’ansia ingiustificata, in maniera differente ognuno di noi ha fatto danni enormi, difficili poi da riparare, proprio per non essere in grado di superare traumi emotivi. Niente può essere più terribile di tutto quello che abbiamo già vissuto.>>
Rosalie si alzò, versò qualcosa in due bicchieri, uno lo porse a lui, io mi lasciai andare sul divano, Rose allontanò  la sedia e si sedette accanto a me, mi prese la mano.
<< Inizia da quella notte James e non tralasciare nulla.>>, gli intimai con tono fermo.
Tirò un enorme sospiro e iniziò a parlare.
<< Mamma rientrò prima che poté dall’incontro a scuola di Rosalie, venne nella tua camera, gli dissi che ti eri appena addormentato, lei ti prese la temperatura e si sedette sul letto, seguii ogni suo gesto, poi andai in camera mia.
I momenti seguenti sono confusi, preparai uno zaino, presi la moto e mi allontanai velocemente da casa. Girovagai un po’ per Los Angeles, poi lasciai la moto, presi un autobus e mi ritrovai in aeroporto, con un biglietto e un passaporto in mano. UN gruppo di persone a cui mi accodai per passare al check-in, una prima serie di scali, poi un viaggio intercontinentale, altri scali e quindi una città città grigia e fredda, si aprì dinanzi ai mie occhi.>>, diede un sorso e appoggiò il bicchiere.
<< Quindi fu come se mi fossi riavuto, ossia come se avessi preso coscienza che dovevo svegliarmi e badare a me stesso o non sarei sopravvissuto.
Lucidamente distrussi ogni mio documento, passaporto, tessera della scuola, svuotato il mio portafoglio da ogni traccia e mi tagliai i capelli.
Ho vissuto per strada qualche settimana, facendo piccoli lavoretti qua e là, nascondendomi alla vista dei poliziotti, evitando di dare troppe informazioni su me stesso, cambiando zona della città, non appena qualcuno iniziava chiedere qualcosa di più su di  me.
Ma quando devi arrangiarti per vivere, cominci a familiarizzare con un sacco di gente strana, a volte pericolosa, ma utile. Forse vi sembrerà incredibile ma ci sono tanti adolescenti che decidono di allontanarsi da casa e vivere di espedienti, senza che nessuno se ne occupi, sfuggendo ai controlli.
Comunque non potevo restare in Inghilterra senza avere un documento ed  è bastato passare la voce ad alcuni ragazzi che occasionalmente incontravo a Camdan town, per ottenere un contatto con un tizio che, per una cifra ragionevole mi procurò dei documenti falsi. Così è nato John Long.>>
Si sistemò meglio sullo poltrona e riprese a parlare:
<< Ma i favori di questo tipo prima o poi devono essere ripagati. Appena qualche giorno dopo due dei ragazzi che avevo conosciuto si sono presentati e mi hanno chiesto di restituire, per così dire, la cortesia.
Al mio rifiuto, fui picchiato ben bene e dovetti accettare a fare da palo per una gang di adolescenti che sembrava avere in pugno una situazione da grandi.
Aveva deciso di rapinare un negozio di alimentari in un quartiere residenziale della periferia borghese di Londra e vi riuscirono senza grosse difficoltà.
Uscirono con l’incasso e un sacchetto pieno di liquori. Gridavano, ridevano e correvano, io ero immobile spaventato. Dopo pochi istanti sentii la sirena di un’auto delle polizia, mi ripresi e cominciai anch’io a correre, lasciai immediatamente la strada principale, presi una secondaria e corsi più veloce che potei, ma sentivo ancora la sirena, saltai un cancelletto di una villa bianca e mi nascosi tra le piante.
Passai la notte in attesa del sorgere del sole. All’alba, una persona in tenuta da ginnastica uscì dal portoncino, non appena richiuse il cancelletto dietro di sè, venni fuori dal mio nascondiglio e feci per andar via, ma me lo ritrovai dinanzi. Feci per scappare, ma lui mi prese per le braccia e mi affrontò, tentavo di divincolarmi per sfuggirli, ma ero così stanco, infreddolito, affamato che, dopo aver resistito qualche secondo, mi lasciai cadere a terra e scoppiai in un pianto disperato.
Mi lasciò sfogare poi mi aiutò ad alzarmi e mi accompagnò dentro casa, così senza chiedermi nulla.
Mi lasciai passivamente guidare fin dentro, troppo stanco e spaventato, spremuto da tutti gli sconvolgimenti della mia vita avvenuti in un tempo così breve. Mi diede del cibo, si sedette di fronte a me e attese pazientemente.
Lo guardai aveva un viso interessante e attento, ogni tanto mi sorrideva rassicurante, quand’ebbi finito di mangiare, si presentò: Morris, professor Albert Morris, docente a Oxford, disse con noncuranza, quindi mi chiese come mi chiamassi e a quel punto, dopo un istante di esitazione, misi in gioco la mia nuova identità.
Gli raccontai un mucchio di balle, mischiate a verità. Dissi che ero americano, che venivo dalla California, omisi chiaramente la città, che ero rimasto orfano, quindi che ero scappato da casa affidataria, che ero riuscito a uscire dal paese e che non volevo più tornare lì.
Raccontai del mio arrivo a Londra e delle mie settimane vissute per strada, ma nascosi chiaramente la storia del negozio.
Mi chiese della scuola, gli parlai della scuola che avevo frequentato in America ma rimasi vago, aggiunsi che adesso dovevo arrangiarmi per vivere, non potevo sprecare tempo per lo studio.
 
Mi guardò ancora più interessato.

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Mentre parlavo mi stupii di come fossi diventato bravo a mentire, io che in famiglia non avevo mai distorto la realtà, che ero cresciuto con il principio sacrosanto di dire sempre la verità.
Ormai però tutti i punti fermi della mia vita erano stati stravolti, quindi tutto, ai miei occhi, diventava giustificabile se questo garantiva la mia sopravvivenza in una situazione assolutamente limite.
A quel punto mi chiese a bruciapelo:
“ Ma se io trovassi il modo per garantirti una certa tranquillità economica, riprenderesti a studiare?”
“ Perché dovrebbe interessarsi a me?”, risposi brusco.
“ Perché non amo gli sprechi, tu hai una luce negli occhi, non posso permettere che ti perda per strada, magari preso dalla polizia e mandato in riformatorio, per esserti fatto coinvolgere in qualche grosso guaio.
Pensaci su John Long, io oggi m’ informerò cosa offre il nostro sistema scolastico per una ragazzo nelle tue condizioni, se accetti ti aspetto stasera qui a casa mia. Altrimenti buona fortuna.”
Mi alzai, lo salutai e uscii completamente stordito, confuso e come un automa camminai per ore, in giro senza meta, valutando che cosa avevo fatto, che cosa intendevo fare e quali rischi comportava la scelta che il professore Morris mi proponeva.
Dapprima pensai che mi stavo infilando in un altro casino.
Più grosso di quello in cui ero già? No di certo.
Non ero in grado di continuare a vivere di espedienti, non ero preparato, ero riuscito appena a tenermi a galla, ma già dopo qualche settimana, avevo rischiato davvero di finire in riformatorio o pestato di brutto in qualche vicolo.
Ero un ragazzo di buona famiglia, cresciuto senza grosse difficoltà, forte nel fisico, ma evidentemente troppo debole emotivamente.
Nella mia famiglia benestante, agiata, dove si viveva un grosso problema, ma in cui vi erano tutti i presupposti per porvi rimedio, io in un momento di sconforto, avevo ceduto di schianto e avevo preso una decisione affrettata, che aveva scatenato un finimondo, difficilmente riparabile.
E adesso pensavo di sopravvivere per strada, così arrangiandomi, diventando un duro, affrontando giornalmente una vita di stenti.
Non potevo farcela. E visto che stavo valutando che la strada che avevo intrapreso era senza uscita e senza ritorno, pensai che Morris mi stava dando l’unica opportunità di cavarmi fuori dai guai grossi in cui mi ero cacciato.>>
Rosalie lo fissava, non perdeva una sua parola, si era intrecciata nervosamente i capelli e continuava a lisciarseli. Era dispiaciuta e inquieta e aspettava che riprendesse il racconto.
<< Sei tornato da lui?>>, gli chiesi.
<< Sì e dopo una settimana Morris mi aveva iscritto ad una scuola abbastanza buona, ma soprattutto con il pretesto di dover rendere credibile la commedia che aveva messo su con il preside della scuola mi chiese di trasferirmi a casa sua.
Lo feci senza indugi, mi dissi che sarebbe bastato tenere nascosta la mia vera storia e lui non mi avrebbe creato problemi.
Tutto sembrò andare a posto in un tempo ragionevolmente breve, mi presentava come il figlio di una parente americana che era arrivato a Londra per studiare, ma nonostante questo suo approccio così degno di fiducia, io rimanevo diffidente e guardingo.
Ma la notte le mie difese si abbassavano, spesso mi risvegliavo da incubi terribili, dove rivedevo immagini tragiche su di te Edward e sulla mamma, gridavo, mi scuotevo, piangevo.
Più passava il tempo maggiore era la mia consapevolezza che non sarei mai più tornato da voi e alla mia vita.
È chiaro però che tutte queste esternazioni avessero destato dei sospetti in  Morris, però lui non chiese nulla, non volle indagare, come se aspettasse che fossi pronto a parlare.>>
<< Un comportamento assurdo!>>, sbottò Rosalie, << eri minorenne, sarebbe bastato fare una ricerca tra le persone scomparse, per avere dei riscontri. Mamma e papà avevano coinvolto sia la polizia che l’FBI e a quel punto avrebbe potuto agire per il tuo bene, saresti tornato in famiglia, saresti tornato da noi.>>
<< Avrà pensato di dare credito alla mia storia, ci avrà visto una parte di verità forse, avrà creduto che per decidere di fuggire dovevo essere stato molto infelice o in una situazione molto spiacevole.>>
<< Il suo comportamento è stato lo stesso deprecabile.>>, concluse Rose.
<< Morris era rimasto vedovo cinque anni prima, la moglie era morta insieme al figlio in un incidente d’auto mentre lo accompagnava a scuola.>>, James si passò le mani sul viso e rimase in silenzio a fissare il pavimento.
<< E allora ha pensato di prendersi cura del figlio di un'altra famiglia?>>, disse ancora decisa Rosalie.
Gli misi la mano sulla gamba e la guardai, lei si appoggiò al divano.
<< Restai tre anni a casa sua, tutto il liceo, studiando quanto più potevo, concentrato e deciso a non farmi distrarre da nulla, passavo il mio tempo sui libri e solo in giro o con il professore, seguendolo spesso nelle sue conferenze in giro per l’Inghilterra, evitavo ogni contatto non necessario con i miei coetanei, comportamento alquanto bizzarro, ma per il quale Morris non mi faceva alcuna pressione. Tutti i periodi di vacanza li passavo a lavorare e mettere da parte dei soldi per cercare di pesare meno possibile su di lui almeno per le mie necessità, ma non credo che a lui importasse dei soldi.
La mia compagnia e le nostre conversazioni diceva che lo stimolavano molto nel suo lavoro di ricercatore, studioso e docente.
Poi Oxford, grazie ad una borsa di studio, i miei voti erano strabilianti e servivano anche per fugare ogni sospetto che io fossi oggetto di favoritismi. Avevo ottenuto un alloggio nel campus, ma tornavo da Morris di tanto in tanto.
Ed è stato un giorno mentre all’università facevo ricerche sul web che ho rivisto papà.
Era a Londra per una serie di conferenze insieme a altri relatori provenienti dal Cedars.
Rivedere il nome Cullen mi fece un tale effetto, iniziai a piangere, da solo in quella sala scura piena di silenzio.
Piansi perché stavo avendo l’occasione per fare una scelta, piansi nel rivederlo, ma quando ebbi ritrovato la mia calma accantonai assolutamente la possibilità di avvicinarmi a lui.
Ma quel primo fugace, virtuale contatto con voi, così come vi ho raccontato, divenne un tarlo nella mia mente, iniziai a fare ricerche, raccogliendo materiale, per anni, e nascondendolo come uno stalker.>>
Si alzò e prese dell’altra vodka, ma non si risedette, si avvicinò alla finestra, guardò fuori verso il giardino, allungò la mano come se volesse fermare qualcosa che passava nell’aria, scosse la testa e si girò verso di noi.
<< Dopo essermi laureato, iniziai subito a fare il ricercatore universitario e Morris mi chiese di tornare per qualche tempo in casa.
Mostravo però un più stretto controllo su tutto ciò che era personale, portatile con la password, valigette chiuse a chiave.  
Era normale che non volessi nessuno a curiosare tra le mie cose, il mio portatile era pieno di foto di mamma e papà e tue Rosalie, avevo articoli di giornali che portavo con me in un album, una vera raccolta di stralci della vostra vita.
Albert non aveva mai in questi anni, violato mai la mia privacy, ma credo che mostrassi veramente dei comportamenti quantomeno insoliti. Preoccupato, mentre io ero fuori, entrò nella mia camera e si ritrovò ben presto tra le mani quella mole di frammenti di una famiglia americana di nome Cullen.
Lo trovai seduto dinanzi allo schermo, una scheda dell’FBI aperta su un’immagine di una ricostruzione al computer dei tratti di un giovane di nome James Cullen. Ricostruzione abbastanza fedele alla realtà.
Si volse a guardarmi, io fermo sulla porta e disse con tono calmo:
“ Pensavi di dirmelo prima o poi?”
“ È perché avrei dovuto farlo, quel ragazzo non esiste più.”
“ Quel ragazzo e l’uomo che ho davanti.”
“ No ti sbagli, per la sua famiglia quel ragazzo è scomparso il 16 novembre del 1996 e non dovrà mai ricomparire.”
“ Perché, loro hanno continuato a cercarti per anni, guarda la data dell’ultimo aggiornamento dell’immagine, solo due anni fa. Loro non si sono rassegnati e hanno continuato a cercarti.
“ Albert non dirmi che non avevi avuto dei sospetti, come mai non hai fatto prima delle ricerche?”
“ Mi stai accusando di qualcosa?”
“ No non posso dare a te la colpa della mia follia… io avrei dovuto avere il coraggio di tornare ed invece non l’ho fatto, sono rimasto convinto che la mia scelta fosse irrinunciabile, che orami la situazione non poteva essere rimessa in piedi, ho lasciato che gli anni scorressero e che loro mi credessero morto!>>
“ Queste persone non ti credono morto, neanche adesso e se tu tornassi ti riaccoglierebbero!”
“ Balle Albert! Non insistere.”
<< Troncai il discorso e andai via per qualche tempo. Lo punii per aver tentato di farmi ragionare, da allora tutte le volte che ci incontravamo finivamo per litigare perché lui doveva assolutamente vincere una battaglia che forse dentro di sé pensava di aver dovuto fare prima.
Le nostre meravigliose conversazioni finirono col trasformarsi in dialoghi monotematici e la mia ossessione per voi s’intensificò quando Rosalie iniziò a lavorare. Alle foto si aggiunsero i giornali e le ricerche divennero più specifiche, tu Edward non comparivi mai ed io ero convinto che davvero qualcosa d’irreparabile fosse accaduto.
Morris due anni fa ebbe un infarto, temetti di perderlo, di perdere l’unico punto di riferimento della mia vita, restai al suo capezzale per tutto il tempo che fu ricoverato, ma per fortuna superò la crisi.
Tornato a casa decisi che non lo avrei lasciato solo, finchè non si fosse del tutto ripreso, un mese dopo al rientro dall’università, trovai le mie valigie pronte vicino alla porta, un passaporto timbrato con su il nome di John Long e un biglietto di sola andata per Los Angeles.
Ci abbracciammo senza scambiarci una parola e io andai via.>>
Tornò presso il divano, poggiò il bicchiere sul tavolino e si mise in ginocchio dinanzi a noi.
Un ricordo chiaro si delineò nella mia mente, si metteva in ginocchio ogni volta che si fermava a giocare con me, rinunciava al suo tempo  libero e restava per delle ore, ridendo coinvolto come fosse un bimbo.
Adesso aveva un viso così implorante, uno sguardo così dispiaciuto, era un adulto che chiedeva perdono in ginocchio dinanzi ai suoi fratelli.
<< È vero Edward siamo deboli, ci mostriamo forti ma siamo tanto fragili. Non sono riuscito a riprendermi la mia vita, tornando sui miei passi in un tempo ragionevolmente breve e per questo ho reso tutto così sbagliato e complesso.
Ho meritato fino all’ultimo il vostro rancore e i miei anni di solitudine e malinconia, ma sono tornato e non andrò mai più via a meno che non sia un vostro desiderio.>>
<< Chiama il tuo professore, James.>>, dissi, << e invitalo qui a Los Angeles, mostragli la tua gratitudine per averti salvato da un destino che non meritavi, è il momento di fargli vedere che finalmente hai dato seguito ai suoi sforzi nel convincerti a tornare dalla tua famiglia.>>
 
 
 
Ciao ragazze
Questo capitolo mi piace, l’idea che Bella vada  vivere con Edward mi fa gioire e quello che lui avrebbe voluto sin dal primo momento, certo mi dispiace che Bella perda il contatto diretto con Reneè, ma crescere vuol dire anche questo e poi vivere accanto al suo amore adesso che lui deve recuperare del tempo prezioso diventerà per lui un incentivo niente male per accelerare la sua guarigione.
James… quanti adolescenti scappano di casa e vivono nell’ombra senza che nessuno se ne accorga o che vengano sottoposti a controlli… le statistiche in America sono spaventose…
Io riesco a percepirne il dramma…
 
Adesso vorrei lasciarvi con un pensiero che è un pò che mi frulla in testa.
Anche se mancano ancora un po’ di capitoli ogni tanto mi ritrovo a pensare che mi mancherete infinitamente quando questa storia sarà conclusa e non potrò più condividere momenti della mia giornata, ma anche della mia vita con tutte voi.
Pensiero triste della sera….grazie a tutte voi ...grazie tante….

 

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Capitolo 37
*** Le soluzioni accolte ***


Tratto dal trentaseiesimo capitolo:
 
Edward ascoltava tutti senza dire una parola, ogni tanto fissava mio padre e poi continuava a far finta di mangiare qualcosa.
Mi avvicinai al suo orecchio e sussurrai:
<< Quanto mi devo preoccupare da uno a dieci per questo tuo atteggiamento? Poi la tua cena continua a languire sul piatto, mi fai stare in tensione.>>
Abbozzò un sorriso poi guardando mio padre disse:
<< Perdonatemi ma ho bisogno della vostra attenzione per qualche minuto.
Tutti più o meno direttamente siete stati coinvolti nella mia settimana da incubo appena trascorsa, ma è a lei che voglio rivolgermi, signor Swan, perché mi rendo conto che ha bisogno di spiegazioni plausibili del mio comportamento.
Non ho mai nascosto di essere stato anche nel passato troppo debole e poco incisivo nelle mie decisioni, probabilmente se fossi stato più tenace a quest’ora camminerei.>>, rivolse lo sguardo verso suo padre, << ed è risaputo come sia scarsa la mia capacità di gestire gli stati d’ansia e come questi abbiano influenzato negativamente per anni la mia salute.
Ma quello che ho combinato più che stravolgere me, che ne sono stato l’artefice, sia pure non del tutto consapevole, ha gettato tutti voi nell’angoscia, ho straziato Bella, facendola disperare senza spiegazioni o motivazioni valide, se non quella di aver perso completamente il senno.
Sono stato crudele con i miei genitori che sono stati costretti a rivivere la sofferenza di scoprire che il proprio figlio era sparito…>>, si rivolse a James con un debole sorriso, << non ho dato minimamente credito a mia sorella quando mi diceva che tutto si sarebbe risolto, che mi occorreva ancora solo dell’altro tempo. Ho abbandonato i miei amici … e ho veramente pensato di togliermi la vita, credendo fosse la soluzione di tutti i miei problemi.
Mi è sembrato di piombare ancora nel baratro, di tornare a quel terribile periodo prima che incontrassi la mia luce, il mio amore.>>, si passò le dita tra i capelli, gli presi la mano, continuò.
<< Dovete credermi … e lei signor Swan deve darmi fiducia, mi sono reso conto di quanto sia stato grave il mio comportamento, ma non ero io … ero stanco, confuso, spaventato… non ero io, ma ora mi sento più forte, pronto a ricominciare a combattere per rimettermi in piedi, ritornare a studiare per laurearmi. Lei mi ha ritrovato prima che fosse tardi e grazie all’aiuto di mia sorella e di mio fratello sono tornato alla mia vita, vi giuro, dovete credermi, non avrò più crolli emotivi,
avrò ancora di più bisogno di tutti voi, ma posso farcela.
La prego signor Swan mi perdoni e dimentichi, se può, quello che è accaduto, amo sua figlia più di me stesso e non la deluderò mai più.>>
Tirò un sospiro, mio padre rimaneva immobile,
sentendosi addosso lo sguardo di tutti.
Allungò la mano verso Edward, gliela strinse. Lessi in quel gesto una nuova chance che quel uomo sempre così e rigido stava dando a Edward, ma anche al nostro rapporto.
 
 
CAPITOLO 37
 
 Le soluzioni accolte
 
EDWARD
 
L’impatto con il protocollo riabilitativo completo fu come aver uno scontro con una squadra di football, il dottor Evans con la complicità di Lys aveva preparato per me l’intero repertorio delle terapie.
Passavo da una terapia all’altra, senza tregua; l’unico momento di relativa calma erano le sedute di training e rilassamento, per il resto era un continuo restare concentrato e rispondere continuamente a una molteplicità di stimoli.
I terapisti mi avevano chiesto di alternare l’uso della sedia con le stampelle e spesso per casa provavo a muovermi appoggiato a qualcuno.
Il resto della giornata la passavo sui libri, in otto giorni dovevo ripetere il programma di almeno due materie, ma era più facile a dirsi che a farsi, dalle sedute di terapia arrivavo talmente spossato che riuscire a mantenermi attento, mi costava una fatica immensa.
Anche Bella era molto presa, divideva con i miei familiari l’impegno di portarmi in ospedale, si recava all’università e quindi passava il pomeriggio con me a studiare.
Furono quindici giorni estremamente impegnati, ma alla fine riuscimmo a superare le prove per le due materie che c’eravamo ripromessi di sostenere.
Tutto compreso, visto il periodo disastroso appena superato, vedemmo in questo, un segno positivo.
Per Bella però si profilava già un'altra prova da superare, Renèe aveva già impacchettato tutto quello che doveva riportare a New York e scorgevo di giorno in giorno sul viso del mio amore, un’espressione triste, pensierosa, si chiudeva nel silenzio, vagava con lo sguardo su distrattamente.
A me non restava altro da fare che starle vicino, assecondare i suoi normali sbalzi di umore e contemporaneamente dovevo frenare la mia cronica tendenza a farmi portare via dalle mie paranoie.
Era normale che separarsi da sua madre fosse troppo gravoso e forse neanche l’idea di starmi accanto era un incentivo sufficiente per renderla, non dico felice, ma quantomeno serena.
Decisi di parlarle e valutare eventuali soluzioni alternative, anche se l’unica alternativa praticabile era lasciarla andare a New York.
Sentii una morsa al petto al solo pensiero.
 
Nel tour de force riabilitativo, la domenica era un giorno come gli altri, quindi James di buon mattino, mi accompagnò in ospedale e decise di aspettarmi in reparto, per riportarmi dopo a casa.
Era sempre pronto e disponibile per me, non potevo nascondere a me stesso che questa sua continua vicinanza mi dava sempre molta forza per affrontare le mie giornate.
Lo trovai seduto in sala d’aspetto con il notebook in mano.
<< Mi dispiace di averti fatto sprecare una domenica ad aspettarmi.>>, gli dissi, << magari potevi rilassarti o riposare.>>
<< Ho impegnato benissimo il mio tempo, ho una montagna di relazioni e tesi da riguardare e qui dentro c’è sicuramente più silenzio del mio caotico condominio.
Ti riporto subito a casa sei uno straccio lo sai?>>, rise.
<< Sì diciamo che di giorno in giorno diventa sempre più dura.>>
<< Soffri molto?>>.
<< Il problema più grosso non è il dolore, piuttosto l’avvilimento di non vedere grandi passi in avanti, nonostante l’enorme fatica che faccio e l’impegno che ci metto.>>
<< Datti un po’ di tempo in più Edward, sono certo che i risultati arriveranno. >>
Gli chiesi di lasciarmi da Bella, Renèe mi fece accomodare, apparve sulle scale, scese di corsa, un bacio e un sorriso:
<< Amore come mai qui? Mi sembrava dovessimo vederci da te dopo?>>.
Renèe sparì e lei si sedette, sulle mie ginocchia.
<< Sono preoccupato per te.>>
Mi guardò con un’aria stupita.
<< Io comprendo che tu sia triste, nervosa e che per te possa essere molto difficile separarti dai tuoi genitori. Ho pensato che forse potremmo valutare soluzioni alternative, non siamo ragazzini e ci amiamo, la distanza non sarebbe un problema.>>
<< Edward ma di che stai blaterando? Vieni con me, andiamo in camera, ti faccio vedere.>>
Mi alzai, mi cinse i fianchi e appoggiato al passamano, gradino dopo gradino arrivai al piano di sopra, aprì spingendo la porta e mi fece spazio per entrare. La sua camera era nel caos.
Mi sedetti sul letto, guardandomi attorno.
<< Concentrati su altri problemi, mio caro, il tuo armadio verrà invaso dai miei vestiti, poi avrei bisogno un po’ di spazio per pochi amici che ho selezionato con fatica, hai presente i miei peluche, loro sono fondamentali presenze nel mio spazio intimo, non potrei mai abbandonarli e ancora, un cassetto per le mie foto e poi per i miei libri di letteratura, di poesia, i miei romanzi che non potranno mescolarsi con i tuoi freddi manuali di fisiologia o biologia, avranno bisogno di uno spazio proprio per continuare ad emanare sentimenti ed emozioni.>>, scoppiò in una meravigliosa risata,
 << ma ti rendi conto che la tua stanza da single dovrà cambiare radicalmente amore mio?>>
<< Non aspetto altro! Oh Bella!>>
Mi baciò, l’abbracciai e cominciai a stringerla, poi accarezzarla.
Il suo corpo così vicino al mio, il suo profumo, era così tanto tempo che non la toccavo, la sentì sospirare e le sue mani carezzavano il mio petto:
<< Bella ti voglio!>>, dissi sottovoce, << ti rendi conto che è più di un mese che non facciamo l’amore?>>.
<< Hai ragione è troppo … veramente troppo!>>.
Accese lo stereo e chiuse la porta a chiave, mi distesi, pochi secondi e il suo corpo nudo apparve dinanzi a me. Era uno spettacolo, mi venne vicino, cominciai a toccarla e lei a baciarmi prima il petto, poi il collo, la sua lingua calda sulla mia pelle, il suo alito che mi sfiorava.
Ma a quel punto mi resi conto che non ero eccitato, provai a tirarmi su contro la spalliera del letto, spostai le gambe, niente, mi spaventai, lei mi fissò stupita:
<< Spostati … >>, dissi brusco.
<< Edward!>>.
<< Spostati… ti prego. >>
Misi giù le gambe dal letto, ma la situazione non cambiava. Mi passai la mano sui capelli, poi dissi:
<< Ok, lasciamo perdere.>>
<< Aspetta Edward.>>
<< Cosa dovrei aspettare?>>.
Mi rivestii in fretta, tenevo il viso basso, a quel punto anche lei cominciò a rivestirsi.
Dirle che non era successo nulla, solo per rassicurarla, sarebbe stata una menzogna, quello che era accaduto era terribile.
L’attrazione sessuale tra di noi era stata sempre perfetta e totale, sempre in questi mesi il mio desiderio per lei era sfociato sempre in un’eccitazione incontrollata.
E adesso? Cosa mi stava succedendo? Era forse un problema fisiologico? Strascichi del secondo intervento? Conseguenze della mai condotta da pazzo? Oh Dio no!
Mi guardai intorno ero confuso, di nuovo perso, il suo sguardo su di me, non faceva altro che accrescere il mio sconcerto dissi di getto:
<< Devo andare via… vediamoci più tardi.>>
<< No non fare così.>>
<< Ho bisogno di prendere un po’ d’aria e riposarmi, sentiamoci più tardi.>>
Infilai la felpa e mi avvicinai alla porta, lei fu subito vicino a me:
<< Ti accompagno.>>
<< Non occorre, faccio da solo.>>, le diedi un bacio.
<< Ti aiuto a scendere le scale, Edward.>>, mi strinse e mi baciò ancora.
Non appena fui nella mia stanza, mi gettai esausto sul letto, poco dopo, entrò James:
<< Ehi che succede?>>.
<< Niente.>>
Si avvicinò.
<< Ti prego James mollami sono distrutto!>>.
<< Hai litigato con Bella?>>.
<< No.>>
Si sedette:
<< Vuoi parlarne?>>
Mi passai la mano tra i capelli.
<< Non sono riuscito a fare l’amore con lei, nonostante avessi tanto desiderio, non sono riuscito ad eccitarmi e non riesco a capire perché?>>.
<< Può darsi che tu sia solo molto stanco Edward.>>
<< Lei mi ha sempre infiammato al primo sguardo e oggi nonostante la volessi come non mai, il mio corpo non ha risposto.>>
<< A maggior ragione devi pensare che sia un episodio passeggero, recupera un po’ e poi dovete riprovare…>>
<< Per rischiare di subire di nuovo questa frustrazione e deludere Bella … no grazie.>>
<< Edward non essere sempre così catastrofico, se ti può rassicurare  parlane con Lys ma per me hai bisogno solo di riposo.
 Tra qualche giorno lei sarà qui sempre, dividerete lo stesso letto, ti rilasserai e vedrai che tutto andrà a posto.>>
<< Basta non voglio più pensarci, mi fa star male.>>, mi spostai alla scrivania. << Per favore potresti dire a Mark di andare da Bella, ha preparato alcune scatole e delle valigie, dovrebbe portarle qui.>>
<< Farò di meglio, passo ora da lei, tu fai una doccia calda, dirò a Liv di prepararti qualcosa da mangiare.
Ehi riprenditi vedrai non sarà niente di preoccupante.>>
 
 
BELLA
 
<< La tua stanza è un vero disastro!>>, sobbalzai voltandomi verso la porta.
<< James.>>
<< Eccomi qua per trasportare un po’ di roba.>>
<< Che tempestività, ne ho parlato solo poco fa con Edward, non c’era bisogno proprio tutta questa urgenza.>>
Fece uno sguardo strano allora dissi:
<< Hai parlato con Edward? Sta bene? Era sconvolto vero? Vado subito da lui.>>
<< Non serve Bella, sta tranquilla, anzi scusami se abbiamo affrontato discorsi così intimi, ma sai ho fatto il fratello maggiore, l’ho solo rassicurato.>>
<< E’ andato via da qui di umore nero e io vivo ancora con il timore che abbia un crollo emotivo.>>
<< Fai bene a essere così attenta, ma credo che stia già meglio, quindi direi che è il caso di sgombrare questo caos e cominciare a organizzare il tuo trasferimento da lui, cosa porto via signorina?>>.
<< Hai l’auto?>>.
<< Certamente.>>
<< Allora tutto, ti aiuto.>>
Entrammo in casa Cullen, Esme mi venne incontro:
<< Bella tesoro hai fatto bene a portare già le tue cose, così potrò darti una mano a sistemare e avrai tutto a posto quando ti trasferirai.>>
<< Mamma, dov’è Edward? .>>, chiese James.
<< Ha pranzato e si è richiuso in camera.>>
<< Magari dorme.>>, dissi.
<< Sbircia prima di andar via.>>, mi disse ancora Esme.
Abbassai piano la maniglia e feci capolino con la testa, lo vidi, appoggiato alla testata del letto, scriveva, la stanza era profumata di bagnoschiuma, aveva i capelli scompigliati e solo un asciugamano intorno alla vita, rimasi  a guardarlo, era così preso.
Alzò lo sguardo, sorrise, posò ciò che aveva in mano e fece il cenno avvicinarmi, chiusi la porta dietro di me e lo raggiunsi:
<< Piacere sono Bella Swan, la sua nuova co-inquilina, avrei bisogno di sistemare un po’ di roba e delimitare i miei spazi.>>
<< Edward Cullen, non aspettavo altro che una splendida donna mi riempisse la vita.>>
<< Che romantico!>>, gli passai le dita tra i capelli, lui chiuse gli occhi, inspirò profondamente, quindi iniziò a baciarmi, passarmi la lingua delicatamente sulle labbra, poi sussurrò:
<< Dimmi che è stato solo un episodio passeggero, assicuramelo! Questo sapore e il tuo profumo… mi hanno sempre trascinato, torneremo ad avere la nostra intesa, vero?>>.
<< Non avere dubbi, sei solo molto affaticato, ci riproveremo, con calma e nelle condizioni migliori e tutto andrà a posto.>>
<< Come vorrei già averti qui con me sempre, ne ho così tanto bisogno.>>
Mi riempì di baci il viso e indugiò ancora sulla mia bocca, sentimmo bussare:
<< Possiamo entrare?>>, disse James con un’enorme scatola in mano.
Andai verso la porta, portarono dentro tutto quanto e lo sistemarono in un angolo della stanza.
Si alzò e andò a vestirsi.
<< Forse ho esagerato.>>, dissi, << sarebbe stato meglio portarli poco alla volta, t’ingombrerò solo la stanza.>>
<< Veramente se tu sei d’accordo domani mia madre e Liv daranno una sistemata all’armadio,  metteranno a posto i tuoi vestiti e al nostro rientro dall’università potremmo dedicarci con attenzione a foto, libri e soprattutto ai peluche!>>, scoppiò a ridere.
<< Scusa che vuol dire al nostro ritorno dall’università?>>.
<< Di mattina faccio la terapia, pomeriggio vengo a seguire qualche lezione.>>
<< E perché?>>, chiesi.
<< Non c’è più motivo di utilizzare le videoconferenze.>>
<< Invece sì, starai comodo e disteso, nella tua stanza, potrai riposare.>>
<< Posso farcela.>>
<< Neanche io capisco, >> intervenne James, << perché dovresti rinunciare a un sistema che ti permette di risparmiare energie. Fatichi troppo nel fare terapia e il pomeriggio devi recuperare, io penso sarebbe meglio che mamma dopo l’ospedale ti riporti a casa, non sei d’accordo?>>.
<< Farò come dite.>>
 
La serata era mite, misi un vestito leggero, legai i capelli, avevo il desiderio di staccare la spina e distrarmi dopo un periodo così impegnativo, guardai le ultime pile di scatoli vicino alla porta, mamma aveva già mandato quasi tutto a New York e papà sarebbe rientrato domani per chiudere e spedire le ultime cose, il momento stava quasi per arrivare.
Andai in veranda, attendevo Edward ed ero impaziente, mi capitava spesso da quando eravamo tornati da New York, guardai verso l’orizzonte il sole stava lentamente scendendo verso il mare, inspirai profondamente e chiusi gli occhi, sentii una mano accarezzarmi i capelli:
<< Sovrappensiero?>>.
<< Un po’.>>
<< Edward?>>
<< Anche, fa fatica ma non molla, poi ci stiamo avvicinando alla data fatidica, sono un po’ in fibrillazione, non trovi che sia giusto?>>, risi.
<< Già, ma ci vedremo spesso vedrai, papà verrà per lavoro con una cadenza precisa, lo accompagnerò e verrò a controllare la mia pulcina.
So che starai bene, che quella bellezza che sta varcando il nostro cancello in quest’istante, si prenderà cura di te, per tutto quello che sarà nelle sue possibilità e tu di lui come hai fatto fin’ora.
Sarete felici di vivere insieme, ne sono sicura… Edward tesoro, ciao.>>
Mia madre andò verso l’auto di Jasper, si chinò verso il finestrino e gli diede un bacio:
<< Ragazzo mio come farò senza questi occhioni dolci, ma del resto come dicevo a Bella, verrò spesso, quando Charlie sarà in viaggio per lavoro da questa parti.
Voi forse non sentirete di certo la mia mancanza, mentre io sentirò tanto la vostra.>>.
Una serata rilassata, senza eccessi, ecco di che cosa avevamo bisogno. Nonostante avesse iniziato a camminare sempre più spesso con le stampelle, quando usciva per andare in giro, ancora utilizzava la sedia, diceva di sentirsi ancora troppo insicuro per muoversi tra la gente in una maniera che definiva molto instabile. L’avevo assecondato, la fiducia nella sue possibilità dove progressivamente crescere, Lys ci aveva chiesto di spronarlo ma non forzarlo nelle sue scelte.
Era seduto al tavolo accanto a Jasper che gesticolava, mentre parlava,  li lasciai un po’ alle loro cose, mi spostai al banco per prendere qualcosa da bere, un ragazzo si appoggiò alla ringhiera che correva vicino al bancone e si sporse verso di me.
 
 
<< Ciao.>>, disse
Mi voltai verso di lui e risposi:
<< Ci conosciamo?>>.
<< All’università, frequentiamo un paio di corsi insieme, sei Bella Swan, la studentessa di Newman.>>
<< Credo di essere solo una studentessa e basta.>>
<< Ma dai! Ricerche, libri, per te si è mosso addirittura una docente dall’Università di Anaheim … ero presente al tuo esame a dicembre.>>
<< Ah …>>, rimasi a fissare il bicchiere, visibilmente imbarazzata.
<< Mi presento Riley  Biers.>>, mi porse la mano.
Gliela strinsi, mi volsi indietro, vidi Edward guardarmi, questo scambio di parole con uno sconosciuto avevano attirato la sua attenzione, continuò:
<< Sei sparita per la sessione invernale, stanchezza o vacanze natalizie prolungate?>>.
<< Ho avuto altri impegni, adesso scusami ma devo proprio andare.>>
<< Ehi che fretta!>>, mi aveva preso il polso.
<< Lasciami per favore.>>, lo fulminai con lo sguardo, mi lasciò il braccio, presi in bicchiere e mi diressi al tavolo, Edward mi fissava,:
<< Problemi?>>, disse con tono tagliente.
<< No perché?>>.
<< Un ammiratore o che altro?>>.
<< Un collega, il lavoro svolto con Newman mi ha dato una notorietà non richiesta e anche abbastanza fastidiosa, poi ci mancava solo il libro.>>
<< Voleva spiegazioni di letteratura o approfondire la conoscenza con una matricola così talentuosa?>>.
<< Voleva solo attaccare bottone, mi sembra di non avergli dato alcuna chance?>>
<< Oh se volevi, potevi anche intrattenerti.>>
Jasper si era alzato:
<< Resta Jasper.>>, disse lui.
<< Edward forse siamo un po’ troppo su di giri.>>, gli rispose.
<< No… perché è bello vedere che la propria donna è al centro dell’interesse di altri uomini.>>
<< Stai ingigantendo inutilmente.>>, sbottai nervosa.
Feci per girarmi, lui mi prese per il braccio:
<< Swan prova a divincolarti anche da me.>>
<< Smettila hai bevuto troppo forse, ricordati analgesici e alcol non vanno d’accordo.>>, dissi acida, allontanai il braccio, mi lasciò andare.
<< Che meravigliosa battuta!>>, rispose facendo una smorfia.
Uscii dal locale, respirai l’aria fresca che sapeva di mare, chiusi gli occhi e cacciai via l’irritazione.
<< Non dirmi che hai dimenticato com’è possessivo.>>
Alice era sulla porta, mi diede un bicchiere:
<< Bevici su, la testa leggera uccide ogni frustrazione!>>.
<< Frustrata! È proprio così che mi sento, quando si lancia in valutazioni così fuori luogo, mi fa veramente seccare, non ho fatto nulla di male, non ho motivo di giustificarmi.>>
<< Non devi farlo.>>
<< Ma non voglio litigare.>>
<< Non devi farlo.>>
Scoppiammo a ridere, brindammo e bevemmo:
<< Non dovresti bere.>>, il tono di voce mi fece trasalire, Jasper era dietro di noi.
<< E tu dovresti lasciarmi stare.>>, rispose dura Alice.
<< Ehi ma cosa succede?>>, chiesi.
<< Non gliel’hai ancora detto? Dovresti, lei sì che potrebbe darti dei buoni consigli.>>
<< Lo avrei fatto tra un attimo.>>, rispose.
Jasper rientrò nel locale, sbattendo la porta.
<< Ma cos’hanno stasera quei due!>>, esclamai.
<< Ormoni, solo che dovrei essere io quella nella tempesta ormonale … non lui.>>
<< Alice sei… sei incinta?>>.
<< Ebbene sì, Withlock non è riuscito a trattenersi… e voilà al primo colpo!>>.
<< Quante settimane?>>.
<< Quattro.>>
<< E adesso?>>.
<< Stiamo valutando la cosa.>>
<< Traduci Alice… vuoi tenerlo o no?>>.
<< Lui è partito diretto, vuole tenerlo, affittare un appartamento, andare a vivere insieme, trovarsi un lavoro e frequentare l’università solo se conciliabile con tutto il resto… io dovrei, secondo lui, pensare solo a star bene e continuare i miei studi, finchè potrò. Ha fatto tutto così facile.
Dovresti sentirlo: “ Lo dobbiamo dire ai tuoi… vedrai quando capiranno quando lo desideriamo, anche loro ci aiuteranno.” Ma davvero lo desideriamo così tanto entrambi? Lui lo dà per scontato.
E poi cosa ne sa dei miei genitori e di quello che sono disposti ad accettare?
Sono molto confusa e avrei bisogno di riflettere senza pressioni, lui invece è lì sempre a parlarmi, a chiedermi cosa penso o cosa provo,  mi sta addosso e non capisce che questo non mi aiuta.
Poi ha sempre quello sguardo carico di speranze ed aspettative che vogliono essere soddisfatte.
Si sedette sul muretto e si strinse le gambe al petto. Poi prese fiato e continuò:
<< Ho vent’anni e non so cosa voglio. Un figlio… adesso… è una grossa responsabilità,
ma se già siamo stati così leggeri da far l’amore così senza considerare le conseguenze, chi lo dice che riusciremo ad affrontare questa situazione in maniera sensata.
Puoi aiutarmi a fare chiarezza?>>
<< Devi valutare intanto cosa vuoi tu in questo momento, Puoi scegliere di restare spensierata, frequentare l’università, continuare con la tua vita oppure avere il coraggio di scegliere un’esperienza molto impegnativa ma che con i presupposti che ci sono tra te e Jasper, sarebbe giusto vivere.
Io ho avuto per anni problemi con il mio ciclo, addirittura ho temuto di non poter diventare mai madre. Poco dopo essermi messa con Edward, se fossi rimasta incinta, ne sarei stata felice, l’ho anche sperato in un’occasione, ma poi quando finalmente ho ripreso ad avere il ciclo e mi sono rasserenata, non ti nascondo che ho riveduto molto la mia posizione. Oggi attenderei senza alcun dubbio.
Io ed Edward però siamo in una situazione completamente diversa dalla vostra, un bimbo adesso sarebbe per noi troppo difficile da gestire, ma tu e Jasper credo possiate farcela.
Siete così  innamorati e avete una relazione stabile e duratura. Mi sembra che Jasper sia pronto a trasformare tutta la sua vita per te e per la creatura che nascerà, sono dimostrazioni di grande amore e di disponibilità, resta da capire quanto sei disposta tu a cambiare i tuoi programmi di vita, spostare di qualche anno tutto il tuo percorso universitario e quindi lavorativo, doverti sobbarcare la responsabilità di crescere un bimbo, con tutto il carico che ne consegue.
Riflettici con calma, parlerò con Jasper, gli chiederò di lasciarti un po’ serena.>>
Ci abbracciammo e rientrammo, lei si lasciò andare sul divano, allungò la mano verso Jasper, lui gliela baciò e l’avvicinò a sé, li guardai sorridendo.
Rimasi qualche istante in  piedi, poi feci per girarmi:
<< Dove vai?>>, chiese nervoso.
<< Date le condizioni della mia amica, credo che affogherò la mia frustrazione, da sola, in un altro cocktail.>>
<< Bella.>>
Mi allontanai ma lo sentii muoversi dietro di me, continuai a camminare, mi sedetti al bancone, aspettò qualche minuto poi con fare interessato disse:
<< Mi rendo conto di avere poche chance, ma potrei offrirle quel drink … lei è Bella Swan … la studentessa modello di Ucla.>>, rise, << la sua fama la precede.
Mi prestai a questo suo gioco:
<< Fama esagerata e oltremodo seccante.>>
<< So che lei è instancabile, attiva, precisa, perfetta, mentre io sono l’imperfezione fatta persona, comunque se mai lei volesse abbassarsi a darmi un po’ di confidenza e intendo abbassarsi in tutti i sensi, viste le mie condizioni, cercherei di mostrarle i pochi lati positivi che mi contraddistinguono.>>
<< Ci sta provando con me … io sono fidanzata sa? E oltre a tutte le innumerevoli qualità che lei ha appena annoverato, ce n’è una che al mio paese è considerata preziosissima … io sono fedele e irreprensibile.>>
<< … Ed io sono sulla soglia di una nevrosi e quindi tendo a fare drammi per nulla.
Signorina Swan sei troppo bella perché un ragazzo, tra l’altro anche molto carino, che ti veda da sola, non ci provi con te, non potrebbe mai pensare che tu stia con uno come me e che tu sia così folle da esserci legata senza speranza.>>
<< Dici sempre qualcosa di stupido Cullen! Ma su una cosa hai proprio ragione, sono folle e sono legata a te, dovrei picchiarti … o forse baciarti … non so.>>
Fece segno di avvicinarmi a lui e bisbigliò:
<< Questa battuta credo di averla già sentita e se ricordo bene dopo mi hai baciato.>>
<< Errore Cullen tu mi hai baciato.>>
Il barista mi porse il cocktail e disse:
<< Tutto a posto signorina?>>, facendo segno verso Edward.
<< Certo che tutto è a posto!>>, rispose lui irritato, << Pensa a fare il tuo lavoro?>>
<< Se le stai dando fastidio, anche questo potrebbe far parte del mio lavoro.>>
Mi alzai dallo sgabello tesa, stavo per rispondere, ma Edward disse tra i denti:
<< Non credo proprio. >>
Vidi il ragazzo metter giù quello che aveva in mano e Edward far forza sui braccioli della sedia, mi spaventai:
<< E’ il mio fidanzato!>>, dissi d’un fiato.
Il barista alzò le sopracciglia e rivolto a lui disse:
<< Potevi dirmelo subito.>>
<< E perché mai avrei dovuto? Continuano a non essere affari tuoi.>>
<< Edward basta! Andiamo.>>, presi il bicchiere e mi volsi verso il tavolo, ma lui restava fermo con le mani sul bancone a fissare il barista, << ti prego.>>
Mi chinai su di lui, gli presi il mento e lo baciai:
<< Torniamo da Jasper e Alice, per favore.>>
<< Cullen ma come sei bellicoso.>>, sbottò Alice non appena li raggiungemmo.
<< Mai sopportato chi trae conclusioni affrettate.>>, rispose serio.
<< Sai com’è, può darsi che avesse visto anche l’approccio del ragazzo di prima e avrà pensato: “ Ma questa poverina stasera non può proprio godersi un drink in santa pace!”>>, risi, ma visto che continuava a guardarmi serio, aggiunsi, << ci stai pensando ancora? Non ti sei davvero reso conto, cosa volevi fare? Litigare lì davanti a me? E per dimostrare cosa?
Edward stasera sei davvero eccessivo sai! Forse è meglio che torniamo a casa … non vorrei combinassi davvero qualche guaio stasera.>>
<< Divertente! Essere geloso della propria donna e mettere a posto uno che pensava di doversi ergersi a paladino, per te creerebbe solo guai.>>
Mi diede le spalle e uscì dal locale, Jasper gli andò dietro, io rimasi seduta passando il dito sul bordo del bicchiere.
<< Alice vai con loro, lasciami pure, tornerò tra un po’ con un taxi.>>
<< Ma non pensi così di ingigantire molto, una questione piuttosto banale?>>
<< Forse… ma non ho voglia di tornare a casa, tantomeno voglia di discutere ancora con lui.>>
Alice uscì, la seguii con lo sguardo, poi lo vidi vicino alla porta, ebbi la tentazione di raggiungerlo, ma alla fine rimasi ferma a fissare il bicchiere, lo vidi sparire, mi sentii male.
Quando guardai l’orologio, era già mezzanotte, mi avviai alla porta, l’aria era frizzante, mi sedetti sul parapetto del lungomare, mentre aspettavo un taxi:
<< Vuoi compagnia?>>
<< Edward! Sei stato tutto questo tempo fuori? Tesoro vorrei …>>
<< Ti va di fare una passeggiata? Parliamo un po’, non mi viene facile, ma voglio provarci.
In questo momento mi sento più insicuro che mai, ho una tale paura che ti stancherai di me, che decida che ne hai avuto abbastanza e questo stato di ansia non fa altro che rendermi ancora più insopportabile.
Lo so che non è razionale… ma io non sono razionale da un pò.
 
 
Stasera quando ho visto prima quel ragazzo che ci provava e poi l’intervento del barman, mi è venuto un tale nervoso che avrei fatto a botte e mi sarei reso solo ridicolo.
Bella perdonami ma faccio solo stupidaggini.>>
Si era fermato, aveva cominciato ad ansimare, mi chinai su di lui, gli sollevai il viso:
<< Basta, non pensarci più, tra di noi non cambierà mai niente, io ti amo e non smetterò mai di amarti, nessun’altro potrà mai minimamente interessarmi.
Io vivo aspettando un tuo gesto, un tuo sguardo, sei tutto per me e lo sarai per sempre.
Rassegnati quindi basta colpi di testa.>>
 
 
EDWARD
 
Mia madre, in una mattinata, schiavizzando Liv, Mark e James, aveva risistemato la mia stanza per accogliere Bella; sosteneva che il minimo per farla sentire a casa, fosse farle trovare tutto a posto.
La camera era diventata eccezionalmente accogliente, con gli spazi opportunamente organizzati, tutte le sue cose al loro posto, un letto nuovo, confortevole e spazioso e due scrivanie per studiare comodamente. Tutto perfetto.
Il giorno della partenza dei genitori di Bella, coincise con un giorno di vacanza all’università quindi tutti ci recammo all’aeroporto, per accompagnarli.
Bella mano nella mano con Renèe, non piangeva credo per non dispiacermi, ma il suo viso era più esplicito che mai. Restavo in disparte, lasciando che vivesse questo momento come sentiva.
<< Usa Skype come ti ho insegnato.>>, disse Bella mentre stretta a sua madre, si asciugava una lacrima.
<< Stai tranquilla, appena arrivo ti chiamo, ma tu prometti di non piangere. Edward se le permetti questa cosa, ti riterrò responsabile.>>
<< Ci proverò Renèe.>>
Sorridemmo, si chinò e mi baciò tante volte, poi prese la mia mano e quella di Bella:
<< Bimba mia prenditi cura di lui e tu Edward voglio rivederti presto in piedi.
Io tornerò al più presto, ma promettete che se ne avrete l’occasione verrete a trovarci?>>.
Bella annuì. Charlie mi porse la mano, poi prese sotto braccio sua figlia e si allontanò qualche metro, la strinse e le parlò, in maniera intima e discreta, poi anche il resto della mia famiglia salutò i signori Swan.  Bella li accompagnò fin dinanzi all’ingresso del gate, un ultimo bacio e un abbraccio collettivo, poi, mentre loro entravano, lei venne verso di me e disse:
<< Aiutami ad andar via da qui ora!>>.
Mentre lasciavamo il parcheggio dell’aeroporto e lei non tratteneva più le lacrime, represse fino a quel momento.
<< Dove andiamo?>>, mi chiese.
<< In spiaggia? Hai voglia?>>, dissi. << Ho visto un posto tornando dall’ospedale, dove possiamo arrivare entrambi fino a riva.>>
Lei sorrise.
Una passerella di legno arrivava veramente a riva, mi camminava accanto rapita nel guardare il luccichio del mare, la temperatura tiepida della primavera californiana era molto piacevole.
 
 
Arrivati alla fine della pedana, bloccai la sedia, mi alzai e le diedi la mano, ci spostammo sulla spiaggia, fino quasi a riva, ci sedemmo, aprii le braccia, l’abbracciai, quindi mi distesi con lei poggiata sul mio petto:
<< Tenterò di riempire un po’ questo vuoto amore mio, ma se in qualsiasi momento tu volessi raggiungere i tuoi a New York, io ti aspetterò per tutto il tempo che sarà necessario.>>
<< L’unica cosa di cui ho bisogno è di sapere che mi ami e che vuoi stare con me sempre.
Sarà bellissimo addormentarmi e risvegliarmi con il tuo sguardo splendido su di me.>>
Le sue labbra si posarono sulle mie, fremevano, erano calde e appassionate, mi emozionavano.
Parlammo fino al tramonto, poi ammutoliti davanti ad un emozionante spettacolo, riprese a baciarmi il viso dolcemente, sospirare sulle mie labbra e sottovoce ripetermi che mi amava e che era felice accanto a me. Mi faceva sentire così bene.
Durante il tragitto verso casa, arrivarono alcuni messaggi di Renèe, glieli lessi, sorrise, mi disse che era felice che sua madre e suo padre stessero tornando alla loro vita, cui avevano rinunciato senza pensarci un istante, per amore suo.
Trovammo la tavola apparecchiata per le grandi occasioni, mia madre l’abbracciò come se avesse Rosalie davanti, le parlò così dolcemente, la mise talmente a suo agio e la fece sorridere, per l’occasione anche mio padre era tornato prima dall’ospedale, Bella seduta tra me e James, mi teneva la mano, sentiva forte il calore che l’aveva accolta.
Durante la cena James esordì:
<< Devi sapere Edward che mamma chioccia Esme, mentre rinnovava l’arredamento della tua stanza, ha pensato bene di approntare un’altra stanza da letto, nella tua vecchia camera, sostiene che potrebbe essere utile.
Capisci che messaggio subliminare sta trasmettendo, ma ha glissato quando le ho chiesto perché non ha risistemato la mia vecchia camera, piuttosto che la tua.>>
<< A questo devo risponderti io. >>, intervenne mio padre.
 James lo guardò incuriosito.
<< Negli ultimi quindici anni, ho trascorso ogni momento di solitudine che mi concedevo, nella tua vecchia camera e non potrei più rinunciare a quell’aria, ai ricordi che ho accumulato tra quelle quattro pareti, alle emozioni tristi, malinconiche, angoscianti che ho provato in quegli anni.
Fin quando non avrò razionalizzato a fondo che sei davvero tornato da noi e che non andrai mai più via, se non per farti una famiglia tua, non riuscirò a recidere quel filo che mi lega all’unico ambiente in cui per un tempo così lungo, ho percepito la tua presenza, dopo che eri sparito.>>
Le sue parole rimasero sospese nell’aria con il suo enorme carico emotivo, James lo fissò ancora un attimo ma nessuno si sentì di rompere quell’atmosfera che si era creata, dolce e nostalgica.
 
<< Buongiorno tesoro mio.>>, si stropicciò gli occhi come una bimba.
<< Buongiorno!>>, rispose.
<< E allora? Com’è stata questa prima esperienza? Hai dormito vero? Perché io sono crollato in un sonno profondissimo, ma diciamolo pure, per me non poteva essere altrimenti con te accanto.>>
<< Mi sento riposata, come non mi succedeva da qualche tempo.>>
Durante la colazione, mia mamma con discrezione chiese Bella come si sentisse, lei rispose con un tono posato, ringraziò dell’ospitalità e della cura avuta nel sistemare tutte le sue cose, mia madre ribadì che averla in casa era una gioia immensa, ma che avrebbe capito se Bella avesse sentito la necessità di cercarsi un luogo tutto suo.
Lei a quel punto mi guardò e rispose:
<< No signora Esme, starò bene qui con voi e mi sentirò veramente in famiglia, poi niente mi fa più felice di vedere Edward così.>>, sorrise accarezzandomi, << aspetterò di poter scegliere insieme a lui un appartamento dove andare a vivere, quando sarà possibile e sempre se lui vorrà.>>
 
 
BELLA
 
Lo accompagnai all’ospedale e corsi in facoltà, sulla porta dell’edificio campeggiava che l’avviso che lezioni erano sospese per problemi tecnici.
Sbuffai ritornando sui miei passi e mi diressi verso la caffetteria, vidi Jasper seduto da solo, fissava la tazza, gli posai la mano sulla spalla:
<< Tutto solo?>>
<< Ciao Bella, Alice è a lezione, io non riuscivo a seguire e ho deciso che mi sarei preso una pausa.>>
<< Avete preso una decisione?>>.
<< Avete? Questo implicherebbe una condivisione, aspetto da giorni che Alice mi dica qualcosa, mi evita e quando siamo insieme, si chiude in un silenzio preoccupante.>>
<< Ne ha parlato con i suoi genitori?>>
<< Sì e ha voluto essere sola, capisci. Mi sta tagliando fuori da tutto.>>
<< Non vederla in questo modo, sta ragionando sulla sua decisione, come è giusto che sia ed è bene che lo faccia da sola. Inoltre penso che non farti affrontare i suoi genitori sia stata una forma di protezione nei tuoi confronti.
Jasper devi darle un altro po’ di tempo, non è facile per una giovane donna prendere una decisione del genere ed è bene che lei ne sia totalmente convinta.
E adesso offrimi un caffè, ho dormito così profondamente che ho ancora la testa annebbiata.>>
<< Allora la prima notte in casa Cullen è stata un successo?>>, rispose lui ridendo.
<< Oh sì e non poteva essere altrimenti e dovresti vedere Edward.>>
<< Lui non desiderava altro se non vivere con te! E in questo momento non è importante se siete in casa dei suoi genitori, ma solo stare insieme.  La riabilitazione?>>.
<< Va avanti, ma è impaziente dice che fatica troppo e i risultati sono troppo scarsi.
Ogni giorno cammina un po’, fa una rampa di scale, si muove in casa appoggiandosi alle stampelle, io sono soddisfatta, ma lui dice che sente le gambe ancora troppo deboli, dice che non si sente sicuro… ma sai che parlandoti ho avuto un’idea per far trascorrere questa mattinata di non studio.
Ti lascio Jasper se vuoi chiamo Alice e le parlo ancora.>>
<< Grazie ma credo che aspetterò, come mi hai consigliato, portando pazienza e sperando che la sua scelta coincida anche con i miei desideri.
Dì al tuo uomo che questo fine settimana, dovrà degnarci della sua presenza, andremo tutti alla villa sul mare di Emmett, primo bagno e nottata non stop, per l’arrivo della primavera.>> 
 
Salii al reparto di riabilitazione e mi sedetti fuori dalla sala in cui di solito trattavano Edward, aprii il computer e mi misi a studiare nell’attesa:
<< Ma guarda un po’ chi c’è.>>
Alzai lo sguardo:
<< Dottor Lys buongiorno.>>
<< Come mai qui, niente università oggi?>>
<< Lezioni sospese.>>
<< Ti annoierai a morte ad aspettare, vorresti sbirciare il tuo ragazzo che fatica e suda sotto le mani pesanti di Ryan?>>.
<< Magari.>>
<< Fammi solo controllare cosa sta facendo, per alcune tecniche occorre molta concentrazione e tu saresti una distrazione troppo grossa, per altre potresti addirittura essere un vantaggio.>>
Lo sentì esclamare:
<< Cullen guarda che sorpresa che ti porto! … Vieni entra.>>
<< Che fai qui?>>, disse vedendomi.
<< Lezioni sospese. Sono venuta per aspettarti, il dottore mi ha invitato a entrare, dice che potrei esserti addirittura utile.>>
<< Ti ho visto fargli affrontare il dolore di essere spostato dopo un triplice intervento alla colonna, i fastidi dovuti all’estubazione, dimenticare che gli stavo togliendo dei punti alla schiena, in sostanza sei meglio di un’anestesia totale, chissà che non riesca a fargli superare questa mancanza totale di fiducia nelle sue possibilità.
La verità, cara Bella, è che lui non è totalmente convinto di poter riprendere a camminare, è questo è il vero problema.>>
<< Non è vero.>>, disse Edward, << non riesco a dare quello che Ryan mi chiede.>>
<< Sei solo spaventato, ma puoi farcela.>>, aggiunse il terapista.
<< E’ chiaro che se oggi otterremo delle prestazioni migliori, saremo costretti a dare un pass a Bella per entrare ad ogni terapia.>>
<< Ridicolo.>>, disse lui, << lei ha impegni molto più importanti che perder tempo qui a guardarmi mentre mi sforzo per fare passi in avanti appena percettibili.>>
<< Vedi se prendesse la terapia con un altro spirito dimezzerebbe letteralmente i tempi di recupero.>>
<< Davvero?>>, esclamai.
<< Comunque sappi che Ryan non ti darà tregua e non demorderà di certo quindi vedi di impegnarti un po’ di più signor Cullen.>>
Lui alzò le spalle.
<< Rinuncio. >>, sbottò Lys.
Mi sedetti accanto al lettino, Ryan riprese la terapia alla gamba destra, Edward si stringeva al bordo:
<< Edward rilassati.>>, disse Ryan, << mi opponi resistenza con il busto.>>
 
 
<< Mi fa male la schiena.>>
<< Lo capisco ma proviamo a lavorarci un pò sopra?>>.
Gli passai le dita tra i capelli, socchiuse gli occhi e buttò fuori il fiato, continuai così e lui proseguì a lavorare per un’ora; ogni tanto mi avvicinavo ai suoi capelli e gli posavo un bacio, sentiva quel tocco e sorrideva, il suo viso si distendeva un po’.
Poi arrivò un massaggiatore e gli trattò per una buona mezz’ora, gambe e schiena.
Messo a pancia sotto, rividi dopo tempo quelle cicatrici che erano state la goccia che aveva fatto traboccare il vaso della sua instabilità, li fissai per stamparmele in mente a memoria dei terribili momenti vissuti, la più piccina era molto meno evidente, ma le altre due campeggiavano ancora sulla sua schiena.
Aprì gli occhi, mi fece un cenno, mi avvicinai a lui e sottovoce disse:
<< Ci sono degli ottimi chirurghi plastici, quando sarà l’ora, non avrò certamente paura di andare ancora sotto i ferri, per nascondere più possibile quei segni.>>
<< Edward come ti dissi mesi fa, le tue scelte devono essere frutto di esigenze, non devono essere fatte in funzione mia. Se a te danno fastidio, cercheremo il miglior chirurgo plastico d’America.>>
<< Se continueranno a colpirmi così come fanno adesso,  me li farò togliere, altrimenti … >>
Lasciò la frase a metà, quindi Ryan rientrò e mi disse:
<< Signorina mi dispiace ma durante la rieducazione sensitiva, Edward ha bisogno di essere da solo, di concentrarsi, durerà solo un quarto d’ora, poi farà un po’ di rilassamento, diciamo che finiremo fra tre quarti d’ora.>>
Passò un’ora, mi venne incontro, i capelli scompigliati, lo sguardo un po’ spento:
<< Torniamo a casa subito.>>, gli dissi.
<< No, non voglio farmi condizionare dal mio stato d’animo o da quello fisico, adesso voglio portarti in un ristorantino sulle colline che mi ha consigliato Ryan … lui è uno che ci sa fare con le donne, con le mani che si ritrova.>>
<< Cullen non hai bisogno di farti insegnare come attrarre una donna, basta uno sguardo con quegli occhi  magnetici e riusciresti ad ottenere qualsiasi cosa.>>
<< Già a proposito di attrazione, sei stata fantastica lì dentro, ero così ubriacato da te che sentivo attutite le solite scariche durante la terapia, penso che un tuo indumento addosso durante la terapia, potrebbe essermi molto utile.>>
EDWARD
 
Solo l’idea di mettere in mostra le cicatrici, anche se agli amici che mi conoscevano da sempre, mi metteva un’ansia indicibile, ma non volevo,  privare Bella di una serata piacevole, sapendo bene quanto adorasse il mare e come la intrigasse fare il bagno di notte, tantomeno negarmi ai miei amici che avevano sempre dimostrato una grande sensibilità e considerazione nei miei confronti.
Avevo lasciato la sedia a casa, ed era la prima volta che mi avventuravo ad uscire utilizzando solo le stampelle, ma Lys e Ryan avevano ragione, lo sapevo che in fondo tutto dipendeva da me, dovevo davvero sforzarmi di più.
Arrivammo alla villa poco prima dell’imbrunire, entrando nella terrazza della villa io e Bella ci scambiammo uno sguardo e un sorriso, nel ricordo della nostra nottata su quei divani.
Lasciammo gli zaini e guardando verso la spiaggia, il falò già acceso, proprio vicino alla riva, mi costrinse subito ad accantonare il mio progetto di restare un po’ defilato era impossibile da attuare.
Jasper si mise accanto a me, mi appoggiai e piano camminando sulla sabbia, raggiunsi il falò.
Bella si tolse i vestiti e mi guardò, abbassai la testa, allora lei disse:
<< Fai solo ciò che ti senti Edward, loro capiranno.>>
<< Fila in acqua, ti controllerò da qui.>>
Rimasi con la felpa indosso. Poco dopo arrivò Angela, si asciugò con un telo e si distese accanto a me.
Lei era stata l’unica a non avermi parlato dopo New York, cosa davvero strana perché il mio grillo parlante, in tutti questi anni di lunga amicizia, aveva detto sempre tutto quello che pensava, anche a scanso di essere molto dura, a volte addirittura antipatica.
<< Forza sto aspettando, è una vita che sei la mia coscienza.>>, dissi sorridendo, lisciandole i capelli bagnati.
<< Non ho niente da dirti.>>, disse lei alzando le spalle.
<< Non ci credo, non hai mai avuto paura di esprimere quello che pensavi, quindi sono qui pronto ad ascoltare ed accettare ogni cosa.>>
<< Non voglio dirti nulla.>>, mi guardò così intensamente negli occhi, da mettermi paura. << E sai perché? Ho pregato Dio di riportarti da noi sano e salvo e di farti tornare con Bella e ho giurato che non ti avrei rivolto alcun rimprovero. Ciò che ha fatto mi ha talmente sconvolta che avevo solo questi due desideri, il resto non era importante. Ecco è tutto.>>
Si appoggiò sul mio petto, continuò:
<< Bella è la donna giusta per te tesoro, non dimenticarlo mai. Ti ama come mai un uomo può essere amato, nessuna difficoltà potrà mai spaventarla o farle cambiare questo sentimento.>>
Guardai verso il mare e la vidi uscire, illuminata appena dalla luce del falò, bellissima.
<< Ehi Cullen che meraviglioso sorriso che hai.>>, mi fu vicina, << da quanto tempo non vedevo quest’espressione, non so cosa tu gli abbia detto Angela, ma grazie.>>
<< È stato solo un piacere.>>, mi scombinò i capelli e andò via.
Arrivò Jasper.
<< Dov’è Alice?>>, chiese Bella.
<< In casa, non si sente molto bene, vomita e questa cosa non favorisce il buon umore. Ha detto che se si sentirà meglio, ci raggiungerà dopo.>>
 Ci raggiunsero anche Emmett e Mike:
<< Ehi Cullen facciamo il bagno?>>.
<< Veramente non ne ho proprio voglia.>>
<< Ma che novità è?>>, disse Emmett, << dai Edward è il primo bagno di primavera … lo hai fatto ogni anno.>>
<< Sì ma adesso è diverso.>>
<< In che cosa?>>, incalzò lui.
<< Emmett non stressarlo.>>, disse Jasper, << se ci ripensi, chiamaci.>>
Si allontanarono.
<< E’ buio.>>, disse lei.
<< Cosa?>>.
<< Non si vedono.>>
Sorrisi.
<< Lettura del pensiero?>>, le dissi.
<< Sei il mio amore.>>, mi baciò, << ti capisco Edward, ma penso che dovresti farlo, li faresti  felici e in acqua al buio potremmo dar spazio alla fantasia.>>, sorrise maliziosa.
<< Ok Swan mi hai convinto, andiamo.>>
Mi sfilai la felpa, mi aiutò ad alzarmi e raggiungemmo la riva. Non appena mi videro, tutti mi si fecero intorno, Emmett mi accompagnò fin dentro l’acqua.
<< Allora come va?>>, chiese Bella.
<< Tutto bene, vieni qui abbracciami.>>, mi arpionai a lei.
<< Stai attento però e dimmi subito se qualcosa non va.>>
 
 
Sentii le sue mani sulla schiena, mi strinse, allora divenni più temerario, la baciai sul collo, i miei amici si allontanarono appena, sottovoce le dissi:
<< Ti amo e sono felice.>>.
Allora prese la mia mano e se le portò al petto:
<< Senti questo battito com’è accelerato? Non riesco a controllarlo quando mi sei vicino. Ti desidero Edward, ho bisogno di te, del tuo corpo, delle tue mani! Ti rivoglio! Come prima delle operazioni … prima di New York, ti prego riproviamo.>>
Sorrisi abbracciandola, un bacio focoso sulle sue labbra calde, sentii un brivido, feci un cenno a Emmett e Jasper e uscimmo dall’acqua e aiutato da Emmett tornai alla terrazza, presi le stampelle.
<< Posso lasciarvi?>>, chiese Emmett preoccupato.
<< Sì Emmett tranquillo ce la faccio, basterà solo che stia molto attento.>>
Mi sorrise. 
<< Andate nella stanza da letto dei miei genitori, ci sono il bagno in camera e una piccola vasca a pavimento e divertitevi ragazzi.>>, disse ridendo.
Mi buttò un telo sulle spalle e ci avviammo verso la camera, mi voltai attirato da un rumore,  ci trovammo dinanzi Alice, bianca come un cencio, con un fazzolettino si asciugava la bocca:
<< Ciao piccola.>>, le dissi, << come ti senti?>>.
<< Una meraviglia non si vede.>>, disse laconicamente. << Vado da Jasper prima che si preoccupi. A più tardi.>>
Entrammo in camera, Bella andò in bagno e aprì l’acqua della vasca, la raggiunsi, posai per terra le stampelle e mi appoggia contro il muro.
I suoi occhi ardevano, m’infilò le mani nel costume e lo fece scivolare per terra. Le sganciai il bikini e soffermai le mie mani sul suo fondo schiena, fece scorrere le sue mani sulle mie spalle, mi guardò ed esclamò:
<< E’ possibile che fino ad oggi, non mi fossi accorta quanto il tuo corpo si sia trasformato, tutti questi muscoli sulle spalle, sul petto e sulle braccia quando sono apparsi? E le tue gambe poi stanno prendendo forma, vigore. E’ davvero bastato così poco lavoro per avere questo fisico da Adone? Quando rivedrò Ryan gli farò i miei complimenti.>>.
<< Intanto non direi proprio che c’è voluto così poco lavoro. Ho dovuto faticare e anche parecchio e comunque saranno belli a vedere ma ancora non mi danno la sicurezza nello spostarmi da solo.>>
<< Sei il solito impaziente.>>
<< Impaziente io? Aspetto da vent’anni di camminare, non ti sembrano sufficienti? Comunque lieto  che siano di suo gradimento signora.>>
Mi sfiorò il profilo del petto e mi strinse le braccia.
<< Sei così attraente.>>, disse ancora, << non che per accendermi avessi bisogno di incentivi, ma devo dire che apprezzo molto.>>
Cominciò a baciarmi i pettorali, salì verso il collo, quindi mi scostò appena dal mio appoggio e si mise alle mie spalle, si strinse alla mia schiena, sentivo il suo seno mi  accarezzava dolcemente, avevo chiuso gli occhi e attendevo sospirando.
Continuò sfiorandomi con le labbra, poi la lingua, sensazioni di piacere continuo m’investivano.
Mi prese la mano l'appoggiò alla sua spalla, la seguii docile fino alla vasca.  Mi accompagnò fin dentro, la cinsi con le gambe e i nostri corpi furono a contatto.
Riprese a baciarmi, a sussurrarmi all’orecchio.




 
La sentivo desiderosa più che mai, chiusi gli occhi e mi concentrai su di lei, era così sensuale.
<< Senti le mie mani?>>, toccandomi tra le gambe.
Aprii gli occhi e sorrisi:
<< Sì Bella le sento bene.>>
<< Pensavi davvero che l’alchimia tra di noi non ritornasse?>>.
<< Ho avuto una gran paura.>>
Mi prese le labbra, le strinse tra le sue in un bacio appassionato.
Con gli occhi chiusi ero concentrato su di lei, sulla sua pelle, il suo corpo, i suoi seni contro il mio petto, il suo odore che si mescolava al mio, poi aprii gli occhi e le dissi:
<< Sei la mia bellissima, irripetibile visione!  Una fantasia che non mi sarei mai permesso di sognare.
Che folle allontanarti da me! Ti desiderio Bella … ti desiderio così tanto!>>.
I suoi movimenti lenti, un erotismo così sottile e profondo mi aveva fatto dimenticare tutto e sentire solo il mio corpo che rispondeva al suo.
E così piano morbidamente, la bocca contro la bocca, una dentro l’altro tornammo ad essere uniti.
Scosso da tremori di piacere così forti, ero stretto, avvinghiato a lei, sussurravo il suo nome, mentre godevo di lei, le dicevo che l’amavo.
Quindi appoggiai la testa completamente ristorato da ciò che avevo appena vissuto, senza scostarsi da me, lei prese dello shampoo e dopo aver indugiato con le dita tra le mie ciocche, mi cosparse il corpo di bagnoschiuma.
<< Bellissimo!>>.
<< Sei il mio Edward di sempre, incontenibile, passionale ma soprattutto irresistibile.>>
<< Già ma l’esperienza di una settimana fa è stata veramente terribile, essere tra le tue braccia e avere desiderio e non riuscire…>>.
<< Non pensarci più, sei stato favoloso!>>.
<< Resterei così tutta la notte.>>, dissi.
<< Ah se vogliamo che Emmett butti giù la porta, possiamo anche farlo! Vorrei ricordarti però che il folletto e il suo triste compagno hanno bisogno di noi stasera.>>
<< Come sono strane le circostanze, adesso nonostante la nostra situazione, diciamo così, complessa, se tu fossi incinta, io sarei l’uomo più felice di questo mondo.>>
<< Inutile dire che anch’io lo vorrei e non solo, se mi chiedessi ora di sposarti, non ci penserei su un secondo ad accettare.>>
<< Davvero! Come stanno cambiando rapidamente le tue prospettive miss Swan… un figlio, sapevo che lo desideravi già, ma scegliamo un appartamento e sposiamoci sono delle gran belle novità.>>
<< Proprio così Edward, vedi quale effetto perverso ha sortito il tentativo di allontanarmi da te!
Ma visto che già conviviamo, direi che potremmo aspettare che tu sia ancora più sicuro su queste meravigliose gambe e poi potremo puntare ad un altro progetto. >>
<< Certo amore mio, ma è bello sapere che adesso sei tu a desiderarlo e quando arriverà il momento te lo chiederò.>>
Un bacio, una promessa, poi lei uscì.
Emmett aveva iniziato a preparare un grande barbecue, lo chiamava spuntino di mezzanotte, ma era davvero esagerato, Alice e Jasper stavano in disparte a parlare, sembravano tranquilli, dopo un po’ mano nella mano, si avvicinarono, lei si sedette sulle ginocchia di Jasper e disse:
<< Ragazzi abbiamo avuto qualche settimana difficile.>>, si schiarì la voce un po’ imbarazzata, << ci siamo allontanati un po’ da voi, avevamo la necessità di parlare, capire e chiarirci.
Poi ci siamo confrontati con Edward e Bella, che sono stati veramente di grande aiuto, Sono felice di dirvi che sono incinta di poco più di un mese e che abbiamo deciso di tenerlo.>>
Ci scambiammo uno sguardo soddisfatto. Lei riprese:
<< E’ nostro figlio, è frutto dell’amore che provo per Jasper, da quando avevo tredici anni e che lui mi dimostra da sempre. Non è una disgrazia o un incidente di percorso, è un bambino.
Forse sarebbe stato meglio fosse arrivato tra qualche anno, ma va bene anche adesso e visto che il mio compagno è già molto attento e responsabile, forse Dio sta mandando un messaggio proprio a me.
E’ il caso che metta un po’ la testa a posto, anche se questo vorrà dire rallentare con lo studio e dedicarmi ad una cosa sicuramente più grande e più difficile, come crescere un figlio.
So già che avrò un uomo eccezionale accanto, che non solo si è mostrato felice di diventare padre, ha deciso di essere presente al cento per cento, abbandonare gli studi per trovare un lavoro e sposarmi, per dare una casa al nostro bimbo.>>, Jasper la strinse a sé e la baciò.
 
 
Poi riprese:
<< Ragazzi però avremo bisogno di tutti voi. Siamo tanto confusi e forse anche spaventati di non essere all’altezza.
A voi, Edward e Bella, chiediamo di essere il padrino e la madrina di nostro figlio o figlia. È una  responsabilità, che spero vorrete prendervi,  il  vostro appoggio, la forza d’animo che avete sempre dimostrato e il meraviglioso esempio che date in ogni cosa che fate, ci sono indispensabili.>>
<< Sarò non solo felice ma anche onorato di essere il padrino di questo bimbo così fortunato … avrà due genitori splendidi e una miriade di zii e zie forse troppo giovani e un po’ folli, ma sicuramente molto presenti e affettuosi.>>
Jasper si avvicinò a Bella e le disse:
<< Grazie di cuore.>>
<< Voi sapevate già qual era la scelta giusta e accetto con grande piacere questo ruolo così importante e di grande responsabilità.>>
 
 
 
Allora ditemi, le news che ho introdotto vi sono piaciute?
La riabilitazione e finalmente l’alternarsi dell’uso della sedia con le stampelle, mi fa sentire un po’ meglio, come se la discesa finalmente sia cominciata per lui, l’oppressione di arrancare sembra piano piano diradarsi. Gli Swan vanno il dispiacere c'è e forse ci sarà, ma è anche vero che l'amore per Edward gli riempiraà completamente la vita, in fondo c'è un momento per tutti di staccarsi dal nido e Bella avrà la fortuna di restare in un afamiglia che l'amerà come la sua ma soprattutto avrà lui tutto per sè ogni momento della giornata, la convivenza sarà magnifica.
L’esperienza di una normale defaillance a letto viene (dagli uomini) spesso vissuta come una tragedia, forse solo per Edward io mi sentirei di essere comprensiva, aver avuto con Bella sempre la scintilla anche quando era reduce da un intervento alla schiena è uno di quei famosi punti fermi che lui deve continuare ad avere, ecco perché come mia consuetudine ho risolto nell’arco del capitolo la situazione con un meraviglioso rapporto dentro la vasca di cui amo l’illustrazione fatta dalla carissima lalayasha.
Ecco Riley (aveva un altro nome ma l'intuizione della mia amica llayasha me lo'ha fatto variare, grazie tesoro) è la news che inquieta un pò, un bel ragazzo interessato... situazione potenzialmente pericolosa.
Poi io che per natura non sono gelosa, adoro l’Edward geloso, che si frustra perché vorrebbe sempre difendere il suo amore o perché la gente dimostra sempre forse pregiudizi dinanzi ad un uomo  sulla sedia a rotelle, mi emoziona sempre.
Jasper e Alice sono la coppia perfetta (a mio giudizio) per fare l’esperienza di una gravidanza precoce, chissà se Alice sempre troppo frivola farà tesoro di questa esperienza.
Grazie sempre la vostra vicinanza a me e alla mia storia che spesso leggo tra le righe delle vostre belle recensioni.
Al mio countdown  tolgo un altro capitolo con molta tristezza.
Un bacio e a presto amiche mie!
Cloe J

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Capitolo 38
*** Spalla a spalla ***





Tratto dal trentasettesimo capitolo:

<< Ciao.>>, disse
Mi voltai verso di lui e risposi:
<< Ci conosciamo?>>.
<< All’università, frequentiamo un paio di corsi insieme, sei Bella Swan, la studentessa di Newman.>>
<< Credo di essere solo una studentessa e basta.>>
<< Ma dai! Ricerche, libri, per te si è mosso addirittura una docente dall’Università di Anaheim … ero presente al tuo esame a dicembre.>>
<< Ah …>>, rimasi a fissare il bicchiere, visibilmente imbarazzata.
<< Mi presento Riley  Biers.>>, mi porse la mano.
Gliela strinsi, mi volsi indietro, vidi Edward guardarmi, questo scambio di parole con uno sconosciuto avevano attirato la sua attenzione, continuò:
<< Sei sparita per la sessione invernale, stanchezza o vacanze natalizie prolungate?>>.
<< Ho avuto altri impegni, adesso scusami ma devo proprio andare.>>
<< Ehi che fretta!>>, mi aveva preso il polso.
<< Lasciami per favore.>>, lo fulminai con lo sguardo, mi lasciò il braccio, presi in bicchiere e mi diressi al tavolo, Edward mi fissava,:
<< Problemi?>>, disse con tono tagliente.
<< No perché?>>.
<< Un ammiratore o che altro?>>.
<< Un collega, il lavoro svolto con Newman mi ha dato una notorietà non richiesta e anche abbastanza fastidiosa, poi ci mancava solo il libro.>>
<< Voleva spiegazioni di letteratura o approfondire la conoscenza con una matricola così talentuosa?>>.
<< Voleva solo attaccare bottone, mi sembra di non avergli dato alcuna chance?>>
<< Oh se volevi, potevi anche intrattenerti.>>
Jasper si era alzato:
<< Resta Jasper.>>, disse lui.
<< Edward forse siamo un po’ troppo su di giri.>>, gli rispose.
<< No… perché è bello vedere che la propria donna è al centro dell’interesse di altri uomini.>>
<< Stai ingigantendo inutilmente.>>, sbottai nervosa.
Feci per girarmi, lui mi prese per il braccio:
<< Swan prova a divincolarti anche da me.>>
<< Smettila hai bevuto troppo forse, ricordati analgesici e alcol non vanno d’accordo.>>, dissi acida, allontanai il braccio, mi lasciò andare.
<< Che meravigliosa battuta!>>, rispose facendo una smorfia.
 

CAPITOLO 38

 

Spalla a spalla

 
I mesi di aprile e maggio furono quasi frenetici.
Bella divisa tra università e studio, ma anche e soprattutto dietro al suo Edward, su e giù dall’ospedale, per la terapia e i controlli, lo sosteneva e supportava ventiquattr’ore al giorno.
Gli unici momenti di svago erano le serate organizzate con i ragazzi, sia in casa ma anche in giro per locali, così da conciliare le esigenze di Edward con quelle di Alice.
Rosalie poi ogni settimana tornava a casa, ritrovando la sua famiglia e Bella, con la quale ormai aveva intrecciato un rapporto e un’intesa molto stretta.
 
 
BELLA
 
<< Bella dove hai la testa?>>.
<< Eh!>>, mi scossi e guardai a lato a me, << cosa? Oh!>>.
Il professore aveva finito e i miei colleghi stavano uscendo, Riley mi guardava.
<< Tra qualche secondo ti saresti ritrovata da sola nell’aula, senza accorgertene! Hai dei pensieri più importanti dello studio, Miss Shakespeare.>>
<< E … ma questo soprannome da dove viene?>>.
<< Un po’ tutti i nostri colleghi ti chiamano così, si dice in giro che tu ne sappia più di Newman e Long insieme.>>
<< Non avete affari più importanti su cui concentrarvi? Io non sono poi così interessante.>>
<< Ti sbagli lo sei molto.>>
<< In linea generale preferirei non essere oggetto di conversazione, ma del resto non posso impedire a nessuno di pensare e parlare di ciò che vuole, adesso scusami vado a prendere un caffè e proseguo per la prossima lezione.>>
<< Posso accompagnarti? Vado anch’io nell’atrio.>>
Alzai le spalle.
<< Non era proprio il tipo di risposta che speravo, ma mi accontenterò, per ora.>>
<< Riley se non ti fosse ancora chiaro, con me sprechi tempo.>>
<< Ma dai potresti trovarmi stimolante anche tu.>>
<< Visto che si sa tutto di me in giro, sarai stato informato che sono impegnata.>>
<< Ligia al dovere anche in amore, così come nello studio?>>.
<< Non è un dovere nello studio tantomeno nell’amore, è solo un enorme piacere.>>, risi.
<< Donna d’altri tempi.>>
<< Ne faccio un vanto.>>
Arrivammo dinanzi alla macchinetta del caffè:
<< Posso offrirtelo o questo potrebbe avere implicazioni non gradite?>>
<< Non esageriamo, grazie.>>
<< Ascolta a proposito di rumors, stai all’erta la gola profonda della facoltà sostiene che sei nella sfera d’interesse di un giovane docente. Se hai una storia, è bene che il tuo uomo non creda ai pettegolezzi.>>
<< Ascolta se incontri o conversi con questa gola profonda digli o dille che stia  attento a non  divulgare idiozie di portata così macroscopica, rischia di essere preso per un deficiente! Adesso scusami.>>
<< Ehi ma non t’offendere stavo solo riferendo, “Ambasciator non porta pena”>>, mi aveva messo la mano sulla spalla.
<< È  la seconda volta che vedo le tue mani addosso alla mia ragazza.>>
La voce di Edward ferma, lo guardai, era minaccioso, James dietro di lui.
<< Scusa?>>, disse candidamente Riley.
<< Edward è tutto apposto.>>, gli andai vicino.
<< Oh! E’ lui il tuo ragazzo, allora la gola profonda si sbagliava di grosso.>>, rise, si sporse guardando James, << o almeno non del tutto, adesso capisco molto di più sulla tua posizione in questa facoltà.>>
<< Che cosa vuoi insinuare?>>, risposi.
<< La confidenza tra il tuo uomo e il professor Long mi sembra evidente.>>
<< Signor Biers.>>, disse a quel punto James, << le consiglierei di moderare le parole, la signorina Swan non ha mai ottenuto alcun trattamento di favore da parte mia, i suoi meriti sono manifesti e non c’è stata mai ombra di favoritismi, credo che sia meglio per lei tacere e soprattutto non fomentare informazioni false e tendenziose.>>
Riley mi guardò ancora qualche istante, sorrise e andò via senza aggiungere una parola.
Ero così arrabbiata, Edward mi prese la mano, lo guardai sconsolata:
<< Ci mancava anche questo, per rendermi la vita ancora più difficile in questa facoltà.>>
<< Che intendi?>>, chiese James.
<< Se cominciano a serpeggiare questo tipo di voci, non riuscirò a vivere tranquilla, già incrocio gente che mi guarda e parlotta, a lezione mi sento sempre osservata e poi la storia del libro, per molti  è stata dura da digerire.>>
<< Dai Bella cosa vai a pensare.>>, disse Edward.
<< Sul serio, ne va della mia serenità, sarei sempre guardata come quella che ...>>
<< Nessuno insinuerà proprio nulla.>>, disse ancora James, << e se malauguratamente ciò dovesse accadere, saprò io come stroncare sul nascere ogni illazione.
Devo proprio andare, sono già in ritardo, ma tu come tornerai a casa?>>.
<< Chiamerò mamma, grazie James ci vedremo stasera. Posso accompagnarti in aula?>>.
<< Certo amore.>>
Tornammo verso gli ascensori. Ormai si muoveva con le stampelle anche per lunghi tragitti, lentamente ma con regolarità, le braccia e le spalle rese forti dalla riabilitazione, lo supportavano alla perfezione. Ogni tanto abbassava lo sguardo quando incrociava quello di altri studenti, era un’abitudine che non riusciva ancora a combattere del tutto, ma tutto sommato affrontava bene anche il disagio di sentirsi ancora non del tutto indipendente.
<< Dove andrai adesso?>>.
<< Aspetterò mamma al caffè.>>, poi ridendo aggiunse,<<  ho avuto una scarica di adrenalina niente male nel vedere quella mano sulla tua spalla… comunque mi sono controllato bene vero?>>.
<< Tu sei stato bravissimo, questa volta ho temuto che James fosse pronto a intervenire e a quel punto forse sarebbe stato meglio, per me, cambiare università.>>
<< Per carità questo sarebbe stato un vero dramma.>>
Arrivammo dinanzi all’aula, tenne con una mano entrambe le stampelle e mi cinse le spalle con il braccio, i colleghi andavano e venivano, ma lui mi baciò, lì al centro del corridoio, lo sentii sospirare e poi dirmi:
<< Adesso sono soddisfatto Swan… riuscirò a sopportare la tua assenza fino a stasera.>>
<< A più tardi amore mio.>>
 
 
EDWARD
 
Andai alla caffetteria, chiamai mia madre, presi qualcosa da mangiare e controllai la mia posta elettronica:
<< Toglimi la curiosità come fai a tenertela?>>.
Mi girai. Era ancora quel ragazzo.
<< Non sei proprio male, ma star dietro  ad una come quella, sexy e pure intelligente, per te dev’essere una gran fatica.>>
Posai il cellulare, istintivamente tirai su la schiena, gli puntai lo sguardo.
<< Sai cosa penso non potrai farcela a lungo, a meno che tu non abbia qualcosa che sia per lei un attrazione irresistibile, ad esempio la confidenza con il professor Long.>>
<< Sei proprio un bastardo!>>, misi le mani sul tavolo e feci forza, mi alzai.
<< Cosa vorresti fare, picchiarmi? Ah! >>.
Si avvicinò a me, il suo viso tanto vicino al mio, il suo sorriso arrogante.
<< Magari se stesse con un vero uomo, capirebbe la differenza, potrei provarci con più insistenza?>>
Cercai di scostarlo da me, ma lui mise le mani sulle mie spalle e mi spinse indietro. Persi l’equilibrio e mi risedetti, mi venne quasi sopra e mi prese per la camicia.
<< Pezzo di m….da.>>, provai a divincolarmi, gli afferrai i polsi.
<< Togli le mani di dosso da mio fratello.>>
James era balzato da dietro le mie spalle, lo aveva preso per la maglietta e sollevato da terra, Riley cedette immediatamente la presa.
Mi aggrappai alla sua giacca gridando:
<< Lascialo James … lascialo.>>
Aveva gli occhi strabuzzati, ma mio fratello non lo mollava.
<< Lascialo ti ho detto.>>, gli gridai.




Alcuni studenti si stavano avvicinando allora liberò la presa.
A quel punto Riley sferrò un ougno dritto sulla bocca di James.
<< No!>>, gridai.
Si passò il dito sulle labbra.
<< Sei veramente poca cosa.>>, disse James.
<< Long o come diavolo ti chiami … sei finito! Ho solo reagito ad un’aggressione, andrò dal preside! Io ti rovino!>>.
<< Fai pure.>>, rispose serafico lui, << vedremo chi passerà dei guai, dopo che avrò raccontato del tuo comportamento.>>
Si allontanò.
<< Come stai?>>, mi chiese.
<< Tutto bene. E tu?>> .
<< Un graffio non pensarci, la schiena? Non ti sei fatto male?>>.
<< No tranquillo solo l’orgoglio è ferito.>>
<< Ha fatto qualcosa prima che arrivassi?>>.
<< Ha detto qualcosa … qualcosa di sgradevole su Bella e sulla mia relazione con lei.>>, iniziavo ad ansimare, << … non voglio più pensarci! Basta James mi sto sentendo male.>>
Vidi mia madre, ci guardò incuriosita:
<< James che fai qui? Pensavo avessi lezione, perché hai il labbro spaccato, cosa ti è successo?>>.                                             
<< E’ lunga da spiegare, porta Edward a casa, io sto bene, vi raggiungo più tardi e ti racconto.>>
È vero volevo sparire in fretta da lì, sentivo addosso gli sguardi di tutti i presente nel caffè.
Quella scena dinanzi a tutte quelle persone, chissà quanto era stato chiaro a tutti il motivo del litigio.
 
 
BELLA
 
Cambiai aula, camminavo nel corridoio, avevo il viso chino sugli appunti, quando sentii il suo tono duro:
<< I tuoi privilegi in questa facoltà hanno le ore contate Swan.>>
Alzai lo sguardo:
<< Riley ma cosa … cosa vuoi dire?>>.
<< Dopo che avrò parlato con il preside, il tuo professor Long o chiunque esso sia dovrà raccogliere tutto ciò che gli appartiene e sparire da qui più veloce della luce.>>
Lo guardavo stupita.
<< Vedrai Bella … vedrai! E non è escluso che faccia passare un sacco di guai anche al tuo mezzo fidanzato!>>.
Notai dei segni sul suo collo, l’espressione era davvero furente, la segretaria del preside lo fece accomodare ed io rimasi perplessa e intimorita dinanzi alla porta.
Presi il cellulare:
<< James… cosa è successo? Ho incontrato quel collega, Biers, qui dinanzi alla porta del preside? Ha parlato di te, dicendo che dovrai andartene, ha parlato anche di Edward, ma cosa è accaduto?>>.
<< Non posso parlartene adesso, aspetta in linea Bella, ho un’altra chiamata.>>
Rimasi ad attendere dopo qualche secondo James disse:
<< Devo lasciarti.>>.
<< James mi stai spaventando.>>
<< Bella ti prego devo andare, ci vedremo a casa.>>
Chiusi e feci il numero di Edward, il telefono squillò fino a staccarsi, a quel punto mi prese il panico, restai qualche minuto fuori dalla porta dell’ufficio del preside, ma visto che Riley non ne usciva, decisi di tornare di corsa a casa.
 
<< Edward… Edward amore dove sei?>>.
<< Siamo qui Bella.>>, disse Esme, dalla nostra stanza.
 
 
Era appoggiato alla testiera del letto, sua madre era seduta accanto a lui, era pallido.
<< Ho provato a chiamarti, ma cosa è successo?>>.
<< Vieni, siediti ti racconto.>>
Lo fece con evidenti difficoltà, ero sconvolta, spaventata per la reazione di James e per le conseguenze che potevano esserci.
<< Lo hai già sentito?>>, chiesi.
<< E’ stato convocato dal preside.>>
<< Capisco, ma perché accanirsi così contro di te?>>, dissi.
<< Gelosia nei tuoi confronti, per la posizione di rispetto che ti sei guadagnata all’università, la convinzione sbagliata che hai ricevuto da James o dal professor Newman un trattamento di favore, poi aver visto James con me, gli avrà rafforzato questa convinzione. Forse voleva provarci con te e la mia reazione non gli è piaciuta.>>
Si distese chiudendo gli occhi:
<< Stai male?>>.
<< Sono stanco. Bella mettiti a studiare, non buttare via il pomeriggio. >>
<< E tu?>>
<< Darò uno sguardo a qualche appunto.>>
<< Non ti senti di seguire le lezioni?>>.
Alzò le spalle.
<< Edward guardami, non vuoi più seguire? Ti stai lasciando condizionare dall’episodio di oggi? Pensi che abbia fatto il giro della facoltà? A UCLA ci sono migliaia di studenti, un’inezia simile non  avrà avuto nessun eco.>>
<< Sì… è una cosa che accade tutti giorni che uno studente litighi con un altro studente, dentro una caffetteria e che un professore, per difenderlo, scateni una mezza rissa!
Bella ti prego, a quest’ora mezza università saprà cosa è successo!>>.
<< E anche se fosse, questo non può certamente pregiudicare la tua frequenza a quindici giorni dalla chiusura del trimestre.>> 
<< Non ho voglia di rischiare.>>
<< Ma rischiare cosa? Edward per favore.>>
<< Lasciami perdere.>>, mi disse brusco.
Mi sedetti alla scrivania, aprii il libro e iniziai a studiare, poco dopo si avvicinò in silenzio, allungò la mano sul mio viso, chiusi gli occhi e mi feci carezzare, poggiò la testa sulla mia spalla e restò fermo così in silenzio, mentre gli passavo le dita tra i capelli e continuavo a studiare.
Dopo un’ora sentimmo aprire la porta, lui si diresse diretto in salotto, James sulla porta, disse:
<< Riuniranno al più presto il consiglio di facoltà, vogliono ascoltarmi e decidere come comportarsi.
Su un fatto, però, il preside è stato molto chiaro, non potrò più usare lo pseudonimo che ho utilizzato fin’ora, che è quello con cui ho scritto tutti i miei saggi. Se mi verrà ancora concesso di insegnare dovrò usare James Cullen.>>, rise, << e questa è la notizia fantastica. Potrò finalmente riprendere il vostro nome, tornerò a essere me stesso, dopo quindici anni.>>
Esme lo abbracciò.
<< Guarda che verrai convocato anche tu Edward, ti chiederanno di raccontare al consiglio ciò che è accaduto. Non volevo che tu fossi coinvolto in questa storia, ho pregato il preside di non farlo, ma è stato irremovibile.>>
<< Ah guarda se non mi avessero chiamato loro, avrei chiesto io di parlare, non ho niente da nascondere, anzi voglio prendermi le mie responsabilità, l’ho provocato e lui ha reagito e tu ci sei finito in mezzo.>>
<< Io la vedo in maniera del tutto differente, Riley è stato così meschino, ti ha provocato e ha sfruttato la tua reazione per aggredirti.
Hai dovuto già subire una situazione sgradevole e non riesco a capire quale sia la necessità di farrti esporre ancora raccontando ciò che ti ha detto.
Sono io che ho esagerato, non sono riuscito a controllarmi, ma non cambierei di una virgola la mia reazione. Vedere le sue mani su di te e quel viso sprezzante, mi ha fatto salire il sangue al cervello.>>
<< A maggior ragione voglio restarti accanto James. Riusciremo a far capire al consiglio le nostre ragioni, poi affronteremo le conseguenze senza alcun problema.
Non permetterò che rovini la tua brillante carriera per me, senza tentare di fare qualcosa.>>
Io ero ferma accanto a loro, ascoltavo sconvolta.
Entrambi forse sarebbero stati costretti a difendersi da accuse che gli venivano mosse per colpa mia. Biers si era accanito su Edward insultandolo e rischiando di fargli del male per una stupida rivendicazione e avrebbe rovinato la reputazione di James per colpa mia. Ed io non potevo fare niente per aiutarli.
 
 
EDWARD
 
Ero soggetto ad alti e bassi, alternavo momenti in cui mi sentivo meglio a momenti in cui invece ero in crisi assoluta, erano già un paio di giorni che mi sentivo molto strano, non riuscivo a capire se era l’ansia per l’incontro all’università o se qualcosa non andasse bene. Ero debole, affaticato, ero tornato a fare tanta fatica a salire le scale, ma anche a respirare, mi sembrava di essere tornato indietro di  mesi.
Chiesi un consulto urgente con Lys, Norton e Varner, James si offrì di accompagnarmi.
<< Voglio venire anch’io.>>, disse Bella.
<< Hai da fare.>>, risposi secco, << mi fai le prediche sulla frequenza e poi vorresti saltare delle lezioni. Escluso, dovrai accontentarti di ciò che ti riferirò stasera.>>
<< Perché ti comporti così … non essere con te, mi farà stare sulle spine, deconcentrata.>>
<< Almeno registrerai la presenza a lezione.>>
<< Edward!>>
<< Basta Bella!>>, battei le mani sul tavolo.
Scattò in piedi, mi guardò stringendo i pugni, io fissai il piatto dinanzi a me.
<< Scusatemi … ma non ho più fame.>>, disse scostando la sedia.
Pochi minuti dopo, ripassò dal salotto, zaino in spalla:
<< A stasera.>>
 
<< Buongiorno dottore.>>, dissi entrando e sfoderando il migliore dei miei sorrisi.
<< Sei di buon umore?>>, esclamò Lys.
<< No, ma mi sto allenando a dissimulare, sa è utile quando hai un’intera famiglia intera sempre attenta ad ogni tuo cambio di umore, espressione o atteggiamento.>>,  risi guardando James.
<< E’ una speranza vana la tua. A parte che sei un libro aperto, poi forse potrai fregare i tuoi familiari, ma da quello che ho visto in questi sei mesi, con Bella non hai speranza.>>
<< Che medico perfido!>>
<< Siete tu e Bella il problema, sembra che abbiate poteri telepatici tra di voi.>>, mi diede una pacca sulla spalla. << Su sbrighiamoci, il mio tempo è troppo prezioso!
<< Ha un altro giovane da aprire e chiudere, promettendogli mesi di assoluta sofferenza?>>.
<< Detto così mi fai sembrare un seviziatore e fai credere che non sono stato chiaro con te.>>, rispose serio.
<< Oh dov’è finita la sua proverbiale ironia? Stavo scherzando lei è stato sempre super chiaro e preciso con me, ma sa dopo sei mesi è dura.>>
<< Lo capisco Edward, sei molto stanco?>>.
<< Non posso dirle quanto e ho ancora qualche settimana di lavoro duro. >>
<< Gli esami si avvicinano?>>
<< La seconda settimana di giugno.>>
Norton entrò, con una cartella in mano, che porse a Lys.
<< Questi Edward sono gli esiti di due mesi di morfina, i valori respiratori sono molto bassi, siamo a limite con la necessità di una sistematica ossigenoterapia.
Varner possiamo cambiare l’analgesico?
<< No. >>, dissi di getto. << Ho già molto dolore, se sospendessi la morfina non riuscirei a fare più nulla, ho troppe cose in ballo in questo momento, non posso fermarmi!>>, il mio tono era agitato.
<< Calma Edward aspetta.>>, disse Lys.
<< Possiamo provare con il Contramal.>>, disse Varner, << vediamo come va. Quindici giorni al massimo, poi rifacciamo i controlli e decidiamo, altrimenti torniamo indietro.>>
<< E se non fosse così efficace?>>, dissi.
<< Edward ragioniamo giorno per giorno.>>, disse Lys, poggiandomi la mano sulla spalla. << Dirò a Ewans di aggiungere delle sedute di tecar, proviamo a combattere l’infiammazione alla schiena, anche con altre terapie.>>
<< Programmiamo una plasmaferesi, per venerdì. >>, aggiunse Norton.
<< Oh no!>>, dissi mettendomi le mani tra i capelli.
<< Edward.>>
<< Sono stufo!>>.
<< Stufo? Stai facendo solo le cure necessarie per mandare in remissione la miastenia, ma dobbiamo tenere d’occhio tutta la situazione. Al punto in cui siamo, non possiamo permetterci errori o leggerezze e tu non puoi desistere.>>
James mi aveva allungato la mano sulla spalla, lo guardai e risposi:
<< D’accordo fate tutto ciò che serve.>>
<< Significa che posso chiederti dieci giorni di ossigenoterapia per un numero di ore preciso ogni giorno?>>.
<< Questa poi… vivo con Bella adesso e avrei difficoltà a gestire questa cosa, non posso permettermi di tenere l’ossigeno la notte, la disturberei e di giorno sarebbe uno strazio studiare con la mascherina sulla bocca, non mi fa mantenere la concentrazione.>>, ansimavo.
<< Dovrai farla in totale cinque ore, puoi farlo ad intervalli, basterà allungare le pause che ti prendi dallo studio e poi la sera prima di dormire, non credo che Bella possa crearsi dei problemi, metterai gli occhielli, non la mascherina.
È una cosa temporanea, vedrai che togliendo progressivamente gli analgesici anche la situazione respiratoria migliorerà. >>
<< Voi fate tutto facile, ma a me costa veramente tanta fatica.>>
<< Ne sono consapevole Edward, ma dobbiamo affrontare questa piccola crisi.
Ci vediamo in ospedale mercoledì mattina, inizia con il Contramal già da stasera e aggiornaci su come stai … non fare imprudenze.>>
<< Devi andare all’università James?>> , chiesi prima di entrare nell’auto, << posso venire con te? Ho bisogno di incontrare Bella.>>
 
 
 
BELLA
 
La mia fuga precipitosa da casa Cullen mi aveva fatto arrivare a lezione con grande anticipo, entrai nell’aula deserta e presi posto. Misi a vibrazione il cellulare, naso sul notebook e ripresi a lavorare.
Con la coda dell’occhio lo vidi entrare, alzai appena lo sguardo e tornai a studiare.
L’arrogante si sedette proprio dietro di me, respirai piano e feci finta di niente, il professore iniziò a spiegare, cercai di concentrarmi e rendere quanto più vantaggioso possibile questo mio sforzo.
Ogni tanto sentivo il cellulare vibrare, ma non provai nemmeno a guardare il display.
Finita la lezione raccolsi le mie cose ed uscì in fretta, ma non riuscii ad evitarlo. Scese di corsa e mi sbarrò la strada:
<< Non credevo che avessi la sfrontatezza di presentarti.>>
<< Spostati e lasciami passare, non voglio che ti rivolga mai più a me per nessun motivo.>>
<< E’ colpa del tuo … fidanzato se è accaduto tutto questo>>
 
 
 
<< Non mi lascerò provocare, abbiamo scoperto che tipo di persona sei, non ti darò occasione di tirarci dentro i tuoi sporchi giochetti>>
<< Eh no! Non riuscirete a farmi passare per la causa di tutto questo casino! Sono stati il tuo ragazzo e suo fratello ad aggredirmi. Devono essere puniti.
Il Consiglio di facoltà darà a Long ciò che si merita. E poi sarà la volta del tuo ragazzo.>>
Si scostò sorridendo, uscii a passo svelto, mi veniva da piangere, il cellulare vibrava, m’infilai in bagno:
<< Cosa c’è Edward?>>, risposi brusca, << ho difficoltà a rispondere mentre sono a lezione.>>
<< Diciamo che preferisci non farlo.>>
<< Non è così, ero davanti al professore in prima fila, con tutti gli occhi addosso. Edward devi capire che la mia situazione qui, in questo momento, è difficile.>>, cercavo di trattenermi.
<< Lo hai incontrato vero? Vengo lì, aspettami!>>
<< Non t’azzardare!>>, gridai, poi abbassai il tono, << Non occorre! Resta dove sei! Sto andando all’ultima lezione e poi ci vedremo a casa.>>
Chiusi, mi asciugai le lacrime e mi ripresentai in aula.
Ascoltare una lezione era ormai impossibile, riuscivo solo a crogiolarmi nell’ansia e nella rabbia.
Finalmente il professore ci congedò.
Uscii di corsa dall’aula e me lo ritrovai davanti, in piedi, appoggiato al muro, con quell’espressione dolce sul viso che mi faceva sciogliere il cuore, tra le braccia un mazzo di rose rosse.
<< Due dozzine di rose rosse esprimono bene quanto sia dispiaciuto?>>, disse ridendo mentre me le porgeva.
Le presi tra le braccia e mi nascosi il viso mentre sorridevo.
<< Scusami sono stato uno stupido.>>, disse lui sottovoce.
<< Scuse accettate! Ed è vero che sei uno stupido, ma ti amo così tanto che sorvolerò su questo piccolissimo particolare.>>
<< Oh sì!>>.
Mi tirò verso il suo petto e prese a baciarmi.
<< Swan riportami a casa, sulla veranda ti aspetta del buon vino bianco freddo.>>
<< Interessante.>>
Andammo all’auto, abbracciati.
<< Dove hai mollato le stampelle?>>.
<< Nella macchina di James.>>
<< Ci diamo alle forzature! Hai qualcosa da dimostrare?>>.
<< Nulla, sto bene.>>
<< Raccontami della visita.>>
<< Controllato a fondo, tarata la cura di mantenimento per la miastenia e programmata una plasmaferesi.>>
<< Una plasmaferesi e perché?>>, si fermò e mi guardò.
<< Sono un po’ intossicato, diciamo così.>>
<< Questo perché tutto andava bene. Cos’altro?>>.
<< Devo fare ossigenoterapia e proverò a tornare ad usare il Contramal, devo tentare di arginare gli effetti sulla respirazione.>>, sorrisi.
<< Le cattive notizie le hai conservate per ultime.>>
<< Dai, considera però, che se sarà sufficiente a combattere il dolore alla schiena, avrei cominciato gli step a ritroso, passando da un oppioide forte a un uno meno forte, è una buona notizia!
Sono qui accanto a te, in piedi e questo già mi sembra un sogno. Sto diventando più forte, un po’ più forte!  Mi hai insegnato ad accontentarmi, a fare un piccolo passo alla volta ed è così che sto facendo.>>
<< Ciò non toglie che mi dispiace tanto.>>, gli carezzai dolcemente il viso, lui chiuse gli occhi e mi baciò.
 
 
EDWARD
 
Pensa positivo! Dovevo essere sospinto verso una visione più favorevole. Dovevo vedere i miglioramenti seppur piccoli che potessero sembrare, tutto l’ambiente che mi circondava mi trasmetteva segnali favorevoli.
Era bastata la plasmaferesi per stare decisamente meglio, il Contramal era abbastanza efficace e la tecar mi aiutava a sopportare i dolori. Avevo poi notato che negli ultimi giorni, la riabilitazione aveva avuto una vera e propria accelerazione, faticavo meno per giungere il mio limite e giorno per giorno mi spingevo sempre più avanti.
Avere sempre Bella accanto era una continua iniezione di fiducia, lei era trascinante, fiduciosa e ottimista, era impossibile non assecondarla.
Avevo un unico motivo di preoccupazione adesso, Biers, maledetto.
Ancora mi bruciavano le sue parole, le sue offese e temevo le sue minacce, ma non avrei permesso che raggiungesse il suo scopo, era soltanto un bastardo geloso e meschino.
Se il Consiglio non era intenzionato a considerare le ragioni di James, avrei cercato di convincerli, prima di decidere dovevano sentire la mia versione. Non m’importava se potevo incorrere in una sospensione o qualsiasi altra punizione, non avrei permesso che la carriera di mio fratello fosse rovinata da un episodio in cui io avevo le mie colpe.
 
Mi svegliai all’alba, Bella ancora profondamente addormentata, rannicchiata vicino a me. Mi spostai piano sul bordo del letto e cercando di muovermi più lentamente possibile, lei si scosse appena un po’, quindi riprese a dormire.
Alcuni rumori provenivano dalla cucina, mia madre seduta sorseggiava un caffè.
<< Insonnia?>>, le chiesi entrando.
<< Preoccupazione.>>
<< Non devi, parlerò al Consiglio, si sgonfierà tutto e James tornerà a insegnare. Da questa brutta storia trarrà il beneficio di poter rispendersi la sua identità, tornerà a sentirsi un Cullen, sempre e dovunque.>>
Mia mamma mi lisciò i capelli e sorrise, poi mi porse una tazza:
<< Posso unirvi a voi nottambuli?>>
Ci girammo, sulla porta James:
<< Hai ceduto.>>, dissi ridendo.
<< Dovevi vedere gli occhioni di mamma ieri sera. Non potevo, in nessun caso, dirle di no.>>
<< Carini voi due.>>, disse lei, << da quando sei tornato non ho mai nascosto il desiderio di riaverti in casa, ma ho rispettato la tua decisione.>> 
<< Mamma non arrabbiarti!>>, disse James prendendola per i fianchi e abbracciandola, << ti sto prendendo in giro.
Dormire qui è stato fantastico, sono stato felice di esser rimasto e sicuramente lo farò tutte le volta che tu vorrai o ne avrò la possibilità. Vedo, però, che la mia presenza qui non ha giovato al vostro sonno, so che siete preoccupati per il mio incontro con il Consiglio, ma non dovete, riuscirò a cavarmela.>>
<< Tutto si chiarirà dopo che avremo parlato ai docenti e al preside. >>, dissi.
<< Io continuo a non essere d’accordo al fatto che tu ti esponga così.>>, rispose lui.
<< Come dice sempre Rosalie “Questa mia decisione non è negoziabile!”.>>, dissi. << E’ necessario che il Consiglio sappia tutto ciò che è accaduto, tu non puoi raccontare ciò che mi ha detto Biers, prima che arrivassi.>>
<< Appunto io vorrei che tu dimenticassi, che non ne parlassi più, vorrei che cancellassi le cattiverie che ti ha detto, non voglio che diventino di dominio pubblico.>>
<< Dominio pubblico è una parola grossa, le sentiranno un gruppo di professori, durante una seduta ufficiale. Ciò che racconterò servirà per far capire come sono andate realmente le cose, per dare la giusta prospettiva alla tua reazione e anche alla mia.>>, mi ero infervorato e avevo anche alzato il tono, << quindi adesso finiamo questa colazione in santa pace e ci prepariamo ad affrontare questa cosa insieme, spalla a spalla.>>
La figura minuta della mia fidanzata, assonnata e deliziosa a piedi scalzi, apparve sulla porta.
Mi venne vicino, come fosse in una visione onirica, la baciai, lei cercò di allontanarsi, ma cedette al prolungarsi del mio bacio.
<< Buon giorno.>>, le sussurrai, << sei splendida.>>
<< Come mai tutti in piedi? E’ accaduto qualcosa?>>, chiese.
<< Piccola riunione di famiglia.>>, risposi.
<< Non è un po’ presto?>>.
<< L’insonnia ha colpito tutti i Cullen contemporaneamente.>>, dice James.
<< A che ora vai all’università?>>, gli chiese.
<< Perché?>>.
<< Non glissare la risposta. Voglio esserci anch’io.>>
<< Neanche per sogno.>>, rispose James, << non voglio che anche tu sia coinvolta, non è necessario.>>
<< Io posso sostenere la tua posizione, posso raccontare che Biers aveva mostrato già in altre occasioni un atteggiamento fuori luogo, posso riferire dei suoi commenti su di me.>>
<< Non esiste! Non posso impedire a Edward di venire, ma non permetterò che tu sia tirata dentro a questa storia.>>
<< Concordo, Bella devi restarne fuori. Basteremo noi per rendere chiaro il comportamento di Biers.>>
 
Quando entrammo nel corridoio che portava all’aula, io e Bella eravamo molto inquieti.
Sì, alla fine avevo acconsentito che venisse, diceva che sarebbe stata troppo nervosa lontano da noi.
Poco prima che raggiungessimo la porta vedemmo una figura entrare nell’aula e capimmo che Biers sarebbe stato ascoltato per primo.
Ci sedemmo e come mi era capitato altre volte negli ultimi tempi, poco dopo iniziai ad avere dei tremori alle gambe. Lys mi aveva spiegato che erano tra i primi effetti dell’asportazione del timo, che sarebbero scomparsi con il tempo, ma in questa fase si accentuavano addirittura, diventando evidenti e difficili da controllare, soprattutto quando subivo un’intensa tensione nervosa.
In questo momento erano incontrollabili.
Posai entrambi le mani sulle ginocchia, James mi guardava dispiaciuto:
<< Edward…>>, disse.
<< Non dire nulla, James, passeranno. Datemi qualche attimo vedrai riuscirò a controllarli.>>
Bella mi passava la mano sulle gambe, io cercavo di respirare e rilassarmi, come mi avevano insegnato durante la riabilitazione.
James si alzò in piedi e iniziò a passeggiare nervoso, dinanzi a noi.
Riley uscì poco dopo accompagnato da una donna. Ci rivolse uno sguardo talmente duro e altero, che avrei voluto lanciarmi contro di lui e picchiarlo.
Invece sostenni lo sguardo senza far trasparire la rabbia che mi scuoteva, Bella mi strinse forte la mano e si avvicinò a me. James, invece, lo fissò e gli fece un sorriso. Noi ci guardammo stupiti.
<< Professore, il Consiglio l’attende.>>, disse la donna, << può entrare.>>
<< Tranquillo, Edward, andrà tutto bene.>>, mi diede la mano ed io lo attirai a me e lo abbracciai.
L’attesa era logorante, Bella restava  abbracciata a me, cercando di mantenermi calmo, ma ero davvero molto preoccupato.
 
 
Finalmente James uscì compìto, scattai letteralmente in piedi, facendo ruzzolare le stampelle per terra:
<< Allora?>>.
<< Hanno ascoltato con attenzione e mi hanno fatto delle domande precise, adesso visto che hai deciso di sottoporti ingiustificatamente a questa prova, vai.>>
Scambiai un bacio fugace con Bella e mi avviai.
Il Consiglio riunito era un’immagine inquietante, quattro docenti e il preside avevano gli occhi fissi su di me. Raggiunsi il posto che m’indicarono, poggiai le stampelle per terra e mi sedetti.
Il preside prese la parola per primo:
<< Signor Cullen, tengo a precisare che lei, non essendo uno studente della nostra facoltà, non può essere sottoposto a nessun procedimento disciplinare deciso da questo Consiglio, ma se rilevassimo dei comportamenti lesivi il regolamento dell’Università, procederemmo con la segnalazione agli organi competenti della sua facoltà, per delegare loro il compito di giudicarla.
< < Ne sono consapevole.>>, dissi con voce ferma.
<< Abbiamo accolto la sua richiesta di essere ascoltato, perché abbiamo ritenuto che lei possa aggiungere particolari importanti per rendere più chiaro questo increscioso episodio.>>
<< Sono certo che troverete interessanti alcuni aspetti della vicenda e confido che possano esservi utili a chiarire la posizione del professor Cullen … mio fratello James Cullen.>>
Il preside mi chiese prima di chiarire le circostanze in cui avevamo conosciuto Biers, raccontai del nostro primo incontro al locale, puntualizzai che in quell’occasione lui si era presentato solo a Bella e che non avevamo scambiato neanche una parola.
Poi procedetti descrivendo la volta in cui lo incontrai insieme a Bella e James fuori dall’aula e il contenuto della nostra breve conversazione riscosse molto interesse nei docenti, infine riferii in maniera dettagliata tutto ciò che era accaduto durante la lite in caffetteria. Fui preciso e chiesi il permesso di ripetere in maniera testuale tutto ciò che era stato detto durante l’accesa discussione, la mia voce non tradì alcuna emozione.
Ma rimanere lucido e controllato mentre parlavo mi era costata molta fatica e avevo il fiato corto, chiesi di fermarmi, trattenni il fiato un attimo quindi ripresi.
Quando conclusi il mio racconto, alcuni di loro mi domandarono ulteriori precisazioni circa le provocazione e la sequenza delle reazioni. Risposi in maniera esaustiva.
A margine del mio intervento, dissi:
<< Voglio solo aggiungere un particolare, che può rendere più chiara la reazione così aggressiva di mio fratello nei confronti del signor Biers. Mi sto riprendendo lentamente da un’operazione alla colonna vertebrale e sono in cura per una malattia di cui soffro da molto tempo. Credo che James, in quel momento, abbia temuto per la mia salute. Spero siate comprensivi.>>
Mi congedarono, quando fui fuori dalla sala, presi a iperventilare, Bella e James si avvicinarono a me.
<< Datemi un attimo! Fatemi riprendere!>>
James disse:
<< Adesso tornerai immediatamente, non dovevo permetterti di farlo, è stato troppo impegnativo per te! Maledizione!>>
<< No, voglio restare con te per conoscere il responso, Non è niente di grave, solo tensione, ora passa.>>
Aspettammo quasi un’ora, poi vedemmo rientrare sul corridoio Riley, rimase distante, mi strinsi al braccio di Bella, James lo fissò e tornò a guardare la porta, poco dopo si aprì ed entrammo.
James e Biers restarono in piedi dinanzi al Consiglio. Io e Bella ci sedemmo in disparte ad ascoltare.
<< Professor Cullen.>>, iniziò il preside, << quando il professor Morris mi parlò di lei fui colpito dal fervore del mio collega nel descrivere un giovane studioso, sicuramente preparato e professionale. Sembrava parlasse di un figlio e penso che realmente lei sia stato questo per il mio collega.
Ricordo anche come ha sbaragliato la concorrenza durante la prova di ammissione, il suo saggio era davvero interessante e articolato, passionale e denotava una conoscenza approfondita.
Sempre su indicazione e rassicurazione del suo mentore inglese, ho accettato che lei usasse lo pseudonimo, piuttosto che il nome con cui era stato presentato, senza chiederne spiegazioni. 
Ora naturalmente comprendo molto di più e devo dire che suo fratello è stato molto esauriente, incisivo, prima nei confronti dell’episodio specifico, ma anche nel farci comprendere la natura del vostro legame.
Lei è senza dubbio un ottimo docente, presente e sollecito, ha con i suoi studenti quella complicità e quel trasporto di certo dovuti anche alla sua giovane età, che lo rendono una risorsa molto importante della nostra facoltà; certamente però la sua condotta così aggressiva nei confronti del signor Biers non può trovare una giustificazione agli occhi di questo Consiglio. Saremmo, però, iniqui se non considerassimo le circostanze che hanno preceduto questa reazione, quindi abbiamo deciso che lei abbia una sospensione, senza remunerazione. Per la restante parte della sessione, non potrà tenere le lezioni, né presiedere agli esami, potrà seguire solo le tesi che i laureandi hanno iniziato con lei, inoltre non le sarà più consentito di utilizzare lo pseudonimo con cui ha iniziato ad insegnare qui, ma sono sicuro che di questo aspetto lei e la sua famiglia ne siate immensamente felici.
In quanto a lei signor Biers lei ha avuto un comportamento quanto mai deprecabile, ha diffamato una studentessa preparata, si è relazionato con un docente in maniera poco consona alla differenza dei ruoli, ha provocato e aggredito un altro studente. Questo consiglio la espelle dalla nostra facoltà con effetto immediato. 
E in quanto a lei Edward, questo Consiglio le porge le scuse più sincere, perché è stato colpito e offeso da un nostro studente e le augura una pronta guarigione.>>
Guadagnammo l’uscita senza parlare, raggiungemmo il prato dinanzi alla facoltà. Mi lasciai andare per terra, James s’inginocchiò dinanzi a me, lo sguardo lucido, le mani sulle mie gambe:
<< Grazie Edward, sei stato davvero grande, hai salvato la mia carriera. Senza il tuo intervento non credo che me la sarei cavata, grazie infinitamente, grazie.>>
Non risposi, gli poggiai solo la mano sulla spalla:
<< Chiama mamma e poi torniamo a casa.>>
<< James!>>.
Ci voltammo, un uomo di mezza età era fermo alle nostre spalle.
<< Ciao… cosa ci fai qui?>>.
James si avvicinò a lui, Bella mi diede un appoggio e mi alzai in piedi.
<< Il tuo preside mi ha chiamato qualche giorno fa e mi ha raccontato cos’è accaduto, abbiamo parlato, mi ha detto che avrebbe esaminato il tuo caso, che avrebbe ascoltato te e i due studenti coinvolti. Mi sono preoccupato talmente che ho deciso di essere presente, qualora tu avessi bisogno di aiuto.>>
<< E’ andato tutto bene.>>
<< Lo so ero nella saletta attigua all’aula, Philip mi ha concesso di ascoltare. Avrei fatto qualsiasi cosa per aiutarti lo sai, ma ho visto che non ne hai avuto bisogno, tuo… tuo fratello è stato molto incisivo.>>
<< Vorrei presentarti Edward e la sua fidanzata Bella, lui è Albert Morris.>>
<< Professore, piacere mio.>> gli dissi porgendogli la mano.
<< Mi dispiace di essere piombato qui, ma adesso vi lascio, scusami James.>>
<< No professore. >>, dissi, << è veramente un piacere averla a Los Angeles. La prego rimanga.>>
<< Albert scusami un attimo.>>, disse James guardandoci un po’ stupito, << devo chiamare subito mia madre, sarà molto in pensiero.>>
Compose il numero e si allontanò di qualche passo.
<< Dovete scusarmi ancora davvero, sono molto imbarazzato, ma quando ho saputo di questo brutto episodio ho avuto paura che potesse creargli dei guai grossi, che compromettesse la sua carriera. Non  so cosa avrei potuto fare, ma ho ritenuto opportuno venire qui e rendermi utile in qualsiasi maniera.>>
<< Professore sappiamo quanto è affezionato a mio fratello e quanto ha fatto per lui.>>
<< Vi ha raccontato di Londra?>>
<< Sì, professore ed è stato tutt’altro che facile sia per lui che per noi.>>
<< Lui mi ha raccontato di voi, di come l’avete riaccolto in famiglia, di New York. Mi dispiace tanto per lei, so che per la fuga di James la vostra famiglia ha dovuto affrontare un periodo veramente molto difficile. Mi sento colpevole forse anche più di lui, nei vostri confronti, non potrò ma perdonarmi per non aver indotto James a tornare subito da voi. >>
<< Come ha detto subito una donna molto saggia.>>, feci un sorriso e strinsi le spalle alla mia Bella, che restava appoggiata a me, seguendo ogni parola ed espressione di Morris. << Non potevamo perdere ulteriormente tempo provando rancore, dovevamo buttarci questa storia definitivamente alle spalle. James mi è stato vicino dopo la brutta avventura di New York. I miei genitori hanno riavuto un figlio che credevano perduto e mia sorella Rosalie, pur essendo un carattere forte, ha deciso che era giusto provare a riavvicinarci.
Adesso siamo di nuovo una famiglia e come avrà sentito in aula, lui ha agito da fratello maggiore, rischiando di buttare alle ortiche la sua carriera e di essere denunciato per aggressione, ma non ha esitato un secondo a intervenire per difendermi.>>
<< E’ un uomo buono, intelligente, ma tanto malinconico. Non credo che vorrà mai cancellare dalla sua mente il male che vi ha fatto e farà di tutto per poter riparare, almeno in parte, alla sua tragica mancanza.>>
<< Albert vieni.>>, disse James, << ho preso per te una camera in albergo, accompagno Edward e Bella a casa e poi andremo.>>
<< James devi stare con tua madre e tuo padre adesso. Io prenderò un taxi ci vedremo più tardi, se ne avrai tempo e voglia.>>
<< No, Albert, dammi solo il tempo di riaccompagnarli a casa e salutare i miei, vorrei passare la serata con te.>>
Arrivammo dinanzi al cancello di casa, scesi e mi avvicinai a James:
<< Perché non lo inviti ad entrare?>>
<< Mamma e papà non sono pronti per incontrarlo e neanche lui lo è, Edward, anche lui è un uomo fragile e malato, cederebbe di schianto al primo sguardo di biasimo dei nostri genitori.
Non voglio rischiare di causargli dolore e non voglio ferire loro, ma è venuto qui per me, era preoccupato che potessi essere in difficoltà e avessi ancora bisogno di lui. Devo parlargli, passarci del tempo, spiegargli come è cambiata la mia vita, sarà felice per me e potrà tornare sereno a Londra.>>
Entrò rapido in casa, io e Bella ci sedemmo sulla veranda, Albert era restato in auto e guardava verso il mare. Pochi minuti dopo James uscì, ci fece un cenno e si mise alla guida, Albert ci salutò con la mano e velocemente si allontanarono.
Era fuggito via, James aveva protetto il suo mentore da un confronto che forse non aveva neanche più senso che ci fosse. La vita passata di mio fratello adesso doveva rimanere sepolta nella sua memoria e forse anche nella sua coscienza. Se i miei genitori si fossero confrontati con Morris non avrebbero aggiunto niente di buono o di utile per comprendere cosa aveva tenuto il proprio amato figlio lontano da loro e colpevolizzare Morris non gli avrebbe dato indietro nulla.
Seppellire il passato e guardare al futuro, adesso, era il must della famiglia Cullen.
Io l’avevo fatto con Rosalie, con mio padre e mia madre, con le mie scelte poco coerenti; doveva farlo James, ricostruendo poco alla volta una vita che lui stesso aveva mandato al macero; i miei genitori che con il ritorno del “figliol prodigo”, avevano coronato il sogno di tutta una vita.
Guardare al futuro, un futuro migliore e sperare sempre nello sguardo benevolo di Colui che ci aveva messo tutti alla prova, ma che ci aveva dato alla fine più di una chance di successo.
 
 
Mi sembra che sia giusto interrogarsi quanto le scelte della vita pesino su chi ci ama e come è possibile evitare che determino delle sofferenza.
Ma la verità è che non sempre si ha la lucidità o la fermezza nel fare delle scelte consone, giuste, “politically correct”, spesso non si ha scelta e spesso invece si crede di essere in un vicolo cieco che cieco invece non è, la mente gioca brutti scherzi e non ci concede spesso seconde chance.
Bella l’ha avuta con Edward, Edward con i suoi genitori e suo fratello, Rosalie con Edward e con James, la vita con i Cullen, ma saper cogliere la seconda chance è una capacità non da tutti, in una società dove l’egoismo e la prepotenza regna sovrano abbassare lo sguardo e guardarsi dentro è un dono quanto mai raro.
Questo lunedì appena trascorso ha avuto la sua dose di amarezze, ma in fondo domani avrò già dimenticato e diverrò meno filosofica e più pragmatica, caratteristica che una buona madre e una moglie equilibrata è meglio che mantenga.
Buonanotte mie buone amiche e spazio ai vostri commenti, che mi riempiranno come sempre di nuove riflessioni, spesso applicabili alla vita reale o che mi terranno per un po’ sospesa in una vita fantastica.
A lunedì un bacio

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Capitolo 39
*** Il primo compleanno ***






Tratto dal trentottesimo capitolo:

<< Toglimi la curiosità come fai a tenertela?>>.
Mi girai. Era ancora quel ragazzo.
<< Non sei proprio male, ma star dietro  ad una come quella, sexy e pure intelligente, per te dev’essere una gran fatica.>>
Posai il cellulare, istintivamente tirai su la schiena, gli puntai lo sguardo.
<< Sai cosa penso non potrai farcela a lungo, a meno che tu non abbia qualcosa che sia per lei un attrazione irresistibile, ad esempio la confidenza con il professor Long.>>
<< Sei proprio un bastardo!>>, misi le mani sul tavolo e feci forza, mi alzai.
<< Cosa vorresti fare, picchiarmi? Ah! >>.
Si avvicinò a me, il suo viso tanto vicino al mio, il suo sorriso arrogante.
<< Magari se stesse con un vero uomo, capirebbe la differenza, potrei provarci con più insistenza?>>
Cercai di scostarlo da me, ma lui mise le mani sulle mie spalle e mi spinse indietro. Persi l’equilibrio e mi risedetti, mi venne quasi sopra e mi prese per la camicia.
<< Pezzo di m….da.>>, provai a divincolarmi, gli afferrai i polsi.
<< Togli le mani di dosso da mio fratello.>>
James era balzato da dietro le mie spalle, lo aveva preso per la maglietta e sollevato da terra, Riley cedette immediatamente la presa.
Mi aggrappai alla sua giacca gridando:
<< Lascialo James … lascialo.>>
Aveva gli occhi strabuzzati, ma mio fratello non lo mollava.
<< Lascialo ti ho detto.>>, gli gridai.
Alcuni studenti si stavano avvicinando allora liberò la presa.
Riley a quel punto sferrò a James un pugno in bocca.
<< No!>>, gridai.
Si passò il dito sulle labbra.
<< Sei veramente poca cosa.>>, disse James.

 

 

 

Capitolo 39

 

Il primo compleanno

 
BELLA
 
<< Bella tesoro come stai?>>, la voce squillante di Rose al telefono, mi fece sobbalzare.
<< Ciao Rosalie sei a Miami?>>.
<< Sì ma tra qualche giorno verrò da voi. Bella il ventuno è il compleanno di Edward, bisogna festeggiare, pensavo a una festa a sorpresa.>>
<< Aspetta, non sono poi così sicura che abbia voglia di stare nella confusione, considera che fa  terapia anche la domenica, il compleanno sarà lunedì, magari vorrà avere intorno solo famiglia e amici, ma tutto lì.>>
<< Puoi parlargli e tastare il terreno per capire se ci sono margini di manovra, ho avuto una splendida idea, ma non vorrei fargli sapere nulla.>>
<< Lo farò certamente ma la tua mente perversa cosa avrebbe partorito stavolta?>>
<< Noleggiare una barca a vela.>>
<< Cosa? Una barca a vela! Ma sei matta … Edward su una barca, pensi che possa trovarsi a suo agio?>>.
<< Bella ci sono barche stabili come appartamenti, non penso di prendere un tender, intendo una barca grande e ben accessoriata, raggiungeremmo Santa Barbara in auto e da lì partiremmo, gita alle Channel Islands, quindi proseguiremmo verso sud, fino ad arrivare a San Diego, poi potrete decidere se tornare con noi fino a Santa Monica o se Edward fosse stanco, tu e lui tornereste in auto e noi riporteremmo la barca.>>
L’ascoltavo a metà strada tra lo sconvolto e il confuso, non sapevo cosa rispondere.
<< Rosalie non so proprio. Quanto ti serve di preavviso per organizzare tutto questo?>>
<< Che domanda sciocca, quando si tratta di Edward il preavviso è superfluo. Certo avrei qualche difficoltà se lo sapessi con solo un giorno di margine, ma potrei anche farcela. Bella vedi tu. Comunque se capisci che sarebbe un disastro, organizzeremo una cosa tranquilla in casa.>>
<< D’accordo stasera gli parlerò e spero di farti sapere qualcosa domani, ne hai parlato con James? >>
<< Lo chiamerò adesso.>>
Sentii l’auto, gli andai incontro. Venne verso me lentamente, con le stampelle. Era di umore tetro, guardai James che parlava al cellulare, mi fece segno inequivocabile con la mano.
<< Ciao.>>, dissi sorridendo.
Si allungò verso di me, ma non rispose, lo baciai. Non provai nemmeno a dargli la spalla, mi limitai a seguirlo dentro casa.
Andò al frigo e prese del succo, mi sedetti sullo sgabello aspettando.
<< Vorrei dirti che sto bene, ma mentirei.>>, disse con tono basso.
<< Lo vedo, andiamo al cottage?>>.
Fece segno di sì e uscì, incrociammo James, era ancora al telefono, mi poggiò la mano sulla spalla e si allontanò.
Misi in azione l’idromassaggio, si spogliò, mi tolsi i vestiti anch’io e indossai un costume. Si lasciò scivolare in acqua e si distese sul lettino sommerso, a quel punto mi misi accanto a lui, mi cinse, mentre io gli carezzavo il petto; dopo una decina di minuti, alzai lo sguardo, mi fissava, sulle labbra un mezzo sorriso:
<< Grazie per aver rispettato il mio silenzio, adesso sono un po’ più trattabile.>>, rise.
<< Bene allora non rischio nulla a parlarti?>>, risi anch’io.
<< Sai che mi sciolgo con tempi record, quando sono con te.>>
<< Vorrei affrontare un argomento.>>
<< Sìì … >>
<< Io non so cosa facevi prima di stare con me, io ad esempio non lo festeggio.>>
Mi guardò con aria interessata e disse:
<< Stiamo trattando argomento compleanno? E allora?>>.
<< Non so quali mega party, super feste, baldorie sfrenate riuscivano a organizzare i tuoi amici.>>
<< La tendenza era senza dubbio quella di divertirsi anche in maniera frenata.>>
<< OK, allora posso organizzare il tuo primo compleanno con me.>>, dissi languidamente.
<< Io e te da soli? Cenetta romantica? Lume di candela e … spazio all’immaginazione?>>.
<< Questo puoi averlo in qualsiasi momento, quando ne hai desiderio, anche subito no? >>, scoppiai a ridere, << il compleanno è un’altra cosa, non vorrei che le malelingue di Emmett e company sostenessero che non si festeggia più, perché sono arrivata io, quindi ho l’autorizzazione di organizzare qualcosa, senza metterti al corrente dei particolari?>>.
<< Direi di sì, in fondo ho superato qualcosa di un tantino più difficile di una festa a sorpresa.>>
<< Bene.>>
<< E adesso fammi riconciliare ancor di più con il mondo.>>
<< Ogni tuo desiderio è un ordine Edward Cullen.>>
Gli tolsi il costume e sfilai via il mio, lui si sedette sul bordo del lettino, mi misi a cavalcioni e mi strinsi alle sue spalle:
<< Ultimamente prediligi i giochi nell’acqua amore mio?>>.
<< Riesco ad avere meno problemi in acqua, tutto è più facile.>>
Lo guardai perplessa.
<< In acqua mi sento meglio.>>
<< Edward, tu sei sempre lo stesso, niente è cambiato.>>
<< Non dici sul serio vero, prima degli interventi era diverso … io ero diverso.>>
<< Farò finta di non aver sentito ciò che hai appena detto.
Stringimi mio principe e dimmi subito che mi ami, altrimenti non ti perdonerò il tuo solito inutile stupido sfogo, che mi fa sempre stare così male.>>
 
 
EDWARD
 
<< Buon compleanno amore mio! >>
Stropicciai gli occhi.
Avevo dormito bene e profondamente e vederla appena sveglio era sempre un immenso piacere, lei si era accostata, al mio viso, aveva messo le dita tra i capelli e il suo profumo meraviglioso raggiunse il mio viso.
<< Grazie Bella.>>, le sussurrai.
Le sue labbra sulle mie.
<< Dormito bene vero?>>.
 
 
<< Abbastanza. Posso affrontare questa giornata.>>, risi.
<< Allora posso cominciare a prendermi cura di te, con una sostanziosa colazione a letto?>>.
<< Solo se mi farai compagnia.>>
Andai in bagno e rientrai sotto le lenzuola, presi il pc e nell’attesa feci un giro su internet, entrai in Skype e non ci trovai nessuno, cosa assolutamente sospetta, ma sorrisi, sicuramente tutti erano coinvolti in qualche progetto grandioso della mia adorabile compagna.
<< Sei presentabile?>>.
<< Rosalie! >>.
<< Buon compleanno piccolo.>>, mi saltò letteralmente addosso.
<< Grazie bionda. Quando sei arrivata?>>.
<< Un’ora fa, non volevo disturbare il vostro meritato riposo, so che sgobbi come non mai e poi questo tempo nell’attesa che ti svegliassi, è servito per riconciliarmi con il mio aspetto.>>
<< Come se ne avesse bisogno.>>, disse James sulla porta, << buon compleanno Edward.>>
<< Grazie! Mamma … papà entrate anche voi … pensavo di poter fare una colazione romantica e solitaria con la mia donna, ma mi rendo conto che in questa casa non è proprio possibile.>>
<< Insomma Edward! Sei davvero scortese!>>, disse Bella entrando con un vassoio in mano.
Mamma mi diede un bacio e lo stesso fece mio padre.
<< Di la verità tu sapevi che ci sarebbe stato tutto questo affollamento?>>. Chiesi.
<< Ma certo che no.>>, rispose sorridendo.
Mi appoggiò il vassoio sulle gambe e si sedette sul letto accanto a me.
<< Allora vi lasciamo.>>, disse mia madre, << prenditi tutto il tempo che vuoi e goditi questa giornata.>>
<< No! Non puoi. >>, disse Bella. << Facciamo colazione Cullen e poi ci prepariamo e anche in fretta.>>, si scambiò un’occhiata con mia sorella, mentre James scoppiò a ridere.
<< Oh no! Avete preparato insieme questa sorpresa?>>, chiesi sgranando gli occhi.
Rosalie mi diede le spalle e andò verso la porta ridendo.
<< Rosalie rispondimi maledizione! Rosalie!>>.
<< Tortura Bella se vuoi, dalla mia bocca non uscirà una sola parola. Buon compleanno amore!>>
<< Non sognarti nemmeno di farmi un interrogatorio.>> disse lei, << facciamo colazione, doccia e poi dobbiamo uscire.>>
Prese a imboccarmi, con un sorriso sornione sulle labbra.
Quindi entrò in bagno, sentii scorre l’acqua, mi affrettai a raggiungerla, era nuda in mezzo al vapore della doccia, aprii la porta, mi guardò e scosse la testa:
<< Adesso non possiamo, dobbiamo sbrigarci.>>
<< Ma insomma è il mio compleanno, dovrebbe essermi concesso tutto e tu ha il coraggio di negarmi la cosa che desidero di più.>>, entrai nella doccia mi sedetti sul sedile e la presi per i fianchi prima che potesse sfuggirmi.
<< Dai ti prego piccolo accontentami, adesso dobbiamo andare non te ne pentirai.>>
<< Cos’è una battuta? Sono io che devo accontentare te?>>, la feci sedere su di me, la baciai trattenendola, non le diedi tregua, lei si lasciò andare al mio abbraccio, al mio corpo che fremeva per averla, il desiderio era irrefrenabile.
E fu Bella, la mia Bella, la donna che non mi negava mai nulla, che mi rendeva sempre l’uomo più felice e desiderato del mondo.
<< Grazie amore.>> le sussurrai, scostandole i capelli bagnati dalla fronte.
<< Ti prego non devi mai ringraziarmi Edward, è la cosa più bella che mi possa accadere, sei tu il mio amore, ti adoro amore mio buon compleanno.>>, il mio amore si misi le mani tra i capelli e mordicchiandosi il labbro, aggiunse, << adesso ricomincerei e ti costringere a trascorrere l’intero compleanno tra le lenzuola.>>
<< Oh guarda potrebbe essere il mio compleanno ideale.>>
Scappò fuori, io risi.
Trovai posteggiato dinanzi a casa un enorme SUV, sette posti, guardai incuriosito Bella e Rosalie:
<< Perché un’auto a noleggio? E soprattutto perché così grande?>>.
<< Oh principe potrei usare la tua carrozza?>>
Alice sbucò fuori dall’auto.
<< Se è per dare asilo a lei meravigliosa quasi mamma questo e altro, fatti vedere tesoro, come sei bella!>>
<< Ma come fai dire che bella Edward! Sto diventando una mongolfiera, eppure non mangio tanto e sono attenta a fare tutto ciò che mi raccomanda il ginecologo, comprese delle fastidiose e lunghe passeggiate a piedi, ma non riesco proprio a tenere a bada l’aumento di peso.>>
<< Ripeto sei bellissima.>>
<< E tu sei un meraviglioso bugiardo.>>
<< No … no ma è grazioso vedervi scambiare complimenti così melensi da far venire le carie.>>, disse Jasper.
<< Che battuta da Emmett.>>, dissi.
<< Vogliamo muoverci abbiamo un’ora e mezza di strada da fare.>>,  incalzò Rosalie.
<< Almeno posso sapere dove stiamo andando? >>, chiesi.
<< Santa Barbara.>>, rispose James.
<< Dove sono gli altri?>>, chiesi ancora, mentre passavo il braccio sulla spalla di James per salire su quel mostruoso mezzo che avevano noleggiato.
<< Penso che siano già partiti.>>, rispose Rosalie, << loro non hanno perso tutto questo tempo.>>
<< Io ho la prerogativa di essere il festeggiato, non stressarmi!>>
James al volante e Rosalie accanto a lui, Bella era stranamente silenziosa come se fosse preoccupata, io mi lasciai trascinare nell’ascolto delle discussioni deliranti di Alice e Rosalie, perché riuscire ad inserirsi era impossibile, gli argomenti erano quanto mai improponibili.
La mia Bella sorrideva e mi carezzava i capelli, stavo così bene. Ogni tanto arrivavano le telefonate di Emmett o di Mike, alle quali mia sorella rispondeva con mezze frasi.
<< Bella siamo quasi arrivati. >>, disse Rosalie ad un tratto, << puoi procedere come abbiamo stabilito?>>.
Lei abbassò lo sguardo e disse:
<< Amore ricordati sempre che ti amo alla follia, qualsiasi cosa tu potrai pensare di me dopo questo.>>
Tirò fuori un suo foulard, mi fece girare e disse:
<< Devo bendarti fino a che non arriveremo a destinazione,>>,  poi si avvicinò al mio orecchio e sussurrò, << almeno spero che il mio profumo ti stordisca a dovere.>>
<< Rosalie? In che cosa stai coinvolgendo Bella? Pensi che la odierò per quello che tu stai facendole fare?>>.
<< Assolutamente no. Non avrei mai rischiato di rovinare il rapporto d’amore più intenso del secolo e averti depresso in giro per casa a torturare mamma, papà e James.>>
Dopo poco l’auto si fermò:
<< Aspetta tesoro.>>, mi disse Bella.
Sentì scorrere la porta, poi James che mi accompagnava per scendere dall’auto. Inconsciamente avevo iniziato a sudare per la tensione, sentivo il sole sulla testa e una brezza fresca, respirai piano per rilassarmi un po’:
<< Appoggiati a me, ti condurrò a destinazione sano e salvo.>>
<< Ho forse scelta! Rosalie non so come ma ti farò pagare tutta questa suspense.>>
<< Credo che mi ucciderai ma di baci quando vedrai cosa abbiamo messo in piedi per te piccolo. Eccoci arrivati.>>
Sentì Bella avvicinarsi a me e sottovoce disse:
<< Buon compleanno amore mio! >>, e sciolse il foulard.
<< Buon compleanno Cullen>>, sentii gridare, mentre il sole mi abbagliava.
Mi guardai intorno, ero su di un’enorme barca a vela e davanti a me avevo tutti i miei amici che ridevano e gridavano.
 
 
<< Oh Dio non è possibile.>>, fu l’unica cosa che riuscii a dire.
<< Edward, buon ventunesimo compleanno! Questo è il regalo da parte mia, di papà, mamma e James!>>, disse mia sorella mentre mi baciava.
<< Ma cosa ti è venuto in mente di portarmi su una barca!>>, chiesi sbalordito.
<< Tesoro questa barca è stabilissima, sei al sicuro come se fossi dentro ad un edificio.>>
<< Sì … sì … infatti in un locale queste oscillazioni sarebbero normali … va bè che siamo in California … ma …>>
<< Edward.>>, Bella era di fianco a me, mi aveva passato il braccio sul fianco.
Mi guardai intorno imbarazzato, stavano tutti intorno, mi fissavano, aspettando con ansia un responso, feci un sospiro, sorrisi e dissi:
<< Volevate darmi un compleanno indimenticabile … lo sarà! Spero che avrete portato litri di qualsiasi tipo di alcol, ne avrò bisogno per vincere questa paura.>>
<< Forza ragazzi!>>, disse Emmett, << accontentiamo il festeggiato! Primo giro di birra!>>
<< Buon compleanno principe!>>, disse Alice scoccandomi un bacio.
<< Piccola e tu come ti senti a stare su questo coso traballante? Niente nausea?>>
<< Incredibilmente no! Anzi sembra che il cosino qui dentro gradisca molto essere cullato in questo modo.>>.
<< Scusate, un dettaglio così poco importante, chi governa questa barca?>>, chiesi.
<< Piacere Peter sono io il responsabile di questa barca, lei è Kate, il mio secondo.>>
<< E’ un vero piacere conoscervi!>>, dissi, << spero comprendiate che io e il mare non abbiamo proprio un rapporto di confidenza e assecondare mia sorella in questo suo stravagante progetto, mi costa una notevole tensione.>>
<< Stia assolutamente sereno signor Cullen.>>,  rispose Peter, << sua sorella ha organizzato questa gita, ben sapendo che in questi due giorni, ci sarà mare assolutamente calmo.>>
<< Come due giorni!>>, esclamai, << Rosalie ma …>>
<< Per fare tutta la costa fino a San Diego un giorno non poteva bastare.>>
<< Stai giocando con il fuoco, dormire quì sopra … e hai perso di vista totalmente le mie condizioni.>>, dissi serio.
<< Che condizioni! Siamo tutti qui a tua disposizione, smettila di brontolare! Ti stai lamentando senza aver visto la stupenda cabina che è vi è stata riservata sotto coperta, meglio di una suite allo Sheraton. Ragazzo di poca fede! In questi mesi non sono sempre stata molto attenta alle tue esigenze fratellino? Ti ho mai deluso?>>.
I suoi occhi grandi e cerulei fissi su di me, l’abbracciai stretta e piano le dissi:
<< Ti ho mai detto che sei diventata la miglior sorella che si possa desiderare.>>
<< Sono diventata… che cattivo!>>.
<< Ti amo Rosalie. Allora trovatemi un luogo sicuro più che sicuro, così potremo iniziare ennesima follia in cui mi state trascinando.>>
 << Vieni.>>, intervenne Mike, << ti abbiamo preparato postazione protetta e confortevole per prenderti anche un po’ di sole, sei bianco da far paura.>>
La musica cominciò a sentirsi per tutta la barca e appoggiato a Bella raggiunsi la prua, avevano preparato  una pedana coperta da materassini e cuscini sulla quale mi distesi immediatamente.
Mi sentii molto più tranquillo, mi tolsi la maglietta e mi girai verso Bella, aveva un costume color oro microscopico, la guardai interessato:
<< Cosa c’è signor Cullen, altre lamentele da fare?>>
<< Dov’è il costume?>>
<< Spiritosone!>>.
<< L’ho portato dal Brasile.>> disse mia sorella, << le sta d’incanto, solo quando hai un corpicino come il suo puoi permetterselo.>>
<< Magari sarebbe stato meglio se ne avessi portato uno, un po’ più grande.>>
<< Uffa Edward che noia!>>.
<< Rosalie tu non capisci! Faccio un’enorme fatica a …. non metterle le mani addosso.>> scoppiai a ridere. << È bellissima.>>
L’afferrai, la trascinai su di me, la baciai:
<< Felice di favorire la vostra intesa sessuale!>>, disse Rosalie allontanandosi, << dimmi quando vuoi che i ragazzi ti aiutino ad andare sotto coperta.>>
<< Sei veramente irresistibile Swan.>>
<< Avremo tempo. Non siamo neanche partiti e tu pensi di eclissarti, vuoi far scoppiare un finimondo.>>
<< Scollati Bella, lascialo respirare!>>, urlò Emmett, << piuttosto renditi utile, il mio amico ha la pelle delicata, potresti fare ciò che ogni ragazza fa al proprio uomo, cospargerlo di crema solare.>>
Le lanciò una boccetta, che lei prese al volo.
<< Emmett sei veramente un essere abominevole.>>, disse disgustata Bella, mentre io attendevo ridendo una reazione violenta, verso il mio amico.
<< Sai Emmett.>>,  dissi, << sorge un problema, se pensi che già la sola vista di Bella in costume ha effetti devastanti sul mio autocontrollo, immagina cosa potrà accadere dopo che avrò le sue mani su di me.>>
<< Ragazzo è il tuo compleanno! Come sempre tutto ti sarà concesso.>>
<< Che vuol dire come sempre?>>, proruppe Bella.
<< Siamo sempre stati a sua disposizione per qualsiasi suo desiderio, ogni momento dell’anno, immagina cosa non gli abbiamo concesso il giorno del suo compleanno, in questi anni.>>
<< Interessante.>>,  disse lei scostandosi e accendendo uno sguardo sospettoso.
<< Amore mio!>>, dissi addolcendo più possibile il tono, << tutto prima di conoscerti, ricorda prima di conoscerti.>>
<< Certo … certo.>>
Prese la crema e con cura cominciò a cospargerla sulle cicatrici sul torace, mi guardava scrutando ogni mia espressione.
<< Non aver paura, è tutto a posto.>>>
Lei sorrise dolcemente, quindi massaggiò con cura ogni parte del mio torace, quindi mi misi di spalle e la sentii fare con la medesima attenzione lo stesso sulle cicatrici sulla schiena. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare alla morbidezza delle sue mani.
Arrivammo sulle coste di Santa Cruz, la circumnavigammo verso ovest, raggiungemmo una bellissima grotta, una delle grotte più grandi e profonde del mondo, chiamata la “Grotta dipinta”, per via dei muschi e dei licheni che crescevano sulle sue pareti, che la rendevano colorata.
L’ingresso alla grotta era veramente ampio, entrammo con facilità, anche se fu piuttosto inquietante vedere pareti alte cento metri su di noi, davano la spiacevole sensazione di restare incastrati tra quei costoni.
Dopo averla visitata, ci dirigemmo verso Santa Rosa; non ci avrei mai creduto, ma forte dell’impetuoso entusiasmo di tutti e della presenza costante di Bella accanto, mi ero abituato a questa instabilità e stavo anche cominciando a divertirmi parecchio.
<< E’ adesso cosa avete pensato? Free climbing? Immersioni? Trekking?>>, esclamai.
<< Proprio trekking no … ma … >>, disse tentennando Rosalie.
<< Ma dai! Stavo scherzando, ti prego Rosalie cosa avresti pensato?>>
<< Penso che ricordi che la tua donna è appassionata di arte e siti archeologici?>>
Guardai verso Bella.
<< Sapevi che c’è un sito nell’isola di Santa Rosa dove sono stati trovate tracce di un uomo vissuto alla fine del Pleistocene, ossia tredicimila anni fa?>>
<< Devo dire che ti preferisco quando mi fai da consulente d’immagine che come archeologa.>>
<< Davvero divertente, comunque avrei pensato di fare un salto in quel sito.>>
<< No ma tu sei fuori, in un sito archeologico, il sole deve averti dato alla testa.>>
<< Non hai fatto altro che lamentarti e dire che non saresti riuscito a fare questo o quello, ma mi sembra che tutto stia andando benissimo e senza grandi difficoltà.>> disse incrociando le braccia al petto, mettendosi una buffa espressione sul viso.
<< Scusa Rosalie.>>, intervenne Bella, << ma mi sembra veramente troppo, non potremmo proseguire e goderci il paesaggio della costa, so che è meravigliosa.>>
<< Grazie mia saggia compagnia, parla con la tua stramba cognata che ha perso il lume della ragione.>> dissi ridendo.
<< Ok è vero l’isola ha delle insenature da mozzare il fiato, magari potremmo fare un bagno in acque cristalline.>>
<< Oh sì certo altra cosa per me molto semplice da fare. Contaci.>>, dissi.
<< Edward.>>, sbottò.
<< Rosalie.>>, scoppiai ancora a ridere.
Mi diede le spalle e se ne andò stizzita a parlare con Peter. Bella si distese al sole, dopo qualche minuto che la osservavo, con il dito le scostai i capelli dalla fronte:
<< Pensieri?>>, dissi.
<< Perché me lo chiedi?>>
<< Hai un’espressione strana.>>
<< Vorrei solo che facessi solo ciò che ti fa star bene, che non ti sentissi costretto a forzature.>>
<< Riuscirò a tener testa alla bionda, come ai vecchi tempi.>>, risi, << Oh sì! Ti amo e tranquilla, sto alla grande.>>
 
 
BELLA
 
Presi il sole per un bel pò, poi mi volsi a guardare fuoribordo, ci stavamo avvicinando a un’ansa bellissima di Santa Rosa, calarono le vele, Kate ancorò l’imbarcazione, i ragazzi si riunirono a poppa, Edward dormiva, mi alzai piano e li raggiunsi:
<< Che progetti avete?>>, chiesi.
<< Bagno.>>, disse Emmett.
<< Adesso?>>
<< Sì Peter dice che possiamo anche tuffarci.>>, aggiunse Mike.
<< Sveglio Edward e lo avverto.>>
<< No lascialo riposare.>>, disse Jasper, << Alice rimarrà qui, ci penserà lei.>>
I ragazzi cominciarono a salire sul parapetto e uno alla volta si tuffarono, mi legai i capelli e feci per salire anch’io, Rosalie era vicino a me. Le porsi la mano, salì, feci per girarmi, ma misi un piede in fallo e scivolai indietro, udii gridare il mio nome e quindi sentii l’impatto con il mare.
Quando tirai fuori la testa dall’acqua, vidi Jasper e Ben risalire in fretta:
<< Che succede?>>,  gridai.
Ci guardavamo con Emmett e Angela, preoccupata, seguii a ruota i ragazzi.
Non appena misi piede a bordo, li vidi fermi a capannello, corsi verso di loro:
<< Edward.>>, dissi d’istinto.
I ragazzi si aprirono e lo vidi in piedi appoggiato a sua sorella. Era pallido, lo sguardo ancora spaventato.
Gli corsi incontro, gli dissi:
<< Amore mio sto bene! Sto bene!>>
Mi strinsi a lui, sentii le sue braccia sulla schiena:
<< Oh Dio Bella è stato come svegliarsi in un incubo!>>
Jasper e James gli diedero un appoggio, lo accompagnarono all’ombra, mi sedetti accanto a lui.
<< Ho sentito le grida dei ragazzi, mi sono sollevato, ti ho visto salire sul parapetto e quindi cadere … ho sentito come una scossa. Sono scattato in piedi, un passo dopo l’altro, fino al parapetto, ero lì lì per gettarmi, poi ho visto il tuo viso fuori dall’acqua, sono crollato letteralmente a terra con il fiato spezzato. >>
<< Mi dispiace …>>
<< Dai è passato ma ho preso davvero una gran paura.>>
<< Allora potremmo movimentare la giornata con un’altra scarica di adrenalina!>>, urlò Emmett.
Mi prese in braccio e veloce salì sul parapetto e si tuffò, quando tirammo fuori la testa, guardai verso l’alto, le facce dei ragazzi tutte fuori dalla barca e lui a metà tra l’arrabbiato e il divertito.
<< Scusalo Edward è proprio un idiota.>>, gridai, dando una pacca sulla testa di Emmett.
Poi vedendolo sorridere, feci segno agli altri di tuffarsi, non persero tempo e venimmo investiti da migliaia di schizzi.
Dopo aver fatto una bella nuotata, risalii a bordo. Era lì ad attendermi con un asciugamano sulle gambe, me lo porse, mi ci avvolsi, mi fece segno di sedermi:
<< Miss Swan credo di non aver più parole originali, per esprimere quanto io sia contento per quello che sto vivendo, anche i ringraziamenti per questi mesi sono sempre troppo pochi e non comunicano neanche lontanamente l’importanza di ciò che hai fatto per me.
Io dico che sono sulla buona strada per mandare questo disastro della miastenia in remissione e dopo amore mi spenderò goccia per renderti la donna più desiderata, amata e felice di questa terra.>>
Stretta a lui, al culmine della soddisfazione, mi appoggiai piano sulla bocca, gliela disegnai con la  lingua, lui si afferrò ai miei fianchi:
<< La mia musa.>>, mi sussurrò sulle labbra.
Mi baciò, stringendomi al suo petto, in un contatto caldo e forte, poi allontanò un attimo la sua bocca dalla mia, guardò verso l’orizzonte, indicò verso il cielo, mi volsi a guardare, il sole stava tramontando, era rosso, infuocato, fiammeggiava, il suo alone sembrava irradiasse calore sul nostro viso.
Riprese a stringermi, poggiai la testa sulla sua spalla, quindi disse sottovoce:
<< Grazie Dio, grazie per avermi salvato due volte e grazie per avermi dato un dono così grande, la mia Bella … dono che non merito, troppo prezioso per me, ma di cui avrò cura, più della mia stessa vita.>>
A quel punto mi fu impossibile frenare le lacrime, una dietro l’altra iniziarono a rincorrersi sul mio viso e cadevano sul mio petto e sul suo.
<< Oh no amore… non piangere.>>, disse guardandomi e carezzandomi piano.
<< Sono lacrime dolci, non fanno male. Mi sento così fortunata, così felice.>> si riavvicinò alle mie labbra.
<< Ho bisogno di stare con te ora.>>
Mi alzai e andai da James, insieme lo portammo nella nostra cabina, quando arrivò sul letto, si distese esausto:
<< Troppa fatica.>>, dissi dolcemente, mentre mi stendevo accanto a lui.
<< Direi anche troppe emozioni.>>
<< Già … troppe, sarebbe meglio ti riposassi.>>, dissi sorridendo.
<< Non ci penso nemmeno.>>
Gli diedi le spalle, mi sciolse il cordoncino del costume, poi lo sentii tirarsi su, sistemarsi dietro di me, quindi slacciare i due nastrini che tenevano lo slip, chiusi gli occhi e attesi. Mi tolse il costume e con il dito cominciò a disegnare il profilo del mio corpo, quindi le sue mani sul mio seno, carezze lievi, con il dito passava e ripassava sulla mia pelle; continuavo a tenere gli occhi chiusi, mi uscivano sospiri, ansimi dal petto, lui allora mi baciò le spalle.
<< Non muoverti! Ce la faccio da solo, resta come sei e con gli occhi chiusi, sei bellissima.>>
Le sue mani sulla schiena, percorrevano ogni centimetro della pelle, mentre il suo addome poggiato sul mio fondoschiena emanava un calore incredibile:
<< Hai la pelle infuocata Cullen.>>, dissi, << ma non credo sia solo merito mio, il mio uomo pallido ha lasciato che i raggi solari lo accarezzassero un pò troppo.>>
Rise.
Mise le mani sui miei glutei, poi tornò su, mi baciò, una scia con la sua lingua lungo tutta la schiena mi faceva inarcare indietro la testa, mi dava un piacere inarrestabile.
<< Edward.>>
<< Sento cosa provi, ogni tuo movimento, ogni fremito, mi sembra di essere un tutt’uno con te. Che sensazione incredibile.>>
<< Ogni mia più piccola parte è tua, amore mio.>>
Aspettai che proseguisse, mi fece scostare le gambe, si avvicinò più che poté, mi carezzava soltanto morbidamente, sospiravo, respirai a labbra socchiuse, poi riprese a baciarmi la schiena, quindi puntellarsi contro il letto, spingere avanti le gambe, respirare forte:
<< Edward amore …>>
<< Ssh … non dire nulla e soprattutto resta ferma lì. E’ il mio giorno e voglio provare ad avere tutto.
Spinse la gamba sopra il mio fianco e quindi lo sentì sorridere e quindi baciarmi il collo:
<< Miss Swan eccoti servita.>>
<< E’ fantastico.>>
Lo sentivo contrarsi, stringersi a me, ansimare e gemere, mentre si lasciava andare a un piacere assoluto. Le sue mani sui miei seni, i suoi baci sul collo e sull’orecchio:
<< Ti amo Bella da impazzire.>>, sussurrava.
E continuava e continuava, sembrava non fosse stanco, sembrava non avesse ancora abbastanza, che avesse tanto bisogno di prolungare il tempo in cui godersi me, il mio corpo in balia del suo, la nostra profonda intimità ritrovata.
Tremò forte, scosso da brividi prolungati, senza fine, mi girai piano, lui gettò fuori un sospiro, mi avvicinai al suo viso, quegli occhi felici, gli passai le mie braccia intorno ai fianchi, poi dissi:
<< Sai bene che rivivrei in ogni minimo particolare, ogni momento intimo vissuto con te, perché non è mai stato solo sesso, ma un coinvolgimento totale, oggi però hai superato ogni soglia, Edward! E’ stato davvero unico o forse simile a ciò che abbiamo provato all’inizio del rapporto tra di noi, quando ci scoprivamo e provavamo cosa potesse piacerci di più. Sei stato fantastico.>>
Sentimmo bussare, tirai su il lenzuolo:
<< Sono Rosalie posso?>>
<< Entra.>>, disse.
<< Sono sempre io che disturbo, ma la serata preparata per il festeggiato non può iniziare senza … il festeggiato.>>
<< Arriviamo Rosalie, dacci una decina di minuti.>>, rispose.
<< Sbrigatevi, a proposito dentro l’armadio c’è qualcosa per te.>>, disse.
<< Basta regali.>>, esclamò.
<< Quello che sto facendo è business non un regalo. Ogni mio modello che hai indossato tu ha avuto un successo mostruoso di vendite, quello che ti ho preparato per stasera è un po’ fiacco, vediamo se riesci a dargli quel tuo tocco magico per decollare.>>
<< E’ impossibile che una tua creazione sia fiacca. Bugiarda, sparisci prima che alzo il lenzuolo.>>
<< Tanto ti ho già visto nudo. Sei il mio fratellino e poi non puoi avere idea quanti uomini nudi, vedo nei miei back-stage.>>
Chiuse la porta ridendo, gli presi la scatola, tolse l’enorme fiocco e la carta argentata.
<< Altro che fiacco.>>, disse quando vide il contenuto.
Si mise seduto sul bordo del letto, indossò i pantaloni, poi la camicia, mi porse le braccia, gli rivoltai le maniche fino al gomito, poi l’altro, indossò quindi la giacca, passò la mano tra i capelli ribelli, poi gli diedi una boccetta di profumo, quindi mi fermai a guardarlo:
<< Uff! Sei incredibilmente bello, ma del resto il vestito è solo un ultimo tocco per completare un’immagine già perfetta.>>
<< Gli occhi dell’amore.>>
<< No… no costatazione reale, vieni appoggiati che ti faccio  guardare allo specchio.>>
Si mise in piedi, alzò la testa e guardò dinanzi a sé.
La nostra immagine riflessa allo specchio, mi fece sorridere. Da quando stavamo insieme, raramente mi ero vista accanto a lui, tranne in qualche foto:
<< Sei altissimo Cullen.>>, dissi ridendo.
<< Cosa?>>.
<< Sono veramente una nana confronto a te.>>
<< Bella ma di che parli.>>
<< Non avevo mai veramente notato quanto fossi alto. Dovrei cominciare a utilizzare più spesso i tacchi e colmare almeno un po’ questo divario.>>
<< Sei il mio amore meraviglioso e quando ti sto vicino sono così fiero e felice che il resto è solo superfluo.>>
Si chinò verso di me e diede inizio ad un dei suoi baci che mi lasciavano senza fiato, chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare
 
 
Sentimmo bussare con energia.
<< Avanti!>>, disse Edward.
<< Insomma quanto dobbiamo … >>, Rosalie seguita James entrò e si bloccò sulla porta, << ehi tesoro… Wow Edward sei … sei …>>
<< Sì lo so bellissimo, la mia donna ha già espresso questo concetto più di una volta.>>
<< Aspetta vi faccio una foto e la mando a mamma e papà.>>
<< Rosalie … Rosalie ti prego.>>, disse.
<< Considera che siamo stati veramente dei figli degeneri non abbiamo chiamato mamma, non l’abbiamo aggiornata di nulla. Ce la fai a restare in piedi ancora un po’?>>.
<< Certo che ce la farà.>>, dissi risoluta.
Corse su per le scale e tornò dopo un lampo con il suo telefonino e la macchina fotografica di Bella.
<< Solo ancora un attimo di pazienza, fermo così.>>, scattò, << ecco fatto.>>
James si sporse dalla porta e disse:
<< Rosalie vuoi lasciarli in pace, fa con comodo Edward, chiamami appena sei pronto.>>
<< Sì ancora un attimo e verrò su, dì alla ciurma di pazientare ancora un po’.>>
 
 
 
EDWARD
 
Sentimmo ancora rumore per le scale e la porta riaprirsi. Era ancora Rose con il telefono in mano:
<< E’ mamma!>>
<< Edward tesoro.>>
<< Ciao mamma! Come stai?>>.
<< Lo chiedi a me?>>, singhiozzava.
<< Perché piangi?>>.
<< Non riesco a frenare l’emozione… scusami, stai così bene.>>
<< Oh sì e mi sto divertendo un mondo.>>
<< Oh amore mio sono così felice.>>
<< Vedrai mamma andrà sempre meglio, ma adesso smetti di piangere. Ti lascio, a prestissimo, salutami papà.>>
Misi giù e sorrisi:
<< Rose hai  scatenato il pianto di mamma con quella foto.>>
<< Cosa c’è di male, è una madre felice e ha il diritto di esprimerlo come vuole. Sei un vero insensibile. >>, si avvicinò, mi diede un bacio, << Cullen cinque minuti … ti do solo cinque minuti.>>
Presi la mano di Bella, la tirai verso me, mi distesi ancora sul letto e lei mi assecondò mentre la portavo verso il mio petto:
<< In meno di un anno, hai reso felice un’intera famiglia con la tua onda irresistibile.>>
<< Mi dai troppi meriti, tutto questo è stato possibile grazie al tuo sacrificio, alla tua forza d’animo e la tua fermezza, io non ho fatto altro che starti vicino.>>
Giocava con i miei capelli, guardandomi con gli occhi colmi d’amore, le presi il viso, quindi mi avvicinai alle sue labbra:
<< Ti amo Bella.>>, un altro bacio, << ti amo… ti amo!>>
 
Mi ritrovai sul ponte di prua, mi guardai intorno sbalordito, tutto era illuminato da candele colorate, c’erano cuscini per terra, tutto intorno e tavolini bassi in ogni angolo.
<< Signor Cullen ti piace?>>, mi disse Alice, avvinandosi, << è il regalo mio e di Jasper.>>
<< Grazie scricchiolo. Hai sempre avuto un gusto così raffinato.>>
Mi fece strada, mi sedetti sui cuscini.
I ragazzi erano più eccessivi del solito, il solito fiume di allegria che riuscivano a riversarmi addosso. Bella rideva, torturata benevolmente da Mike e Ben, Angela parlava con James.
La mia amica stava dando libero sfogo a una sua esigenza che reprimeva da mesi, conoscere quanto più possibile mio fratello, sapere della sua vita lontano da casa, ma soprattutto assicurarsi che non mi avrebbe fatto soffrire, l’istinto di protezione di Angela nei miei confronti non faceva eccezioni neanche con lui. La cosa non mi offendeva e lo stesso credo valesse per James.
Ad un certo punto sentimmo rumori provenire da fuori bordo Emmett e Mike raggiunsero la poppa della barca, guardammo incuriositi.
<< E adesso Cullen se ti rimane un briciolo di stupore in quel cervello offuscato dall’età e dall’alcol, lo esaurirai con il regalo che abbiamo preparato io, Mike e Jessica.>>
Si tirò da parte ed entrarono un gruppo di artisti da strada, una ragazza con dread lunghissimi iniziò a far roteare delle bolas argentine, mentre un altro lanciava e riprendeva con destrezza alcuni birilli rossi.
Dopo una decina di minuti, accompagnati dai nostri applausi scroscianti, i due lasciarono lo spazio a una bellissima equilibrista con un costume da farfalla color azzurro mare, che volteggiava appoggiata alle braccia del suo compagno, un ragazzo di colore, con un vestito etnico dalle tonalità calde e sgargianti.
Eterea e leggeva si librava nell’aria, mentre lui sfoggiava un sorriso aperto e uno sguardo penetrante ed intenso.
Finito il loro numero, rientrò la ragazza con i dreed, aveva piccoli recipienti simili a lattine, legati a catene, al posto delle bolas, accese il fuoco dentro di essi e al suono delle percussioni, iniziò a farli ruotare accanto al suo corpo, incrociava le braccia dinanzi al suo viso, mentre il fuoco disegnava cerchi nell’aria e l’odore acre di bruciato si diffondeva. Il tintinnio delle catene faceva un certo effetto e le grida dei suoi compagni, creavano una bellissima atmosfera.
 
 
Bella si era distesa sulle mie gambe, gli occhi fissi sull’artista, ogni tanto si lasciava andare ad un tremito, la stringevo più forte, gli passavo la mano sui capelli, si distendeva e sorrideva.
La ragazza terminò il suo numero facendo roteare sopra il capo le catene e girando su se stessa al ritmo incalzante, l’urlo di tutti salì forte al cielo, finchè non si arrestò, in ginocchio mentre le catene terminavano di roteare e lentamente si arrestavano.
Cambio di numero! Due ragazzi rapidi sistemarono un supporto e una tavola di legno, quindi fecero il loro ingresso un ragazzo e una ragazza, lui in mano teneva un gran numero di coltelli.
Bella si sollevò, incuriosita e si appoggiò accanto a me.
La ragazza iniziò tenendo un palloncino in mano che il lanciatore fece scoppiare con un preciso tiro, poi un altro palloncino tenuto con la bocca venne distrutto, la ragazza quindi si appoggiò alla tavola e lui  fissando il bersaglio tirò uno dopo l’altro i pugnali che aveva in mano, disegnando la sagoma della donna sul legno.
 
 
Applaudimmo forte, la ragazza s’inchinò.
Alice e Angela avevano le mani sulla bocca, Bella aveva invece uno strano sguardo.
<< Spaventata?>>, chiesi.
<< Direi più che altro interessata.>>
<< A che cosa?>>.
<< A queste prove che danno emozioni forti. Se volessi farlo, non me lo permetteresti?>>.
<< Bella non sta dicendo sul serio? Certo che non lo permetterei.>>
<< Anche se lo desiderassi tanto?>>.
<< Perché mai vorresti provare quest’esperienza … non capisco.>>, ero diventato serio.
Lei si zittì, la donna, questa volta, prese un grande foglio di carta, si riappoggiò sul legno e coprì il suo corpo con il foglio di carta, il lanciatore si volse verso di noi, ci fece l’occhiolino e prese la mira.
Anche stavolta uno dietro l’altro i colpi raggiunsero la sagoma in legno, provocando degli strappi sulla carta e facendo un rumore sordo. Quand’ebbe esaurito i suoi tiri, la donna uscì strappando via la carta.
Li acclamammo mentre s’inchinavano dinanzi a noi, poi la ragazza salì su alcuni supporti e venne fissata mani e piedi ad una tavola circolare, l’uomo la fece girare sempre più velocemente, quindi si spostò qualche passo e prese ancora una volta la mira, scoccò i suoi pugnali, conficcandosi tutto intorno al corpo che girava vorticosamente.
Applaudimmo ancora più forte, poi lui rivolse lo sguardo verso di noi:
<< Qualcuno vorrebbe provare l’ebbrezza di questo gioco? Il mio tiro sicuro non riesce a convincervi?>>, gridò ridendo.
Bella buttò giù un’altra tequila, si alzò senza dire una parola, io a quel punto preso letteralmente dal panico, le afferrai la mano:
<< Dai lasciami provare Edward.>>
<< Non voglio, ho paura.>>
<< E’ un gioco sicuro.>>
Tenevo convulsamente la sua mano tra le mie, lei si mise a ridere e raggiunse il lanciatore, si misero a conversare un po’.
Scambiai uno sguardo con Rosalie e James, dovevo avere una faccia terribile, Rose mi raggiunse.
<< Cosa le è saltato in mente?>>, esclamai.
<< Sta tranquillo Edward il tizio è bravissimo. Lasciala fare! E’ sempre così controllata e responsabile, stasera è un po’ su di giri.>>
<< Perché nessuno mi prende sul serio. Vorrei ricordarvi che non solo il ritratto della salute, potrei morire d’infarto, a ventun’anni! Swan maledizione vuoi liberarti di me?>>.
<< Chiudi gli occhi Cullen.>>, mi disse ridendo e fece per sistemarsi sulla sagoma di legno.
<< Ti odio! Bella, aspetta Bella! Ti prego aspetta!>>.
<< Cosa?>>.
<< Un bacio, dammi un bacio.>>, la implorai.
<< Oh Dio!>>, si avvicinò di corsa, l’afferrai, si lasciò stringere e baciare, poi tornò verso la sagoma.
Il lanciatore si sistemò ed io appoggiai la schiena indietro stringendo le labbra, Rosalie mi porse la mano, poi mi guardò preoccupata:
<< Edward ti senti bene? Vuoi che la fermi?>>.
<< Sì sto bene e no … non la fermare.>>
Uno dietro l’altro i coltelli si conficcarono a lato del corpo di Bella, stringevo gli occhi ogni volta che sentivo il rumore sordo della lama nel legno, contai otto poi finalmente quella tortura finì, l’artista le prese la mano gliela baciò e la riaccompagnò vicino a me:
<< Eh vai!>>, gridò buttandosi sui cuscini, << è stato incredibile, folle ma super eccitante. Dimmi che non hai chiuso gli occhi.>>
<< Non l’ho fatto, ma se fossi morto di paura, avresti avuto sempre questo peso sulla coscienza ed è già la seconda volta oggi che attenti alla mia vita.>>
<< Stai benissimo, forse un po’ pallido e io mi sono divertita da pazzi.>>
Fu la volta di un giovane altissimo con lunghi capelli neri, stretti in una treccia, aveva una torcia in mano, si sistemò al centro dello spazio riservato allo spettacolo e cominciò a sputare fiamme dalla bocca.
 
 
Fiamme altissime verso il cielo, un’assistente si mise a distanza da lui e gli lanciava in alto foglietti di carta leggera che lui inceneriva con un colpo solo, poi la ragazza distese il braccio in cui teneva un cerchio e lui lo rese infuocato. E poi ancora fiamme sempre più grandi e più alte finche non arrivarono tutti gli altri dinanzi a noi, la ragazza con i dreadruotava anch’essa le sue catene infuocate e  gli altri si animavano intorno a loro, un finale davvero esplosivo!
Sentii intonare “ Tanti auguri a te”, Angela e Ben portavano una torta enorme a forma di Ironman. Scoppiai a ridere.
<< Buon compleanno da parte nostra Edward.>>, disse Ben, << sei davvero un uomo d’acciaio.>>
<< Sei stato davvero fuori dal comune.>>, aggiunse Angela, << non ti sei arreso, nè spaventato davanti a niente, ti vogliamo bene.>>
Presi fiato e soffiai sulle candeline, mentre Mike e Emmett aprivano due bottiglie di champagne.
<< Grazie ragazzi, vi ringrazio tutti e avrei tante cose da dire.
Intanto grazie Rosalie, mi sto divertendo un mondo, è davvero un’esperienza fenomenale. Sei una fuoriclasse … anche un po’ fuori di testa … portarmi in mare è stato un azzardo, ma sei stata fantastica  come sempre e tutto è veramente perfetto.
Il tuo ritorno James non ha bisogno di commenti, è molto importante. In tutti questi anni ti ho sognato e desiderato così tanto e averti qui adesso è davvero una splendida realtà.
E a voi ragazzi cosa posso dirvi che non sappiate già, vi voglio bene, grazie.
Mi sono lasciato per ultimo il ringraziamento per il regalo più grande che io abbia ricevuto in questi mesi, il mio amore, il mio primo e unico amore, Bella grazie per essermi stata accanto e grazie per esserci ora.>>
Si era alzata, l’avevo seguita con lo sguardo, era tornata con un pacchetto in mano.
Si era inginocchiata davanti a me e me lo aveva porto.
Aprii il pacchetto, mi tremavano le mani, tirai fuori un anello, era una fascia d’oro bianco, lo guardai con attenzione, al suo interno scorsi un’incisione: “Ti sposerò amore mio”. Lei lo prese e me lo infilò, mi guardai la mano e quindi posai lo sguardo sul suo viso emozionato, senza pronunciare una sillaba. Lei si lasciò andare, tra le mie braccia. La baciai.




 
 
Continuammo a festeggiare per tutta la notte, ci godemmo l’alba sul mare, poi stravolti dalla fatica e dall’alcol, io e lei rientrammo in cabina:
<< Signor Cullen le è piaciuta la sua fede araba?>>.
<< Come?>>
<< Quest’anello è una fede araba, nel Maghreb la si regala come promessa di matrimonio … penso ti si addica.>>
Mi guardai la mano e risposi:
<< E’ vero, ma ho apprezzato enormemente di più ciò che hai fatto incidere dentro.>>
<< Ti avevo già espresso questo desiderio.>>
<< Sì ma “Verba volant, scipta manent!”, non potrai tirarti più indietro.>>
<< Credi che sia così pazza da lasciarmi scappare un uomo così affascinante, bello intelligente affettuoso e soprattutto che mi ama  così tanto, praticamente perfetto!>>.
Fu impossibile addormentarsi, troppo eccitati, rimanemmo abbracciati a parlare fino all’alba, quindi decidemmo di risalire sopra coperta.
In ogni angolo, c’erano i ragazzi distesi a sonnecchiare, solo Alice e Jasper erano scesi in cabina.
Trovammo sul lettino di prua, James e Rosalie che facevano colazione, parlavano:
<< Dove ci stai portando Rosalie?>>, chiesi.
<< Ciao! Ben svegliato stiamo veleggiando verso San Miguel, andremo a vedere Point Bennett, è un’oasi faunistica molto ricca.>>
Navigammo per qualche ora, su un mare calmo, prendendo il sole e conversando, Rosalie raccontava di alcune feste organizzate per il suo compleanno veramente eccessive. Alcuni aspetti della vita di Rosalie erano sconosciuti per me così come per James, ognuno di noi era voglioso di conoscere tutto quello che si era perso in quegli anni. Bella ascoltava, mentre giocava con i miei capelli, mi carezzava il petto, sfiorava le mie mani, l’anello che mi aveva regalato.
Lentamente gli sconvolti cominciarono a svegliarsi. Stavamo raggiungendo Point Bennett. Tutti raggiungemmo la prua, guardavamo lo spettacolo che ci si apriva dinanzi.
Sulla baia c’erano una moltitudine di elefanti di mare, foche e uccelli di tanti generi, mentre alcuni delfini guizzavano intorno alla barca.
Bella scattava foto su foto, affascinata dagli scenari che si aprivano dinanzi ai nostri occhi. Indicava ora verso la spiaggia, ora verso il mare, mi sporgevo appena dal parapetto a guardare.
 
 
Dopo il giro della baia puntammo a sud verso Santa Barbara.
<< Rosalie posso parlarti.>>, dissi, << ho una richiesta.>>
<< Tutto quello che vuoi.>>
<< Di a Peter che domattina deve puntare verso Santa Monica o verso qualsiasi altro posto dove attraccare, devo tornare a casa.>>
<< Stai male? >>.
<< No, sto benissimo, ma devo tornare, ho troppe cose da fare, soprattutto devo riprendere la riabilitazione.>>
<< Tesoro ma un giorno … >>
<< Adesso ho bisogno di lavorare, ho dei progetti da intraprendere, non voglio darmi tregua.>>, risi.
<< Come vuoi Edward.>>
<< Ehi non rimanerci male.>>
<< Capisco e ti accontento volentieri, ma stasera sei ancora mio ostaggio.>>
<< Non mi sento proprio un ostaggio, mi hai fatto un bellissimo regalo, adoro come mi dedichi il tuo tempo, come mi sei vicina, mi ami e ti prendi cura di me.>>
Si strinse a me, le dissi:
<< Su parla.>>
<< Come?>>, rispose.
<< Lo so che devi chiedermi qualcosa, fallo.>>
<< Verrai a Milano con mamma, papà e James?>>.
<< Oh! A dire il vero non so Rosalie, avevo pensato di organizzare un viaggio per me e Bella, ma da tutt’altra parte.>>
Lessi una punta di delusione nel suo sguardo, ci riflettei su un attimo poi chiese:
<< E’ un viaggio speciale per te vero?>>
<< Sarebbe la prima volta che avrei la mia famiglia, per intero, accanto, avrei James e vorrei anche te, ma se deciderai diversamente capirò, non preoccuparti, tu e Bella avete tutti i diritti di prendervi una lunga pausa.>>
<< Avevo programmato questo viaggio prima che mi dicessi del premio, ma a dir la verità pensavo che sarei stato un po’ meglio, che la miastenia mi desse una maggiore indipendenza, ero convinto che sarei stato più avanti nella riabilitazione, quindi tutto sommato potrei parlare con Bella e forse riconsiderare un po’ questo nostro programma. Dammi un po’ di tempo per rifletterci su, qual è la data della manifestazione?>>.
<< L’ultima settimana di luglio, però, non sentirti obbligato in alcun modo.>>
<< Perché parli di obblighi, può essere solo un piacere.>>
<< Posso aspettare anche tutto il mese, tu potrai vedere come stai e poi decidere. Non credo proprio che avremo problemi ad acquistare due biglietti aerei e prenotare una camera in albergo dove ci troveremo, anche all’ultimo istante.>>
<< Come al solito del resto.>>, risi.
<< Certo tesoro mio, come al solito.>>, mi baciò.
Il giro dell’isola di Santa Barbara ci riservò nuovi spettacoli naturali, l’isola sembrava una landa desolata ma gli animali presenti erano talmente variegati e numerosi da stregarci ancora una volta, gli stormi di uccelli volavano tra gli alberi della nostra barca e branchi di leoni marini, foche ed elefanti marini del nord, sonnecchiavano sulle rocce.
Emmett, Mike, Ben e Jessica, scesero in acqua a fare snorkeling, avevano tentato di convincermi
ad andare con loro, ma non volevo tentare la sorte con qualcosa di molto azzardato.
Bella intenta a fotografare, ogni tanto si volgeva verso di noi e ci fotografava sorridendo.
Il barbecue per cena, magistralmente gestito da Emmett, fu esagerato, connotazione che aveva contraddistinto l’intera organizzazione, Mike e Ben alle chitarre accompagnavano un gruppo di cantanti un po’ alticci in un coro inverosimile.
Era già notte inoltrata quando chiesi a mio fratello e Jasper di accompagnarmi in cabina, Bella era alle prese con un’intensa conversazione con Angela, non volli interromperla.
Giunto sul letto, chiesi a James di restare:
<< Andrai in Italia con mamma e papà, per Rosalie?>>
 
 
<< Sì Eddy perché?>>
<< Lei mi ha invitato, ma avrei voluto portare Bella alle Hawaii quest’estate.>>
<< Fallo.>>
<< Ne avevo tutte le intenzioni ma mi vedi, sono ancora troppo debole e poco autonomo, troppo dipendente dalla persona che mi sta accanto, credi che le Hawaii siano una meta indicata per la mia condizione attuale e poi Rosalie ci vorrebbe tutti accanto a lei.>>
<< Se pensi che sia presto per te è un conto, se vuoi rinunciare per Rosalie non farlo, lei capirà. >>
<< Posso entrare.>>, la testa della mia ragazza fece capolino dalla porta, << vi disturbo?>>.
<< Io torno da Rose, domani sera rientreremo e tornerà a Miami, chissà quando potrà venire di nuovo a Los Angeles, voglio godermela più possibile.>>
 
 
BELLA
 
<< Domani si tornerà a casa. >>, mi disse.
<< E’ successo qualcosa?>>, risposi.
<< No, ma devo riprendere la riabilitazione adesso.>>
<< Mi sembra giusto e poi cos’altro?>>.
<< Perche dovrebbe esserci qualcos’altro?>>.
<< Cullen sputa il rospo!>>.
<< Sarebbe un problema se cambiassimo programma per quest’estate?>>
<< Niente Hawaii?>>.
<< Ecco … >>
<< Ascolta Cullen mi stai proprio deludendo.>>, dissi seria.
<< No amore io… >>.
<< Spero che per scusarti avrai… già preso il mio biglietto aereo per l’Italia.>>, scoppiai a ridere.
Ridevo e cercavo di baciarlo mentre lui si divincolava e mi teneva lontano.
<< Avevi già parlato con Rosalie dì la verità. Comincio a non sopportarvi più, mi scavalcate.>>, incrociò le braccia e mi diede le spalle.
<< Non ho proprio parlato con lei… ho solo tirato ad indovinare, Edward, sei sicuro di aver compiuto ventuno anni, ora come ora sarei orientata a dartene cinque!>>
<< Non mi prendi più sul serio>>.
<< Amore ma pensi che potrei mai arrabbiarmi, se tu decidessi di stare con la tua famiglia e con tua sorella, per assistere a un momento così importante della sua carriera e poi stare con James,  io capisco e sono felice per voi.
Poi diciamoci la verità, non cadrò in depressione se invece di andare alle Hawaii, mi porterai in Italia… in Italia. E’ la mia patria d’origine. Ci sono stata un paio di volte quando ero troppo piccola per ricordarmi bene qualcosa e ho sempre sognato poterci ritornare. E poi andarci con te, sarebbe fantastico, romantico, indimenticabile direi. Quindi bimbo capriccioso vieni qui e togli il broncio subito!>>, si avvicinò. << Ci regaleremo una vacanza fuori dal comune, per la tua famiglia sarà un avvenimento importante e io potrò starti accanto e godermi ogni momento che mi regalerai.>>
<< Che dire.>>
<< Lo so, sono perfetta. Ti leggo nel pensiero, amore mio, niente che ti riguarda può sfuggirmi, sono sempre un passo avanti a te, altrimenti cosa farei a esserti tanto indispensabile?>>.
<< Non sei indispensabile, sei vitale ricordalo… vitale.>>
Sorrise, mi baciò e si risistemò fra le mie braccia, cominciai a baciargli i capelli e poco dopo dormiva avvinto a me.
Al mattino attraccammo direttamente a Santa Monica, Rosalie disse che era soluzione ideale per Edward, mentre sistemavano gli ormeggi sulla banchina, intravedemmo i signori Cullen.
<< Ehi Rosalie guarda la mamma, piange se avermi ancora visto.>>
<< Non prenderla in giro, povera.>>
Ci sbracciavamo tutti a salutarli, arrivarono nei pressi della barca e Kate fissò per bene la passerella al pontile. Precedetti Edward che camminava appoggiato a James, giunse alla fine della passerella, mi passò il braccio al fianco e disse:
<< Mamma ti prego non piangere, penso che dovrei farci l’abitudine a vedermi in piedi, in giro per casa.>>
Passò le braccia sulle spalle dei suoi genitori e li abbracciò.
Quindi salutammo tutti e ci avviammo lentamente verso la macchina.
Durante il breve tragitto verso casa, Edward raccontò questi due giorni straordinari, ricchi di regali e sorprese.
<< Oggi pomeriggio torno all’ospedale, vorrei riprendere la riabilitazione e se è possibile intensificarla.>>
Esme gli prese la mano, guardò l’anello e sorrise, io arrossii, lui disse:
<< A proposito senza offesa al vostro regalo… intendo la barca, la gita, ma ho ricevuto un regalo in po’ più impegnativo. Ho ricevuto una proposta di matrimonio.>>.
<< Oh bene, devo darmi da fare con i preparativi urgenti?>>.
<< Diciamo che non sarà proprio a brevissima scadenza. Preferirei aspettare la mia sposa all’altare sulle mie gambe e senza che niente o nessuno debba sostenermi.>>
<< Mi sembra giusto.>>, disse Carlisle.
Avevo il viso in fiamme. Mi baciò ridendo, sua madre allora allungò la mano verso di me e aggiunse:
<< Nel vederlo in piedi, avevo già avuto il mio regalo, ma sapere che vuoi sposarlo, ha reso questa giornata perfetta.>>
Lo accompagnai all’ospedale, restai con lui per una parte della seduta, poi aspettai con pazienza fuori.
Il sole stava quasi tramontando quando né uscì un po’ stravolto, lo riportai in fretta in casa.
Cenammo velocemente e andammo a riposare, non prima di aver strappato a sua sorella la promessa di restare a Los Angeles ancora un altro giorno, un altro regalo per lui, ma soprattutto per James.
 
<< Bionda vuoi venire in spiaggia?>>, chiese a sua sorella.
<< Sei sicuro di essere tu Edward? Un’entità aliena deve essersi impossessata del tuo corpo, Bella tu lo riconosci?>> rispose.
<< Hai poco da prendere in giro, tutta la mia vita è cambiata. Voglio fare tutto ciò che non ho fatto fin’ora, non ho bisogno di scuse e poi dovresti sapere che lei ama il mare.>>, disse ridendo mentre mi stringeva i fianchi.
 
 
<< Certo non hai bisogno di scuse piccolo Direi che posso godermi ancora un giorno di relax prima di rientrare nel vortice… chiamo James e arriviamo>>.
<< Vedi come quei due sono riusciti a ricrearsi in un niente un rapporto così stretto e intimo? Ne sono quasi geloso.>>, mi disse sorridendo.
<< Dove andiamo?>>, chiese James, mentre si metteva al volante.
<< I ragazzi hanno scelto una spiaggia attrezzata e defilata, gli ho detto che le cose sono cambiate e dopo tutto quello che ho passato, non subisco più tutti questi condizionamenti, ma sai come sono iperprotettivi.>>
Sorrisi abbassando la testa:
<< Non ridere.>>, disse al mio orecchio, << è così. Niente mi può mettere in imbarazzo orami, nè il mio aspetto, le mie cicatrici, il fatto che utilizzo ancora le stampelle. Adesso vivo di certezze, la certezza di essere amato, quella di vivere una vita degna di essere chiamata così e quella che mi alzerò, camminerò, viaggerò, frequenterò amici e università, mi sposerò e potrò veder nascere e crescere i miei figli accanto alla mia compagna.
Adesso mi voglio bene, non mi sento più un mezzo uomo, anzi a dire il vero comincio a credere davvero di essere quasi un Ironman.>>
 
<< Andiamo in acqua.>>, gridò a Emmett.
<< Ehi Cullen di che ti sei fatto prima di uscire da casa!>>.
<< Perché?>>.
<< Non eri quello che dicevi, che fare il bagno era un’impresa titanica,  “Mi fate fare sempre cose fuori dalla mia portata” e cavolate di questo genere.>>.
<< Non posso avere la prerogativa di cambiare opinione in un tempo anche ragionevolmente lungo?>>.
<< Perché ci stressi e poi ti convinci, evita allora di allungare sempre la solfa del “Sono un peso per tutti!”, saranno dieci anni che ti sopportiamo … basta!>>.
<< Emmett sei ufficialmente il solito idiota!>>, e gli tirò un telo addosso.
<< Lascialo perdere Edward, non lo vedi che è in preda ad un’isteria da vecchia zitella!>>, aggiunse Mike.
<< Che gli è accaduto?>>, chiesi, mentre si allontanava.
<< Prima del viaggio in barca, la donna del mese lo ha lasciato, mentre era nel vortice della festa non si lasciava andare alla depressione, ma ora è pesante come non mai.>>
<< E lui che faceva tanto il gradasso adesso entra in crisi perché una donna lo molla?>>, dissi.
<< Chi si azzarda ad affrontare quest’argomento con quella massa di muscoli senza controllo!>>, disse Mike. << Lo lasciamo sbollire qualche giorno e poi proveremo a capire se possiamo fare qualcosa per lui!>>.
<< Povero cucciolone!>>
<< Cucciolone un corno ci sta facendo ammattire! Peggio di Edward quando tu non gli davi corda!>>.
<< Voleste smettere di rivangare sempre quel mio periodo ridicolo, se avete dato una chance a me, che avevo avuto un comportamento idiota con Edward, potreste darla anche a lui, in fondo c’è sempre spazio per un cambiamento radicale.>>,  Edward mi prese per le spalle e mi spinse sulla sabbia e mi baciò, lasciandomi completamente senza fiato, poi mi alzai e gli porsi le mani, si alzò in piedi, lo seguì e abbracciati raggiungemmo gli altri.
 
 
Carissime
Scusate tanto per il ritardo, ma ieri è stato un giorno delirante… veramente eccessivo.
Grazie dei messaggi arrivati mi hanno fatto tantissimo piacere… mi hanno fatto sentire desiderata ed apprezzata. Grazie di cuore.
Un gran bel compleanno, il primo insieme, un desiderio della famiglia di dare ad Edward un compleanno da ricordare, è coinciso con la tanto attesa risposta alla proposta di matrimonio fatta da Edward a Bella.
Una fede araba la conoscete io da buona siciliana con chiare origini arabe ne ho una anche se non mi è stata regalata da un promesso sposo (visto che sono già sposata)….è molto bella.
Mi piace tanto l’ambientazione sulla barca, il meraviglioso modo di ritrovarsi, di parlarsi, di ancora una volta rassicurarsi vicendevolmente, che la loro vita dev’essere felice, dev’essere più piena e più completa.
La famiglia è diventata per Edward un punto di riferimento, il ricongiungimento con loro è il traguardo che sente come raggiunto ma che devi continuare a rinforzare, avendo sempre accanto sua sorella e suo fratello e partecipando come mai aveva fatto ad ogni evento pregnante della loro vita.
Bella è sempre lì, vicino, presente, pronta ad assecondarlo, ad accontentarlo a renderlo felice essendo essa stessa felice. Un’anima e un corpo, una mente e un cuore, l’unità nella coppia.
Grazie ancora a tutte voi che leggete sempre, che recensite, mi rendete veramente fiera della storia che ho avuto il coraggio di mostrare ad un piccolo mondo esterno al mio, mi sta dando anche l’impagabile soddisfazione di conoscere sia pure via web delle bellissime ed interessantissime persone. 
Un bacio enorme alla cara Lalayasha per il suo disegno e per il bellissimo banner e per la sua amicizia. 
Un pensiero e un sorriso dolce per Lilla thea.
Ehi Erika  io aspetto con lo scudo a proteggermi (eh eh eh) le tue considerazioni.....
A presto un bacio enorme.
Cloe J
 

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Capitolo 40
*** Vieni come me ***





Tratto dal trentanovesimo capitolo:

<< Spaventata?>>, chiesi.
<< Direi più che altro interessata.>>
<< A che cosa?>>.
<< A queste prove che danno emozioni forti. Se volessi farlo, non me lo permetteresti?>>.
<< Bella non sta dicendo sul serio? Certo che non lo permetterei.>>
<< Anche se lo desiderassi tanto?>>.
<< Perché mai vorresti provare quest’esperienza … non capisco.>>, ero diventato serio.
Lei si zittì, la donna, questa volta, prese un grande foglio di carta, si riappoggiò sul legno e coprì il suo corpo con il foglio di carta, il lanciatore si volse verso di noi, ci fece l’occhiolino e prese la mira.
Anche stavolta uno dietro l’altro i colpi raggiunsero la sagoma in legno, provocando degli strappi sulla carta e facendo un rumore sordo. Quand’ebbe esaurito i suoi tiri, la donna uscì strappando via la carta.
Li acclamammo mentre s’inchinavano dinanzi a noi, poi la ragazza salì su alcuni supporti e venne fissata mani e piedi ad una tavola circolare, l’uomo la fece girare sempre più velocemente, quindi si spostò qualche passo e prese ancora una volta la mira, scoccò i suoi pugnali, conficcandosi tutto intorno al corpo che girava vorticosamente.
Applaudimmo ancora più forte, poi lui rivolse lo sguardo verso di noi:
<< Qualcuno vorrebbe provare l’ebbrezza di questo gioco? Il mio tiro sicuro non riesce a convincervi?>>, gridò ridendo.
Bella buttò giù un’altra tequila, si alzò senza dire una parola, io a quel punto preso letteralmente dal panico, le afferrai la mano:
<< Dai lasciami provare Edward.>>
<< Non voglio, ho paura.>>
<< E’ un gioco sicuro.>>
Tenevo convulsamente la sua mano tra le mie, lei si mise a ridere e raggiunse il lanciatore, si misero a conversare un po’.
Scambiai uno sguardo con Rosalie e James, dovevo avere una faccia terribile, Rose mi raggiunse.
<< Cosa le è saltato in mente?>>, esclamai.
<< Sta tranquillo Edward il tizio è bravissimo. Lasciala fare! E’ sempre così controllata e responsabile, stasera è un po’ su di giri.>>
<< Perché nessuno mi prende sul serio. Vorrei ricordarvi che non solo il ritratto della salute, potrei morire d’infarto, a ventun’anni! Swan maledizione vuoi liberarti di me?>>.
<< Chiudi gli occhi Cullen.>>, mi disse ridendo e fece per sistemarsi sulla sagoma di legno.
<< Ti odio! Bella, aspetta Bella! Ti prego aspetta!>>.
<< Cosa?>>.
<< Un bacio, dammi un bacio.>>, la implorai.
<< Oh Dio!>>, si avvicinò di corsa, l’afferrai, si lasciò stringere e baciare, poi tornò verso la sagoma.
Il lanciatore si sistemò ed io appoggiai la schiena indietro stringendo le labbra, Rosalie mi porse la mano, poi mi guardò preoccupata:
<< Edward ti senti bene? Vuoi che la fermi?>>.
<< Sì sto bene e no … non la fermare.>>
Uno dietro l’altro i coltelli si conficcarono a lato del corpo di Bella, stringevo gli occhi ogni volta che sentivo il rumore sordo della lama nel legno, contai otto poi finalmente quella tortura finì, l’artista le prese la mano gliela baciò e la riaccompagnò vicino a me:
<< Eh vai!>>, gridò buttandosi sui cuscini, << è stato incredibile, folle ma super eccitante. Dimmi che non hai chiuso gli occhi.>>
<< Non l’ho fatto, ma se fossi morto di paura, avresti avuto sempre questo peso sulla coscienza ed è già la seconda volta oggi che attenti alla mia vita.>>
<< Stai benissimo, forse un po’ pallido e io mi sono divertita da pazzi.>>


C
apitolo 40
 
Vieni con me
 
 
EDWARD
 
I giorni passavano ed io mi sentivo sempre meglio.
I benefici dell’intervento cominciavano a farsi sentire, i farmaci erano più efficaci e il mese di lavoro in palestra e di terapie riabilitative contribuivano a rendere le mie mie gambe sempre più reattive e i muscoli della schiena più tonici.
Mi reggevo in piedi con più sicurezza, camminavo e mi affaticavo meno, stavo programmando di prendere la patente e vivevo questo periodo di vacanza con spensieratezza.
 
<< Ecco fatto!>>, dissi ad alta voce.
<< Fatto cosa?>>.
La sua voce improvvisa mi fece sobbalzare, chiusi in fretta il sito che avevo dinanzi e risposi:
<< Niente che ti possa interessare.>>
<< Cullen cosa stai tramando?>>.
<< Tramando? Senti chi parla, ti fai trascinare da Rosalie nelle organizzazioni di eventi più che improbabili, tenendomi all’oscuro di tutto e adesso dai a me del cospiratore.>>, sorrisi.
<< Hai la tua faccia monella, quella che sfoderi nelle occasioni particolari, come quando hai coinvolto tua madre nell’acquisto del mio anello di fidanzamento o quando hai organizzato New Orleans.>>
<< Ah bene hai citato due splendide circostanze allora.>>
<< Andiamo ancora in Italia? O hai cambiato programma Bali? L’Australia? L’Alaska forse?>>
<< No… no carina… la meta è sempre la stessa… sto soltanto tentando di arricchire l’offerta:>>
<< Di cos’altro potrei aver bisogno oltre te e un letto in un albergo in centro a Milano.>>
<< Scherzi quando ci ricapita di andare in Italia, non ho intenzione di restare chiuso in una camera d’albergo per una settimana, almeno non sempre nella stessa camera.>>
<< Cos’hai in mente?>>
<< Non ho intenzione di renderti partecipe di niente, quindi adesso visto che siamo soli, impieghiamo meglio il nostro tempo.>>
Mi alzai, chiusi a chiave la porta, tornai da lei, la presi per i fianchi e l’adagiai sul letto.
<< Mi desideri futura signora Cullen.>>
<< Uff! Che effetto che mi fa sentirlo dire.>>
<< Ti da paura o gioia? Non ci avrai già ripensato?>>.
<< Assolutamente no… anzi dover aspettare più di tre anni per poterlo diventare, un po’ mi scoccia.>>
<< Davvero non vorresti attendere?>>
<< E’ un po’ che ci penso ma no, adesso mi sembra veramente troppo tempo. Certo mi rendo conto che è giusto finire l’università prima e trovare un modo per renderci economicamente indipendenti, ma negli ultimi tempi conciliare la mia voglia di essere legata a te per sempre con progetti così a lungo termine, non è semplice.>>
<< Amore mio non puoi credere quanto mi emozioni sapere che sei così impaziente di diventare mia moglie, è lo stesso anche per me. Anch’io credo che l’università e il lavoro siano importanti, ma ti sposerò solo quando riuscirò a essere quasi del tutto guarito, quando sarò indipendente e non dovrai preoccuparti di dovermi assistere o aiutare per svolgere normalissime attività.>>
<< Edward non…>>
<< Bella non dobbiamo neanche iniziarla questa discussione, sai come la penso.
Per il momento mi sembra che vada benissimo convivere qui in casa dei miei, comunque se alla fine di quest’estate di lavoro riabilitativo e di cure, sarò in condizioni migliori e sempreché tu lo vorrai, vorrei prendere un appartamento per noi, ma se per qualsiasi motivo dovessi essere un peso per te in casa, oppure togliere tempo prezioso al tuo studio, con le mie esigenze, ti lascerò scegliere se restare qui con me e andare a vivere da sola.>>
<< Hai la minima idea di quanto mi fa male il tuo porre queste condizioni alla nostra convivenza… condizioni legate a piccole difficoltà che ancora hai, ma che sono davvero veramente delle cose da nulla e poi non posso credere che rimanderesti il nostro matrimonio se la tua guarigione non fosse completa. I tempi di remissione della miastenia dati dai medici sono stati da tre a sei anni, pensi allora sia giusto attendere tanto?>>
Si era scostata da me e si era lasciata sfuggire una lacrima che aveva asciugato in fretta.
<< Non volevo intristirti amore… ma non posso tacere ciò che penso e tu lo che l’ho sempre pensato. Io devo poter programmare il meglio per noi, ma che sia il meglio anche per te.>>
<< Io voglio continuare a vivere con te, punto e poi voglio sposarti al più presto.
Niente è più importante di questo. Non ci sono altre opzioni per me e dev’essere la stessa cosa anche per te Edward, il mio e il tuo desiderio devono coincidere.
Non riuscirei neanche a pensarmi da sola in un appartamento, non potrei concepire le mie giornate e le mie notti senza te al mio fianco, perché la mia vita è piena perché ci sei tu.
Non deludermi Edward con le tue ingiustificate paure, parlando così svilisci l’importanza del nostro stare insieme, del nostro completarci.>>
Feci per parlare ancora ma lei mi baciò, due… tre volte, la guardai sorridendo, le sussurrai:
<< Ti amo.>>
Iniziò a spogliarmi e tra le lenzuola profumate, lasciai uscire ogni pensiero che lei considerava molesto, che le aveva fatto credere anche per un solo istante che non volessi dividere la mia vita con lei. La mia insicurezza cronica aveva rischiato di ferirla ancora.
Sentirmi ancora una volta racchiuse tra le sue dolci braccia, con le sue labbra, bramose e calde, sciolse gli ultimi residui di tensione.
Mormorai al suo orecchio:
<< Dolce amore mio, sono come al solito uno stupido folle, non potrei fare a meno di te…non potrei.>>
 
Una settimana prima della nostra partenza, Norton mi fece un ciclo di immunoglobuline, mi raccomandò di essere attento, di tenermi in contatto, dandomi anche il nome di un neurologo amico suo a cui rivolgermi per qualsiasi evenienza.
E così mi lanciai nell’ennesima strana, bella esperienza nella quale mi stava trascinando quella matta di Rosalie, che si dimostrava più su di giri per la presenza di tutti noi con lei che per la nomination avuta per il premio.
All’arrivo a Milano trovammo una grossa auto con l’autista ad attenderci che ci accompagnò di filato in un grande albergo in centro e ci ritrovammo in una camera di gran lusso con uno splendido panorama.
Eravamo eccitati come ragazzini, dopo New York, New Orleans e la vacanza in barca, questo viaggio aveva per me una connotazione un po’ diversa.
Leggevo chiaramente negli occhi della mia compagna la soddisfazione per essere in un posto che desiderava visitare forse da sempre e per essere con me in questo viaggio così particolare.
Mi sentivo alla grande!
Dopo esserci rinfrescati e cambiati raggiungemmo la location della sfilata, la Galleria Vittorio Emanuele II,  nei pressi di Piazza Duomo.
 
 
La galleria era tutta transennata, gli ultimi allestimenti stavano per essere terminati e quando mi ritrovai il solito energumeno della security dinanzi al varco al back-stage, ricordai la situazione vissuta a Long Beach, che diede inizio al nuovo rapporto con Rosalie, chiamai al cellulare James, che ci raggiunse con i pass per entrare.
<< Preparatevi, Rosalie ne vorrebbe combinare una delle sue.>>
<< Che intendi?>>, gli risposi allarmato.
<< Ah guarda, mi ha minacciato di morte se vi accenno qualcosa, venite, ci sono anche mamma e papà.>>
Mi venne incontro bella come sempre, le braccia aperte e un sorriso smagliante:
<< Finalmente siete arrivati, non resistevo più nell’attesa venite… il viaggio tutto bene? Come avete trovato la camera? E Milano? >>.
<< Frena la raffica di domande e sediamoci.>>, le dissi prendendola sottobraccio, << voglio sapere subito cosa stai tramando o non riuscirò a godermi proprio nulla di questo viaggio.>>
<< James sei assurdo, lo hai già messo sulla difensiva. Potevi aspettare che ci parlassi io.>>
<< Non ho proprio detto nulla.>>
<< Balle! Sentilo è già pronto con la tiritera “Pensi di farmi fare delle cose impossibili, difficili e bla bla bla”>>
<< Rosalie Cullen! Stai prendendo tempo, parla.>>, dissi.
<< Ho avuto un’ideuzza per la mia ultima uscita.>>
<< Un’ideuzza… sarebbe meglio dire una follia.>>, ribatté James.
I miei genitori ridevano complici, mentre Rosalie dava una pacca sulla spalla a James:
<< James ti prego così non mi aiuti. Volevo chiedervi se sareste disposti a uscire con me e James, con due modelli di punta. Ecco l’ho detto.>>, si passò le mani sulla fronte.
<< Ma non se ne parla nemmeno! Sei davvero pazza! Io sfilare nell’evento più importante della tua carriera, vuoi rovinarti?>>.
<< Edward, perché? Hai visto: la passerella è lineare, niente gradini e non è molto lunga, io dico che puoi farcela. Riflettici prima di rifiutare, è la cosa che desidero di più, voglio poter mostrare al mondo i miei splendidi fratelli e mia cognata con i modelli di punta della mia collezione, qui in quest’evento. Voglio godermi la felicità di avere la mia famiglia, riunita accanto a me e voglio che tutti sappiano quanto sono orgogliosa di essere una Cullen.
Tesoro ti prego pensaci su, parlane con Bella. La vostra vacanza non verrebbe rovinata, dovreste venire a fare un prova venerdì, ma in linea di massima mi farebbe piacere che fosse una cosa quasi estemporanea. L'ho pensata quasi come una passeggiata, tutti e quattro insieme, mano nella mano, niente di strutturato o impostato.>>
<< Ma io cosa c’entro? Potresti lasciarmi fuori da questa prova?>>, intervenne Bella.
<< Tesoro tu sei importante per me, per la mia famiglia, per Edward: ti voglio accanto. Tutto questo è anche merito tuo, anzi direi che è principalmente merito tuo.>>, era arrossita nel sentirlo.
<< Edward se ti senti di farlo.>>, disse Bella, << se ti senti abbastanza forte e sicuro, io sarò accanto a te.>>
Guardai Rose che si teneva stretta a James, i miei genitori così sorridenti, guardai verso la passerella, scrutai le interminabili file di sedie e immaginai il numeroso pubblico, le luci, il caos, tutti quegli occhi su di me. Rabbrividii, Bella mise la mano sulla mia schiena, mi guardò con gli occhi dolci:
<< Lo sai bene che non sei mai obbligato a fare scelte che ti danno disagio, tu hai sempre una giustificazione, quindi decidi senza pressioni.>>
Guardai ancora verso mia sorella e dissi:
<< E sia Rosalie. Sei riuscita anche stavolta a farmi gettare a capofitto in una follia.>>
<< Sì! … Sì!>>, cominciò a urlare, attirando l’attenzione di tutti, poi mi abbracciò, stringendomi forte. << Grazie mio piccolo! Grazie anche a te Bella! Sono felice! Felice! Devo andare predisporre gli abiti, dedicatemi solo dieci minuti stasera in albergo, prima di cena, ve li farò indossare e poi vi prometto che chiederò il vostro tempo solo venerdì.>>
Mi stampò un bacio sulle labbra, lo stesso fece con James, abbracciò Bella e corse via.
<< Andiamo Swan, se non fosse ancora presto mi farei un aperitivo molto forte, ma forse una bella passeggiata in Piazza Duomo può essere tranquillizzante. A dopo famiglia.>>
Rose fu di parola: provammo gli abiti, inutile dire che erano bellissimi e necessitavano solo di qualche ritocco, poi a cena in un bellissimo ristorante in centro, nell’allegria incontenibile di mia sorella e la felicità palpabile dei miei genitori.
Rientrati in albergo tra gli effetti del jet-leg e Rosalie, riuscimmo appena a scambiarci un bacio della buonanotte e ci addormentammo abbracciati stretti, felici.
 
<< Dove mi stai portando Edward e perché hai preparato questo trolley? Cullen, rispondimi stai diventando peggio di Rosalie ed è quanto dire!>>
<< Ma non puoi seguirmi buona buona e lasciarti andare ad una sorpresa? >>
<< Oh sì, certo mio signore, posso.>>, mi afferrò e mi ributtò sul letto e prese a baciarmi.
<< Ecco questo è sicuramente molto piacevole, ti desidero come sempre, ma se cedo adesso perderemo il treno, stasera prometto che mi prenderò cura di ogni centimetro del tuo corpo, sotto un cielo stellato da favola.>>
Taxi, quindi stazione, posto in prima classe nella prestigiosa “Freccia Rossa”, colazione all’italiana. Volevo si sentisse colmata di attenzioni, coccolata come non mai. Da adesso in poi sarei stato io a curarmi di lei.
<< Firenze … oh Edward! Meraviglioso.>>
<< Andremo subito in centro, al Battistero, in Piazza della Signoria, Ponte Vecchio, Fortezza da Basso poi ho chiesto a Renèe dove viveva, mi ha dato l’indirizzo, voglio portarti lì.>>
Le presi il mento e sotto lo sguardo incuriosito degli altri viaggiatori, cominciai a baciarla.
<< E stasera camera con vista sull’Arno e sul Ponte Vecchio, in uno dei più belli alberghi di Firenze e coccole ad oltranza per la mia donna.>>
Fu stupendo, oltre le più rosee aspettative, lei come sempre naso in su a fotografare monumenti imponenti e famosi, scorci suggestivi, la gente per la strada colta in atteggiamenti inusuali e diversi e poi foto a me mentre le camminavo accanto, quando mi fermavo a guardare una vetrina, a chiedere un’informazione e finalmente quando riuscii a strapparle quella macchina dalle mani, come una bimba si celava all’obiettivo, rideva e si nascondeva, quel sorriso che mi aveva stregato dal primo giorno, splendente, continuo.
 
Immancabile giro per il Museo degli Uffizi, quindi preso un taxi ci recammo all’indirizzo che mi aveva dato Renèe.
 
 
Ci ritrovammo dinanzi ad una palazzina antica con un portoncino colorato di verde, con al centro una piccola lastra di vetro intarsiato, molto curato. Sulla finestra del primo piano una fioriera in ferro battuto, Bella fece qualche foto, poi mi baciò e disse semplicemente:
<< Grazie amore mio.>>
Rientrati in camera, avevo pronta per lei un’altra piccola sorpresa, cena romantica sul balcone che si affacciava sull’Arno.
Poi, come promesso, una notte di massima cura, bagno, olii e creme, massaggi morbidi e accattivanti e preliminari fantastici, che ci condussero a far l’amore fino alle prime luci dell’alba.
<< Miss Swan sveglia! Dobbiamo andare.>>
<< Edward … ma che ore sono?>>.
<< Le undici, dobbiamo proseguire.>>
<< Proseguire per dove? Edward, ma non sei stanco?>>
<< Neanche un po’. Questa notte di passione mi ha lasciato soddisfatto e pieno di energie. Andiamo.>>
<< Dove mi porti?>>.
<< Nella “Città eterna”.>>
 << A Roma! Wow!>>
<< Andiamo abbiamo il treno tra mezz’ora.>>
Roma era troppo grande per sole ventiquattr’ore, quindi dopo aver lasciato il bagaglio in albergo, con un autobus scoperto facemmo un primo di giro di ricognizione. Lei avrebbe immortalato tutto e io mi sarei riposato un po’, ero stanco, ma non era poi così importante.
Al rientro in California mi sarei preso una settimana di tutto riposo e poi avrei cercato di organizzare qualcos’altro per renderle l’estate assolutamente indimenticabile.
Scendemmo al Colosseo, era impossibile non dargli uno sguardo, poi all’Altare della Patria, quindi alla Fontana di Trevi e a Piazza Navona.
Uff, una gran bella scarpinata!
Con un taxi raggiungemmo Piazza di Spagna, il sole era ancora caldo e invitante nonostante fosse già pomeriggio. Come una coppia di turisti che si rispetti, ci sedemmo sulla famosa scalinata di Trinità dei Monti.
 
 
Ai piedi della scalinata c’era una coppia di sposi a cui stavano facendo un servizio fotografico, guardai Bella e le sorrisi, lei mi carezzò il capelli e vi depose un bacio.
Appoggiai la testa contro uno dei blocchi che costeggiavano la scalinata e chiusi gli occhi. Bella, che aveva ripreso a fare foto in giro, si girò verso di me:
<< Edward, tesoro guardami, stai  male?>>.
<< Solo un po’ stanco, basterà che mi riposi un po’ e poi andremo a cena, continua a fare quello che stavi facendo.>>
<< Vado a prenderti qualcosa di zuccherato da bere.>>
Corse al bar, rimasto solo mi lasciai andare a profonde inspirazioni, mi accorsi che stavo iperventilando. Forse avevo un po’ esagerato, ma la giornata volgeva al termine, avrei riposato in albergo. Tornò rapida, si sedette ai miei piedi e mi scrutava:
<< Bella, ti prego non guardarmi in questo modo, mi fai venire l’ansia, sto meglio.>>
<< Ok riposa ancora una mezz’oretta e poi prendiamo un taxi per andare in una trattoria.>>
<< Tutto ciò che vuoi amore.>>, si sedette un gradino sopra il mio e mi fece appoggiare sul suo petto. Cominciò a carezzarmi i capelli, richiusi gli occhi e cercai di regolare con lentezza il respiro.
La cena fu molto divertente, con un continuo scambio di battute in un inglese maccheronico tra Bella e il proprietario. Era già mezzanotte quando, stravolti, ci buttammo sul letto.
Mattina con colazione romantica in albergo, quindi rientrammo a Milano nel primo pomeriggio, andammo direttamente nella nostra stanza, mi riposai fino a sera.
Non volevo abusare eccessivamente delle mie energie, per poi essere troppo in riserva.
Trascinammo quindi Rosalie in un happy hour, in centro, per cercare di farla mollare un po’, mentre Bella raccontava tutto ciò che aveva visto nei tre giorni trascorsi fuori e mostrava le foto.
Mia sorella era rapita dalla sua capacità di cogliere le mie espressioni più intense:
<< Dio Bella sei fenomenale, se volessi entrare nella moda come fotografa, sono certa avresti un futuro. Riesci a catturare quell’attimo che esprime tanto. Capisco che con mio fratello è facile, è sempre bellissimo, ma lo stesso sarebbe con i modelli alle sfilate.>>
<< Ehi non sognarti nemmeno di instillare nella mia donna l’idea si mettersi a girare per gli Stati Uniti dietro a collezioni, stilisti e modelli da urlo, la voglio sempre al mio fianco e questo non è negoziabile.>>, dissi ridendo
<< Sei un tiranno.>>
<< Ha davvero un talento, Edward.>>
<< Ha un talento più grande, quello di rendermi felice.>>, sfiorandole la guancia.
<< Già, hai proprio ragione, non potrei mai privarti di questo, tesoro mio.>>, mi diede un bacio sulla fronte, poi disse, << Dovete scusarmi, ma devo tornare a lavoro, che programmi avete per domani?>>.
<< Top secret!>>, esclamai.
<< Edward!>>, disse Bella, << basta tour!>>.
<< Mi mancano due piccole tappe e poi sarò soddisfatto. Quando ci ricapiterà di essere di nuovo in Italia? Domattina si riparte, adoro questi treni veloci italiani.>>
<< Mi sta distruggendo.>>
<< Che ingrata.>>, risposi baciandola.
 
<< Verona! Capisci, donna, dovevo portarti nella città di Romeo e Giulietta. Sono stato il tuo Romeo per mesi, dovevo farti vedere i luoghi reali di questa struggente storia d’amore … e poi tu shakespeariana convinta, come potevi lasciare l’Italia senza esserci stata?>>
<< Sono molto contenta di questa tua scelta, ma stai facendo troppi straordinari, in questi giorni, queste occhiaie sono troppo profonde.>>
<< Riposerò tornato a casa, non voglio perdermi tutte le meraviglie di questo giro.>>
Arrivammo davanti alla casa di Giulietta, visita guidata, foto di rito, non mi interessava se era tutto scontato, adoravo sapermi innamorato, corrisposto intensamente, nella città pervasa dall’amore.
 
 
Poi una visita breve all’Arena di Verona, che stava preparandosi alla rappresentazione di un balletto, quindi treno al volo in direzione Venezia.
<< Swan, lo capisci che sono riuscito a farti addormentare e risvegliare su via Montenapoleone, sul Lungarno, affacciandoti su Via Veneto e sempre tra le mie braccia … il giusto completamento sarà domattina aprire finestre e vedere piazza San Marco, con me alle tue spalle che ti bacio e ti trattengo al letto perché non sono ancora sazio di te … mai sazio di te.>>
<< Riesci a essere così tremendamente convincente! Cullen, sono pronta a tutto!>>
Era già pomeriggio inoltrato quando dalla stazione salimmo direttamente sulla navetta che portava a Piazza San Marco, passeggiata mano nella mano, aperitivo al Caffè Florian e quindi cena al Cip’s Club, su di una terrazza sospesa sulla laguna, poi un piccolo giro ancora tra calli e campielli e dritti in hotel.
Glielo leggevo in viso quanto fosse grande il suo desiderio, tenni fede alla mia promessa e le regalai un’altra notte da ricordare.
 
 
Al mattino colazione a letto con il sole che illuminava il suo viso soddisfatto e felice e poi giro in gondola, immancabile, con una quantità spropositata di foto.
Quando la sera riprendemmo il treno in direzione Milano, riguardammo ancora quelle foto bellissime e, per tutta la durata del viaggio, non fece altro che baciarmi, coccolarmi, accarezzarmi e ringraziarmi per i meravigliosi momenti che ero riuscito a organizzare.
Taxi e hotel e letto, senza cena, troppo disfatti per poter ragguagliare la mia famiglia, ma cosi contenti di esserci ricavati ancora un volta un pezzo di paradiso insieme.
 
<< Sveglia Romeo!>>, un bacio sulle labbra, << Pretendi di fare gli straordinari e poi non li reggi.>>
<< Lasciami dormire ancora un po’, ti prego.>>, bofonchiai.
<< Dobbiamo andare da Rosalie, ricordi che giorno è oggi o hai perso anche la cognizione del tempo? Dobbiamo provare gli abiti e partecipare alla prova generale con le indossatrici e gli indossatori … dai Cullen, non possiamo far tardi. Se cominci ad aprire gli occhi, ti faccio arrivare la colazione a letto.>>
Sollevai piano la testa, girava come se avessi preso una sbornia. Diciamo che non avevo abusato di alcool, ma di attività.
Facendo veramente uno sforzo sovrumano, riuscii ad appoggiare le spalle allo schienale del letto e un sorriso un po’ stentato, lei aveva ritirato il vassoio della colazione ed era lì dinanzi a me come sempre solare e sorridente.
Mi passò il caffè e avvicinatasi e metà cominciò a imboccarmi con quel fare terribilmente provocante.
<< Se non la smetti subito dovrai giustificare con Rosalie il nostro ritardo mostruoso, se non addirittura la nostra assenza.>>, le dissi mentre l’avvinghiavo con le mie gambe.
<< Quanto sei eccitante con quel viso disfatto e i capelli per aria, non so cosa mi trattenga dall'aggredirti anche stamattina.>>
<< Bella smettila.>>
Aveva tolto il vassoio che ci teneva lontano e strusciava il suo seno sul mio petto, mentre si avvicinava pericolosamente alle mie parti intime.
<< Bella!>>, ansimai.
<< Sì Edward?>>.
<< Ti voglio!>>.
<< Anch’io.>>
Ma non feci a tempo a toglierle la camicia da notte che sentimmo due colpi alla porta:
<< Bella, sono James.>>
Corse ad aprire:
<< Ciao, ho un piccolo margine per rimettere in piedi tuo fratello, stamattina è un po’ a orto di energia!
<< Sta mentendo in maniera spudorata James…>>
<< Ok ragazzi ci vediamo appena potete, dirò a Rosalie di pazientare.>>
Chiuse la porta e tornò ridendo verso di me.
<< Ma che strega far passare me per quello in difficoltà e quindi in ritardo invece di confessare che stamattina non riesci proprio a trattenere la tua eccitazione.>>
<< Che posso farci sei troppo attraente stamattina, ma non potevo certo confessare a tuo fratello quanto sia vogliosa di restare a letto a strapazzarti… sarebbe troppo imbarazzante.>>
 
 
BELLA

Rosalie era in piena fibrillazione, ci fece trovare la sua assistente ad accoglierci e mentre lei stessa si dedicava ai suoi fratelli, io era stata affidata alle sapienti mani della sua prima sarta.
Iniziò la prova, noi fermi nei pressi dell’entrata alla passerella osservavamo gli indossatori che con ampie falcate, percorrevano sicuri il percorso, si cambiavano a tempo record, senza nessun pudore davanti ai nostri occhi, nella promiscuità più che assoluta, mentre Rosalie coordinava le uscite e contemporaneamente impartiva istruzioni con un microfonino anche al service luci e audio. Di fatto, tutto quell’enorme lavoro si ridusse in una ventina di minuti di spettacolo. A quel punto Rosalie si tolse l’auricolare e il microfono e prese  per mano Edward e James, mentre io mi arpionai al fianco del mio fidanzato, terrorizzata. Entrammo sulla passerella, le luci abbaglianti ci illuminarono mentre la musica a palla scandiva il nostro cammino. Arrivammo alla fine, Rose fece un inchino e tornammo verso il back stage, quindi rientrarono tutti in passerella in fila indiana e per ultimo ancora Rosalie insieme a noi, mentre i modelli battevano le mani.
Una volta usciti, Rosalie disse ridendo:
<< Visto che è stata proprio una passeggiata nel vero senso della parola? Scusate ragazzi, ma siete uno schianto, mi sento così orgogliosa di avere due figoni per fratelli.>>
<< Assolutamente d’accordo.>>, dissi ridendo, << posso togliermi questi trampoli Rose prima che mi fratturi una caviglia? Stare al passo con le vostre gambe lunghe è stata una tale fatica...>>
Ci spogliammo e raggiungemmo Carlisle e Esme che avevano assistito alla prova estasiati.
<< Bellissima Rosalie.>>, disse Esme, << i modelli sono veramente belli.>>
<< Vedremo se anche la giuria sarà d’accordo con te mamma o mi boccerà su tutta la linea, ma in ogni caso io ho già il mio premio, ma hai visto i tuoi figli in passerella? Sono meravigliosi..>>
<< Già veramente bellissimi.>>
<< E la piccolina!>>, disse Rose indicando me. << Ha un sorriso che stende tutti. Allora adesso andiamo a cena e poi io filo a letto presto, voi potete folleggiare se volete.>>
<< No no tutti a letto!>>, dissi. << stamattina stavo per chiamare il settimo cavalleggeri per farlo alzare.>>
<< Spudorata attenta che posso rendere partecipe la mia famiglia delle tue intensioni mattutine!>>, mi sussurrò all’orecchio Edward sorridendo.
<< Oh Dio i piccioncini sono troppo carichi d’amore! >>, ribatté Rosalie. << Tra Roma, Firenze, Verona e Venezia hanno fatto il pieno e adesso chi può fermarli.>>
Io divenni rossa come un peperone: nonostante vivessimo insieme, sentir fare esplicito riferimento alla nostra vita sessuale dinanzi ai genitori di Edward mi faceva ancora imbarazzare tantissimo.
 
Durante la cena dovemmo aggiornare la compagnia della nostra seconda tappa in giro per le città italiane, le foto riscossero ancora più successo, Carlisle ed Esme infatti decisero che ci sarebbero andati lunedì dopo la sfilata.
Finimmo tra le lenzuola profumate subito dopo cena e il nostro rendez-vous fu fantastico!
Edward incontenibile, appassionato, forte e senza alcun freno, mi voleva sentire fino in fondo, addirittura mi provocava un leggero dolore, che si mescolava al piacere. Oltre ad essere bellissimo in quei momenti, con i suoi lineamenti mascolini e decisi, quel torace e quella schiena così muscolosi, a lui davano il segno di una rinascita totale e a me quella sensazione di potenza quasi animale.
Lui, però, non perdeva mai quell’attenzione dolce per me e per ciò che amplificava il mio piacere, non dimenticava nulla e mi faceva godere come fosse sempre la prima volta.
In questi giorni sembrava non stancarsi mai, adorava sentirmi dire basta, mentre lui aggrappato alla testiera del letto continuava, continuava e continuava.
 
Non appena suonò la sveglia le diedi un colpo e tornai a dormire, quando squillò il telefono, guardai l’orologio, era già ora di pranzo. Esme mi disse che ci aspettavano tra una mezz’ora e la sentii ridere alla mia risposta biascicata.
<< Edward è ora di pranzo amore! Svegliati Edward! Ci aspettano al ristorante… dai tesoro! Apri questi occhioni.>>
<< Uh Bella sono distrutto! Non posso farcela ad alzarmi… lasciami a letto, salterò il pranzo per riposare, mangerò qualcosa nel pomeriggio… tu vai!>>
Gli diedi un bacio e feci come aveva chiesto.
 
<< Cullen adesso devi alzarti!>>, gli dissi poggiando il vassoio colmo di cibo sul comodino.
<< Sei una tortura!>>, mi disse stropicciandosi gli occhi.
<< Io! Vuoi mandare all’aria il finale di Rosalie?>>.
<< Fossi matto! Vieni qui un attimo, non è di cibo che ho bisogno!>>, mi arpionò i fianchi e finii distesa sul suo petto. Mi prese le labbra tra i denti e dopo un bacio e ancora un altro.
<< Così rischiamo solo di far tardi! Mangia e fai una doccia fredda, sbollenta, poi stanotte quando finiremo i bagordi per il trionfo di Rosalie, potremo continuare tutta la notte, se vorrai.>>
Sbuffando, mangiucchiò qualcosa e si preparò in fretta e raggiungemmo la Galleria in taxi.
<< Alla buon ora!>>, sbottò Rosalie, incrociando le braccia.
<< Perdonami e tutta colpa mia!>>, le diede un bacio.
<< Nessuno toccherà la tua zazzera ribelle, ma lei ha bisogno di un acconciatore, vieni Bella, quest’uomo è la tua rovina!>>
Scoppiai a ridere, lui mi prese la mano mi trattenne ancora un attimo, un altro bacio, una carezza sul viso, il suo profumo ancora sulla mia pelle.
 
 
Un caos! Organizzato forse, ma per me un caos! Ecco cos’era il back stage. Parrucchieri, truccatori, sarte che sino all’ultimo cucivamo, scucivano, appuntavano. Mi sentivo risucchiata in un vortice.
Non appena terminarono di acconciarmi, stretta in una vestaglia leggera bianca, mi sedetti in disparte a osservare tutta quella massa di folli che si spostava da un punto all’altro di quell’enorme spazio. D’un tratto la mia macchina fotografica cominciò a dondolarmi sul viso, mi voltai. Edward sorrise e disse:
<< Rosalie dice che si aspetta grandi scatti!>>
<< Davvero sono autorizzata a fare foto a qualsiasi soggetto?>> risi.
<< Se troverò un solo uomo, vestito o no, in questo foto, sei una donna morta!>>, disse, prendendomi per le spalle e avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra.
<< Non provarti Cullen, ho dovuto subire mezz’ora di sevizie per questo trucco, non puoi rovinarmelo.>>, puntai l’obiettivo e cominciai a scattare, mentre lui si era seduto ai miei piedi, la testa poggiata sul mio ginocchio.
Poco prima che iniziasse la sfilata, andai a vestirmi e ci spostammo vicino al monitor che trasmetteva le immagini dalla passerella, James si era unito a noi. Eravamo tutti pronti.
Lo spettacolo ebbe inizio, il ritmo incalzante della musica e delle entrate, la frenesie delle uscite e dei relativi cambi, cominciavamo a percepire quella adrenalina di cui parlava sempre Rosalie.
Gli abiti erano bellissimi tutti, la competizione sarebbe stata veramente dura.
Sfilarono le prime due collezioni, gli applausi scroscianti, continuavamo a seguire ogni uscita, con attenzione, aspettando il nostro turno.
Edward si era seduto, mi sembrava insolitamente pallido, silenzioso, forse la tensione nervosa che l’apparenza non subiva, stava cominciando ad affiorare.
 
 
Gli passai la mano sui capelli, alzò lo sguardo e mi prese la mano, la baciò.
Finalmente fu il turno di Rosalie.
I ragazzi cominciarono a solcare la passerella, con un ritmo e una cadenza forti e precise. Il pubblico applaudiva, si sentiva un entusiasmo crescente, Rosalie dinanzi all’ingresso della passerella, riguardava ogni minimo particolare, poi con tono deciso dava il via e seguiva sul monitor, con sguardo attento.
Tutto quel lavoro per un tempo così limitato, pensai, lei mi guardò sorrise e quindi mi fece un cenno. Ci avvicinammo al primo gradino, poi il secondo, porse le mani ai suoi fratelli, io passai il mio braccio sul fianco di Edward, lo guardai e lui mi diede un bacio a fior di labbra, lo seguii e sfoderando un sorriso smagliante, affrontammo la passerella.
Ecco fai un passo dopo l’altro Bella! Continuavo a ripetermi mentre sentivo Edward reggermi con la sua presa forte, vedevo i flash dei fotografi e gli applausi rimbombare tra le pareti della galleria.
Il pubblico era in piedi, l’acclamavano, James e Edward ridevano mentre giungevamo alla fine della passerella. Sembrava si divertissero un mondo, Rosalie si fermò fece un inchino, poi si volse verso James e quindi verso Edward e diede ad entrambi un bacio sulle labbra, mi allungò la mano e ci abbracciammo, poi tornammo con passo spedito verso il fondo.
Quindi fila indiana degli indossatori, ancora altri applausi e poi ancora noi insieme, stretti l’uno all’altro.
Tornati nel back stage, restammo abbracciati un tempo infinito, Rosalie piangeva e noi la guardavamo completamente confusi:
<< Edward, James… Bella>>, disse lei alla fine, << è stato incredibile, non mi sono mai sentita così contenta ed emozionata. Grazie tante ragazzi di questa esperienza veramente indimenticabile!>>
<< Vediamo se riusciamo a coronarla con il premio!>>, disse Edward.
<< Pensi che un premio potrebbe rendermi più felice di adesso?>>
Ci sedemmo dinanzi al monitor, aspettando che la presentatrice richiamasse tutti gli stilisti in passerella.
Dopo i preamboli di rito e i ringraziamenti agli organizzatori e ai patrocinanti la manifestazione e introdotti i presidente della Camera della Moda italiana, americana, francese e inglese, uno alla volta i candidati vennero chiamati sul palco, un’indossatrice portò una busta e la porse al presidente della Camera della Moda italiana.
La voce risuonò chiara nella Galleria:
<< La vincitrice del “Gran Prix World New Stylist” è… Rosalie Cullen!>>
Wow, l’immagine di Rosalie sorridente apparve sullo schermo, noi ci abbracciammo, Edward sussurrò:
<< Ne ero certo! E’ una professionista grandiosa!>>
Il presidente le diede un trofeo in cristallo, la baciò, lei porse la mano alle autorità e si sistemò a favore dei numerosi fotografi che la richiedevano.
A quel punto gli indossatori con la collezione di Rosalie, ripresero a sfilare sulla passerella, noi ci accodammo e quindi dopo averla percorsa tutta, ci sistemammo alle sue spalle, lei ci fece spostare accanto a lei e stretta tra noi, ci baciò mentre i fotografi continuavano a scattare foto a ripetizione.
Quindi la presentatrice si avvicinò, le fece i complimenti, delineò le caratteristiche del premio quindi le passò il microfono, la sua voce ferma risuonò nell’aria:
<< Ringrazio il mio intero staff, preziosi collaboratori e ugualmente artefici del mio successo, che con pazienza ed estrema professionalità, mi hanno supportato in tutti questi anni di duro lavoro.
Sono felice che possano cogliere con me, la soddisfazione di questo premio, che spero possa essere preludio di futuri numerosi successi.
Permettetemi ora di ringraziare tre persone speciali, che ho il piacere e l’onore di avere qui accanto a me, i miei fratelli James e Edward e Bella, che considero mia sorella, grazie per tutto quello che con la vostra presenza avete reso possibile durante quest’anno, avete riempito la mia vita! Grazie di cuore, vi voglio bene!>>
Ci baciò ancora, poi abbracciati uscimmo dal palco e continuammo a camminare stretti fino al back stage, quindi la lasciammo alle interviste e raggiungemmo Carlisle ed Esme.
<< E’ stato fantastico.>>, esclamò Esme.
<< Oh sì, lo è stato!>>, rispose Edward. << Come dice sempre lei: “Una scarica di adrenalina niente male!” Sono così felice di averlo fatto.>>
<< L’assistente di Rosalie mi ha appena detto che dovremmo intervenire al party in onore della vincitrice.>>, disse James, << è organizzato in un locale esclusivo, ci verranno a prendere a breve.>>
<< Oh bene ho proprio voglia di stuzzicarla e possibilmente metterla anche in imbarazzo, più che potrò.>>
<< Intanto è stata lei a tirarvi un bello scherzo! >>, disse Bella. << Immaginate le vostre foto mentre lei vi bacia in bocca come fa sempre in giro per tutte le riviste di gossip e nei canali specializzati di moda.>>
<< Oh guarda io ho poco da preoccuparmi, >>, mi rispose Edward. << Ho già trovato la mia anima gemella e non può essere gelosa, James può avere la piazza rovinata con le donne e la reputazione di docente integerrimo all’università, ancora più compromessa!>>
<< Sai quanto me ne importa! >>, disse James. << Vuoi mettere con il piacere che ho avuto a vederla bella come sempre, brava e precisa come un robot e soprattutto trionfante? Tutto questo non ha prezzo.>>
Ci venne incontro con un sorriso smagliante e uno stuolo di persone che la stringevano e la baciavano:
<< Famiglia!>>, gridò. << Avete idea di quello che avete scatenato! I paparazzi vi perseguiteranno per mesi! E le ragazzine si strapperanno i capelli per questi due fantastici uomini.
Occhio mia cara Bella dovrai tenerlo sotto chiave, il tuo uomo, anche quando tornerete in America, le loro foto girano già per Internet e la caccia ai Cullen è iniziata.>>
<< Poco male! >>, dissi serafica, << ho i miei metodi per controllare ragazze intraprendenti!>>
Scoppiammo a ridere, mentre si fermava dinanzi a noi una lussuosa macchina nera:
<< Edward tesoro, hai già fatto tantissimo, questo stupido party è solo a beneficio dei fotografi, se tu e Bella volete andare via, fatelo senza problemi.>>, disse lei.
<< Ascolta bionda, non aspetto altro che scatenare valanghe di notizie sul perché il fratello della vincitrice del premio, prima sfila in passerella e poi si presenta alla festa con le stampelle.>>
<< Nessuno fa domande in questo mondo, ti scatteranno delle altre foto, giornalisti e paparazzi si chiederanno cosa può esserti accaduto all’uscita dalla sfilata, inventeranno una storia inverosimile e la pubblicheranno su siti, giornali e magari andrà anche in tv, poi tutto si spegnerà in un tempo ragionevolmente breve.
Qualche stupida illazione potrebbe crearti problemi?>>
<< Diciamo che sono abituato a sopportare qualcosa di più grosso di un’illazione buona per fare gossip.>>
<< Bene, allora le tue stampelle sono dentro la macchina, che si sta fermando proprio adesso dinanzi a te.>>
<< La mia sorellina previdente… brava Rose Cullen, sei unica!>>, e le diede un bacio.
 
Un caleidoscopio di personaggi, seri, strani, alcuni improbabili, ma tutti assolutamente glamour e influenti nel settore e lei che si destreggiava tra di loro come fossero i suoi indossatori, i suoi fidati collaboratori, dispensando sorrisi e tenendo a bada giornalisti troppo invadenti.
In giro sulle pareti di tutti gli ambienti di quest’enorme locale, campeggiava la sua foto con un sorriso abbagliante, i vaporosi capelli biondi e quegli occhi, che pur essendo di colore diverso, avevano il medesimo magnetismo di Edward.
Carlisle ed Esme manifestavano palesemente una grande soddisfazione, ma anche la grandissima gioia di avere la propria famiglia insieme, felice, riunita in un’occasione irripetibile.
Io avevo indossato un abito più discreto, se così si poteva dire, ma il nostro ingresso al locale era stato inevitabilmente notato da tutti, Edward aveva alzato le spalle e come se niente fosse accaduto, si muoveva tranquillamente tra la gente che lo fermava, gli parlava, gli chiedeva di Rose, voleva sentire i suoi commenti e le sue impressioni, lo guardavano con una certa curiosità, ma nessuna aveva il coraggio necessario per chiedere cosa gli fosse accaduto.
Lui se la rideva e visto il suo atteggiamento scanzonato, anch’io avevo preso tutto con una certa leggerezza.
Ogni tanto qualcuno fermava anche me, partivano le domande su chi fossi, da quanto conoscessi Rosalie, cosa facessi ed io sorridevo e cercavo di glissare il più possibile, a quel punto il mio amore si materializzava e mi traeva dall’impiccio di volta in volta stampandomi un bacio appassionato in bocca, chiedendomi di dargli un appoggio, inventando una scusa assurda del tipo: “Amore ho bisogno della mia iniezione!”, o solo trascinandomi via senza dare spiegazioni.
 
 
<< Bella, sento un caldo terribile.>>, disse lui a un certo punto, appoggiò un bicchiere vuoto su di un tavolino, si allentò appena la cravatta e proseguì, << che ne diresti di disintossicarsi un attimo da tutta questo glamour e prendendo una boccata d’aria?>>.
<< Buonissima idea, sono davvero in overdose!>>.
Mentre saliva le scale, lo vedevo ogni tanto barcollare, sorrisi pensando alla quantità di champagne che aveva bevuto, ma tutto sommato era abbastanza giustificabile.
Appena fummo fuori si lasciò andare su di una poltrona, poggiò a terra le stampelle e disse:
<< Swan, mi sento la testa così leggera, non riuscirò a reggere ancora per molto, forse sarebbe meglio defilarci prima di essere coinvolto veramente in qualche scena poco edificante per la mia splendida sorella.>>
<< Ok, ma sarebbe meglio avvertissi i tuoi genitori o James.>>
Feci per rientrare quando Esme e Carlisle apparvero anche loro all’ingresso.
<< Edward, come sei pallido! Sudato!>>, disse Esme.
<< Troppo alcol e troppo caldo lì dentro! Sono proprio arrivato, ho chiamato un taxi, noi torniamo in hotel, scusaci con Rose!>>
<< Ok a domani allora!>>, disse Carlisle e si diressero verso l’ingresso.
Fece per alzarsi, barcollò ancora, gli porsi subito la spalla, mi sorrise poi si portò le dita tra i capelli, buttò la testa indietro e feci un respiro profondo, un sorriso, poi improvvisamente chiuse gli occhi e si accasciò.
<< Edward! Oh mio Dio! Edward rispondimi!>>, gridai, cercai di trattenerlo, ma non riuscii a far altro che accompagnarlo per terra e m’inginocchiai accanto a lui.




Si era messo le mani al petto, rantolava.
 
<< Carlisle!... Carlisle! Venga, Edward sta male!>>
 
 
Non so cosa dire… mi ero così tanto divertita a descrivere il tour in Italia e i fasti della sfilata, con il successo dei fratelli Cullen che aver fatto finire il capitolo in questo modo, lascia l’ansia anche a me.
Parliamo prima degli aspetti positivi di questo capitolo. L’apoteosi della loro relazione è stata raggiunta, Bella ormai è lanciata, rendere istituzionale il loro rapporto con il matrimonio, è diventata un’esigenza impellente e insostituibile. La convivenza la appaga ma avere il suo nome affiancato a quello del suo amato, la rende fiera ed impaziente.
Per Edward invece portare Bella in giro, poter avere con lei in qualsiasi momento un rendez-vous amoroso, poter provare di essere talmente forte da reggere tutte le esperienze romantiche e sentimentali che il suo animo così emotivo, così sensibile necessita, sono incentivi a fare… fare… fare senza considerare alcuna conseguenza. Come potrebbe non sentirsi completamente coinvolto e travolto dalla bellezza delle esperienze.
Rosalie fiera in mezzo ai suoi fratelli, bella, vincitrice, una personalità forte, ma nella quale non riesco a cogliere un animo egoista, piuttosto  la normale soddisfazione dovuta all’inusuale situazione, tutta la sua famiglia accanto a lei, è innamorata dei suoi fratelli, felice di poterli presentare al mondo.
James ancora defilato, la sua presenza è ancora tanto leggera, felice per quello che la sua famiglia gli concede. Una presenza affettuosa, ma non ingombrante, un personaggio che dopo l’exploit della sua ricomparsa torna ad essere di contorno, che circonda la nostra coppia che è pronto solo mettersi ancora al servizio di suo fratello e della sua fidanzata, dei suoi genitori o di sua sorella.
Mi dispiace veramente tanto ma la storie vanno da sé, seguono il loro filo, si svolgono spesso indipendentemente da come le avresti pensate o le avresti immaginate.
Ogni scelta ha la sua conseguenza e ogni vicenda la sua naturale o innaturale conclusione…
Grazie alle 55 lettrici che hanno messo la storia tra i preferiti, le 229 che l’hanno tra le seguite e le 28 che la tengono tra le ricordate e naturalmente le 382 anime pie che hanno avuto la bontà di recensire questi 40 capitoli e per ultimo il numero che ogni volta mi lascia totalmente sbalordita, le 1000 lettrici che in media entrano nella mia storia e leggono i capitoli.
Non sono solo sterili dati per me …sarete sempre nei miei pensieri di scrittrice (parola forse troppo altisonante) e frequentatrice di efp.
Un bacio enorme a tutte voi e ancora grazie. 
La vostra Cloe J.

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Capitolo 41
*** Con te per sempre ***






Tratto dal quarantesimo capitolo:

 
Ci avvicinammo al primo gradino, poi il secondo, porse le mani ai suoi fratelli, io passai il mio braccio sul fianco di Edward, lo guardai e lui mi diede un bacio a fior di labbra, lo seguii e sfoderando un sorriso smagliante, affrontammo la passerella.
Ecco fai un passo dopo l’altro Bella! Continuavo a ripetermi mentre sentivo Edward reggermi con la sua presa forte, vedevo i flash dei fotografi e gli applausi rimbombare tra le pareti della galleria.
Il pubblico era in piedi, l’acclamavano, James e Edward ridevano mentre giungevamo alla fine della passerella. Sembrava si divertissero un mondo, Rosalie si fermò fece un inchino, poi si volse verso James e quindi verso Edward e diede ad entrambi un bacio sulle labbra, mi allungò la mano e ci abbracciammo, poi tornammo con passo spedito verso il fondo.
Quindi fila indiana degli indossatori, ancora altri applausi e poi ancora noi insieme, stretti l’uno all’altro.
Tornati nel back stage, restammo abbracciati un tempo infinito, Rosalie piangeva e noi la guardavamo completamente confusi:
<< Edward, James… Bella>>, disse lei alla fine, << è stato incredibile, non mi sono mai sentita così contenta ed emozionata. Grazie tante ragazzi di questa esperienza veramente indimenticabile!>>
<< Vediamo se riusciamo a coronarla con il premio!>>, disse Edward.
<< Pensi che un premio potrebbe rendermi più felice di adesso?>>
Ci sedemmo dinanzi al monitor, aspettando che la presentatrice richiamasse tutti gli stilisti in passerella.
Dopo i preamboli di rito e i ringraziamenti agli organizzatori e ai patrocinanti la manifestazione e introdotti i presidente della Camera della Moda italiana, americana, francese e inglese, uno alla volta i candidati vennero chiamati sul palco, un’indossatrice portò una busta e la porse al presidente della Camera della Moda italiana.
La voce risuonò chiara nella Galleria:
<< La vincitrice del “Gran Prix World New Stylist” è… Rosalie Cullen!>>
Wow, l’immagine di Rosalie sorridente apparve sullo schermo, noi ci abbracciammo, Edward sussurrò:
<< Ne ero certo! E’ una professionista grandiosa!>>
Il presidente le diede un trofeo in cristallo, la baciò, lei porse la mano alle autorità e si sistemò a favore dei numerosi fotografi che la richiedevano.
A quel punto gli indossatori con la collezione di Rosalie, ripresero a sfilare sulla passerella, noi ci accodammo e quindi dopo averla percorsa tutta, ci sistemammo alle sue spalle, lei ci fece spostare accanto a lei e stretta tra noi, ci baciò mentre i fotografi continuavano a scattare foto a ripetizione.
Quindi la presentatrice si avvicinò, le fece i complimenti, delineò le caratteristiche del premio quindi le passò il microfono, la sua voce ferma risuonò nell’aria:
<< Ringrazio il mio intero staff, preziosi collaboratori e ugualmente artefici del mio successo, che con pazienza ed estrema professionalità, mi hanno supportato in tutti questi anni di duro lavoro.
Sono felice che possano cogliere con me, la soddisfazione di questo premio, che spero possa essere preludio di futuri numerosi successi.
Permettetemi ora di ringraziare tre persone speciali, che ho il piacere e l’onore di avere qui accanto a me, i miei fratelli James e Edward e Bella, che considero mia sorella, grazie per tutto quello che con la vostra presenza avete reso possibile durante quest’anno, avete riempito la mia vita! Grazie di cuore, vi voglio bene!>>

 

Capitolo 41

 

Con te per sempre

 
BELLA
 
<< Edward! Oh mio Dio! Rispondimi!>>, gridai, m’inginocchiai.
Si era messo le mani al petto, rantolava.
<< Carlisle!>>, gridai. << Edward sta male!>>
Suo padre arrivò di corsa, con Esme.
<< Edward parlami!>>.
<< Il petto!>>, sussurrò. << Mi fa male il petto!>>.
<< Esme chiama un’ambulanza!>>.
Suo padre gli aveva allentato la cravatta e aperto la camicia.
<< Edward! Amore!>>, gli avevo preso la mano, mi guardava con il terrore negli occhi, il respiro affannoso.
<< Bella! Bella… amore non lasciarmi… non lasciarmi!>>.
<< Sono qui, non parlare! Ti portiamo subito in ospedale!>>.
<< Aria… mi manca l’aria… papà aiutami!… >>
Suo padre iniziò a fargli la respirazione bocca a bocca.
 
Sentii la sirena dell’ambulanza, dopo pochi attimi arrivarono i paramedici, lo caricarono sulla barella.
 
 
La sua mano serrata alla mia, salii con lui, il suo sguardo sperduto guardava me e il paramedico, che nel frattempo gli aveva messo la mascherina dell’ossigeno, lo aveva monitorato e messo una flebo.
Mentre l’ambulanza andava a sirene spiegate, d’un tratto il monitor iniziò a trillare, lo vidi spalancare gli occhi e portarsi la mano al petto.
<< Amore, rispondimi! Edward!>>.
<< Signorina si sposti! >>.
Gli scoprì il petto e poggiò le piastre, sentii la scarica, la sua schiena arcuarsi e il suo petto sollevarsi, ma il battito non riprendeva, caricò e provò ancora una volta, fissai quel maledetto monitor, trascorsero ancora secondi eterni e il battito ritornò sul monitor, gli iniettò qualcosa, tornai accanto a lui, mi asciugai le lacrime e gli ripresi la mano.
L’ambulanza si fermò, scendemmo, di corsa dentro il pronto soccorso.
Poco dopo vidi entrare tutti i Cullen, andai incontro a Carlisle:
<< Dottore ha avuto un arresto!>>, gli gridai.
<< Sono suo padre!>>, disse a un’infermiera del pronto soccorso, << e sono un medico!>>
Rosalie mi accolse tra le sue braccia, Esme accanto a James piangeva.
<< Cosa è successo Bella? >>, mi chiese.
<< E’ andato in arresto, sull’ambulanza… il suo cuore ha smesso di battere… Rose… il suo cuore non batteva! L’hanno defibrillato, due volte, ma non si è più ripreso, è incosciente! Un minuto prima mi guardava e aveva paura, i suoi occhi fissi sul mio viso confusi e poi più niente!>>.
Mi accompagnò verso la poltrona, la guardai e vidi i suoi occhi riempirsi di lacrime.
Il tempo scorreva, James scambiava ogni tanto uno sguardo con noi mentre teneva sua madre appoggiata al petto. Nessuno usciva dalla sala, nessun rumore.
Guardai fuori, era buio pesto, allora sbirciai l’orologio, erano le tre, mi lasciai andare sulla poltrona, mentre Rosalie si era alzata un attimo a parlare al cellulare.
Carlisle apparve sulla porta, l’espressione seria, il viso disfatto, ci avvicinammo tutti a lui:
<< E’ in terapia intensiva.>>, continuò. << Ha avuto un attacco cardiaco, è in coma!>>, quasi un sussurro.
Mi si era fermato il respiro, le voci cominciavano ad arrivarmi ovattate, sentivo distintamente Esme e Rosalie piangere, avevo la testa svuotata e le parole di Carlisle mi rimbombavano, mi appoggiai al muro, respirai a fondo poi dissi:
<< Devo vederlo.>>
 
 
Mi fece strada, entrai e timidamente mi avvicinai al letto. Un medico si fece da parte e lo vidi.
<< Oh mio Dio!>>, esclamai.
 Era intubato, monitorato, gli occhi chiusi, il suo viso rilassato ma immobile, Carlisle mi strinse le spalle.
Gli presi la mano, me lo appoggiai al viso, m’imposi ancora di respirare piano e frenare le lacrime, come se potessi disturbarlo e peggio trasmettergli questa disperazione che mi stava straziando.
Rimasi con quella mano poggiata sul mio viso, il suo profumo a invadermi e riempirmi, mi poggiai sul letto e mi misi a pregare.
Quando sollevai la testa, Rosalie ed Esme erano accanto a me, mi avvicinai al suo viso, lo baciai:
<< Edward farò come mi hai chiesto, non ti lascerò mai!>>, gli sussurrai, << aspetterò tutto il tempo che ti ci vorrà per tornare da me, amore mio… anche tu avevi promesso che non mi avresti mai più lasciata! L’hai promesso ricorda!>>.
Lo dissi con voce risoluta, poi addolcii il mio tono.
<< Ti riprenderai, sei Ironman, hai bisogno solo di tempo!>>.
Mi alzai, passando accanto ad Esme, le misi la mano sulla spalla e aggiunsi:
<< Non andrà via, sa che non possiamo vivere senza di lui.>>.
Uscita, guardai l’orologio e chiamai mia madre. Niente lacrime, mi ero imposta di non piangere, le spiegai cos’era accaduto, le dissi che ancora non ne sapevo molto ma che l’avrei aggiornata.
James si avvicinò, appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi.
<< Mio padre, vorrebbe riportarlo a casa.>>
<< Cosa! >>
<< Non appena si sarà stabilizzato, organizzerà il viaggio con un aereo privato.>>
<< Non sarà troppo rischioso?>>.
James abbassò lo sguardo.
<< Un momento… tuo padre crede che non si riprenderà? Rispondimi James, è questo che ti ha detto vero? E’ rimasto solo pochi secondi in arresto… io ero lì… sono stati attimi!>>.
Mi alzai, raggiunsi Carlisle, era al telefono:
<< Trevor è andato in arresto… sì due volte… non ha ripreso conoscenza. I colleghi sono stati chiari, non possiamo prevedere quanto esteso può essere il danno, tutto dipende anche da come il suo corpo reagirà.
I parametri vitali sono stabili… loro dicono che potrò farlo tra qualche giorno… sì me lo consigli anche tu? Conosco bene il reparto di Spencer, so delle terapie per il risveglio. Potreste iniziare da subito… certo se si manterrà in queste condizioni… temi per il viaggio? Ah no capisco… potremo fare tutti i controlli prima e poi iniziare. Ti prego Trevor ho bisogno di aiuto… tutti noi abbiamo bisogno di essere guidati, siamo allo stremo… e la cosa che mi terrorizza di più e che lui sia allo stremo… che non abbia più la forza o i mezzi  per reagire… Dio mio Trevor aiutami.
Trevor organizzo tutto al più presto… sì ti terrò informato.>>
<< Dottore la prego mi parli, io ho bisogno di sapere!>>.
<< E’ in coma Bella… per il momento non c’è molto da aggiungere, possiamo solo aspettare e sperare che si riprenda!>>.
<< Dottore sono stati pochi istanti!>>.
<< Ho parlato con i miei colleghi qui, hai sentito che ho parlato con Trevor, non possiamo prevedere come reagirà il suo fisico, quindi non possiamo sapere quali danni possono esserci stati.>>
<< Allora lei pensa sia saggio fargli affrontare un viaggio transcontinentale adesso?>>.
<< Mi sono consultato con il primario di rianimazione di qui, Trevor dice che può farcela se tutto sarà organizzato nel migliore dei modi, porteremo un’unità di rianimazione in aereo, il viaggio verrebbe fatto in tutta sicurezza.
Al Cedars sarebbe seguito dai medici che l’hanno avuto in cura fin’ora.>>
<< Dottore ho paura.>>
<< Anch’io tesoro, credimi faccio fatica ad essere lucido, ma mi sto sforzando per scegliere il meglio per lui.>>
Si era girato e aveva appoggiato le braccia contro la parete, singhiozzava.
Gli posai le mani sulle spalle, si volse e mi abbracciò, a quel punto mi lasciai andare anch’io al pianto.
 
I giorni seguenti servirono a Carlisle per sistemare tutto quanto.
Io restavo al suo capezzale, senza mai lasciarlo un istante, giorno e notte, così come gli avevo promesso.
Il viaggio fu lungo e triste ma senza problemi, all’aeroporto di Los Angeles, un’ambulanza ci attendeva già nella pista, lo portammo direttamente al Cedars, ad accoglierci in terapia intensiva Lys e Norton.
Mentre lo sistemavano in una stanza ed io attendevo fuori, mi ritrovai circondata, dai ragazzi e in mezzo a loro Sam. Mi gettai tra le sue braccia, Emily mi strinse.
<< Avresti dovuto vederlo, era così felice e stava bene! Dio! Stava bene!>>, avevo ripreso a singhiozzare.
<< Ssh! Vedrai che si risveglierà, sa che tu sei qui ad aspettarlo, che non puoi vivere senza di lui, non ti lascerà! >>.
<< Bella!>>.
Sentii la voce di mia madre, i ragazzi mi fecero spazio, le andai incontro, papà mi strinse:
<< Ehi sii forte! Lui ha bisogno che tu lo sia.>>, disse.
<< Asciuga queste lacrime, ti consumano e non sono utili proprio a nulla.>>, aggiunse mia madre.
Mi passò un fazzoletto sugli occhi e mi diede un bacio, mio padre accarezzò il mio viso disfatto.
La porta della camera si aprì, uscirono i dottori preceduti da Carlisle, Lys mi posò la mano sulla spalla e disse:
<< Lo risveglieremo vero Bella? Insieme ci riusciremo.>>
Aveva il volto disteso, non tradiva sofferenza o fatica, gli occhi chiusi come in un sonno naturale. Cercai di pensare positivo, in questa situazione il suo corpo si sarebbe riposato, rinfrancato e si sarebbe ripreso. Dovevo solo stargli accanto, aspettare, sperare e pregare.
<< Ciao amore.>>, dissi, << siamo a casa, o meglio siamo al Cedars, dirai “Ancora” >>, sorrisi. << E sono sempre accanto a te… “Uh che noia!”.
Sono al mio posto, l’unico in cui voglio stare, ma prometto di non disturbarti! Starò qui buona buona ad aspettare, ma se puoi, non farti attendere troppo.>>
Mi appoggiai sul letto, poggiai la sua mano calda sul mio viso e chiusi gli occhi.
Dopo giorni di restar sveglia, la spossatezza mi vinse, mi addormentai.
Sognai un giardino, le fronde degli alberi pieni di fiori, vidi una fila di sedie e un piccolo gazebo, un uomo vestito di scuro e lì accanto lui, con il suo abito elegante, il suo sorriso inimitabile, gli occhi innamorati posati su di me, che trepidante e con passo incerto lo raggiungevo.
Papà mi dava un bacio, mi lasciava dinanzi a lui, mi bisbigliava qualcosa, lui sorrideva ancora.
 
 
Ci rivolgevamo uno all’altra scambiandoci promesse di amore eterno, sorridendo e tenendoci per mano, mi diceva “Ti amo”, gli rispondevo “Ti amo” e sentivo le sue labbra sulle mie.
Una mano mi carezzò i capelli, aprii gli occhi:
<< Tesoro.>>, disse Rosalie. << Vai a casa, fai una doccia, cambiati e poi torna qui. Resterò io con lui.>>
<< No grazie, non posso lasciarlo, più tardi mia madre, mi porterà un paio di cambi.>>
Di nuovo il mio sguardo su di lui, lei si sedette dall’altro lato.
<< Rosalie voglio sposarlo.>>, mi passai la mano sul viso, mi riappoggiai sullo schienale, presi fiato.
Il mio tono era deciso.
<< Come? Adesso?>>
<< Sì adesso.>>
<< Perché?>>.
<< Voglio essere legata a lui davanti a Dio! Voglio che sappia che lo aspetterò, che starò con lui per sempre. Rosalie ti prego, sono disperata!>>
<< Tu pensi che lui vorrebbe sposarti in queste condizioni? Incosciente e inconsapevole di ciò che sta accadendo?>>.
<< Chi può dirlo quale sia il suo livello di coscienza, magari adesso ci sta ascoltando! >>, gli carezzai il viso. << Voglio essere Bella Swan Cullen… voglio il suo cognome accanto al mio! Era il suo più grande desiderio. Dimmi che mi aiuterai?>>.
<< Ne sei pienamente convinta?>>
<< Certo che lo sono.>>
<< Allora mi avrai accanto>>
<< Grazie Rose!>>.
<< Ne dobbiamo parlare ai tuoi genitori e ai miei e soprattutto capire se e come sia possibile farlo.>>.
Uscì e mi rivolsi a lui:
<< Spero che tu sia felice per questa mia decisione, Edward, voglio credere che se solo potessi parlarmi, saresti d’accordo con me.
Io ti appartengo e qualunque cosa accada sarò tua.
Voglio diventare una Cullen, se Dio vorrà ti risveglierai prima che quest’atto si svolga, altrimenti sarò tua moglie e aspetterò con pazienza che torni da me. >>
Gli baciai la fronte, poi le guance, l’angolo delle labbra:
<< Amore mio sei tutto per me! Tutto per me!>>.
Mi avvicinai a lui, ripresi a carezzarlo, il viso, il braccio, la sua mano, i capelli, quei meravigliosi riccioli ramati.
 
<< Bella.>> disse Rosalie sottovoce, << occorrono alcuni documenti e il cappellano dell’ospedale potrà sposarvi in qualsiasi momento.>>
Mi s’illuminarono gli occhi, tornai a parlargli:
<< Sentito Cullen, diventerò tua moglie, quindi se c’hai ripensato devi dirmelo ora capito?>>, gli baciai la mano.<< Lo prendo per un sì amore mio.>>
<< Bella però adesso ne dobbiamo parlare…>>.
<< Lo so Rose, i nostri genitori, lo faremo subito.>>, presi il cellulare chiamai mia madre. << Puoi avvertire tuo padre e tua madre e James?>>.
Esme entrò poco dopo, mi alzai e l’accompagnai sulla poltrona, accanto al letto. Era veramente a pezzi, m’inginocchiai vicino a lei e dissi:
<< Esme, Edward ha bisogno di poter contare su tutta la sua forza, lo so che non è facile, ma la prego gli faccia sentire che non si è arresa.>>
Misi la mano di Edward tra le sue, lei si chinò e cominciò a baciargliela.
Poco dopo bussarono al vetro, i miei genitori erano arrivati, feci loto segno di entrare.
<< Che succede Bella?>>, chiese mia madre avvicinandosi a me ansiosa.
<< Ho bisogno di parlare con tutti voi.>>
Quindi arrivò Rose con suo padre e James.
<< Possiamo andare un attimo in sala d’attesa>>.
Poco dopo mi ritrovai a incrociare gli sguardi preoccupati di tutti loro.
<< Ho preso una decisione, vorrei che la condivideste, ma sappiate che non sto chiedendo la vostra autorizzazione per farlo, piuttosto la vostra collaborazione.
Ho intenzione di sposare Edward, adesso, ne ho già parlato con Rose e lei con il cappellano dell’ospedale, dice che bastano alcuni i documenti necessari e potrà farlo.>>
Passarono minuti interminabili di silenzio poi Esme disse:
<< Lo desiderava più di qualsiasi altra cosa, ma non credo che lui vorrebbe legarti a sé in queste condizione.>>
<< Non dica così, dentro quella stanza c’è il mio Edward, lo stesso uomo con cui passeggiavo mano nella mano quattro giorni fa, con cui parlavo e scherzavo, con cui progettavo di affittare un appartamento alla fine dell’estate, a cui volevo donare ogni istante della mia vita. Per me non è cambiato niente. Ha detto bene lo desiderava tanto, voglio esaudire questo suo sogno.
Mamma, papà ditemi qualcosa.>>
<< Io non posso che appoggiarti.>>,  disse Renèe. << So che lo ami, che lui ti ama e che niente potrebbe cambiare questo. Non posso sapere se Edward sarebbe d’accordo, siete fatti per stare insieme, il resto non conta.>>.
Mio padre fece un sorriso e disse:
<< Tu hai sempre saputo ciò che volevi ed era stare con Edward sempre, quindi saremo accanto a te.>>
<< Carlisle vorrei sentire cosa ne pensa.>>, dissi guardandolo intensamente.
<< Se dicessi cosa penso veramente, probabilmente ti ferirei troppo.
Vuoi sposarlo? Non vi ostacolerò di certo.>>
<< Io penserò a tutti i documenti necessari. >>, disse James.
Rientrai in camera, mi fermai sulla porta, Rosalie gli teneva la mano, stava raccontandogli di quando lei frequentava l’università, mi fece segno di avvicinarmi:
<< Io penserò alle vostre fedi nuziali!>>, disse.
Sorrisi. Andai a sedermi sul letto.
<< Era scontato che nessuno si sarebbe opposto.>>, disse.
<< Invece penso tuo padre ritenga che non sia opportuno, sembra sia convinto che Edward non si riprenderà. Rose ma anche se questa tragedia dovesse accadere, pensi che potrei mai lasciarlo? Non sarebbe possibile, io lo amo!>>
<< Lui si sbaglia, Edward è qui, è vivo, è presente e si riprenderà, ne sono certa, dobbiamo solo avere pazienza.>>, si riappoggiò al letto e riprese ad accarezzare la mano di suo fratello.
Dopo qualche minuto, sollevò la testa e disse:
<< Stavo quasi per dimenticarlo, il cappellano mi ha chiesto una dichiarazione di un familiare che Edward fosse intenzionato a sposarti. Io so che non desiderava altro, ti aveva regalato un anello di fidanzamento, ma la burocrazia non guarda in faccia a nessuno, senza questo documento non può sposarti, io non vivo in casa e non posso quindi dichiararlo.>>
<< Firmerò io la dichiarazione.>>
Era Esme. Si avvicinò a me, mi posò la mano sulla spalla, io appoggia il capo sul suo fianco.
<< Oh grazie.>>, dissi sottovoce.
<< Grazie a te tesoro, per quanto lo ami e per aver preso adesso questa decisione così importante.>>
<< Bella.>>, mormorò Rosalie, << come vuoi le fedi?>>
<< Semplici e tradizionali e dentro dovresti fargli incidere, oltre ai nostri nomi, “per sempre”, niente data.>>
Rose ed Esme uscirono, tornai a tenergli la mano tra le mie, mi accorsi che non aveva più la mia fede araba al dito.
Nei momenti concitati del ricovero in Italia, evidentemente qualcuno gliela aveva tolta, mi dispiacque molto non vederla, sperai che non fosse andata persa.
 
Un altro giorno trascorse, senza che la situazione subisse alcuna variazione.
Provai più di una volta a parlare con Carlisle, ma senza successo, mi evitava.
Da quando lo avevo conosciuto e dal momento in cui Edward aveva affrontato gli interventi, le terapie, ogni scelta fatta per la sua salute, io e Carlisle c’eravamo sempre confrontati, avevamo sempre parlato, avevamo sempre condiviso ogni preoccupazione, c’eravamo sostenuti sempre.
Comprendevo come fosse disperato, così come lo ero io, ma non riuscivo a capire perché avesse una visione così totalmente negativa.
I ragazzi vennero a trovarlo, gli dissi della mia intenzione di sposarlo. Le ragazze mi strinsero in un abbraccio rincuorante, concordarono che non era per niente una scelta insensata, capirono perché ne sentivo l’esigenza, spiegai che non avevo alcuna perplessità, Angela mi prese per le spalle:
<< Stai facendo bene, vedrai che appena si sveglierà impazzirà dalla gioia.
Sarà riuscito a incatenarti a lui, come avrebbe voluto fare sin dal primo momento in cui ha posato i suoi meravigliosi occhi verdi su di te.>>
<< Sì Bella!>>, aggiunse Jasper, << vedrai tutto si sistemerà!>>.
Sam ed Emily si sedettero accanto a me in silenzio, guardavano Edward, Sam mi teneva per i fianchi, sentiva quanto fossi inquieta, spaventata, lui sentiva tutti i tutti i miei turbamenti interiori, cercava di darmi quella rassicurazione di cui avevo assolutamente bisogno.
Alice aveva portato un piccolo mazzo di fiori, Angela aveva lasciato una busta con una lettera per lui, che avrei dovuto leggergli quando saremmo stati soli, Emmett era stato a casa Cullen aveva preso il suo I-pod, gli aveva caricato decine di canzoni, poi si erano riuniti e aveva inciso in cd, con le loro voci, due ore di continui “non-sense”, come diceva Edward che gli avrebbe fatto compagnia.
Rosalie tornò nel tardo pomeriggio, aveva un’espressione disfatta. I ragazzi discretamente poco dopo andarono via.
Era passata da casa. Si sedette accanto al letto e tirò fuori il mio cuscino da una busta, la guardai.
<< Il tuo profumo … il profumo del tuo corpo è una droga per lui e questo ne è davvero impregnato. Aiutami a sollevarlo.>>
Sistemammo il cuscino e lo riadagiammo delicatamente, mi asciugai le lacrime e le chiesi:
<< E’ stato tanto dura entrare nella sua stanza?>>.
<< Nella vostra stanza vorrai dire… molto più di quando potessi immaginare, ma questi oggetti dovevano essere qui!>>.
Uscì dalla borsa la cornice con la foto a Time Square, il diario, il braccialetto che gli avevo regalato a Natale e li posò sul tavolinetto accanto al letto, quindi uscì da un sacchetto la fede araba.
Me la porse, gli presi la mano e la infilai, entrò senza fatica.
Aprì quindi uno scatolino blu e disse:
<< Domani gli metterai questa fede al dito e sarà per sempre Bella, sarai una Cullen per sempre!>>
<< Oh Rose sono bellissime! Grazie tesoro, grazie!>>.
Scorsi il dottor Cullen sulla porta.
<< Papà vieni!>>.
Si avvicinò al letto.
<< Pensavo di riportare Edward a casa sabato.>>, disse deciso.
<< Come?>>, rispondemmo all’unisono.
<< Adesso che è stabile, non ha senso tenerlo qui in ospedale, posso assisterlo benissimo anche a casa.>>
<< Dottore pensa che sia prudente non sarà presto>>.
<< Presto Bella? Edward non sta facendo cure particolari, cosa pensi che possa rischiare? Un altro attacco, una crisi respiratoria, un’embolia? Può succedere qui come a casa.>>
<< Papà smettila!>>.
<< Cosa Rosalie? Smettere di far cosa?>>.
<< Ci stai spaventando!>>.
<< Sarebbe un bene se lo foste, forse tornereste con i piedi per terra.
Non capisci quanto sia grave la situazione? Accidenti Rose, tuo fratello è in coma e voi pensate di organizzare un matrimonio.>>
Mi ero alzata in piedi, tenevo ancora la sua mano stretta tra le mie e piangevo.
<< Perché ci stai facendo questo papà?>>, disse Rosalie stringendo i pugni.
<< Perché sembro l’unico che si rende conto di che cosa stiamo vivendo.>>
<< Che cosa stiamo vivendo noi papà? Di che cosa sta vivendo Edward vorrai dire. Noi siamo solo tristi spettatori del suo dramma, ma almeno noi stiamo tentando di fare qualcosa per lui, per aiutarlo a uscirne!>>
<< E cosa pensate di fare, cosa credete che possa essere utile, un cuscino, una musica, un matrimonio… dimmi Rosalie… illuminami!>>.
<< Tutto quello che può tenerlo attaccato a noi, a lei. Tu puoi anche pensare che siamo irresponsabili, ma noi siamo convinte che si riprenderà, che tornerà da noi, non siamo sfiduciate e sconfitte come lo sei tu papà!
Ora lo vuoi riportare a casa? Immagino che ti sia consigliata con i suoi medici e che davvero lui non rischi nulla per questa tua scelta.
Sai che ti dico ne potremmo essere anche contente. Essere nella sua stanza, nel suo letto, in mezzo agli odori che gli sono familiari, i rumori che conosce perfettamente, potrebbe farlo star meglio, rassicurare, ma soprattutto avrà accanto a lui la donna che ama più della sua vita, che tra meno di ventiquattr’ore diventerà sua moglie.
Adesso papà organizza tutto ma ricorda che domani alle undici dovrai essere presente in questa stanza, il primo dei tuoi figli si sposerà e tu non puoi mancare.>>
Fissò la figlia qualche secondo e poi si allontanò in silenzio, io impietrita vicino al letto continuavo a piangere, la mano di Edward ancora tra le mie, Rosalie mi strinse per le spalle e disse:
<< Non piangere! Non pensare a ciò che ha detto, è sconvolto e ha perso ogni barlume di lucidità.
Edward si sveglierà, io lo so e ne devi essere convita anche tu.
Basta lacrime tesoro una sposa non può avere gli occhi arrossati dal pianto, quindi, sciacquati la faccia, torna accanto a lui per stanotte, ma domattina verrai a casa, farai un bagno, ti rilasserai, ti cambierai e poi tornerai qui, d’accordo.>>
Mi baciò sulla fronte e uscì, mi distesi accanto a lui con delicatezza, stanca ed emozionata, poggiai la testa accanto al suo viso, gli presi la mano la misi tra le mie e poco poco stremata, mi addormentai.
 
 
ROSALIE
 
Non riuscii a chiudere occhio, la parvenza di tranquillità e sicurezza ostentata davanti mio padre, si erano spente, non appena ero rientrata in casa.
Con le sue parole, mi aveva dato una vera e proprio stangata, era davvero convinto che Edward sarebbe rimasto incosciente, che non sarebbe uscito dal coma?
Oh no! Rifuggivo all’idea. Non sarebbe accaduto, saremmo riusciti a tirarlo fuori da quello stato.
Mi alzai all’alba, andai in veranda con una tazza di caffè e ci trovai James.
<< Mamma e papà dormono spero?>>, chiesi.
<< Sì, mamma ieri sera non si reggeva in piedi, ma papà le ha dovuto dare lo stesso qualcosa per dormire, speriamo che stamattina stia meglio.>>.
Buttai un occhio sul tavolinetto, c’era una carpetta.
<< Ci sono tutti, anche la dichiarazione della mamma, l’ha fatta ieri appena rientrata in casa>>.
<< Tu cosa pensi del matrimonio? Lo trovi fuori luogo? Papà ieri ha fatto una vera e propria scenata, davanti a Bella. Avresti dovuto sentirlo, era fuori di testa. L’ha fatta piangere e se n’è andato senza dire una parola.>>.
<< Io penso che Edward non vorrebbe sposarla in queste condizioni, credo, però, che Bella abbia bisogno di legarsi a lui e mi sembra doveroso assecondarla. È innamorata e la sua relazione continua a essere salda, nonostante tutto.
Riguardo all’atteggiamento catastrofico di papà non ha alcuna motivazione fondata. Ho parlato a lungo con Lys e Norton ieri sera e mi hanno ribadito che la situazione di Edward è stazionaria, che  bisogna esser fiduciosi, loro sperano che il tempo e le terapie del risveglio possano aiutarlo.
Papà ha paura, è stanco, si sente impotente dinanzi a questo nuova tegola caduta su Edward, ma se dovesse continuare a tenere quest’ atteggiamento, gli parlerò in maniera decisa e se ciò non dovesse bastare chiederò aiuto a   Lys, questo suo modo di affrontare questa situazione deve cessare, fa troppo male a Bella e alla mamma.>>
Finimmo la nostra colazione, andai a fare una doccia e mi preparerai. Sentì un rumore alla porta, mi affacciai sulle scale.
<< Bella.>>, le andai incontro. << Com’è andata la notte?>>.
Lei annuì.
<< Hai riposato qualche ora?>>.
<< Sì ma diciamo che sono ugualmente uno straccio>>.
<< Vado a preparati il bagno, tu ne frattempo mangia qualcosa.>>
<< Che cosa vuoi che cambi.>>
 
 
<< Bella non puoi trascurare te stessa, lui non lo permetterebbe.>>, le sorrisi, carezzandole il viso emaciato. << Se ti manterrai in forze, potrai reggere, altrimenti non gli sarai di aiuto. Liv preparale la colazione, quindi raggiungimi in camera.>>
Si sedette sullo sgabello e appoggiò la testa sul bancone della colazione.
Mi si strinse il cuore solo a guardarla. Piccolo tesoro, era già allo stremo e l’incubo era cominciato solo da pochi giorni, mi chiesi come avrebbe fatto a sopportare se la situazione si sarebbe protratta nel tempo.
Sentii aprire la porta, mi affrettai a raggiungerla, era immobile, appoggiata allo stipite, aveva iniziato a piangere, le presi la mano e la guidai verso il bagno, si fermò dinanzi al letto, il trolley di Edward era lì chiuso, sulla cassapanca, l’avvicinai a me, la strinsi, singhiozzava:
<< Ssh basta piccola, basta! Tornerà presto, vedrai e ti porterà alle Hawaii, come desiderava.>>
Scuoteva la testa e ansimava, poi vide la loro foto a New Orleans, Edward sorrideva, lei mostrava l’anello, sembrò riaversi, si passò la mano sul viso, asciugò le lacrime.
Si tolse i vestiti, li appoggiò sul letto si diresse verso la vasca ed entrò, mi sedetti dietro le sue spalle e cominciai a massaggiarle i muscoli delle spalle e del collo.
<< Sai che è stato il primo posto in cui ho fatto l’amore con Edward!>>, disse.
<< Interessante, che posto romantico ha scelto il mio fratellino per sedurti… candele, musica, magari un bicchiere di vino bianco?>>
<< Niente di tutto questo, io feci irruzione qui dentro semi terrorizzata perché bussavo alla porta e lui non mi rispondeva. Lo trovai immerso nell’acqua con quelle odiose cuffiette dell’I-pod nelle orecchie!>>.
<< Piccolo mio. Forse non aveva molta esperienza su come si dovesse corteggiare una donna! >>
<< No… invece è stato bellissimo! Fantastico e da lì è stato un crescendo, abbiamo costruito giorno per giorno una relazione di perfetta simbiosi, saldata dalle difficoltà e più forte di ogni dolore.>>
Poggiò la testa sul bordo della vasca, le diedi un bacio in fronte, sorrise e rilassò i tratti del volto.
La coccolai dentro l’acqua per una buona mezz’ora. Una volta uscita le asciugai e legai i capelli, scoprendo quel bellissimo collo che Edward adorava. Un filo di trucco per mascherare un po’ i segni di sei giorni quasi del tutto insonni, quindi si avvicinò all’armadio. Faceva scorrere le grucce con gli abiti, mostrando poco interesse, poi ne tirò fuori uno, un abitino semplice sopra il ginocchio, avorio con un cinturino  scuro in vita.
Mi guardò ed io dissi:
<< Questo è perfetto!>>.
Corsi in camera mia mentre Bella finiva di prepararsi, mi vestii in fretta e andai in soggiorno, dove ci attendeva James:
<< Mamma e papà?>>.
<< Mamma sta arrivando, papà è già in ospedale!>>.
<< Sei splendida.>>, disse James, avvicinandosi a Bella e prendendole la mano.




 
<< Tuo padre non verrà?>>
<< Sì che verrà!>>, dissi decisa. << Sta tranquilla, mamma vieni, sono felice che abbia deciso di mettere quest’abito.>>
Ero un abito viola con le rouches davanti, anche lei era molto dimagrita, ma le stava ancora bene.
Mi prese sottobraccio e cinse il fianco di Bella:
<< Andiamo.>>, disse. << Edward ci aspetta, dobbiamo coronare il suo sogno.>>.
 
 
JAMES
 
Entrai con passo esitante nella camera, mio padre, seduto accanto al letto, teneva la sua mano su quella di Edward, lo sguardo perso a fissare il viso di mio fratello.
Bella mi seguì, si avvicinò a lui, gli mise la mano sulla spalla e s’inginocchiò:
<< Carlisle aveva promesso che non si sarebbe mai più fatto travolgere dal coinvolgimento emotivo e dall’irrazionalità con Edward, perché se negli anni passati lei fosse stato più lucido, il mio amore avrebbe sofferto meno nella sua vita. Aveva giurato che non avrebbe più commesso quest’errore e invece ancora una volta si sta lasciando andare al dolore.>>
Lui accarezzò la fronte di Eddy e disse sottovoce:
<< Sono qui, Bella, vi aiuterò come posso, ma in questo momento non chiedetemi di più.>>
Entrarono i genitori di Bella, Renèe si diresse verso Edward, gli diede un bacio sulla fronte, poi preso da una busta un piccolo bouquet di roselline bianche, lo diede a Bella.
Poco dopo entrò il cappellano, controllò i documenti, parlò con i miei genitori, quindi si avvicinò a Bella:
<< Possiamo iniziare?>>, disse, << Siamo qui per officiare l’unione di questi due ragazzi, in una situazione tanto particolare, quanto dolorosa, ho preso atto dell’intenzione di Edward di sposare Bella, ufficializzata da un anello di fidanzamento e da una promessa, la madre di Edward ha confermato questa intenzione, quindi ho ricevuto l’autorizzazione affinché il matrimonio abbia luogo. 
Bella ecco la formula che dovrai pronunciare e poi dovrai mettergli la fede.>>, le passò un foglietto.
<< Io Bella prendo te Edward come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita.>>
Aveva pronunciato le promesse tra le lacrime, dalla prima all’ultima parola, quindi aggiunse:
<< Tu mi hai scelto, mi hai desiderato dal primo momento che mi hai conosciuto, mi avresti sposato subito se io avessi acconsentito, amore mio sono io che ti sto sposando, con la felicità della scelta e il dolore per la circostanza, consapevole che questa è una condizione di difficoltà temporanea, che tornerai da me e staremo per sempre insieme.>>
Rosalie aprì la scatolina degli anelli, il sacerdote li benedisse, Bella prese quello di Edward, lo baciò, s’inginocchiò vicino a letto, con delicatezza lo fece scivolare sull’anulare, poi prese il suo si avvicinò al viso e disse:
<< Sappi che mi aspetto che farai tu questo gesto, non appena ne sarai in grado. Voglio che la mia fede sia al mio dito perché mio marito l’ha voluto.>>
La infilò nel suo dito e si fece il segno della croce.
<< E con il potere conferitomi dalla chiesa.>>, disse solenne il sacerdote. << Vi dichiaro marito e moglie>>.




 
Bella lo baciò, tra le lacrime.
<< Congratulazioni signora Cullen!>>, era mio padre che aveva pronunciato quelle parole.
Bella lo guardò, lui le asciugò le lacrime:
<< Ti prego Bella accetta le mie scuse, sono stato ancora una volta un debole, ancora una volta rischiavo di non essere un buon medico, proprio con mio figlio.
Rimbocchiamoci le maniche e riportiamo al più presto indietro il mio Edward … tuo marito. >>
<< Grazie Carlisle.>>
Io mi avvicinai a Edward e dissi:
<< Ehi fratello torna in fretta, hai una moglie cui pensare adesso.>>
 
 
BELLA
 
In due giorni di lavoro frenetico, la nostra camera era stata attrezzata per accogliere Edward di nuovo in casa.
Quando i paramedici lo sistemarono sul letto e collegarono tutti i macchinari, Carlisle lo controllò e mi lasciò con un sorriso.
Mi ritrovai da sola accanto a lui, in quello che era il nostro letto, nella nostra stanza, tra le nostre cose, paradossalmente tirai un sospiro di sollievo.
<< Edward siamo a casa finalmente.>>, gli dissi, << vedrai che nella tranquillità della tua stanza e seguendo le indicazione del terapista del risveglio, riusciremo a riportarti cosciente.
Tu vedi di collaborare amore mio, voglio rivedere quei meravigliosi occhi verdi che mi mozzano il respiro, quella tua voce sensuale nelle mie orecchie, le tue mani sul mio corpo, rivoglio i miei brividi e le mie sensazioni Cullen, e li rivoglio al più presto.>>
Risi e lo baciai, quindi gli misi l’I-pod e mi sistemai accanto a lui, presi il diario.
Il giorno dopo il nostro matrimonio avevo preso a scrivere ogni cosa, proprio sul suo diario, tornando indietro al giorno in cui era stato male; volevo che, quando si fosse risvegliato, potesse leggere ciò che era accaduto in quel periodo, volevo che avesse una traccia di quello che non aveva potuto vivere coscientemente.
Nel pomeriggio vennero mamma e papà, dopo esser stati una decina di minuti in camera, ci spostammo in salotto:
<< Bella, papà deve rientrare a lavoro, ma se hai bisogno di me io posso restare. >>
<< No mamma, non preoccuparti, nei prossimi giorni avrò tanto da fare, qui in casa, sta tranquilla.>>
<< Renèe >>, disse Esme, << io sarò sempre a disposizione, mi prenderò cura di lei e farò in modo che si ritagli del tempo, per se stessa.>>
<< Tempo per me stessa… il mio tempo sarà solo per lui adesso.>>, dissi.
<< Ti sbagli.>>, continuò mia suocera, << è necessario che tua madre e tuo padre sappiano che non permetteremo che ti annulli completamente dietro ad Edward, lui per primo non lo permetterebbe mai. Siamo tutti qui per aiutarlo e tu ascolterai i nostri consigli.>>
Mi lasciai andare sul divano, mamma mi prese la mano:
<< Lo so che non lo concepisci, ma Esme ha ragione se saprai dosare al meglio le tue forze, potrai essergli d’aiuto. Consumarti non gli servirà.>>
Abbassai lo sguardo e non le risposi.
Ci trattenemmo ancora un altro po’ a parlare, poi i miei genitori andarono a salutare Edward e ci lasciammo sulla porta, dopo un intenso abbraccio.
Rientrai in camera, Rosalie gli stava cospargendo della crema sulle braccia, aveva un viso così teso:
<< Che succede Rose?>>.
<< So che sto facendo qualcosa d’importante per lui, ma è così triste, così gravoso>>.
<< Saranno tante le cose che dovremo razionalizzare, di cui dovremo capirne solo l’utilità ed esser bravi a dissimulare il dispiacere che ci provoca dissimulare anche con lui.
Io sono convinta fermamente che ci senta, che percepisca i nostri stati d’animo e quindi non gli fa bene sentirci tristi o disperate.>>, feci un sospiro e lo carezzai.
<< Mi sento così colpevole. L’ho sottoposto a un enorme carico di stress fisico e psicologico, la sua festa di compleanno organizzata su una barca, il viaggio, la sfilata… troppa fatica che non era ancora pronto a sopportare e il suo cuore… oh Dio!>>.
<< Se vogliamo parlare di sensi di colpa, io, in questo momento, ne sono dilaniata. Le emozioni forti avute sulla barca quando sono caduta e dopo con il lanciatore di coltelli e poi in viaggio in Italia, ho accettato che facesse un tour de force veramente stancante.
Ma potevo non assecondarlo? Era così felice per tutto ciò che aveva ricevuto, dei tuoi regali e delle tue attenzioni, del viaggio, dell’Italia e poi la gioia e l’emozione della sfilata, hai idea cosa ha significato per lui, poterti essere accanto a Milano?
I dottori prima di partire erano stati così rassicuranti, i cicli di cura erano tanto efficaci, la situazione generale era buona. Mi sono lasciata trascinare dal suo entusiasmo, non ho voluto porgli limiti. Dio se lo avessi fatto rallentare un po’ e forse tutto questo non sarebbe successo. >>
Presi la sua mano l’appoggiai al mio viso, trattenendo le lacrime. Rosalie riprese a massaggiarlo.
<< Rose.>>, dissi dopo qualche minuto. << Devi programmare il tuo rientro a Miami.
No… non fare questa faccia, poco fa tua madre e mia madre hanno parlato di riprendere il controllo della mia vita… capisci loro mi chiedono di pensare a me stessa, io che in questo momento vorrei vivere nello stesso limbo di Edward, che mi sento sospesa, in stand by, dovrei riprendere il controllo sulla mia vita, ma tu, invece, hai l’obbligo di tornare a lavoro, devi pensare alla tua attività, programmando ogni tanto di tornare qui e restare qualche giorno. Siamo a un mese e mezzo dalle sfilate e non credo che tu abbia la collezione finita.>>
<< Mi manca solo qualche pezzo, posso terminarli qui e mandarli ai miei collaboratori, posso  prendermi ancora un’altra settimana. Ho bisogno di restare ancora un altro po’ con lui.>>
<< Una settimana Rosalie e dopo ti caccerò via, devo ritagliarmi un po’ d’intimità con mio marito.>>, dissi sorridendo.
<< Solo fino a ferragosto.>>
<< Stai negoziando Rose? Sono quasi dieci giorni, non una settimana.>>
<< Sii buona. Prometto che dopo ferragosto vi lascerò soli. >>, sorrise.
<< Ok, Edward possiamo concederglieli questi dieci giorni vero?>>.
 
Uff! Il silenzio della notte, rotto dai rumori del ventilatore meccanico e del monitor per i parametri vitali, rumori ciclici e intermittenti.
Non credevo fossero così duri da sopportare. Pensavo che dopo qualche ora mi sarei abituata, invece erano lì che mi martellavano il cervello e mi mantenevano vigile e nervosa.
Dovevo concentrare la mia attenzione su altro o sarei esplosa ed era solo la prima notte.
La lucina sul comodino illuminava il suo volto, era bellissimo, nonostante tutto.
Il mio sguardo era catturato dai suoi tratti, così raffinati e sottili. Un lord inglese.
Solo il tubo del respiratore interrompeva quella perfezione, ma riuscivo a escluderlo dalla mia valutazione.
Presi la mia crema idratante, ne misi un po’ sulle dita e cominciai a spargerla sulla fronte, sfiorandogliela appena.
<< Scusami Edward.>>, sussurrai, << ho bisogno di un po’ di tempo per abituarmi ad averti qui accanto a me e poi non riesco a resistere alla tentazione di toccarti.>>, mi venne da ridere.
<< Dicevi di adorare le mie mani sul tuo corpo, spero in questo momento ti siano gradite, anzi ti facciamo mantenere vivo il ricordo del nostro modo di sfiorarci e di prenderci cura l’uno del corpo dell’altro>>.
Dopo la fronte, le gote, fin giù al mento, con movimenti lenti e circolari, ancora un po’ di crema e scesi sul collo, mi avvicinai a lui, il suo profumo m’investì prepotente, inspirai e non riuscii a resistere lo baciai uno… due… tre volte, fino a raggiungere l’incavo della sua clavicola, tornai su fino all’orecchio:
<< Edward come mi manchi! Come mi mancano le tue labbra, le tue mani, il tuo tocco gentile e passionale insieme. Come farò a resistere ancora senza di te. Impazzirò se non torni da me!>>.
Guardai le sue labbra, erano un po’ screpolate, come avevo fatto a non notarlo?  Presi lo stick del burro cacao, ci passai sopra il dito e poi gli disegnai il contorno uno, due volte, fino a che non divennero morbide, poi mi avvicinai alla sua bocca, gli appoggiai sopra la mia.
<< Basta devo fermarmi.>>, dissi con energia. << Devo, in questa circostanza è un comportamento assurdo, forse sto proprio impazzendo?
Continuerei a toccarti, a baciarti, vorrei stringerti, tutta la notte amore mio! Ho un grande desiderio di te adesso. Mi chiedo però se sia giusto? Sì certo che è giusto, sei il mio unico amore e questo tuo stato non ha cambiato una virgola a quello che sento. Ti amo Edward Cullen, ti amo come non mai!>>, mi riappoggiai al cuscino.
 
 << Stamattina arriverà un’infermiera>>, disse Carlisle, << che oltre ad provvedere alla terapia, baderà anche alla sua igiene personale>>.
<< No, voglio pensarci io?>>, dissi.
<< Invece non devi. Non perché tu non ne sia capace, non è giusto. Bella ci sono necessità troppo forti cui far fronte e non voglio che tu sopporti anche questo.
E poi dobbiamo essere pronti ad affrontare un altro passaggio che so già, sarà molto difficile per tutti noi. Non posso più alimentarlo con le flebo, non sono più sufficienti, ha bisogno di un maggiore apporto proteico, sta già dimagrendo. Dobbiamo passare a un sistema più efficace, che è tutt’altro che facile da vedere, ha bisogno di un sondino naso-gastrico>>.
<< Lo conosco Esme lo sa?>>.
Fece segno di sì con la testa, si passò la mano tra i capelli, mi fece una carezza e andò da Edward.
Tirai fuori un respiro forzato, presi la tazza di  caffè e aspettai Esme.
Si sedette contrita accanto a me, tra noi non occorreva parlare, eravamo già talmente distrutte al pensiero, che aggiungere parole, avrebbe solo acuito il dolore.
 
Mi ritrovai ferma appoggiata allo stipite, a guardarlo, da lontano, le braccia strette al petto, respiravo piano per evitare di piangere. Quel tubicino era abominevole, una mano sulla mia spalla, James mi strinse e mi sussurrò:
<< Dobbiamo continuare a credere che sia una situazione temporanea… ricorda cambierà!>>.
<< Sì ma è terribile lo stesso, anche se fosse solo per un giorno!>>.
<< Esci stamattina, prendi mia madre e Rosalie e vai a fare un giro, cerca di staccare, io resterò con lui.>>
<< No, già solo il pensiero che qualcun altro abbia pensato a lui stamattina, mi fa star male, non voglio lasciarlo.>>
<< Vai fuori almeno per il pranzo, ti prego Bella sii ragionevole!>>.
<< Certo che lo sarà.>>, Rose si era avvicinata, << ti porto a mangiare sulla spiaggia, dobbiamo portar fuori di casa mia madre, Bella, credo che sia sull’orlo di una crisi.>>
Abbassai la testa.
<< È possibile che in uno dei suoi deliri d’incensazione delle tue immense capacità, Edward mi abbia raccontato che sai radere la barba?>>, disse Rosalie.
<< Sì, è vero, gliel’ho fatta una volta.>>, dissi sorridendo.
<< Allora andiamo devi renderti utile, tanto per cambiare>>.
Mi prese per il fianco e ci avvicinammo:
<< Ciao Ironman!>>, esclamò lei non appena ci avvicinammo.<< Sono qui per apprendere da quel mostro di tua moglie come si rade un uomo, potrebbe ritornarmi utile, se mai trovassi un uomo disposto a sopportare il mio prorompente super-io, fatto già di per sé eccezionale.>>.
Portò un catino di acqua calda, schiuma da barba e rasoio:
<< Forza ragazza dalle mille potenzialità, sono pronta a imparare>>.
<< Tesoro non farmi fare cattiva figura.>>, gli dissi, carezzandogli il viso.
Procedetti con cautela a spargergli la schiuma e quindi passandogli il rasoio. Alla fine il suo viso senza barba sembrava risplendere, gli diedi un bacio.
<< Ehi Eddy sei tornato tra gli essere non primitivi.>>, disse mia cognata, << anche se devo dire che quella tua barba rossiccia, ha il suo fascino e tu Bella sei davvero brava.>>.
<< Sei bellissimo amore mio con o senza barba!>>, gli mormorai all’orecchio. << Tua sorella non capisce nulla di uomini.>>.
Sentimmo il campanello, avevo chiesto a Mark di dirmi sempre prima chi fosse, era sensato preparare chiunque fosse, a ciò che avrebbero visto.
<< Bella sono Jasper e Alice.>>, disse Liv, sulla porta.
<< Arrivo.>>
Li abbracciai e li condussi al divano, poi dissi:
<< Prima di vederlo devo dirvi una cosa, stamani Carlisle ha dovuto mettergli un sondino per alimentarlo meglio, non è una visione facile e tu Alice, nelle tue condizioni, non vorrei ti facesse troppo male!>>.
<< Il mio principe… resta sempre il mio principe, ho bisogno di vederlo.>>
<< Alice è stata talmente nervosa in questi giorni che ho pensato fosse meglio venire.>>, aggiunse Jasper.
Rosalie stava ancora massaggiando le guance di Edward con il dopobarba, Quel profumo, il suo profumo mi arrivò forte, come se mi fosse accanto. Chiusi gli occhi e respirai.
Rosalie si voltò a guardare, la sua voce cristallina ruppe l’aria:
<< Eddy hai visite. È la donna in gravidanza più in forma che abbia mai visto… Alice stai benissimo!>>
<< Splendida bugiarda, come tuo fratello!>>
Si avvicinò al letto, allungò la mano sulla sua fronte:
<< Oh mio principe!>>, gli fece una carezza dolce, lungo tutto il viso.
Le avvicinai una sedia, Jasper si mise in ginocchio accanto a lei:
<< Alice.>>, le disse.
 
 
<< Sto bene Jasper.>>, prese fiato e iniziò. << Ciao Edward tesoro, avevo così tanto desiderio di vederti, sai portare in giro quest’enorme pancione non mi viene facile e poi ho tremila stupidi problemi da donna gravida.
Ricordi che a novembre hai un impegno improrogabile, vero? Un impegno a cui non puoi mancare. Mio figlio ha bisogno del suo padrino.
E sì è maschio… immagina Withlock com’è su di giri! Il suo primogenito è un maschio, tramanderà il suo nome glorioso. Io invece, sono contenta perché potrò chiamarlo Edward, spero che tu sia contento di questa mia scelta?
Volevo che lo sapessi e spero che questo sia un altro incentivo per farti tornare presto da noi, dalla tua famiglia e da Bella.
Poi il tuo amico non è in condizione di affrontare questa cosa tutto solo, ha bisogno di Ironman accanto, sai quanto sia fragile emotivamente, si dà arie da duro ma poi alla resa dei conti, non regge per niente la tensione, quindi ti prego vieni ad aiutarmi.>>
<< Piccola Alice!>>, dissi mentre la stringevo dolcemente. << Sai bene che Edward non sa dirti di no … vedrai ti ascolterà!>>.
<< A proposito della signora Cullen.>> disse Rosalie, << sappiate che mi stanno obbligando a partire dopo ferragosto, quindi ve l’affido, ha bisogno di staccare con regolarità, uscire da questa stanza e distrarsi… Bella non ha diritto di parola, sono più grande, sono tua cognata e soprattutto, esercito il diritto di prendermi cura di te, al posto di mio fratello.>>
<< Puoi starne certa.>>, disse Jasper. << Siamo in otto e non potrà scrollarsi di dosso la nostra presenza tanto facilmente.>>
 
Andammo fuori a pranzo, né io né Esme potevamo averla vinta con Rosalie. Fu un momento rilassante parlammo delle sfilate imminenti, del rientro di James all’università, di Jasper e Alice, della loro visita. Raccontai emozionata a Esme l’intenzione dei ragazzi di dare il nome di Edward al loro figlio e a quel punto fu inevitabile che il pensiero tornasse a lui, alla sua assenza.
Chiesi a Esme di raccontarmi ancora qualcosa di lui, della sua infanzia e le chiesi se potevo registrare ciò che raccontava. Rosalie sorrise.
Gli episodi erano dolci, affettuosi ma anche pervasi da una malinconia profonda, appoggiai la testa sulla spalla di Rose e mi lasciai trasportare da una visione di Edward bambino che immaginavo e rivedevo nelle fotografie raccolte da Emmett nel suo DVD.
 
I giorni si susseguivano, simili nelle routine, cercavamo di stimolarlo, cercando di non sovraccaricarlo, così come aveva chiesto il terapista del risveglio.
La musica, le nostre conversazioni con lui, i ragazzi che venivano ogni giorno, più volte al giorno, anche solo per salutarlo e fargli sentire la presenza, la stimolazione del tatto con il calore, il freddo, le superfici diverse, davamo spazio alla nostra inventiva. Avevamo iniziato anche una terapia farmacologica, specifica per il risveglio, molto simile a quella per la miastenia, ma purtroppo cominciavamo a vedersi i primi effetti dell’immobilità. Il tono muscolare tanto faticosamente raggiunto stava cominciando a calare.
Eravamo passati ad alimenti altamente proteici che avevo cominciato a somministrargli anch’io per evitare la presenza costante dell’infermiera in casa.
Era un continuo prendersi cura di lui, senza dargli tregua, sperando in un piccolo segno che desse speranza.
Erano passate già due settimane da quando, come mi capitava di dire, si era addormentato e forse poteva essere solo questione di tempo.
 
<< Potrebbe farti piacere avere i ragazzi qui domani?>>, disse Rosalie, mentre forbici in mano, gli stava accorciando i capelli. << La mamma mi ha raccontato che quando Edward aveva undici anni, Jasper si è presentato a lei, con la sua espressione dolce e accattivante, chiedendole di portarlo a fare campeggio in spiaggia, per la notte di ferragosto. Riesci a immaginarti la faccia di mia madre, sempre ipertesa e iperprotettiva, lo sguardo da cucciolo sperduto di Edward unito a quello di Jasper, non gli diedero chance, non riuscì a negarli il permesso.
E da lì è partita la tradizione che ogni ferragosto Edward doveva stare in giro con loro, da qualche parte… forse è stupido pensarlo vista la situazione, ma vorrei che li sentisse vicini anche quest’anno, però se sei stanca e vuoi riposare, basta che tu lo dica.>>
Guardai il mio amore, sospirai.
<< Rose se dovessi rispondere di getto, direi che vorrei pensare a lui e poi vorrei chiudermi in camera e riposare, ma in fondo movimento in casa potrebbe essere utile per tutti, scaricherebbe un po’ di tensione, ma parlane anche con i tuoi genitori. >>, mi fermai un attimo, presi un respiro e dissi.
<< Rose grazie, se non ti avessi avuta accanto, in questo tre settimane, forse mi sarei persa, tutto questo sarebbe stato troppo per me.>>
<< Ne sono molto lusingata, tesoro, ma non credo proprio. La tua forza è l’amore che provi per quest’uomo e che lui prova per te. Reggi ancora per un po’ Bella vedrai quest’angoscia finirà presto.>>
 
 
JASPER
 
All’invito di Rosalie avevano tutti risposto presente.
Bella, con delicatezza e un sorriso si divideva tra noi e la sua stanza.
Un discreto andirivieni rendeva l’atmosfera quanto più serena possibile.
Il viso di Bella, le sue espressioni tenere ma anche le sue occhiaie, suggerivano a tutti quanto venti giorni di attenzione continua, di scelte molto provanti, di atti quotidiani che avrebbero sopraffatto un’anima forte, avessero un grande costo. Era davvero consumata.
Mi fermai sulla porta della stanza, lei volse la testa e mi fece segno di entrare, mi si sedetti sul bracciolo della poltrona, Bella reclinò la testa verso di me e chiuse gli occhi, delicatamente iniziai a carezzargli il capo.
<< Non appena Rosalie sarà tornata a Miami, ogni giorno a turno verremo a darvi una mano, per tutto quello che occorre>>, lei scostò la testa, <<…Bella siamo come fratelli e sorelle per lui, adesso entrambi avete bisogno della nostra presenza e noi intendiamo darvela.>>
<< Grazie Jasper davvero. Sono così stanca.>>
<< Lo so si vede ecco perché vogliamo che ci dica di che cosa hai bisogno, non vogliamo essere invadenti, ma crediamo di poterti alleggerire un pò, in qualsiasi momento tu ne abbia bisogno. Vogliamo aiutarvi a tirarlo fuori da quel letto, anche per noi è troppo gravoso pensarlo ancor in questo stato.>>
Si avvicinò al viso di Edward:
<< Cullen hai sentito siamo tutti qui con te amore, ti stiamo aspettando. Lo so che probabilmente sei stanco, che non ha l’energia per uscire da questa maledetta incoscienza ma ti prego provaci!
Ho bisogno di te, abbiamo bisogno di te.>>, lo baciò. << A volte penso che ci stai provando ma per qualche motivo non ci riesci, a volte mi lascio trasportare dai pensieri negativi, me ne scuso, poi mi dico devo avere solo pazienza, l’amore mio sta tornando… vero che stai tornando?
Edward prenditi tutto il tempo che ti è necessario, ma non pensare di lasciarti andare, di andar via, di abbandonarmi per sempre perché a quel punto io non avrei più niente, la mia vita non avrebbe più senso e verrei a cercarti… giuro che verrei a cercarti!>>.




 
 
Si avvicinò alle sue palpebre chiuse e vi depositò due baci leggeri.
Restò a fissarlo qualche istante, forse aspettandosi chissà quale reazione, delusa allora lasciò andare le lacrime, che caddero sul suo viso.
Le carezzai i capelli tentando di consolarla, mi guardò disperata:
<< Perché non si sveglia Jasper, perché non trova la forza di tornare da me, sono così logorata da quest’attesa.>>
<< Tesoro sii fiduciosa, sono certo che ci sta provando e vedrai che ci riuscirà.>>
 
 
 
Scusate il ritardo un impegno di lavoro improrogabile mi ha fatto rientrare in casa tardissimo e nonostante volessi con tutte le mie forze postare, gli occhi mi si chiudevano, ho scelto di farlo stamani, spero non me ne vorrete.
Questo capitolo come qualche altro in questa storia lo scritto per me… ossia lo scritto per riuscire a razionalizzare una paura che forse tante altre persone conoscono. Restare accanto ad un proprio caro incosciente e non poter far nulla per riportarlo vigile.
Il senso di impotenza ti pervade, ti senti inutile, vorresti fare gesti inconsulti, come urlare, scuotere quella persona, come se fosse possibile riportarla al mondo reale solo con atti di forza.
E invece spesso è la dolcezza, la serenità a dare i giusti stimoli, a segnare la strada per tornare… ma tante volte, nella vita reale, non c’è ritorno, anzi c’è un lento e progressivo allontanarsi che conduce al non ritorno.
Bella suggerisce ancora una volta come affrontare di petto una situazione difficile, logorante, e lo fa con un gesto di amore estremo, legarsi indissolubilmente (io credo ancora che il matrimonio sia una scelta per la vita) al suo uomo. Lei sicuramente certa che Edward si sveglierà. Però questa sua sicurezza vacilla durante il capitolo, chi con sicurezza può dire quanto possa durate uno stato di coma e soprattutto quali danni può provocare una forzata incoscienza?
Carlisle crudele? Forse. Debole? Sicuramente. Medico? Poco.
E’ senza alcun dubbio un padre disperato. Che non riesce a tirare le fila dei suoi sentimenti, che non riesce ancora una volta ad essere presente a se stesso, ad agire prima da medico e poi da padre, il suo comportamento irrazionale, deprecabile.
I fratelli praticamente perfetti, solidi, direi quasi rocciosi, non si perdono d’animo, fanno (Rosalie) gesti terribilmente provanti (non si può capire se non lo si prova, cosa vuol dire accarezzare un corpo caldo ma che sembra morto), James sostegno operativo quando serve, emotivamente presente con la sua riservatezza per sua madre e per Bella, pronto a parlare in maniera decisa con il padre, per proteggere Bella e sua madre da dolore ulteriore.
Ragazze grazie in anticipo per i commenti che farete so che mi saranno molto utili.
Un grazie speciale ad una mia web-amica perché con un suo racconto ha rafforzato la mia convinzione che l’amore eterno esiste e che spesso va oltre la morte, un bacio alla mia anima bianca e alla mia anima nera per l’aiuto insostituibile che mi danno ogni settimana e per l’amicizia che mi dimostrano.
A tutte voi un mega augurio di Buon Natale, spero che lo viviate con serenità, con allegria, in famiglia.
In genere nella mia vita, ma durante le feste in particolare ho l’abitudine di  a pensare ad un persona cara vicina o lontana che in questo momento vive una situazione difficile, mi farà apprezzare enormemente la mia condizione, mi fa scaricare dagli affanni quotidiani… mi fa sentire sicuramente più fortunata e benedetta da Dio.
Vi invito a farlo spero, così come accade a me, che vi predisporrà con maggiore letizia a queste feste.
Piccolo avviso la settimana prossima posterò tra il 27 e il 28, sarò fuori con la famiglia per Natale e quindi niente pc.
Ancora tanti auguri, un bacio e un abbraccio a tutte voi.

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Capitolo 42
*** Limbo di non vita ***







Tratto dal  quarantunesimo capitolo:

 
<< Ho preso una decisione, vorrei che la condivideste, ma sappiate che non sto chiedendo la vostra autorizzazione per farlo, piuttosto la vostra collaborazione.
Ho intenzione di sposare Edward, adesso, ne ho già parlato con Rose e lei con il cappellano dell’ospedale, dice che bastano alcuni i documenti necessari e potrà farlo.>>
Passarono minuti interminabili di silenzio poi Esme disse:
<< Lo desiderava più di qualsiasi altra cosa, ma non credo che lui vorrebbe legarti a sé in queste condizione.>>
<< Non dica così, dentro quella stanza c’è il mio Edward, lo stesso uomo con cui passeggiavo mano nella mano quattro giorni fa, con cui parlavo e scherzavo, con cui progettavo di affittare un appartamento alla fine dell’estate, a cui volevo donare ogni istante della mia vita. Per me non è cambiato niente. Ha detto bene lo desiderava tanto, voglio esaudire questo suo sogno.
Mamma, papà ditemi qualcosa.>>
<< Io non posso che appoggiarti.>>,  disse Renèe. << So che lo ami, che lui ti ama e che niente potrebbe cambiare questo. Non posso sapere se Edward sarebbe d’accordo, siete fatti per stare insieme, il resto non conta.>>.
Mio padre fece un sorriso e disse:
<< Tu hai sempre saputo ciò che volevi ed era stare con Edward sempre, quindi saremo accanto a te.>>
<< Carlisle vorrei sentire cosa ne pensa.>>, dissi guardandolo intensamente.
<< Se dicessi cosa penso veramente, probabilmente ti ferirei troppo.
Vuoi sposarlo? Non vi ostacolerò di certo.>>
<< Io penserò a tutti i documenti necessari. >>, disse James.
Rientrai in camera, mi fermai sulla porta, Rosalie gli teneva la mano, stava raccontandogli di quando lei frequentava l’università, mi fece segno di avvicinarmi:
<< Io penserò alle vostre fedi nuziali!>>, disse.
Sorrisi. Andai a sedermi sul letto.
<< Era scontato che nessuno si sarebbe opposto.>>, disse.
<< Invece penso tuo padre ritenga che non sia opportuno, sembra sia convinto che Edward non si riprenderà. Rose ma anche se questa tragedia dovesse accadere, pensi che potrei mai lasciarlo? Non sarebbe possibile, io lo amo!>>
<< Lui si sbaglia, Edward è qui, è vivo, è presente e si riprenderà, ne sono certa, dobbiamo solo avere pazienza.>>, si riappoggiò al letto e riprese ad accarezzare la mano di suo fratello.
Dopo qualche minuto, sollevò la testa e disse:
<< Stavo quasi per dimenticarlo, il cappellano mi ha chiesto una dichiarazione di un familiare che Edward fosse intenzionato a sposarti. Io so che non desiderava altro, ti aveva regalato un anello di fidanzamento, ma la burocrazia non guarda in faccia a nessuno, senza questo documento non può sposarti, io non vivo in casa e non posso quindi dichiararlo.>>
<< Firmerò io la dichiarazione.>>
Era Esme. Si avvicinò a me, mi posò la mano sulla spalla, io appoggia il capo sul suo fianco.
<< Oh grazie.>>, dissi sottovoce.
<< Grazie a te tesoro, per quanto lo ami e per aver preso adesso questa decisione così importante.>>
<< Bella.>>, mormorò Rosalie, << come vuoi le fedi?>>
<< Semplici e tradizionali e dentro dovresti fargli incidere, oltre ai nostri nomi, “per sempre”, niente data.>>
 
*******
 
<< Bella.>>, le andai incontro. << Com’è andata la notte?>>.
Lei annuì.
<< Hai riposato qualche ora?>>.
<< Sì ma diciamo che sono ugualmente uno straccio>>.
<< Vado a preparati il bagno, tu ne frattempo mangia qualcosa.>>
<< Che cosa vuoi che cambi.>>
<< Bella non puoi trascurare te stessa, lui non lo permetterebbe.>>, le sorrisi, carezzandole il viso emaciato. << Se ti manterrai in forze, potrai reggere, altrimenti non gli sarai di aiuto. Liv preparale la colazione, quindi raggiungimi in camera.>>
Si sedette sullo sgabello e appoggiò la testa sul bancone della colazione.
Mi si strinse il cuore solo a guardarla. Piccolo tesoro, era già allo stremo e l’incubo era cominciato solo da pochi giorni, mi chiesi come avrebbe fatto a sopportare se la situazione si sarebbe protratta nel tempo.
Sentii aprire la porta, mi affrettai a raggiungerla, era immobile, appoggiata allo stipite, aveva iniziato a piangere, le presi la mano e la guidai verso il bagno, si fermò dinanzi al letto, il trolley di Edward era lì chiuso, sulla cassapanca, l’avvicinai a me, la strinsi, singhiozzava:
<< Ssh basta piccola, basta! Tornerà presto, vedrai e ti porterà alle Hawaii, come desiderava.>>
Scuoteva la testa e ansimava, poi vide la loro foto a New Orleans, Edward sorrideva, lei mostrava l’anello, sembrò riaversi, si passò la mano sul viso, asciugò le lacrime.
 
 

 

CAPITOLO 42

 

Limbo di non vita

 
EDWARD
 
Un dolore, così forte da farmi mancare il respiro … Oh no! No! Non respiro … non respiro!
Avevo le mani al petto, speravo che il dolore si calmasse.
La sua voce terrorizzata:
<< Carlisle! Carlisle! Edward sta male!>>
<< Edward parlami!>>, mio padre chino su di me, mi scostava le mani dal petto.
<< Il petto! Mi fa male il petto!>>, gli dissi con un fil di voce.
<< Esme chiama un’ambulanza!>>
Sentii mio padre aprirmi la camicia.
<< Edward! Amore!>>, ancora lei, la sua mano sulla mia, la guardavo, lei tremava sentivo la sua paura, mescolarsi alla mia, il mio respiro si faceva sempre più pesante.
<< Bella! Bella… amore non lasciarmi… non lasciarmi andare!>>, riuscii ancora a dire.
<< Sono qui amore, non parlare! Edward ti portiamo subito in ospedale!>>.
<< Aria… mi manca l’aria!… papà aiutami!…>>.
Sentii le labbra di mio padre sulle mie, un fiotto d’aria entrarmi nei polmoni, poi un altro e un altro ancora.
Una sirena forte vicino a me, mi sentii sollevare, il dolore era forte sempre più forte, tenni stretta la mano di Bella nella mia, avevo paura che mi lasciasse andare.
Sull’ambulanza, spostavo lo sguardo cercando di capire, il paramedico mi aveva messo un ago nel braccio, la camicia aperta, il battito del cuore forte nelle orecchie.
D’un tratto fu come se mi stessero strizzando il cuore, un dolore lancinante:
“Ah! Ah!”, gridavo, “lasciatemi, lasciatelo, così mi uccidete!”,  ma non sentivo la mia voce.
 
Mentre la sua … la voce del mio amore era forte, rimbombava nelle mie orecchie.
<< Amore, rispondimi! Edward!>>.
Poi il silenzio … il silenzio, intorno a me e nella mia mente!
<< Signorina si sposti … è in arresto!>>
 
È stato come se mi avessero spento con un interruttore. Tutto è silenzio… è buio.
Provo a sforzarmi… devo pur sentire qualcosa!
Un lampo… un suono… la voce più dolce del mondo.
 
<< Edward farò come mi hai chiesto, non ti lascerò mai! Aspetterò tutto il tempo che ti ci vorrà per tornare da me, amore mio… anche tu avevi promesso che non mi avresti mai più lasciata! L’hai promesso ricorda!>>.
È sempre lì accanto a ma, non mi lascia, non mi lascia andare, anche se sono sprofondato nel nulla. Se sono nulla.
 
Sento un fastidio in gola, una sensazione ingombrante nella bocca, questo rumore ciclico costante come di aria pompata e un bip fastidioso e ripetitivo.
Ricordi passati, momenti già vissuti.
Sto tornando indietro nel passato o sono in un terribile presente? Avrò un futuro? Oppure rimarrò in questa terra di mezzo che getta nella disperazione tutti coloro che mi amano…
Passo dal dubbio di essere morto a quello di essere in un limbo pacifico, alla convinzione di essere finito dentro ad un incubo. Un incubo di non vita.
I flash nel mio cervello si susseguono, ma nessuno ancora mi da una spiegazione.
Diavolo cosa sarà successo?
Sento movimento intorno a me, il mio corpo galleggia, le voci… tante voci, ma i visi?
Dove sono i visi? Di chi sono le mani sul di me, sul mio corpo, sulla faccia?
Sono reali o altre anime perse come me?
Oh Dio cosa stava accadendo, forse me ne sono già andato.
Bella… Bella tienimi stretto, non voglio andare via.
Più nulla, il tempo forse scorre ma io non sento più nulla.
 
<< Ciao amore.>>
Bella, amore mio sei tornata.
<< Siamo a casa.>>
Che vuol dire a casa?
<< O meglio siamo al Cedars>>.
Al Cedars? Sono vivo? Forse sono ancora vivo?
<< Dirai “Ancora” e sono sempre accanto a te… “Uh che noia”. Sono al mio posto, l’unico in cui voglio stare, prometto di non disturbarti! Starò qui buona buona ad aspettarti, ma se puoi, non farti attendere troppo.>>.
Questo è il suo viso, la mia mano lo tocca, oh Dio ci sono ancora. 
Non so in quale stato o in quale condizione, ma ci sono.
Vorrei sentire le sue labbra… baciami Bella? Perché non lo fai? Bella…
 
Clic…
 
<< Rosalie voglio sposarlo.>>,
<< Come? Adesso?>>
Cosa… di che cosa stai parlando? Con chi sei?  
<< Sì adesso.>>
<< Voglio essere legata a lui davanti a Dio! Voglio che sappia che lo aspetterò, che starò con lui per sempre. Rosalie ti prego, sono disperata!>>
Vuoi legarti a me davanti a Dio?  Mi vuoi sposare?
<< Perché?>>
 Già perchè? Non ha senso, io non sono vivo, non potrei darle niente, se non dolore.
<< Voglio essere legata a lui davanti a Dio! Voglio che sappia che lo aspetterò, che starò con lui per sempre. Rosalie ti prego, sono disperata!>>
Rosalie? Rosalie dille che è sbagliato. Diglielo.
<< Ma tu pensi che lui vorrebbe sposarti in queste condizioni? Incosciente e inconsapevole di ciò che sta accadendo?>>
Infatti non voglio … non voglio!
<< Chi può dirlo quale sia il suo livello di coscienza, magari adesso ci sta ascoltando! Voglio essere Bella Swan Cullen… voglio il suo cognome accanto al mio! Era il suo più grande desiderio. Dimmi che mi aiuterai?>>.
Ti prego Bella non così… non farlo.
<< Ne sei pienamente convinta?>>
<< Certo che lo sono.>>
<< Allora mi avrai accanto>>
 
 
<< Grazie Rose!>>.
No no...
<< Spero che tu sia felice per questa mia decisione, Edward, voglio credere che se solo potessi parlarmi, saresti d’accordo con me.
Io ti appartengo e qualunque cosa accada, sarò tua.
Voglio diventare una Cullen, se Dio vorrà ti risveglierai prima che quest’atto si svolga, altrimenti sarò tua moglie e aspetterò con pazienza che torni da me. >>
Oh cielo amore mio. Non puoi fare questo sacrifico, Bella è sbagliato.
Un bacio sulla fronte, sulle guance e poi la sua bocca sulla mia.
Il paradiso è questo il mio paradiso!
Non sento pienamente le sue labbra e non capisco perché, ma è sempre lei, mi ama, sempre e nonostante tutto, mi ama.
<< Amore mio lo sai che sei tutto per me! Tutto per me!>>.
La sua mano morbida e lieve sul mio viso, adesso le sue dita tra i miei capelli.
Mi lascio andare a questo tocco delicato, non so ancora quanto potrò godere di tutto questo, anche se sarà ancora per un giorno andrà bene.
Ti amo Bella… io ti amo.
 
Clic!
 
<< Bella.>> disse Rosalie sottovoce, << occorrono alcuni documenti e il cappellano dell’ospedale potrà sposarvi in qualsiasi momento.>>
Rosalie… cosa dici? Perché la stai assecondando in questa follia?
<< Sentito Cullen, diventerò tua moglie, quindi se ci hai ripensato devi dirmelo ora capito? Lo prendo per un sì amore mio.>>
Non so come oppormi … ma è sbagliato. Non puoi essere felice di quest’idea folle.
Amore mio ragiona, ti prego, non farlo.
Bella! Bella!
 
<< Gli parli.>>.




 
È di nuovo qui.
 << Esme, Edward ha bisogno di poter contare su tutta la sua forza, lo so che non è facile, ma la prego gli faccia sentire che non si è arresa.>>
Oh Dio è mia mamma,
Dev’essere tanto triste. La mia mamma.
 
Clic
 
<< Io penserò alle vostre fedi nuziali.>>
Rose…le fedi.
<< Era scontato che nessuno si sarebbe opposto.>>
Perche tutti avete perso la ragione, perché questa cosa che mi sta accadendo, vi sta annebbiando la mente, state facendo un errore enorme.
<< Invece penso tuo padre ritenga che non sia opportuno, sembra sia convinto che Edward non si riprenderà.
Mio padre? Lui è un medico, lui è l’unico che ha chiara la situazione. Probabilmente sa che resterò prigioniero in questo inferno.
<< Ma se anche questa tragedia dovesse accadere, pensi che potrei mai lasciarlo? Non sarebbe possibile, io lo amo!>>
Sei pazza… smettila Bella… non ti voglio condannare a questo… Bella ti prego non farlo. Amore non farlo.
<< Lui si sbaglia, Edward è qui, è vivo, è presente e si riprenderà, ne sono certa, dobbiamo solo avere pazienza.>>
Invece io voglio solo morire.
No Rose siete voi che vi sbagliate, non posso farcela stavolta, non ne ho la forza.
Lasciatemi andare vi prego… lasciatemi andare.
 
Mi sento la testa girare, ho il fiato grosso … no sono solo illusioni, immagini della mia mente.
<< Il tuo profumo … il profumo del tuo corpo Bella è una droga per lui e questo ne è veramente impregnato. Aiutami a sollevarlo>>.
Rosalie cosa mi stai facendo?
Oh cos’è… cos’è che sento?
Davvero c’è un profumo così intenso, è un odore che conosco bene, è quello del mio amore …
La sento piangere … è terribile non capire cosa sta succedendo intorno a me.
Parlami amore … parlami.
<< E’ stato tanto dura entrare nella sua stanza?>>.
<< Nella vostra stanza vorrai dire … molto più di quando potessi immaginare!>>.
 La nostra stanza, viviamo insieme, già viviamo insieme.
La mia mano è tra le sue adesso, mi hai infilato un anello. Siamo già fidanzati Bella?
Dimmi qualcosa, dannazione!
<< Domani gli metterai questa fede al dito e sarà per sempre Bella … sarai una Cullen per sempre!>>.
<< Oh Dio Rose sono bellissime! Grazie tesoro … grazie!>>.
 Domani mi sposerai? Sarà solo un sacrificio vano che porterà solo altro dolore.
<< Papà vieni!>>.
Papà. Lui … Carlisle.
<< Pensavo di riportare Edward a casa sabato!>>.
A casa?
<< Come?>>
<< Adesso che è stabile, non ha senso tenerlo qui in ospedale, posso assisterlo benissimo anche a casa.>>
<< Dottore pensa che sia prudente non sarà troppo presto?>>




 Perché hai paura? Di che cosa poi?… Cosa mi può accadere di peggio…
Forse morire? Quella sì che sarebbe la soluzione di tutto … saresti libera ed io forse troverei finalmente pace.
<< Presto Bella? Edward non sta facendo cure particolari, cosa pensi che possa rischiare? Un altro attacco, una crisi respiratoria, un’embolia? Può succedere qui come a casa.>>
 Perché ti rivolgi a Bella in questo modo papà?
<< Papà smettila!>>
<< Cosa Rosalie smettere di far cosa?>>
<< Ci stai spaventando!>>
<< Sarebbe un bene se lo foste, forse tornereste con i piedi per terra. Non capisci quando la situazione sia grave! Accidenti Rose! Tuo fratello è in coma e voi pensate di organizzare un matrimonio!>>.
 In coma! Sono in coma!
<< Perché ci stai facendo questo papà?>>.
<< Perché sembro l’unico che si renda conto di che cosa stiamo vivendo!>>
<< Che cosa stiamo vivendo noi papà? Di che cosa sta vivendo mio fratello vorrai dire!
Noi siamo solo tristi spettatori del suo dramma! Almeno noi stiamo tentando di fare qualcosa per lui, per aiutarlo!>>
<< E cosa pensate di fare, cosa credete che possa essere utile, un cuscino, una musica, un matrimonio… dimmi Rosalie… illuminami!>>.
<< Tutto quello che può tenerlo attaccato a noi, a lei. Tu puoi anche pensare che siamo irresponsabili, ma noi siamo convinte che si riprenderà, che tornerà da noi, non siamo sfiduciate e sconfitte come lo sei tu papà!
Ora lo vuoi riportare a casa? Immagino che ti sia consigliata con i suoi medici e che davvero lui non rischi nulla per questa tua scelta.
Sai che ti dico ne potremmo essere anche contente. Essere nella sua stanza, nel suo letto, in mezzo agli odori che gli sono familiari, i rumori che conosce perfettamente, potrebbe farlo star meglio, potrebbe rassicurarlo, ma soprattutto avrà accanto a lui la donna che ama più della sua vita, che tra meno di ventiquattr’ore diventerà sua moglie.
Organizza tutto per riportarlo a casa ma poi ricorda che domani alle undici dovrai essere presente in questa stanza, il primo dei tuoi figli si sposerà, papà e non puoi mancare!>>
Oh Dio mio aiutami… ti prego aiutami… fammi riprendere, devo fermarla, in qualche modo devo fermare questa follia.
<< Non piangere! Non pensare a ciò che ha detto, è sconvolto e ha perso ogni barlume di lucidità.
Edward si sveglierà, io lo so e ne devi essere convinta anche tu.
Basta lacrime tesoro una sposa non può avere gli occhi arrossati dal pianto, quindi, sciacquati la faccia, torna accanto a lui per stanotte, ma domattina verrai a casa, farai un bagno, ti rilasserai, ti cambierai e poi tornerai qui, d’accordo.>>.
Sono scioccato. Lampi e pensieri, ricordi confusi … mio padre … mia sorella, le sue parole dure, per me incomprensibili. Ora silenzio, ma non nella mia mente, nella realtà.
Singhiozzi trattenuti.
Bella amore… Rosalie consolala ti prego non posso sentirla soffrite. Non posso sopportare di sentirla piangere.
 
La sento, è poggiata sul letto, la mia mano ancora sul suo viso, il suo profumo dentro di me.
Bella amore mio, sei davvero la mia unica ragione di vita, l’unico sottile filo che mi lega a questo mondo.
 
Una presenza accanto a me, inquieta, la sua mano tremante tiene la mia, non parla.
<< Edward figlio mio, sono davvero disperato, non so come aiutarti, non so come tirarti fuori da questa situazione.
Mio padre.
<< Io che dovrei aver fiducia nella medicina, dovrei aver fiducia nelle parole dei miei colleghi che mi invitano ad aspettare con pazienza, sono invece così scoraggiato.
Proprio io ho bisogno un segno da te? Un segno che mi rassicuri? Possibile che non i fidi del tuo desiderio di restare attaccato alla vita e a noi?>>.
Papà… vorrei… vorrei davvero riuscire a confortarti, vorrei farvi capire come mi sento, che non sento più dolore, ma sono talmente stanco che non so proprio dove trovare la forza per reagire, vorrei solo riposare.
<< E’ questa sfiducia che sta muovendo le mie azioni? Forse voglio riportarti a casa perché davvero non credo che potrai riprenderti?
Sto tornando a essere un padre non all’altezza delle tue esigenze, un medico pavido e incompetente, annichilito dal dolore e annebbiato dalla paura.
Dio aiutami ho bisogno di essere guidato, ho bisogno di ritrovare la forza per affrontare questo terribile momento.>>
Sta piangendo, sento le sue lacrime sulla mia mano.
Papà…papà.
 
L’idea che mio padre non creda che io possa farcela, mi strazia.
La mia situazione deva essere davvero tanto grave, forse senza speranza e la mia donna e mia sorella, accecate dai sentimenti, forse non se ne rendono conto.
Sono tanto annebbiato, immagini disastrose si susseguono nella mia mente.
Lei non c’è adesso e mi sento perso.
La tensione per quell’assenza e la disperazione di mio padre, un connubio micidiale, brancolo di nuovo nel buio!
 
Clic
 
<< Io Bella prendo te Edward come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita>>.
Aspetta! No! Questa è una promessa matrimoniale! Lo sta facendo davvero! Mi stai davvero  sposando!
<< Tu mi hai scelto, mi hai desiderato dal primo momento che mi hai conosciuto, mi avresti sposato subito se io avessi acconsentito, amore mio sono io che ti sto sposando, con la felicità della scelta e il dolore per la circostanza, consapevole che questa è una condizione di difficoltà temporanea, che tornerai da me e staremo per sempre insieme.>>
Stai dicendo solo stupidaggini, lo desideravo prima di tutto questo, era prima… Bella amore!
L’anello … oh Dio l’anello! No.
<< Sappi che mi aspetto che farai tu questo gesto, non appena ne sarai in grado! Voglio che la mia fede sia al mio dito perché mio marito l’ha voluto!>>
Non lo voglio… non lo voglio più… non così… ascoltami amore… ti prego ascoltami.
<< E con il potere conferitomi dalla chiesa! >>, disse solenne il sacerdote << Vi dichiaro marito e moglie>>.
Bella no!
Perché l’hai fatto. Dovevo essere io a chiederti di sposarmi, scegliere insieme la data, il luogo, tutto per te, tutto quello che poteva esserti gradito, avrei voluto organizzare il più bel matrimonio possibile, avrei voluto attenderti emozionato all’altare e vederti arrivare con passo incerto verso di me in uno splendido abito bianco.
Così no! Bella non riesco a vederti, non posso toccarti e non potrò mai più farlo, lo sento.
E’ un errore. E’ solo un terribile errore.
 
Le tue labbra amore mio… un bacio… amore mio, il tuo bacio.
Quanto mi ami per fare questo… giuro anch’io ti amo, anch’io ti amo.
 
<< Congratulazioni signora Cullen!>>.
Mio padre.
<< Ti prego Bella accetta le mie scuse, sono stato ancora una volta un debole, ancora una volta rischiavo di non essere un buon medico, proprio con mio figlio.
Rimbocchiamoci le maniche e riportiamo al più presto indietro il mio Edward … tuo marito. >>
<< Grazie Carlisle.>>
Papà … papà. Aiutami … ti prego, ho bisogno di riprendermi … voglio riavere la mia vita papà aiutami.
<< Ehi fratello torna in fretta, hai una moglie a cui pensare adesso!>>.




Mio fratello. La sua voce calda, forte, presente.
Siete tutti attorno a me, siete tutti, non mi abbandonerete mai, lo so. Siete qui per tirarmi fuori e io devo mettercela tutta.
Io devo farcela.
Vado alla cieca nella nebbia. Alterno uno stato in cui percepisco ciò che mi accade intorno ad uno stato di totale torpore … il pulsante continua a essere ora acceso, ora spento.
Cosa mi succede adesso.
Tutto questo movimento intorno a me, perché?
Dove sono? Cosa è accaduto?
Qualcuno dica qualcosa, vi prego, ho paura.
<< Edward siamo a casa finalmente.>>
Bella sono a casa? Mi hai riportato a casa?
<< Vedrai che nella tranquillità della tua stanza e seguendo le indicazioni del terapista del risveglio, riusciremo a riportarti cosciente.>>
Terapie? Risveglio?
<< Tu però vedi di collaborare amore mio, voglio rivedere quei meravigliosi occhi verdi che mi mozzano il respiro, quella tua voce sensuale nelle mie orecchie, le tue mani sul mio corpo, rivoglio i miei brividi e le mie sensazioni Cullen e li rivoglio al più presto>>.
Come fai a desiderarmi ancora … sono un uomo inerme, immobile, che non ti parla, non ti vede, non ti tocca. Quest’amore non è possibile.
Ride, donna sorprendentemente positiva.
I suoi baci... la sua mano delicata … la musica dolce nelle mie orecchie … torpore.
 
Altre mani. Toccano le mie braccia, li lisciano, li carezzano … c’è profumo.
<< Edward tesoro mio! Spero solo di non disturbarti, questa crema manterrà la tua pelle idratata.
Oh Eddy mi sento stupida a parlarti della tua pelle… spero che tu stia ridendo di me.
Posso confessarti però che voglio farti sentire la mia presenza in qualche modo e questo mi sembra quello più diretto e più utile. La tua stupida sorella prova farsi ricordare da te.>>
No, non sei stupida, sei così dolce. Sono felice di sentirti sempre accanto a me, di sentirti Rosalie.
<< Edward torna da noi, ti prego non riusciamo a vivere senza la tua meravigliose presenza.>>
Piange.
<< Mi capita di muovermi per casa e cercarti, mi prende una tale ansia che riesco a calmare solo entrando qui dentro. So che forse ti sembrerà folle, ma chi in questa casa, in questo preciso momento non è preso da un pensiero folle per il fatto di non poterti parlare, di non sentirti ridere o non poter ricevere da te una carezza o un bacio. Ti stiamo aspettando Eddy, fai presto.>>
Ci sto provando, giuro che ci sto provando, ma niente sembra aiutarmi.
Vorrei darvi anche un piccolo segno, per darvi speranza, ma non riesco a squarciare questa maledetta barriera che c’è tra me e voi.
No Rose ti prego smettila di piangere.
Mi dispiace Dio solo può sapere come mi dispiace.
Silenzio … silenzio.
 
<< Che succede Rose?>>.
È tornata.
<< Bella è un gesto di cui sento l’importanza ma è anche così triste, così gravoso.>>
<< Saranno tante le cose che dovremo razionalizzare, di cui dovremo capirne solo l’utilità ed esser bravi a dissimulare il dispiacere che ci provocano … dissimulare anche con lui.>>
Dolore, riesco a darvi sono dolore.
<< Io sono convinta fermamente che ci senta, che percepisca i nostri stati d’animo e quindi non gli fa bene sentirci tristi o disperate.>>
Non posso credere che abbiate paura che io senta la vostra disperazione e che mi faccia male.
Sono io che vi trascino ogni giorno in questa spirale.
Qui dentro questo corpo sono come un’anima rinchiusa in una statua, non posso farvi sapere cosa provo, che vorrei tornare, che non ho perso completamente la speranza di rivedervi e che questo è possibile proprio grazie a tutti voi.
Sto provando a trovare la strada per tornare e spero di riuscirci prima o poi …
<< Mi sento così colpevole. L’ho sottoposto a un enorme carico di stress fisico e psicologico, la sua festa di compleanno organizzata su una barca, il viaggio, la sfilata… troppa fatica che non era ancora pronto a sopportare e il suo cuore… oh Dio!>>.>>
Lo stress che mi hai provocato? Ho avuto un attacco di cuore?
<< Se vogliamo parlare di sensi di colpa, io, in questo momento, ne sono dilaniata. Le emozioni forti avute sulla barca quando sono caduta e dopo con il lanciatore di coltelli e poi in viaggio in Italia, ho accettato che facesse un tour de force veramente stancante.>>
Bella cosa dici? Io non ricordo, non ricordo nulla, ma tu non puoi aver fatto nulla di sbagliato. Amore mio niente può essere accaduto per colpa tua…
<< Ma potevo non assecondarlo? Era così felice per tutto ciò che aveva ricevuto, dei tuoi regali e delle tue attenzioni, del viaggio, dell’Italia e poi la gioia e l’emozione della sfilata, hai idea cosa ha significato per lui, poterti essere accanto a Milano?
Lui è stato felice per tutto quello che hai fatto! Era così entusiasta dei tuoi regali e delle tue attenzioni per lui! Sei stata una sorella fantastica, quella che ogni fratello vorrebbe, quindi non ti sognare nemmeno di colpevolizzarti!
I dottori prima di partire erano stati così rassicuranti, i cicli di cura erano tanto efficaci, la situazione generale era buona. Mi sono lasciata trascinare dal suo entusiasmo, non ho voluto porgli limiti.
Dio se lo avessi fatto rallentare un po’ e forse tutto questo non sarebbe successo. >>
Pensano sia stata colpa loro che io sia in coma… che cosa assurda… voi mi amate così tanto… sono io invece che sono un vero disastro… smettete di dire queste stupidaggini… mi scoppia la testa… smettete!
 
Entrambe vicino, Rose ha ripreso a massaggiarmi, Bella ha la mia mano tra le sue. Trema.
<< Rose devi programmare il tuo rientro a Miami.>>
Il suo tono è sempre così deciso.
<< No… non fare questa faccia, poco fa tua madre e mia madre hanno parlato di riprendere il controllo della mia vita… capisci loro mi chiedono di pensare a me stessa, io che in questo momento vorrei vivere nello stesso limbo di Edward, che mi sento sospesa, in stand by, dovrei riprendere il controllo sulla mia vita?>>
Hanno proprio ragione, dovresti, io vorrei che tu lo facessi amore mio. La tua scelta di vivere al mio ritmo è sbagliata, perché io non so quando ma soprattutto se mi riprenderò.
<< Rosalie hai l’obbligo di tornare a lavoro, devi pensare alla tua attività, magari programmando ogni tanto di tornare qui e restare qualche giorno. Siamo a un mese e mezzo dalle sfilate e non credo che tu abbia la collezione finita.>>.
<< Mi manca solo qualche pezzo, posso finirlo qui, mandarlo ai miei collaboratori e prendermi un’altra settimana. Ho bisogno di restare ancora un altro po’ con lui.>>
<< Una settimana Rosalie e dopo ti caccerò via, devo ritagliarmi un po’ d’intimità con mio marito.>>, Sorride.
<< Solo fino a ferragosto.>>
<< Stai negoziando Rose? Sono quasi dieci giorni, non una settimana.>>
<< Sii buona. Prometto che dopo ferragosto vi lascerò soli. >>, sorrise.
<< Ok, Edward possiamo concederglieli questi dieci giorni vero?>>.
Amore mio sei così attenta e affettuosa con tutti … sei davvero un angelo mandato dal cielo.
 
<< Scusami Edward.>>, sussurrai, << ho bisogno di un po’ di tempo per abituarmi ad averti qui accanto a me e poi non riesco a resistere alla tentazione di toccarti.>>
Bella … amore.
<< Dicevi di adorare le mie mani sul tuo corpo! Spero in questo momento non ti siano sgradite, anzi ti facciamo mantenere chiaro il ricordo del nostro modo di sfiorarci e prenderci cura l’uno del corpo dell’altro>>.
Fai molto di più amore mio, mi tieni vivo, il tuo respiro sul mio collo, il calore delle tue mani, delle tue labbra mi fanno sentire così bene.
<< Edward come mi manchi! Come mi mancano le tue labbra, le tue mani, il tuo tocco gentile e passionale insieme! Come farò a resistere ancora senza di te! Impazzirò se non torni da me!>>
Anche tu manchi da morire. Riesco a sentirti e non posso farti sapere quale piacere provo! Odio questo corpo che mi imprigiona. Bella baciami.
<< Basta devo fermarmi! Devo!>>.
 
Oh no! No.
<< In questa circostanza è un comportamento assurdo! Edward non posso negare un bisogno assoluto. Continuerei a toccarti, a baciarti, vorrei stringerti, tutta la notte amore mio! Ho un grande desiderio di te adesso.
E’ giusto? Sì certo che è giusto, sei il mio unico amore e questo tuo stato non ha cambiato una virgola a quello che sento. Ti amo Edward Cullen, ti amo come non mai!>>
Ti amo anch’io Bella.
 
Cosa accade adesso? E’ la voce di mio padre questa e c’è una voce che non riconosco!
E’ successo qualcosa? … Oh no basta!
Cosa stanno facendo … cosa! Vi prego no! No! Cos’è questa sensazione!
Papà ti prego parlami! Parlami!
Mi sento soffocare! … Cos’ho in gola? … Ho la nausea … aiutami!
<< Desy il sondino è a posto, oggi comincerai con il preparato proteico che manderanno dall’ospedale, poi via via che vedremo le sue reazioni, potremmo passare a dei cibi preparati qui in casa e omogeneizzati>>.
Ma che diavolo mi sta accadendo adesso? Papà … papà?
Cosa mi avete fatto?
<< Edward non preoccuparti riusciremo a tirarti su. Stavi dimagrendo troppo, ho dovuto trovare un altro modo per alimentarti, speriamo sia necessario solo per poco tempo.
Tesoro sii forte ti prego resisti!>>
Sto diventando un essere inutile!… Papà non ce la faccio … lasciami andare! Ti prego trova un modo per lasciarmi andare.
 
Un profumo intenso sul mio viso, cerco di concentrarmi per capire cosa sta accadendo, sento lisciarmi il viso, ma non è una mano.
Sto cercando nella mia memoria o in quei pochi sprazzi che mi sono rimasti, un ricordo … sono così stanco di dover faticare a ritrovare un’immagine, il mio cervello è come polvere.
<< Tesoro non farmi fare cattiva figura!>>.
<< Mamma mia Bella sei davvero brava!>>.
Mia sorella.
<< Ehi Eddy sei tornato tra gli essere non primitivi! Anche se devo dire che quella tua barba rossiccia, aveva il suo fascino!>>.
La barba.
<< Sei bellissimo amore mio con o senza barba. Tua sorella non capisce nulla di uomini!>>.
Mi hai fatto la barba … Amore mio sei davvero una donna perfetta.
 
 
Chissà quanti giorni sono passati da quando sono caduto in questo baratro? Per quanto mi riguarda, potrebbero essere giorni, settimane o mesi; questo alternarsi di coscienza non mi fa capire nulla. Chissà quanto gesti quotidiani mi perdo. Chissà quanti buchi accumulo.
 
<< Eddy hai visite … è la donna in gravidanza più in forma che abbia mai conosciuto… Alice stai benissimo!>>.
Uff Alice … Alice … oh Jasper! Sì Alice e Jasper! Alice è incinta!
<< Oh mio principe!>>.
Che voce afflitta.
<< Alice!>>
E il mio amico, perché è così preoccupato?
<< Sto bene Jasper.>>, prese fiato e iniziò. << Ciao Edward tesoro, avevo così tanto desiderio di vederti, sai portare in giro quest’enorme pancione non mi viene facile e poi ho tremila stupidi problemi da donna gravida.
Ricordi che a novembre hai un impegno improrogabile, vero? Un impegno a cui non puoi mancare.
Di che cosa parla?
<< Mio figlio ha bisogno del suo padrino.>>
Padrino di suo figlio?
<< E sì è maschio… immagina Withlock com’è su di giri! Il suo primogenito è un maschio, tramanderà il suo nome glorioso. Io invece, sono contenta perché potrò chiamarlo Edward, spero che tu sia contento di questa mia scelta?>>
Il mio nome … il mio nome al suo bimbo.
<< Volevo che lo sapessi e spero che questo sia un altro incentivo per farti tornare presto da noi, dalla tua famiglia e da Bella.
Poi il tuo amico non è in condizione di affrontare questa cosa tutto solo, ha bisogno di Ironman accanto, sai quanto sia fragile emotivamente, si dà arie da duro ma poi alla resa dei conti, non regge per niente la tensione, quindi ti prego vieni ad aiutarmi.>>
Che discorso delirante e simpatico, la mia piccola Alice.
 
<< Amore mio a pranzo sono stata sequestrata da tua sorella, mi ha portato fuori con tua madre, sono stata al mare, avresti dovuto vedere quanto era bello. Ma ci torneremo amore mio, ci torneremo presto insieme vero?>> .
Mi accarezzi la fronte amore mio, i capelli, quanto amo quando giochi con i miei capelli.
<< Sai Edward tua mamma ci ha raccontato alcuni momenti della tua infanzia, così dolci, amore, così teneri, ho pensato potesse farti piacere ascoltarli, li ho registrati.
La sua voce oggi era così suadente, calma, erano giorni che non la sentivo così serena, anche lei è fiduciosa che ci stai provando. Sì Edward io so che ci stai provando.>>
Amore io non so… non so se realmente ci sto provando.
Vi ascolto, vorrei parlarvi, sento quanto mi toccate, adesso amore sento il suo respiro vicino al mio viso, sento le tua labbra, vorrei muovermi, vorrei fare anche solo un piccolo movimento per darti un segno tangibile, darti la speranza che mi chiedi.
Vivo però con la paura che questo limbo sia la condizione in cui vivono tutti quelli che cadono in coma, anche quelli che poi non tornato più…
Non so amore mio… io non so come finirà questa storia, ma so per certo che non voglio tenerti legata per sempre ad un uomo inerme.
Chiedo a Dio un solo favore, se questo deve essere il mio destino, deve portarmi via… questo stato non è la vita che avrei scelto per me e averti accanto a condividere questo strazio, non deve far parte della tua.
Non posso accettare che tu desideri solo starmi vicino, io, al contrario, vorrei che tu fossi altrove, al mare come oggi, con i nostri amici, ti vorrei lontana da me a New York accanto alla tua famiglia, con Sam e gli altri, non qui ad accudire giorno e notte una persona immobile.
<< Edward tesoro ecco ti metto quell’odiose cuffiette, che invece tu ami tanto.>>
Bella stai sorridendo. Torna a sorridere sempre, allontanati da me e dimenticami, fammi felice, va via.
<< Ascolta amore mio, ascolta e ricorda, amore sei nei pensieri di tutti noi ogni momento della nostra giornata, ritorna amore mio ritorna presto.>>
 
Bagliori di vita, mia madre che racconta della mia infanzia, di come fossi, di quello facevo, di com’era stata dura per me… un insieme di musiche, di voci, di parole scanzonate, scherzi, risate… sono loro il mio gruppo, i miei amici, non li ricordo tutti, non riconosco più le voci, ma sono loro… certo che sono loro.
Chissà se sto registrando… se davvero conservo… o forse subito dopo dimentico! Non so!
Tutti si affaticano a riempire i vuoti, a disegnare negli spazi della mia vita… ma chissà se io li terrò pieni, se non li cancellerò!
Sono sempre più stanco… vorrei solo dormire!
 
Il caldo, il freddo, una superficie ruvida, una liscia, la mia mano che passa sopra gli oggetti … e lei che con pazienza che mi spiega e che mi fa provare; gioca con un cubetto di ghiaccio … ride!
E poi la notte, nel silenzio, soli, vicino sul letto, prende la mia mano la passa sul suo viso, sul suo petto. Sento il suo seno, tondo, i suoi fianchi, la sua pancia liscia, il corpo, il suo meraviglioso corpo, non potrei mai dimenticarlo!
Poi è lei che mi accarezza, dappertutto, gioca con i miei capelli, mi sfiora dappertutto, mi dice che mi vuole, mi bacia il torace… non è possibile che possa volermi ancora. Devo essere in uno stato terribile, eppure continua a toccarmi a starmi vicino.
Il desiderio… il sesso… l’amore… Bella, il viso di Bella, il suo corpo nudo. 
Io su di te, fare l’amore fino a sfinirmi.
 
 
Cerco di evocare queste visioni nella mia mente, non stanno sbiadendo… non possono sbiadire…
E’ l’unico anello agganciato al mondo reale, che non mi lascia andare all’oblio… a quell’oblio che il mio corpo consumato desidera più di ogni altra cosa.
 
Rosalie… che stai facendo ai miei capelli? Lasciali lunghi a lei piacciono così.
Se potessi riderei, uno dei rari momenti in cui mi lascerei andare proprio ad una bella risata.
Zac! Oddio un’altra chiocca … smettila! Donna insensibile smettila! Quando mi riprenderò, te la farò pagare!
Ma che dico cos’è più assurdo pensare che possa riprendermi o pensare che non la riempirò di baci per tutto ciò che ha fatto.
<< Potrebbe farti piacere avere i ragazzi qui domani?>>
Già hai proprio bisogno di distrarti. Ti ho sentito piangere stanotte. Sei tanto stanca, cominci a vacillare anche tu, mia Bella?
<< La mamma mi ha raccontato che quando Edward aveva undici anni, Jasper si è presentato a lei, con la sua espressione dolce e accattivante, chiedendole di portarlo a fare campeggio in spiaggia, per la notte di ferragosto. Riesci a immaginarti la faccia di mia madre, sempre ipertesa e iperprotettiva, lo sguardo da cucciolo sperduto di Edward unito a quello di Jasper, non gli diedero chance, non riuscì a negarli il permesso.
E da lì è partita la tradizione che ogni ferragosto Edward doveva stare in giro con loro, da qualche parte…>>
Finalmente un’indicazione dello scorrere del tempo, è ferragosto ma non riesco a ricordare quando tutto è cominciato
<< E’ stupido pensarlo vista la situazione, ma vorrei che li sentisse vicini anche quest’anno, però se sei stanca e vuoi riposare, basta che tu lo dica.>>
<< Rose se dovessi rispondere di getto, direi che vorrei pensare a lui e poi vorrei chiudermi in camera e riposare.>>
Pensare a me e chiudersi in camera, ecco la vita che riesco a darti.
<< In fondo però un po’ di movimento in casa potrebbe essere utile per tutti, scaricherebbe un po’ di tensione, ma parlane anche con i tuoi genitori, vedi se per loro va bene. >>
Finalmente una scelta saggia, hai bisogno di cambiare la routine assurda della tua giornata, hai bisogno di altro Bella.
<< Rose grazie, se non ti avessi avuta accanto, in questo tre settimane, forse mi sarei persa, tutto questo sarebbe stato troppo per me.>>
<< Ne sono molto lusingata, tesoro, ma non credo proprio. La tua forza è l’amore che provi per quest’uomo e che lui prova per te. Reggi ancora per un po’ Bella vedrai quest’angoscia finirà presto.>>
Amore mio ti amo veramente tanto, credimi vorrei con tutte le mie forze che quest’angoscia finisse, che quest’attesa finisse… la mia unica ragione di vita… sei la mia unica ragione di vita.
 
Entrano in camera, uno dopo l’altro, si avvicinano, ognuno di loro dice qualcosa, mi toccano, mi accarezzano, qualcuno mi bacia.
Mi dispiace non vi riconosco, mi sforzo vi giuro, ma non vi riconosco! Che frustrazione!
Mio fratello, mia sorella, vanno e vengono, preoccupati forse che quel brusio, perché questo è quello che percepisco, possa disturbarmi.
E’ per risollevare la mia Bella che sono qui, per darle una parvenza di normalità, in una situazione che è del tutto anormale, per non dire tragica.
Sono felice che loro ci siano. Gli sarò grato per sempre per quello che stanno facendo.
Se mai riuscirò a superare anche questo, non passerà giorno senza che non li ringrazi.
 
Superare l’ennesima crisi. Guarire. Che utopia. Dai racconti di mia madre e da quelli di Bella, è chiaro che sono malato da sempre e la mia vita è stata una complicazione continua, un’arrancare da una difficoltà ad un’altra.
Forse sarebbe anche ora di tirare i remi in barca e lasciarmi andare.
Lei se ne farebbe una ragione, passerebbe del tempo nel dolore ma riuscirebbe a scrollarsi di dosso questa schiavitù che non merita, finirebbe col riprendersi la sua vita.
Sono proprio arrivato veramente al limite. Ho tutto il diritto di riposare.
 
<< Cullen hai sentito siamo tutti qui con te amore, ti stiamo aspettando.>>
Ma tu amore… tu di che cosa hai bisogno? Che rimanga o che vada via, cosa sarebbe meglio per la tua vita, per la tua felicità.
<< Lo so che sei stanco … che non ce la fai più … ma ti prego provaci! Provaci per me, lo sai che non ti lascerei mai … anche se rimanessi così … sono tua moglie e lo sarò per sempre!>>.
Non puoi ancora ribadire questa stronzata, è sbagliato annullarti con un uomo inutile.
<< Edward prenditi tutto il tempo che ti è necessario, ma non pensare di lasciarti andare, di andar via, perché a quel punto io non avrei più niente, la mia vita non avrebbe più senso e verrei a cercarti… giuro che verrei a cercarti!>>.
Oh No… no… amore mio… cosa dici, non puoi pensarlo davvero.
Non puoi pensare di morire, sei giovane e sei una donna straordinaria, sei amata da tutti e hai la tua famiglia che ha bisogno di te…  no Bella! No! Ti prego!
No … non posso permetterlo.
 
Le sue lacrime sul mio viso, il suo dolore, quella terribile promessa, non può lasciarsi andare né con me, né senza di me.
Apritevi maledetti occhi! Devo avere la forza di dagli un segno… un segno!
Stringo la fronte, faccio uno sforzo enorme… enorme… sento il mio cuore battere forte, nelle orecchie, forzo le mie palpebre.
Ma niente… niente …. Non succede niente.
Amore mio ti prego…non riesco … non riesco.
<< Perché non si sveglia Jasper, perché non trova la forza di tornare da me, sono così logorata da quest’attesa.>>
<< Tesoro ci sta provando dagli ancora un po’ di tempo, vedrai che ci riuscirà.>>
Jasper cosa posso fare di più? Devo interrompere questa tortura che le sto infliggendo.
Amico mi sei sempre stato accanto, mi hai sempre tolto dai guai, fallo anche adesso ti prego, fallo anche adesso. 
Ho bisogno di tornare da lei, ha bisogno di me al suo fianco. 
Non posso lasciarmi risucchiare da questo vortice che la mia mente vorrebbe assecondare, non permetterò al mio corpo di cedere... non lo permetterò Bella, lo farà per te amore mio... per te amore mio.
 
 
Cosa c'è da dire? Forse non molto. Io ho la mia solita faccia a punto interrogativo e mi chiedose non fosse stato meglio che mi prendessi un po’ di pausa.
Chiedo scusa se qualcuno che legge la mia storia, ha vissuto personalmente un esperienza simile assistendo un persona in coma o peggio ancora vivendo in prima persona questa terribile esperienza, io sono stata vicina ad un persona in coma e ho ascoltato i racconti della mia migliore amica che ha passato in quest’inferno quindici giorni… ho deciso di riprendere l’esperienza così come mi è stata raccontata ed è l’esperienza tipica (questo lo dicono gli studi clinici) di coloro che vivono un coma medio, con un interessamento neurologico non gravissimo.
Come spesso è capitato durante la stesura di questa storia, scrivere mi ha permesso di razionalizzare di rendere meno cruento e sconvolgente il ricordo.
Ma il caso ci ha messo lo zampino e ha fatto sì che in questi giorni io non sia proprio in grandissima forma dal punto di vista emotivo (un anno fa come oggi vedevo per l’ultima volta vivo il mio papà lasciando la Sicilia e promettendogli che sarei ritornata a trovarlo a fine gennaio, non ho fatto in tempo), allora confesso che sia il ritocco del capitolo, sia l’inserimento delle immagini, sia la rilettura è stata un po’ pesante, spero che la lettura non lo sià, ma che vi comunichi solo emozioni forti ma emozioni e faccia ricordare quanto preziosa stupenda e fragile possa essere la vita.
La mia amica lala ha optato per un Photoshop stavolta, quella con Edward intubato e i visi dei suoi cari nei frammenti (ditemi che ne pensate).
Vi aspetto come sempre pronta a parlare con voi di tutto, pronta ad affrontare un argomento che può essere anche doloroso per alcune e interessante per altre, affrontare sempre con voglia di capire e superare anche attraversi il confronto ciò che in fondo ci spaventa, che ci lascia attonite, che vorremmo a tutti i costi esorcizzare.
Un bacio ragazze e vi dico la verità non so quando e se avrò la forza di postare lunedì il capitolo a seguire, devo vedere con quale spirito affronterò questi ultimi giorni dell’anno, non vi nascondo che sono un po’ così….
Buon anno a tutte voi e grazie sempre per la vostra considerazione.
Un inizio di 2013 migliore, (considerato come è iniziato il 2012) per me lo sarà sicuramente.
A tutte voi fantastiche, forti, determinate, dolci, fragili, interessanti donne un augurio per un 2013 di grandi orizzonti, progetti ed aspettative, puntate al massimo e pensate che: “Ogni momento vissuto con l'intensità che solo una donna sa esprimere è un momento strappato all’oblio”.
Cloe J

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Capitolo 43
*** Mi manchi amore ***







 

Tratto dal quarantaduesimo capitolo:

 
<< Io Bella prendo te Edward come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita>>.
Aspetta! No! Questa è una promessa matrimoniale! Lo sta facendo davvero! Mi stai davvero sposando!
<< Tu mi hai scelto, mi hai desiderato dal primo momento che mi hai conosciuto, mi avresti sposato subito se io avessi acconsentito, amore mio sono io che ti sto sposando, con la felicità della scelta e il dolore per la circostanza, consapevole che questa è una condizione di difficoltà temporanea, che tornerai da me e staremo per sempre insieme.>>
Stai dicendo solo stupidaggini, lo desideravo prima di tutto questo, era prima… Bella amore!
L’anello … oh Dio l’anello! No.
<< Sappi che mi aspetto che farai tu questo gesto, non appena ne sarai in grado! Voglio che la mia fede sia al mio dito perché mio marito l’ha voluto!>>
Non lo voglio… non lo voglio più… non così… ascoltami amore… ti prego ascoltami.
<< E con il potere conferitomi dalla chiesa! >>, disse solenne il sacerdote << Vi dichiaro marito e moglie>>.
Bella no!
Perché l’hai fatto. Dovevo essere io a chiederti di sposarmi, scegliere insieme la data, il luogo, tutto per te, tutto quello che poteva esserti gradito, avrei voluto organizzare il più bel matrimonio possibile, avrei voluto attenderti emozionato all’altare e vederti arrivare con passo incerto verso di me in uno splendido abito bianco.
Così no! Bella non riesco a vederti, non posso toccarti e non potrò mai più farlo, lo sento.
E’ un errore. E’ solo un terribile errore.
 
Le tue labbra amore mio… un bacio… amore mio, il tuo bacio.
Quanto mi ami per fare questo… giuro anch’io ti amo, anch’io ti amo.
 
<< Congratulazioni signora Cullen!>>.
Mio padre.
<< Ti prego Bella accetta le mie scuse, sono stato ancora una volta un debole, ancora una volta rischiavo di non essere un buon medico, proprio con mio figlio.
Rimbocchiamoci le maniche e riportiamo al più presto indietro il mio Edward … tuo marito. >>
<< Grazie Carlisle.>>
Papà … papà. Aiutami … ti prego, ho bisogno di riprendermi … voglio riavere la mia vita papà aiutami.
<< Ehi fratello torna in fretta, hai una moglie a cui pensare adesso!>>.
Mio fratello. La sua voce calda, forte, presente.
Siete tutti attorno a me, siete tutti, non mi abbandonerete mai, lo so. Siete qui per tirarmi fuori e io devo mettercela tutta.
Io devo farcela.
 
 

Capitolo 43

 

Mi manchi amore

 

 
Bella si era appoggiata al petto di Jasper, continuava a piangere, il ragazzo le carezzava la testa, cercando di darle conforto, lasciarla sfogare.
Poi le disse:
<< Sei già tanto stanca, non sprecare energie, disperandoti in questo modo. Avevi detto che le lacrime non gli servivano e non servono neanche a te.>>
<< Non ce la faccio più Jasper… non posso sopportare di vederlo ancora in queste condizione e così tragico.>>
D’un tratto Bella chiuse gli occhi e si lasciò andare, Jasper la prese a stento.
Era crollata tra le sue braccia.
<< Carlisle!>>, gridò, << Carlisle venga subito, Bella sta male.>>
 
EDWARD
 
<< Bella… Bella… Carlisle.>>
Bella cosa succede… Jasper, papà qualcuno mi parli. Cos’ha Bella? Cosa le è accaduto?
<< Jasper distendila qui sul letto, è svenuta, sollevale le gambe, Rose prendi la mia borsa e del ghiaccio.
Bella? Bella rispondimi.>>
Bella amore mio Bella. Cosa sta accadendo al mio amore, ditemi qualcosa maledizione!
<< Bella tesoro Bella mi senti?>>.
Bella… Bella.
Un suono inarticolato dalla mia bocca, ecco lo sento distintamente.
Il mio cuore batte all’impazzata e quell’insopportabile bip va sempre più veloce, sempre più forte.
Mi sto sforzando, la voce di mio padre nelle orecchie, continua a chiamare Bella.
Bella… Bella rispondi, ti prego.
<< Papà guarda Edward.>>
James.

<< Guarda il monitor papà! I battiti… papà!>>.
<< Aspetta Rose, tieni il ghiaccio qui sulla fronte di Bella!>>
<< Papà perché ha il battito così accelerato? Papà…>> chiese ancora concitato James.
<< Aspetta James aspetta!>>
Diavolo non pensare a me, papà ti prego pensa a Bella. Si è ripresa? Fai qualcosa per lei.
<< E’ solo tachicardico… il resto è tutto nella norma… non so magari sentire questo trambusto, lo agita.
Bella tesoro, ti sei ripresa?>>
<< Edward… cos’ha Edward?>>
<< Bella… stai giù.>>
La sua voce. Ha paura.
Le mie palpebre tremano, le forzo letteralmente.
Un altro suono dalla mia bocca, apro e chiudo gli occhi, ancora.
La luce… la sua voce.
<< Oh Dio Edward! Amore mio! Edward!>>.
La sua voce rotta dall’emozione, riapro gli occhi.
Sono tornato… amore mio, non devi aver più paura, sono tornato per te!
 
 
BELLA
 
<< Edward… Carlisle ce la faccio. Amore mio finalmente ti sei svegliato.>>, mi ero sollevata piano, la testa girava, mi avvicinai al suo viso, gli passai la mano sulla fronte.
<< Amore mio … Dio ti ringrazio ti sei svegliato!>>.





 
Lui si guardava intorno, i suoi occhi spaventati e sorpresi, passavano da un viso all’altro, poi si fermava su di me, sbatteva le palpebre e io non riuscivo a fermare le lacrime.
Carlisle si avvicinò, Rose era inginocchiata vicino al letto, singhiozzava mentre gli stringeva la mano, James reggeva Esme.
<< Edward! Tesoro, sta calmo! >>, disse Carlisle. << James chiama subito Lys, digli di avvertire anche Norton e Falck, il cardiologo. Intanto ti faccio  una prima visita.>>.
Avevo gli occhi incatenati ai suoi, mi asciugai le lacrime, presi la sua mano e l’appoggiai al petto.
Carlisle iniziò a visitarlo poi gli fece un prelievo che inviò con un corriere urgente all’ospedale, quindi si avvicinò alla porta e fece segno a tutti di entrare.
Timidi e sorridenti, si fermarono a distanza dal letto, Rosalie ed Esme mano nella mano, James dietro di loro.
 
Quando arrivarono Lys, l’anestesista, il dottor Norton e il cardiologo, con i risultati delle analisi, si riunirono in salotto per parlare con Carlisle.
Io rimasi lì immobile accanto a lui, la sua mano ancora tra le mie, sul mio petto. Non ero interessata a cosa avrebbero deciso di fare, l’unica cosa importante per me era aver rivisto i suoi occhi lucidi, verdi come smeraldi, che in questo mese avevo disperatamente desiderato.
Mi ero appoggiata al cuscino, vicino al suo viso, apriva e chiudeva le palpebre, mi guardava per qualche istante, lo baciavo e il suo cuore accelerava i battiti.
Amore mio forse provava la stessa intensa emozione che sentivo anch’io, la stessa felicità.
Sentii una mano sulla spalla, Lys mi disse:
<< Che ti avevo detto, quest’uomo è una roccia, niente lo può abbattere!>>
<< Cosa gli farete adesso?>>, chiesi.
<< Lo estuberemo, i valori di saturazione sono buoni, non c’è motivo di continuare con la ventilazione forzata.>>
<< Posso restare. >> chiesi timidamente.
<< Adesso sei sua moglie e sono io ospite nella vostra stanza.>> si mise a ridere.
L’anestesista fece tutta la procedura per estubarlo, Edward ebbe un conato di vomito, balzai in piedi:
<< Tranquilla Bella, è normale! >>, disse Carlisle. << Ora gli inseriranno un sondino e l’aspiratore e dopo potremo mettergli la mascherina.>>
<< Forza Edward respira, su Edward fai il bravo!>>, disse Lys.
Lui guardò il dottore poi me, quindi fece un grosso respiro, poi un altro, ancora un altro, prima con affanno poi sempre più con regolarità, aprì ancora gli occhi, biascicò qualcosa, alzò la mano, Bella gliela prese:
<< Amore, sono qui! E’ tutto finito!>>.
 
 
EDWARD
 
Sono ancora perso in una confusione di visi, immagini, pensieri e ricordi, ma ogni tanto ho la sensazione di riprendere contatto con la realtà, apro gli occhi, vedo una luce, un volto, giro la testa e sento un suono, una voce, le mie mani si muovono e prendono altre mani.
Sono ancora prigioniero di un sogno … oppure mi sto svegliando?
<< Amore, sono qui! E’ tutto finito!>>.
Bella sei tu. Bella.
<< Carlisle manteniamogli la mascherina per l’ossigeno ancora per un po’. >>.
Di chi è questa voce? L’ossigeno?
<< Eccoti restituito tuo marito Bella!>>.
Scosta qualcosa dalla mia bocca… la sento … non la vedo bene… è tutto sfuocato, ma è tanto vicino a me... le sue labbra … le sue labbra sulle mie.
Sto desiderando così tanto una cosa che la credo vera … non sarà solo un sogno?
<< Edward spero ardentemente che tu stia ascoltando… >>
E’ lei che sussurra.
<< Ti sei svegliato, amore, ti guardi in giro, muovi le mani e senti quando ti toccano le gambe e i piedi.
Probabilmente sarai confuso ma è solo questione di tempo e ti riprenderai completamente.
Adesso devi fare un passo alla volta, noi continueremo ad aiutarti, non temere Edward avrai sempre me e la tua famiglia accanto. Ti condurremo fino di noi.
Abbiamo bisogno di te, Edward io ho bisogno di te.>>
Risveglio… mi sono davvero ripreso? E’ vero ti sento e ti vedo, ma non riesco a parlarti.
Non posso dirti tutte le migliaia di cose che mi affollano la mente, che tu devi sapere, ma soprattutto vorrei dirti quanto ti amo e quanto io bisogno ho di te.
 

 
 
<< Amore mio ho un regalo per te!>>.
Un regalo? … Perché un regalo?
<< Oggi è il diciotto agosto… Un anno fa sono entrata in questa stanza e ti ho conosciuto e oggi siamo sposati.
Volevo che avessi qualcosa di speciale, che avesse un significato profondo, allora ho pensato di darti qualcosa di mio.
Edward questa è una pashmina che mi aveva regalato Jacob, ho fatto ricamare la data di oggi e i nostri nomi. Il mio profumo di terrà compagnia  amore mio, spero rinnoverà ogni istante il mio ricordo nella tua mente, mi sento tua e lo sarò finchè entrambi vivremo!>>.
Un anno … è passato solo un anno. Mi sembra di conoscerti da sempre, di averti cercata, finalmente trovata e adesso persa … sento di averti perso perché sono imprigionato in questo stato, che non mi permette di toccarti e di sentirti pienamente, di baciarti, parlarti, stringerti a me.
E ne ho così tanto desiderio amore mio.
Davvero il tuo profumo così vicino, così penetrante e così forte, mi terrà attaccato a questa vita, se di vita si può parlare ma soprattutto a te amore mio?
E Jacob … chi è Jacob?
 
 *****
 
Dopo aver fatto un check-up completo, il team di medici tarata la terapia, diedero l’autorizzazione a riprendere la terapia sensitiva-sensoriale, senza sovraccaricarlo ma con regolarità.
Rosalie tornata a Miami chiamava ogni giorno, non appena poteva andava su Skype, si faceva sentire da Edward, così come gli Oneida, anche loro da lontano facevano qualcosa per lui, raccontando leggende, storie dei pellerossa, facendogli sentire musica, raccontando a lui di Bella, episodi stupidi, simpatici, intrattenendolo per ore.
 
Settembre arrivò rapido, Rosalie era impegnata dalla prima settimana di settembre fino all’ultima in un tour de force di sfilate senza respiro. In virtù del riconoscimento avuto a luglio a Milano, era la punta di diamante degli stilisti emergenti e aveva un posto di riguardo nei calendari delle settimane della moda nelle più importanti città del mondo, quindi prima Milano, poi Parigi, Londra e per ultimo New York.
In casa Cullen, si seguivano, nelle tv specializzate di moda, le sfavillanti passerelle internazionali, che davano giusto tributo a Rosalie Cullen, la più bella giovane e creativa stilista americana.
L’atmosfera necessariamente ovattata intorno ad Edward, si animava un po’, Rose riusciva anche da lontano a far pervadere l’aria di quella frizzante follia che rendeva tutto un po’ più leggero.
 
Edward durante il giorno alternava piccoli segni di ripresa, un movimento con le mani verso chi gli stava accanto, restava a guardare un viso per lungo tempo, girava la testa attirato da un suono, da un rumore o da una voce, ascoltava.
Bella continuava imperterrita a parlargli, toccarlo e farsi toccare, cercava in tutti i modi di penetrare quella coltre ancora troppo spessa che avvolgeva la sua piena coscienza.
 
 
EDWARD
 
<< Su Bella preparati.>>
<< Jasper davvero non ne ho voglia.>>
<< Usciamo un po’ il tempo di una cena.>>
Alice… Jasper.
<< Non sono dell’umore adatto.>>





 
<< Non ti stiamo chiedendo di festeggiare, solo cenare fuori da qui.>>.
Festeggiare? Cosa amore mio? Che giorno è oggi?
<< Non è una giornata diversa dalle altre.>>.
<< Stacca solo per qualche ora.>>
 James…
<< Staccare? E perché? Io non voglio ricordarlo come un giorno diverso… deve essere uno come gli altri.>>
 Sta piangendo? Perché amore mio?… Perché oggi sei così disperata?
<< Forse lo sarebbe stato, se lui fosse stato accanto a me, ci avrei provato almeno.
E invece è lì che mi fissa ma non mi parla, mi tocca ma forse non mi sente veramente.
Voi non capite. Lui mi aveva promesso che avremmo festeggiato il mio primo compleanno insieme… me l’aveva promesso. Mi aveva detto che saremmo stati in un posto speciale… che non avrei ma più associato questa data solo alla morte di mio fratello… >>
Tuo fratello è morto? Amore io non ricordo… non ricordo nulla.
<< … E invece aggiungo solo un altro momento angoscioso accanto. Adesso vi prego andate via, ho bisogno di star sola.>>
Stai cercando conforto sul mio petto ed io non riesco a dartelo, stai singhiozzando.
Quanta disperazione per colpa mia. Come vorrei stringerti, abbracciarti. Oh Bella!
Un suono… un suono dalla mia bocca.
Devo consolarti in qualche modo, ne hai il diritto.
Tu fai tanto per me ogni giorno e io non riesco a trovare la forza per fare un piccolo gesto?
Forza Edward porca miseria fallo.
Un suono… amore, un suono e tutto quello che riesco a fare.
<< Edward mi sei vicino amore… mi ascolti, lo so amore.>>
Mi prende il braccio e si cinge le spalle, devo fare ancora qualcosa per lei ancora un piccolo gesto.
La stringo… sì la stringo.
<< Oh Dio amore mi stai abbracciando, oh così amore mio… così.
E questo l’unico regalo di cui avevo bisogno. >>
 
****
 
L’università ebbe inizio, i ragazzi ripresero a frequentare, James allora tornò alla carica per convincere Bella a riprendere.
<< Non lo lascerò mai, anche se fosse solo per mezza giornata… tornerò a studiare quando potrò!>>.
<< Vuoi dire quando anche lui potrà.>>, disse James. << Non prendiamoci in giro, non sappiamo quali danni può aver fatto tutto questo.>>
<< James ti prego.>>
<< Potrebbe volerci tanto tempo, prima che sia in grado anche solo di parlare, di camminare, non possiamo fare previsioni e tu non dovresti perdere l’anno per intero, devi poter seguire qualche materia e poter sostenere qualche esame a dicembre>>.
<< Ecco qua la lista delle materie, segnami quelle che posso studiare senza frequentare, questa è l’unica cosa che sono disposta a fare, non mi parlare di lasciare Edward per studiare … non lo farò!>>
 
 
BELLA
 
Nonostante mi sentissi molto stanca, non riuscivo a pensarmi lontana da lui, avevo bisogno di stargli accanto.  Solo controllandolo sempre riuscivo a sentirmi sicura.
Avevo un sonno talmente leggero che ogni suono che proveniva dalla sua bocca, perché soltanto di suoni si poteva parlare, mi svegliava e mi faceva restare vigile per ore, a volte per tutta la notte.
La paura che questa situazione si protraesse per mesi cominciava a logorarmi, vederlo così era diventato un vero strazio.
Ero davvero a pezzi.
 
<< Piccola Bella! Tesoro mio!>>, mi buttò le braccia al collo.
<< Rose bentornata!>>
<< Che visino pallido e come sei magra.>>, mentre con le braccia mi carezzava la schiena e mi baciava la fronte, << non hai mantenuto il patto tra di noi, non ti sei presa cura di te stessa neanche un po’.>>
<< Non preoccuparti per me, sto abbastanza bene.  
Vieni andiamo da Edward, potrai raccontarci questo mese di delirio, le immagini delle sfilate sono state una costante di questo periodo,
“ Fastion tv” a tutto volume era un modo diverso per accompagnare la routine quotidiana, devo dire che in certi momenti ci è stato anche molto utile per spezzare un ritmo diventato un po’ troppo pesante. >>
<< Aspetta… prima di entrare, dimmi come sta?>>.
<< Da quando sei andata via, ha fatto grandi progressi.
I suoi occhi fissano degli oggetti e li seguono, gira la testa attirato dai rumori o da voci e fa qualche gesto autonomo, anche se piuttosto timoroso; fissa lo sguardo su chi si avvicina a lui e tenta di afferrare gli oggetti che gli porgiamo, mentre se gli dai la mano, la prende e la stringe.
A volte sorride e spesso piange e questa cosa mi strazia.
Vorrei solo poter esser sicura che non prova dolore, solo questo mi interessa, ma purtroppo nessuno può darmi questa certezza.
Chissà cosa gli passa per la mente, quindi cerchiamo sempre di essere confortanti e sereni davanti a lui.
Ha iniziato a balbettare qualcosa ma per quanto noi ci sforziamo, non riusciamo a comprendere cosa voglia dirci.
Abbiamo provato a dargli qualcosa da mangiare, prima liquido poi semiliquido, ma questo passaggio è stato traumatico allora siamo tornati ad utilizzare ancora quell’odioso sondino ed è chiaramente ancora è totalmente dipendente da noi per tutto il resto, capisci cosa intendo vero.
Clayton sta facendo un grande lavoro riabilitativo, così da mantenere quanto più possibile tonici i muscoli, agevolando nel contempo la circolazione del sangue ed evitare il pericolo delle piaghe.
Lys dice che ancora manca la facoltà di comprendere la situazione e chiaramente di comunicare, ma che siamo a buon punto, lui sostiene che siamo ancora dentro gli standard che prevedono un recupero ottimale di tutte le funzioni. Pensa che la prossima settimana potremmo assistere a nuovi passi in avanti.
Lunedì lo porteremo a fare dei controlli al Cedars. Spero sia possibile farli in day hospital, sai che l’ambiente dell’ospedale l’ha sempre reso tanto nervoso e io vorrei che in questo momento vivesse sempre tutto con la massima serenità possibile.
A volte la notte lo sento lamentare, devo parlargli, stringerlo, rassicurarlo affinché smetta, forse tutto questo comincia a stancarlo, ma sfiderei chiunque a non essere stanco, però quando fa così mi distrugge, Rose mi distrugge.>>
Ansimai come se fossi stata impegnata in una corsa, Rosalie mi prese per le spalle, allora mi appoggiai a lei e iniziai a piangere.
<< No tesoro… ti prego!>>.
<< Rosalie non ce la faccio più, non riesco più a sopportare di vederlo in queste condizioni, ti parlo di miglioramenti, ma in realtà sono piccoli passi in avanti, inezie.
Io rivoglio il mio Edward! Lo rivoglio adesso! Ho bisogno di sentire la sua voce che mi chiama, che mi parla, voglio che mi tocchi e poi ho bisogno di vedere nei suoi occhi quello sguardo che mi ha stregato, bello e sincero e il suo sorriso … non sai cosa darei per vederlo sorridere.
Rose sono proprio arrivata… se questa situazione non cambierà, entro un tempo ragionevole, non so dove potrò trovare la forza per continuare a reggere. >>
<< No Bella io so che puoi farcela, siamo alla fine del tunnel. Lo siamo, lo sento. Lui tornerà presto a sorridere per te, a vivere con te.
Dagli solo ancora un po’ di tempo.
Adesso staccherai un po’, sono qui per aiutarvi e prenderò io il tuo posto per tutto ciò che ti è più gravoso, tu lo coccolerai e gli starai vicino, ti riposerai e cercherai di riprendere un po’ di peso e di serenità.
Sei consumata e devi ricaricarti un po’.Mi sembra di capire che potrebbe essere solo questione di qualche giorno e Edward potrebbe cominciare a essere maggiormente presente, non puoi farti trovare così sfinita.
Forza andiamo prestissimo si sistemerà tutto tesoro vedrai.>>
Mi abbracciò ancora, le diedi la mano ed entrammo in camera.
<< Il mio fratellino!>>, disse lei raggiungendolo il letto.
 

 
Lui aprì gli occhi, la guardò un attimo, lei delicatamente gli diede un bacio, lui chiuse gli occhi, quindi gli carezzò le guance.
<< Sono tornata tesoro, mi sei mancato tanto, non immagini quanto avessi bisogno di vederti e poterti stare vicino. Sono così felice di essere a casa.>>
Lui cominciò a scuotere la testa, a balbettare, sbattere le palpebre, poi allungò la mano verso il suo viso, con un gesto incerto.
Rosalie si lasciò carezzare chiudendo gli occhi e frenando le lacrime, poi delicatamente lo prese per le spalle, lo abbracciò. Edward si accoccolò contro il suo petto.
Li lasciai a questo loro momento così intimo, andai in cucina, ci trovai Esme e James che stavano prendendo un tè, lei mi porse una tazza.
<< Ci voleva mia figlia per convincerti a mollare un po’?>>, disse Esme. << Non ti fidi abbastanza di me Bella? Potrei ritenermi offesa.>>
<< Cosa dici Esme, sei stanca tanto quanto me, le nostre giornate sono pesanti uguali.>>
<< Non è così Bella e lo sai bene, quante volte ti svegli la notte?>>.
<< Non ha importanza.>>
<< Ha tanta importanza invece, non potrai andare avanti ancora a lungo a questo ritmo.
Adesso che è arrivata Rosalie, che è tornata per lui, approfittane tesoro e riposati, ti prego ascoltaci.>>
<< Lo farò prometto e so cosa stai per dire James, ho visto i libri sulla scrivania, sei stato molto accorto, materie appassionanti e leggere, potrei prenderle come letture rilassanti, ma solo dopo lunedì.>>
<< Certo Bella capisco.>>, rispose.
<< Bella.>>, disse ancora mia suocera, << stai tranquilla i controlli andranno bene, Carlisle ha parlato con Lys sono entrambi ottimisti.>>
<< Diciamo che non sono preoccupata dagli esiti, piuttosto dalla reazione di Edward nel sentirsi spostato, potrebbe spaventarsi. Ormai sono certa che comprende quasi tutto ciò che gli accade intorno e non vorrei che questa variazione della sua quotidianità potrebbe creargli dei problemi.>>
<< Lo rassicureremo in tutti i modi.>> James mi aveva preso la mano,
<< tutto filerà liscio.>>
 
 
EDWARD
 
E’ notte ma non riesco a dormire.
La guardo mentre con il suo pigiamino blu sta abbandonata accanto a me, con la testa sul cuscino, gioca con i miei capelli.
Dopo i primi momenti in cui non riuscivo a mettere a fuoco bene, adesso sforzandomi un po’ riesco a vedere meglio ciò che guardo.
Poter rivedere il suo viso è il regalo più grande che potessi ricevere. Non mi stancherei mai di guardarla.
Adesso la sento inquieta, ogni tanto sospira, è pensierosa, cosa può preoccuparla?
<< Amore mio visti i progressi che stai facendo, domani mattina, ti porteremo a fare dei controlli in ospedale. I dottori vogliono valutare bene la situazione.
Dovrai restare lì forse qualche ora, al massimo per l’intera giornata.
Starò con te, tutto il tempo, non ti lascerò un istante, faranno più in fretta possibile e poi torneremo a casa, insieme. Vorrei solo che non ti preoccupassi, che comprendessi che va tutto bene e che una visita di routine.>>
Mi fido di te amore mio e ti ringrazio per come mi stai accanto.
Sarò bravo terrò a bada il mio corpo disastroso, purché tu non sia preoccupata per me.
Questa situazione così pesante dovrà pur finire, dovrò uscire da questo buco prima o poi.
Tu sei tu la mia luce, la mia guida, so che devo lasciarmi andare e confidare in ciò che mi dici, restare fiducioso ad aspettare e giuro che farò un piccolo passo avanti ogni giorno per te.
Tornerò a essere il tuo amore, il tuo uomo… tornerò a essere un uomo.
 
Il medico parla con mio padre e con Bella, ma non m’interessa ascoltare, non voglio stancarmi per cercare di capire, sapere non mi facilita le cose di certo, voglio solo che finisca tutto presto e voglio tornare nella pace della mia stanza, con lei accanto, con Rosalie, James, mia madre e mio padre, con tutto quello che conosco.
Tutte queste mani estranee che mi toccano, che mi spostano, m’infastidiscono e basta … voglio essere lasciato in  pace!
E poi tutti i rumori … i rumori di queste macchine mi scuotono.
Ho avuto lei accanto sempre, la sua mano stretta alla mia, ma sono stanco, voglio tornare a casa adesso.
 

 
*****
 
<< Sta bene?>>.
<< Oh sì che sta bene, i tracciati sono confortanti. Bella… Carlisle avete fatto un ottimo lavoro.
Stiamo passando seppur lentamente dallo stadio che noi definiamo “minimamente responsivo” a quello “confusionale”, in questi giorni potrete cominciare a vederlo ora eccitato, ora depresso, questi passaggi di stato emotivo, sono il primo segno tangibile della ripresa dell’attività cerebrale a tutti gli effetti, comincerà a comprendere ciò che gli dite e comincerà a parlare, lentamente ritorneranno le facoltà di coordinare i suoi movimenti e di dosare le forze fisiche, mentre mancherà ancora un preciso e controllato orientamento rispetto al tempo, il luogo e le persone e avrà evidenti problemi di memoria e di attenzione.
Per tutte queste ragioni è necessaria una supervisione costante, sia per garantire la sua sicurezza ma anche per supportarlo nelle difficoltà a controllare appieno le sue azioni>>.
<< Possiamo farlo alzare dal letto, portarlo fuori con la sedia a rotelle?>>.
<< Certamente Bella, poco alla volta e con grande cautela.>>
<< Certo via via che si riprenderà, sarà necessario esser certi che l’ipossia non abbia fatto danni, ma è restato in arresto per un tempo molto ridotto e confido che non avrà alcuno strascico.
Abbiate fiducia, si riprenderà in maniera rapida da tutte queste difficoltà che il coma determina e il  recupero sarà completo e in un periodo relativamente ridotto.
Carlisle ti ricordo che spostandolo potrebbe risentire dei dolori alla schiena e non sappiamo se e come potrebbe comunicare questo dolore, quindi dovrete imparare a leggere piccoli segnali che lui vi darà, come il singhiozzo e le contrazioni muscolari o una specifica posizione che assume.
In quanto alla miastenia, adesso possiamo solo valutare solo i valori nelle analisi cliniche, certamente non possiamo vederne i risultati funzionali. Dobbiamo aspettare che torni completamente cosciente per capire se è in remissione oppure no, in fondo la cura non è stata interrotta, sono speranzoso che non vi sia stata una regressione, anzi spero che a nove mesi dal secondo intervento, si possano registrare davvero degli effetti rilevanti.
Carlisle vi prego solo di controllarlo a vista, vi accorgerete subito quanto sia difficoltosa in questo stadio, la riorganizzazione neurologica e quali conseguenze motorie ed emotive abbia.>>
 
<< Edward! Amore mio guardami, tutti gli esami sono andati tutti bene, devi solo aver la forza di riprendere completamente il controllo di te stesso. Stiamo tornando a casa. Oh Edward sono così felice!>>.
Sorridi e piangi, come sei bella amore mio, mi stai baciando, mi tieni il viso tra le sue mani, sono davvero tra le sue mani… tu solo hai il potere di farmi guarire.
Ancora una volta tu sei il mezzo attraverso cui Dio ha deciso di salvarmi.
 
 
BELLA


Seguendo le direttive dei medici, da qualche giorno lo facevamo alzare e lo mettevamo seduto.
Questo passo in avanti, se così si poteva chiamare, più che darmi entusiasmo, mi aveva colmato di angoscia, vederlo così immobile, fissare senza reagire, scuotersi leggermente ogni tanto, seguire magari i movimenti di chi gli stava accanto, non potevo definirlo un cambiamento significativo della sua condizione.
Poi le raccomandazioni di Lys mi facevano vivere sempre in una situazione di allerta, gli tenevo sempre gli occhi addosso, scrutando qualsiasi segno di fastidio o dolore.
Un altro che doveva essere considerato un aspetto positivo, ossia l’avergli tolto il sondino, era diventato un vero supplizio.
Mi alternavo con Rosalie ed Esme per riabituarlo progressivamente a mangiare, poco tante volte al giorno, con molta apprensione, ma quegli occhi assenti, quei gesti meccanici di aprire e chiudere la bocca, mi tormentavano.
Ogni cosa diventava un peso sempre più insostenibile sulle mie spalle.
Ero di fatto sull’orlo di un esaurimento nervoso, ma non potevo parlarne, non avrei permesso a nessuno di sostituirmi completamente in questi gesti quotidiani.
Ero convinta che lui non avrebbe sopportato la mia lontananza.
 
<< Siete arrivati! >>.
<< Piccola Swan!>>.
Mi strinsi a Sam ed Emily.
<< Bella sei uno scricciolo!>>, disse lei stringendomi le spalle.
<< Non più del solito!>>
<< Scherzi?>>, esclamò Rosalie. << Riuscire a farla mangiare con regolarità, è un’impresa. Spero che mi aiuterete per questi giorni che sarete qui,>>.
Li abbracciò anche lei.
<< Dov’è ?>>, chiese Sam.
<< In camera… Sam… >>.
<< Bella con me non servono parole.>>
Entrammo, era seduto, dinanzi alla finestra, il sole giocava con i suoi riccioli ribelli.
Mi fermai al suo fianco, Sam s’inginocchiò davanti a lui:
<< Ehi Edward!>>.
Lui lo fissò, strizzò un po’ gli occhi, Sam gli prese la mano, lui iniziò a piangere, mi sentii male, Rose mi diede un appoggio.
<< Uomo quanto pensi di tirartela con questa storia.
La piccola Swan ha bisogno delle tue attenzioni e poi adesso ai doveri da assolvere.>>
Lui fissò Sam fece un movimento con la testa, gli occhi divennero più attenti, Sam riprese:
<< Ti rivogliamo a New York a Natale … vi rivogliamo.
Abbiamo tanti posti dove portarti, vorremmo farti conoscere gli anziani della tribù e la nostra riserva indiana. A proposito Paul ti manda questo sacchetto… polvere magica… e se lo dice lui sai chi può contraddirlo.>>
Sam allungò la mano prese quella di Edward che si scosse appena gli aprì il palmo e gli mise un sacchetto facendogliela poi richiudere.

Bella lo guardava e non riusciva a fermarsi di piangere, anche Rose era sconfortata.
Edward strinse un po’ il sacchetto e poi lo appoggiò sulle sue gambe, sbatté gli occhi e tornò a guardare Sam.
<< Ho ancora un regalo per te uomo, allunga il braccio. >> disse con tono deciso, lui strinse gli occhi, aggrottò la fronte, Sam allora gli prese il polso l’avvicinò a sé, gli mise un braccialetto di cuoio, << tra gli Oneida lo sposo deve avere il braccialetto che simboleggia la tribù e deve metterne uno uguale al polso della sposa, altrimenti l’unione non è valida, quindi non t’illudere per la nostra tradizione Swan è ancora libera. Se pensi di averla sposata sul serio ti sbagli, non potrà esserlo finchè non la legherai a te in questo modo.>>





 
Edward a quel punto, prima abbassò lo sguardo, chiuse un attimo gli occhi, sospirò, poi gli prese il polso e lo tirò verso di sè.
<< È … è stata lei a vo … volermi … sposare, non io!>>, disse balbettando.
<< Amore mio!>>, esclamai, caddi in ginocchio ai suoi piedi, mi passai in fretta le mani sugli occhi, asciugandomi gli occhi, Sam si scostò ridendo, lui si strinse a me.
<< Bella … Bella!>>.
<< E’ proprio vero amore mio! Sono stata io che ho voluto a tutti i costi sposarti!>>, dissi ridendo.
Occhi dentro occhi, le nostre mani intrecciate. Lo baciai, lui sorrise, mi sussurrò:
<< Bella non mi hai lasciato… amore mio… non mi … hai lasciato mai.>>
 
 
 
 
L’happy ending…l’avete invocato… qualcuno mi ha anche minacciata se non l’avessi scritto! Eccolo qui. Contente.
Nelle storie è facile…nella realtà un po’ meno, però qualche volta accade… qualcuno emozionandomi mi ha raccontato che qualche volte si riesce a ridisegnare in rosa una storia che sarebbe stata nera, che ogni tanto si riesce ad invertire la rotta e tornare alla propria famiglia, al proprio amore… che si riesce a far credere che i miracoli possano accadere.
Prima lui apre gli occhi, per lei…lui trascinato dalla forza di lei… apre gli occhi, prova a consolarla, ad aiutarla a sopportare l’attesa, prova a stringerla, a parlarle, ad amarla come può, da dentro quella bolla che è una prigione, che lo tiene lontano dall’unica ragione per cui tra affanni indicibili, vale la pena di vivere.
E lei crolla e si rialza, non demorde, piange e si dispera ma è lì sempre nell’attesa di un segnale, di un piccolo gesto, di un suono, una parola.
Lei è una giovane donna, moglie di un un uomo inerme sì ma speranzosa ed è questa sua enorme fiducia e incrollabile volontà che viene ricompensata.
Lui parla… finalmente parla, la stringe, la bacia è tornato da lei… torneranno ad essere una coppia… adesso una coppia sposata… fantasticamente unica.
Voglio riprendere una brevissima frase di una lettrice che mi ha tanto colpito: “I tuoi Edward e Bella sono così innamorati che vederla finire mi male fa male al cuore”
Buon 2013 spero sarà pieno di soddisfazioni, impegni, magari eventi difficili da affrontare, ma pervasi di emozioni, sentimenti ed affetti… insomma pieni di vita.
Grazie mie meravigliose lettrici e amiche, grazie tantissimo per avermi seguito fin qui e di come mi state accompagnando alla fine di questa storia. Un bacio a presto.

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Capitolo 44
*** Una strada già tracciata ***







Tratto dal quarantatresimo capitolo:

E’ notte ma non riesco a dormire.
La guardo mentre con il suo pigiamino blu sta abbandonata accanto a me, con la testa sul cuscino, gioca con i miei capelli.
Dopo i primi momenti in cui non riuscivo a mettere a fuoco bene, adesso sforzandomi un po’ riesco a vedere meglio ciò che guardo.
Poter rivedere il suo viso è il regalo più grande che potessi ricevere. Non mi stancherei mai di guardarla.
Adesso la sento inquieta, ogni tanto sospira, è pensierosa, cosa può preoccuparla?
<< Amore mio visti i progressi che stai facendo, domani mattina, ti porteremo a fare dei controlli in ospedale. I dottori vogliono valutare bene la situazione.
Dovrai restare lì forse qualche ora, al massimo per l’intera giornata.
Starò con te, tutto il tempo, non ti lascerò un istante, faranno più in fretta possibile e poi torneremo a casa, insieme. Vorrei solo che non ti preoccupassi, che comprendessi che va tutto bene e che una visita di routine.>>
Mi fido di te amore mio e ti ringrazio per come mi stai accanto.
Sarò bravo terrò a bada il mio corpo disastroso, purché tu non sia preoccupata per me.
Questa situazione così pesante dovrà pur finire, dovrò uscire da questo buco prima o poi.
Tu sei tu la mia luce, la mia guida, so che devo lasciarmi andare e confidare in ciò che mi dici, restare fiducioso ad aspettare e giuro che farò un piccolo passo avanti ogni giorno per te.
Tornerò a essere il tuo amore, il tuo uomo… tornerò a essere un uomo.
 
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Edward a quel punto, prima abbassò lo sguardo, chiuse un attimo gli occhi, sospirò, poi gli prese il polso e lo tirò verso di sè.
<< È … è stata lei a vo … volermi … sposare, non io!>>, disse balbettando.
<< Amore mio!>>, esclamai, caddi in ginocchio ai suoi piedi, mi passai in fretta le mani sugli occhi, asciugandomi gli occhi, Sam si scostò ridendo, lui si strinse a me.
<< Bella … Bella!>>.
<< E’ proprio vero amore mio! Sono stata io che ho voluto a tutti i costi sposarti!>>, dissi ridendo.
Occhi dentro occhi, le nostre mani intrecciate. Lo baciai, lui sorrise, mi sussurrò:
<< Bella non mi hai lasciato… amore mio… non mi … hai lasciato mai.>>
 
 

Capitolo 44

 

Una strada già tracciata

 
EDWARD
 
<< Bella!>>, la mia mano sul suo viso. << Perdonami!... perdonami… ti … ti prego!>>.
<< Perdonarti? Di che cosa amore?>>
<< Sei… stata… sei meravigliosa signora Cullen!>>, le presi la mano e le guardai la fede, poi mi guardai la sua. << Wow!>>, risi.
<< Sì amore è stato proprio wow!>>.
<< Un casino… ho fatto un… casino ma… ma sei mia moglie!>>.
<< Sì ci sei riuscito!>>, mi baciava, la stringevo e lei piangeva.
<< Mamma… >>, allungai la mano verso il suo viso, lei si sedette. << La tua voce… dolce … e triste!>>.
<< Mio piccolo! Ti aspettavo e cercavo anch’io di tenerti legato a noi.>>
<< Rose… eri sempre qui dentro…>>, mi toccai la testa, << non mi hai lasciato.  Dov’è… dov’è James?>>.
Volsi lo sguardo, lo vidi appoggiato al muro, anch’esso in lacrime, si stringeva le braccia al petto, rigido.
<< Vieni. >>
Si mosse piano verso di me.
Mi aggrappai letteralmente alle sue braccia, allora lui si chinò verso la sedia, mi passò le braccia intorno al torace e poggiò la testa sulla mia spalla.
<< Basta piangere. Papà… voglio papà>>
<< È in ospedale.>>, rispose Esme. << Lo chiamo subito>>.
Ripresi la mano di Sam:
<< Capo!>>, mormorai. << la mia Bella… è… è stata brava.>>
<< Lo sapevi già che sa fare i miracoli.>>
<< Oh sì certo… i suoi miracoli. Che giorno è?>>
<< E’ sabato amore>>.
<< Mese? Il tempo… >>.
<< Oggi è il primo ottobre…>>.
<< Quanto ho perso...>>, mi mise la mano tra i capelli.
<< Non hai perso nulla, recupererai tranquillo. Edward posso chiamare Jasper… i ragazzi … sono stati così vicini, così presenti!>>.
Feci segno di sì col capo e mi riappoggiai alla sedia.
 
Non riuscivo a capire in che parte della giornata eravamo, ma poco importava ero  finalmente  in mezzo a tutte le persone che mi amavano e che erano qui per me.
E poi lei… soprattutto lei… sempre lei, vicino a sostenermi ancora una volta, accanto sempre.
Arrivata la sera, distesi sul nostro letto, mi tenevo stretto al suo petto, profumato e caldo, lei mi baciava la testa e ogni tanto faceva un respiro lungo come a reprimere un sospiro.
<< Mi ami… troppo! >>, le dissi, << Sei rimasta…. accanto… accanto a me.>>
<< Dove altro potevo andare amore mio… sei tutto il mio mondo Edward, senza di te ero persa. Ricordi amore quale è stato da sempre il nostro patto, qualunque cosa accada… qualunque cosa accada. E tu hai trovato la forza di tornare da me! Da me. >>, rise e mi schioccò un bacio.
<< Sposarmi è … è stato… assurdo!>>.
<< No amore mio, ti sbagli è stata invece una splendida idea! Certo è chiaro che avrei preferito fossimo stati in una situazione diversa, che tu potessi partecipare, ma in quel momento ho dovuto accontentarmi!
Adesso devi solo rimetterti completamente e dovrai assolvere ai tuoi doveri di padrino, poi vorrei se fosse possibile fare una piccola cerimonia per rinnovare le nostre promesse, vorrei ascoltarle dalla tua voce e vorrei mi mettessi la fede al dito.
Vorrei che riprendessi la tua vita normale, devi costruirti un futuro, adesso hai una moglie a cui pensare! >>.
<< Una moglie a cui pensare …  qualcuno  in ospedale … il matrimonio … l’aveva già detta… James… sì è stato James!>>.
<< Ma allora sentivi davvero ciò che dicevamo?>>
<< Non sempre… non sempre, era come un clic… un clic nella mia mente.>>
<< Dio mio è terribile.>>
<< Sì amore mio, terribile, ma Bella…sono…  sono confuso, mi mancano gli altri ricordi… mi sforzo ma  niente… niente.>>
Iniziai a tremare, lei mi strinse tanto forte, cercai di calmarmi.
Le sue labbra sul mio viso, sulle mie labbra, chiusi gli occhi, mi lasciai invadere dalla sua essenza, dal suo profumo che mi aveva fatto compagnia mentre ero nel buio.
Lei… proprio lei era stata come un sentiero illuminato, che mi aveva guidato fuori da quell’incubo.
 
 
BELLA
 
Lys e mio suocero decisero di fare alcuni esami per rassicurarci che non ci fossero state conseguenze, a livello cerebrale, per la mancanza di ossigeno che aveva subito durante l’attacco.
Tutto era nella norma, quindi era solo necessario lentamente riprendere la vita che avevamo bruscamente intercorro quel tragico giorno di fine luglio.
Ricominciare a svolgere le normali attività quotidiane, riprendere la riabilitazione, rimettere ancora una volta faticosamente il tono muscolare necessario per tornare a camminare.
Parlava lentamente ma con chiarezza, non occorreva quindi l’intervento di una logopedista, ci saremmo ancora una volta affidati alle cure del nostro amico Clayton, per recuperare quanto più velocemente possibile il tempo perduto.
L’unica aspetto preoccupante era la sua memoria. Non ricordava quasi nulla del nostro periodo insieme e come ci raccontò tra lo stupore e il dispiacere di tutta la famiglia, durante questi mesi aveva percepito alcuni degli eventi che erano accaduti intorno a lui.
Lys consigliò di affiancargli uno psicoterapeuta esperto nel trattamento di persone uscite dal coma, ma in generale considerati i possibili scenari disastrosi, gli esiti di questa ennesima brutta avventura, erano stati più rosei di quelli previsti. Dovevamo ritenerci fortunati.
Dopo qualche giorno Sam ed Emily ripartirono e così anche i miei genitori.
Riprendemmo allora le routine della nostra vita.
 
<< Non la voglio!>>, disse alzando il tono della voce, << non serve!>>
<< Edward.>>, rispose suo padre.<< è solo un infermiera, è lì solo per dare una mano a mamma e Bella.>>
<< Non ci sarà più bisogno… di aiuto, io sto meglio… io sto meglio.>>
<< Amore.>>, gli presi le mani e lo guardai, << ma certo è così ma...>>
<< No niente ma… non voglio un’estranea nella mia camera, non la voglio più.>>, ansimava.
<< Ok Edward faremo come vuoi tu.>>, gli diedi un bacio, lo abbracciai, scambiai uno sguardo con Carlisle che annuì e uscì dalla stanza.
 
<< Voglio lavarmi da solo.>>
<< Come Edward?>>
<< Non ho bisogno che tu lo faccia per me.>>
<< A me fa piacere.>>, gli dissi.
<< Devi lasciare che badi a me stesso… o mi sentirò ancora più inutile.>>
<< Lo capisco, questo significa che non potrò più farti la doccia, lavarti il viso, passarti la crema, farti la barba e tagliarti i capelli? Che delusione.>>, dissi mettendo un’espressione dispiaciuta.
<< Vada per il bagno e la doccia insieme.>>
<< Questo era scontato Cullen, ti ricordo che da quando sto con te, doccia e bagno sono stati praticamente quasi sempre comunitari, ma togliere quella barba rossiccia che cresce a vista d’occhio, era una bella sfida ogni volta.>>
<< Posso farla da solo.>>
 
 
Lo guardai perplessa.
<< Stai pensando che non sono in grado?>>.
Cercai di capire al volo quanto mi stavo spingendo su un terreno pericoloso.
Gli presi la mano e la sollevai fino all’altezza del suo viso, poi lasciai la presa, lui mantenne il braccio alzato senza il mio appoggio, ma la mano iniziò a tremare leggermente.
<< Hai bisogno di tempo per guarire, ancor un po’ di tempo e fino ad allora visto che sono la tua Bella, la tua solita Bella arrogante e presuntuosa, che vuole rimanere indispensabile ed insostituibile, posso continuare ancora per un po’ a coccolarti? Me lo permetterai amore?>>.
Gli presi la mano e gliela baciai, poi gli sollevai il viso e posai le mie labbra sulle sue, così morbide e calde, sempre così tanto desiderate.
Gli si aprì uno di quei sorrisi che amavo e mi sussurrò:
<< Lo sai che ti amo.>>
<< Oh sì ma mai quanto me…>>
<< Ti sbagli.>>
 
<< Edward tesoro mi passeresti l’accappatoio?>>, attesi con il braccio allungato, mentre cercavo di guadagnare il bordo della piscina, ma non ricevendo risposta, spostai lo sguardo su di lui.
Era seduto sul lettino, lo sguardo vacuo, perso, a fissare un punto indefinito.
Saltai fuori dall’acqua velocemente e mi avvicinai a lui.
<< Amore mio… Edward?>>.
Come mi spaventavano questi momenti. Si perdeva, si estraniava, non ascoltava più, non rispondeva,
allora mi sedevo ai suoi piedi, mi appoggiavo a lui, gli prendevo la mano e la passavo sul mio viso o la infilavo tra i miei capelli. E aspettavo, aspettavo mantenendo un contatto con il suo corpo, aspettando che la sua mente ritornasse.
<< Edward amore mio torna da me, torna.>>.
Ogni volta cercavo parole diverse, che lo conducessero di nuovo a uno stato di coscienza, senza trascinarlo in un vortice confusionale.
<< Che mi succede Bella?>>, mi chiedeva il più delle volte, << che cosa sto facendo.>>
<< Stavi solo sognando amore mio o forse ricordando, niente di cui preoccuparsi, io sono sempre qui con te, tranquillo qui con te.>>
 
<< Dammi le stampelle James.>>
<< Edward è troppo presto, ancora non riesci ancora a reggerti da solo.>>
<< Fammi provare.>>
<< E’ un azzardo, potresti farti male.>>
<< Maledizione James non discutere!>>.
Attirata dalle grida, raggiunsi di corsa la stanza.
<< Tesoro cosa succede.>>, dissi.
<< Voglio solo provare… solo provare Bella.>>, quello sguardo implorante.
Gli presi le stampelle, James si mise dinanzi a lui.
Lo accompagnai per farlo alzare, gliele diedi, le sistemò, restai accanto a lui.
Provò a muovere un passo, poi un altro, ma la forza davvero non era ancora sufficiente a reggerlo, si sbilanciò in avanti e James fu pronto a prenderlo dalle ascelle mentre lasciava andare le stampelle per terra.
Alzò lo sguardo verso il fratello arrabbiato, ma con le lacrime agli occhi.
<< Lasciami andare.>>
James stava per riadagiarlo sulla sedia, ma lo fermai:
<< Aspetta James, tesoro vuoi fare qualche passo?>>
Mi guardò e poi fece segno di sì con la testa, mentre le lacrime continuavano a scendere.
<< James dagli un appoggio da quel lato, io da questo, sarà facile, metti le braccia sulle nostre spalle,  andiamo.>>
Il suo viso prima serio, andò sempre più rasserenandosi. Tirò su la testa e fece un passo poi un altro.





 
<< Possiamo andare in giardino?>>.
<< Tutto quello che vuoi. >> mentre mi scambiavo uno sguardo d’intesa con mio cognato.
Giunti fuori, lo accompagnammo sul divano, si passò quindi la mano sugli occhi, mi fece segno di sedermi, senza parlare, si distese sul mio petto e vi si abbandonò rilassato.
Il mio fragile amore. Bisognava solo essere pazienti, comprenderlo e aiutarlo.
La fatica o le difficoltà non dovevano spaventarci ma solo spronarci a fare meglio e in maniera più efficace.
Lui avrebbe fatto il resto.
 
<< Non ci vengo.>>
<< Perché? Ci ha invitato Emmett.>>
<< Odio gli sguardi di compassione al povero squilibrato, a quello che non controlla niente della sua vita.>>
<< Edward. >>, intervenne Rosalie, << stai parlando dei tuoi più cari amici, che ci conoscono da una vita, non puoi credere davvero che possano pensare questo di te.>>
<< Io non so cosa pensano, io vedo i loro visi, mi scrutano, mi controllano, non l’ho sopporto… Bella ti prego lasciami a casa.>>.
<< Davvero pensi che loro possano mai pensare questo di te, Edward stai parlando di Jasper e Alice, Angela ed Emmett e Jessica, Mike e Ben.>>
Scuoteva la testa e stringeva una mano contro l’altra, i tratti del volto tesi.
Rosalie si alzò, prese il DVD fatto proprio da Emmett, mi cercò con lo sguardo e quando vide il mio cenno di assenso, lo mise nel lettore.
<< Guarda Edward, questo l’ha preparato proprio Emmett per te.>>
Alle prime immagini, si riappoggiò allo schienale della sedia a rotelle.
Man mano che si susseguivano foto, video, ricordi, puntava lo sguardo, ma non mollava quell’espressione inquieta.
Guardava con attenzione le foto in cui era circondato da tutti, in luoghi particolari o in situazioni insolite. Sorrise quando iniziarono le foto in cui c’ero anch’io, piano piano sembrava aver ritrovato un po’ di calma.
Giunto alla fine, guardò me poi sua sorella, quindi si diresse verso la porta.
<< Andiamo, in fondo questa serata potrebbe avere dei vantaggi, se Emmett dovesse fare lo stupido,  potrei tranquillamente reagire e rifarmi di tutti questi anni in cui ha fatto battute e uscite idiote, senza io potessi farci nulla.>>
Aveva sul viso un’espressione da bambino discolo, sorridemmo e lo seguimmo.
 
Vista la reazione positiva al dvd con le foto e dopo essermi consigliata con lo psicoterapeuta, avevo tirato fuori il suo album. Avevamo convenuto con il dottore che avremmo cominciato con le foto, per poi passare alla lettura del diario che io avevo tenuto di questi due mesi.
Avremmo fatto un percorso lento, attraverso le immagini, di tutta la nostra storia, fermandoci ad ogni singolo momento, cosicché lui avrebbe lentamente registrato istante per istante ogni ricordo, senza dargli stress o frustrazioni.
 
<< Raccontami di questa festa.>>, mi disse indicando una foto.
<< In piscina da Ben, la festa in cui hai fatto a botte per me e in cui mi hai baciato per la prima volta.>>
<< Oh ci siamo messi insieme qui.>>
<< Praticamente sì, l’indomani ero a casa tua, stregata da questi tuo occhi verdi.>>, risi.
Fece scorrere una pagina.
<< Perchè in queste foto hai una bandana?>>
<< La bandana?>>, cercai di avere un tono noncurante.
<< Perché, la bandana anche di sera?>>.
<< Avevo un cerotto in testa,  ma Edward davvero non è importante.>>
<< Tutto quello che riguarda la mia storia con te è importante e voglio ritrovare ogni ricordo, ma senza il tuo aiuto non posso riuscire, quindi parliamone.>>
<< Ero caduta.>>
<< Caduta? Dove?>>.
Le parole non mi uscivano, ero spaventata da morire.
<< A casa tua.>>
<< Davvero?>>.
Annaspavo.
<< Bella cosa mi stai nascondendo?>>
Mi vidi costretta a rispondergli.
<< Abbiamo litigato, volevi allontanarmi da te, io sono inciampata e sono caduta, sbattendo la testa.>>
<< Ti ho spinta?>>
<< No Edward è stato un incidente, io ti avevo nascosto di aver parlato con il dottor Lys, è stata sola una reazione e niente di più.>>
Si passava la mano tra i capelli, la fronte aggrottata.
Chiuse l’album, lo lasciò scivolare ai suoi piedi e fissò lo sguardo dinanzi a lui.
 
 
<< In questi mesi ti ho fatto solo soffrire.>>, sussurrò.
<< Non dirlo mai amore mio. Ringrazio Dio per ogni momento che ho trascorso con te e lo ringrazio per avermi dato questo. >>, gli mostrai l’anulare sorridendo.
Presi l’album e mi sedetti sulle sue ginocchia, gli spostai delicatamente il viso, mi guardò.
<< Ti prego Edward non potrei essere più felice di adesso, siamo riprendendoci il nostro tempo insieme ed l’unica cosa che conta per me, non roviniamo non inutili paranoie questo nostro ritrovarci.>>
Lo baciai e riaprii l’album.
<< Riprendiamo il nostro tour dei ricordi, tesoro, guarda questa foto, eravamo allo spettacolo del Cirque du Soleil. Non eravamo bellissimi? E poi al mio primo party vip… New York, guarda dove ti ho portato amore mio, gli Oneida e la loro serata folle, credo in non averti mai visto così ubriaco, che folli siamo stati quella sera.
E poi Rosalie, il teatro, guarda quanto eravamo belli.>>
Aveva rilassato i tratti del volto, guardava le foto e seguiva la mia voce, aveva appoggiato la testa sulla mia spalla, sembrava aver superato il momento di crisi.
Io non so con quanta fatica continuavo a parlare e sorridere, ricacciando dentro l’angoscia che mi dava vederlo di nuovo così smarrito, dispiaciuto.
Aiutarlo a ricostruire il suo passato, stando attenta che la realtà non gli facesse male, diventava ogni volta un’ impresa. Scegliere le giuste parole, le situazioni meno stressanti, le foto che infondessero positività e ottimismo, non era per nulla semplice, anche perché quell’album conteneva centinaia di foto e soprattutto di  momenti così diversi che era impossibile prevedere cosa avrebbero suscitato nella sua mente ancora così confusa.
 
<< Mi parli degli interventi? >>.
<< Che cosa vuoi sapere.>>, mi finsi distratta.
<< Raccontami Bella. Tutto… è stato un passaggio fondamentale della mia vita, ma chiaramente non ricordo come ci sono arrivato? Perché ci ho pensato così tardi?>>
<< Lo avevi già in mente quando mi hai conosciuto… dicevi che era il tuo progetto segreto.>>, dosavo le parole e cercavo di mettere in piedi un discorso che non trascinasse i miei suoceri in un vortice di recriminazioni. << ti ho aiutato a contattare Lys.>>
<< E ti è costato caro.>>, disse accarezzandomi la testa.
<< Hai sposato una testa dura non preoccuparti.>>, risi.
<< Perché solo a vent’anni, sono nato con le compressioni vertebrali, perché mio padre non mi ha fatto operare prima.>>
<< Hanno avuto paura.>>
<< Paura? Di che cosa?>>
<< Che tu morissi, cos’altro potevano temere?>>.
<< Mio padre è un medico Bella non posso credere che lui non avesse vagliato quali potessero essere i rischi ma quali i benefici di un intervento.>>
<< Edward i tuoi genitori hanno vissuto un vero e proprio dramma legato alle tue condizioni di salute, un bimbo che non riusciva a camminare, che piangeva per il dolore, che aveva bisogno di aiuto quasi costante, poi hanno affrontato il dolore per la sparizione di  James, quindi l’aggravarsi del tuo stato a causa della miastenia. Hanno temuto di perderti a causa di un intervento così rischioso.
Edward vorrei che provassi a valutare il loro punto di vista.>>
 
 
Lo scrutai aspettando che rispondesse, ma invece si chiuse in un mutismo assoluto, riflettendo sulle mie parole. Ancora una volta sperai che questo mio modo di esporgli il suo passato non creasse ulteriore tensione in una psiche già estremamente provata.
Poi aprì ancora l’album, guardò le foto scattate in ospedale, dopo tutti e due gli interventi. Fissò il suo viso, dal quale si deduceva quando pesanti fossero stati quei momenti, quindi iniziò a disegnare il contorno dei suoi genitori con le dita, come se li carezzasse, sorrise, chiuse l’album e si accoccolò contro il mio petto.
Anche questa volta si era dimostrato il mio amore dolcissimo e comprensivo. Aveva capito e aveva perdonato.
 
 << Bella! Bella!>>.
Mi sollevai stropicciando gli occhi. Fuori buio pesto. Era dinanzi al letto, in lacrime.
<< Che succede Edward?>>
<< Leggi! Leggi ti prego.>>, mi faceva segno con il dito mentre aveva alcuni fogli in mano, che venivano bagnati dalle sue lacrime.
<< Non posso aver scritto io questo! Non è possibile.>>
Gli presi le pagine che avevo riconosciuto. Erano prese dal suo diario, scritte quando era fuggito e che io avevo debitamente tolto, perché ritenevo non fosse pronto a confrontarsi con i ricordi di quei giorni terribili.
<< Perché me li hai nascosti? Perché Bella?>>
<< Amore non è il momento per…>>
<< Per leggere cosa sono riuscito a farti? Come puoi essere così tollerante con me, perdonarmi dopo averti fatto questo! >>.
<< Tesoro eri tu che stavi male, in quel momento, eri molto confuso.>>
<< Confuso? Non sono pensieri di uno confuso ma di un pazzo! Non merito che tu mi protegga… sono un mostro senza cuore!>>.
<< Smettila di dire così, vieni torna accanto a me.>>, allungai la mano.
<< No!>> e si ritrasse bruscamente, finì per terra. Mi slanciai verso di lui, lo presi per le spalle.
<< Edward amore basta.>>
<< Perché non mi hai lasciato fare a New York, saresti libera adesso.
Bella non sono l’uomo per te… non sono un uomo, dovevi lasciarmi andare, lasciarmi morire.>>
Fu come sentirmi conficcare un coltello nel petto, ma dovevo essere più forte della sua disperazione ed essere razionale.
Mi sedetti per terra appena scostata da lui, che non smetteva di piangere.
<< Era scritto che noi ci innamorassimo e diventassimo uno il completamento dell’altro, era scritto Edward, perché noi significhiamo qualcosa solo se siamo insieme.
Quando ti ho conosciuto avevo dentro i segni di una violenza sessuale e della morte di mio fratello, non ero più interessata a niente di questa vita, tutto mi scorreva davanti senza che io intendessi raccogliere nulla, d’altra parte tu hai vissuto sempre affrontando enormi difficoltà, ma insieme abbiamo dato una svolta alle nostre vite.
I momenti di crisi avevano una giustificazione più che valida, ma li abbiamo affrontati insieme, li abbiamo superati e siamo andati avanti.>>
Lo baciai, gli asciugai le lacrime, lo aiutai ad alzarsi e ci distendemmo sul letto. Si strinse forte al mio petto e cominciò a carezzarmi.
Sentii poco alla volta il suo respiro regolarizzarsi, il suo corpo distendersi visibilmente, continuava a sfiorarmi e baciarmi.
Un brivido di piacere mi salì su per la schiena, ma appena un secondo dopo quando i suoi baci divennero sempre più ardenti, mi bloccai, non potevo permettergli di continuare:



<< No Edward amore…>>
 
<< No? Cosa no? Non posso desiderarti Bella? Ho voglia di te, ho voglia di mia moglie, cosa c’è di sbagliato?>>.
<< Nulla tesoro e che… è un po’ presto per riprendere a fare l’amore.>>
<< Presto? Bella quanti mesi sono passati? Rispondimi?>> aggiunse brusco.
<< Edward cosa c’entra?>>
<< Cosa c’entra? Sei veramente tu che parli così? E’ la mia Bella, la donna con cui ho avuto un’intesa sessuale praticamente perfetta.
Ti faccio impressione così? Non ti ecciti più?>>.
<< Edward ma che stupidaggini stai dicendo. Sono solo preoccupata per la tua salute e nient’altro, ho paura che sia pericoloso, che tu possa star male.
<< Questo non può farmi male, è come l’aria per me, lo sai.>>
<< Anche per me è uguale, ti desidero adesso, come ti ho sempre desiderato. Di notte faccio fatica a starti accanto senza sfiorare il tuo viso, il tuo corpo, ma confesso che ho paura… una paura fottuta. Ho il ricordo della nostra meravigliosa vacanza in Italia, completamento coperto dal terrore per quello che è accaduto a Milano e continuo a ripetermi che forse se non ti fossi affaticato tanto, non sarebbe accaduto nulla e mi odio per non averlo evitato.>>
<< Non sarebbe cambiato niente.>>
<< Come fai a dirlo?>>.
<< Gli scorsi giorni ho chiamato Lys, abbiamo parlato, volevo capire quanto fosse colpa mia e quanto fosse invece inevitabile.
Mi ha detto che poteva accadere in qualsiasi momento e che forse avevamo sottovalutato le mie condizioni generali. Adesso però non faremo più questo errore, sarò sempre sotto stretto controllo e non rischierò più nulla.
Bella te lo dissi una volta e lo ripeto adesso sono un maledetto malto cronico, dovrai conviverci tu come ci convivo io con questo concetto, forse ormai giocherò a carte con la morte sperando di sfuggirli ancora, ma non posso privarmi di quello che mi da più piacere, che è l’energia che mi consente di continuare a vivere nonostante il mio fisico di merda.
Lys dice che con il tempo, tornerò come prima, io nutro forti dubbi ma sai bene che sono un campione nell’arte dell’accontentarmi, quindi rivoglio la mia vita tutta e non voglio rinunciare a uno degli aspetti più importanti della mia relazione con te, fare l’amore e soddisfarti ogni volta che tu ne avrai voglia, così come tu farai con me, non intendo negoziare su questa condizione.
Troviamo un compromesso, concediamoci di ricominciare piano, ancora una volta, con la cura che abbiamo avuto sempre uno per l’altro, ma consideriamola una priorità, come ricordare il mio passato infelice o riprendere a camminare. >>
Restai interdetta a guardarlo, mi prese il mento e posò un bacio sulle mie labbra. Sospirai e risposi:
<< Ci proverò ma promettimi che non forzerai mai la mano, che mi dirai sempre in maniera sincera come ti senti… Edward sincera.>>
<< Lo farò, te lo prometto.>>
Si avvicinò a me, mi sollevò la camicia da notte e si tolse la maglietta, le sue mani calde e decise sul mio corpo, a ritrovare con un semplice morbido tocco, ogni mio punto sensibile, per farmi perdere completamente ogni freno, per sciogliere ogni tensione.
Sentirsi di nuovo totalmente in sua balia, la sua sessualità prorompente, piena senza limiti, quelle sensazioni familiari e straordinarie. Il mio Edward dolce, focoso, forse addirittura più disinibito amante.
<< Sono tornato Bella. Riprenditi quello che è tuo, non tenermi mai più lontano da te, dal tuo corpo, dal tuo essere donna, la mia donna.
Averti così sempre accanto, è l’unico motivo che mi dà la forza di continuare a guardare avanti con fiducia.>>
 
Più passavano i giorni, più difficile diventava gestire tutto quello che lo riguardava.
I suoi sbalzi di umore erano repentini quanto imprevedibili, soprattutto quando si rendeva maggiormente conto di come fossero cambiate alcune circostanze, rispetto a tre mesi prima e quali fossero le reali conseguenze del coma sulla sua qualità di vita, come fosse tornato indietro in maniera sostanziale.
La differenza che meno sopportava era chiaramente l’esser costretto a utilizzare di nuovo la sedia, in casa chiedeva quanto più possibile aiuto a Mark per spostarsi da una stanza all’altra, ma già quando doveva recarsi in giardino, era già più difficile addirittura improponibile quando dovevamo recarsi fuori di casa.
Avevamo dovuto fronteggiare alcune sue reazioni veramente esasperate, si era arrabbiato e aveva fatto dei gesti inconsulti, urlando e distruggendo ciò che gli capitava a tiro. Era stata dura intervenire anche fisicamente affinché non si facesse male. James o Carlisle, insieme a Mark, discretamente si alternavano in casa, per non lasciare mai da sole, me o Esme.
Era un vivere continuamente sul filo del rasoio e adesso che Rosalie doveva andar via, dopo aver trascorso un mese intero con noi, il carico sarebbe pesato maggiormente sulle spalle mie e di Esme, con Carlisle e James a supportarci per il tempo che potevano sottrarre al loro lavoro.
 
 
ROSALIE
 
<< Posso accompagnarti all’aeroporto?>>, mi chiese entrando.
Lo seguii mentre attraversava la mia stanza appoggiato a Mark, si sedeva sul letto e mi fissava attendendo una mia risposta.
Smisi di mettere la roba nella valigia e mi accomodai vicino a lui.
 << Tesoro non mi sembra saggio togliere del tempo al tuo riposo, solo per accompagnarmi all’aeroporto.>>
<< Ti prego voglio venire.>>
Mi aveva preso le mani, mi guardava come un bimbo che desidera solo essere accontentato.
Non era mia intenzione deluderlo, questa sua richiesta mi faceva tanto piacere, ma ne avevo parlato con Bella e con mio padre e la sua instabilità emotiva ci dava sempre molto pensiero.
Ogni volta che qualcuno si allontanava da lui, gli scattava il panico di non rivederlo, di essere abbandonato e non riusciva a controllare nessun tipo di esternazione, incurante se fosse un pianto, oppure il trattenere fisicamente la persona, richiedere, a volte supplicare, di non andare via; ci rendevamo conto che era una conseguenza di ciò che aveva vissuto, ma per noi era arduo anche solo  assistere a queste sue dimostrazioni di paura.
<< Io devo farlo, quando ho potuto, ti ho sempre accompagnato e adesso ne ho bisogno.>>
<< Bisogno? Non capisco Edward.>>
<< Ho bisogno di vederti andar via e avere la certezza che ti rivedrò, come è accaduto tutte le altre volte, prima di Milano.>>
<< Oh amore.>>,  gli passai le braccia intorno al collo e appoggiai la mia fronte alla sua, mentre i suoi occhi profondi diventavano lucidi. << tornerò ogni volta che tu me lo chiederai e poi Natale arriverà presto e passeremo le vacanze insieme e magari se, nel frattempo, ti sentirai più forte, potresti venire a trovarmi a Miami, con Bella.>>
Faceva segno di sì con la testa mentre sbatteva le palpebre per evitare di piangere.
<< Ok adesso scendiamo ci facciamo un bel tè, poi chiudo le valige e andremo insieme, ma prometti che non vedrò uno sguardo triste in questi occhi meravigliosi? Prometti che farai solo sorrisi per me?>>
Continuava ad annuire. Era così dolce, così indifeso, bisognoso di continue conferme, di certezze.
La tempesta nella sua vita, ancora una volta, era passata e con fatica e grazie all’aiuto di tutti stava tentando di uscirne. Stava tentando di tornare a vivere.
 
<< Che profumo.>>, dissi spingendo la sedia fin dentro alla cucina.
Bella si volse, teneva in mano il piatto con una torta appena sfornata.
<< Speriamo che il sapore sia vagamente simile all’odore. Senza nulla togliere alle capacità di Liv, mio marito si lamenta che gli mancano terribilmente le torte che mia madre gli preparava con le sue “amorevoli manine”, testuali parole. Allora oggi pomeriggio ho deciso di rispolverare le ricette, non di mia madre, cosa assai rischiosa visto che il mio uomo farebbe immediatamente dei confronti, bensì di mia nonna.>>
Poggiò il piatto si avvicinò a lui e gli stampò un bacio sulle labbra. Edward le cinse i fianchi la fece sedere sulle sue gambe e riprese a baciarla.
Rimasi a guardarli sorridendo poi sbottai:
<< Vorrei il mio tè, una fetta di torta e quindi tornare su a chiudere le mie valige, sai dovreste accompagnarmi in tempo per prendere l’aereo, altrimenti non vi libererete di me.>>
Bella alzò lo sguardo.
<< Sì il mio fratellino ha bisogno di accompagnarmi Bella e poco fa ha sostenuto una tesi molto interessante che mi ha convinto sul fatto che sia una buona idea.>>
Sorrisi gli carezzai i capelli e feci a lei l’occhiolino.
Bella sempre intuitiva per tutto ciò che riguardava Edward, non fece una piega, appoggiò di nuovo le sue labbra su quelle di Edward e sussurrò:
<< Sai bene che sono pronta a fare tutto per questi occhi.>>
Fu un piacevole intermezzo, un buon tè, un dolce fatto in casa, veramente eccellente, il sorriso di Edward e il suo sguardo perso negli occhi della sua bellissima moglie.
 
 
Sarei andata via rassicurata, il sentiero tracciato da Bella per riportarlo da lei era davvero illuminato e soprattutto privo di ostacoli, dritto, forse un po’ più lungo di quanto ci aspettassimo ma portava a un luogo sereno.
Il luogo in cui due anime nobili avrebbero vissuto insieme finchè Dio lo avrebbe concesso.
 
 
BELLA
 
Il gate, lei inginocchiata ai suoi piedi, io e James alle loro spalle, la mano di Rose tra quelle di Edward.
Era così intensa l’emozione di vederli così vicini a bisbigliarsi all’orecchio qualcosa e ridere.
Poi arrivato il momento dell’imbarco, però lui non riusciva a lasciarle la mano, lei paziente continuava a parlargli sottovoce, alla fine un bacio sulle labbra, come era solita fare ed Edward  lasciarsi andare alle lacrime.
<< Me l’avevi promesso.>>, disse Rosalie.<< Non ce la faccio a vederti così e poi non c’è motivo. Ti prego fratellino smetti.>>
Gli diede un altro bacio, lui si asciugò le lacrime e le fece un sorriso. Si salutarono ancora poi lei si allontanò.
Edward aspettò che lei entrasse nel gate e riprese a piangere, lo strinsi e quindi spinsi via la sedia, più rapidamente possibile.
Respiravo piano cercando di farmi forza, era inaccettabile per me vederlo ancora una volta sovrastato da un fardello così pesante da sopportare.
 
Era passato un altro mese e i miglioramenti erano evidenti.
La miastenia non era ancora in remissione, ma la situazione era migliorata. Aveva messo forza nella gambe e riusciva a reggersi meglio sulle gambe, i muscoli sulle braccia avevano ripreso forma.
A metà novembre, cominciò, tra il timore generale, a muoversi con le stampelle, prima in casa poi anche in giardino, diceva che sarebbe stato pronto ad accogliere il suo figlioccio, Edward, sulle sue gambe e senza aiuto di nessuno.
Stava lentamente riprendendo il controllo anche sulle sue emozioni, era più rilassato, affrontava con più calma ogni momento stressante, adesso riusciva a mantenere un certo equilibrio emotivo, vivendo meglio quindi i repentini cambiamenti di situazioni.
Aveva iniziato a insistere affinché tornassi a studiare. Io all’inizio avevo glissato e fatto sparire i libri, sperando che non riprendessimo quest’argomento, ma era diventata quasi una fissazione per lui, in un paio di occasioni avevamo anche discusso in maniera accesa, allora mi ero vista costretta a preparare almeno un paio di materie.
Lo osservavo sempre mentre seduta alla mia scrivania, seguivo gli appunti scaricati dal computer e sfogliavo le pagine dei testi, aveva un’espressione così triste, uno sguardo spento.
 
 
Potevo solo immaginare cosa passava per la sua mente, quanto fosse grande il suo dispiacere, ma per lui riprendere a studiare, per il momento era improponibile.
Lys aveva sconsigliato categoricamente anche solo di provarci, lo sforzo che doveva fare per concentrarsi sarebbe stato troppo e soprattutto la sua capacità di memorizzare informazioni così difficili e complesse era praticamente nulla. Sarebbe stato solo frustrante.
Mi ero organizzata per trovare sempre qualcosa di nuovo per distrarlo e il più delle volte ci riuscivo, grazie all’insostituibile collaborazione dei ragazzi che gli dedicavano veramente ogni loro momento libero.
Poi c’era New York che non mi lasciava mai sola. Mia madre era diventata Skype-dipendente, ci chiamava ogni giorno, spesso due volte al giorno e mio padre, la sera, quando finalmente si rilassava sul divano, passava sempre a fare un salutino alla sua bimba e far sentire al genero il suo sostegno.
Gli Oneida naturalmente erano sempre pronti a confortarlo e impegnarlo in conversazione su gli argomenti più disparati, poi c’era Sam, fantastico come sempre, gli dedicava tanto tempo ed Edward lo apprezzava enormemente.
 
 << James.>>
<< Sì Edward dimmi.>>
<< Potresti portarmi all’università?>>.
Spostai la testa oltre lo schermo del pc e guardai mio cognato.
<< E non chiedermi perché.>>, disse con tono deciso, << forse non vi rendete conto ma mi chiedete sempre perché voglio fare certe cose, è stupido. >>
<< Se vuoi andare a fare un giro perché andare all’università?>>, chiese James.
<< Perché mi va.>>
<< Edward. >>, dissi avvicinandomi a lui, << hai bisogno di qualcosa? Vuoi incontrare qualcuno?>>
<< Voglio solo vedere.>>
I suoi teneri occhi lucidi.
<< Lo capisco ma non pensi che ci starai solo male?>>
<< No… non so ma voglio andare. Non so se ha un senso ma voglio farlo.>>
<< Ok James resta pure a casa, andrò  io insieme Edward.>>
<< Tu hai da studiare.>> disse ancora.
<< Ho bisogno di distrarmi un po’ e preferisco restare con te. In definitiva fare un giro turistico dell’università con mio marito, potrebbe essere molto interessante.>>, sorrisi prendendogli la mano.
Anche lui sorrise, si sollevò e andò verso la porta, quindi si volse e disse:
<< E sì anch’io non vedo l’ora di farmi vedere in giro per il campus con quella sventola di mia moglie.>>
Arrivati ci fermammo alla mia facoltà, lasciai alcuni documenti in segreteria, poi feci un salto nell’ufficio dei professori con dovevo sostenere gli esami e in biblioteca.
Edward camminava piano, con le stampelle, accanto a me, guardandosi intorno interessato.
Non sembrava affatto nervoso, ogni tanto mi faceva qualche domanda, sorrideva, sembrava felice di essere lì.
<< Hai finito.>>, mi chiese quando uscimmo dalla biblioteca.
<< Sì, sei stanco? Vuoi che torniamo a casa?>>.
<< No, andiamo alla mia facoltà?>>
Dovetti sfoderare il mio solito sguardo perplesso. Lui rise.
<< Sempre la solita paura eh Bella? Non riesci proprio a tenerla a bada. Dovresti vedere la tua faccia, è così buffa. Sto bene andiamo.>>
Dopo essersi ripreso dal coma, James aveva parlato con il suo tutor, quindi i docenti erano stati avvertiti. Andammo quindi dal professor Salinger per salutarlo, facemmo un giro e poi ci avviammo verso l’uscita.
<< Ehi Edward!>>.
Una voce femminile.
Ci voltammo. Tanya.
<< Chi si rivede?>>, disse lei.
Guardai Edward notai la sua faccia stranita.
<< Ciao Tanya.>>, risposi.
<< Bella, Edward che piacere rivedervi. >>, disse sorridendo, << ma dove eravate finiti?>>
Era molto in difficoltà, non sapevo, né come comportarsi con lei, né cosa rispondere.
Edward mi guardava sempre più confuso e soprattutto gli si era spento il sorriso sulle labbra, restava lì fermo, rigido con le labbra serrate.
<< Edward ha dovuto sottoporsi a delle lunghe cure.>> dissi asciutta.
<< Lo vedo. In piedi complimenti. >>, le mise la mano sulla spalla.
Edward fece per spostarsi, lei gli carezzò la spalla, lo carezzo, rimase Visto che lui non rispondeva, lei incalzò:
<< Edward sei strano… sei sicuro di star bene?>>.
<< E’ solo un po’ stanco, vorresti scusarci dobbiamo proprio andare.>>
Edward mi prese la mano, lei spostò lo sguardo sulle nostre mani ed esclamò ad alta voce:
<< Ma vi siete sposati?>>.
L’espressione di Edward era sempre più turbata, si era stretto a me, guardava Tanya.
<< Sì siamo sposati. >>, disse lui alla fine con voce ferma. << Chi sei? Perché ti interessa tanto?>>
<< Come chi sei?>>, rispose Tanya.
<< Scusaci ma adesso dobbiamo proprio andare.>>, decisi di tagliar corto.
Gli passai il braccio al fianco, lui mi guardò senza capire, ma non aggiunse altro e si appoggiò a me, ci allontanammo, sentendo lo sguardo di Tanya su di noi.
Raggiungemmo il caffè e ci trovammo Angela ed Emmett. I ragazzi gli fecero la consueta accoglienza, ma il suo viso restava scuro.
<< Chi era? Non la ricordo. Mi hai parlato di tutti, perché non di lei? Ho fatto una cattiva figura perché non l’ho riconosciuta.>>
<< Non devi darti pensiero Edward.>>, vidi gli sguardi interrogativi di Angela ed Emmett, continuai,
 << Abbiamo incontrato Tanya.>>
<< E allora ti decidi a parlarmi.>>, disse ancora lui con un tono alterato. << Vi scambiate occhiate e siete così imbarazzati, mi nascondete qualcosa? Voglio sapere.>>
<< Non è poi così importante.>>, disse Angela.
<< Posso decidere io? Tutto quello che ho vissuto e che non ricordo può sembrare inutile a voi ma per me no.>>
<< No… no amico, ascolta non solo è inutile ricordarti di quella, potrebbe essere anche dannoso, fidati.>>
Io e Angela abbozzammo un sorriso, ma lui continuava a fissarci serio.
<< Tanya è una tua collega di corso.>>
<< E questo lo avevo intuito.>>
<< E ci ha provato con te.>>, dissi guardandolo.
<< Eh? Quando stavamo già insieme?>>, chiese.
Feci segno di sì.
<< Ti ha anche baciato?>>, aggiunse Emmett.
<< Come?>>
<< Ti ha baciato e lo ha fatto dinanzi a me, abbiamo litigato sai.>>
<< Che stronza!>>, disse.
<< Comunque Emmett l’ha allontanata.>>
<< Già con me faceva giochetti divertenti, ma era a te che voleva arrivare, sin dal primo momento.>>, ridemmo.
<< Dopo quell’episodio l’abbiamo incrociata qualche volta all’università.>>, continuai, << ma non si era mai avvicinata, stamattina non so cosa le sia saltato in mente. >>
<< Allora lei non sapeva nulla di tutto quello che mi è successo?>>
<< No.>>
<< Le sarò sembrato matto?>>
<< Che t’importa Edward.>>, disse Emmett, <<  non credo proprio che si farà mai più vedere.>>
Si rivolse a me, carezzandomi la guancia:
<< Ti ha fatto soffrire?>>.
<< Mi è costato solo una notte insonne, niente di più. Non penserai che potevo permettere ad una bionda platinata di portarmi via il mio uomo, il mio splendido uomo.>> e lo baciai.
 
 
 
Secondo lo psicologo il tempo trascorso era sufficiente per tentare, in strettissima collaborazione, di affrontare il periodo che aveva vissuto in coma. Faceva parte della terapia ma presentava delle incognite non indifferenti, non potevamo prevedere infatti, quali reazioni potesse avere a rivivere un momento tanto drammatico.
<< Non voglio farlo con il dottor Shaw, voglio farlo con te Bella, sei tu che hai vissuto insieme a me questo periodo, tu eri dall’altra parte, hai fatto delle scelte importanti, delle scelte per me e quindi voglio che sia una cosa nostra.>>
Come sempre quando affrontavamo un nuovo step, l’incertezza mi prendeva, il suo sguardo sereno mi confortava certo, ma come ogni volta riflettevo con grande attenzione su come rispondergli.
<< Sai bene che se ti mostri così sicuro di qualcosa, io ti assecondo amore, faccio come dici.>>
<< Cosa ti spaventa?>>.
<< Edward…>>
<< Pensi che non possa sopportarlo?>>.
<< No amore.>>
<< Allora basta, prendi quel diario e vieni qui vicino a me, voglio che me lo legga,  con te accanto non ho paura di affrontare niente e riuscirò a superare qualsiasi cosa, Bella ho bisogno di buttarmi alle spalle tutto quanto al più presto e non pensarci mai più.>>
Si distese sul letto aprì il braccio e mi fece accoccolare accanto a lui, chiuse gli occhi e guardandolo un brivido mi percorse la schiena.
Cominciai a leggere, con voce bassa, tenendo a bada la tensione quanto più possibile, sollevando leggermente lo sguardo di tanto in tanto.
 
 
EDWARD
 
Non era facile, no per niente facile.
Ascoltare tutto ciò che si era svolto intorno a me, che mi coinvolgeva direttamente, in maniera totale,  senza che io ne avessi alcun ricordo, tranne quei brevi flash che la mia mente o la mia coscienza mi aveva permesso di vedere, mi faceva provare un vero e  proprio dolore fisico, sentivo un peso sul petto, una stretta morsa sullo stomaco.
 
 
Presi a respirare piano cercando di scacciare l’ansia, ma mi rifiutavo di aprire gli occhi, vedere Bella mentre leggeva, avrebbe reso ancora più palpabile la disperazione che si percepiva dai suoi racconti.
<< Edward ti prego smettiamo!>>, disse d’un tratto.
<< No!>> spalancai gli occhi.<< Continua, devi continuare. Devo sapere tutto, devo conoscere ogni evento, ogni situazione, ogni stato d’animo di chi era vicino a me, devo capire cosa ho passato e cosa ho fatto passare a tutti voi e soprattutto come sono stato fortunato a superare tutto questo.
L’ansia passerà poco alla volta, non preoccuparti, non andrò nel panico, non andrò nel panico… stringimi Bella, basterà sentirti, come sempre basterà sapere che non mi lascerai.>>
La guardai e le sorrisi, lei mi baciò, riprese a leggere.
Appoggiato al suo petto, regolarizzai ben presto il respiro, ogni tanto quando il suo racconto incrociava i miei ricordi, le chiedevo di fermarsi e le parlavo di quello che avevo provato, quello che avevo pensato in quel momento, perché sembrava incredibile ma riuscivo a ricordare tutto, l’angoscia nel vederli soffrire per me, il timore di non riuscire a tornare, la paura di rimanere in quello stato, il dispiacere di non riuscire a dar loro un segno, la stanchezza dovuta alla sofferenza, l’amore per lei, l’affetto per i miei familiari, la stima per i miei amici.
Passammo tre pomeriggi interi a leggere, lei temeva che fosse troppo tutto insieme, ma le espressi chiaramente l’esigenza di chiudere nel più breve tempo possibile quello che era indubbiamente il capitolo più duro e drammatico della mia vita.
<< Adesso ho bisogno di un ultimo chiarimento e devi essere sincera Bella.>>
Lei mi guardò con preoccupazione e curiosità.
<< Ancora adesso trovo insensato che tu abbia deciso di sposarmi, ho capito che ne avevi bisogno per sentirmi legato a te, forse dentro di te speravi che questo potessi aiutarmi, ma so che non è tutto, l’ho percepito ascoltando il racconto di quei momenti, soprattutto dopo quel duro confronto avuto con mio padre in ospedale.>>
<< Edward...>>
<< Hai espresso chiaramente in più di un’occasione quali motivi ti hanno spinta a farlo, ma non tutti, io credo che c’è n’è sia uno che non hai avuto nemmeno il coraggio di confessare a te stessa.>>, le dissi serio. << Devi parlarne Bella, vedrai darà maggiore serenità ad entrambi.>>
I suoi splendidi occhi da cerbiatto erano diventati tristi.
<< Non devi aver paura o vergogna per quello che hai pensato anche quello è stato amore per me… lo so, ma devi superare quella paura amore perché potresti ritrovarti ad affrontare una situazione simile...>>
<< No ti prego Edward…>>
<< Amore non è ricacciando i pensieri o negandoli che scongiuriamo l’accedere delle cose. Noi sappiamo bene quanto il destino faccia il suo corso nel bene e nel male.>>
Abbassò lo sguardo, si strinse le mani una contro l’altra, le labbra serrate.
<< Quando tuo padre ha deciso di portarti via dall’Italia, in quelle condizioni, ho pensato che lui sapesse qualcosa che noi tutti non sapevamo, questo dubbio mi ha accompagnato per tutto il viaggio. Arrivati al Cedars ho parlato con Lys, lui è stato ancora una volta chiaro circa le tue condizioni ma anche rassicurante, ma ero orami convinta che forse non aveva il coraggio di parlare apertamente con me e questa sensazione unita al comportamento di Carlisle, mi ha fatto credere davvero che forse Trevor mi avesse taciuto aspetti importanti e che li avesse rivelati solo a tuo padre.>>
Sospirò, le presi le mani, la guardai sorridendo, fece un ampio respiro e riprese:
<< Credetti davvero che tuo padre si fosse già arreso, che pensasse che tu potessi risvegliarti e che fosse pronto quindi a fare anche delle scelte drastiche, quando poi mi tornò in mente il documento che avevi firmato prima dell’intervento alla schiena, la paura mi prese completamente.
Il sogno in cui diventavamo marito e moglie mi sembrò quasi un appiglio a cui tenermi in quel momento in cui credevo davvero di poter affogare nel dolore.
Nessuno avrebbe mai potuto separarci, saresti rimasto legato a me per sempre e… e…>>
<< … E cosa Bella?>>
<< … Nessuno avrebbe mai potuto decidere niente che ti riguardasse senza il mio consenso.>>
<< Perché non riesci a dire esattamente quello che hai pensato. Se fossi entrato in coma irreversibile, tu non avresti permesso di staccare i macchinari che mi tenevano in vita… e così vero?... Rispondimi Bella?>>.
<< Perché mi stai parlando in questo modo Edward? A cosa serve fare questo discorso?>>.
<< Serve a farti promettere che se mai dovessi essere in questa condizione, tu mi darai pace.>>
<< Non voglio neanche sentirlo!>>.
<< Mi ami e devi essere pronta, qualora fosse il caso, a lasciarmi andare.>>,  avvicinai la mia fronte alla sua, stava trattenendosi dal piangere, le diedi un bacio.
Due lacrime scivolarono giù lungo le guance. Mi sentii crudele, ma non potevo fermarmi adesso.
<< Se dovesse veramente accadere, sai bene che non vorrei mai che tu restassi prigioniera, perché sarebbe uno strazio per me solo pensarlo.
Come tu hai ricordato avevo già ampiamente espresso le mie idee sull’accanimento terapeutico e non ho cambiato parere, anzi dopo quello che ho vissuto, ne sono ancora più convinto.
Hai detto bene adesso siamo sposati e nessuno potrà prendere delle decisioni senza consultarti, quindi adesso hai tu la responsabilità di prendere quella decisione se mai vi fosse la necessità e so che non tradiresti mai la fiducia che ho in te.>>
 
 
Mi avvicinai, le asciugai le lacrime e la baciai ancora.
<< Non temere però, adesso che sono tornato ancora una volta da te, non ho nessuna intenzione di lasciarti andare, continuerò con tutte le mie energie a tenerti vicino a me, in questa situazione difficile e a volte pesante ma che spero possa darti con l’andare del tempo renderti più felice.>>
<< Felice amore… io sono già felice.>>
<< Bene, allora si vede che ho fatto già un buon lavoro.>>.
Si mise a ridere. Guardai il suo viso e chiusi gli occhi, scacciai in un attimo tutte le immagini tristi, poi  mi concentrai sul quel luminoso, aperto sorriso.
Mi appoggiai sul suo petto, cominciò a carezzarmi i capelli, ascoltavo il suo cuore che batteva regolare.
Nei mesi appena trascorsi, avevo sentito giorno e notte amplificato il suo battito dai macchinari ed era stato un’angoscia infinita, ora invece, mi sembrava musica.
Restare così poggiata sul suo torace, con il suo respiro ad accarezzarmi il viso, dava quiete al mio animo, mi sentivo quasi cullata e poi sentivo dentro di me quell’inebriante profumo della sua pelle, un balsamo per qualsiasi mia apprensione.
Trovai pace, finalmente pace.
 
 
 
Si torna alla normalità, con una lentezza esasperante, ma ripercorrendo ogni momento, ogni emozione, ogni episodio importante, ogni passaggio fondamentale del loro rapporto e della loro vita.
Eddy, il mio Eddy riesce a farmi piangere dopo 44 capitoli… per quello che dice, per quello che fa, per come lo fa, è unico.
Bella, la dolce, forte, granitica Bella, innamorata senza speranza… o forse con talmente tanta speranza da riuscire ad essere la mano di Dio che fa i miracoli.
Ma in fondo io sono una romantica, drammatica sentimentale, come dicono le indicazioni della mia storia e condividerò emozioni e sentimenti con voi ancora per qualche settimane, poi richiuderò questo vaso di Pandora, che è stato chiuso per anni.
Amiche il ritardo di questa settimana potrebbe ripetersi anche la prossima, vi assicuro che non mi sto tirando per le lunghe il postaggio visto che siamo agli ultimi capitoli.
Lunedì prossimo sarà un giorno molto particolare, dovrò affrontare nella mia Sicilia, l’ultima prima volta di quest’anno diverso da tutti gli altri, quindi perdonatemi già da adesso se non sarò in vena di dedicarmi a questo meraviglioso passatempo che mi ha fatto compagnia per tutto questo tempo.
Un pensiero per antonella, spero stia leggendo. Ti penso spesso.
Un bacio e a presto.

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Capitolo 45
*** Prometti ***







Tratto dal quarantaquattresimo capitolo:

 
<< Bella! Bella!>>.
Mi sollevai stropicciando gli occhi. Fuori buio pesto. Era dinanzi al letto,
in lacrime.
<< Che succede Edward?>>
<< Leggi! Leggi ti prego.>>, mi faceva segno con il dito, mentre aveva alcuni fogli in mano, che venivano bagnati dalle sue lacrime.
<< Non posso aver scritto io questo! Non è possibile.>>
Gli presi le pagine che avevo riconosciuto. Erano prese dal suo diario, scritte quando era fuggito e che io avevo debitamente tolto, perché ritenevo non fosse pronto a confrontarsi con i ricordi di quei giorni terribili.
<< Perché me li hai nascosti? Perché Bella?>>
<< Amore non è il momento per…>>
<< Per leggere cosa sono riuscito a farti? Come puoi essere così tollerante con me, perdonarmi dopo averti fatto questo! >>.
<< Tesoro eri tu che stavi male, in quel momento, eri molto confuso.>>
<< Confuso? Non sono pensieri di uno confuso ma di un pazzo!
Non merito che tu mi protegga… sono un mostro senza cuore!>>.
<< Smettila di dire così, vieni torna accanto a me.>>, allungai la mano.
<< No!>> e si ritrasse bruscamente, finì per terra.
Mi slanciai verso di lui, lo presi per le spalle.
<< Edward amore basta.>>
<< Perché non mi hai lasciato fare a New York, saresti libera adesso.
Bella non sono l’uomo per te… non sono un uomo, dovevi lasciarmi andare, lasciarmi morire.>>
Fu come sentirmi conficcare un coltello nel petto, ma dovevo essere più forte della sua disperazione ed essere razionale.
Mi sedetti per terra appena scostata da lui, che non smetteva di piangere.
<< Era scritto che noi ci innamorassimo e diventassimo uno il completamento dell’altro, era scritto Edward, perché noi significhiamo qualcosa solo se siamo insieme.
 
****
 
Lo baciai, gli asciugai le lacrime, lo aiutai ad alzarsi e ci distendemmo sul letto. Si strinse forte al mio petto e cominciò a carezzarmi.
Sentii poco alla volta il suo respiro regolarizzarsi, il suo corpo distendersi visibilmente, continuava a sfiorarmi e baciarmi.
Un brivido di piacere mi salì su per la schiena, ma appena un secondo dopo quando i suoi baci divennero sempre più ardenti, mi bloccai, non potevo permettergli di continuare:
<< No Edward amore…>>
<< No? Cosa no? Non posso desiderarti Bella? Ho voglia di te, ho voglia di mia moglie, cosa c’è di sbagliato?>>.
<< Nulla tesoro e che… è un po’ presto per riprendere a fare l’amore.>>
<< Presto? Bella quanti mesi sono passati? Rispondimi?>> aggiunse brusco.
<< Edward cosa c’entra?>>
<< Cosa c’entra? Sei veramente tu che parli così? E’ la mia Bella, la donna con cui ho avuto un’intesa sessuale praticamente perfetta.
Ti faccio impressione così? Non ti ecciti più?>>.
<< Edward ma che stupidaggini stai dicendo. Sono solo preoccupata per la tua salute e nient’altro, ho paura che sia pericoloso, che tu possa star male.
<< Questo non può farmi male, è come l’aria per me, lo sai.>>
<< Anche per me è uguale, ti desidero adesso, come ti ho sempre desiderato. Di notte faccio fatica a starti accanto senza sfiorare il tuo viso, il tuo corpo, ma confesso che ho paura… una paura fottuta. Ho il ricordo della nostra meravigliosa vacanza in Italia, completamento coperto dal terrore per quello che è accaduto a Milano e continuo a ripetermi che forse se non ti fossi affaticato tanto, non sarebbe accaduto nulla e mi odio per non averlo evitato.>>
<< Non sarebbe cambiato niente.>>
<< Come fai a dirlo?>>.
<< Gli scorsi giorni ho chiamato Lys, abbiamo parlato, volevo capire quanto fosse colpa mia e quanto fosse invece inevitabile.
Mi ha detto che poteva accadere in qualsiasi momento e che forse avevamo sottovalutato le mie condizioni generali. Adesso però non faremo più questo errore, sarò sempre sotto stretto controllo e non rischierò più nulla.
Bella te lo dissi una volta e lo ripeto adesso, sono un maledetto malato cronico e con questa realtà dovrai conviverci tu come ci convivo, forse ormai giocherò a carte con la morte sperando di sfuggirli ancora, ma non posso privarmi di quello che mi da più piacere, che è l’energia che mi consente di continuare a vivere nonostante il mio fisico di merda.
Lys dice che con il tempo, tornerò come prima, io nutro forti dubbi ma sai bene che sono un campione nell’arte dell’accontentarmi, quindi rivoglio la mia vita tutta e non voglio rinunciare a uno degli aspetti più importanti della mia relazione con te, fare l’amore e soddisfarti ogni volta che tu ne avrai voglia, così come tu farai con me, non intendo negoziare su questa condizione.
Troviamo un compromesso, concediamoci di ricominciare piano, ancora una volta, con la cura che abbiamo avuto sempre uno per l’altro, ma consideriamola una priorità, come ricordare il mio passato infelice o riprendere a camminare. >>
Restai interdetta a guardarlo, mi prese il mento e posò un bacio sulle mie labbra. Sospirai e risposi:
<< Ci proverò ma promettimi che non forzerai mai la mano, che mi dirai sempre in maniera sincera come ti senti… Edward sincera.>>
<< Lo farò, te lo prometto.>>

Capitolo 45

 

Prometti

 
 
EDWARD
 
<< Sì Jasper, certo arrivo.>>.
La sentii mettere giù la cornetta e correre in bagno:
<< Bella! Bella! Che succede?>>.
<< Alice è entrata in travaglio. Jasper ha chiamato dall’ospedale.>>.
<< Andiamo.>>
<< Edward rimani, chissà quanto tempo ci vorrà ancora, ti chiamerò più tardi.>>
<< Perché? >>, alzai il tono.
<< Vorrei evitarti ore d’inutile attesa.>>
<< Guarda che sono in grado di restare fuori dalla sala parto ad aspettare… pensi che mi possa accadere qualcosa o peggio pensi possa essere d’intralcio?>>, dissi con tono duro.
<< Edward niente di tutto questo… volevo solo risparmiarti ore che potrebbero essere snervanti. >>, addolcii il tono voce e si avvicinò a me. << Non arrabbiarti, hai ragione è giusto che tu venga. Jasper potrebbe aver bisogno di te, altrimenti staremo insieme a attendere l’arrivo del bimbo>>.
Mi alzai, presi le stampelle e senza guardarla, mi diressi verso la porta.
Lungo il tragitto, il silenzio pesava tra di noi, lei nervosamente si mordeva il labbro, ma io dispiaciuto e ancora un po’ irritato, restavo sulle mie.
Stavo per davvero mettendo su uno stupido litigio per una cavolata?
Allungai la mano sul suo volto, lei incurvò la testa e si godette la mia carezza, sorridendo.
Abbassai gli occhi sotto il suo sguardo dolce, sorrisi anch’io.
 
 
Arrivati all’ospedale, raggiungemmo il reparto, in sala d’aspetto, trovammo Jasper contrito testa fra le mani:
<< Che succede?>>, chiese Bella.
<< Oh ragazzi… per fortuna che ci siete, Bella non sono riuscito a starle accanto, non posso vederla soffrire. Ancora non possono fargli alcuna anestesia, ma io non riesco ad assisterla.
Dentro c’è sua madre.>>
<< Vado anch’io non preoccuparti.>> , rise. << Quando le verrà fatta l’ epidurale, ti chiamerò, ti lascio in buona compagnia.>>
Corse via.
<< Sono proprio uno stupido! >>, disse Jasper, << eravamo a casa quando ha cominciato ad avere le contrazione più forti, mi sono sentito così male Edward. Non so neanche come sono riuscito a guidare fin qui, ero completamente fuori di testa!>>
<< Può capitare di perdere il controllo, Alice capirà.>>
<< Da quando la conosco, non è mai stata male. >>
<< Vedrai che tra un po’ potrai tornare da lei!>>.
<< Grazie per essere qui.>>
<< Non sarei mai mancato e meno male che sono arrivato.>>
<< Non sono proprio un bello spettacolo vero? >>, disse lui ridendo.
<< Davvero in tanti anni che ti conosco, non credo di averti mai visto in queste condizioni.>>
<< Quella piccola donna mi fa sbroccare!>>
<< E’ vero… ma sono d’accordo sul fatto che dev’essere terribile vedere la propria donna soffrire.>>, mi fermai un attimo a riflettere, probabilmente cambiai espressione.
<< Tutto bene Edward?>>
<< Oh sì, stavo facendo solo una riflessione amara… Bella è davvero una super. Ti rendi conto quanto dev’essere stato duro quest’anno per lei, accanto a me? Quante ne ha passate da quando mi conosce?>>.
<< E’ innamorata, è questo basta.>>
<< Pensi davvero che basti la giustificazione dell’amore? L’abnegazione totale, l’annullarsi per l’altro,  possano avere solo la giustificazione dell’amore. È una stronzata!>>.
<< Edward! Perché stai facendo queste considerazioni così crude?
Bella ha fatto tutto quello che era giusto fare, di cui avevi bisogno, è vero è stata grande, ma anche tu le hai manifestato un amore assoluto, le hai dimostrato davvero che vivi per lei e questo l’ha resa felice.>>
<< Sì ma non le ho dato tregua, le ho scaricato addosso solo problemi. >>
<< Che modo sbagliato di vedere il vostro rapporto. È molto offensivo nei suoi confronti e anche nei confronti degli enormi sacrifici che ha affrontato in questi mesi, sempre con spirito positivo e il sorriso sulle labbra, senza tirarsi indietro mai, quindi smettila subito.>>
Mi guardò torvo, scoppiai a ridere e lui con me:
<< Che bel sostegno che ti sto dando! Sono riuscito anche in quest’occasione a riversarti addosso le mie allucinanti riflessioni, piuttosto che parlare di te, di ciò che stai provando, delle tue preoccupazioni in questo momento.>>
<< Non c’è problema, ci sono abituato sai? E poi questa nostra conversazione sta diventando illuminante, mi sto rendendo conto quanto la mia reazione con Alice sia assurda.
Sto vivendo un’esperienza unica e meravigliosa e per un timore inutile, me ne sto perdendo una parte importante, non sono accanto alla mia donna, che avrebbe bisogno di vedermi, di toccarmi, di avermi vicino… Edward ti sembrerei troppo folle se ti abbandonassi e corressi da Alice?>>, esclamò ridendo.
<< Neanche un po’, riavere indietro la mia donna mi farà solo piacere.>>
Dopo qualche minuto lei arrivò sorpresa:
<< Che cosa hai detto a Jasper, è entrato con un sorriso a trentadue denti, si è seduto accanto ad Alice le ha preso la mano e a quel punto sembrava che per i dolori delle contrazioni fossero cessati per incanto. Mi sono sentita dentro un film.>>
<< Abbiamo parlato di come fosse duro vedere il proprio amore soffrire.>>
<< Ah! È l’esperienza più terribile che si possa provare.>>, mi prese per la maglietta e mi baciò.
<< … Ma anche di come sia importante esser lì a sostenerlo.>>, aggiunsi.
<< Anche questo è sacrosanto!>>, ancora un altro bacio.
<< Scusami per prima… sono stato uno stupido.>>
<< Concordo ma ho già dimenticato. >>
<< Hai avuto un anno pesantissimo… ma nonostante tutto sei sempre positiva, sempre con il sorriso, pronta a darti da fare.>>
<< Ho avuto tanto dalla vita, devo restituire tanto.>>
<< Dici sul serio?>>.
<< Ho un marito bellissimo, che mi ama alla follia, una famiglia sempre presente, tanti amici disposti a starmi vicino ed aiutarmi in caso di bisogno. Sono soddisfatta della mia vita e vedo il mio futuro roseo.>>
La feci sedere su di me, lei appoggiò la testa sul mio petto, io le lisciavo i capelli, mentre lei teneva stretta la mia mano tra le sue, immaginai all’istante come dovesse sentirsi Alice nel momento in cui Jasper le aveva preso la mano, in un eden di serenità.
Dopo qualche minuto di silenzio, come capitava spesso, la mia mente cominciò a macinare pensieri:
<< Mentre ero in coma, alternarsi di momenti dolci con momenti terribili  è stato incredibile.
Le discussioni con mio padre, quando ti sentivo piangere, quando eri stanca e sfiduciata e avresti voluto un segno da me per riprendere coraggio ed io avrei voluto dirvi come mi sentivo, che non avevo dolore, che continuavo ad avere un minimo contatto, ancora con voi, ma soprattutto avrei voluto rassicurarvi, si mischiavano con i momenti intimi con mia madre e con mia sorella, i loro racconti, le voci dei ragazzi, le loro parole ma soprattutto il tempo passato con te vicino, quando continuavi a sfiorarmi, a toccarmi, a baciarmi.
Non so proprio dove trovassi la forza di farlo, io sentivo il mio corpo come morto.>>
<< Non era affatto così, eri sempre tu! T’immaginavo come rinchiuso in una bolla, bisognoso solo di riposare per riprenderti e tornare da me ristorato, guarito.
Questo mi faceva andare avanti giorno per giorno.>>
<< Sai quale stato davvero il momento più terribile di tutti?>>
Lei alzò lo sguardo verso di me, arrossì e mormorò:
<< Quando ti ho detto che ti avrei seguito… se mi avessi lasciato.>>.
<< Hai idea quanto spaventose siano state quelle parole!>>.
<< Lo immagino… ma le ho pensate.>>.
<< E’ questo è ancora più grave.>>
 
 
<< Non posso nascondere un pensiero così.>>.
<< Non devi nasconderlo… tu quel pensiero non devi proprio farlo! E’ assurdo ciò che dici, ora ancora di più.
Se hai scelto di vivere con me, ben sapendo che la mia condizione potrebbe aggravarsi in qualsiasi momento ma se vuoi continuare a starmi accanto, non puoi pensare che la tua vita, già stravolta e condizionata da tutto ciò che mi riguarda, possa andare anche persa, se io per disgrazia dovessi morire.
Sarebbe un pensiero talmente egoista. Non pensi a Renèe e Charlie? Loro hanno già perso un figlio!
Bella voglio una tua promessa… >>.
<< Edward!... >>.
<< La pretendo! Ti prego amore … non posso vivere con questo tarlo! Prometti!>>.
Teneva il viso basso, le presi il mento:
<< Guardami Bella è troppo importante quello che ti sto dicendo. Non mi accadrà nulla! Non mi può accadere più nulla, ma quell’orribile prospettiva deve sparire dalla tua mente. Prometti?... Bella. >>.
<< Prometto.>>
<< Ti amo e ho raggiunto il mio massimo traguardo, ti ho sposato, mi darai dei figli e saranno il coronamento della mia vita. Vivrò con te finchè Dio lo vorrà una vita completa, non posso desiderare di più, godiamoci ogni momento.>>
La baciai e la tenni tra le mie braccia.
Il mio prezioso dono, la mia isola serena, la mia armonia … niente avrebbe potuto più impaurirmi.
Lei era dentro ogni mia cellula, ogni mio pensiero, ogni mio sentimento, lei era dentro di me.
Dovevamo guardare alla vita e non farci condizionare da tutto ciò che era accaduto, dovevamo solo con fiducia guardare al futuro.
 
 
BELLA
 
Dopo qualche ora poco alla volta, arrivarono anche tutti gli altri.
All’improvviso il viso sorridente di Jasper, si affacciò sulla porta:
<< Ho il piacere di annunciare… massa di folli… la nascita di Edward Withlock! Ed è ufficialmente una superstar come il suo padrino.>>, scoppiò a ridere.<< Ha fatto un’entrata veramente trionfale. Avreste dovuto sentire che voce tonante.>>
Venne circondato da tutti quanti, strattonato e stritolato da abbracci affettuosi.
<< Come sta Alice? >>, chiesi.
<< Benissimo, si sta riprendendo dall’epidurale in sala risveglio, mentre la pediatra sta visitando il bambino, adesso scusatemi ma torno dentro, ci vediamo in stanza tra una mezz’ora.>>
<< Sei orgoglioso.>>, dissi a Edward, che restava seduto, sorridente e stralunato.
<< Oh sì, lo sono molto… sono emozionato e desideroso di vederlo!>>.
<< Sarai uno padrino affettuoso e presente… così come sarai un meraviglioso papà!>>.
<< Cosa ne diresti di pensarci su Swan! Vorrei diventare padre, senza dover fare qualche altra assurdità, così com’è successo per convincerti a sposarmi!>>, scoppiò in una fragorosa risata.
<< Sei uno stupido, smettila.>>
<< Aiutami ad alzarmi, ho bisogno di un caffè.>>
<< Va tutto bene?>>.
<< Sì non essere apprensiva, sto bene andiamo.>>
Ci allontanammo dalla sala d’attesa abbracciati, raggiungemmo la macchinetta del caffè, si fermò e cingendomi i fianchi, si appoggiò contro il muro e mi diede un bacio, come se fossimo soli. Mi sentivo una liceale che amoreggia sul corridoio della scuola.
Ero tornata nel mio mondo fatato, con il mio principe, mi sentivo di nuovo protetta, desiderata e amata.




 
 << Non è bellissimo il mio piccolo?>>, Alice aveva gli occhi colmi di lacrime, mentre mostrava il piccolo Edward, che dormiva tra le sue braccia.<< Scusate ma non riesco a smettere di piangere.>>
<< Hai proprio ragione Alice>>, le dissi, << è bellissimo… e tu sei bellissima, sembra che abbia fatto una passeggiata, non un parto.>>
<< Bella non prendertela a male, tu eri una fantastica compagnia in sala travaglio, ma quando il mio Jasper si è preso di coraggio e ha deciso di venire da me, la mia concentrazione si è spostata dalle contrazioni ai suoi occhi chiari e tutto è stato più facile, poi l’epidurale ha fatto il resto. Grazie Edward.>>
<< E’ di che?>>, rispose lui con noncuranza. << Non non lo facevo così facile al panico.>>
<< Ti sbagli, invece, sono sempre stato un po’ emotivo e l’ho dimostrato in più di un’occasione … vero Bella… tu ne sai qualcosa?>>.
Annuì mentre non riuscivo a staccare lo sguardo, da quel bimbo addormentato.
<< Vuoi tenerlo?>>, mi disse Alice.
<< Oh sì mi piacerebbe tanto.>>
Il piccolo aprì un attimo le palpebre per poi riprendere a sonnecchiare.
<< Oh Dio Alice è veramente sconvolgente, averlo tra le braccia>>.
<< Ragazzi voi potete anche pensarci seriamente.>>, disse lei << siete già marito e moglie, un piccolo Cullen sarebbe davvero una benedizione.>>
<< Potremmo anche considerarlo.>>, disse Edward, << in fondo credo che i miei genitori non aspettino altro che diventare nonni.
Se penso a Charlie, invece, mi vengono i brividi, ha già dovuto digerire che sua figlia sposasse un uomo in coma, pensa come prenderebbe la notizia di un figlio adesso.>>
<< Edward…>>
<< Che ho detto di male. Immagino la sua faccia quando gli hai detto di volermi sposare.>>.
<< Invece se vuoi saperlo mio padre mi ha appoggiato senza esitazioni e sarebbe felice di avere un nipote.>>.
<< Io non sfiderei la sorte.>>,  disse ridendo Edward.
<< Quando ti dimettono?>>, chiese Angela.
<< Dopodomani, vi aspetto tutti domenica sera, mamma e papà hanno organizzato un piccolo rinfresco.>>
<< Sei incredibile!>>, dissi. << Rientri dall’ospedale e pensi di partecipare ad un rinfresco, ma non sei stanca?>>
<< Mai troppo stanca per ringraziarvi tutti per questi nove mesi bellissimi. Per far sentire Edward junior a casa, nella sua bella famiglia allargata e per ringraziare te, Bella, per avermi sopportato e aiutato anche in questi ultimi tre mesi, in cui avevi un pensiero talmente grande che un’altra avrebbe avuto tutto le ragioni per mandarmi al diavolo.>>
Alice mi carezzò la mano, io feci un sorriso.
<< Edward avresti dovuto vederla, quando poteva ti lasciava un’ ora e la dedicava a me. Insieme ad Angela e Jessica, abbiamo terminato il corredino per il bimbo, scelto tutti gli accessori della cameretta, ma soprattutto mi ha ascoltato, fatto sfogare, consolato come una bimba, senza fare una piega. >>
<< Alice… lei è Bella… semplicemente Bella. >>, disse Edward.
<< Mi state facendo imbarazzare! Volevo contribuire affinchè tu arrivassi serena al parto e poi in quei momenti, era divertente vederti completamente presa e confusa, proprio tu che hai sempre decantato le tue capacità organizzative.>> , ci mettemmo a ridere. << Cullen dovresti cominciare a farti conoscere dal tuo figlioccio, impara come si tengono, si cullano, si fanno addormentare i neonati, fai pratica.>>
Glielo adagiai tra le braccia.




 
Era arrossito e aveva l’espressione estasiata, gli passava il dito sulla fronte, poi gli carezzava la manina, gli depose un bacio sulla testa e si lasciò andare a un pianto silenzioso. I ragazzi si strinsero attorno a lui e io gli sussurrai:
<< Edward Cullen sei un uomo straordinario. Dio mi ha fatto un grande regalo, mi ha scelto per viverti accanto.>>
Ci scambiammo uno sguardo, gli dissi:
<< Torniamo a casa, credo che tutte queste emozioni siamo veramente sufficienti per una sola giornata.>>.
Presi il bambino e lo porsi a Jasper, lui baciò Alice, salutò Jasper, rifiutò le stampelle che Mike gli porgeva, allora gli porsi la spalla e gli cinsi i fianchi, si lasciò portare fuori in silenzio, lasciando tutti emozionati.
 
Il venticinque dicembre. La mitica Alice aveva scelto Natale, per battezzare Edward junior e tra allattamenti, cambi di pannolini e nonostante poche ore di sonno sulle spalle, era riuscita a organizzare un battesimo in piena regola.
Aveva scelto una chiesetta di Santa Monica e il rinfresco organizzato in casa, nell’atmosfera natalizia festosa e calda. Era un evento anche senza esser sfarzoso.
Alice aveva invitato anche i miei genitori, che avrebbero così colto l’occasione per passare le vacanze con noi.
Renèe eccitata, diceva di non vedere l’ora di poter assistere “Al primo battesimo, di una lunga serie, di una nuova generazione di genitori e poi di voler vedere il suo bellissimo genero, con un bimbo in braccio!”
Era la solita sentimentale, sognatrice.
Le nostre madri trascorsero un intero pomeriggio, in una conversazione molto intima, dove Esme raccontò ogni particolare del risveglio di Edward.
Disse a mia madre che considerava me l’artefice di questo, che lei considerava un miracolo, perché non mi ero arresa, avevo continuato a crederci, ero stata eccezionale in quei mesi terribili, disse ancora che era felice che avessi sposato suo figlio e quanto mi voleva bene.
Per la fragile Esme, uscita da quella spirale di paura, un po’ come faceva Edward, raccontare quell’esperienza angosciosa ad un'altra madre, che ben poteva capire, era stato il modo per esorcizzarla definitivamente.
Mia madre si mostrò onorata della confidenza ricevuta e orgogliosa per tutto ciò che aveva detto su di me.
Non appena finimmo di prepararci, raggiungemmo mio padre in salotto, mi fece un cenno di sedermi accanto lui, Edward si accomodò sulla poltrona di fronte e aspettammo che lui impettito iniziasse.
<< Innanzitutto come stai Edward?>> chiese serio.
<< Signor Swan…>>.
<< Sono Charlie… Edward, sei suo marito adesso.>> rise.
<< Sto abbastanza bene, anche se ancora faccio i conti con tanti strascichi fastidiosi, che tua figlia fa finta di non vedere o a cui tenta di porre rimedio, sperando che non me accorga.>>, sorrise guardandomi e riprese. << Non ricordo fatti importanti della mia vita, anche abbastanza recenti, momenti per fondamentali della mia relazione con lei e non riesco più a concentrarmi per studiare. È questo l’aspetto che più mi dispiace.>>
<<  … devi darti ancora un po’ di tempo Edward!>> , dissi.
<< Prima che accedesse tutto questo, avevo detto a Bella che avrei pensato a lei, che le avrei dato un futuro florido e senza pensieri. Ora sarò costretto a riconsiderare tutti gli aspetti della nostra vita. Non so se potrò laurearmi e quindi a oggi, non so che professione potrò intraprendere e di conseguenza quello che avevo pensato per noi due dovrà cambiare, ridimensionarsi, non era questa la prospettiva che intendevo offrirle. >>
<< A volte bisogna rivalutare molto quello che si ha, dandogli il giusto valore.>>, disse mio padre,
<< ti sei ripreso, stai bene, hai la donna che ami e che ti ama vicino, l’hai sposata, sei circondato da una famiglia e dagli amici, tutto il resto può diventare superfluo, avere un’importanza relativa.
Per quanto mi riguarda l’unica cosa importante e che lei sia felice e lo è. È palese.
Il vostro futuro sarà roseo lo stesso anche se non diventerai un ricercatore o uno scienziato e lei una letterata o una professoressa, troverete una strada alternativa sarà ugualmente appagante, perché sarete insieme… è questo vi basterà!>>
<< Grazie Charlie non puoi immaginare come può essere importante per me ciò che dici.
Comunque Bella ha ripreso a studiare a pieno ritmo, James sostiene che recupererà già dalla sessione di marzo.>>
<< Sono contento, non potrei farvi augurio migliore se non quello di vivere giorno dopo giorno soddisfatti per tutto quello che vi è stato concesso.>>
<< Ne siamo consapevoli papà. Ed io sono molto felice per te e la mamma, che vedo serena.>>
<< E’ vero, certo il suo pensiero è sempre qui a te e non ti nascondo che i primi tempi a Staten Island sono stati duri, ma adesso è più tranquilla. Io cerco di lasciarla meno sola possibile, ma non riesco a colmare completamente il vuoto che le ha lasciato Jacob o la malinconia che sente per la tua lontananza, comunque viviamo insieme anche noi il nostro quotidiano dedicandoci quanto più possibile l’uno all’altra.>>
 
 James si era unito a Edward e mio padre conversavano. Appoggiata alla porta della nostra stanza, li guardavo attenta, sentii una mano sulla spalla.
<< Che bello vederlo così, vero?>>
Rosalie.
<< E’ un visione, uno splendido sogno.>>, risposi.
<< È tornato trasmettendo una vitalità, una gioia di vivere, mi emoziona quando parla, ti guarda, gesticola sorride.>>
<< Si sforza di pensare sempre in positivo, scaccia l’angoscia, non si lascia più prendere dalla malinconia, reagisce sempre con il sorriso e quando le emozioni sono troppo intense, le sfoga con le lacrime, che non sono sinonimo di tristezza, piuttosto un mezzo per non accumulare tensione eccessiva. È bello passare anche quei momenti accanto a lui, mi cerca, mi stringe, lo sento così vicino, così presente e mi trasmette tutto ciò che prova, tutto ciò che sente.
Lo adoro Rose e sono così felice.>>
Lei si appoggiò alla mia spalla mentre guardava suo fratello parlare e ridere alle provocazioni di Renèe nei confronti di Charlie. Mia madre gli teneva la mano e lui la carezzava.
Era una scena incredibilmente piacevole, tanto che mi ero bloccata a fissarla:
<< Ehi voi due che fate?>>, esclamò lui rivolto a noi.
<< Oh ci eravamo imbambolate a guardarvi, siete un quadretto molto divertente.>>, disse Rosalie prontamente.
<< Vieni qui sorella dobbiamo parlare.>>, rispose.
<< Cosa ho combinato? Devo aver paura?>>
<< Dipende. Ho intenzione di pronunciare al più presto, la mia promessa matrimoniale e devo mettere all’anulare di Bella la sua fede, cosa intendi fare per me?.>>, mi prese la mano e passò il dito sull’anello. << Che avete da guardare! È vero che ho la memoria piena di buchi, ma non potrei  mai dimenticare una cosa importante come questa,
Bella ci tiene enormemente e così anch’io,  quindi… bionda pensa quale periodo possa essere l’ideale per sfoderare la tua massima creatività e se fossi in te coinvolgerei Alice in questo, sarà pure una neo mamma piena di impegni, ma so già che non ti perdonerebbe mai di averla lasciata fuori>>.
<< Allora la cerimonia? Direi marzo… la primavera californiana sarà davvero di buon augurio… potrebbe andarti bene Bella?>>
<< Oh così su due piedi! Mi cogli alla sprovvista… Edward io...>>
<< Non te ne sarai pentita?>>, chiese confuso.
<< Scherzi!... Marzo sarà perfetto amore mio.>> e lo baciai.
<< Bene allora è deciso.>>
<< Ho mano libera?>>, chiese Rosalie ridendo.
<< Certo come sempre… ma vedi di non esagerare.>>
<< Edward la prima cerimonia degli eredi Cullen non può essere che essere grandiosa.>>
<< Rose non farmene pentire.>>
<< Scherzo piccolo, sarà sobria e curata in ogni particolare. Sarà bellissima.>>
<< James vuoi essere il mio testimone?>>, disse Edward.
<< Ehm… ma certo… con piacere.>>
<< Non è giusto tu hai già tutto pronto e io sembro caduta dalla nuvole.>>, gli dissi imbronciata.
<< Vorrei ricordarti che mi ha sposato senza il mio permesso.>>
<< Edward… non sei per nulla divertente. >>, sbottò Esme entrando in salotto.
 
 
<< E’ la verità, anzi vieni qui cara mamma, anche a te ho da dire qualcosa, proprio tu che hai firmato la dichiarazione che ha permesso alla signorina Swan di diventare la signora Cullen, come hai potuto farlo?>>
Io ed Esme ci guardammo sbalordite. Lui allungò la mano e prese quella di sua madre, lei si sedette.
<< Non ti ho ancora ringraziato per aver fatto questo per noi, mamma sei stata grande.>> e sorrise dandole una bacio sulla guancia.
<< Oh Dio Edward mia ha fatto prendere un tale spavento! Tesoro mio è stata una delle cose più importanti che abbia fatto nella mia vita.>>
<< Ne sono convinto anch’io mamma.>>
<< Esme vorrebbe essere la mia testimone.>>, dissi di getto.
<< Oh Bella…io… ma certo tesoro ne sarò felice.>>
Si avvicinò e mi scostò in capelli, facendomi una carezza, le dissi:
<< Grazie per aver sempre appoggiato ogni mia scelta e non avermi mai lasciata sola, ma soprattutto per aver sempre creduto che per noi ci sarebbe stato un futuro migliore.>>
<< Tesoro tra di noi non sono servite mai troppe parole, ti voglio bene.>>
 
 
EDWARD
 
Non pensavo di essere così nervoso! Raggiunsi con Bella la sacrestia, dove ci attendevano Alice e Jasper, con il bimbo in braccio e il sacerdote.
Edward junior era davvero bellissimo, nel suo abito bianco, sonnecchiava pacificamente, aveva un’espressione angelica.
Appoggiai le stampelle al muro, Jasper capì al volo e mi porse il bimbo.
Poterlo tenere in braccio mi faceva star bene, poteva sembrare brutto da dire ma mi fa sentire utile.
Gli passai il dito sulla fronte, lui rimase beato a riposare. Bella mi poggiò una mano sul braccio, gli sorrisi sereno.
Ripetemmo un attimo tutti i passaggi da fare, durante la cerimonia, quindi raggiungemmo la prima fila di banchi.
Mi sedetti, soffiavo piano il fiato per riuscire a tranquillizzarmi, Bella mi guardava:
<< Sto bene, forse un po’ nervoso… è normale no?>>.
<< Certo ma per favore ogni tanto parlami, rassicurami, altrimenti sto in ansia.>>
Gli invitati presero posto, sbirciai dietro, c’erano tutti e attendemmo in silenzio l’inizio della funzione.
Tutto si svolse con estrema semplicità, le parole del sacerdote colpivano per la chiarezza, davano solennità e calore spirituale.
Edward junior venne presentato alla comunità, segnato con l’olio, poi sull’altare accendemmo una candela e il sacerdote fece indossare una piccola veste bianca al bimbo, quindi ci spostammo verso il fonte battesimale, Alice vi avvicinò il bimbo e il sacerdote lo bagnò con l’acqua benedetta e gli impose il nome.
Io ebbi un sussulto e sorrisi nel sentirlo, Bella mi passò la mano sul fianco e avvicinò la testa sulla mia spalla.
Quindi tornammo ai nostri posti, il bimbo non si era per nulla infastidito, aveva aperto gli occhi e adesso restava sveglio, guardandosi intorno attento.
 
Gli addobbi natalizi arricchivano il salone di villa Brandon; in ogni lato vi erano dei tavoli imbanditi, una musica soffusa si diffondeva nell’aria.
L’atmosfera non era per nulla ingessata, anzi piuttosto conviviale, mi rilassai e mi sedetti, insieme a  Jasper.
Tutto l’ambiente era pervaso da serenità e calore, conciliante con la vita, trasmessi da un bimbo che serafico si guardava intorno senza piangere, passava da una tutta una serie di zie e zii, veniva allattato con naturalezza dinanzi a tutti, dentro ad un enorme felice famiglia allargata.
 
Un giorno, dopo l’altro, una settimana dopo l’altra, le stesse routine.
Volevo stringere i tempi essere più possibile in forma, per il matrimonio,
volevo essere come lei mi aveva descritto nel suo sogno, in piedi all’altare, aspettarla sorridente, vederla arrivare e sentire stringermi lo stomaco dall’impazienza, le gambe vacillare, ma non per la debolezza ma per l’emozione.
Ero a buon punto ma non ancora così forte e sicuro da non rischiare un tracollo.
Poteva sembrare stupido o superfluo, ma invece trovavo importante rifare una cerimonia, sia pure semplice, intima, ne sentivo quasi il bisogno, per sentire le promesse matrimoniali e poter infilare l’anello al suo dito, rendermi finalmente conto che lei era mia moglie, che non l’avrei mai più persa, che mi sarebbe stata vicina per sempre.
Era troppo importante che tutto andasse bene, che Bella fosse felice, che sentisse quanto volessi sancire pienamente quest’unione, che non dubitasse mai che lo desideravo più di ogni altra cosa.
Avevo, però ribadito a Rosalie che era necessario incastrare la data delle cerimonia con la sessione ad UCLA, Bella aveva preparato ben quattro esami e non volevo che niente la distogliesse.
<< Non può essere il ventuno!>> dissi risoluto a mia sorella al cellulare,
<< Probabilmente Bella sarà ancora sotto esami, non posso darle pensieri… né distrarla, le quattro materie sono troppo importanti per lei.>>
Sentii una carezza sulla mia testa, alzai gli occhi, un bacio:
<< E’ arrivata Bella!>> dissi ancora.
<< Passamela!>>, disse perentoria mia sorella.
<< No, tenteresti di convincerla e lei cederebbe!>>
<< Di che parlate?>>, esordì lei.
<< Mettimi in viva voce. >>, disse ancora Rosalie. << Anche lei avrà il diritto di decidere.>>
<< No. >>
<< Posso sapere almeno perché state discutendo?>>.
<< Ho detto a Rosalie che il ventuno marzo non può andare bene per organizzare la cerimonia… forse sarebbe meglio spostare tutto in aprile>>.
<< Rose, Edward ha ragione, davvero potrei essere ancora impegnata, ma non voglio che tutto scivoli ad aprile… tuo fratello è impaziente di potermi promettere il suo amore eterno e suggellarlo con una fede al dito e una firma su un documento!>>
Rise allegra.
<< Bella… possiamo anche aspettare. >>, mi affrettai a dire.
<< Non ci penso nemmeno, sabato venticinque marzo potrebbe essere perfetto.>>
<< Vedi che la mia efficiente cognata ha già pensato anche a una data alternativa… Va bene tesoro, se per il tuo maritino esigente può andar bene… >>
<< Non sono le mie esigenze che contano stavolta…>>
<< Edward.>>, disse Rosalie, << Rilassati… sto scherzando.>>
<< Grazie Rosalie.>>, disse Bella, << so già che per te sarà un massacro, infilare l’organizzazione di un matrimonio in mezzo alle sfilate.>>
<< Ascolta ho già allertato qualcuno che mi darà una grossa mano.>>
<< Hai seguito il mio consiglio? Alice? >> dissi.
<< Chi se no e ha detto che torturerà proprio te Edward. Dovrai darti da fare direttamente nell’organizzazione… in fondo puoi benissimo occuparti di alcuni aspetti e avrai a disposizione un’autista carina e chiacchierona, che ti verrà a prendere a casa tutte le volte che avrà bisogno di decidere qualcosa.>>
<< Se sopravvivo anche ad Alice diverrò veramente immortale!>>
Scoppiammo a ridere e ci salutammo.
<< Signora Cullen, potresti chiudere la porta?>>.
Mi guardò curiosa.
La feci distendere sul letto, accesi delle luci basse e le poggiai sulle gambe un vassoio che avevo preparato per lei e che avevo tenuto nascosto dietro al letto.
Era uno spuntino, lei sorrise:
<< Hai cucinato per me signor Cullen?>>.
<< Cucinato è una parola grossa, ho cercato di mettere insieme delle semplici cose che so gradisci molto>>.
<< Vol-au-vent … carpaccio, salmone affumicato… fragole e parmigiano… vuoi proprio rendermi totalmente inoffensiva.>>, disse ridendo.
<< Voglio solo coccolarti un po’!>> le versai un bicchiere di prosecco e ne presi un po’ anch’io.
La guardavo mentre mangiava e le accarezzavo i capelli, lei sorrideva, aveva un viso meraviglioso, un’espressione celestiale.
Terminò di mangiare e fece una doccia, rientrò dopo pochi minuti, con una camicia da notte bianca, ultimo regalo di Rosalie, una spalla scoperta, i capelli ancora bagnati, salì sul letto ed io l’accolsi tra le mie braccia, non appena mi fu vicino, le odorai i capelli e quindi il collo.
Lei soffiò fuori un respiro, allora azzardai ancora.
<< Ti voglio.>>
La presi per i fianchi, le sollevai la camicia da notte.
<< Il tuo corpo Bella, lo sogno, lo sento la notte, quando dormi, a contatto con me, ti accarezzo piano, senza svegliarti, non riesco a trattenermi… facciamo l’amore adesso… non dirmi di no.>>
Mi baciò tanto intensamente.
Quindi si sistemò su di me, feci un sorriso e cominciai a provocarla, a farle sentire le mie mani, a mandarle un messaggio chiaro, quello che era stato una costante quando facevamo l’amore, era sempre la mia signora, era una dea.
I nostri preliminari amorosi erano sempre senza tempo, l’importanza sentirci amati fin nel profondo.
Non capivo se avesse ancora paura, io mi sentivo davvero bene, ma pur di farle godere il nostro rapporto ero cauto, mi prendevo tempo, ero lento e cercavo di non affannarmi e lei collaborava alla grande muovendosi dinanzi ai miei occhi, assolutamente rapiti da quel corpo, ma anche dal suo viso, ardente e voglioso di me.
Mi godetti fino all’ultimo un lungo rapporto sicuramente non focoso o passionale come quelli che aveva contraddistinto alcuni periodi della nostra relazione, ma raggiunsi l’estasi, perché la vissi come tale.
Ero totalmente compiaciuto di esser riuscito a farla godere fino in fondo amandola e sentendola mia come sempre avevo fatto.
 
 
Il mese di Febbraio su un quasi delirio, Bella impegnatissima con lo studio, io vincolato alle terapie ma soprattutto preso da Alice, nel vortice organizzativo per il nostro matrimonio.
Insieme però avevamo parlato al sacerdote che aveva officiato il battesimo di Edward, per spiegargli la situazione e chiedere l’autorizzazione a svolgere la cerimonia, che non era sostanziale, visto che il nostro atto di matrimonio era già stato registrato.
Alice mi dava un preavviso brevissimo e piombava in casa, con Eddy junior, mi trascinava in giro per scegliere fiori, menu per il catering, arredamento per il giardino ed altre cose.
In compenso, mi beavo della presenza del bimbo, che mi vedeva talmente spesso che si era ormai totalmente abituato alla mia presenza.
Era un bimbo così buono e sorridente che attirava l’attenzione di chiunque si avvicinasse a noi.
Aveva i capelli neri come sua madre e degli occhi chiari, come Jasper, profondi e grandissimi, non piangeva, se non per avvertire Alice che era ora della sua poppata e la mia amica dovunque eravamo si appartava e con naturalezza lo allattava, per poi proseguire con i suoi giri folli.
In qualche occasione avevo dovuto, con imbarazzo, spiegare a chi si avvicinava a noi, che non ero il padre e Alice sorrideva, si divertiva un mondo nel vedermi arrossire.
Devo dire che tornavo a casa esausto, ma anche abbastanza soddisfatto, questo doppio ruolo cominciava a piacermi.
 
<< Ti prego Bella salvami!>>, implorai la mia donna. << oggi non ce la faccio.>>
Lei mi guardò a metà tra il preoccupato e l’incuriosito.
<< Non sto male ma ho bisogno di rifiatare. Tre giorni consecutivi con Alice sono veramente troppi, dice che c’è ancora bisogno di fare altro, ma io penso che sia solo una scusa per portarmi ancora in giro con lei… credo che si annoi a morte a casa senza Jasper ma io ho bisogno di disintossicarmi… sono disposto a tenere il piccolo qui con me e lasciarla andare da sola.>>.
<< Proponiamole di uscire con Esme, io ho mezzo pomeriggio libero e ci spupazziamo Eddy!>>.
<< Come mai niente studio?>>.
<< Amore oggi è sabato…>>
<< Che giorno?>>.
<< Il tre marzo.>>.
<< Oh… non riesco a tenere a mente lo scorrere dei giorni della settimana, hai ragione è sabato… tre marzo… sabato!Uff!>>.
Mi passai la mano tra i capelli. Lei si apprestò subito a me:
<< Ehi!>>, mi baciò la fronte, << che succede?>>.
<< Il tempo… la memoria… a volte anche i luoghi, non li controllo. Non riesco a tenere a mente alcun punto di riferimento.>>
<< Un po’ di pazienza, la situazione migliorerà>> .
La guardai scettico.
<< Non ti ho mai detto che sarebbe stato facile o rapido, fisicamente ormai sei del tutto ripreso, la miastenia è in remissione, non ha quasi più dolori alla schiena, adesso devi solo dare il giusto tempo alla tua mente di riorganizzarsi.
Sette mesi Edward, sono trascorsi solo sette mesi, sii paziente datti ancora dell’altro tempo, recupererai, devi provare a non pensarci, sarà tutto più facile.>>
 
Alice fu più conciliante e arrendevole del solito, mia madre le fece compagnia e noi portammo Edward a fare una passeggiata sul lungomare, poi chiamammo Jasper che uscito dall’università, ci raggiunse in un locale sulla spiaggia.
Il bimbo si strinse al collo di suo padre e cominciò a sbavargli sul collo e afferrargli i capelli, rideva e si dimenava dalla felicità.
Quando arrivò anche Alice, quel quadretto familiare era molto commovente, Alice e Jasper abbracciati e Edward in mezzo a loro che si aggrappava a sua madre, con le manine carezzava il viso di suo padre, faceva dei gorgoglii con la bocca e rideva, rideva felice, di tutte quelle carezze.
<< Siete veramente una famiglia fantastica.>>, feci una carezza al bimbo.
<< E noi siamo molto felici che ti piaccia passare del tempo con Eddy.>>.
<< E’ una gioia poterlo tenere, mi tiene la mente occupata e sempre all’erta e se considerate che proprio attenzione e memoria sono un disastro in questo momento, capite quanto bene mi faccia stare con lui. >>
<< Questa tua predisposizione per i bambini è fantastica.>>, disse Bella.
<< Ti avevo detto che li adoravo, ma sto riconsiderando l’ipotesi di diventare padre almeno per ora.>>
<< E perchè?>>.
<< Ora non sarei in grado di aiutarti come vorrei e tu devi studiare, almeno tu laurearti, poi vedremo.>>
<< Mi fa piacere che tieni in grande considerazione quello che potrei desiderare io.>>
<< Bella so bene cosa ne pensi della maternità, ma sei giovane, aspettare qualche anno, non comprometterebbe nulla e nel frattempo io potrei riuscire a venire a rimettermi completamente, potrei trovare un lavoro, sarebbe la scelta più razionale, che darebbe anche a me un ruolo, che più mi farebbe sentire più utile… adeguato.>>
<< Un ruolo utile… adeguato… per quanto ancora dovrò ascoltarti parlare in questo modo, mi fai stare male.>>
Incrociò le braccia e seccata si avviò alla macchina, Jasper mi fece di segno di lasciarla stare per un po’, Alice le andò dietro, insieme ad Edward, parlarono, poi lei entro in auto e mi fece segno di entrare.
<< Farò finta di non aver sentito sempre la solita solfa che tiri fuori e dimenticherò più in fretta possibile le tue parole, ma Edward la mia pazienza ha un limite riguardo a questo argomento.
Non voglio mai più sentir porre delle limitazione al nostro sacrosanto diritto di farci una famiglia in qualsiasi momenti lo decidiamo, sei avvertito.
Ti prometto che ascolterò le tue ragioni ma solo se verranno motivate da qualcosa di reale e non da improbabili e infondati pretesti.>>
Spostò lo sguardo verso la strada e si zittì, per la prima volta in tutti questi mesi, non cercò di ricomporre immediatamente la discussione.
Mi sentii un vero idiota, ma non ebbi il coraggio di allungare la mano a cercare la sua, rispettai la sua giustificata stizza e mi ripromisi di ascoltare il suo amareggiato quanto razionale invito ad essere più rispettoso dei desideri e delle aspettative della persona più importante della mia vita.
 
 
BELLA
 
Dopo la nostra discussione, Edward mi aveva lasciato sbollentare e dopo una notte di sonno agitato per entrambi, avevamo superato il litigio senza troppi strascichi.
L’approssimarsi degli esami mi rendeva elettrica, ero stanca e nervosa, Edward sollecito e comprensivo, cercava di rendermi tutto semplice.
La settimana di esami fu tostissima, tra scritto ed orale uno al giorno, andavo in facoltà al mattino e tornavo il pomeriggio inoltrato.
Avevo chiesto a Edward di accompagnarmi, passavamo il tempo dell’attesa  a parlare e tutto era meno snervante.
 
 
Alla fine del tour de force avevo fatto quattro centri su quattro. Edward non faceva altro che telefonare a tutti e comunicare i miei risultati, era così euforico, da farmi dimenticare il costo in termini di fatica che era stato per me preparane tante e in una sola sessione.
Mi ero lasciata libera il ventitré in considerazione del fatto che Rosalie sarebbe arrivata al mattino presto e avrei avuto solo un giorno per prepararmi per il matrimonio.
Poi ero in attesa di una folla proveniente da New York, insieme ai miei genitori, sarebbero arrivati tutti gli Oneida, pronti come dicevano a vivacizzare il matrimonio del secolo.
Tremavo all’idea.
Già da giorni a Villa Cullen c’era un via vai di gente per approntare, così come deciso, il giardino per la cerimonia e poi per il rinfresco.
Nei giorni degli esami, quando mi recavo all’università, m’incrociavo con Alice che con Esme, stava coordinando tutti i lavori di preparazione, quindi io ed Edward percepivamo solo di sfuggita, il fermento che c’era in casa.
 
<< Ecco qua i vostri abiti.>>, disse mia cognata, entrando nella nostra stanza, con due portabiti  bianchi, con la sua griffe stampata in bella mostra.<< Oh non mi guardare in questo modo, come pensavi di andare vestito al tuo matrimonio con abiti acquistati da un’altra stilista.>>
<< No tesoro. >>, disse Edward, << pensavo solo che saresti stata troppo impegnata per fare degli abiti per l’occasione.>>
<< Sciocchezze io ho fatto il lavoro più semplice, la mitica Bridget e il suo staff di sarte hanno fatto tutto. Vi toccherà ringraziarle caldamente, alla prossima sfilata.>>, poggiò i portabiti sul letto e si sedette sulle gambe di suo fratello, passandogli le braccia intorno al collo, continuò. << Anche se Evelyn ha detto che per un tuo sguardo e un tuo sorriso avrebbe fatto qualsiasi cosa. >>
Ci mettemmo a ridere.
<< Il vostro matrimonio ragazzi, lo capite, lo ricorderete per sempre e sarete favolosi. Sono così contenta che possiate avere una cerimonia come si deve, ve la meritate davvero!
Allora capisco che non solo è difficile ma anche abbastanza inutile rispettare la tradizione di far stare separati gli sposi la notte prima delle nozze, visto che siete già sposati, ma se magari riuscissi a farvi preparare in due stanze separate, potrei mantenere un po’ si suspance… un minimo di sorpresa, che dite ce la possiamo fare?>>
<< Solo per vestirci e poi raggiungere il giardino.>>, disse lui.
<< Un po’ di restyling vi farebbe bene, soprattutto tu cognatina che mi sembra un po’ spremuta!>>. 
<< Certo che è stanca la mia bimba ha fatto quattro centri all’università!>>, disse orgoglioso Edward. << Ci sta che sia un po’ stanca. E’ stata una bomba. E’ stato fantastica vederla dialogare con i professori alla pari e presentare relazioni accurate e precise>>.
<< Hai presenziato ad ogni esame?>>, chiese Rosalie.
<< Certamente, sono stato un perfetto sostegno morale!>>.
<< Bene allora… adesso potete dedicarmi del tempo?>>.
<< Per fare che cosa?>>, chiese.
<< Ho parlato di restyling e ho fissato un appuntamento in un centro benessere, tra mezz’ora!>>.
<< Io non ne sento proprio bisogno.>>, disse lui deciso.
<< Posso decidere io?>>, rispose Rose, incrociando le braccia. << Penso possa farti solo bene un bagno con sali ed essenze, una sauna e quindi un buon massaggio, una sistemata a questi bellissimi, ma indomabili riccioli ribelli e una cura molto attenta al tuo viso.
Ma se vuoi abbandonare la tua legittima moglie da sola mentre fa il tuo medesimo percorso, potrei decidere accompagnarla e farci assegnare muscolosi massaggiatori di colore. >>, gli fece l’occhiolino.
<< Andiamo Cullen!>>, dissi porgendogli la mano. << Vorrai pur controllare che mi rimettano in sesto.>>
 
Che idea fenomenale, ne avevamo proprio bisogno, ci lasciammo curare per tre ore, insieme.
Passammo il tempo a parlare, mi chiese di raccontargli della Willow Spa, sorrideva e non mi lasciava mai con lo sguardo.
Affrontò con una buona dose di autocontrollo e d’ironia, il momento d’imbarazzo che la massaggiatrice lasciò trasparire, dinanzi alle sue cicatrici sulla schiena, le disse:
<< Signorina faccia finta di avere dinanzi un reduce della guerra del Golfo!>>, rise, << posso dire di aver passato il medesimo inferno... ma se le fanno impressione capirò.>>
La ragazza sorrise, si scaldò le mani una contro l’altra e piano cominciò a massaggiarlo.
Rientrammo completamente ristorati, facemmo un giro in giardino e rimasi allibita per tutto quello che quel colonnello in miniatura era riuscita ad organizzare.
Esme aveva dato il suo tocco di classe e si notava nella cura estrema dei particolari.
Ci sedemmo fuori a guardare quella meraviglia quando sentimmo dei passi dietro di noi, non facemmo in tempo a voltarci che fummo investiti da una valanga di gente.
Seth mi prese in braccio e iniziò a baciarmi Paul e Embry abbracciavano Edward:
<< Finalmente siete arrivati… ragazzi quanto mi siete mancati!>>, disse loro,
<< Avevo proprio bisogno di vedervi!>>
Sam si strinse a loro, mentre le ragazze mi accerchiavano sorridendo:
<< I ragazzi hanno reso il volo dei tuoi genitori veramente imbarazzante.>> disse Claire.
<< Forse questa cosa potrà valere per mio padre ma credo che Renèe si sia divertita un sacco… vero mammina?>>
Le corsi incontro e l’abbracciai:
<< Credo che fossero anni che non ridevo così tanto. Tuo padre cancellerà questa compagnia dalla lista di quelle da utilizzare per venire nella West Coast, per paura di rincontrare questo equipaggio.
<< Il mio povero papà.>>
<< Bella.>>, disse Charlie venendomi incontro, << è fantastico poter sentire un tono normale e un viso serio e sereno! Mi è sembravo di vivere un incubo. Edward ti trovo bene.>>
<< Oh sì Charlie sto veramente alla grande.>>
<< Emozionato?>>.
<< Moltissimo, ma felice all’inverosimile! E’ bello riavervi qui!>>.
Alice salutò tutti, le ragazze iniziarono a coccolare un Edward junior insolitamente timido, mia madre lo prese in braccio e ci spostammo sul portico a parlare. Poco dopo arrivarono anche i ragazzi che in pochi minuti, organizzarono una serata di benvenuto ai newyorkesi, a casa di Emmett.
<< Ehi ragazzi andateci piano con gli sposini!>>, disse Rosalie, << sono reduci da un periodo un po’ strong!>>
<< Anche tu bella stilista so che hai avuto un mesetto niente male!>>, disse Sam.
<< Non più del solito, io non mi lascio abbattere tanto facilmente, la tenacia, caro pellerossa, è di famiglia!>>.
E si abbracciò a suo fratello.
<< Bè ci vediamo da me tra un ora.>> ribadì Emmett, << e portate un costume.>>
Il mio amore si avvicinò e sussurrò:
<< Perché ci stiamo facendo coinvolgere da quest’orda di pazzi. Forse una serata serena tu ed io nella nostra camera, cena a letto e un buon film, sarebbe stata più indicata.>>
<< Senza dubbio. L’unico problema era convincerli a lasciarci soli, credo che sarebbero stati capaci di piombarci in camera, se avessimo provato a defilarci. Sta tranquillo ti proteggerò io dagli istinti bellicosi di tutti questi incoscienti.>>
<< Non ho dubbi che riuscirai senza problemi a gestirli, ma ho allertato l’unico uomo responsabile di questa compagnia, mio fratello, sarà pronto a proteggerci da ogni assalto.
E poi stanotte cara signora Cullen, ho intenzione di riposare tra le braccia del mio angelo, sarò fresco e mi godrò ogni momento del nostro matrimonio>>.
 
Serata divertente ma tutto sommato controllata, bagno notturno in piscina, grigliata ad oltranza, uso moderato di alcolici e superalcolici, ma soprattutto, tanta riguardo da parte di tutti, nei nostri confronti, attenzione per Edward. Tutto nella norma, quindi.
Mi sentivo veramente rinata, lo vedevo sorridere, scherzare, giocare con Eddy, arrossire ai complimenti delle mie amiche, avevo ritrovato pienamente il mio Edward.
E quando la notte ci ritrovammo nel nostro letto, una candela profumata accesa sul comodino, abbracciati come ogni notte da quando si era ripreso, bastarono poche parole per sentirci ancora nel nostro paradiso privato, che Qualcuno da lassù ci aveva fatto riconquistare.
 
Eh buongiorno a tutte voi!
Eccomi qui. A meno tre…nel mio countdown.
Un altro capitolo all’insegna della serenità e degli eventi positivi, un cammino sereno, pieno di entusiasmo, di cura vicendevole, di arricchimento emotivo.
Il piccolo Edward è un meraviglioso regalo per la sua famiglia, ma anche per Edward, è energia, è impegno, una palestra per guardare molto aldilà e disegnarsi degli orizzonti da raggiungere.
Adesso bisognerà solo pazientare, Edward e Bella avranno momenti nuovi e diversi da festeggiare.
Mi sento di dire che il cielo ora è veramente sereno, che per i miei innamorati (perché li sento miei, sono stati e sono come li ho pensati e voluti) ci può essere un futuro radioso, anche se per loro ogni istante insieme è stato speciale, anche quelli difficili e tristi, hanno avuto un dono raro, trovare l’altra metà del cielo.
A presto…a lunedì.
Un bacio a tutte voi…

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Capitolo 46
*** Marry me! ***







Tratto dal quantacinquesimo capitolo:

<< Che cosa hai detto a Jasper, è entrato con un sorriso a trentadue denti, si è seduto accanto ad Alice le ha preso la mano e a quel punto sembrava che per i dolori delle contrazioni fossero cessati per incanto. Mi sono sentita dentro un film.>>
<< Abbiamo parlato di come fosse duro vedere il proprio amore soffrire.>>
<< Ah! È l’esperienza più terribile che si possa provare.>>, mi prese per la maglietta e mi baciò.
<< … Ma anche di come sia importante esser lì a sostenerlo.>>, aggiunsi.
<< Anche questo è sacrosanto!>>, ancora un altro bacio.
<< Scusami per prima… sono stato uno stupido.>>
<< Concordo ma ho già dimenticato. >>
<< Hai avuto un anno pesantissimo… ma nonostante tutto sei sempre positiva, sempre con il sorriso, pronta a darti da fare.>>
<< Ho avuto tanto dalla vita, devo restituire tanto.>>
<< Dici sul serio?>>.
<< Ho un marito bellissimo, che mi ama alla follia, una famiglia sempre presente, tanti amici disposti a starmi vicino ed aiutarmi in caso di bisogno. Sono soddisfatta della mia vita e vedo il mio futuro roseo.>>
La feci sedere su di me, lei appoggiò la testa sul mio petto, io le lisciavo i capelli, mentre lei teneva stretta la mia mano tra le sue, immaginai all’istante come dovesse sentirsi Alice nel momento in cui Jasper le aveva preso la mano, in un eden di serenità.
Dopo qualche minuto di silenzio, come capitava spesso, la mia mente cominciò a macinare pensieri:
<< Mentre ero in coma, alternarsi di momenti dolci con momenti terribili  è stato incredibile.
Le discussioni con mio padre, quando ti sentivo piangere, quando eri stanca e sfiduciata e avresti voluto un segno da me per riprendere coraggio ed io avrei voluto dirvi come mi sentivo, che non avevo dolore, che continuavo ad avere un minimo contatto, ancora con voi, ma soprattutto avrei voluto rassicurarvi, si mischiavano con i momenti intimi con mia madre e con mia sorella, i loro racconti, le voci dei ragazzi, le loro parole ma soprattutto il tempo passato con te vicino, quando continuavi a sfiorarmi, a toccarmi, a baciarmi.
Non so proprio dove trovassi la forza di farlo, io sentivo il mio corpo come morto.>>
<< Non era affatto così, eri sempre tu! T’immaginavo come rinchiuso in una bolla, bisognoso solo di riposare per riprenderti e tornare da me ristorato, guarito.
Questo mi faceva andare avanti giorno per giorno.>>
<< Sai quale stato davvero il momento più terribile di tutti?>>
Lei alzò lo sguardo verso di me, arrossì e mormorò:
<< Quando ti ho detto che ti avrei seguito… se mi avessi lasciato.>>.
<< Hai idea quanto spaventose siano state quelle parole!>>.
<< Lo immagino… ma le ho pensate.>>.
<< E’ questo è ancora più grave.>>
 
 
<< Non posso nascondere un pensiero così.>>.
<< Non devi nasconderlo… tu quel pensiero non devi proprio farlo! E’ assurdo ciò che dici, ora ancora di più.
Se hai scelto di vivere con me, ben sapendo che la mia condizione potrebbe aggravarsi in qualsiasi momento ma se vuoi continuare a starmi accanto, non puoi pensare che la tua vita, già stravolta e condizionata da tutto ciò che mi riguarda, possa andare anche persa, se io per disgrazia dovessi morire.
Sarebbe un pensiero talmente egoista. Non pensi a Renèe e Charlie? Loro hanno già perso un figlio!
Bella voglio una tua promessa… >>.
<< Edward!... >>.
<< La pretendo! Ti prego amore … non posso vivere con questo tarlo! Prometti!>>.
Teneva il viso basso, le presi il mento:
<< Guardami Bella è troppo importante quello che ti sto dicendo. Non mi accadrà nulla! Non mi può accadere più nulla, ma quell’orribile prospettiva deve sparire dalla tua mente. Prometti?... Bella. >>.
<< Prometto.>>
<< Ti amo e ho raggiunto il mio massimo traguardo, ti ho sposato, mi darai dei figli e saranno il coronamento della mia vita. Vivrò con te finchè Dio lo vorrà una vita completa, non posso desiderare di più, godiamoci ogni momento.>>
La baciai e la tenni tra le mie braccia.
Il mio prezioso dono, la mia isola serena, la mia armonia … niente avrebbe potuto più impaurirmi.
Lei era dentro ogni mia cellula, ogni mio pensiero, ogni mio sentimento, lei era dentro di me.
Dovevamo guardare alla vita e non farci condizionare da tutto ciò che era accaduto, dovevamo solo con fiducia guardare al futuro.
 

Capitolo 46

 

Marry me!

 
EDWARD
<< Bella! Bella! Aiutami! Mi sto allontanando! Fermami Bella, non lasciarmi andare via!>>
<< Edward amore svegliati! Edward!>>.
Aprii gli occhi, la vidi china su di me. Respiravo in maniera convulsa e goccioline di sudore scendevano dalla mia fronte, la sua mano fresca mi diede un attimo di ristoro.
<< Era solo un brutto sogno! >>, mi disse. << Amore mio! E’ passato! Respira piano… piano!>>.
<< Dio Bella è stato orrendo! Mi sentivo come sprofondare, ma ti vedevo, allungavo la mano, tu la tua, ma non riuscivo a prenderla! Non riuscivo a prenderla!>>, iperventilavo.
<< Ssh Edward! Basta calmati! Sei qui, sei con me, non preoccuparti, amore sono come sempre accanto a te.>>
<< Ho paura.>>, dissi rigido mentre mi passavo la mano tra i capelli.
 
 
 
<< Amore non devi più averne, devi credere che tutto andrà bene. Stiamo per sposarci, di nuovo, davanti ai nostri genitori, i tuoi fratelli e tutti i nostri amici e al nostro figlioccio.>>
<< E’ proprio vero ciò che dicono dell’ansia pre matrimoniale. Scusami amore.>>
<< Non hai nulla per cui chiedere scusa. Vieni qui resta appoggiato a me ancora un po’.>>
Allentai ogni tensione immediatamente e mi rimisi sul suo petto.
<< Che fortuna però nessun futuro marito può essere consolato dalla sua bellissima, giovane moglie, io invece ho questo privilegio.>>
Ci mettemmo a ridere.
<< Oh sì te lo sei guadagnato sul campo amore mio.>>.
Riprese a baciarmi ed io a stringermi al suo petto, quindi disse:
<< Adesso dobbiamo proprio alzarci, abbiamo giusto il tempo di fare una doccia insieme, poi dovrai rassegnarti, arriverà tua sorella e mi porterà nella sua stanza, mi sottoporrà a un paio d’ore di tortura, insieme all’altra seviziatrice, mentre le mie amiche, damigelle in abito azzurro cielo, non faranno altro che tempestarmi di domande, rendendomi praticamente isterica.>>
Lei non smetteva di accarezzarmi e parlava con tono pacato.
<< Capisci cosa ha combinato Rose, ha confezionato sei vestiti da damigella, in piena preparazione della collezione. Bridget, Evelyn e tutte le altre ci odieranno per sempre.
Non basteranno fiori, cioccolatini e sguardi languidi Cullen per farti perdonare da quello stuolo di donne.
Adesso è proprio ora di andare, vieni.>>
Giocò un po’ con le mie labbra, mi carezzò dolcemente con la lingua, sorrisi e l’abbracciai.
Si alzò e mi porse la mano, la condussi dentro la doccia, ma ero così eccitato che bastò uno sguardo per trovare il miglior modo per scaricare ogni tensione.
<< Sei riuscita a rimettere in piedi una mattina partita male.>>
<< Guarda che lo rifarei anche subito e poi ancora e ancora, fare l’amore con te… uhm non mi stancherei mai, ma penso che tra qualche minuto vedremo una testa bionda affacciarsi dalla porta del nostro bagno, incurante che tu sia nudo dentro la doccia con tua moglie.
Ciao amore mio ci vediamo sull’altare.>>
<< Io sarò quello che piange.>>
<< Se non riuscirai a farne proprio a meno, sarò la prima sposa che raggiunge il suo sposo e piuttosto che farsi baciare la mano, ti stamperà un bacio in bocca, davanti agli invitati che conoscendoti non penseranno mai sia una cosa così tanto sconveniente. Tu sorriderai ed io sarò fiera di me perché sono due anni che riesco sempre farti sorridere.>>.
Un altro bacio, poi uscì indossò una vestaglia e andò via.
Come non detto… appena si chiuse la porta, l’ansia tornò prepotente, quel senso di vuoto e di abbandono, aprii l’acqua ancora più forte, respiravo tra i vapori e cercavo di calmarmi;
sentii bussare, presi un asciugamano e uscii.
<< Ciao James.>>
<< Eccomi a tua disposizione, per qualsiasi cosa tu abbia bisogno. Tutto bene? Hai un viso strano.>>
<< Un po’ di tensione.>>
<< Che posso fare?>>.
<< E’ solo paura passerà! >>.
<< Paura di che?>>.
<< Vorrei ricordarti che sono il principe delle complicazioni?>>
<< Smettila, non hai niente da temere, lei è di sopra, si sta vestendo, con Rose, poi suo padre la andrà a prendere, verranno fuori e la vedrai venire verso di te e sceglierti ancora, perché sei il suo amore, il suo uomo e sarà romantico come la più intensa e profonda storia d’amore e sarà per sempre, Edward per sempre.>>
<< Uff! Sembra così facile!>>
<< E lo sarà. Adesso basta pensare, ti prendo l’abito, Rosalie dice di essersi davvero superata questa volta e ha detto che è bene che ti stia vicino, perchè Bella sarà mozzafiato.>>
Andai verso lo spogliatoio ma barcollai, James di corsa mi diede un appoggio:
<< Ehi che succede?>>, disse teso.
<< Mi gira la testa. >>, mi accompagnò sul letto.
<< Chiamo papà.>>
<< Non serve, aspetta. La doccia calda, l’emozione e i piaceri coniugali, mi hanno steso.>>, dissi sorridendo, mi porse dell’acqua.
<< Vado a prenderti degli integratori, resta disteso.>>
<< James non far allarmare nessuno, sto bene davvero. >>
Uscì, mi stesi e chiusi gli occhi, rividi Bella accanto a me, al matrimonio, alla vita che ci aspettava, misi la mente in folle, mi dissi che non c’era motivo di essere nervoso, che dovevo arrivare alla fine della giornata e che sarebbe stata come una splendida passeggiata su un viale pieno di sole.
La mia vita era iniziata quando l’avevo conosciuta e che adesso mi sarei preso tutto il meglio che mi poteva offrire, del resto avevo già ricevuto il massimo, avevo Bella.
Il respiro divenne regolare, la testa non era più leggera, mi sollevai con cautela e mi appoggiai al capezzale del nostro letto, presi il suo cuscino e me lo avvicinai al viso, inspirai e un’ immagine di due anni fa, risalì chiara dalla mia memoria.
Lei china su di me e la fragranza meravigliosa della sua pelle, che mi colpisce il viso. Quando fece per alzarsi, mi venne istintivo trattenerla, mi avvicinai al suo collo e inspirai profondamente poi esclamai:
<< Pazzo!... Sono un pazzo! Ti prego di scusarmi, ma è stato irresistibile!>>
Avevo fatto un gesto così inusuale e pure così intimo e lei ridendo rispose:
  << Non scusarti è stato piacevole… almeno posso sapere cosa ne pensi del mio profumo?>>
  Ed io: 
<< Non è un profumo, sei tu, emani una meravigliosa essenza!>>.”
 
<< Stai meglio? >>.
<< Come? Oh sì tutto a posto.>> mi porse un bicchiere, buttai giù. << Hai fatto il bravo? Non hai fatto impensierire nessuno vero?>>.
<< No ma ti terrò d’occhio e promettimi che mi farai star tranquillo.>>
<< Sì James tranquillo ma davvero non c’è nulla di cui preoccuparsi. >>
<< Liv ti sta portando qualcosa da mangiare, ce la fai ad alzarti.>>
<< Sì, è bene che cominci a vestirmi o sarò il primo sposo che arriva in ritardo all’altare e Bella non potrebbe sopportarlo. Grazie James, grazie di tutto.>>
 
 
BELLA
 
<< Bella tesoro pensi di collaborare?>> , disse piccante Alice.
<< Se collaborare vuol dire lasciarmi massacrare, no!>>
<< Esagerata, abbiamo quasi finito con i capelli, ancora un attimo di pazienza. Rilassati.>>.
<< Fosse facile, sono nervosissima.>>
<< Perché? >>, chiese Alice, << in fondo è solo una cerimonia formale, per poterla ricordare, per il piacere di stare tutti insieme e festeggiarvi.>>
<< Lo so non capisco neanch’io il perché ma sono così inquieta. Stamattina Edward si è svegliato da un incubo e ha quasi avuto una crisi di panico… ecco perché sono nervosa e finchè non lo vedrò non riuscirò a tranquillizzarmi.>>
<< Tesoro scaccia ogni pensiero negativo subito.>>, mi ammonì Rose, << tra qualche ora il sacerdote vi inviterà a ripetere la formula, Edward la pronuncerà, ti metterà la fede al dito, firmerà di suo pugno i documenti e quel poco che non era perfetto nel vostro rapporto, andrà a posto. Quindi mia cara signora Cullen, respira prendi quella tisana che ti ho preparato e lasciaci finire di renderti splendida.
Comunque vuoi che mandi qualcuno per chiedere se va tutto bene?>>
<< Ma no dai! Non posso essere costì stupidamente ipertesa, tutto andrà bene.>>
Sorrisi, lei terminò di appuntarmi dietro la testa una piccola treccina, mentre Alice iniziava a truccarmi il viso.
 
 
Mi guardai allo specchio e vidi una donna, tanto diversa dalla ragazza curiosa che era entrata in questa casa, sfidando il malumore di Edward Cullen, il diciotto agosto di due anni fa.
Provata da questi anni? Forse.
Più matura? Sicuramente.
In tutti casi fortunata per aver fatto l’incontro che ti cambia il destino, che nonostante le difficoltà, ti regala il dono più grande e desiderato di tutti.
L’amore quello senza confini, senza limiti, impossibile da indebolire, disgregare o intaccare.
Cos’era allora quest’inquietudine?
Non era solo l’episodio del risveglio, dovevo essere sincera almeno con me stessa. Ciclicamente, in questo periodo, le parole di Edward di alcuni mesi fa, mi tornavano in mente:  Serve a farti promettere che se mai dovessi essere in questa condizione, tu mi darai pace… hai scelto di vivere con me, ben sapendo che la mia condizione potrebbe aggravarsi in qualsiasi momento…”
Erano così vere quelle parole ed era difficile per me ricacciarle indietro, come se fossero una remota ipotesi. 
Sentirlo gridare e vederlo in preda all’angoscia, gli occhi sgranati, impauriti, piangere ed essere quasi sull’orlo di una crisi mi aveva riportato alla mente quanto lui fosse fragile.
Strinsi gli occhi e feci un gesto con la mano dinanzi al viso come se volessi scacciare questi pensieri.
Rosalie ed Alice mi guardarono senza capire.
Abbozzai un sorriso, stavo davvero dando di matta, non potevo dare spazio a queste considerazioni, avrei vissuto male il giorno più bello e sereno di questa parte della mia vita e avrei finito col condizionare il mio umore e rovinare tutto.
Un altro sorso dell’intruglio di Rosalie, richiusi gli occhi.
Basta tutto sarebbe stato perfetto. Feci un lungo sospiro, immaginai il mio amore che tra un attimo avrei avuto vicino, lui e quel suo sorriso accattivante e aperto, i suoi occhi lucidi.
Edward, vicino all’altare, tra i rami carichi di fiori, bello come una visione e poi io accanto a lui, le promesse, lo scambio degli anelli, la proclamazione e la gioia per noi di tutti i presenti. Ecco di che cosa dovevo riempire la mia mente, fino all’ultimo e così avrei fatto.
<< Possiamo entrare?>>
<< Vieni Renèe.>> disse Rosalie.
Riaprii gli occhi, mia madre indossava un vestito viola, un sorriso enorme stampato sul viso, era l’espressione della contentezza estrema, mio padre dietro di lei, invece, teso come un giunco, nel suo abito scuro, abbozzava un mezzo sorrisetto, sotto i suoi baffi ordinati.
 
 
Lui si avvicinò, mi depose un bacio sulla guancia e porse una scatola blu, l’aprii, c’era una bellissimo fermacapelli antico in argento, con delle pietre blu incastonate.
<< Era di mia madre.>>, disse, << lo abbiamo fatto sistemare, mamma ha voluto che gli mettessimo le due pietre.>>
<< Con questo regalo indosserai un oggetto antico e un oggetto blu!>>, concluse mia madre.
<< Grazie è molto bello!>>, lo passai a Rosalie che con mani sapienti lo infilò tra i miei capelli.
<< Bella.>> disse Rosalie, << indossa questi punti luce, sono piccoli, ma così avrai una cosa prestata!>>.
<< Questa è per te!>> esordì Alice, mentre si faceva roteare intorno al dito una giarrettiera di pizzo bianco. << E’ così hai anche una cosa regalata! Sei a posto!>>.
<< Grazie a tutti voi!>>.
<< Bene Charlie datemi ancora un’ora e Bella sarà pronta!>>, disse Rosalie.
<< Ancora un’ora Rose!>> dissi accasciandomi sulla sedia.
<< Ti accorgerai mia cara che indossare il tuo abito sarà tutt’altro che facile, Alice puoi chiamare le ragazze, avrò bisogno anche del loro aiuto.>>
Cinque ragazze eteree come nuvole azzurre, entrarono silenziosamente, emozionate e confuse come non mai. Gli abiti erano veramente molto belli, sobri ed eleganti, Angela entrata per ultimo portava in braccio un batuffolo bruno vestito di tutto punto:
<< Vuole la mamma! >> passando Eddy ad Alice.
<< Vuole mangiare vorrai dire. Vieni piccolino facciamo la pappa.>>
Si sedette sul letto e cominciò ad allattarlo.
Guardai le mie amiche e dissi:
<< Siete bellissime!>>.
<< Siamo impazienti da morire di vedere il tuo abito da sposa adesso.>>
<< Vi accontento subito!>>, disse. Prese il portabiti lo aprì e lo tirò fuori.
Non poteva definirsi un abito piuttosto un’opera d’arte. Era di satin candido come la neve, il davanti era semplice e lineare, elegante, con una scollatura profonda e le maniche strette come un guanto, con una lunga linea di bottoni a impreziosirle e terminavano con del pizzo chantilly, quando lo girò, mi misi la mano sulla fronte e la guardai stupita.
 
 
<< Wow! >>, esclamarono in coro.
La schiena era scoperta, un disegno di pizzo chantilly la celava appena e una fila di innumerevoli bottoni completava l’opera.
<< Sei ufficialmente una matta! Come hai potuto costringere le tue collaboratrici a preparare un abito così complesso e curato.>>
<< Invece sono state tutte molto contente di lavorarci sopra e se mi darai l’autorizzazione sarà la punta di diamante della mia prossima collezione.>>
<< Ma certo, è bellissimo Rosalie, grazie, grazie tante.>>
<< Già immagino il mio fratellino, quando, alla fine della cerimonia, si accorgerà del tuo lato B, rimarrà di sasso. >>
<< Già.>>, risposi perplessa.
<< Bene ragazze datemi una mano, a farle indossare l’abito, il tempo stringe!>>.
 
 
EDWARD
 
Ero imbambolato vicino all’arco di fiori che faceva da sfondo al luogo dove avremmo celebrato la cerimonia, non riuscivo a star seduto, stavo appoggiato sulle stampelle, dondolandomi nervosamente.
<< Ehi bello tutto ok?>>, disse Emmett, avvicinandosi.
<< No, per niente.>>, risposi a mezza voce.
<< Dai ormai manca poco!>>.
<< Appunto, spero di tranquillizzarmi, quando la vedrò, altrimenti lei se ne accorgerà e sarò nei guai.>>
Una parte degli invitati aveva preso posto, le ragazze, Rosalie e Alice erano con Bella, Jasper era andato a prendere Edward junior che aveva fatto un’abbondante poppata e adesso era lì in braccio a suo padre, accanto ai genitori di Alice, sorridente e satollo.
<< Ci siamo. >>.
Sobbalzai, Rosalie mi era venuta vicino e aveva poggiato la mano sul mio braccio.
<< Queste le tengo io, non servono vero? >>, feci segno di sì con la testa e gliele porsi, mi diede un bacio e si sedette in prima fila.
 
Le note dell’ “Ave Maria di Schubert” si diffusero basse nell’aria, chiusi gli occhi, presi aria e fissai il mio sguardo, sul fondo del giardino.
Le sei ragazze procedevano lungo il sentiero ricavato tra le file di sedie, tenevano dei bouquet di giacinti e fresie bianche, giunti dinanzi a me si aprirono e si disposero sulla prima fila.
Apparve, esile nel suo abito, aggrappata a Charlie, stringeva le labbra mentre veniva avanti. La vedevo abbozzare un sorriso, forse per rassicurarmi, ma era così tesa, forse quanto me.
Era bellissima, l’abito si muoveva morbido a ogni suo passo, i capelli incorniciavano il suo volto, era legati, gli scoprivano il collo, anche lei stringeva il bouquet, il velo bianco le scendeva lungo le spalle.
Le feci un sorriso, lei abbassò lo sguardo, sembrò rilassarsi un po’, mi rispose con un sorriso, Charlie l’accompagnò fino a me, mi porse la sua mano, la presi
 
 
Mi avvicinai al suo orecchio:
<< Sei stupenda. >>
<< Anche tu amore mio>>, sussurrò.
<< E non piangerò.>>
<< Ne sono felice.>>
<< Fratelli.>> disse il sacerdote, << siamo qui riuniti con una gioia nel cuore per poter vivere insieme ad Edward e Bella, la loro unione, ora in maniera completa.
Procedette con il rito, arrivammo alle promesse matrimoniali, iperventilavo, mi schiarii la voce:
<< Io…io Edward prendo te Bella come mia sposa e… e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita. Ti amo Bella.>>
Lei prese fiato e disse:
<< Io Bella prendo te Edward come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita. Ti amo Edward.>>
Le fedi erano poggiate dinanzi a noi, il sacerdote le benedisse, presi la mia, dissi:
<< Bella ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.>>, la baciai indugiando un istante poi la infilai nel suo anulare.
Lo stesso fece lei, dicendo:
<< Edward, ricevi quest’anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.>>
<< Col potere conferitomi dal Chiesa vi dichiaro marito e moglie, non osi uomo a separare ciò che Dio ha unito!>>.
Mi avvicinai alla sua bocca, trattenendo il respiro, la baciai chiudendo gli occhi, mentre le sue braccia si stringevano alla mia schiena, a quel punto non riuscii più a trattenermi, aprii gli occhi e lasciai andare le lacrime:
<< Scusami Bella.>>, sussurrai.
<< Dolcissimo amore mio, ti amo tanto.>>.
 
 
 
Si avvicinò, le raccolse con un dito, ci girammo verso gli invitati che festanti battevano le mani, mi si aprii un sorriso, mentre mi stringevo a lei al culmine della felicità, dovevo in un istante dimenticare ogni ricordo triste e sostituirlo con uno felice.
 
 
Una festa, era proprio una festa, conversavamo ridendo, ma non le lasciavo mai la mano, facevamo brindisi e mangiavamo qualcosa, ma sempre incollati. Quel senso di inquietudine era svanito, lei era al mio fianco, sentivo il suo calore, mi sentivo completo.
 
 
Coccolavamo Edward junior, che tendeva le braccine verso di me, quasi come fossi Jasper e ne ero così fiero, questo legame con il bimbo mi portava veramente al settimo cielo, non avrei mai pensato di poter ricevere un piacere così grande da piccoli gesti di un neonato.
La mia sfera emotiva morbida e sempre pronta a sciogliersi come il burro al calore, però era sempre in agguato, “effetti del coma”, diceva mio padre che pian piano sarebbero svaniti,  non m’importava, era l’unica conseguenza di quel dramma con cui convivevo volentieri, mi faceva sentire sì fragile, non tanto nel fisico quanto nell’animo, ma questo tipo di fragilità non mi dispiaceva affatto.
Gli Oneida avevano strappato a Bella la promessa di andare a New York per un lungo periodo, non appena sarebbero terminati gli esami di giugno. Lei mi aveva guardato cercando, come sempre conferme, le avevo fatto un semplice cenno e si era lasciata andare a uno di quei sorrisi che m’incantavano.
 
 
 
Quando pian piano alcuni invitati lasciarono la villa, ci ritrovammo in salotto, coinvolti da discorsi che s’incrociavano e si dipanavano via via.
Angela si rivolse a noi e disse:
<< Questo bellissimo, ma quanto mai inusuale matrimonio, rompe assolutamente con gli schemi classici, adesso dovreste essere su un auto sulla strada per l’aeroporto, destinazione chissà dove e noi qui riuniti a commentare ogni particolare di questa straordinaria giornata, invece siete disfatti su un divano, vestiti come due indossatori alla fine di una sfilata, circondati da un sacco di gente che forse farebbe bene che prendesse in considerazione l’idea di andare via!>>.
<< Neanche per sogno Angela, aspettate un attimo.>>, dissi, mi alzai e raggiunsi la nostra camera, sotto gli occhi incuriositi.
Mi sedetti, le presi la mano e dissi:
<< E’ superfluo descrivere il mio stato d’animo di adesso. Ho i crampi alla mandibola per quanto la mia espressione sia inebetita dalla felicità.>, risero e io continuai. << Ho ripercorso, con l’aiuto del mio diario, che tu hai continuato ad aggiornare per tutto il tempo in cui non ero molto presente e che io ho tenuto al passo ora, sia pure con notevoli difficoltà. Ho riguardato le centinaia di foto che tu e tutti voi avete fatto in tutti questi mesi e ho ripensato a questi due anni, che qualcuno potrebbe pensare siano stati lunghi e pesanti, ma che io vorrei definire i miei due anni d’oro.
I momenti di dolore, difficoltà e insuccesso, si fermano un tempo minimo dentro la mia mente, mentre tutte le immagini con te accanto, permangono e ritornano, lasciandomi sempre un sapore dolce, infinitamente dolce.
Adesso mi aspettano anni lucenti, sfaccettati, brillanti, trasparenti, forti e pieni come un diamante e siccome tu sei già il diamante della mia vita, ho pensato che tu dovessi avere sempre un promemoria di quello che rappresenti per me.>>
 
Infilai la mano nella tasca della giacca e presi un sacchetto lo aprii e con mani tremanti presi una collana di oro bianco con un diamante a forma di goccia.
Girò il viso verso di me e sussurrò:
<< Ti amo.>>, si avvicinò alle mie labbra, mi baciò.
Gliela misi.
<< Tu sei la luce della mia vita, non temerò mai il buio amore mio, finchè mi starai accanto.>>, dissi.
Ancora un bacio, lungo e dolce, sotto gli sguardi e qualche lacrime dei nostri amici.
<< Non ho finito con te, signora Cullen!>>, stava per ribattere, le misi un dito sulle labbra.
<< Ascolta hai fatto talmente tanto per me che non mi basterà l’intera vita per sdebitarmi, mi hai scelto quando ero un mezzo relitto, mi sei stata accanto in momenti in cui, anche quando io stesso avrei avuto difficoltà a sopportarmi, mi hai fatto guarire nel corpo e nell’anima e soprattutto mi hai sposato quando ero totalmente incosciente e senza garanzia che mi riprendessi e mi saresti stata accanto anche se fossi rimasto così per anni… è folle sentire quando sei riuscita ad amarmi! >>, misi questa volta nella tasca interna della giacca e tirai fuori due biglietti aerei, glieli porsi e mi rivolsi a Sam:
<< Capo ti crea un problema se veniamo in luglio a New York?>>.
<< Scherzi ma no Edward.>>
La guardai aveva un viso incuriosito:
<< Amore il diciassette giugno, ci aspetta un aereo, destinazione Hawaii, come promesso!>>.
<< Sai che in nessun luogo potrei essere più felice di adesso. >>
<< Giustissimo possiamo fare un ultimo brindisi? … A questi due anni, a questa giornata straordinaria, a tutti voi, alla mia Bella e… Sam… alla mia fortuna!>>.
 
*****
Fu una luna di miele in piena regola, negli alberghi ricevevano il trattamento riservato agli sposini, dilettati con spettacoli, serate particolari, cene sulla spiaggia, giri in barca, attività in mare, nelle quali per la prima volta Edward si cimentava, poi aveva organizzato le escursioni, quindi la portò in cima al vulcano del Mauna Loa, poi una visita in jeep all'Haleakala National Park a Maui, poi si spostarono a Kauia, l’isola delle orchidee e lì organizzò il famoso giro in elicottero, sorvolando il Waimea Canyon e il Grand Canyon del Pacifico poi e cascate di Wailua.
Edward non dimenticò nulla di quello che aveva promesso a Bella, intercalando le gite con i momenti di relax per non stancarsi eccessivamente e per far riposare anche lei.
 
 
Bella restava a crogiolarsi al sole, su quelle spiagge bianche e incantevoli quanto più possibile, aveva già preso un colorito ambrato meraviglioso, Edward accanto a lei leggeva rilassato.
Le notti poi erano un tripudio, l’ambientazione era talmente romantica e accattivante che lasciarsi andare l’uno nelle braccia all’altra, era un’esperienza favolosa, era un continuo ritrovarsi.
 
 
L’ultima serata della vacanza, Edward aveva organizzato una piccola sorpresa, giunta in camera, Bella trovò un biglietto sopra il letto, accanto un abito bianco, un costume e delle infradito:
“Indossali, amore mio, ti aspetto in spiaggia”.
Sorrise e si preparò in fretta.
 
 
 
BELLA
 
Dieci giorni da sogno. Da quando conoscevo Edward erano stati tanti i momenti indimenticabili, nonostante tutto ciò che era accaduto, ma questo viaggio, che di fatto era la nostra luna di miele, aveva raggiunto il top della mia classifica.
Lui stava bene, sprizzava gioia di vivere da tutti i pori, aveva sempre quello sguardo perso ed innamorato quando mi guardava, si godeva ogni momento insieme.
Avevo però dovuto combattere quella paura latente che mi attraversava ogni tanto, quando i ricordi della scorsa estate inevitabilmente tornavano vividi, ma li avevo vinti, l’apprensione era scemata e la mia positività era tornata a fare da padrona.
Andai verso la spiaggia, lo intravedevo, in piedi vicino a un tavolino apparecchiato, due poltroncine in tessuto anch’esse bianche, sul tavolino, un piccolo candelabro con tre candele accese intono al tavolino altre flebili fiammelle contribuivano a creare un’atmosfera romantica e surreale.
Rapidamente lo raggiunsi, anche lui era vestito di bianco senza scarpe, era veramente magnifico!
<< Ehi Edward Cullen sei bello da svenire.>>
<< Grazie amore. >>, mi porse un flute, << hai gradito il tuo abito?>>
<< Moltissimo.>>
Scostò la sedia e galantemente mi fece accomodare. Accanto al tavolo una ragazza vestita in abiti tipici con meravigliosi fiori freschi a guarnirle la testa e i polsi, appoggiò tutte le pietanze e si eclissò, mio marito mi servì e mentre conversavamo con grande rilassatezza, saltavamo da un argomento ad un altro, il nostro futuro, le prospettive, i progetti, ma anche i ricordi, il passato, lui parlava mi chiedeva dei miei stati d’animo, che aveva dimenticato, anche nei periodi precedenti al coma, sorrideva ai miei momenti d’imbarazzo soprattutto in presenza dei suoi genitori e s’incupiva qualche istante quando raccontavo della tensione vissuta durante gli interventi o quando aveva pensato di lasciarmi, convinto di fare il mio bene.
Non ne avevamo mai parlato e fu importante per lui come per me ripensare a come le mie emozioni erano state importanti in alcuni momenti.
Edward ogni giorno era come se rinascesse, resettasse una piccola porzione della sua vita, tentasse di renderla perfetta, per se stesso, ma anche per me. Ed io cercavo di agevolargli più possibile questo cambiamento, ero la sua memoria storica nei momenti di amnesia, di buco, l’approdo sicuro quando giungeva lo sconforto, per fortuna sempre più raramente.
Ero la donna che aveva fortissimamente desiderato sin dal primo sguardo e che aveva conquistato con la sua bellezza e la forza del suo animo. E ne ero così felice e fiera.
Ci spogliammo e facemmo il bagno nell’acqua calde, abbracciati e quando sentii le sue mani sciogliere il cordoncino del mio costume, sorridendo mi preparai ad proseguire la serata nella maniera più romantica e passionale possibile.
Due teli si erano materializzati sulla riva.
Aveva pensato proprio a tutto.
Lo aiutai a togliersi il costume e li tirammo sulla riva ridendo, mi avvinghiai al suo corpo.
<< Hai una vaga idea di quanto sia felice adesso?>> gli dissi.
<< Oh sì invece lo so, si vede, ma io lo sono ancor di più, ho battuto ancora il destino grazie a te.>>
Rise e si avvicinò al mio collo e lasciò che le sue labbra mi carezzassero la pelle e il mio corpo divenne creta sotto le sue mani, si adattò e si unì al suo in un unico meraviglioso rapporto d’amore.
 
 
Il tempo sembrò fermarsi, mentre mi stringevo alle sue spalle muscolose, l’acqua ci avvolgeva e ci scaldava, quando stanchi si distendemmo sulla riva, lui di asciugò delicatamente.
<< Sei splendida illuminata dalla luna.>>
<< Sei tu che mi fai sentire così, Edward, sei tu che mi rendi raggiante fuori, sono i tuoi occhi così innamorati, il tuo viso così felice, sei il solo che riesco a portarmi in paradiso con un solo gesto.>>
<< Resteremo in questo paradiso per sempre amore mio se lo vorrai.>>
<< Edward il mio paradiso sei e sarai sempre solo tu.>>
 
Al nostro rientro, un comitato di benvenuto fremente ci accolse all’aeroporto, non riuscivo a comprendere appieno cosa li rendesse così elettrici.
Lungo la strada, Esme e Rosalie ci tempestavano di domande, mentre Carlisle e James si guardavano complici, mi scambiavo occhiate con Edward e lui alzava le spalle, senza capire.
Arrivati alla villa entrammo in  salone e ci buttammo esausti sul divano, James rimase vicino alla porta appoggiando lì le valige, si guardavano  tra loro:
<< Ehi famiglia!>> sbottò Edward, << che avete? Con questo vostro strano atteggiamento, mi state dando un’ansia che unita alla stanchezza del viaggio è sufficiente per darmi la tachicardia.>>
<< Avremmo una sorpresa per voi.>> disse Esme.<< Potete seguirci?>>
<< Certamente.>> guardai mio marito e gli porsi le braccia, si sollevò, gli diedi un appoggio e si strinse al mio fianco.
Seguimmo Esme e Carlisle fuori, ci dirigemmo verso al cottage.
 
 
Arrivati dinanzi alla porta, Esme disse:
<< Bentornati ragazzi spero che vi piaccia.>> aprii la porta e si scostò per farci entrare.
Increduli guardammo dentro, il cottage era stato completamente trasformato, c’era una piccolo soggiorno dinanzi alla porta, sulla destra si apriva una piccola cucina, accanto un bagno con una deliziosa vasca tonda a pavimento e lì vicino un’accogliente camera da letto, con un letto di legno chiaro.
Ci voltammo verso di loro esterrefatti, Carlisle disse:
<< Siete sposati, avete bisogno della vostra intimità, di un luogo tutto vostro, ma abbiamo creduto che in questo momento sarebbe stato difficile per voi gestire una casa completamente da soli da un'altra parte, allora abbiamo pensato che questo potesse essere un buon compromesso, saremo sempre qui pronti ad aiutarvi, senza però che la nostra presenza aleggi sempre intorno a voi. Potrete venire in casa in qualsiasi momento ne avrete voglia >>
<< Anche se la casa sarà veramente vuota senza voi due!>> aggiunse Esme sospirando.
<< Ma come avete fatto in dieci giorni!>> esclamai.
<< Il nostro professore universitario si è occupato di tutto.>>
<< James grazie.>> disse Edward.
<< E’ stato più facile di quanto pensassi, ho trovato un’ impresa degna di “Extreme Makeover Home Edition” e mamma e Rosalie hanno pensato all’arredamento.>>
<< Vi piace?>> disse Rosalie.
<< E’ tutto perfetto grazie.>> abbracciammo a uno alla volta i nostri familiari, con le lacrime agli occhi, poi Esme diede ad Edward un mazzo di chiavi.
<< Signora Cullen mi perdonerà se anche questa tradizione è stata calpestata.>>
<< Di che parli Edward?>>
<< Lo sposo dovrebbe portar dentro la sposa in braccio, ma nel mio caso posso avere una deroga?>>.
<< Il nostro matrimonio è stato concepito e realizzato in barba ad ogni tradizione, pensi che quest’ultimo stupido passaggio non rispettato, possa metterlo a rischio? Impossibile, perché noi siamo stati più forti di qualsiasi avversità.>>
Mi prese per mano, Esme chiuse la porta, ci ritrovammo soli, occhi dentro occhi, un bacio e ancora un altro, poi mi schiarii la voce ancora presa dall’emozione e dissi:
<< Amore mio, il destino ha voluto che incrociassi la tua strada, ma tu mi hai scelto, mi hai aspettato, conquistato, amato e quindi sposato ed io ringrazio ogni momento di questi ultimi anni per averlo potuto vivere con te.
Edward Cullen, ti amo… Dio quanto ti amo.>>
 
 
Matrimonio…
Lui non desiderava altro che sposarla, sin dal primo momento!
Per tutte voi che eravate un po’ scettiche, che magari pensavate che lui non volesse sposarla, che si sentisse costretto, che potesse anche per un istante non desiderare di dividere la sua vita con lei. 
Non so se sarete soddisfatte del matrimonio, tranquillo, senza frontoli, tutto sentimento e calore umano.
Un regalo… un diamante è per sempre vero?… lei il suo diamante, ha illuminato il suo cammino, la sua vita e lei che è stata sempre al suo fianco, ha scelto una vita solo con lui.
Poi le Hawaii. Un desiderio, un sogno, una promessa mantenuta. Anche questo viaggio serve a rimettere a posto un altro tassello.
Il rientro a Los Angeles e vivere vicino ai Cullen, in questo momento è più un esigenza pratica che altro, Edward non è ancora del tutto ripreso, Bella deve studiare, averci accanto Carlisle ed Esme può essere un vantaggio, quel cottage poi conserva dei ricordi così dolci del loro rapporto che si sentono realmente a casa lì dentro.
Piccoli avvisi: non c'è il disegno della nostra lalayasha perchè la ragazza è giustamente impeganta con il lavoro, e poi siamo a meno due, perché ho deciso di scindere in due l’ultimo capitolo.
Posterò la prossima settimana e poi mi farò un regalo e posterò il giorno di San Valentino, in fondo una storia così romantica e sentimentale non può che concludersi il girono degli innamorati.
Un bacio a tutte voi e uno speciale a stez, grazie….

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Capitolo 47
*** Il futuro c'è? ***







Tratto dal quarantaseiesimo capitolo:

 
<< Bella! Bella! Aiutami! Mi sto allontanando! Fermami Bella, non lasciarmi andare via!>>
<< Edward amore svegliati! Edward!>>.
Aprii gli occhi, la vidi china su di me. Respiravo in maniera convulsa e goccioline di sudore scendevano dalla mia fronte, la sua mano fresca mi diede un attimo di ristoro.
<< Era solo un brutto sogno! >>, mi disse. << Amore mio! E’ passato! Respira piano… piano!>>.
<< Dio Bella è stato orrendo! Mi sentivo come sprofondare, ma ti vedevo, allungavo la mano, tu la tua, ma non riuscivo a prenderla! Non riuscivo a prenderla!>>, iperventilavo.
<< Ssh Edward! Basta calmati! Sei qui, sei con me, non preoccuparti, amore sono come sempre accanto a te.>>
<< Ho paura.>>, dissi rigido mentre mi passavo la mano tra i capelli.
<< Amore non devi più averne, devi credere che tutto andrà bene. Stiamo per sposarci, di nuovo, davanti ai nostri genitori, i tuoi fratelli e tutti i nostri amici e al nostro figlioccio.>>
<< E’ proprio vero ciò che dicono dell’ansia pre matrimoniale. Scusami amore.>>
<< Non hai nulla per cui chiedere scusa. Vieni qui resta appoggiato a me ancora un po’.>>
Allentai ogni tensione immediatamente e mi rimisi sul suo petto.
<< Che fortuna però nessun futuro marito può essere consolato dalla sua bellissima, giovane moglie, io invece ho questo privilegio.>>
Ci mettemmo a ridere.
<< Oh sì te lo sei guadagnato sul campo amore mio.>>.
 
*****
Mi avvicinai al suo orecchio:
<< Sei stupenda. >>
<< Anche tu amore mio>>, sussurrò.
<< E non piangerò.>>
<< Ne sono felice.>>
<< Fratelli.>> disse il sacerdote, << siamo qui riuniti con una gioia nel cuore per poter vivere insieme ad Edward e Bella, la loro unione, ora in maniera completa.
Procedette con il rito, arrivammo alle promesse matrimoniali, iperventilavo, mi schiarii la voce:
<< Io…io Edward prendo te Bella come mia sposa e… e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita. Ti amo Bella.>>
Lei prese fiato e disse:
<< Io Bella prendo te Edward come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia e di amarti e onorarti per tutti i giorni della mia vita. Ti amo Edward.>>
Le fedi erano poggiate dinanzi a noi, il sacerdote le benedisse, presi la mia, dissi:
<< Bella ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.>>, la baciai indugiando un istante poi la infilai nel suo anulare.
Lo stesso fece lei, dicendo:
<< Edward, ricevi quest’anello, segno del mio amore e della mia fedeltà. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.>>
<< Col potere conferitomi dal Chiesa vi dichiaro marito e moglie, non osi uomo a separare ciò che Dio ha unito!>>.
Mi avvicinai alla sua bocca, trattenendo il respiro, la baciai chiudendo gli occhi, mentre le sue braccia si stringevano alla mia schiena, a quel punto non riuscii più a trattenermi, aprii gli occhi e lasciai andare le lacrime:
<< Scusami Bella.>>, sussurrai.
<< Dolcissimo amore mio, ti amo tanto.>>.
Si avvicinò, le raccolse con un dito, ci girammo verso gli invitati che festanti battevano le mani, mi si aprii un sorriso, mentre mi stringevo a lei al culmine della felicità, dovevo in un istante dimenticare ogni ricordo triste e sostituirlo con uno felice.
 

Capitolo 47

 

Il futuro c’è?

 
 
EDWARD
 
<< Tesoro! Vieni!>>.
Una bimba dai riccioli rossi, con grandi occhi verdi, si avvicinò con passetti incerti. Eddy junior la prese per mano, le diede un bacino sul naso e ridendo l’accompagnò fino da me.
<< Dobbiamo andare dentro.>>, diedi la mano ad entrambi ed entrai.
L’aula magna era gremita, seduti in prima fila c’erano Renèe e Charlie, si tenevano per mano. La mia famiglia al completo, accanto a mio fratello James, la chioma rossa della sua nuova fidanzata Victoria, catalizzava l’attenzione degli Oneida, Rosalie con il suo immancabile I-pad, auricolare all’orecchio, dava come al solito le ultime indicazioni per l’imminente sfilata. Anche questa volta, come spesso era accaduto in questi anni, gli avvenimenti importanti per la nostra famiglia, coincidevano con il periodo di maggior lavoro per la mia instancabile platinata sorella, ma lei alzava le spalle e commentava che ogni collezione che aveva intrecciato un evento riguardante me o Bella, avevano fatto un boom di vendite e quindi era sicuramente di grande buon auspicio.
Ancora una volta tutti intorno a noi, dopo poco meno di tre anni.
Oh sì erano passati tre anni da quel pomeriggio di sole in cui lei mi aveva detto “Sì lo voglio”, ma tanto dall’ora era cambiato.
Jasper non aveva perso tempo, si era laureato battendo ogni record ed aveva iniziato un lavoro part-time in una grande azienda, quindi aveva sposato la sua Alice. La mammina sprint tra la gravidanza e la nascita di Edward junior aveva perso quasi due anni di frequenza, e senza fretta né drammi aveva ripreso solo da poco gli studi. Diceva che era letteralmente rapita dal suo piccolo ometto e preferiva viversi appieno la maternità. Come darle torto.
Emmett si divideva tra la pratica presso lo studio del padre e una vita mondana da scapolo impenitente veramente sfrenata.
Angela e Ben inseparabili avevano anche loro iniziato a fare pratica in un grande studio. Mike era in Italia per uno scavo e Jessica era un po’ abbattuta, temeva che il suo rapporto potesse vacillare, vuoi per la lontananza ma anche per le belle italiane, che come diceva lei rubano il cuore dei giovani americani, ammiccando verso Bella.
Sam aveva iniziato a lavorare e progettava di sposare Emily in primavera, i baldi giovani indiani arrancavano faticosamente verso una laurea, spronati dalle menti sveglie e accorte delle ragazze.
Renèe e Charlie vivevano come due pendolari tra New York e Los Angeles, mentre i mie genitori erano una presenza discreta ma a volte indispensabile nelle nostre vite.
James come dicevo aveva capitolato finalmente, incrociando sulla sua strada una sventola rossa, intelligente e sveglia, piena di talento. Aveva una galleria d’arte in centro.
Mamma l’adorava era spiritosa e frizzante, mitigava la natura seriosa e responsabile di mio fratello. Lei lo trascinava ad eventi e mostre in giro per il paese, la sua galleria ospitava collezioni di giovani e affermati pittori e scultori e lei era spessissimo sulle prime pagine dei giornali e delle riviste specializzate e lei poteva farsi vedere con quel fusto di mio fratello che riusciva non solo reggere ma addirittura rendere interessante una conversazione.
La bella Victoria però era anche una donna vanitosa e bellissima e non disdegnava le sfilate e mio fratello allora la portava, con la complicità di mia sorella, a tutte le sfilate possibili e allora era lui a vantarsi della sua stangona dai capelli di fuoco.
Ed io?
Io ero un fratello, un figlio ma soprattutto un marito felice.
Uno studente non più. Gli effetti collaterali del coma sulla mia memoria e sulla mia capacità di attenzione perdurarono per anni, alla fine avevo accumulato tanto di quel ritardo sul normale corso di studi, che avevo giudicato tempo ed energie sprecate quello che avrei dovuto spendere per cercare di laurearmi, risorse per me troppo preziose da impiegare per altro.
In tutti i casi non avevo alcun rimpianto. Avevo tante di quelle cose da fare che certamente non restavo mai con le mani in mano.
Avevo preso la patente e per la prima volta nella mia vita ero totalmente indipendente. Sensazione che non aveva prezzo.
Mi ero ripreso completamente, ero attento e mi controllavo, ma conducevo una vita quasi del tutto normale e facevo di tutto affinchè la mia Bella vivesse sempre serena ogni momento della nostra relazione.
Cercavo di mantenere in remissione la miastenia con i farmaci e il mio impegno in palestra, il cuore non aveva più dato problemi, niente più crisi di panico, ma del resto poteva esistere  panico da felicità? Credo proprio di no.
Avrei trovato la mia strada senza fretta, in fondo ero un plurimiracolato, avevo tanto per cui esser grato, il resto erano inutili appendici.
Vivevo davvero una gioia senza tempo e senza spazio, con le due donne della mia vita.
Proprio così due, ero anche padre di una splendida bambina.
Bella aveva terminato in regola i primi due anni del suo percorso universitario e durante le vacanze di Natale, mentre distesi sul divano, nella nostra piccola, accogliente casa, ci ritagliavamo un periodo di vacanza e riposo, mi aveva chiesto se fossi pronto ad avere un figlio.
Il suo viso dolce, trepidante nell’attesa della mia risposta, non potrei mai dimenticarlo.
Mi avvicinai alle sue labbra, chiusi gli occhi e le disse sottovoce:
<< Sarà una bambina e avrò due grandi amori a cui dedicarmi.>>
Tornai a guardarla. Una lacrima le imperlava le ciglia, dischiuse le labbra e mi persi in quella fonte di piacere assoluto.
La gravidanza di Renesmee non fece altro che cementare, se fosse ancora possibile, il nostro rapporto. L’intesa tra noi di due divenne quasi telepatica.
Durante i primi mesi, Bella aveva sofferto di nausea quasi costante, vomitava anche solo all’odore del cibo, era dimagrita in maniera vistosa, ma la sua colossale carica positiva le aveva fatto superare il periodo senza lasciarsi mai andare ad episodi di sconforto o di  nervosismo.
Ci scherzava su e diceva che in fondo non era altro che una sua piccola vendetta nei miei confronti, per tutto quello che in questi anni le avevo fatto passare.
Finalmente potevo essere io a prendermi cura di lei, pensando a ogni sua necessità, restandole vicino e aiutandola ed ero diventato così bravo a far tutto ciò di cui avesse bisogno che lei con aria contrita diceva che una volta che avesse partorito, sarebbe stata dura per noi tornare ai normali equilibri.
Ero il classico marito dipendente da ogni minimo desiderio, sguardo o richiesta di mia moglie. E diciamolo pure adoravo poterla esaudire.
In ogni passaggio fondamentale ero accanto a lei, sia che fossero visite di controllo di routine dal ginecologo, analisi o ecografie. I suoi occhi nei miei, le mani intrecciate, connessi sempre, condividevano ansie e aspettative.
E i corsi di preparazione al parto e la piscina, le sedute con gli psicologi e le puericultrici, tutti momenti che Bella aveva fatto diventare nostri, coinvolgendomi in maniera totale.
Era la donna più intelligente e comprensiva del mondo.
In nove mesi, gli unici momenti di tensioni li vivemmo durante i controlli diagnostici periodici per scongiurare che il bimbo avesse qualsiasi malformazione o malattia.
La mia storia clinica era talmente pesante e vivida, che era impossibile scacciare completamente la paura e per quanto tentassi di dissimulare, era chiaro che l’attesa degli esiti, scatenasse nella mia mente una sequela di congettura catastrofiche.
Anche in quel caso però, la mia compagna, mostrandosi sicura che tutto fosse assolutamente a posto, pazientemente sciolse ogni nodo imbastito dalla mia visione sempre troppo catastrofista.
Dopo aver visto che i risultati di tutti gli esami erano assolutamente nella norma e, intorno al sesto mese, quando l’ecografia mostrò la meravigliosa colonna vertebrale di nostra figlia, completamente sana, tirai un enorme sospiro di sollevo e smisi di preoccuparmi.
I restanti tre mesi furono continui attimi di gioia e di attesa.
Il parto poi… mai un’emozione così grande mi aveva attraversato la mente.
Dopo le prime contrazioni dolorose, durate per fortuna solo poche ore, consigliata dalla Mills aveva optato per l’anestesia peridurale e con me accanto aveva affrontato il travaglio parlandomi e sorridendo, la sua mano tra le mie, calda, senza tremiti.
E quando vidi mia figlia, incredibile! Una creatura così piccola eppure così armoniosa.
Dopo che Bella la strinse al petto e la coccolò, l’appoggiarono delicatamente tra le mie braccia, lei sbattè le palpebre, svelandomi il suo sguardo.
Rimasi ammaliato e mi lasciai andare ad un pianto liberatorio e di felicità completa.
Bella sosteneva fosse la mia fotocopia.  È vero i colori erano i miei, quei riccioletti rossiccio e gli occhi chiari, ma erano così penetranti e svegli come quelli del mio amore. L’intensità dello sguardo e i tratti del volto mi ricordavano in tutto e per tutto il sogno della mia vita.
Era una neonata così serena, così gioviale, un minuto frugoletto con un viso dolce.
La mia famiglia fu completamente stravolta dal suo arrivo. I nonni letteralmente impazziti dietro ad ogni suo piccolo gesto, ogni sua espressione buffa, gli zii presi come non mai. Rosalie non passava settimana che non venisse a trovarci per godersi e viziare la sua prima nipotina e James era sempre a disposizione per qualunque nostra esigenza.
Renesmee si era ben presto abituata a sonnecchiare tra le braccia di mia madre e di mia sorella e guardare interessata tutto ciò che la circondava, senza fare una lacrima, passando  da braccia in braccia e dispensando a tutti espressioni e sorrisi.
Il posto che preferiva però era in mezzo a noi, nel lettone, forse non era proprio una buona abitudine, ma come potevamo non lasciarci conquistare da quel viso attento e incantevole e poi il suo profumo… oh sì uguale a quello di Bella.
Stregato dalla madre, sedotto dalla figlia… la mia vita era un continuo prodigio.
 
Presi posto vicino al corridoio, Renesmee saltò in braccio a mia suocera, io sospirai, nervoso.
I candidati fecero il loro ingresso, lei passò accanto a me, mi lanciò uno dei suoi sguardi inconfondibili e pacifici, allungò la mano, la sfiorai appena e le sorrisi.
Si sedette a destra della commissione, il suo sguardo fisso, un po’ stanco, su di me e sulla bambina che la salutava dalle braccia di Renèe.
Era tranquilla, bellissima con la sua toga blu, che gli accentuava il ventre arrotondato.
Era incinta, ancora, di otto mesi e dopo avermi donato il mio tesoro, la mia Renesmee, stava per dare alla luce un altro figlio, un maschio, un Cullen.
Quando fu il suo turno, si sedette dinanzi alla commissione e iniziò a parlare, interloquiva con i professori sorridendo, con tono calmo, ma ogni tanto si passava la mano sulla pancia e si spostava sulla sedia.
Cominciavo a essere nervoso, tutto doveva finire al più presto, dovevo riportarla a casa e farla riposare.
Lei continuava a parlare, rispondere alle domande e sorridere ed io stupidamente stavo iniziando a iperventilare, sentii una mano sulla spalla e mi volsi:
<< Ehi calmati!>>, disse James.<< sta per concludere.>>
<< E’ una donna all’ottavo mese di gravidanza, porca miseria, potrebbero essere un po’ più comprensivi.>>
<< Sì Edward ma sta tranquillo adesso… sta bene e poi sai com’è Bella, non sarebbe soddisfatta del proprio lavoro se non le venisse data la possibilità di esporre tutto ciò che ha preparato, ne avrà parlato con il suo relatore e la commissione sarà stata avvertita.>>
<< Sì lo so, ma guardala non riesce più a star ferma sulla sedia, deve avere qualche fastidio.>>
<< Ti assicuro che manca poco… visto hanno finito.>>
Bella si alzò, diede la mano a tutti i professori, poi si volse verso di noi, abbozzò un sorriso e fece un cenno con la mano.
Dopo aver scambiato due parole con il suo relatore, ci raggiunse:
<< Cullen perché sei così pallido? Troppa tensione? Guarda che sono io che ho fatto un esame, gonfia come una mongolfiera.>>.
La guardai sorridendo.
 
 
<< Vieni siediti, sei stanca?>>.
<< Appena un po’. Renesmee vieni da mamma!>>
La bimba saltò giù dalle gambe della nonna e allungò le braccia verso Bella, lei si chinò cercò di tirarla su.
<< Ah! >>, gemette, mise le mani sul ventre.
<< Bella…>>
<< Sto bene Edward non preoccuparti, sento solo qualche dolorino, niente d’importante, del resto sono sveglia alle sei e restare in piedi per tutte queste ore non è proprio indicato visto quanto sono grassa e stressata.>>
La accompagnai alla sedia.
<< Vorrei solo che la commissione si sbrigasse, voglio tornare a casa e distendermi e poi voglio le mani più calde, lunghe e morbide del mondo, sulle mie enormi caviglie. Capito?
Allora Renesmee me lo dai un bacino?>>.
Mi chinai in fretta, la presi in braccio e gliel’avvicinai al viso, la bimba le riempì il viso di baci, fecero naso-naso, un bacio sulle labbra, si arpionò al suo collo e dovetti lasciargliela tra le braccia.
Uno dopo l’altro si avvicinarono tutti chiedendole sottovoce qualcosa, scambiando una battuta, per alleggerire la tensione dell’attesa.
James le chiese cosa ne pensasse dell’andamento della discussione e lei entusiasta gli raccontò per filo e per segno ogni scambio di battute.
Era entusiasta del lavoro fatto, James aveva proprio ragione se avesse percepito un trattamento di favore dovuto al suo stato sarebbe stato un vero disastro per lei, considerando anche quanto le era costato in termini di sacrifici strutturare una tesi così complessa ed articolata.
Quand’ebbe terminato di parlare, mi avvicinai al suo orecchio e sottovoce le dissi:
<< Bella stavo ripensando un po’ al tuo programmino per la serata e non vorrei rimanessi delusa ma hai considerato che stasera avremo tutti a casa, per festeggiare.>>
<< Oh sì Edward lo so ma spero che questo strazio finisca in tempi umani, allora avrò la possibilità di portare a termine il mio progetto, prima che la casa dei tuoi genitori venga invasa dall’orda dei barbari.>>
Sorrisi.
I tempi furono tutt’altro che umani, fummo costretti ad assistere a due ore di sussurri tra  candidati nervosi e professori sempre più esigenti.
Renesmee si era addormentata tra le braccia di mia madre e Bella appoggiata alla mia spalla, era veramente esausta.
Quando finalmente ebbero terminato, dopo breve intervallo, finalmente gli studenti vennero fatti  schierare davanti alla commissione e vennero chiamati uno dopo l’altro per la proclamazione.
Quando fu il turno di Bella, James l’aiutò a salire i tre scalini, lei si avvicinò al preside che la nominò dottoressa, le annunciò il voto di laurea, chiaramente il massimo e le consegnò la pergamena, poi raggiunse gli altri e alla fine vi fu il consueto lancio dei cappelli.
Tornò presso di noi accompagnata dal suo relatore, che mi porse la mano e mi fece i complimenti e a quel punto potei abbracciarla stretta e le mormorai:
<< Congratulazioni amore mio, sei davvero eccezionale, sei riuscita a raggiungere un grande traguardo con un risultato fantastico!>>.
<< Vuoi sapere una cosa, ora come ora il conseguimento di questa laurea lo considero più come un impegno finalmente eliminato che per la soddisfazione avuta.>>, si abbassò verso nostra figlia, le diede un bacio tra i riccioli e aggiunse carezzandomi, << siete voi il traguardo più importante che mi sia stato concesso.>>
<< Troppo modesta signora.>>
<< Mi sento così leggera a dispetto di quest’enormità che non mi permette di vedermi i piedi. Uh… >>, poggiò la mano sul fianco, << ehi mio piccolo Cullen sento che anche tu sei felice che la mamma abbia finito di stressarti, ripetendo all’infinito la sua tesi, però tesoro potresti essere un po’ più delicato.>>
Le passai la mano sul punto dolente. Negli ultimi tempi il bimbo era sempre più irrequieto, scalciava sempre più spesso e con maggiore energia. Il piccolo ventre di Bella era ormai troppo angusto per le sue dimensioni che, ha detta della ginecologa, erano tutto merito del suo papà.
Le diedi una appoggiò passandogli la mano sul fianco e ci avviammo verso l’uscita.
Tornammo rapidamente a casa, mia mamma aveva già chiesto a Liv di preparare il bagno, quindi ci eclissammo in casa nostra, mentre Rosalie si occupava di Renesmee.
L’aiutai a sedersi sul divanetto della nostra stanza e a mettersi comoda, quindi mangiò qualcosa.
 
 
L’accompagnai fin dentro la vasca e vi entrai anch’io, mi misi dietro le sue spalle, si lasciò andare sul mio petto, facendo un lungo respiro, cominciai a massaggiarle le spalle e poi carezzarle il petto e il ventre che s’intravedeva a pelo d’acqua, con una spugna morbida e profumata, quindi le feci lo shampoo, inebriandomi del profumo straordinario dei suoi capelli.
Dopo una buona mezz’ora e solo dopo averla vista con il viso completamente rilassato, mi spostai di fronte a lei e comincia a massaggiargli i piedi, aveva poggiato la testa sul bordo, gli occhi chiusi.
Così distesa, la sua pancia tonda appariva evidente dall’acqua, irresistibile. Allungai la mano e le feci una carezza, lei sorrise senza aprire gli occhi, prese la mia mano insieme alla sua e continuò a passarla su tutta la pancia.
Sentivo il bimbo muoversi, forse mio sentiva forse il mio tocco e quello di sua madre e si muoveva contento. Pensiero infantile ma molto emozionante.
Mi lasciavo prendere sempre da una grande commozione, ogni volta sempre più intensa e forte.
<< Ti desidero Edward.>> disse a un tratto.
<< Anch’io tesoro ma…>>
<< Cos’hai? Non mi sembra che in questi mesi ci siamo proprio trattenuti!>>, rise.
<< No di certo, ma ho fatto tanto per farti scaricare un pò di fatica che non vorrei ti stancassi di nuovo.>>
<< Ma so già che sarai bravissimo e troverai il modo per non farmi stancare.>>, sorride maliziosa, << e poi ti ho mai detto che con i capelli bagnati, sei praticamente irresistibile.>>
<< Irresistibile, certamente, amore mio!>>, mi misi a ridere anch’io.
<< E poi quando sorridi così uhm… sono in tuo potere Cullen.>>
Si spostò con attenzione e mi diede le spalle, la sua schiena perfetta dinanzi a me, appoggiò le braccia sul bordo della vasca, la sovrastai e le deposi baci leggeri lungo tutta la schiena, la sua pelle increspata dai brividi e i suoi mugolii sommessi erano tanto eccitanti, quindi l’accarezzai.
<< Poggia le tue mani sulla pancia Edward, sto così bene in questa posizione.>>
La cinsi con le braccia, il calore dell’acqua e del suo corpo erano un richiamo fortissimo. Le sfiorai i seni ancora più tondi e sodi per la gravidanza.
Mi avvicinai al suo sedere arrotondato e la riempii con delicatezza assoluta.
Lei si lasciò andare mi fece sentire tutto il suo desiderio e via via che continuavo mostrava quanto fosse appagata. Si beava letteralmente nel riempirsi di me, mostrandomi ancora una volta come fosse il mio naturale completamento, la mia interezza.
La condussi al suo piacere e poi ne godetti anch’io, completando il patto amoroso che esisteva tra di noi ormai da cinque anni.
Quindi ansimò, provai quasi dolore a staccarmi dal suo stupendo corpo, si volse piano.
I suoi occhi compiaciuti su di me, coglievo tutto in quello sguardo, l’amore per me, le sue maniere decise e dolci, la sua fermezza e la sua determinazione, il suo essere forte e debole insieme, l’abnegazione e il coraggio.
I suoi occhi erano davvero lo specchio della sua anima. La mia Bella… era la mia Bella.
 
 
BELLA
 
 
Dopo due ore di cure ininterrotte, ma soprattutto dopo aver fatto l’amore nella maniera più profonda e morbida che fosse possibile, mio marito mi aveva riportato in una condizione di grazia assoluta, misi un abito che avevamo scelto insieme proprio per questa occasione e raggiungemmo gli invitati.
Esme e Rosalie avevano addobbato il grande salone di casa Cullen a festa.
<< Bella tesoro.>>, mio padre mi venne incontro e strinse. << come sta la mia dottoressa? O dovrei dire la mia bella mammina?>>
Mi accompagnò sul divano, mi appoggiai al suo petto e lui improvvisamente, come faceva quando ero bambina, iniziò a girarsi una ciocca dei miei capelli, intorno al dito.
Sorrisi e lo guardai, non faceva questo gesto forse da dieci anni, mi sentii così piccola e coccolata.
Papà aveva fatto un sospiro, segno che sentiva il bisogno di parlare e non si poteva sfuggire alle conversazioni chiarificatrici di Charlie Swan.
Da brava figlia avrei ascoltato e come sempre ottenute le risposte, si sarebbe goduto quieto il tempo con tutti noi.
 << Sei stanca ma mi sembri così  soddisfatta?>>.
<< Oh papà è proprio così, mi sembra di galleggiare dentro una bolla d’aria.
Non riesco ancora a rendermi conto di aver terminato di studiare, con un ritardo tutto sommato accettabile, considerato quanto sia cambiata la mia vita in questi anni.>>
<< Di certo hai portato a termine progetti molto più rilevanti e ambiziosi di una semplicissima laurea. Hai faticato davvero tanto, ma hai raggiunto ogni obiettivo che ti eri ripromessa no?>>.
<< Sì ma con l’andar del tempo, nella mia personale classifica delle priorità, conseguire la laurea ha avuto un peso sempre minore.>>
<< Lo credo. Edward e la sua salute sono stati la priorità assoluta, com’è giusto che fosse.
Quando lo guardo, in piedi, mano nella mano con Renesmee, giocare con Eddy, perdonami se lo dico, ma sono così fiero di te, amore, per quello che sei riuscita a fare per lui, per come lo hai amato e lo ami, per come hai creduto con forza in questa relazione e come l’hai costruita.>>
<< Come abbiamo creduto papà, io ed Edward l’abbiamo fatto insieme e riguardo all’amore non credo di aver mai visto un uomo amare la propria donna come Edward ama me e questo sentire dentro di sé così forte questo sentimento gli ha dato la forza di rialzarsi, di continuare nonostante la fatica, le frustrazioni, le difficoltà e il dolore.>>
<< Certo tesoro hai assolutamente ragione, non devo incorrere nel mio solito errore, ossia sminuire gli enormi meriti di mio genero.>>
Lui rise e lo feci anch’io.
<< Il matrimonio e la convivenza nella vostra casa penso che siano state altre due tappe importanti per darvi equilibrio come coppia.>>
<< E’ vero, è stato bello, strano e molto meno difficile di quello che forse ci aspettassimo.>>
<< Sai qual è l’aspetto della tua vita che ancora ogni tanto mi sembra incredibile?>>
Lo guardai aggrottando la fronte, aspettandomi una delle sue uscite, difficili da accettare, senza discutere.
<< Sei madre, Bella hai appena venticinque anni e sei madre di una bimba e a breve avrai un altro figlio, eppure sei così serafica, come se fosse la cosa più naturale del mondo.>>
<< Forse perché lo è, ho Edward accanto che è un padre perfetto, si dedica alla bimba nel modo più completo e accorto, anche in questo caso mio caro papà tendi a sottovalutare tuo genero.>>
<< Ma no,  lo vedo, lo vedo, è proprio portato per i bambini, Eddy lo adora e Renesmee  è praticamente la sua ombra.>>
<< Portato è di poco, sarebbe una meravigliosa balia sai come quelle che esistevano nei tempi antichi.>>
Scoppiai a ridere immaginandomi Edward versione balia.
<< Avete coronato ogni vostro sogno? Ogni vostro desiderio?>>.
<< Direi di sì, certo adesso dobbiamo cominciare ad andare sulle nostre gambe, dobbiamo iniziare a lavorare. Sai che non amo sentirmi dipendente da altri per gestire l’aspetto economico della mia famiglia.>>
<< Dai Bella ma cosa vai a pensare noi e i Cullen possiamo tranquillamente pensare a voi fin quando non riuscirete a farlo da soli, senza che voi vi sentiate in debito, siamo i vostri genitori, vi amiamo e in fondo ci sono giovani che restano in famiglia ancora finoa trent’anni senza crearsi alcuno scrupolo.
Voi avete fatto già tanto per emanciparvi, nonostante tutte le difficoltà, datevi un po’ più di tempo per pensare a crearvi una situazione lavorativa stabile. Del resto Edward ha appena iniziato a lavorare per la fondazione, avrà tempo per trovare al suo interno una posizione più impegnativa e quindi remunerativa, tu hai appena finito e diciamo che tra un mese avrai qualcosa di un pochino più importante a cui pensare, il mio primo nipote deve ricevere tutte le attenzioni possibili.>>
<< Il tuo primo nipote… sento una punta d’orgoglio nella tua voce eh nonno? Solo perché è maschio?>>
<< Ma no sai come sono incantato dagli occhi verdi della mia nipotina, ma sono felice che potrò avere anche un bimbo che spero assomiglia alla sua mamma.>>
<< E magari che ti ricordi Jacob?>>, dissi guardandolo negli occhi.
<< Oh no… cioè non so. >> balbettò.
<< Non c’è niente di male ad ammetterlo papà, sarebbe comprensibile.>>
<< Tuo figlio è un altro dono da aggiungere a quelli che ho già ricevuto, tua madre soddisfatta della sua vita accanto a me, tu realizzata felice con un uomo eccezionale che ti ama e ti tratta come una regina, Renesmee splendida creatura che a volte mi sembra giunta da un mondo fatato e, lui…>>, mi accarezzò la pancia, << lui sarà il tuo bimbo, lo amerò e farò per lui tutto ciò che potrò, non c’è altro che potrebbe rendermi maggiormente orgoglioso se non questo.>>
<< Papà mi sembra di esser riuscita a fare tutto quello che Jacob avrebbe desiderato per me.>>
<< Sì tesoro mio ne sono sicuro. Tutti i vostri sacrifici, il dolore, le difficoltà della vostra vita sono stati ripagati da eventi felici, come se la vita dovesse ricompensarvi per il vostro coraggio e la vostra tenacia. Siete due ragazzi talmente buoni e generosi che meritavate davvero tutto il bene possibile, ma credo che Jacob da lì su ci abbia messo una buona parola.>>
<< E’ possibile.>>, sorrisi. << Grazie davvero per le tue parole. Ti voglio bene papà.>>
Gli diedi un bacio e lui raggiunse mia madre che parlava con i miei suoceri, poco più là.
Edward si materializzò vicino a me.
<< Tutto bene?>>
<< Stordita.>>
<< Ricordo che le conversazioni con tuo padre, mi lasciavano al tappeto ogni volta, spero non abbia usato lo stesso tenore anche con te.>>
<< Dice sempre delle cose che mi fanno riflettere o che mi lasciano degli strascichi emotivi non indifferenti.>>
<< Non ti ha turbato vero? Adesso anch’io ho voce in capitolo, potrei essere autorizzato a fargli una romanzina, stasera il must per te è relax. >>
<< Tiene a freno i tuoi istinti bellicosi Cullen, è stato molto dolce e ha detto tante bellissime cose su di te, sulla nostra famiglia e sulle nostre scelte, niente potrebbe farmi più felice, ciò non toglie che mi sento un po’ stordita, del resto sono una donna gravida all’ottavo mese, sempre in mezzo ad una tempesta ormonale.>>
 
 
Un bacio appassionato, poi mi tolse le scarpe e prese a massaggiarmi i piedi, con una naturalezza assoluta.
Ripresi a conversare mangiucchiando qualcosa, dopo un po’ Sam venne a sedersi per terra vicino al divano, gli passai la mano tra i capelli e gli dissi:
<< Capo che ne dici, sono stata brava?>>.
<< Sei stata Swan, semplicemente Swan! L’università una cosa da niente per una tosta come te. Sono impaziente, invece, di vedere l’erede Cullen.>>
<< Dai anche tu con questa storia dell’erede, mio padre ha esternato la sua soddisfazione per poter dire di avere un nipote.>>
<< Ma non è vero!>>, sbottò lui avvicinandosi.
<< Papà stavo scherzando, voi uomini siete così senti sibili a queste provocazioni.>>
<< Scusate se mi faccio un po’ i fatti vostri ma avete deciso il nome per il piccolo?>>
<< Non ancora.>>, dissi.
<< Bella.>>, disse Edward, << io… io avrei una proposta per un nome che sarebbe perfetto.
Jacob… Jacob Swan Cullen.>>
Lo guardai con stupore:
<< Edward! Ma…>>
Mi mise la mano sulla pancia e disse sorridendo:
<< Non è un nome bellissimo piccolo Cullen?>
Mia madre si era avvicinata, una mano sulla bocca, piangeva, Edward allungò la mano e la fece sedere accanto a lui.
<< Oh no Renèe ti prego non piangere… ti fa piacere vero?>>
<< Ma sì certo!>>, disse mia madre. << Sono felice che tu abbia pensato al nome di mio figlio!>>.
<< In questo modo lo sentiremo sempre tra di noi, continuerà a vegliarci.>>, disse ancora lui. << Poi Jacob è il nome di un uomo forte, così come sarà mio figlio, così come lo è sua madre.>>
Edward le passò la mano sul viso di mia madre, lei lo attirò verso di sé e si abbracciarono.
<< Allora Bella cosa ne pensi?>>
<< Edward tesoro io… io non so cosa dire!>>.
<< Dimmi solo se sei felice di questa mia scelta, perché non potrei sopportare di vederti malinconica mentre chiami tuo figlio, lo capisci vero!>>
<< Hai avuto un pensiero veramente stupendo, certo che sono felice, mi piace Jacob Cullen.>>
<< Vorrai dire Jacob Swan Cullen!>>.
Edward si chinò sulla mia pancia e gli depose un bacio.
Ebbi un fremito, gli infilai le dita tra i capelli, lui mi guardò sorridendo e riprese a massaggiarmi le caviglie.
Mio padre, cinse mia madre, lei poggiò la testa sulla sua spalla e mano nella mano andarono in guardino.
Ogni tanto mio figlio si faceva sentire, scalciava e allungava forse un braccino, Sam aveva appoggiato la mano sulla mia pancia, mi carezzava.
Non avevo mai visto il mio amico così silenzioso e serio.
<< Sam parlami?>>.
<< Sono totalmente affascinato da tutto ciò che riesci a fare, sembra che la tua vita sia un continuo banco di prova. Il destino ti mette davanti sempre nuovi ostacoli, ma tu non ti scoraggi li superi e guardi avanti, riuscendo sempre nell’intento di rendere il mondo intorno a te migliore.
Adesso quando Renèe guarderà suo nipote e penserà a suo figlio sarà felice e Charlie poi sentirà Jacob ancor di più dentro alla sua vita, tuo marito è vero è stato graziato dal destino, aiutato da Dio, ma è un uomo appagato, pieno di vitalità e buoni propositi grazie alla tua presenza accanto a lui, la famiglia Cullen è tornata ad essere una famiglia niente sembra possa sfuggirti.
Piccola Swan rappresenti tutto ciò che di sorprendente e positivo possa esistere. Sei una donna veramente super e sono averti nella mia vita. Ti voglio bene.>>
 
 
Era notte fonda ed eravamo ancora tutti in salotto a parlare, così come dopo il nostro
matrimonio e come in questi anni per altre innumerevoli occasioni festose.
Ero rimasta quasi tutto il tempo distesa, ma talmente presa dalla gioia che aleggiava intorno a me che non mi sentivo di andare a letto, volevo sentore ancora un po’ quest’atmosfera festosa e amicale che era stata sempre fonte di grande energia.
Avrei avuto tempo domani di riposare, darmi all’ozio assoluto e avrei atteso l’arrivo del mio Jacob.
Edward era così allegro, eccitato, parlava, raccontava e faceva di progetti per i mesi a seguire.
<< Amore mi aiuteresti ad alzarmi, devo fare pipì.>>, dissi ad un certo punto.
Mi mise le scarpe e mi aiutò a sollevarmi dal divano:
<< Vuoi che ti accompagni?>>.
<< Non occorre torno subito, continua pure il tuo show, giuro che mi perderò solo poche battute e tornerò di corsa da te, sei così frizzante stasera!>>.
Raggiunsi il bagno a fatica, avevo male alle cosce, mi spostavo quasi trascinando i piedi.
Quand’ebbi terminato proprio mentre stavo per uscire, mi sentì bagnare le gambe, guardai per terra, una chiazza di liquido chiaro, si era raccolta tra i miei piedi, mi portai la mano al ventre:
<< Edward vieni subito!>> gridai in preda al panico, mi appoggiai la fronte contro il muro, avevo dei dolori alla schiena.
Pochi secondi e la porta si spalancò:
<< Bella che succede?>>
<< Mi si sono rotte le acque!>>, risposi piangendo.
<< Come?>>.
<< Ho delle contrazioni forti.>>
<< Non preoccuparti andiamo subito in ospedale! Rose… Rose!>>
<< E’ troppo presto! Edward è troppo presto…>>, dissi in lacrime.
<< Come è possibile non ho avuto alcun segnale… Edward  perché.>>
<< Amore andrà tutto bene, te lo assicuro, starò sempre accanto a te e vedrai che tra qualche ora avremo il nostro bimbo fra le braccia, avremo il nostro Jacob, non temere.>>
 
 
Ehi piaciuto? Lo spero... sono così in apprensione. 
Aspetto che mi diciate qualcosa.
Sbirciare nel futuro di Edward e Bella era un desiderio così forte così impellente, sapere che lei era felice con lui e che lui stesse finalmente bene era una necessità. Che fosse diventata madre poi dopo averlo tanto desiderato doveva essere una logica conseguenza, che lo fosse ancora era possibile.
Adesso rimane solo di attendere fino al 14 febbraio per vedere terminare una grande storia d’amore…
Voglio consigliarvi due storie molto interessanti originali, scritte molto bene
INSIDE OUT di flom che a mio giudizio è la più brava autrice di questo fandom, scrive in maniera unica, originale, divertente, coinvolgente ed ricca, piena di sfaccettature,  con strutture sintattiche molto raffinate, uno stile inimitabile… suo, grande. L’adoro.
 
…RENOIR… di acalicad una storia fresca, forse ancora un po’ acerba, ma diversa dalla maggior parte delle storie scritte da giovani autrici. Mi ha attirato molto per come ha svolto fin qua la vicenda, sia pure con dei margini di miglioramento (ma chi in questo fandom non dovrebbe essere pronta e disposta a migliorarsi).
Grazie ancora a tutte voi sono senza parole….

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Capitolo 48
*** Due vite in una ***







Buon lunedì amiche mie… eccomi qui finalmente!

Scusatemi ancora per aver mancato il nostro appuntamento di San Valentino e grazie di essermi state accanto con i vostri messaggi, che mi permetterò di conservare dopo che modificherò il capitolo, per ricordarmi di quei momenti, in quella giornata convulsa e piena di apprensione.  
Ancora in questi giorni faccio i conti con gli strascichi comprensibili di un brutto incidente.
Dopo il pronto soccorso, c’è stato il medico sportivo, l’ortopedico, l’otorino e più tardi chiuderemo con il dentista, poi spero potrò buttarmi questa brutta esperienza alle spalle e considerato le condizioni della mia auto, devo ritenermi fortunata di poter raccontare questa storia invece, di piangerne terribili conseguenze.
Penso che siamo stati molto fortunati.
Archiviata la brutta avventura avuto dai miei maschi, (li adoro, si mostrano coraggiosi, ma vogliono le coccole), mi dedico finalmente all’ultimo atto della mia storia.
Mi auguro di trasmettervi il carico di emozioni che mi hanno scosso nello scrivere questo capitolo (che non definisco epilogo), che è il compimento di un percorso, l’evoluzione di una sfera interiore, la conclusione di una prima tappa della una vita.
Questo spero vi comunichi “Due vite in una”, almeno questo era la mia intenzione, spero di esserci riuscita .
Vi chiedo solo un’ultima cosa, quando avrete finito di leggere il capitolo, dedicatemi ancora qualche minuto del vostro tempo, leggete il mio commento (so che spesso non lo si fa) e poi vorrei che più persone possibili mi lasciassero anche solo un messaggio privato non necessariamente quindi una recensione, per dirmi cosa è rimasto in loro, adoro conservare emozioni scritte, dentro nel mio animo mi arricchiscono più di cento storie, aspetti positivi e negativi delle vicende narrate, considerazioni insomma qualcosa che mi permetta capire qualcosa di più di ciò che ho suscitato.
Grazie ancora….partiamo e speriamo vada bene.

Tratto dal quarantesettesimo capitolo:

<< Capo che ne dici, sono stata brava?>>.
<< Sei stata Swan, semplicemente Swan! L’università una cosa da niente per una tosta come te. Sono impaziente, invece, di vedere l’erede Cullen.>>
<< Dai anche tu con questa storia dell’erede, mio padre ha esternato la sua soddisfazione per poter dire di avere un nipote.>>
<< Ma non è vero!>>, sbottò lui avvicinandosi.
<< Papà stavo scherzando, voi uomini siete così senti sibili a queste provocazioni.>>
<< Scusate se mi faccio un po’ i fatti vostri ma avete deciso il nome per il piccolo?>>
<< Non ancora.>>, dissi.
<< Bella.>>, disse Edward, << io… io avrei una proposta per un nome che sarebbe perfetto.
Jacob… Jacob Swan Cullen.>>
Lo guardai con stupore:
<< Edward! Ma…>>
Mi mise la mano sulla pancia e disse sorridendo:
<< Non è un nome bellissimo piccolo Cullen?>
Mia madre si era avvicinata, una mano sulla bocca, piangeva, Edward allungò la mano e la fece sedere accanto a lui.
<< Oh no Renèe ti prego non piangere… ti fa piacere vero?>>
<< Ma sì certo!>>, disse mia madre. << Sono felice che tu abbia pensato al nome di mio figlio!>>.
<< In questo modo lo sentiremo sempre tra di noi, continuerà a vegliarci.>>, disse ancora lui. << Poi Jacob è il nome di un uomo forte, così come sarà mio figlio, così come lo è sua madre.>>
Edward le passò la mano sul viso di mia madre, lei lo attirò verso di sé e si abbracciarono.
<< Allora Bella cosa ne pensi?>>
<< Edward tesoro io… io non so cosa dire!>>.
<< Dimmi solo se sei felice di questa mia scelta, perché non potrei sopportare di vederti malinconica mentre chiami tuo figlio, lo capisci vero!>>
<< Hai avuto un pensiero veramente stupendo, certo che sono felice, mi piace Jacob Cullen.>>
<< Vorrai dire Jacob Swan Cullen!>>.
Edward si chinò sulla mia pancia e gli depose un bacio.
Ebbi un fremito, gli infilai le dita tra i capelli, lui mi guardò sorridendo e riprese a massaggiarmi le caviglie.
Mio padre, cinse mia madre, lei poggiò la testa sulla sua spalla e mano nella mano andarono in guardino.
Ogni tanto mio figlio si faceva sentire, scalciava e allungava forse un braccino, Sam aveva appoggiato la mano sulla mia pancia, mi carezzava.
Non avevo mai visto il mio amico così silenzioso e serio.
<< Sam parlami?>>.
<< Sono totalmente affascinato da tutto ciò che riesci a fare, sembra che la tua vita sia un continuo banco di prova. Il destino ti mette davanti sempre nuovi ostacoli, ma tu non ti scoraggi li superi e guardi avanti, riuscendo sempre nell’intento di rendere il mondo intorno a te migliore.
Adesso quando Renèe guarderà suo nipote e penserà a suo figlio sarà felice e Charlie poi sentirà Jacob ancor di più dentro alla sua vita, tuo marito è vero è stato graziato dal destino, aiutato da Dio, ma è un uomo appagato, pieno di vitalità e buoni propositi grazie alla tua presenza accanto a lui, la famiglia Cullen è tornata ad essere una famiglia niente sembra possa sfuggirti.
Piccola Swan rappresenti tutto ciò che di sorprendente e positivo possa esistere. Sei una donna veramente super e sono averti nella mia vita. Ti voglio bene.>>
 

Capitolo 48

Due vite in una

 
BELLA
 
Il tragitto mi sembrava non finisse mai, più desideravo arrivare in ospedale e parlare con la mia ginecologa, più mi sembrava il tempo scorresse lento.
A ogni contrazione mi flettevo in avanti per il dolore, sentivo subito la mano di Edward sulla schiena ad alleviare la fitta, la sua voce mormorarmi di star tranquilla, cercare di non opporre resistenza e concentrarmi su altro.
Ero totalmente in confusione, piangevo ma soprattutto ogni passaggio utile di quei dannati corsi di training autogeno, si era dissolto nella mia mente, non appena avevo visto il lago del liquido amniotico ai miei piedi.
Io ero in confusione e lui era perfetto, mi ripeteva con tono calmo ciò che dovevo fare, mi massaggiava, mi reggeva per le spalle.
Stavo sforzandomi di ritrovare un po’ di lucidità. Stavo deludendo me stessa e lui.
Il mio cellulare trillò, Edward rispose:
<< Ciao Renèe si stiamo arrivando al Cedars, sta tranquilla, sì in reparto ci sarà già la dottoressa Mills, mio padre l’ha avvertita, ci vediamo lì al più presto.>>
Ancora una contrazione, questa molto più forte gemetti, ma avrei voluto tanto gridare:
 
 
<< Edward… aiutami, sento dolore giù fino alle cosce!>>.
<< Respira amore mio, respira. James fa presto!>>.
Un’altra… un’altra ancora, ormai arrivavano molto ravvicinate tra loro e non riuscivo più a trattenere i lamenti per i forti dolori.
Quando rialzando la testa dopo l’ennesima, vidi l’insegna luminosa del pronto soccorso del Cedars, buttai fuori un sospiro di sollievo.
Un’infermiera ci attendeva con una sedia a rotelle, Edward mi aiutò a scendere dall’auto e sedermi, restavo aggrappata al suo braccio, nel panico.
Ero appena entrata nell’ottavo mese, il mio bimbo sarebbe stato pre-termine, non avevo idea quali conseguenze potesse avere e non riuscivo a frenare le lacrime, non ero preparata a questo, non riuscivo a razionalizzare.
Stava succedendo ancora, altre difficoltà complicavano le nostre vite.
<< Bella amore ti prego smetti di piangere, non posso vederti così disperata, non c’è motivo, la Mills al telefono quando le ho raccontato ciò che stava succedendo, non mi è sembrata preoccupata.>>
Arrivammo in reparto, entrammo direttamente in sala travaglio, un’infermiera mi aiutò a togliere i vestiti e mettere un camice.
Subito misero flebo e monitoraggio, sentivo il battito del cuore del mio bimbo galoppare.
Tornai nel panico e ripresi a piangere.
Edward mi asciugò gli occhi, non mi disse nulla, prese la mia mano e se la portò sulle labbra, baciandola.
Era dispiaciuto, glielo leggevo in viso, non riuscirmi a consolare, rassicurare, lo addolorava. Stavo tormentando il mio amore, lo stavo facendo preoccupare senza un motivo fondato.
Bella diavolo smettila! Subito!
M’imposi di smettere di piangere, lo feci avvicinare e gli chiesi un bacio, si accostò, sulle sue labbra tremanti, ci lessi tutta la tensione che stava vivendo anche lui.
La dottoressa Mills entrò, indossò i guanti e si sedette dinanzi a me:
<< Bella intanto tranquillizzati, chiaramente sei in travaglio ma la tua gestazione è arrivata alla trentaquattresima settimana, il bimbo è quindi già formato, non corre nessun pericolo, l’unico aspetto problematico è che non si trova in posizione, quindi dovremo farti un cesareo.
Adesso ti prepareremo, faremo un’anestesia spinale e prima che tu possa accorgertene lo avrai in braccio.
Edward metti quel camice e siediti qui accanto a lei, ti vedo provato, ce l’ha fai? Vuoi che ti faccia portare qualcosa?>>
Fece segno di no, era troppo emozionato per parlare, gli porsi la mano che strinse tra le sue, vi depositò su un bacio e si sedette vicino al lettino.
L’anestesista mi aiutò a sollevarmi e girarmi, Edward si spostò dinanzi a me, mi scoprirono la schiena, poco dopo sentì l’ago della pre-anestesia entrare, mi aggrappai al braccio di mio marito, lui mi carezzò.
Sentivo arrivare ancora a intervalli regolari le contrazioni, non mi sembrava l’ora che l’anestetico agisse, per poter iniziare e rendere tutto più rapido possibile.
Dopo fu la volta dell’altro ago, sentivo una fortissima pressione contro la schiena e delle scariche nelle gambe, chiusi gli occhi e cominciai a respirare piano:
<< Amore mio sta passando.>>, mi disse lui all’orecchio, << ti ricordi la frase che dicevi per farmi affrontare i momenti difficili “ A me gli occhi”, non sarò bravo come te, ma posso provarci.>>.
Mi fissai su quel viso meraviglioso, lui si avvicinò e poggiai poi la fronte sulle sue labbra, rilassai le spalle e respirai profondamente, un paio di volte, poi riaprii le palpebre.
Ero dentro nel mare verde dei suoi occhi, limpidi e calmi, quegli occhi che mi avevano attratto, che mi avevano trascinato nel suo mondo già dal primo istante in cui si erano posati su di me e che ancora una volta mi parlavano, mi avvolgevano, mi schiudevano il suo animo, un animo nobile e forte.
Sospirai, l’infermiera mi fece distendere sul fianco, Edward si risedette accanto al letto.
<< Bella.>> disse la dottoressa Mills,<< dobbiamo attendere circa un quarto d’ora, che l’anestetico sia attivo, comunque stai tranquilla, il bimbo è monitorato e tutto va più che bene.>>
<< Grazie dottoressa.>>
Si allontanò ed io tornai nel mio mondo a due. Lui sorrideva, sembrava sereno, io invece tremavo, mi disse:
<< Parliamo un po’ così vediamo se smetti di far scuotere il letto? Vorrei raccontarti ciò che faremo nella nostra vita.>>
<< Ti sei dato alle premonizioni?>>.
<< Proprio così. Sono diventato veggente, zitta ed ascolta. >>, rise e poggiò la mano sul mio fianco quasi a fermare i miei tremori. << Tra qualche ora inizierà un’avventura nuova, dove i nostri eroi avranno tra le braccia il neonato più bello e più sano che questo ospedale ricordi, quindi se ne torneranno in fretta a casa e li troveranno una bimba rossiccia, orgoglio di papà, a cui forse una zia iperefficiente avrà già regalato un gatto….
<< Cosa un gatto? Da dove viene questa idea?>>
<< Diciamo che in questi ultimi giorni se stata molto impegnata e quindi ti è sfuggito un piccolo particolare, Renesmee non ha fatto altro che miagolare e dire “Gatto… gatto”. Temo che quest’idea gliel’abbia messa in testa Eddy, che spera di avere una complice per convincere Alice a prenderne uno anche per lui. Allora se conosco almeno un po’ mia sorella, domattina la porterà al gattile di Santa Monica e prenderà un piccolo trovatello, neonato anche lui e dirà a lei che è il regalo portato dal suo fratellino Jacob. >>
<< Bene allora io allatterò Jacob e tu il trovatello.>>
<< Mi sembra una divisione dei compiti molto equa, affare fatto.
Continuiamo con i programmi, saremo impegnati a trecentosettanta gradi per far crescere due splendide creature, frutto di un amore senza fine, nella maniera più aperta, intelligente ed evoluta possibile e… un gatto.>>, sorrise.<< Poi quest’estate faremo un lungo viaggio, noi quattro, destinazione? … Ehm ancora non so bene dove, dipenderà molto da Jacob, ma tanto l’unica cosa importante è stare insieme e rilassarci, riposarci e divertirci.
Swan quest’anno è stato impegnativo, ho faticato un bel po’ a prendermi cura di voi.>>
<< Ah conta solo quest’anno e tutti gli anni in cui io mi sono presa cura di te, non contano?>>.
<< Oh amore certo che contano, ma hai notato che premio che hai ottenuto.>> e si indicò ridendo.
<< Il mio premio più grande.>>, gli presi il mento e lo baciai.
<< Non farmi deconcentrare, ho ancora tanto da dirti.>>, sorrise. << Dopo dovremo sviluppare un po’ meglio le nostre situazioni lavorative. A dir il vero volevo farti una sorpresa, non appena fossimo tornati a casa, ma credo che saperlo ti tirerà un po’ su.>>
<< Dopo la notizia del gatto cosa può rendermi ancora più felice?>>
<< Non appena ne avrai voglia o ti sentirai pronta ti aspettano per un colloquio presso una casa editrice, stanno ampliando l’organico hanno bisogno di diverse figure professionali e cara Swan troveranno che calzi a pennello ad una persona come te che dormirebbe sui libri.>>
<< Eh! Mi hai fissato un colloquio di lavoro?>>.
<< Non io… tuo suocero.>>
<< Come Carlisle?>>
<< La casa editrice si chiama “Parole volanti”, il suo direttore ha avuto bisogno delle cure di mio padre e una parola tira l’altra e ...>>
<< E mentre lo visitava ha avuto il tempo di dirgli che sua nuora venticinquenne, neo-laureata, sposata e incinta all’ottavo mese con già una figlia, è la persona adatta per ricoprire chissà quale ruolo dentro una casa editrice?>>.
<< Ma certo che sì… mio padre ha detto “Bella ne sarà felice!”>>.
<< Io dovrò pensare ai bambini.>>
<< Noi dovremo pensare ai bambini. Ci divideremmo i compiti, non voglio che ti releghi a casa, vorrei, invece, che provassi a metterti in gioco in qualcosa che so potrebbe piacerti e darti molte soddisfazioni.
Hai fatto troppi sacrifici per arrivare a questo traguardo, per non sfruttare subito qualsiasi possibilità si presenti davanti.
Il lavoro all’associazione rende i miei orari flessibili, ci organizzeremo, dimmi che ci penserai?>>
<< Pensarci? Oh certo volendo potrei valutare adesso tra una contrazione e l’altra. E’ il momento adatto?>>.
<< Dai Bella non dico adesso!>>.
Mi misi a ridere.
<< Ti stai prendendo gioco di me?>>, aggiunse mettendo il suo adorabile broncio.
<< Noo…>>, ridevo ancora.
Lo attirai verso di me, le mie labbra si posarono lievi sulle sue e sussurrai:
<< Grazie amore mio, grazie anche di questo.>>
La Mills si riavvicinò al letto:
<< Bella.>>
<< Siamo pronti?>>
<< Sì cara, possiamo andare in sala operatoria.>>
 
 
 
 EDWARD
Non appena sentii quella parola, il cuore prese a battermi così forte, da opprimermi. Sala operatoria.
Mi piombò addosso una paura irrazionale, rifiutavo anche solo l’idea che Bella dovesse subire un intervento, sia pure routinario e soprattutto per un bellissimo evento.
<< Edward so che hai chiesto di assistere ma se adesso non te la senti più non preoccuparti.>>
<< No!>>, involontariamente avevo alzato il tono. << A meno che Bella non mi voglia.>>
<< Scherzi amore. Non potrei separami da te neanche un momento, devi prendere il bimbo in braccio, così come hai fatto per Renesmee.>>
<< Allora vieni, un’infermiera ti darà camice e calzari sterili, ti aiuterà a prepararti.>>
 
<< Edward, prendi quello sgabello.>>, disse la Mills, << mettiti pure di spalle, accanto a lei, perdetevi pure uno negli occhi dell’altra, vedrete che l’intervento sarà breve e tutto andrà bene.>>
Avevo ascoltato il consiglio della dottoressa, spalle ai medici e sguardo sul suo viso.
Le avevo preso delicatamente la mano in cui era infilato l’ago della flebo, cercando di dissimulare più possibile l’apprensione di vederla in quella situazione.
Dovevo avere, però, un’espressione veramente spaurita e lei sensibile come sempre mi carezzava e mi chiedeva di baciarla. Abbozzavo un sorriso ma non dovevo essere molto convincente.
Non era sensato ciò che provavo, lo stomaco attanagliato dall’ansia e dal dispiacere, sensazioni che per la nascita di Renesmee, chiaramente non avevo sentito.
Rifuggivo solo all’idea che lei potesse provare dolore, come se la mia perfetta, incrollabile Bella non potesse né dovesse mai provare nulla di spiacevole.
Era un ragionamento delirante e stupido che mi stava rovinandomi un momento indimenticabile della mia vita con lei, la nascita di mio figlio.
Chiusi gli occhi e sussurrai a me stesso:
<< Smettila subito!>>.
<< Cosa Edward?>>.
<< Scusami stavo facendo pensieri idioti, mentre dovrei solo godermi questo momento, perché è fantastico essere qui accanto a te e poterti vedere adesso così serena.>>
<< Ben detto. Torna qui vicino e raccontami cos’altro stai tramando alle mie spalle.>>
<< Tramando? Io non sto tramando nulla.>>
<< Sai di essere un pessimo bugiardo. Se nascondi qualcosa e sei costretto a parlarne e come se un’ombra passasse per i tuoi occhi, perdono un po’ della loro luce.>>
<< Cos’è questa storia di leggermi le bugie negli occhi.>>
<< Oh sì che posso, non puoi avere segreti con me Edward Cullen.>>
<< Stavo preparando una grande sorpresa per quando fosse nato Jacob, ma visto che il ragazzo arriverà con un po’ di anticipo, dovrò fare i salti mortali per riuscire a metterla in pratica e dovrò cercare uno stuolo di complici per riuscirci, ma tanto quelli non mancano mai.
Visto da quanto ci sto lavorando da un pò, non puoi rovinarmi tutto, quindi fa la brava e parliamo d’altro.>>
<< Sai che quando mi guardo in questo modo non posso negarti nulla.>>, rispose ridendo.<< Raccontami allora i nuovi risvolti del tuo lavoro.>>
<< Come fai a saperlo ne parlavo solo due giorni fa con mio padre.>>
<< Dovresti sapere che riuscire a studiare in casa nostra, significa riuscire a concentrarsi nonostante tutto ciò che accade intorno e non escludersi completamente, quindi rispondere a Renesmee e alle telefonate continue di Renèe, lasciarsi coinvolgere dalle incursioni di Alice ed Eddy e chiaramente stare attenta a tutto quello che riguarda te Edward, così come faccio da cinque anni.>>
Abbassai lo sguardo sorridendo. Ripercorsi ancora un altro aspetto degli anni appena trascorsi.
A sei mesi dal nostro matrimonio, era settembre, alla ripresa dell’anno accademico, decisi di abbandonare gli studi.
Poteva sembrare incredibile, ma avevo totalmente perso interesse alla laurea, senza alcun rimpianto.
Il mio tempo era totalmente assorbito da Bella, dalla nostra vita coniugale e da tutto ciò che la mia indipendenza, così faticosamente conquistata, mi permetteva di fare.
Libri, lezioni e laboratori mi sembrano solo tempo sprecato, adoravo restare accanto a mia moglie, vederla studiare, girare per la nostra casa, cucinare per me e starmi vicino sempre amorevole e premurosa.
Adesso avevo anche bisogno di tempo per me, per conoscermi meglio. Vivevo in questa nuova e stupenda realtà,  ma totalmente sconosciuta.
Muovermi da solo, andare in giro in qualunque momento ne avessi voglia, incontrarmi con i miei amici per una birra al pub, passare del tempo con Edward junior, guidare e portare Bella dovunque volesse andare, erano momenti irripetibili, niente poteva distogliermi da tutto ciò.
Durante le vacanze di Natale poi Lys mi aveva fatto una proposta interessante, lavorare per la sede californiana di un’associazione molto nota negli Stati Uniti, appoggiata a una fondazione internazionale che si occupava di ricerca e di cura delle malattie immunodegenerative e di assistenza alle famiglie dei malati.
Trevor sosteneva che la mia esperienza poteva dare un grande contributo sia per i malati, sia per le famiglie, dal punto di vista organizzativo, ma anche da quello psicologico e anche nell’approccio al malato da parte degli operatori. Credeva, inoltre, che mantenere vivo il ricordo di quello che avevo vissuto e superato, avrebbe avuto effetti positivi sulla mia capacità di mantenere sotto controllo la malattia.
Io e Bella avevamo passato molto tempo a parlare delle implicazioni di questa scelta, l’avevamo analizzate a fondo.
La sua paura era che il ricordo potesse farmi star male, la mia invece di non sentirmi all’altezza dell’impegno, come sempre lei era preoccupata per me ed io non mi ritenevo adeguato al compito.
Ne parlai anche con mio padre e mio fratello. Dapprima anche loro si erano dimostrati perplessi, ma dopo aver discusso e valutato i pro e i contro, pensai di accettare un mese di prova e solo dopo prendere una decisione definitiva.






Alla fine di gennaio scoprimmo Bella era incinta, ma lei mi invitò a continuare, in fondo ero in part-time, diceva che sarebbe sopravvissuta a mezza giornata di separazione da me, impegnando il suo tempo a preparare il suo esame finale.
Dopo solo una settimana dovetti dare ragione in pieno al mio terribile neurochirurgo.
Era una situazione così stimolante e diversa da quella che pensavo sarebbe stata.
Mi ero sentito subito coinvolto e avevo ricevuto immediate gratificazioni da questo lavoro.
I primi tempi mi occupai di organizzare il soggiorno dei familiari dei malati che provenivano da altre città e parlare delle difficoltà incontrate durante la malattia dei propri cari, ma ben presto, dopo aver fatto dei corsi di formazione interni all’associazione, avevo chiesto di entrare direttamente in contatto con i malati.
Relazionarmi con uomini e donne, giovani, adulti, anche bambini che soffrivano di miastenia o di altre malattie immunodegenerative erano esperienze forti e profonde, ma non dolorose. Era un continuo confronto con il mio passato che mi permetteva però uno sguardo più fiducioso al mio futuro.
Sapevo bene di essere stato un privilegiato, più volte sull’orlo dell’abisso, non ero caduto mi ero stato salvato, ma ciò che avevo vissuto volevo servisse per risparmiare a questi malati una parte della sofferenza che io avevo subito.
Questo era diventato lo scopo fondamentale della mia presenza e della mia azione.
 
<< Ehi ci sei… Edward?>>
<< Oh sì Bella scusami mi sono perso un attimo.>>
<< Allora parlami del lavoro?>>.
<< Mi hanno chiesto di coordinare tutti i progetti di assistenza dei malati in ingresso presso il reparto malattie autoimmuni appena inaugurato al Cedars.>>
<< Wow, stiamo facendo una rapida carriera.>>
<< Il direttore del reparto, il dottor Stevenson è davvero un luminare e si è circondato di medici giovani, altamente qualificati, spero che la nostra collaborazione sia utile a rendere più semplice ogni passaggio ai malati.>>
<< Stai facendo davvero un eccellente lavoro Edward, sei centrato ed efficiente, riesci a dare una spinta notevole ad ogni progetto in cui ti impegni.
Adesso vedo l’entusiasmo nei tuoi occhi, quella luce è davvero brillante.>>, mi disse sorridendo accarezzandomi la fronte.
<< Questa tua lettura dei miei occhi mi piace signora Cullen, potrei smettere di parlarti e lasciare che tu mi dica sempre a cosa penso solo guardandomi, è così intimo e romantico.>>
<< E’ la chiave della nostra storia Edward, essere sempre in totale sintonia.
Riusciremo ad avere sempre un canale privilegiato amore, quello che ci permetterà di sentire sempre ogni emozione dell’altro, le inquietudini, le preoccupazioni, le necessità e le gioie, l’amore… sì Edward l’amore che proviamo.
Questo filo non potrà mai spezzarsi, è nato nel momento in cui la nostra relazione ha preso forma e sarà sempre la particolarità unica e introvabile del nostro rapporto.>>
Non una parola in più in quel momento era necessaria, mi avvicinai a lei, la baciai e le sussurrai sulle labbra semplicemente:
<< Ti amo.>>
 
<< Desolata di interrompervi.>>
La voce della dottoressa Mills.
<< Ci siamo.>>
Un’infermiera portò accanto a noi un’incubatrice, Bella mormorò spaventata:
<< Dottoressa…no!>>
<< E’ per precauzione, non devi preoccuparti, terremo il bimbo lì per qualche ora, è solo per rendergli tutto più semplice… devi pensare solo a lui, hai fiducia in me?>>.
Io deglutii, lei cercò il mio sguardo:
<< Amore mio sta serena, Jacob starà benissimo.>> le diedi un bacio in fronte.
Si volse verso la dottoressa e fece un segno di assenso con la testa, asciugandosi le lacrime che le erano sfuggite.
Mi alzai, fissai il taglio sul ventre, rabbrividii, respirai e mi avvicinai, vidi i piedini del bimbo, la dottoressa li prese e delicatamente lo accompagno con un movimento netto per farlo uscire.
Aprii la bocca per lo stupore, ma non riuscii a proferire una parola.
Lui fece due mugolii, poi stese le braccine, quel silenzio divenne subito oppressivo, l’infermiera gli passò sul viso un panno per ripulirlo appena dal sangue, il bimbo a quel punto si mise a piangere, lo mise tra le braccia, mi avvicinai a Bella, che aveva gli occhi di nuovo pieni di lacrime, poggiai il visino su quello di mia moglie, lei lo baciò:
<< Ciao Jacob!>>, disse, << ciao mio piccolo ometto!>>
<< Bella guarda è uno Swan in tutto e per tutto, che lineamenti decisi, amore mio è bellissimo ma soprattutto sta bene, tranquilla, amore stava veramente bene.>>
Poggiò ancora un bacio lieve sulla testa del bimbo e poi baciò me, aveva allungato la mano, voleva che la prendessi, volsi lo sguardo verso la puericultrice che prese Jacob e si spostò vicino a noi, dove su un piano vi era una vashetta piena d’acqua.
Diedi la mano a Bella e mi sedetti, seguivamo ogni gesto che lei faceva.
Lo lavarono e asciugarono, gli misero il pannolino, un body e una cuffietta, quindi lo mise dentro l’incubatrice.
Bella disse:
<< Sta bene vero?>>
<< Si signora, sta benissimo, entro stasera potremo spostarlo nella culletta termica e l’avrà accanto a lei.>>
Nel frattempo la dottoressa stava terminando l’intervento, l’ansia mi prese ancora una volta, Bella mi fece segno di avvicinarmi, appoggiai la testa sul lettino:
<< Cullen ti prego fammi uno dei tuoi sorrisi, quelli irresistibili, quelli che mi conquistano e che annebbiano ogni mia capacità, ne ho bisogno, perché ho il petto stretto in una morsa, vorrei scoppiare a piangere e non devo… dimmi che andrà tutto bene.>>
Ubbidii facendomi grande forza, la baciai e dissi:
<< Andrà tutto bene, non temere, adesso sta serena e lascia che la dottoressa Mills finisca il suo lavoro.>>
 
BELLA
 
Non riuscii a staccarmi da Edward neanche in sala risveglio.
Anche se ero combattuta, da un lato avrei voluto che lui andasse da Jacob, controllare che stesse bene, fargli sentire il calore e l’affetto di suo padre, dentro quell’ambiente sì ristretto, ma per me troppo asettico e freddo, ma per la prima volta, da quando conoscevo Edward, sentivo prepotente la necessità egoista di averlo accanto, avevo bisogno che scacciasse ogni mia paura, con uno sguardo, con la sua voce sospirata e dolce, il suo sorriso.
Tornai in camera distrutta, avevo vomitato e mi era scoppiato un terribile mal di testa, Edward insisteva affinchè mi addormentassi, ma io volevo solo vedere mio figlio, non m’importava altro. I miei genitori e i miei suoceri fecero una breve visita, quindi pregai Edward di portarmi da Jacob.
Arrivai nella sala dei prematuri, ci indicarono l’incubatrice, un’infermiera stava controllando la cartella.
 
 
Mi avvicinai piano, quasi avessi paura, Edward si sporse, lo guardammo, fece uno sbadiglio e riprese a dormire beatamente, mettemmo entrambi una mano dentro l’incubatrice e lo accarezzammo, si mosse appena. Ripresi a piangere, alzai gli occhi e anche lui piangeva.
Accanto a noi arrivò la dottoressa Newhill, la pediatra:
<< Sta benissimo, stasera lo porteremo in camera, con una culletta termica e potrà tenerlo vicino.
Avete fatto bene a venire, carezzatelo passate un po’ tempo con lui ma poi signora Cullen deve tornare a letto, è ancora un po’ pallida, ha bisogno di riposo.>>
Rimanemmo toccargli le manine e i piedini, coccolarlo dolcemente.
Via via che gli effetti dell’anestesia stavano svanendo, i punti cominciavano a dolermi, la testa mi scoppiava e la nausea era ancora molto forte, ma soprattutto ero emotivamente a pezzi, Guardai Edward, carezzammo ancora una volta il bimbo, lui aprì gli occhietti, sbattè le palpebre e dopo un sospiro, riprese a dormire.
Mio marito si chinò su di me, mi diede un bacio in fronte e spinse la sedia verso la porta.
 
Non ci eravamo neanche accorti di come il tempo fosse passato in fretta, era mezzogiorno, orario di visite, feci in tempo ad arrivare in camera e mi misi a letto, lui mi disse:
<< Lo sai che sono tutti qua fuori, ma se non ti senti di vedere nessuno, capiranno e torneranno stasera.>>
<< No, sono stati qui per tutto il tempo ad aspettare, sono stati in pena per noi, li voglio ringraziare.>>
Entrarono poco alla volta tutti quanti, cercai di abbozzare il migliore dei miei sorrisi,  mia mamma e mio papà si avvicinarono al letto e mi baciarono.
La mia famiglia allargata era tutta lì, che mi faceva forza con gli sguardi, senza pronunciare una sillaba:
<< Mi dispiace…>>, dissi con voce bassa, << ma il mio piccolo ancora non può presentarsi alla sua famiglia al completo. Ha bisogno di qualche ora per farsi ancora più bello.>>
Sorrisero.
<< Mamma è uno Swan, forte e tenace.>>
<< Non avevo alcun dubbio>>
<< Tesoro.>> disse Alice prendendomi la mano, << di qualsiasi cosa tu abbia bisogno noi siamo qui.>>
<< Lo so e vi ringrazio, ma l’unica cosa di cui ho bisogno è avere mio figlio qui accanto.>>
<< Vedrai che queste ore passeranno presto.>>
<< Bella. >>, Esme si avvicinò al letto, << abbiamo una piccola sorpresa per te, spero ti strapperà un sorriso.>>
Si aprì la porta e tra le braccia di Carlisle, vidi Renesmee:
<< Amore mio!>> esclamai, tendendole le braccia.
<< Mammina!>> la sua voce argentina, mi scaldò l’anima.
Mio suocero l’appoggiò sul letto, lei mi cinse con le sue braccine.
<< Mamma… Jaco… Jaco...>>
<< Lo ripete da stamattina.>>
Alzai gli occhi, incrociai quelli cerulei di Rosalie.
<< Grazie Rose.>>, lei mi baciò la fronte.
<< È di che, io e la mia nipotina ci siamo divertiti un mondo, ma adesso voleva la mamma, la sua mamma e Jaco… e il dottor Cullen ha fatto valere la sua autorità in quest’ospedale ed è riuscito ad intrufolare questa bimba impaziente.>>
<< Mamma! Mamma!>>, ripeteva Renesmee senza sosta, mentre mi carezzava il viso con entrambe le mani.
<< Grazie Carlisle.>>
<< Adesso però tu dovresti riposare.>> disse lui.
<< No ancora un attimo!>>, mi uscì una voce affranta. << Ho bisogno ancora un attimo di tutti voi e di lei.>>
Allungai la mano verso mio marito che si sedette sul letto, cingendomi le spalle, mi appoggiai a lui, Renesmee, si appoggiò sul mio petto, le mani sul mio viso, faceva sempre così quando voleva essere cullata, l’avvolsi tra le mie braccia e cominciai a dondolarmi lentamente, dopo qualche minuto la mia bimba aveva chiuso gli occhi e si era assopita, Edward la baciò:
<< Bisogno di mamma?>>.
Feci segno di sì, riappoggiai la testa sulla sua spalla e aggiunsi:
<< Ed io bisogno di Renesmee, come farò tre giorni senza lei?>>.
<< Avrai Jaco a cui pensare.>>, rispose, << e continueremo a infrangere il regolamento di questo ospedale, come facciamo ormai da anni, introducendo furtivamente una volta al giorno questo tesoro nella tua stanza.>>
<< Ok Cullen affare fatto.>>
Poco dopo sfilarono tutti dinanzi a me, mi baciarono e uscirono dalla stanza, Rosalie per ultima, dopo avermi abbracciato, prese Renesmee lentamente, la bimba mi strinse ancora le gote con le sue manine e poi assonnata si fece portar via mansueta.
Mia madre si avvicinò al letto, lessi la sua espressione, mio marito mi fece un cenno e uscì dalla stanza, con gli altri, la feci sedere accanto a me, le diedi le mani e dissi:
<< Sto bene davvero mamma, è passato, non ho più paura, però lo voglio tra le braccia, voglio poterlo accarezzare, fargli sentire il mio calore e lo voglio allattare. E’ come se mi mancasse una parte di me. Puoi capirmi mamma?>>.
Lei abbassò la testa.
<< La parte più importante di te amore mio.
Ricordo come fossi ieri quando ho stretto Jacob tra le braccia, mi sono sentita talmente madre… non fraintendermi Bella il primo figlio da sempre una sensazione molto forte, credo che l’avrai provata anche tu con Renesmee.
Lui invece di piangere, non faceva altro che aprire e chiudere gli occhi e muovere continuamente le braccia, era vispo e sempre sveglio, dava una tale soddisfazione, anche solo a guardarlo.>>, sorrise.
<< Mentre io e Edward lo carezzavamo dentro l’incubatrice ogni tanto apriva le palpebre, sembrava sentisse la nostra presenza, mamma non sembra fragile, tutt’altro, è vitale .>>
<< Non avevo dubbi, è tuo figlio e di quel combattente di tuo marito, non poteva essere altro che un bimbo tosto.>>, mi passò le dita sotto gli occhi, << Adesso manda via queste brutte occhiaie, con un buon sonno, devi farti trovare in forma dall’altro uomo della tua vita, che monopolizzerà tutto il tuo tempo.
Il mio bel genero passerà in terzo piano adesso? No, piuttosto ti triplicherai ma non credo proprio che toglierai tempo e attenzioni a tuo marito. Ciao amore a domani.>>
Carlisle rientrò in camera e si avvicinò a letto:
<< Vieni Renèe andiamo a conoscere nostro nipote.>>
<< Davvero!>>, disse lei, sgranando gli occhi come una bimba.
<< Dovremo accontentarci di vederlo attraverso un vetro però.>>, disse ancora lui.
<< Va benissimo, ciao Bella a domani.>>, mi diede un bacio in fronte.
Guardai verso la porta, Edward era appoggiato allo stipite, braccia incrociate sul petto, il suo sorriso stampato e gli occhi allegri. Mia madre lo baciò, gli scompigliò i capelli e chiuse la porta.
 
 
Gli feci segno con il dito di avvicinarsi, mi aiutò a mettermi comoda, si stese accanto a me e con la mano stretta alla sua, mi addormentai.
 
<< Ben svegliata amore.>>
Mi passai la mano sulla fronte, guardai fuori.
<< È buio, che ore sono?>>
<< Mezzanotte. Amore ti aiuto a spostarti.>> disse eccitato.
Mi accompagnò per le spalle. Accanto al mio letto, c’era la culletta.
<< Oh Dio Edward!>>, mi aiutò a sollevarmi, << quanto lo hanno portato? Perché non mi hai svegliato?>>.
<< La dottoressa Mills me l’ha proibito, del resto lui dormiva, era giusto che anche tu continuassi a farlo e poi è qui solo da un’ora.>>
<< Guarda Edward si sta svegliando.>>
Prese il bimbo e lo appoggiò tra le mie braccia, lui si mosse leggermente al contatto con la mia pelle e aprì gli occhi. Edward suonò il campanello per chiamare la puericultrice.
Ripresi a piangere, guardavo mio figlio e piangevo, Edward mi asciugava le lacrime, ma non mi diceva nulla.
Eravamo schiavi della stessa commozione, della stessa gioia e soddisfazione e ancora una volta ci sentivamo fortunati per aver attraversato indenni un’altra prova difficile e potevamo goderci il bello della nostra vita, rappresentato in questo momento da nostro figlio.
Una giovane donna entrò sorridendo:
<< Signora Cullen ben svegliata, si sente pronta per allattare?>>
<< Prontissima e credo che sia pronto anche lui. >>
Jacob rivolgeva la testa verso il mio petto cercando spasmodicamente, attirato dal suo istinto o dal mio odore.
La ragazza mi scoprì il seno, lo ripulì con una salviettina, mi stimolò il capezzolo e indirizzò Jacob, che si attaccò e voracemente iniziò a mangiare.
E fu come ritrovare la magia già vissuta con Renesmee. Ogni paura scacciata, il ricordo dei momenti concitati appena vissuti spariti, sostituiti dalla meravigliosa sensazione nel vedere il mio bimbo nutrirsi da me, stringersi al mio petto, aprendo ogni tanto quegli occhi piccoli e dolci… fu l’apoteosi della mia felicità.
Edward si era seduto sul letto, accanto a me, mi carezzava i capelli, lo sguardo fisso su Jacob, ogni tanto sospirava e mi baciava, aveva un’espressione così serena, mi dimostrava con quello sguardo tutto l’amore che provava, per me e per Jacob.
<< Siamo riusciti a cavarcela anche stavolta.>>, sorrisi mentre lo dicevo.
<< Avevi dubbi?>>.
<< Dopo quasi quattro anni come quelli appena trascorsi, pensavo ci fossimo immunizzati alle difficoltà.
Se devo pensare a qualcosa che non è andata bene da quando siamo sposati, direi che è stata la tua rinuncia a riprendere gli studi, a cui tenevi molto, mi è dispiaciuto.>>
<< Allora chiariamo una volta per tutte questa cosa.
Ho deciso di non riprendere a frequentare, perché dopo aver rischiato di perderti, perché se fossi rimasto in coma, mi sarei perso la mia vita con te e sarebbe stato forse peggio di morire, niente aveva più valore, se non stare accanto a te.
Io quindi non ho rinunciato a nulla, ho piuttosto scelto qualcosa di più importante e gratificante per me, ho scelto la mia donna e la mia famiglia, senza alcun rimpianto.
Ti pregherei di non parlare mai più di dispiacere quando pensi alla mia scelta, ma di gioia vissuta in questi anni. Gioia di poter attendere con te l’arrivo di Renesmee, di vederla nascere, di aiutarti nello studio e adesso di essere qui mentre guardo mio figlio tra le tue braccia che si nutre, sano e sereno e vederti così felice.
Sono appagato come mai potrei essere, altro che rinuncia.
E per concludere l’argomento, non baratterei il mio lavoro con una laurea, sono soddisfatto e felice di poter rendere, grazie alla mia esperienza di malato, più semplice il cammino ad altri.
E’ qualcosa di unico.>>
<< Il mio Edward… riesci a lasciarmi senza parole, annebbiata da quanto sei grande.
Sei il più dolce, presente e meraviglioso dei mariti, hai reso la mia vita e il mio matrimonio incredibilmente perfetto e sei un padre insuperabile. Lo ripeterei all’infinito, mai un uomo potrà dimostrarsi così coinvolto e pronto come te a svolgere questo ruolo.
Non ti nascondo che mi sento sollevata per ciò che hai detto dell’università. Avrei voluto affrontare questo discorso tante volte, ma non ne ho avuto il coraggio. Pensavo che ti avrebbe fatto soffrire parlarne e poi quando incrociavo il tuo sguardo mentre studiavo, mi chiedevo se era un bene per te starmi vicino in quei momenti.>>
<< Scusa in un tempo forse troppo lontano non si era detto di affrontare sempre qualsiasi dubbio e preoccupazione? Perché non dirmelo? Non sono più così fragile tesoro.>>
<< Certo amore mio, sono stata veramente una stupida.>>
<< Sei sempre troppo preoccupata per me, hai sempre e comunque me, nei tuoi pensieri e non posso che essertene grato.>>
Si sedette sul letto, mi passò il braccio sulla spalla, riappoggiai la testa sul suo petto e continuammo a guardare nostro figlio pacificamente mangiare.
 
 
EDWARD
 
I quattro giorni di ricovero di Bella, mi permisero di mettere a punto, in maniera rocambolesca ed incredibile, la sorpresa che avevo preparato per lei.
Monopolizzando tutti i componenti della mia famiglia, tranne Rose che doveva occuparsi di Renesmee, riuscii portare a termine un’impresa a dir poco impossibile, considerato che per non insospettire il mio amore andavo su e giù dall’ospedale, quasi in incognito, delegando alcune decisioni per questo progetto a mia madre e a mio fratello.
 
<< Ecco qui la sua carrozza principe.>>, dissi entrando, avevo in mano il porte-enfant per Jacob.
Mia moglie era in piedi, di spalle vicino la finestra, si volse piano.
 
 
Era stupenda con un abito scuro, i capelli vaporosi sulle spalle, un sorriso splendente, guardava il piccolo addormentato tra le sue braccia.
<< Wow signora Cullen sei un’apparizione!>>.
<< Sì l’apparizione di una ex donna gravida, stanca e tutta fasciata per evitare il dolore di una ferita sul pube.>>, disse ridendo.
<< Tranquilla non appena torneremo a casa, sarò a tua disposizione per farti riposare e ritemprare prima possibile, in fondo sono un esperto nelle riprese miracolose.>>, le diedi un bacio.
Mise Jacob nel porte-enfant e ci avviammo verso l’uscita.
<< Dov’è Renesmee?>>, chiese mentre saliva nel sedile posteriore dell’auto.
<< Renesmee?... Con Rose.>>
<< Certo immagino che non sia da sola, mi aspettavo che l’avresti portata con te.>>
<< Troppo complicato.>>
<< Tutti questi misteri, mi rendono un po’ nervosa.>>
<< Non c’è proprio alcun motivo per esserlo.>>
<< Ecco vedi queste tue frasi che non danno spiegazioni mi….>>
Mi voltai di scatto e le chiusi la bocca con le mie labbra, poi aggiunsi:
<< Bella lasciati andare e smettila di far domande.>>
Durante il tragitto parlammo del mio lavoro, se avessi già iniziato con il nuovo incarico, le raccontai un po’ i primi approcci, poi mi disse che avrebbe chiamato la casa editrice e avrebbe fissato un appuntamento per i primi giorni di marzo.
Non nascosi il mio compiacimento, ma lei subito aggiunse:
<< Parlerò con loro e valuterò se sia possibile conciliare un eventuale impegno con la cura dei bambini. Non voglio perdermi nulla Edward cerca di capirmi li ho desiderati talmente e niente può essere prioritario.>>
<< Sono d’accordo, ma vedrai riusciremo a venir incontro a tutte le esigenze, senza dover rinunciare a nulla.>>
<< Edward ma dove stiamo andando?>>, disse d’un tratto guardando la strada che stavamo percorrendo.
<< Devo passare un attimo da un posto.>>
Mi guardò stringendo gli occhi sospettosa, scoppiai a ridere.
Quando ci fermammo, guardò ancora più incuriosita.
<< Cosa ci facciamo qui?>>.
<< Puoi scendere un attimo, ho bisogno di parlare con Emmett.>>
<< Emmett? Qui?>>
<< Bella puoi avere un attimo di pazienza. Prendo Jacob, lo porto dentro e torno subito.>>
<< Edward sappi che per la prima volta in cinque anni ti sto odiando.>>
<< Non importa tanto tra un secondo mi amerai.>>, scesi, presi il porte-enfant con Jacob, lo fissai sulle ruote e lo portai dentro casa.
Uscii di corsa, avevo il fiato grosso, forse stavo subendo anch’io l’ansia che Bella mi trasmetteva, temendo forse una sua reazione o che tradissi le sue aspettative.
Dovevo calmarmi, sarebbe andato tutto alla grande.
 
 
L’aiutai a scendere dall’auto, le diedi un appoggio per camminare più agevolmente e raggiungemmo la terrazza.
<< Hai fiducia in me?>>.
<< Devo rispondere sì a prescindere se ne sia convinta o no?>>, rispose ridendo.
<< Simpatica! Rilassati sto per fare una cosa che desideravo da tanto tempo.>>
La presi delicatamente in braccio, dapprima s’irrigidì, la strinsi cercando di rassicurarla, mi passò il braccio al collo.
Cominciò a capire, aprì gli occhi stupita, sorrise ed io con lei.
Feci scorrere la porta a vetri e dissi:
<< Benvenuta a casa signora Cullen.>>
Si guardò intorno, riconobbe i mobili del nostro soggiorno ed esclamò:
<< Hai preso la casa di Emmett per noi! Non è possibile Edward! E’ fantastica!>>
Con altrettanta garbo la feci scendere, lei si mosse piano verso il mobile dove c’erano tutte le nostre foto in bella mostra, passò il dito sul alcune cornici.
<< Mamma… mammina!>>
Nostra bambina arrivò gridando e ridendo braccia tese verso Bella, fui rapido a prenderla in braccio, al posto di Bella, le prese il viso e la carezzò con le sue manine morbide e piccole.
<< Vieni… vieni… la stanza… mia, è mia… Bamby… Bamby!>>.
Misi giù la bimba, che le porse la mano e la trascinò in una stanza, intanto io le seguivo con Jacob in braccio, che appena sveglio si guardava intorno.
La stanza della bimba aveva tutte le pareti dipinte, vi erano disegnati alcuni personaggi di Walt Disney, mentre il tetto per metà era dipinto blu notte con tante stelle e la luna, l’altra metà invece aveva il sole e alcune nuvolette.
L’acquisto degli arredi della stanzetta era stata una delle operazioni impossibili fatte mentre Bella era ricoverata ed era grazie ad Alice che avevo scovato tutto in tempo record.
Bella si sedette sul letto, le misi tra le braccia Jacob e cominciò ad allattarlo, la bimba si sedette accanto a loro e delicatamente carezzava la manina del fratello.
<< Come mai Emmett ha messo in affitto questa casa?>>.
<< Un mese fa per caso ne parlava, diceva che era poco utilizzata, che forse suo padre era orientato a darla via, ho fatto due conti e ho deciso che poteva essere la situazione ideale per la nostra famiglia, considerato che il nostro amato cottage sarebbe diventato un po’ piccolo per quattro persone.
Credo che sarà bellissimo svegliarsi e trovarsi proprio sulla spiaggia, t’immagini il divertimento per i bambini, ancor di più quando tra qualche mese potremo portare anche Jacob.>>
<< Ti sei sobbarcato una fatica enorme, guarda che occhiaie.>>, mi disse mentre mi accarezzava sotto gli occhi.  
<< Vuoi mettere con la soddisfazione di vedervi così contente adesso.>>
Quand’ebbe finito di allattare, Renesmee corse fuori sulla terrazza, fece segno verso la spiaggia. Era quasi mezzogiorno, il sole californiano di febbraio riscaldava tanto.
 
 
Guardai Bella, lei scosse la testa, capì che non si sentiva di camminare, si sedette sulla poltrona in terrazza, con Jacob, io diedi la mano a mia figlia e scesi sulla spiaggia.
Renesmee correva felice verso il mare, saltellava, ogni tanto inciampava e ridendo si rimetteva in piedi. Giunta sulla riva, le tolsi le scarpe e le calze e lo stesso feci io. Ci bagnammo i piedi, l’acqua era ancora un po’ fredda, lei scappò via, la inseguì ridendo.
Non potevo essere più felice di così.
Dio stavo correndo dietro a mia figlia… stavo correndo. Non avrei mai immaginato un futuro così radioso.
La presi e caddi sulla sabbia, la portai sul mio petto, lei esclamò:
<< Papino mio, un bacino?>>.
Feci un respiro profondo, per non lasciarmi andare alla devastante emozione che sentire mia figlia chiamarmi e chiedermi qualcosa mi provocava.
<< Certo amore mio uno o mille bacini?>>
<< Mille papino… mille!>>
La riempii di baci, lei si strusciava sul mio viso, li ricambiava, era momento straordinario.
Mi girai verso la casa, Bella era in piedi vicino al parapetto della terrazza, mi fece un cenno con la mano e mi mandò un bacio, io e Renesmee ricambiammo.
Tornammo lentamente verso casa, mano nella mano, entrai, la trovai nella nostra camera da letto si era tolta l’abito, si era distesa sul letto, accoccolata accanto a nostro figlio, che dormiva, Renesmee piano si avvicinò a Jacob e dopo pochi minuti sonnecchiava anche lei, io mi misi alle spalle di Bella, le cinsi il ventre, lei incrociò le braccia sul petto.
<< Mamma Cullen ha riempito il frigo di pietanze buone e sostanziose per la sua nuora prediletta, ha detto che per le prossime settimane penserà lei a noi, vuoi che ti porti qualcosa?>>
<< Forse più tardi amore. Resta esattamente dove sei, è del tuo calore che ho bisogno adesso.>>, passò la mano sulla fronte di Renesmee, le spostò i capelli, fece una carezzina a Jacob e strinse di nuovo le braccia alle mie.
<< Edward sono felice. Hai fatto una cosa veramente grande.>>
<< Ho fatto una normalissima sorpresa alla mia straordinaria moglie.>>
La feci girare verso di me, avevo bisogno del suo sguardo a riscaldarmi l’anima e a farmi il coraggio per dirle ciò che mi affollava la mente.
<< Tu invece, sei stata grande amore mio.
Sono in vena di confessioni Bella e visto come cambierà ancora la nostra vita da oggi in poi è bene che le faccia mentre che ne ho la possibilità.
 Guarda i tuoi figli, sono splendidi, sani e quieti. Sono un dono, dono che ti sei meritata, amore mio, perché hai avuto il coraggio e la forza di agire sul tuo futuro.  Tutto ciò che di bello ti sta capitando è la giusta ricompensa per quello che hai fatto nella tua vita, per gli altri.
Prendi me, se ripenso a quello che ho appena fatto in spiaggia, stento ancora a crederci, camminare con mia figlia, poterla rincorrere, prenderla in braccio, incredibile! Ed è anche grazie a te che ci sono riuscito.
Mi hai conosciuto arrabbiato, scostante, spesso sopra le righe, legato solo ad alcuni, pochi amici, che accettavano ogni mia stranezza, ogni mio eccesso, malato e mentalmente debole, schiavo delle mie emozioni, condannato, a subirle o a sfuggirgli e sei riuscita a trasformarmi, stravolgere la mia esistenza e quella della mia famiglia, hai cambiato anche il modo di relazionarmi con il mondo, sei stata e sei tutto per me, tutto per me.>>, mormorai, accarezzandole i capelli.
<< Sei un uomo dalle qualità eccezionali, avresti trovato la tua strada ugualmente, forse sarebbe stata diversa, ma sono certa che non ti saresti lasciato andare.>>
<< Permettimi di non essere d’accordo. Ricordo bene la mia situazione cristallizzata intorno ad una stanchezza di vivere che non credo proprio mi avrebbe portato lontano.
Sei arrivata appena in tempo!>>, sorrisi sfiorandole il profilo del viso.
<< Se dobbiamo scambiarci confessioni adesso tocca a me, sono tornata essere la Bella che ero prima che Jacob morisse, solo dopo avermi portato nel tuo mondo, mi hai fatto riprendere fiducia in me stessa e soprattutto mi hai donato qualcosa di ancora più grande, l’amore.
Edward dopo quello che avevo vissuto, se non avessi conosciuto te, credo che non mi sarei mai innamorata, non mi sarei sposata e non sarei divenuta madre.
Sono ancora più forte di prima, sono decisa e sicura, la nostra vita sarà luminosa e tranquilla, perché noi lo siamo.
Noi garantiremo che la nostra famiglia possa crescere, evolversi, vivere in pace e serenità, perché noi siamo provati dalla vita, conosciamo le difficoltà, ma sappiamo affrontarle a testa alta senza farci abbattere mai.
Amore mio stringimi forte, tra le tue braccia sarò certa che tutto questo è reale e che niente mai potrà portarmelo via.>>
Era scossa da piccoli brividi, la cinsi per le spalle, a contatto con il corpo, si lasciò andare a un profondo sospiro, allora la baciai, prima il viso, gli occhi e quindi le labbra, le sue sensuali, morbide labbra.
Mandammo via ogni tensione, ogni timore, ci regalammo uno dei nostri eterni momenti solo nostri, cui riuscivamo a dar vita quando eravamo insieme.
Ancora le sue labbra sulle mie, attimi di puro paradiso, infiniti, eterni.
<< Ero come un uomo che perso nella tempesta vede una luce lontana, sei stata tu quella luce, Bella, sei la mia luce e la sarai finchè vivrò.>>
<< Lo saremo uno per l’altra, per sempre Edward… per sempre.>>
 
 
 
 





 
<< Jaco! Jaco! Vieni qui lumachina… lumachina!>>, gridava Renesmee, facendo  segno a suo fratello di seguirla, il bimbo era a quattro zampe, rideva e pian piano, si avvicinava a lei.
Io li seguivo con lo sguardo attento, seduto poco distante.
Non ero in un periodo brillante, ogni tanto capitava, tenere a bada quel piccolo mostro che era la miastenia, non era sempre una cosa facile. Quando accadeva rallentavo il ritmo, allentavo ogni tensione, eliminavo tutto ciò che non era essenziale.
Nel mio lavoro non avevo problemi, era l’ambiente in cui più facilmente comprendevano quanto poteva essere difficile tener botta fisicamente e psicologicamente ad un piccolo crollo. In tutti i casi cercavo di affrontarlo restando al mio posto, continuando ad assolvere i miei impegni, magari con più lentezza, dilatando i tempi, tenendo fede alle aspettative di chi come me si confrontava ogni giorno con queste difficoltà.
Naturalmente era nel calore della mia famiglia che trovavo l’energia necessaria per, momento dopo momento, superare tutto senza drammi.
Renesmee prese per le mani Jacob, provò a fargli fare qualche passo, poi lui ancora troppo instabile, cadde sulla sabbia.
<< Jacob! Tutto bene?>>, mi sollevai e mi avvicinai a loro, Jacob aveva il visino sporco di sabbia, aveva cominciato a piagnucolare. Lo presi e gli tolsi la sabbia dal viso. Renesmee mi guardava seria.
<< Tranquilla tesoro non è successo nulla.>>
<< Mammina!>>, gridò lui guardando verso la casa.
Arrivava con le scarpe in mano, stupenda nel suo tailleur blu. Accanto a lei c’erano James e Victoria, parlavano, lei rideva.
<< J…s, J…s!>>, diceva Jacob muovendo le mani eccitato.
Mio fratello arrivò di corsa, lo prese dalle mie braccia e lo fece librare nell’aria.
<< Il mio super nipote… voliamo Jake! Voliamo in alto! Ti piace così? Eh piccolo?>>.
Lui rideva e annuiva, lo prendeva per i capelli e continuava a ridere.
<< Ciao Victoria.>>, diedi la mano a mia moglie che si sedette accanto a me, mentre “Vic la rossa”, soprannome coniato da Emmett, molto apprezzato anche dalla stessa interessata, prendeva per mano mia figlia e la portava sulla riva.
Bella mi passò le braccia sui fianchi, mi baciò con dolcezza, a lungo, mi passò la mano sulla fronte, chiusi gli occhi godendomi quel gesto che voleva dire tanto per me, che mi leggeva sempre dentro.
<< Grazie amore. Come è andata l’incontro?>>.
<< Al di là delle più rosee aspettative… ho firmato il mio primo contratto importante, da oggi abbiamo tra i nostri autori Cloe Jarraf, una bruna quarantenne di origine araba, sai scrive quei romanzi così carichi d’amore, un malinconici e sentimentali.>>
<< Ma dai è in testa alle classifiche dei bestseller con quel romanzo, aiutami a ricordare il titolo?>>
<< “Lasciami un segno”.>>
<< Ecco, ho letto recensioni entusiastiche su di lei, ma brava la mia vice-direttrice editoriale, che colpo!>>.
<< Tutto merito di Kate e Carmen che sono riuscite ad agganciare il suo agente.
E’ una bella donna, con un sorriso enorme, una massa di capelli scuri ed uno sguardo così penetrante da far paura.
E’ un tipo tosto sai, dà la sensazione di sapere bene ciò che vuole. Logorroica in maniera quasi aberrante, trasmette però una tale energia e la sua vena creativa gliela leggi proprio in quegli occhi scuri come terra bruciata.
Ha già in mente un altro progetto, dice che si metterà all’opera subito, è entusiasta di poter iniziare questa nuova esperienza, trova che essere circondata da giovani sia stimolante, la incuriosisce. Speriamo bene.>>
<< Potresti raccontarle la nostra storia, è materiale di prima scelta per un romanzo d’amore.>>
<< Oh Dio i nostri drammi in bella mostra nella vetrina di una libreria.>>
<< Direi meglio il nostro amore raccontato tutti quelli che capiscono di amore.>>, risposi serio.
<< Chissà magari la invitiamo a cena e ne parliamo, ma a proposito d’amore…. James… Vic venite.>>
<< Cosa succede?>>, chiesi.
<< Tuo fratello deve parlarti.>>
<< Uhm ecco un buon modo per accendere la preoccupazione.>>
Si sedettero davanti a noi, James iniziò:
<< Ci sposiamo a giugno, vorreste essere i nostri testimoni?>>.
<< Sposarvi?>>, dissi sorridendo guardai Bella.
<< Ne saremmo veramente felici.>>, disse mia moglie.
Prese la mano di mio fratello, lui arrossì.
<< Grazie.>>, disse Victoria.<< Per James era così importante che voi accettasse.>>
<< Avervi accanto questo per me è fondamentale.>>, disse lui.<< Siete voi importanti.>>
<< Saremo lì e saremo felici per te.>> gli dissi mettendogli la mano sulla spalla.
<< Zia Rose… c’è zia Rose!>>, disse Renesmee, indicando verso casa.
Ci girammo tutti.
<< Guardala la Cullen più bella e spensierata di tutti.>>, dissi ridendo.
<< Ciao famiglia! Renesmee… Jacob amori miei, venite da zia.>>
I bimbi le saltarono in braccio, la riempirono di baci, lei li faceva girare, saltare, loro ridevamo e le toccavano il viso e i capelli.
Erano l’immagine della contentezza senza freni e mia sorella più bambina di loro, si lasciava travolgere, era il loro modo particolare di passare il tempo insieme.
<< Qual buon vento sorella?>>, le dissi.
<< C’è un matrimonio nell’aria.>>, disse canzonando.
<< Già lo sapevi?>>, chiesi.
<< Primo, James è il mio fratello preferito, non ricordi? Secondo sono la party planner ufficiale della famiglia Cullen, ho organizzato il tuo matrimonio, mi tocca farlo anche per il mio James.>>
Le diede un bacio, mi sorrise e passò le dita tra i miei capelli.
Restammo seduti a parlare per un bel po’, Bella era distesa sulle mie gambe, io la carezzavo, un momento di assoluto relax, d’un tratto guardai l’orologio ed esclamai.
<< Ehi ma si è fatto tardi, i bambini devono cenare.>>
Bella si alzò. Rosalie disse:
<< E’ tanto che non passo del tempo con i miei nipoti, posso portarli a casa di mamma e papà e passare con loro la serata? Ho anche dei regali per loro. Vi prego posso?>>
<< Anch’io e Vic saremo da mamma e papà.>>, disse James,
<< prendetevi una serata tutta per voi.>>
<< Direi anche la nottata.>> aggiunse maliziosa Rosalie. << Dormite dai nonni stasera piccoli Cullen!>>
Bella alzò le spalle. Renesmee gridava felice:
<< Andiamo dai nonni! Dormiamo dai nonni!>>.
I nostri figli ci diedero un bacio, poi mano nella mano con i miei fratelli si allontanarono.
<< Signora Cullen si prepara una serata interessante e del tutto inaspettata, sfruttiamola fino in fondo.>>
Si alzò, mi porse le mani, mi sollevai lentamente, mi passò il braccio sui fianchi, mi appoggiai a lei e tornammo lentamente verso la casa nostra.
 
****
 
Bella si era cambiata, una tuta e un paio di scarpe comode, avevano sostituito gli abiti eleganti e formali che erano diventati la sua uniforme da quando era entrata a far parte dei quadri dirigenziali della casa editrice
Cena cinese a lume di candela, in terrazza, sui divani di fronte all’oceano.
E poi parlare… parlare, raccontarsi tutto e lasciarsi andare ai progetti anche a lunga scadenza, un altro ingrediente di una sera perfetta per la coppia Cullen-Swan, come accedeva quand’erano ancora fidanzati e poi giovani sposi, prima che il tempo venisse monopolizzato dai bambini e dalle loro innumerevoli esigenza e dai loro rispettivi lavori.
Con un bicchiere in mano, guardavano verso il mare, si lasciavano andare a moine dolci, come se sentissero il bisogno di un affettuoso, morbido contatto.
Era notte fonda Edward fissava l’oceano, si sollevò, Bella lo guardò sorridendo, lui prese due teli da spiaggia e una lanterna e la condusse verso la spiaggia.
I vestiti caddero sulla riva e loro entrarono in acqua.
Le piccole onde s’infrangevano contro i loro corpi, i respiri si mescolavano a baci focosi e morbide carezze.
Fare l’amore, era sempre qualcosa di più elevato, era sempre e in ogni caso una ricerca di un’intesa, in un mosaico che tendeva alla perfezione e nel quale ogni volta s’inseriva una nuova minuziosa piccola tessera.

Poi distesi sulla riva abbracciati, fissavano la luna che si rifletteva, piena, sull’acqua, il chiarore illuminava i loro visi.
Lo sguardo fisso di lui sul volto prezioso e amato di lei, un sussurrò nell’aria:
<< Sei nella mia mente ogni istante della mia giornata.>>, disse Edward, << dentro la mia anima, ne sei parte integrante, anzi tu rappresenti la sua parte forte e combattiva.
In questi anni, ho sempre avuto bisogno di un sostegno e il tuo non mi è mai mancato, non mi hai mai abbandonato e so che mai lo farai, mi hai sempre guidato nel bene e continuerai a farlo. Sei l’unica certezza della mia vita, ma io, come posso ricambiarti?>>
<< Lo fai sempre, con la tua presenza così colma di amore, di attenzioni, di gioia di vivere.>>
<< Oh sì vivo, Bella e lo faccio desiderandoti, come la prima volta che ti ho visto, amandoti di un amore ormai maturo, solido, che mai potrà essere scalfito.>>
Lei spalancò i suoi occhioni da cerbiatto, stupita e si affrettò a dirgli:
<< Non è possibile! E’ tutto chiaro… aspetta devo farti vedere qualcosa.>>
Corse verso casa mentre lui la seguiva attento e tornò stringendo un libro tra le braccia, si sedette e disse:
<< Stamattina Cloe mi ha dato questo libro, è il suo primo romanzo, non so perché ma non appena l’ho avuto in mano, non ho letto il titolo sulla copertina, sono andata subito all’interno e ho trovato stralci di un testo.
Non può essere un caso Edward, ascoltali: Non avrei mai immaginato di potermi sentire cosi, come se non avessi mai visto il cielo prima d'ora, 
voglio scomparire in un tuo bacio, Ogni giorno ti amo sempre di più … le stagioni possono cambiare, dall'inverno alla primavera, ma io ti amerò fino alla fine dei giorni, qualunque cosa accada… Improvvisamente il mondo sembra un posto perfetto , improvvisamente si muove con una grazia perfetta, improvvisamente la mia vita non sembra cosi sprecata, tutto ruota attorno a te, non ci sono montagne troppo alte , non ci sono fiumi troppo selvaggi … Nuvole di tempesta possono coprire, il cielo e le stelle possono entrare in collisione, ma io ti amerò fino alla fine del tempo 
Qualunque cosa accada … Io ti amerò finché morirò! Oh, qualunque cosa succeda, qualunque cosa succeda. Ti amerò, ti amerò.”
Edward capisci è la nostra storia racchiusa in dieci righe. In queste frasi ritrovo me stessa e tutto quello che rappresenti per me, il percorso di questi anni, i risvolti del nostro amore.
Non può essere stato un caso se stamattina ho incontrato quella donna e lei mi ha dato questo… guarda Edward guarda la copertina adesso e leggi il titolo.>>
Gli porse il libro e prese la lanterna, lui sorrise guardando l’illustrazione della copertina. Rappresentava un tramonto rosso sul mare. Edward quindi fece scorrere il dito sui caratteri del titolo stampati in verde e marrone, disse piano:
<< Oh sì è proprio vero qualunque cosa accada, io ti amerò, Bella, ti amerò fino alla fine del tempo.>>
 
 
                        **********************
 
 
Oh siiiii, sono arrivata… stanca ma soddisfatta come se avessi fatto una lunga corsa sulla riva del mio splendido mare di Sicilia.
Non riesco a crederci ma alla fine sono giunta alla frase che sin dalle prime righe immaginavo potesse essere la frase ideale per esprimere il nucleo, il centro di questa storia.
“Come what may … but i love you until the end of time”
Mentre l’immagine di loro sulla spiaggia, mi era balenata sempre come ultima immagine da descrivere. Certo forse il tramonto sarebbe stato più indicato, ma fare l’amore al tramonto in una spiaggia mi sembrava un eccesso, quindi lasciatemi passare questa lieve digressione.
Sarò stata accurata ed esaustiva nelle descrizioni di tutto ciò che è accaduto negli anni di matrimonio di Bella e Edward? Spero di sì.
Confesso tutta la storia di Cloe Jarraf l’ho pensata qualche giorno fa, non c’era nella sua stesura originale, ma devo dire che è venuta così… perdonate una punta d’orgoglio di una autrice in erba.
Non ho mentito sono proprio come mi sono descritta (bella? non lo so… araba sicuramente)sia fisicamente ma anche caratterialmente.
So quello che voglio? Chissà… di certo so che ho voluto fare quest’esperienza, fortemente.
Esperienza che mi ha condotto dentro un percorso di crescita prima come donna, e apro una piccola parentesi (la mia anima di psicologa/educatrice me lo impone, credo che ormai ci sarete abituate) sono sempre stata convinta (e non per vacuo femminismo) che le donne devono capire quanto sensibili, forti, tenaci, dolci emotive e fortunate sono, non possono e non devono essere meno che simili alla mia Bella, sempre, poi se hanno la fortuna di incontrare un Edward, (magari non così imperfettamente perfetto) un uomo che almeno le ami e le rispetti, non le tratti come un’avventura di una sera, una donna da usare e poi gettare, una da sfruttare, che ben venga, altrimenti devono essere essere sempre consapevoli di quanto grande sia la mente e il cuore di una donna, mai lontanamente paragonabile alla stragrande maggioranza degli uomini e non perdere la loro meravigliosa specificità.
Sono cresciuta anche come madre nel rapporto con mia figlia, so che stai leggendo il commento e ti ringrazio piccola mia, per aver fatto da spalla e consigliera, sin dal momento in cui questo viaggio è cominciato (anche se non hai avuto mai il tempo o il coraggio di scrivere una recensione, in fondo tu mi dicevi ogni volta tutto a voce).
Anche come moglie, non sono la stessa di un anno fa, quando iniziai a postare. Tanti aspetti di questa storia approfonditi opportunamente con alcune di voi, che mi hanno onorato dei loro commenti e conversazioni sul web e non, hanno reso migliore (dopo un’iniziale crisi) il mio rapporto coniugale, più ricco e appagante, più stimolante e rinnovato.
Come amica, si può crescere anche in quest’aspetto? Dico di sì perché ho conosciuto incredibili donne che hanno reso interessante e nuovo il concetto di amicizia senza snaturarla, anzi rendendola assolutamente unica ed inimitabile.
Con alcune di loro con contatti più frequenti, aperti e lunghi sul web all’interno di efp, come fece 13, chi61, paride, elenri, elisatwilight, enza87, iaele, alice nekkina e altre (sicuramente qualcuna l’avrò dimenticata e me ne scuso).
Con acalicad ho iniziato una stimolante esperienza che spero prosegua.
Ma con cinque donne eccezionali invece i canali comunicativi si sono moltiplicati e arricchiti diventando qualcosa di più con interminabili meravigliose stuzzicanti conversazioni… grazie a antonella, erika, lalayasha, lilla thea e stez (rigorosamente in ordine alfabetico e non in ordine di importanza).
Piccolo inciso ma grande ringraziamento per lalayasha, i suoi disegni e le sue foto modificate sono state una grande regalo, mi hanno fatto vedere spesso quello che desideravo immaginare con più chiarezza e spero che sia stato così anche per tutte voi.
Ringrazio anche isamarie e animor, autrici “pop”come amo definirle, a loro va tutta la mia stima per il loro lavoro e le ringrazio per avermi, almeno all’inizio, spronata ed indirizzata nel percorso da fare.
La lista dei ringraziamenti adesso si allunga in maniera esponenziale, ma ritengo giusto ricordare e dire grazie, in questa mia ultima apparizione come autrice, a tutte le meravigliose lettrici che mi hanno accompagnato in questo viaggio.
Innanzitutto ringrazio le sessantanove amiche che hanno inserito la mia storia tra le loro preferite:
alessia87 - alex1977 - amicotta - AngieCullen - ary94 - betty boop -bielefeld89 - blea - cali11 - celly chelly - ChocolateEyes - ciaiciai - dany60 -darky81 – De Directioner – Edwardebellacallen - elemar - elenriFede13 – francydon - gaia98 – giangygiangy - iaele santin – incantata86 - isabella93_dolce - Kristen92 - Lady Boleyn - lalla_giuly – Lapam8842 32 -lucia78 - luna83  - Luna_Bella – mammafelice - ManuLaSimpatica2 - maria50 - mary96cullen - miss1993 - monreve - moulianrouge - PAM 76 - paoletta75 - pulciolotta 90 - Punphin_Cullen – Robert pattinson92 - rossellina - rto - rutilia – sara2187 - sarahmanga - sene - sesse94 - shemaine - ShootingStarChildOfLight - Simo72 - stars92 - stefysofy - sweatdreams - thextra - tizi66 - tulipano nero - valebbb - Venerdi - VioletAsBii – YunaCullen85 - _kate_ 
 
… E le duecentocinquanta amiche che l’hanno inserita tra le seguite:
1717 -96giuggi - Aalice - adg - adrianacullen - aleda776 - alessia 21  -ale_cullen - alice91 - AliceCullenV94 - Alice_Nekkina_Pattinson - alixe - allfansstory - allis88 - amm1966 - angel24 - angieloveromance -angy0780 - AnImoR_7 - AnN22 - anna75 - annie77 - Anninaa 
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… E ancora le trentadue lettrici che hanno messo la mia storia tra le ricordate:
Alice and Nessie - angi25 - annie77 - ativ - babybell - chiara69 
Diddlina_Cullen - ellyesmeecullen_twtw - Fefy_B_ - francesca cullen - francytwilighter80 - isif - juppyter69 - lindaesposito - LittleWhiteAngel - MagariFossiLibera - Maria Swan - martinad - mattitti - Meeeowwww - OliveP  - rituz - Rose Hale Cullen - sarahmanga - shary83 -simoxxx - Stecullen94 - Stefyforever - Stella Cullen - VioletAsBii -vittoriaKf - xeniab90 
 
Ma non potrei mai dimenticare tutte le lettrici e le amiche che hanno lasciato una recensione. Sono state una guida, una bussola, hanno orientato il mio lavoro, mi hanno supportato quando pensavo di essere fuori strada, eccessiva, non centrata, troppo fuori.
Grazie… davvero per il tempo, le idee, i pensieri e le energie che mi avete dedicato spero di avervi ricambiato con uguale attenzione e disponibilità.
Un bacio a tutte voi…
Ad oggi non so se ci ricontreremo in questo spazio autrici (non so se realmente farò come la Cloe Jarraf della storia), sicuramente continuerò a seguire gli aggiornamenti delle storie che ho preferito fin ora, ma in quanto a scrivere, non so forse mi prenderò come dicono quelle brave, “mi prenderò una pausa di riflessione”.
Un bacio e un abbraccio enorme ragazze arrivederci a presto!!!
Vi amo!!!!
 
 
 

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