Recensioni per
Poesie di un perdente
di Watashiwa

Questa storia ha ottenuto 100 recensioni.
Positive : 100
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
27/11/16, ore 16:27

Come sempre un ottimo lavoro, i versi sono stupendi e trascinanti, ma come sempre è come se il percorso dove ti devono trascinare sia già prefigurato...cioè come sempre mi sembra di essere su di una montagna russa emotiva; nel senso che la sensazione che si prova è quella di un brivido emotivo forte, decisamente forte, ma che a poesia ultimata ti pone davanti ad un bivio:riprovarlo o scendere.
il rischio in questo caso è che se non si entra in profondità, se non ci sofferma, la poesia fa la fine delle parole sulla sabbia durante l'alta marea.
la tua poesia per quanto bella ed emotivamente potente, è costruita, è sviluppata per far riflettere, ma non per incidere se il lettore non si vuole lasciar travolgere; è insomma una poesia elitaria.
detto questo però, non posso negare che sia uno splendido lavoro.
complimenti e come sempre...
A rileggersi

Recensore Master
26/11/16, ore 11:54

Ciao!
Sono qui per lo scambio recensioni sul gruppo EFP famiglia ^_^
Sarò sincera, questa recensione risulterà abbastanza difficile da scrivere, e per il più semplice dei motivi: l'argomento trattato tocca nel profondo anche la sottoscritta. In breve, anch'io ho perso ormai quasi tutti i nonni (l'unica che ancora resiste è la nonna paterna), per cui non mi è stato in nessun modo ostico entrare in sintonia con quanto da te scritto. E allora dove sta la difficoltà, ti chiederai? Nel fatto che, per descrivere le sensazioni che la lettura di quanto da te scritto ha suscitato in me, devo per forza entrare un po' nella mia sfera personale, cosa che, per indole, non sono tanto abituata a fare. D'altra parte, tu, scrivendo, hai messo a nudo ciò che ti ha attraversato il cuore in un momento di lutto: ricambiare nello stesso modo l'emozione che sei riuscito a portare a galla mi sembra quindi il minimo per ringraziarti. Insomma, tutto questo prolisso – e forse incomprensibile – preambolo per dire che, accidenti a te, le tue parole mi hanno toccato nel profondo, andando a bagnare con abbondanti quantità d'aceto una ferita che ahimé è ancora aperta: l'anno scorso anch'io ho perso una persona (un nonno, appunto) che è stata estremamente importante nella mia vita, e ancora adesso non sono riuscita a venire a patti con la sua perdita – per tutta una serie di motivi che non sto qui ad elencare, altrimenti si farebbe notte. Sta di fatto che, leggendo la tua poesia, mi è sembrato di tornare al giorno del suo funerale (immagino che, in qualche modo, ciò che si percepisce in determinati momenti sia qualcosa di universale), e, soprattutto, a quei momenti di silenzio in cui ho tentato disperatamente di instaurare con lui, un'ultima volta, un discorso fatto di “gentilissime parole”, come, forse, non ero più stata in grado di fare nell'ultimo periodo della sua vita. Comunque, per completare il quadro, quel giorno c'era troppa gente per potermi concedere davvero “un bacio affettuoso al sepolcro in un'atmosfera isolata e commovente”; ho dovuto aspettare qualche giorno per riuscirci.
Ora basta, la finisco qui altrimenti rischio di entrare – e di farti entrare – in paranoia, e non mi sembra il caso. Concludo semplicemente dicendo che sono sempre più convinta del tuo talento come poeta, anche se i giudici dei concorsi la pensano in modo diverso. Da parte mia, ti auguro di cuore tutta la fortuna del mondo!
Alla prossima ;-)

padme

Recensore Master
21/11/16, ore 19:06
Cap. 13:

Molto spesso, noi uomini, ci fermiamo alle apparenze, alla superficie, a ciò che è più facilmente riconoscibile. Non tendiamo quasi mai ad approfondire, a cercare, a scovare qualcosa di più profondo ed intenso; ci accontentiamo e non dovremmo farlo.
Questi tuoi versi sono molto semplici eppure di un così altro spessore da allargare la mia anima e di metterla in ascolto di questi versi pieni di vita, di amara e saggia consapevolezza.
Complimenti, ottimo lavoro come sempre.
Buona serata!
-Bigin

Recensore Master
20/11/16, ore 20:53

Salve! Eccomi qui, in un pomeriggio di pioggia, a continuare la tua raccolta.
La bellezza racchiusa nelle poesie secondo me si deve anche al fatto che puoi trattare di qualsiasi argomento ti venga in mente e c'è una totale libertà di espressione - questo nella scrittura in generale, ma nella poesia in particolare. Perciò trovo come sempre la tua scelta interessante. Musica, in questo caso.
Ammetto che l'ho trovata un po' complessa del solito da capire, ho fatto un po' fatica.
Comunque sia hai lanciato un bel messaggio, ossia che essa - come molte altre cose - può essere un'ottima fuga dalla realtà per chi la ascolta e vi si immerge completamente. La musica è magica, proprio perché riesce a provocare diversi sentimenti in chi la ascolta, come hai cercato di comunicare attraverso i tuoi versi - il secondo è quello più incantevole secondo me, ma anche il più complesso da interpretare.
La musica può trasmettere amore, tristezza, rabbia, allegria, angoscia, tutto. È una verità scontata che spesso tutti noi tendiamo a dimenticarci. Ma si tratta di un regno davvero vasto che, come hai detto, non è mai irraggiungibile per chi vuole ascoltare e imparare.
Il pezzo della terapia contro l'ignoranza mi ha fatto pensare ai tantissimi ragazzi adolescenti che, ogni giorno, si isolano con le cuffiette per sfuggire dalla realtà che li circonda, per non sentire le voci degli stolti che risuonano attorno e infastidiscono soltanto.
Ribadisco, un po' più complessa del solito, ma non per questo meno profonda, anzi! Un bel lavoro, come sempre parole che si sposano perfettamente e danno vita ai concetti e alle immagini più vaste.
Alla prossima
-H.H.-

Recensore Master
14/11/16, ore 22:17

Salve! Prima o poi dovevo passare, perciò eccomi qua.
Qui ci troviamo davanti a un'altra poesia un po' enigmatica, ossia piena di espressioni su cui bisogna riflettere e scavare un po' per capire a fondo - anche se, ovviamente, tra di loro le parole si sposano perfettamente perché sono scelte con cura.
La seconda strofa non mi è molto chiara, perché c'è un soggetto sottinteso che io - probabilmente perché sono distratta, stasera - non ho capito a pieno.
Riguardo al vivere la propria giornata come una favola, penso che sia normale - e anzi, forse è meglio, finché non si riceve qualche delusione che ovviamente ci fa cascare dalle nuvole. 
Ed ecco tornare nuovamente a galla la tua straordinaria conoscenza linguistica, con un termine specifico e poco noto: coartare. Complimenti perché non è da tutti conoscere parole arcaiche simili e saperle utilizzare correttamente - quando ci provavo io, spesso era un distrato.
Comunque sia, la persona che hai descritto mi sembra molto determinata e vogliosa di vivere, di raggiungere i propri obiettivi. Questo emerge molto dalla frase sui pensieri giovanili e le foglie autunnali, incantevole ed efficace, anche se un po' malinconica - com'è giusto che sia, dal momento che si parla di qualcuno a cui hai dovuto dire addio e non fa più parte della tua quotidianità.
Dall'ultima, invece, trapela un po' di insicurezza da parte della maschera vivace di questa persona, che vuole nascondere a tutti la propria tristezza. Insomma, un tipo un po' particolare, di cui hai cercato di analizzare l'anima nel profondo - e qui mi trovo di nuovo a farti i complimenti perché io non avrei il coraggio di scrivere di un amico, seppur lasciandolo in anonimato, ma hai dato vita a una bella opera, come sempre.
Nient'altro da dire, au revoir.
-H.H.-

Nuovo recensore
12/11/16, ore 21:50
Cap. 4:

La prima cosa che credo con certezza è che questo componimento sia molto...sensuale.
Attenzione, non l'intendo nel modo più comune possibile (ci mancherebbe) ma voglio dire che è una poesia che mette in campo i sensi e la girano e giostrano nel modo più convenzionale raccontando una storia precisa.
È un percorso che vede un bimbo innocente, quasi d'altri tempi, che desidera solamente possedere i suoi sogni e le sue aspirazioni integre e senza nessuna paura.
Il bello dei bambini e dell'infanzia è che non si tende minimamente a immaginare quello che può significare una grande delusione o un'infrazione della bellezza innocente che circonda lo sguardo e quando quell'aeroplanino viene distrutto si incontra l'adolescenza e le novità dolenti da affrontare e pian piano far soccombere.
La fiducia è un qualcosa che bisogna donare con dovere e sicurezza, questo lo si impara con il passare degli anni e non sempre è giusto e doveroso averla a portata di mano per darla in mani insicure, si impara dagli errori e dalle prime volte quindi è comprensibile quale sia il messaggio di perdita intrinseco.
Versi molto liberi e veloci come il cambio della direzione del vento che segna il cambiamento, intrecciati in un contesto molto bucolico, celestiale e naturale per la fragilità infantile, personalmente condivisibile.
Una poesia introspettivamente deliziosa che vuole insegnare come la fiducia debba essere preservata nonostante tutto, così come i ricordi più genuini e dolci della nostra vita.
Bandierina verde ma non c'è nemmeno bisogno di ribadirlo... ottimo lavoro!

Recensore Veterano
10/11/16, ore 13:49

Ciao Watashiwa,
con questa si aggiunge al tuo già lungo elenco, una nuova perla. Questa, a dire il vero risulta molto particolare, poiché mette in luce una problematica sempre attuale a questo mondo, ovvero la scelta tra distinzione o compromesso. Una serie infinita di situazioni in cui spesso ci si trova a lottare con noi stessi, al fine di provare ad essere accettati dagli altri. Ma, in effetti, la domanda da porsi è se gli altri ci accettano o più semplicemente ci vogliono come loro, dove "loro", risulta un nutrito gruppo di individui con modi di vedere e di vederti ogniuno diverso dall'altro. Questo perciò elogia la scelta saggia, anche se immagino un po' sofferta della tua amica. Complimenti ancora, un ottimo lavoro.
Un abbraccio

Luca

Recensore Master
08/11/16, ore 22:11

Buonasera.
Penso che questa poesia sia molto bella; appare come una pacca sulla spalla, un conforto per chi si sente solo nella sua situazione e teme di non poter continuare ad andare avanti.
Invece basta fare un lavoro di introspezione e possedere tanta forza di volontà, tanto coraggio, perché nessun uomo è un'isola, tutto sommato.

Ho cercato di calare i tuoi versi nel mio vissuto e in quello di coloro che mi stanno accanto.

Complimenti,
alla prossima.
-Bigin

Recensore Master
05/11/16, ore 20:16

Salve! Approfittando del tempo libero ho deciso di passare anche qua, così mi metto in pari.
Credo che dal primo pezzo sia perfettamente chiaro a cosa tu ti stia riferendo, qualcosa che spesso segna molti bambini, specie se accade in modo più brusco di quanto dovrebbe, andando a creare più problemi che altro, semplicemente perché non si va più d'accordo come un tempo.
Anche dai versi successivi lasci ben intendere il tutto, e non posso che trovarmi d'accordo con te, completamente: anch'io ho vissuto e continuo a vivere ogni giorno una situazione familiare per niente rosa e fiori, e tutto ciò che so è che non voglio un uomo come mio padre, che sottometta e sia di mentalità così chiusa, così come non voglio essere come mia madre, rassegnata e troppo debole per rialzarsi da sola. Scusa, ho divagato, in ogni caso era per dire che condivido completamente i pensieri che questa poesia esprime, che forse mi appare più chiara e immediata rispetto alle altre che ho letto e come sai di tuo ho letto tanto.
Nella sua semplicità, arriva dritta al cuore, trasmettendo un mare di emozioni - un po' di mestizia, ma anche di determinazione per il proprio futuro, e questo è ciò che conta per non abbattersi mai.
Anche andando avanti mi trovo d'accordo e ti esprimo nuovamente un mio pensiero: vedo sempre, in giro, persone innamorate che rovinano la calma con litigi stupidi, che fanno un dramma per niente, e mi dico che non sarò mai come loro. Ma chi lo sa, la vita è imprevedibile. 
La parte finale, dove parli dei sentimenti che ti hanno acceso l'anima, l'ho trovata meravigliosa. Soprattutto il finale, sollevi tutta la mia vita da un misero ed infelice annegare, un concetto chiaro e profondo.
Purtroppo a me quella convinzione non è ancora sparita e mantengo una certa freddezza a riguardo, ma mi auguro di cambiare idea com'è successo a te. 
Complimenti anche stavolta, perché - forse per l'argomento che mi è più che familiare, forse per la semplicità intensa - ho potuto apprezzare meglio questo tuo lavoro e commentarlo come meritava.
Nient'altro da dire. Alla prossima!
-H.H.-

Recensore Master
05/11/16, ore 19:31
Cap. 7:

Salve! Ho un po' di tempo libero dove non so cosa fare, per cui ho deciso di spenderlo facendo qualcosa di utile: passare.
Anche qui hai trattato un argomento abbastanza frequente e delicato: l'accettazione che spesso ci aspettiamo di ricevere da parte degli altri, rimanendo spesso delusi (anche se, ovviamente, bisogna saper distinguere una critica cattiva da un consiglio un po' crudo ma detto da un amico).
Mi mancava leggere qualcosa di tuo in rima, e questa volta hai fatto un buon lavoro per trovarne di carine, che si sposano bene tra di loro.
E penso che in fondo la maggior parte delle persone definisca se stessa un caso perso. Soprattutto chi come noi magari tende a isolarsi leggermente più degli altri nella vita di tutti i giorni - nonostante questo non so tu, ma io non sento di voler cambiare in qualche modo.
son una combinazione imperfetta
di ossa, sogni, ogni anomalia
- questo pezzo mi è piaciuto molto! Essere fatti anche di sogni, un'espressione incantevole, non c'è che dire.
Anche seguire la luce della pazienza la ho trovata molto bella, perché mi ha fatto immaginare un uomo che insegue una lucciola nel buio, per continuare sulla propria strada nonostante tutto il resto.
Forse al posto tuo avrei scelto un paragone diverso dal cellofan (ho appena scoperto che può scriversi anche in questo modo, io avevo sempre messo cellophane in quanto forse dà un'idea di eleganza in più), ma anch'esso ha la sua efficacia. Fai sempre spaziare la mia fantasia in confini dove non era mai arrivata prima - non credo di aver mai immaginato una persona che viene avvolta nel cellophane come un panino, prima d'oggi. E mi trovo d'accordo sul fatto che il pesante giudizio altrui in qualche modo ci stringa, ci limiti, cercando di danneggiarci.
I versi finali sono molto forti, in senso che hai lanciato un bel messaggio, penso condiviso da buona parte della gente in generale, ossia che la società invece di aiutare l'umanità a essere migliore la stia lentamente ostacolando e distruggendo. Ma la conclusione è stata quella che mi aspettavo di sentire, ossia l'accettazione all'essere un caso perso, perché non c'è nulla di male a esserlo!
Per stavolta chiudo qui, un buon lavoro come sempre. Alla prossima!
-H.H.-

Recensore Master
01/11/16, ore 17:05

Ciao! Meglio tardi che mai, eccomi a passare da te.
Questa poesia la trovo più d'impatto delle altre, perché ti sei evidentemente concentrato di più sui sentimenti forti che ti tormentavano in quei momenti esprimendoli su carta in tutta la loro intensità. E trovo che ciò sia positivo, perché si dice che gli scritti più emozionanti siano stati prodotti proprio in momenti di debolezza e sconforto – mi trovo d'accordo in questo caso.
Dev'essere bello in momenti negativi avere qualcuno capace di consolare, di accorrere quando stiamo male per starci accanto. È un'immagine davvero dolce, anche se intrisa di una malinconia veramente palpabile in ogni verso, in cui si vede che hai messo molta cura.
“ad accarezzare il mio volto, levigato sempre più da ogni briciola di coraggio infranto” questo verso in particolare mi è piaciuto molto, lo definirei d'impatto, ma allo stesso tempo ha un linguaggio elegante e delicato.
L'amore prima o poi cattura tutti, ma ti dirò, io sono piuttosto scettica a riguardo. Soprattutto alla mia età o prima, non credo nell'amore, perché ciò che sembra infinito ovviamente non potrà mai esserlo – poi c'è chi riesce a stare con la stessa persona a partire dall'adolescenza, ma sono casi isolati. Mi rendo comunque conto, anche vedendo chi mi circonda, che sembri tutto eterno nel mentre lo si vive, perché non ci si preoccupa a fondo del futuro e com'è giusto si pensa a fare del presente qualcosa di speciale.
Ossessivo e maniacale rendono perfettamente, infatti credo di aver capito di che tipo di amore si trattasse. Hai fatto bene a usare la poesia come sfogo e come ti ho già detto vi ho colto più sentimento del solito, o forse è solo una mia impressione.
In ogni caso, sono felice che si concluda in modo positivo, con la voglia di andare avanti e di una sorta di rinascita, pensando solo al proprio futuro e alla realizzazione dei propri sogni.
Scusa se ho un po' tergiversato, in ogni caso mi è piaciuta molto e in tutta sincerità penso che sia uno dei tuoi lavori migliori. Complimenti!
Alla prossima!
-H.H.-

Recensore Master
31/10/16, ore 07:28
Cap. 11:

Buongiorno.
Tutti abbiamo preso i perderemo questa ossessione che inizialmente ci fa stare bene e poi ci tradisce, ci inganna, facendoci capire che tutto il tempo è stato solo un'illusione.
Mi piace come hai strutturato la poesia, raccontando per gradi i tuoi stati d'animo e giungendo poi alla conclusione che sfoggia il perdente che è in ognuno.

Complimenti e buon inizio settimana.
-Bigin

Recensore Veterano
26/10/16, ore 22:59
Cap. 4:

Molto bella, sempre meno imbrigliata, ma sempre carica, pregna di un certo qual fatalismo tragico, ma mai arrendevole.
Mi è piaciuta, questa infanzia che vola leggera come un aeroplano e che il vento del tempo schianta implacabile.
Complimentissimi, sei sempre bravissimo e mi piace il tuo stile, anche se abbiamo concezioni diverse della poesia.
Bravo e come sempre...
A rileggersi

Recensore Master
23/10/16, ore 15:55
Cap. 5:

Salve! Mi sono fatta attendere molto, lo so, ma I can do it.
Penso che anch'io concorderei se qualcuno mi dicesse che in passato sono stata assente, soprattutto mentalmente parlando perché ho spesso la testa da un'altra parte, ma anche in senso di non essere di alcun aiuto al prossimo, pensando un po' più a me stessa che agli altri. Ma, come dico sempre, i temi che tratti possono essere riconducibili a tutti, o perlomeno alle persone sensibili e volendo un po' introverse come noi.
Ecco un'altra cosa in cui mi rispecchio: il fuggire e il volersi in qualche modo allontanare dalla realtà che circonda. Un po' il motivo che spinge molti a vedere anime, leggere in generale o comunque appassionarsi a saghe di fantasie, in mondi così belli e così lontani dalla realtà che viviamo ogni giorno e che spesso si può trovare insopportabile. Universi che ci risucchiano letteralmente, facendoci dimenticare i problemi che abbiamo per quelli che possono essere minuti come ore, dipende da quanto riusciamo appunto ad allontanarci prima che qualcuno ci ritrascini alla vita reale.
A volte i sogni possono essere piacevoli, sì. Capita spesso di risvegliarsi da un sogno e, seppur non lo si ricordi lucidamente, sentire addosso tracce di felicità. È un po' questa la meraviglia dei sogni, infatti: quando li vivi sembra tutto così vivo, ma bastano pochi secondi per dimenticare tutto, per risvegliarsi dal mondo che la nostra mente ci crea. Per questo concordo con te sul non doversi affidare ai sogni, perché sono un'illusione piacevole in cui cullarsi per qualche ora, ma poi si deve per forza tornare al mondo reale. Un esempio stupidissimo sono io che l'altro giorno ho sognato di alzarmi dal letto e trovare magicamente sul davanzale una cosa che avevo perso e mi serviva, ero felicissima, poi mi sono svegliata e sul davanzale non c'era niente. Ovviamente, ci ero rimasta un po' male perché non avendo capito che si trattava di un sogno ero convinta di averlo trovato davvero! Oppure, in un altro sogno, ero amica con persone che nella realtà non mi calcolano, non per cattiveria ma per mancanza di feeling e occasioni – e, a quanto pare, al mio cervello stanno simpatiche. Non ci ho mai pensato, ma effettivamente ogni volta che succede è sempre in positivo, quindi le “anime” delle persone sono in un certo senso emotive, o comunque calme, come hai detto tu.
La frase finale, come il resto della poesia ma quella più di tutto, apre un buono spunto riflessivo in merito all'argomento che, non sapendo che altro dire, ho cercato di analizzare sopra – infatti ti chiedo scusa se questa recensione è un po' strana, ma ho preferito così, piuttosto che ripetere sempre le stesse cose, tipo che hai fatto un ottimo lavoro come al solito nell'esprimere le tue emozioni.
Alla prossima!
-H.H.-

Recensore Veterano
19/10/16, ore 14:48

Ciao, prima di accettare “lo scambio a catena” del nostro gruppo ho voluto dare un’occhiata alle tue opere per vedere se quantomeno avevamo fandom o temi in comune. Penso che lo facciano tutti. Nessuno vuol leggere cose che non gli piacciono a naso. La lettura dovrebbe sempre essere un piacere.
 Ho trovato questa raccolta e ho iniziato a leggerla ritenendo molto interessante il tema scelto ed esplicato nell’introduzione, poi ho incontrato il costrutto “l’indelebile dedica” e l’ho trovato veramente ben espressa.
Non ti darò pareri sulla metrica o sul conteggio dei versi, poiché non ne ho i mezzi. Da parte mia, posso esprimere solo un’opinione sensibile da un punto di vista totalmente soggettivo e personale. Non ho laure o altri titoli altisonanti, e se ne avessi, non userei quelli per pormi su chissà quale piedistallo.
 Credo che la scrittura sia soprattutto cuore, e se arriva al cuore va bene lo stesso, qualsiasi sia la sua forma, a prescindere dalle macchie d’inchiostro che sporcano il bianco del foglio fra una parola carica e l’altra.
I cimiteri, come qui dici, sono davvero freddi.
Questo aggettivo semplice dipinge alla perfezione l’immagine che rendono, a prescindere da quanti fiori si possano disporre nei vasi davanti ai ritratti dei nostri cari. Fiori: fragili creature dai colori vivaci e ridenti ma dalla vita assai breve, come spesso ci viene raccontato in molte opere letterarie.
La bara stantia mi ha evocato l’immagine del legno. Una bara di legno. E il legno stagna. Ristagna. Assorbirà acqua, laggiù, nell’umido dove nessuno potrà raggiungerla. La fossa dove cala lentamente la bara.
Appunto: la bara viene abbandonata al buio del quale tu parli.
Per molti altri non è ancora il momento e piangono.
Le lacrime e le grida ci sono sempre durante i funerali ( le perdite definitive dei cari ) ed esprimono un dolore che ognuno accorda come crede. Il contrasto fra gli aggettivi “sommesso” e “strozzato”, falsi sinonimi, resta intonato alla scena. E’ difficile che qualcuno urli in un cimitero, tutti si cerca di tenere un contegno. La parola “grida” enfatizza il dolore della perdita.
Il cielo grigio, accompagnato dalle “lacrime assurdamente minacciose” mi è piaciuto particolarmente come scenario. Non è il cielo “romantico” che si accompagna alle sensazioni umane per esaltarle, e in qualche modo, cullarle. Affatto. E’ quasi un cielo che contrasta. E’ un cielo cattivo che quasi pare rispecchiare la paura del poi. La perdita è terribile, ma il dopo fa molta più paura del momento in cui stai perdendo. E’ il silenzio assordante dopo le cannonate, per intenderci. E’ il momento delle domande e della realizzazione.
Tuttavia, nella sua ostilità, il cielo è anche rispettoso e nel leggere il successivo costrutto “per godere del divin silenzio donato al tenero compianto”, stavolta, posso pensare a un cielo alleato. Un cielo che egli stesso può rappresentare qualcuno, ma non qualcuno che sta al di sopra, piuttosto, la metafora di un caro importante.
E poi si passa al finale lieto e alla tenue descrizione dell’immaginario “poi del poi”. Per un attimo ho quasi idealizzato una sorta di visione del Paradiso, poi ho ripensato all’immagine del cielo, che qui da grigio è diventato azzurro. Le lacrime rabbiose son mutate in vento tiepido, un cirro capace di accarezzar danzando.
“E’ salubre giunger lì”
Qui è stato assai facile per me metaforizzare il lungo percorso che deve affrontare qualcuno che perde un caro. La guarigione passa per il dolore. Una strada sana. Il cielo deve esser grigio per ritrovare l’azzurro naturale “limpido e splendente”. Splendente perché il dolore effettivamente “macchia” e una cosa che macchia toglie di lucentezza a un materiale, che di suo, lascia passare la luce, e appunto, splende.
Infine, ho apprezzato la chiusura del “ricordo che permane con dignità”. Il cerchio della vita si chiude e si esprime nella sua bellezza con il vecchio che parla all’infante. L’aggettivo “solennità” colora d’importanza una scena che pare rubata a una vecchia locandina di un film, forse color seppia. Il saluto lascia il lettore con il cuore in pace, come se egli stesso avesse sofferto per guarire solo alla fine, ottenendo consapevolezza. Il bacio viene donato con serenità, un bacio che è simbolo di molte cose, soprattutto belle.
Come ho già detto all’inizio, non sono una poetessa né ho pezzi di carta che mi attribuiscono chissà quali meriti, in ogni caso, ho apprezzato la sensibilità e l’efficacia di questo componimento. Le parole non sono usate casualmente e ognuna di esse ha la sua funzione precisa.
Si vede che c’è testa dietro questa poesia.
Grazie di questo racconto.
Oshi-chan