Contratto di Sangue-Missing Moments

di Lady Moonlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di tombe e giardini ***
Capitolo 2: *** Di balli e orologi misteriosi ***
Capitolo 3: *** Di spazzole e primi amori ***
Capitolo 4: *** Di Draghi, Vampiri ed Unicorni ***
Capitolo 5: *** Di candele, lapidi e defunti ***



Capitolo 1
*** Di tombe e giardini ***


 

 

I

Di tombe e giardini

 

 

 

 
Clare avrebbe gridato se solo la gola le lo avesse permesso. Tuttavia la febbre l'aveva indebolita e non aveva la forza per replicare adeguatamente a ciò che Sebastian aveva
osato fare.

Quindi si strinse maggiormente la coperta sulle spalle ed osservò il vampiro gettare l'ennesimo mucchio di terra sulla tomba, che aveva pensato bene di scavare nel giardino.
"Quello che hai fatto...” tentò di dire, prima che un attacco di tosse la costringesse a sedersi nuovamente sulla sedia al suo fianco.
Sebastian si volse nella sua direzione, gli occhi due strati di argento liquido. Aveva un'espressione neutra, distante, come se ciò che aveva appena compiuto fosse un'azione all'insegna della normalità per lui.
Clare sospirò mentre l'attrezzo di metallo affondò nuovamente nel terreno umido di inizio settembre.
La Guardiana si domandò quante tombe doveva aver scavato il vampiro nella sua lunga vita da immortale.
"Centinaia.” bisbigliò lei sovrappensiero. Era certa, però, che una fossa per un cadavere così singolare non l'avesse mai creata.
"Sebastian.” lo chiamò. “Credo che dovresti fermarti. Non è una buona idea.” Clare si guardò attorno, quasi temendo che una guardia del palazzo potesse scoprirli da un momento all'altro. “È malsano.” aggiunse starnutendo.
"Tranquilla. Edward non farà rinchiudere la sua preziosa Guardiana solo perché ha voluto dare un addio dignitoso al suo compagno di avventure.”
"Sono i giardini reali.” ci tenne a sottolineare Clare per l'ennesima volta da quando aveva lasciato la sua stanza per seguire Sebastian in quella impresa. “Ci giocano i bambini, qui.” dichiarò esasperata.
"Non in questa zona.” puntualizzò Sebastian con una smorfia sul viso.
"Se Edward sapesse...”
"Non credo sia il caso di dirglielo.” le fece notare.
"Possiamo ancora fermarci.” obiettò Clare infreddolita. Aveva freddo e la testa aveva cominciato a giocarle brutti scherzi. Per un attimo aveva avuto l'illusione di vedere suo cugino Vincent girovagare nei cortili del palazzo.
"Ormai siamo qui, tanto vale concludere il lavoro.” ribatté il vampiro. “Smettila di lamentarti. L'unico che sta lavorando sono io.” Per evidenziare la cosa affondò il badile con più forza nel terreno.
"Continuo a credere che non sia una buona idea.” disse Clare che aveva spostato una mano sull'elsa di un pugnale. “Le guardie potrebbero arrivare da un momento all'altro per la ronda notturna.”
"Se non erro, le guardie di palazzo rispondono ai tuoi ordini.” intervenne Sebastian, gettandole di proposito della terra vicino ai piedi.
Clare lo gelò sul posto con lo sguardo. Fece qualche passo di lato ed osservò per un breve istante le stelle che brillavano luminose sopra le loro teste. Un giramento la colse alla sprovvista e fu costretta a sostenersi al tronco di un albero per non scivolare rovinosamente a terra. Aveva avuto l'impressione di vedere un astro illuminato da un'accecante luce verde, ma naturalmente non esistevano stelle di quel colore, almeno per quanto ne sapeva.
"Ed io rispondo al re.” fu la lapidaria risposta della Guardiana quando si fu ripresa.
Sebastian alzò le braccia al cielo e si voltò per guardarla. “Dimmi. Tu hai la vaga idea di quanti scheletri sono sepolti qui e sotto la città?” chiese infastidito. “Uno in più non farà differenza e nessuno verrà a saperlo.” Fece un gesto vago della mano per indicarle la zona incriminata.
"Tranne il giardiniere.” insistette Clare.
"Io credo, Clare, che il tuo problema sia quello di non riuscire a mantenere un segreto quando ci va di mezzo Edward o qualcosa che gli appartiene.” commentò.
"S-Sciocchezze.” balbettò la Guardiana con un lieve imbarazzo.
"Ah!” esclamò il vampiro, leccandosi le labbra come se stesse sul punto di fare uno spuntino. “Dunque ho ragione.” constatò di fronte alla reazione della ragazza.
"No.” tagliò corto lei, compiendo un giro completo della tomba. “Dovevi scavare una buca più profonda.” fece notare con una punta di acidità nella voce.
"Puoi farlo anche tu.”
"L'idea è stata tua.”
Il rintocco di una campana li fece sobbalzare entrambi. Clare annotò con un certo disappunto che nessuna guardia era ancora passata ad ispezionare la zona. L'indomani mattina si ripromise che avrebbe parlato con il capitano responsabile dei turni.
"Ancora non riesco a credere di averti seguito senza fare storie. Se mi avessi detto subito le tue intenzioni sarei rimasta a dormire.”
Sebastian annuì, un'azione meccanica che fece imbestialire maggiormente Clare.
La Guardiana intensificò la presa sul pugnale, nel vano tentativo di far sfumare la rabbia che stava accumulando.
"Questo tuo comportamento è sospettoso.” aggiunse, improvvisamente illuminata da un'idea che non aveva nulla di positivo. “Mi nascondi qualcosa, Sebastian?” sibilò, cercando di mantenere una postura stabile.
Il vampiro scosse immediatamente la testa, ma fu troppo veloce per non destare i dubbi di Clare. Aveva ricominciato a spalare la terra, ricoprendo il corpo dell'ignara vittima.
Fischiettò e in quel preciso istante il pugnale di Clare volò vicino al suo volto, conficcandosi nel terreno alle spalle di Sebastian. Un rivolo di sangue, scivolò sulla guancia del ragazzo che si limito a pulirsi con un dito e a leccarsi il liquido incriminato.
"Che cosa hai fatto al mio cavallo?” domandò la ragazza, digrignando i denti.
"Il cavallo di tua madre.” ci tenne a precisare Sebastian, indicando il corpo semicoperto di terra dell'animale.
"Sebastian?” utilizzò un tono imperioso, sebbene la sua gola protestasse per quello sforzo non necessario.
"Un piccolo incidente.” disse il vampiro, riprendendo a riempire la tomba con maggior velocità.
"Non ti sarai nutrito di lui!” esclamò indignata, mentre una smorfia di puro disgusto le deformava i lineamenti del volto.
Sebastian scosse la mano, altrettanto sconvolto. “Non dire assurdità.”
"Sebastian!” lo richiamò Clare. Ogni cosa in quel momento sembrò acquisire una logica. Il vampiro si sentiva in colpa per qualcosa che aveva fatto al cavallo e a causa di ciò aveva voluto dargli una sepoltura.
"Potrei averlo, indirettamente, spaventato.” confessò. “E a causa di questo lui potrebbe essere fuggito dalle stalle fino a raggiungere il crepaccio in cui lo abbiamo trovato.”
Clare spalancò la bocca. Come avrebbe dovuto reagire di fronte a quella rivelazione? All'improvviso desiderò non aver mai lanciato il pugnale. Fece dei respiri profondi, imponendosi di rimanere calma. Sì, doveva rimanere calma...
Stringendo i pugni si voltò per recarsi nella sua camera.

 


Il suono provocato dai suoi passi rimbalzava lungo i pregiati corridoi del palazzo reale. Era sola, per fortuna. Sebastian non aveva osato seguirla, non nell'immediato comunque.
Fece per aprire la porta della sua camera, quando da una delle stanze adiacenti alla sua si fece strada verso di lei una ragazza che reggeva in mano una candela accesa.
"Virginia?” chiamò Clare, sorpresa di vedere la cameriera ancora alzata.
"Lady.” salutò lei con un rapido inchino.
accaduto qualcosa?” domandò la Guardiana.
La luce della candela proiettava inquietanti ombre sulla parete alle loro spalle.
"Lo stalliere riferisce che Tyor, il vostro cavallo, è tornato.”
Clare fece per replicare e spiegare a Virginia che l'animale era morto, ma si trattenne. Non era il caso di rivelare che nei giardini era sepolto il cadavere di un cavallo.
"Era sicuro che fosse Tyor?” chiese dubbiosa.
"Sì.” affermò la ragazza, torturandosi le mani. “Dice che nella criniera ha trovato una delle vostre armi. Era un...” ci pensò, pensierosa.
"Un pugnale?” tentò Clare, decisamente di cattivo umore.
"Sì, sì!” esclamò Virginia, quasi cinguettando. “Era un pugnale!”
"Ma davvero?” intervenne la Guardiana, furiosa. Con una certa dose di collera spalancò la porta della sua camera, chiudendosela violentemente alle spalle.
A chi apparteneva il cavallo che Sebastian aveva seppellito?
Furiosa gettò a terra la coperta che si era portata nei giardini e percorse nervosa il perimetro della sua stanza.
Lo sapeva. Sapeva che l'idea di Sebastian era pessima e lei l'aveva assecondato comunque! Si ripromise di fare un lungo discorso con il vampiro il giorno successivo.
"Il re non dovrà mai saperlo.” annunciò lapidaria. Non voleva nemmeno immaginare la reazione di Edward se avesse saputo che nel suo giardino era stato sepolto un cavallo, per di più sconosciuto. No, la cosa era già abbastanza imbarazzante senza che lui ne fosse informato.
Era una situazione così irreale che lei stessa sperò di poter dimenticare in fretta quell'evento increscioso. Perfino i personaggi degli affreschi, che adornavano la stanza, avrebbero riso di lei se avessero potuto.
"Sei un vampiro morto, Sebastian.” dichiarò prima di crollare in un sogno tormentato.

 


*** 
 


"Madre.” chiamò un bambino, afferrando i lembi di stoffa della donna che le stava di fronte.
"Cosa c'è, Edmund?” chiese chinandosi verso il figlio. Il bambino le indicò qualcosa in mezzo all'erba e lei si avvicinò per studiare meglio l'oggetto in questione. “È solo un ferro di cavallo.” spiegò con un sorriso.
Solo in un secondo momento, la donna si chiese il motivo per cui quell'arnese poco raffinato si trovasse nella zona dei giardini reali riservata all'aristocrazia.

 

 

 

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

 

 

 

Sorpresi di rivedermi? Sono tornata con una raccolta su vari personaggi di CS u.u
Sebastian e Clare mi sono mancati? Sì u.u A voi? Vi lascio il compito di rispondere u.u
Spero che questa prima one-shot vi abbia strappato un sorriso, per me è stato così^^
Note: Vi ricordo che il seguito di Contratto di Sangue-L'ombra del principio ha già avuto inizio e lo potete trovare: Qui.
Questo è un disegno realizzato da KumaCla che rappresenta Clare! Magnifico!!
Questa è una drabble realizzata da _BlackRose_ su Sebastian.
Questa è una raccolta realizzata _BlackRose_ su vari personaggi di CS.
*Gongola* Sono veramente felice di tutti questi splendidi regali!! :) A presto!
By Cleo^.^

Storie in corso:
Romatico

Pirates-L'ombra del tradimento
Opera National-Ricatto d'amore

Angeli&Demoni

Contratto di Sangue-La Guerra Celeste

Storie concluse:
Vampiri

Contratto di sangue-L'ombra del principio

Sovrannaturale

La rivincita delle acque  


 


 

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Capitolo 2
*** Di balli e orologi misteriosi ***


 

 

II

Di balli e orologi misteriosi

 

 

 

I musicisti ricominciarono a suonare e i nobili rampolli di aristocratici più o meno conosciuti cominciarono a riversarsi nell'ampia sala da ballo.
Da qualche parte, nascosti alla sua vista, anche Clare e Edward dovevano essere presenti.
Marianne si lisciò il suo abito da sera e rivolse un sorriso forzato al conte di Charvant. L'uomo le rivolse un saluto, ma la Guardiana era intenta ad osservare i movimenti furtivi alle sue spalle per prestare attenzione alla sua voce.
Si fece largo tra la folla fino a raggiungere una zona più ombrosa, al limitare della festa.
La figura davanti a lei si voltò nella sua direzione ed un sorriso beffardo gli illuminò il volto. Vestito di nero, ad eccezione di una fascia bianca che gli avvolgeva il collo, Sebastian la osservava con sguardo sprezzante.
"Marianne, che fine ha fatto il vestito che ti ha regalato Lucas?"
La donna si appoggiò al muro, scuotendo mestamente la testa. "Non ha importanza." tagliò corto. "Hai individuato dei nemici? Vampiri o cospiratori?" domandò.
Le note si alzarono d'intensità e le dame girarono intorno al corpo del loro accompagnatore. Gli splendidi abiti, dai colori sgargianti, potevano rivaleggiare con gli affreschi che ornavano le pareti.
Marianne notò che anche qualche valletto di palazzo cercava di imbucarsi in quella coltre di stoffe e carne.
La musica si fermò e la folla si separò in due gruppi, permettendo al re e alla regina di fare il loro ingresso nella sala.
"Galatea è raggiante questa sera." osservò Marianne.
"La regina ama le feste." fu il commento di Sebastian.
"Quasi quanto te." replicò la Guardiana dando una pacca affettuosa alla spalla del vampiro. I sovrani oltrepassarono con passo lento e armonioso lo spazio che li separava dai due troni gemelli. "Non hai fatto nessuna conquista tra le dame questa sera?" chiese divertita.
"La serata è appena iniziata." comunicò, mostrandole l'orologio meccanico che teneva sempre a portata di mano. Era fatto d'oro e la batteria che faceva muovere le lancette doveva essere continuamente ricaricata a mano. Al posto dei numeri erano presenti degli strani simboli che il vampiro le aveva detto erano di origine latina.
Per lei non aveva alcun senso, ma Sebastian trattava quel piccolo oggetto con una cura all'infuori dell'ordinario. La lancetta più grande si mosse verso il simbolo "IV", mentre la più piccola era ferma su quello indicato come "X".
Era il ricordo di un'altra epoca, di anni in cui il suo compagno non era stato legato a nessun contratto o maledizione. A volte, quando Sebastian le raccontava di quei periodi, così distanti da confondersi nello scorrere del tempo, assumeva uno sguardo nostalgico, quasi addolorato. Ciò nonostante lei non aveva mai voluto indagare più a fondo l'origine di quei sentimenti struggenti.
Marianne sorrise, mentre esaminava con aria circospetta le facce degli invitati. Sembrava davvero che quel giorno non avrebbero avuto problemi di alcun tipo.
"Clare è con il principe." aggiunse il vampiro con un gesto vago della mano.
Marianne sospirò. "Devi smettere di far ricadere su Edward le colpe di suo padre." lo rimproverò. "Rimane il tuo re, che tu lo voglia o meno."
"Io non ho nessun re." sibilò Sebastian mostrandole i canini allungati. "Non più." aggiunse in un sussurro.
Vagamente si accorse del saluto affettuoso che Galatea rivolse al resto della corte.
"Hai sentito della nuova amante di Thomas?" chiese riferendosi al sovrano.
Marianne strinse i pugni, spostando lo sguardo sui suoi piedi.
"Quell'uomo non merita la metà della fiducia che riponi in lui. Dopo tutti questi anni, mi chiedo ancora che cosa abbia visto Galatea in lui." fece una pausa, quasi soppesando le parole successive. "Circola la voce che la sua amante non sia altro che la misteriosa Madame Lydia. Nessuno conosce la sua vera identità. Anche nei momenti più intimi lei porta una maschera."
"Una donna che saprebbe stuzzicare le tue perverse fantasie." annotò Marianne con una smorfia.
La risata di Sebastian, chiara e intensa, la fece vacillare per un breve istante. La Guardiana si appoggiò al tronco di una colonna e lasciò che la musica la trasportasse in un luogo lontano da quello in cui si trovava al momento.
"Galatea lo sa?"
"Lei sa ogni cosa. È dentro di lei che scorre il sangue di Enuwiel, lei è la vera sovrana." riprese Sebastian, riponendo nuovamente l'orologio in una delle sue tasche.
"Ugualmente, ciò la distruggerà." precisò Marianne, studiando il finto sorriso della regina. "Avrei dovuto sbarazzarmi di Thomas quando mi si è presentata l'occasione." ammise.
Sebastian non replicò e lei intuì il motivo. Lui e il re non si erano mai sopportati, mentre Edward assomigliava talmente tanto al padre che Sebastian celava a stento il suo fastidio ogni qualvolta era costretto a vederlo.
La risata di una bambina di dodici anni la riscosse da quei cupi pensieri, riportandola con la mente al presente.
Clare volteggiava come una farfalla, al fianco di Edward, nel suo vestito di tessuto verde e argenteo. I capelli erano stati legati in una treccia e poi avvolti a spirale intorno alla nuca.
Stava scappando da Edward, si rese conto Marianne orgogliosa, e sembrava avere la meglio sull'erede al trono. Tuttavia si domandò se fosse il caso di continuare a permetterle di correre in quel modo per i saloni del palazzo. C'era già qualche nobile che lanciava loro delle occhiatte inviperite..
Un ragazzo si mosse nella direzione dei due ragazzi e sussurrò loro qualcosa perché Clare ed Edward cambiarono immediatamente espressione e si mossero compostamente in direzione dei giardini.
Quando lo sconosciuto rivolse un cenno della mano a lei e Sebastian, Marianne si rese conto che era Vincent. Suo nipote, di tre anni più vecchio di Clare si stava avvicinando alla loro postazione.
Era cresciuto, notò Marianne. I capelli biondi erano tenuti legati in un nastro rosso, mentre lo sguardo dorato attento e vigile era rivolto al conte di Charvant.
"Zia adorata." la salutò Vincent, stringendole le mano che lei gli aveva ceduto automaticamente.
"Vincent." mormorò Marianne, abbracciandolo. "Non pensavo saresti venuto dopo tutto quello che è accaduto con tua madre." ammise con rammarico. "Sono felice di vedere che sei riuscito a riprenderti." dichiarò, storcendo però il naso quando avvertì l'odore di vino nell'aria.
Si scostò da lui quel tanto che le permise di verificare le sue ipotesi. Suo nipote aveva bevuto parecchio prima di incontrarla.
Scosse la testa, tristemente. "Hai bevuto?" mormorò facendo ondeggiare i capelli del medesimo colore del ragazzo.
"Il necessario per dimenticare." obiettò Vincent gettando un'occhiata dubbiosa a Sebastian.
"Ah, Vince!" Marianne gli strinse le mani. A volte dimenticava quanto quel ragazzo, sebbene apparisse più maturo e cosciente degli altri suoi coetanei, in verità fosse molto fragile. "Clare ti adora, lo sai? Quando siamo a casa non fa altro che dire Vince ha fatto questo, Vince ha visto quello..." proseguì, cercando di imitare la voce di sua figlia.
Vincent incurvò le labbra in un fugace sorriso e Marianne ne approfittò per sfilargli il nastro che legava i capelli. "Stai meglio così." sentenziò con una scrollata di spalle.
"Ricordi ciò che mi avevi detto al funerale, zia?"
"Sai che puoi contare sul mio aiuto Vincent. Torna a casa con me domani. Clare sarà molto felice. " lo pregò con non poca insistenza. "Vieni." e quell'ultima parola risuonò più come un ordine che un invito.
"Verrò." concesse Vincent.
"Bene!" esclamò Sebastian, portando le mani lungo i fianchi. "Faremo un'interessante riunione di famiglia." Si zittì non appena vide l'occhiata che gli rivolse Marianne.
"Ora smetti di bere e vai a controllare che tua cugina non si cacci nei guai." suggerì la Guardiana, indicando i giardini. "Non voglio venire a cercarti ubriaco."
Marianne socchiuse gli occhi, mentre i suonatori cominciavano ad intonare una nuova
melodia. A quella danza presero parte anche il re e la regina, ma era evidente a tutti che la mente del sovrano era distante. Il chiacchiericcio della folla presto si trasformò in un continuo ciarlare di pettegolezzi riguardanti la famiglia reale.

Si costrinse a reprimere un grugnito infastidito e si voltò verso Sebastian, i cui occhi avevano cominciato ad assumere una tonalità tendente al rosso.
"Incredibile notare come tuo nipote si stia riprendendo bene dall'incidente." commentò, puntando lo sguardo su una dama che aveva un'ampia scollatura sul petto. "Tuo fratello dovrebbe tenerlo chiuso a chiave in una stanza... Per il suo bene."
"Frederich è distrutto. Non posso chiedere altro a lui." farfugliò. Detestava parlare con Sebastian di fatti che non lo riguardavano minimamente. "Inoltre, Sebastian, ti pregherei di smetterla di dubitare di chiunque incontri. Tu non conosci Vincent tanto quanto me."
"Grazie al cielo." replicò Sebastian. Incrociò le braccia al petto, studiando il volto della giovane ragazza che aveva adocchiato qualche minuto prima.
"È la figlia di uno dei Consiglieri." intervenne Marianne seguendo lo sguardo del vampiro. "Lasciala perdere." tagliò corto.
"Ho fame.""Ci sono centinaia di fanciulle tra la servitù." fece una pausa. "Lo sai che gli occhi di quel colore mi fanno venire i brividi?"
"Non l'ho mai notato." ironizzò Sebastian.
"Smettila."
"Di fare cosa?"
Marianne roteò gli occhi al soffitto. Il ritratto di Enuwiel la fissava con espressione neutra, distante e impassibile. Le ali erano spalancate e la mano tracciava un arco immaginario rivolto al terreno.
"Il pittore non ha reso giustizia al suo aspetto. Era molto più..." Sebastian si portò una mano alla tempia, quasi faticando nel trovare le parole adatte. "Maestoso e terribile." concluse.
La donna sobbalzò. Era a conoscenza del fatto che Sebastian fosse vivo all'epoca dell'angelo Enuwiel, ma sentirlo descrivere dalle sue labbra era qualcosa di nuovo e inaspettato.
"Di dover avere sempre l'ultima parola!" esclamò, rispondendo alla sua precedente domanda. "Mia nonna era davvero innamorata di te?" aggiunse scettica.
Il vampiro si irrigidì. Era una reazione che Marianne era in grado di interpretare alla perfezione.
"Non hai voglia di parlarne, sì, lo so." lo rassicurò, invitandolo a discutere d'altro.
Lo vide estrarre nuovamente l'orologio dalla tasca e girare una piccola levetta per ricaricare la batteria. La lancetta più grande ora indicava il simbolo "XII", la più piccola quello segnato come "XI"
"Un giorno mi spiegherai chi è stato a donarti questo oggetto a cui sembri tenere tanto?"
"In quel periodo si faceva chiamare Clelia De Moonlight." furono le uniche parole che disse Sebastian.
"Ci rinuncio. A te e a tutti i tuoi segreti!" mugolò esasperata. "Vado a prendere Clare e Vincent."
"Io, invece, preferisco andare a caccia." disse, leccandosi le labbra. Il colore dei suoi occhi era cambiato radicalmente e Marianne gli fece cenno verso una ragazza che stava conversando amabilmente con un paio di guardie.
Il vampiro scrollò le spalle come a voler sottolineare che a lui andava bene quella scelta. Si allontanò, sorridendo al sospiro che si era lasciata sfuggire Marianne.
Il sangue lo stava chiamando...

 

 

 

OoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoOoO

 

 

 

Capitolo dedicato a me e Nihal! XD Perchè ne abbiamo bisogno! LOL! XD
Quanti segreti, nasconde il caro Sebastian u_u Secondo voi cosa nasconde il misterioso orologio? La persona nominata "Clelia De Moonlight" non è altri che la qui presente scrittrice a cui è venuta la folle idea di inserirsi nella trama! Lol! XD
Ora Nihal sai a cosa mi riferivo! XD

 
Come avrete notato questa volta ho fatto un balzo più indietro nel passato, presentandovi un Vincent mezzo ubriaco, una Clare bambina ed un Edward totalmente spensierato! XD In verità è una scena che ha la sua importanza e presenta con maggior attenzione personaggi che in CS vengono nominati poco o niente u.u Thomas lo detesto pure io, sia chiaro! XD Mentre adoro Vincent, Galatea e Marianne, la madre di Clare u.u
Spero vi sia piaciuto! u.u A presto!
By Cleo^.^
 

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Capitolo 3
*** Di spazzole e primi amori ***






III

Di spazzole e primi amori

 

 

 

Lo specchio le rimandò l'immagine di una donna che pettinava i capelli del figlio e Galatea rispose con un sorriso allo sguardo luminoso di Edward.
La regina del Regno di Ziltar passò distrattamente la mano tra le ciocche castane del bambino. Era diventata quasi un'abitudine per lei compiere quei gesti automatici.
"Madre." la chiamò Edward, voltando appena il volto nella sua direzione.
Galatea socchiuse le labbra. Aveva stretto troppo la presa e l'espressione di dolore, appena accennata, del suo unico erede le confermò quell'ipotesi.
Fece per scusarsi, ma all'ultimo momento ci ripensò. C'erano istanti, lunghi quanto uno sbattere di ciglia, in cui Galatea trovava davvero irritante la presenza di Edward.
I suoi lineamenti, i suoi capelli, i suoi occhi e persino il suo modo di parlare le ricordavano suo marito. L'uomo a cui aveva concesso gloria e potere e che aveva ricambiato quel suo dono con menzogne e tradimenti.
Thomas si era rivelato una piaga, non solo per il regno, ma anche per la sua serenità. Aveva fatto uno sbaglio sposandolo e Marianne non perdeva mai occasione per ricordarglielo.
La stava distruggendo. L'aveva distrutta.
Appoggiò la spazzola sul tavolino bianco alla sua destra e si alzò, lasciando Edward alle prese con il suo nuovo abito da cerimonia. Era un vestito troppo elaborato e troppo ingombrante per un dodicenne, ma l'etichetta non ammetteva eccezioni.
Avrebbe potuto aiutarlo, dirgli qualche parola d'incoraggiamento ma appoggiò la fronte ad un affresco -a suo dire il meglio riuscito- che rappresentava Enuwiel.
Era a causa di quell'angelo se lei era nata e non c'era giorno in cui il peso di quella discendenza minacciasse di schiacciarla.
Detestava quel mondo, quasi quanto provava odio verso se stessa. Thomas, invece, lo amava. Adorava essere re.
"State bene, madre?" le chiese Edward, avvicinandosi.
Galatea alzò la mano, come a voler scacciare un insetto indesiderato. Sorrise, accondiscendente.
"Lui non ha alcuna colpa." mormorò a voce così bassa che nessuno a parte lei poté sentire quelle parole. Edward non aveva colpa, ne era consapevole.
Suo figlio non aveva nulla in comune con il padre, tranne che per la somiglianza fisica. Un dettaglio che lei non smetteva mai di evidenziare.
Si avvicinò, facendo strisciare la gonna sul marmo e liberando i fluenti capelli ramati dall'acconciatura che era stata elaborata appositamente per lei.
Si chinò su di lui, ignorando lo sguardo spaesato e confuso. La colorazione dei suoi occhi era la cosa che probabilmente più detestava. Erano verdi, della stessa colorazione che le foglie assumevano in primavera. Chiari e brillanti con qualche punta di grigio che gli conferivano un'aria sognante.
"Clare ti sta aspettando, Edward." si morse il labbro. Esitando gli sistemò meglio la rosa che era stata infilata nel taschino all'altezza del petto.
Lo vide arrossire e abbassare il volto imbarazzato. Sapeva che suo figlio aveva un debole per la figlia di Marianne. Dopotutto erano cresciuti insieme.
Inseparabili. Era stato il termine utilizzato da Marianne quando aveva spiegato che quell'amicizia e vicinanza non avrebbe fatto altro che rafforzare il legame tra il futuro sovrano e la sua futura Guardiana.
"P-Possiamo..." sussurrò il principe, esitante. La regina cambiò immediatamente postura, assumendone una più rigida e dal taglio severo.
"Se vuoi qualcosa dillo." sentenziò Galatea con ostilità. "Tu sei un re! Discendi da una stirpe di re! Non puoi mostrare incertezze. Non puoi e non devi mai esitare, Edward!" lo ammonì.
"Sì, madre." rispose il ragazzo, alzando lo sguardo.
"Molto bene." commentò Galatea, unendo le mani. "Sei un bravo bambino." aggiunse, carezzandogli una guancia. "Non sei come lui. No, non lo sei."
"Come mio padre, madre?"
"Esatto. Tu non dovrai mai diventare come Thomas."
"Mai." condivise Edward, stingendo i pugni.
"Sei speciale Edward. Nelle tue vene scorre il sangue di un angelo, non dimenticarlo."
Galatea scacciò uno dei suoi servitori e condusse il figlio verso la vetrata che dava sul cortile interno del palazzo. "Dunque cosa desidera il mio principe?" domandò, lasciando vagare lo sguardo sulle nuvole.
"Voglio poter cavalcare Garulf insieme a Clare." spiegò, riferendosi al cavallo che il padre gli aveva regalato l'inverno precedente.
Galatea sembrò riflettere un attimo prima di rispondere. "Se Sebastian sarà con voi, allora potrete farlo." acconsentì. Edward fece per ribattere, ma lo zittì immediatamente con un brusco cenno del capo. "Con Sebastian, Edward. Questi sono gli accordi."
Suo figlio sbuffò, mentre le rivolgeva un rapido inchino e le porgeva i suoi saluti.
Osservandolo varcare l'uscita di quella stanza, Galatea si ritrovò a stringere la stoffa del suo abito nuovo. Liberò la presa solo dopo essersi resa conto delle orrende pieghe che aveva lasciato sulla gonna.
Amava suo figlio, ma detestava ciò che rappresentava: un amore sbocciato nell'innocenza e terminato nel peccato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa breve one-shot può essere collegata alla precedente per quanto riguarda la situazione familiare di Galatea. Non da un punto di vista temporale, perchè la vicenda si svolge anni prima quella sul ballo.
La seconda parte del titolo "primi amori" è riferita sia alla triste vicenda di Galatea, sia al sentimento di Edward verso Clare.
T.T Povero Edward! u_u Vero che ora lo amate di più? XD Fatemi sapere cosa ne pensate! :) A presto!
By Cleo^.^ 


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Capitolo 4
*** Di Draghi, Vampiri ed Unicorni ***



 

Dedicata ad Ale. Buon compleanno! *_*

 

 IV

 Di Draghi, Vampiri ed Unicorni

 

 

 

 

Pur avendo solo sette anni, Cassandra Rainsworth possedeva una comprensione del mondo davvero insolita. Il suo sguardo attento e controllato aveva la capacità di catturare qualunque aspetto della natura che la circondava.
Sebbene si rendesse conto che Sebastian non fosse umano, i suoi occhi erano capaci di andare al di là di ciò che l'apparenza sembrava indicare.
Era vagamente consapevole di ciò che significava il termine vampiro, ma questo non le impediva di sorridere a Sebastian ogni qualvolta lui le rivolgeva qualche parola.
Sdraiata sotto le fronde verdeggianti di un castagno, giocava svogliatamente con alcune ciocche dei suoi capelli. Riccioli castani incorniciavano il suo giovane viso, conferendole un'aria sbarazzina.
Attorno a lei, sparpagliati un po' alla rinfusa, c'erano vecchi tomi ingialliti aperti e rivolti al cielo. Una brezza di vento spostò qualche pagina, ma lei non si prese la briga di rimettere i libri come erano in precedenza.
Si sedette a gambe incrociate ed osservò l'oscura figura di Sebastian avvicinarsi all'enorme albero che la stava riparando dal sole. Alle spalle del vampiro Amelia, la sua sorellina, stava gattonando nella stessa direzione cercando invano di mantenere il passo veloce del ragazzo.
Cassandra inclinò la testa di lato, lasciandosi sfuggire un sorriso divertito.
Sebastian la superò, appoggiandosi svogliatamente al tronco, e in un gesto spontaneo lei si voltò per poterlo osservare.
In un angolo della sua mente l'idea che i vampiri comuni sarebbero morti se esposti alla luce del sole fu scacciata con una scrollata del capo. Pensò che anche in quel particolare Sebastian era diverso.
Unico.
"Hai mai visto un drago, Sebastian?" la domanda le sorse spontanea mentre ripensava al libro illustrato che aveva trovato quella mattina.
La risata alta e cristallina con cui se ne uscì il vampiro, però, le provocò un leggero fastidio.
Immediatamente si chiese perché quella domanda l'avesse divertito così tanto. Cassandra era certa che solo un vampiro, una creatura con numerosi anni sulle spalle, avrebbe potuto darle una risposta a quel quesito.
Le paffute mani di Amelia sfiorarono le sue e Cassandra sollevò la sorella sistemandosela sulle ginocchia.
"Non che io ricordi." rispose il vampiro, ricambiando il suo sguardo con uno divertito.
"Si nascondono nelle montagne." insistette, indicando la vetta innevata di un monte poco distante. "Conosci tutte le grotte del regno?" domandò diffidente.
"No. Certo che no." fu la replica.
"Allora non puoi avere la certezza che i draghi non esistano." considerò soddisfatta.
Amelia, le guance arrossate e i corti capelli castani che le svolazzavano intorno, gattonò fino a Sebastian che si chinò su di lei per prenderla in braccio.
"Temo per quando sarai più grande." commentò con un gesto vago della mano che poteva stare a significare qualunque cosa.
"Che cosa vuoi dire?" Il sorriso, ora, era completamente sparito dal suo volto, lasciando solo le tracce di un'espressione imbronciata.
"Nulla. Dimentica ciò che ho detto."
Cassandra avrebbe voluto ribattere che quella frase le aveva dato fastidio e che a lei non era mai successo di dimenticare nulla, ma rimase in silenzio, persa a contemplare la figura di Sebastian.
Era vestito di nero e lei quel colore non l'aveva mai sopportato. Le rammentava la nebbia oscura che puntualmente andava a farle visita nei suoi sogni, trasformandoli in incubi senza fine.
Assottigliando gli occhi pensò a qualche altra domanda da potergli porgere. Non voleva che la lasciasse sola con l'unica compagnia di vecchi tomi sbiaditi dagli anni.
"E gli unicorni? Hai mai visto degli unicorni?" chiese curiosa.
Il sorriso di Sebastian sfumò in una smorfia dolorosa, mentre gli occhi assumevano leggere sfumature cremisi. La mano con cui reggeva Amelia intensificò la stretta sulla bambina che si lamentò con tenui gemiti soffocati.
"Sebastian?" lo chiamò preoccupata, muovendo qualche passo nella sua direzione.
Il vampiro le passò velocemente Amelia e Cassandra la depose sul terreno lasciandola esplorare i dintorni dell'albero.
"Ne ho visti alcuni." rispose lui con prudenza.
Cassandra spalancò la bocca ed eccitata corse a stringere la stoffa della camicia del vampiro. Alzò lo sguardo nella sua direzione ed attese pazientemente che Sebastian tornasse a guardarla.
"Sono belli come dicono le storie?"
Sebastian socchiuse le labbra e si portò le braccia al petto. La postura rigida delle spalle indicò a Cassandra che era turbato.
"Sono..." sembrò prendersi alcuni secondi per riflettere sulla risposta. "Sì, erano creature molto belle." proseguì in tono pacato.
"Erano?" Si portò una mano alla bocca, mentre una sensazione di malessere si faceva largo in lei.
"Non esistono più. Sono morti, Cassandra." rispose lui con un sospiro.
I suoi occhi erano assenti, mentre le sfiorava la nuca con gentilezza. Cassandra sentì una forte ed improvvisa ondata di tristezza travolgerla. Quella notizia era riuscita a turbarla e un sottile velo di malinconia era calato sul suo cuore.
"Non torneranno..." sussurrò, voltandosi verso Amelia. La bambina era china su una grossa radice che sporgeva dal terreno.
"È così." concluse lui. C'era una nota di disperazione e di rammarico nella sua voce come se si sentisse direttamente responsabile per l'estinzione di quella razza. Cassandra vacillò per un brevissimo istante, sentendosi più impacciata della piccola Amelia nei movimenti.
Rapida come un lampo, nella sua mente si formò l'immagine del vampiro che si nutriva di quelle creature dalle sembianze equine.
Quella visione sparì in fretta provocandole una sensazione di malessere allo stomaco.
Quando fece per voltarsi nuovamente Sebastian era sparito. Tuttavia il fruscio provocato dalle foglie le suggerì che doveva essere salito su uno dei rami più alti della pianta secolare.
Appoggiò la schiena al tronco e scivolando sul terreno incitò Amelia a raggiungerla.
Irrequieta strinse la sorella al petto, improvvisamente terrorizzata all'idea di poterla perdere.
La pagine dei libri si mossero veloci sotto il tocco del vento, distraendola solo parzialmente da quei pensieri funesti.
Afferrò uno dei volumi più vicini e lesse il titolo che recava scritto quel paragrafo.
"La leggenda di Cristavia e Tareel."
Attirata dal disegno di una splendida pietra celeste cominciò a sfogliare le pagine successive.

 

 

 

 

  

One-shot dedicata interamente ad Ale per il suo compleanno! *_* Auguri!!!
Incentrata su Cassandra e Amelia visto che Ale ha trovato interessanti entrambi i personaggi u.u Eccovi uno scorcio sul passato della bisnonna di Clare! Cosa ne pensate?
Eventuali spiegazioni: Chi ha seguito CS saprà sicuramente che è stato proprio
Sebastian ad estinguere gli unicorni, ma per il momento Cassandra non sa ancora nulla di questa storia. In lei dimora lo spirito dell'ultimo unicorno ancora in vita(lei non lo sa), per questo appare così turbata da quella notizia.

Buona Pasqua a tutti!!! A presto!
By Cleo^.^

Storie in corso:
Romatico

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Contratto di sangue-L'ombra del principio

Sovrannaturale

La rivincita delle acque 
 

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Capitolo 5
*** Di candele, lapidi e defunti ***





V

Di candele, lapidi e defunti

 

 

 

Una goccia.
La candela aveva cominciato a gocciolare. La cera scivolava ai lati, macchiando le due bare nere prive di corpi.
Non era rimasto nulla. Le spoglie mortali dei suoi genitori erano diventate cenere insieme alla casa che li aveva ospitati, bruciata sotto i suoi occhi impotenti.
Clare guardò con aria assente i membri della nobiltà di palazzo sfilarle davanti e blaterare le loro sentite condoglianze.
Dieci gocce.
Erano dei bugiardi e degli ipocriti, lei lo sapeva bene. Sua madre doveva aver salvato la vita alla maggior parte di loro più di una volta, ma nessuno aveva speso delle parole sincere nelle lettere che le erano arrivate. Lì, in quelle carte ingiallite che lei aveva accartocciato e gettato in un angolo buio della sua camera, si facevano solo riferimenti alla straordinaria bellezza di Marianne Rainsworth e all'affabilità di suo padre. I commenti iniziavano e si concludevano nel medesimo modo.
Le dita, fredde come quelle dei redivivi rinati a nuova vita, si spostarono incerte sul collo, nel punto in cui il giorno precedente Sebastian aveva affondato le zanne, traendo con lei un nuovo Contratto.
Forse era per quello-la mancanza di sangue- che le lacrime stentavano a bagnare il suo volto. Oppure, lo sospettava, perché aveva già pianto tutto quanto era umanamente
possibile.

Sua nonna, Theresa Rainsworth, unica erede avuta da Cassandra Rainsworth, era seduta con una postura rigida ma estremamente posata: mani in grembo, caviglie incrociate, schiena dritta. Era il ritratto vivente della severità e alle sue spalle Sebastian, vigilava sulla sua incolumità.
Come se qualcuno potesse essere interessato ad una donna nell'appassire dei suoi anni, pensò Clare.
Cento gocce.
Si morse il labbro, gettò i capelli all'indietro e andò dall'unica persona che in quel momento voleva vedere.

 

Suo cugino era seduto scompostamente sui gradini esterni delle chiesa. Solo, al centro di una fiumana scura di persone, che si trascinavano con passo lento verso l'entrata, se ne stava con il mento posato sugli avambracci incrociati.
Era pallido, di un colore malaticcio, e se possibile sembrava avere un aspetto peggiore del suo.
Clare appoggiò la schiena contro la sua e senza dire nulla gli strinse la mano. Era calda, di un calore che riusciva a darle conforto. Era qualcosa di reale. Non era l'abbraccio
affrettato e poco sentito della nonna, o la presenza scostante del vampiro.

Era Vincent, lui c'era sempre.
"La zia..." lui deglutì, e lei rafforzò la stretta della mano.
Era sempre stata Marianne l'ancora di salvezza sua e di Vincent. Era lei che si era presa cura del cugino quando la madre si era uccisa con del veleno, lei che le sussurrava all'orecchio le soluzioni dei problemi matematici che era incapace di risolvere da sola.
"Non credo le sarebbe piaciuta la bara scelta dalla nonna." commentò pacato.
"L'avrebbe trovata... stretta." concordò lei, soffocando un singhiozzo.
Tacquero entrambi e rimasero lì, ignorando le sagome scure che facevano avanti e indietro dal selciato.

 

"Clare." doveva essersi addormentata, perché sobbalzò nel sentire il suo nome pronunciato da lui.
Sollevò gli occhi, ritrovandosi il viso di Sebastian a pochi centimetri di distanza. Si rese conto di non aver mai detestato tanto quelle iridi argentee e smeraldine come in quel preciso momento.
Era colpa sua, colpa del vampiro. Sebastian avrebbe dovuto percepire che sua madre era in pericolo. A cosa serviva, a cosa era servito, il Contratto, altrimenti?
"Vincent." chiamò autoritario. "Theresa vuole che torniate dentro. Presto porteranno via i feretri."
Bare vuote.
Clare non riusciva a capire il motivo di quella finta cerimonia funebre. Voleva solo dormire e, risvegliandosi, trovare suo padre intento a leggerle uno dei suoi libri preferiti.
Alzandosi, barcollò in avanti e si aggrappò ai vestiti di Sebastian con la vista annebbiata.
Vincent la strappò immediatamente via da lui, blaterando parole che non comprese. Aveva solo due anni più di lei e, nonostante tutto, riuscì a prenderla in braccio e a riportarla in chiesa.
A Clare sembrò che il momento di debolezza del cugino avesse avuto fine in quell'istante.

 

Mille gocce.
Quell'ultima goccia di cera era coincisa con la conclusione della cerimonia. Della candela non rimaneva altro che un inutile pezzo deformato e inutilizzabile.
Era passato poco meno di un anno dall'ultima volta che Clare aveva messo piede in quella chiesa per un funerale. Allora, era stata la volta dei genitori di Edward, assassinati pure loro, e i due sovrani erano stati sepolti in quello stesso edificio.
Ma non ci sarebbero state tombe per Lucas e Marianne Rainsworth; una lapide e bare riempite di rose bianche.
Si accorse di camminare dietro il corteo funebre solo quando Theresa le sibilò all'orecchio di assumere un atteggiamento più composto.
Annuì per compiacerla, ma si limitò a fare quello: compiacerla.
Si muoveva a tratti inciampando e a volte trascinando i piedi, con l'unico desiderio di cadere a terra e lì rimanervi.
A un certo punto, si ritrovò in fondo alla fila, i suoi parenti in qualche punto non ben precisato. Era in piedi tra due lapidi, una con l'epigrafe totalmente sbiadita, l'altra che recava scritto: Henry di età quattordici.
Clare sussultò, rendendosi conto che quel ragazzo era morto avendo la sua stessa età. Sfiorò la superficie del grezzo masso levigato, ripulendolo dal muschio e dalle erbe
infestanti.

Scoprì che Henry era stato il figlio di un commerciante di spezie e che era stato ucciso nel sonno da un vampiro. La data di morte risaliva a vent'anni prima.
"Cosa stai facendo, Clare?"
Sebastian, di nuovo. Il cagnolino della nonna era tornato indietro per controllarla.
Si strinse nelle spalle, contrariata per quella interruzione. Perché, semplicemente, non la lasciavano in pace per qualche minuto? Non le sembrava una pretesa così assurda.
"Non è necessario che io sia presente alla sepoltura."
"Erano i tuoi genitori, Clare." doveva apparire una frase sensata, ma ai suoi occhi sembrò una bestemmia. Era un'ovvietà, un appunto, che non aveva alcun senso ricordarle.
Lei, sapeva, chi erano i suoi genitori.
"Quelli sono solo pezzi di legno." disse sprezzante con un tono di voce tagliente. "Legno che marcirà fino a diventare polvere." ci tenne a precisare. "Mio padre e mia madre sono già polvere."
Era compassione o incredulità quello che vide impresso sul volto di Sebastian? In ogni caso, qualunque tipo di sentimento fosse, non le piacque.
Tornò a concentrarsi sulla lapide di Henry e poi su quella senza nome. Era quello l'effetto del tempo: cancellare. In un modo o nell'altro, il tempo cancellava i ricordi. Perfino Sebastian, un vampiro, non era immune da quella sorta di maledizione.
Cancellava, aggiungeva, modificava.
Di continuo. E senza fare eccezioni.
Quei pensieri ne portarono alla luce altri. E altri, altri ancora.
Sembrava che il suo corpo e il suo cervello avessero bisogno di essere costantemente attivi, di sentirsi vivi.
Anche lei poteva distruggere. Poteva cancellare qualcosa, eliminarlo, dall'equazione del tempo. Frantumarlo, salvarlo, dalla grande maledizione.
Avrebbe sfidato il tempo ed esso sarebbe stato costretto a sottomettersi alla sua volontà.
La morte, la sua condanna. La morte, la sua liberazione.
"Polvere." ripeté Clare, con una nuova consapevolezza, un nuovo obiettivo nella mente e nel cuore. Sebastian la fissò, reclinando il capo su una spalla.
"Andiamo a caccia, Sebastian." annunciò, alzando fiera il mento e con un paletto appuntito stretto nella mano.
Già poteva sentirla, la polvere, scorrere tra le sue dita.

 

 

 

 

Note:
Mi sento particolarmente fiera di questo Missing Moment, in particolare dell'ultima parte. È un'introspezione cruda, forse, crudele da un certo punto di vista.
Mi piace xD Mi piace da impazzire. LOL
Non so se sia chiaro, ma i riferimenti sul tempo e la polvere riguardano nello specifico i vampiri. I vampiri sono intoccati dal tempo, dal punto di vista puramente fisico e Clare pensa di poterli "cancellare dall'equazione del tempo" uccidendoli. Ovviamente la polvere indica il fatto che i vampiri, una volta eliminati, si tramutano in granelli di polvere u_u
Spero davvero in un vostro breve commento su questa one-shot perché ne sono davvero entusiasta *___* Su, su non siate timidi e vi regalerò un'intera storia dedicata a Sebastian!!! xD


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