Recensioni per
Poesie di un perdente
di Watashiwa

Questa storia ha ottenuto 100 recensioni.
Positive : 100
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
19/10/16, ore 06:02

Buongiorno.
Anche questo capitolo della tua raccolta mi è piaciuto, poiché tratta un tema che tutto sommato riguarda molte persone.
Mi piace lo stile elegante che hai adoperato; uno stile fluido che riesce sempre a conquistarmi.
La poesia analizza il mondo e si dona alla musica, "così semplice, così ariosa".

Questa è la mia interpretazione.
Bella poesia, complimenti come sempre.
Buona giornata e a presto!
-Bigin

Nuovo recensore
14/10/16, ore 14:12
Cap. 3:

Eccomi di ritorno per recensire questa raccolta.
Rispetto alle prime due, ho notato che c'è una sorta di cambio di rotta per parlare sempre di cose legate alla vita e alla quotidianità ma con più positività e sicurezza nel profondo di chi racconta.
In questa poesia è come se ci fosse una sorta di filo conduttore che racconta la vita del protagonista da un certo punto fino a che non avviene un fattore (quello del viaggio) che cambia totalmente la vita del narratore, che riesce a parlare con un linguaggio personale quanto fragile, senza alcuna difesa.
Perdere la solidità delle piccole buone cose è tipica di molte persone, specie di quelle che cercano di avere sincerità e perennità nella vita, ottenute con tanti sforzi e voglia di fare, in quanto sono capaci di arricchire ogni giorno, anche quelli più tristi.
Uscire dalle proprie mura domestiche è una sfida che dev'essere affrontata da chi desidera i cambiamenti e una realizzazione interiore (e non solo) che un luogo limitato non può donare affatto.
Quindi conviene rischiare con la paura di perdere qualcosa durante il tragitto?
Per quanto mi riguarda sì, in quanto come hai detto tu le persone che tengono veramente alla tua persona capiranno le tue necessità e se continuerai a trattarle con il giusto modo equamente, rimarranno e queste sfide verranno superate al meglio.
Da sfidante di questa esistenza così variegata ma al tempo stesso complicata non posso che comprendere a fondo tutti i versi e il senso della poesia e fai bene a parlarne per sfogarti e dare forza a te e anche a chi vuole capire nel profondo.
La citazione finale (immagino tua, in quanto non ho mai sentito niente di simile) è il perfetto riassunto di quello che hai voluto esprimere con spontaneità, coraggio e buona musicalità, non dominante al massimo ma sufficientemente presente per dare il giusto spazio alle figure retoriche e al tuo racconto quotidiano e immerso in ogni termine utilizzato per descrivere arricchendo la tua vita presa per mano e conquistata con desiderio.
Bandiera verde meritatissima, alla prossima!

Recensore Master
14/10/16, ore 02:15
Cap. 4:

Bonsoir! Eccomi qui a commentare e proseguire – stiamo riprendendo il ritmo, a quanto pare! La colpa è mia in ogni caso
Come ti avevo anticipato questa sera mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa di relativamente allegro avendo l'umore un po' giù, perciò sono stata accontentata abbastanza, dai, parlando almeno per l'inizio rosa e fiori della poesia – che non si conclude proprio felicemente, tuttavia...
Come al solito, si tratta di una poesia evocativa e piena di immagini che si dipingono nella mia mente, per esprimere i concetti più disparati. A quanto ho visto hai giocato molto sulle sensazioni, come sentire il vento sulla pelle, ma anche su quelle visive – i tulipani li trovo un'ottima scelta, perché sono fiori puri, semplici, che è facile trovare in un campo. E mi sembrava quasi di vedere quel bambino correre con gli occhi pieni di innocenza. Chi odia i bambini, io proprio non lo capisco: come si fa a odiare creature tanto pure, che vedono il mondo con semplicità?
Tuttavia mi ha suscitato anche un po' di nostalgia, perché al giorno d'oggi sono pochi i bambini che possono permettersi di correre a piedi scalzi in un campo, tra i fiori, sentendo il vento e inseguendo aeroplanini di carta – sostituiti da tecnologia e frenesia quotidiani. (La mia infanzia è trascorsa un po' tra entrambe queste realtà, ma non nego che ho passato più ore dietro al Nintendo e al computer, più di quelle fuori con gli amici a giocare a nascondino o a carte).
Sei riuscito a stupirmi con l'ennesima espressione, perché non avrei mai pensato di vestire di bianco un aeroplanino che, di per sé, è appunto completamente bianco – lo terrò come insegnamento, se mai mi capiterà l'occasione di usare il verbo vestire in questo senso ma in un contesto diverso.
Ed è vero, spesso più siamo piccoli e più abbiamo grandi aspettative e ci illudiamo: alle elementari ricordo che più di mezza classe affermava di voler diventare veterinario, ma anche la più determinata e amante degli animali delle mie amichette ha rinunciato a questo sogno.
Anche frammenti di fiducia infranti contro il cielo mi ha colpita, perché riesce a evocarmi chiara l'immagine e a farmi focalizzare perfettamente il modo in cui la fiducia di cui parli si disintegra, un po' come vetro, quindi ottimo l'uso di frammenti – perdonami se ripeto sempre ottimo quando mi complimento per qualche scelta.
È stato quasi un peccato leggere di un'infanzia – anche se penso tu la intendessi come un'adolescenza, io ho preferito vederla come infanzia – che, amaramente, prende coscienza del fatto che la vita sia più difficile di quanto sembri. La fine si può riassumere con la frase: si sbaglia una volta, ma non due, perché alla prima abbiamo preso una “facciata” forte al punto da stare abbastanza attenti la volta successiva a non riceverne un'altra. E beh, è un bell'insegnamento, che prima o poi tutti o quasi ci troviamo ad affrontare.
Bravo come sempre!
Alla prossima
-H.H.-

Recensore Master
13/10/16, ore 15:20
Cap. 1:

Ciao!
Sono qui per lo scambio a catena ^_^
E' da un po' che non passo dalle tue parti, e me ne dispiaccio, perché “Notte Dicembrina” mi aveva colpito molto, tanto che ne ho un ricordo vivido ancora adesso.
Proprio per questo ho deciso di iniziare questa tua nuova raccolta di poesie: diciamo che mi sono lanciata nell'impresa sulla fiducia ;-) Di sicuro non me ne pento, dato che non hai certo deluso le aspettative.
Naturalmente, ho compreso appieno il senso della poesia leggendo la nota, anche se questo nulla ha tolto al piacere che ho provato nel far scorrere le tue parole “a mente libera”. Hai perfettamente ragione, Anna Marchesini è stata una comica notevole e una donna eccezionale, una donna che nemmeno quella “tortura barbara d'un male oscuro” ha saputo abbattere, una donna che ha conservato fino alla fine il suo spirito acuto e ilare, facendo dono al mondo, con generosità e coraggio, di quel poco che ancora rimaneva di lei, un “crepuscolo esagitato di creatività infinita”.
Quanto al componimento in sé, devo dire che mi ha lasciata profondamente commossa, le parole si susseguono in un ritmo dolce e malinconico e si incastrano perfettamente tra loro; sembra quasi di osservare un dipinto, una tela antica dalla quale una dama dagli “occhi ilari come gerani timidi che s'affacciano sotto lo sguardo vivo d'un sole pallido e novembrino” ci osserva con un sorriso sfuggente, ironico e gentile ad un tempo, che le increspa le labbra sottili.
Concludo facendoti i miei più sinceri complimenti, credo che questa poesia mi rimarrà nel cuore.
Alla prossima!

padme

Recensore Master
10/10/16, ore 18:53
Cap. 3:

Salve caro! Mi sono fatta attendere, ma finalmente sono qui per continuare con un'altra delle tue poesie.
Il primo pezzo lo trovo bellissimo, perché sei riuscito a esprimere in prosa ciò che dovrebbe fare ognuno di noi, ossia non dimenticare mai le persone che hanno fatto parte della sua vita anche se solo per poco. A me è capitato di perdere tanti amici a distanza che, seppur non fisicamente, accompagnavano ogni giorno la mia quotidianità e la loro presenza è pian piano sfumata, ma li ricordo con un sorriso e un po' di nostalgia. Forse è vero, si è un po' ingenui, perché vivendo quelle amicizie si pensa durino per sempre, e invece non è così. Perciò mi è piaciuto molto il paragone del tempio florido, che può essere associato al cuore o volendo all'intera persona. Come al solito, originale e diretto!
Il pezzo dopo può essere interpretato in più modi, credo, ma come al solito è profondo e riesce a trasportare il lettore nel mondo che volevi evocare per qualche istante, in questo caso un mondo vissuto da qualcuno attanagliato da un'improvvisa paura. E mi trovo d'accordo sul fatto che l'ignoto, molte volte, finisca col fare immensamente paura: la quotidianità dà sicurezza, l'ignoto è ignoto e proprio per questo dà agitazione, ma a volte ci troviamo in situazioni dove non possiamo proprio evitarlo e siamo costretti a uscire dal nido per provare un'esperienza nuova, da soli. E capisco dannatamente bene questo sentimento, perché mi ci rispecchio moltissimo.
La citazione che hai messo alla fine la trovo stupenda, perché è breve ma racchiude un grandissimo consiglio che tutti dovremmo sempre tenere a mente: pensare in negativo non porta mai nulla di buono e basta un po' di ottimismo per vedere una situazione sotto un'altra luce, la luce più felice. Se tutti ci soffermassimo su ogni aspetto della nostra vita che non va, regnerebbe la depressione perenne, soprattutto nel mio caso XD
Una poesia piena di forza e immagino abbia segnato molto per te... Come al solito, un ottimo lavoro!
Alla prossima!

-H.H.-

Recensore Veterano
10/10/16, ore 09:31

Ciao Watashiwa,
l'amico che conosciamo come tale, è colui che in un determinato momento della vita sceglie di intraprendere, anche solo per pochi tratti, la tua stessa strada. Questo finchè ad un certo punto le strade si separano per motivi diversi e ognuno sceglie la propria, senza modo di poter essere fermato. Per cui inutile rimpiangere la mancata possibilità di poter cambiare un destino, che se indelibilmente scritto, di certo non cambia.
L'unico lato positivo, in questo caso, potrebbe essere l'aver conosciuto di questa persona il suo lato migliore, prima di vederlo calpestare senza scampo dal suo lato oscuro.
Ad ogni modo un ottimo lavoro.
Complimenti

Un abbraccio

Luca 

Recensore Master
09/10/16, ore 21:57
Cap. 3:

Ciao Watashiwa!
Prima di tutto, scusami per il ritardo vergognoso; volevo passare di qui molto tempo fa, ma come mio solito faccio sempre tardi. Rimedierò!

Intanto vorrei soffermarmi su qualcosa che nelle recensioni addietro non ti avevo mai fatto presente - o almeno credo, se la memoria non m'inganna: il filo conduttore che lega l'intera raccolta. Lo trovo geniale, originale e poetico. Tutti siamo soliti pensare alla perdita con accezione negativa, invece - proprio come ci mostri in questa piccola poesia -, talvolta perdere è una vittoria. Un traguardo.

Come ben sai, purtroppo sono un'ignorante in campo poetico, quindi non starò qui a fare commenti sulla metrica o eventuali figure retoriche utilizzate e sparse nel testo. No.
So che le mie recensioni sono sempre molto... "personali!, che spesso e volentieri mi soffermo a parlare molto di me e non della poesia che proponi, ma da un lato credo sia anche bello così, no? Leggere una poesia vuol dire fermarsi a riflettere, specchiarsi in un qualche modo tra i versi.
E tu me lo rendi facilissimo.

Ogni parola che viene utilizzata sembra scelta con cura, ma qualcosa mi dice che scrivi di pancia. Non so, correggimi se sbaglio.
Ciò che ci mostri è bello, ed io mi sento molto legata alle parole che hai usato: provare meno paura verso l'ignoto, accettare di buon grado le nuove sfide che la vita ci propone - o che ci siamo proposti da soli -, è senz'altro un grosso passo in avanti.
Ovviamente nulla si dimentica; il passato farà sempre parte di noi, ma è bene pensare al presente e godercelo senza troppe preoccupazioni.
Questo è ciò che mi è "arrivato", il messaggio che ho colto.

Cos'altro dirti?
Questa raccolta mi piace sempre di più, e poi tu sei bravissimo con le poesie.
I miei più sinceri complimenti.
Alla prossima!

Ps. Perdona miei eventuali errori.

Recensore Master
09/10/16, ore 13:42

Ciao, Watashiwa.
Penso che sia doloroso scrivere una poesia come questa. Ritengo, però, allo stesso modo che sia sensazionale poter rimembrare momenti ormai persi, che mi fanno comprendere quando ognuno sia perso e sia un perdente anche nella vittoria più bella e cristallina.
Tanta malinconia avvolge questi tuoi versi che, nonostante ciò, lasciano spazio alla speranza, ad una felicità nascosta eppure forte.

Complimenti,
alla prossima.

-Bigin

Nuovo recensore
24/09/16, ore 22:33

Ho deciso di proseguire nella lettura di questa raccolta di poesia, dato che la prima è stata più che convincente.
Questa penso che abbia una struttura diversa dalla precedente e principalmente l'ho avvertita come una buona cosa perché determina un modo di scrivere poesie diverso e questo è importante, specie in una raccolta dove c'è il rischio di trovare troppe somiglianze dappertutto.
La poesia è molto narrativa e possiede una sorta di sentimentalismo diviso in due: quello primo della tristezza angosciante e poi quello secondo relativo alla speranza.
Ci sono infatti delle figure retoriche lineari che creano dei parallelismi: cielo grigio e piovoso - tristezza e cielo sereno - speranza/gioia, così come che nella prima parte ci sia la narrazione a primeggiare sull'espressione emozionale e nella seconda parte viceversa.
È una composizione libera molto raffinata e si nota che intendi parlare di persone vicine a te care che abbiano avuto per te un'importanza assolutamente enorme e innegabile e questo a livello emotivo è ben riuscito; anche se ti mantieni sulla figura in terza persona e parli solo di un nonno e nipote è chiaro tutto questo, anche senza leggere le note e la scritta che parla della perdita.
Non posso dire di capire completamente perché quando ho perso l'unica nonna rimasta al momento della mia nascita avevo cinque anni e quindi non capivo esattamente il concetto di morte e non ho enormi ricordi da condividere.
Però se penso al concetto di perdita e del funerale di qualcuno di caro sinceramente l'introspezione e la correlazione col dolore la sento eccome e questo è importantissimo.
Quando si parla di un componimento libero da ogni struttura poetica non c'è tanto da dire a riguardo, posso dirti che è un tributo interessante e con il pregio di spiegare cosa sia la perdita per chi ha avuto molto da spartire con i nonni, persone che per te sono stati (da quanto presumo) come delle guide di gioco e di insegnamento poi nella crescita.
Un piccolo appunto finale: mi piace che in questo "epitaffio allungato" non ci siano rime baciate in ogni dove, secondo me avrebbero stonato alla grande, specie nella parte dove descrivi il funerale e la discesa della bara.
Non stare male per il concorso al quale hai partecipato, forse non era quello che i giudici si aspettavano e volevano qualcosa di più canonico, non so... in che posizione ti sei classificato?
Mi piace come ti esprimi nella tua libertà poetica, questa è una dimensione non esagerata che varia a seconda del tempo e dei versi letti e da parafrasare per il lettore.
Avrai capito che continuerò presto, alla prossima e... bandiera verde meritata! 

Recensore Veterano
23/09/16, ore 11:49

Ciao Watashiwa,
un componimento che racconta un percorso d'amore, che comincia amaramente sotto gli occhi innocenti che osservano dell'amore il lato peggiore, proseguendo con le prime attrazioni o cotte superficiali, per finire con ciò che adesso rappresenta la profondità di un rapporto, ovvero il lato dell'amore più piacevole.
L'iniziale disillusione che si trasforma con la nostra crescita, aprendosi finalmente al sentimento.
Davvero complimenti

Un abbraccio
Luca

Recensore Master
22/09/16, ore 21:18

Mi sono detta: o passo stasera, o mai più. Perciò ho scelto stasera ed eccomi qui, ahahah.
Lasciami esordire dicendo che questa poesia è riuscita a trasmettermi un pizzico di malinconia, evocandomi più immagini - se così possiamo chiamarle - del solito mentre pian piano leggevo, ma andiamo con ordine.
È subito chiaro che ti riferisci a una morte: traspare un alone di freddezza dalle tue parole, perché si parla di una bara e poi del pianto delle persone che non erano pronte al fatto che quella persona le lasciasse.
È tutto molto triste, anche il cielo, perché cielo grigio è anche sinonimo di cielo triste - c'è quella leggenda che la pioggia siano le lacrime del cielo, o una cosa del genere, perciò la trovo un'ottima associazione. E dopo una morte c'è sempre un silenzio molto angoscioso, perché nessuno ha il coraggio di dire nulla: silenzio per quel qualcuno che non c'è più e perciò trovo non ci fosse aggettivo migliore di "tenero" da accostarvi.
Ovviamente non può che essere un giorno pieno di dolore quello del funerale, perché è l'ultimo saluto che si dà alla persona amata prima di lasciarla andare definitivamente, per accettare che ormai ci ha lasciati.
Trovo in un certo senso coraggioso che tu abbia scritto di un argomento così delicato, dando sfogo alle tue emozioni e cercando di imprimere su carta - o su Word, se preferisci - tutte quelle sensazioni così grigie, così tristi e cupe.
Se per tutta la poesia si è avvolti da un'aura di malinconia, verso la fine mi è spuntato un piccolo sorriso per la tenerezza dovuta agli ultimi versi. È una poesia davvero bella, una dedica stupenda, che - come per la precedente - avrebbe reso veramente felice secondo me la persona a cui è stata dedicata.
E ne approfitto per dire che è molto bello il senso di questa raccolta, perché mi ha fatto vedere la parola perdente sotto un punto di vista diverso rispetto a quello che sono abituata - cioè all'insulto, mentre tu sei riuscito a rigirarla in modo molto intelligente.
Scusa la brevità, ma sono un po' di fretta oggi, sappi comunque che mi ha colpita come sempre.
Alla prossima!
-H.H.-

Recensore Master
21/09/16, ore 20:18

Buonasera.
Dopo una delusione si ha sempre il pensiero di non credere più nell'amore, nell'affetto e nella forza di esso. Eppure, nonostante sia l'odio a fare molto più rumore del bene, quest'ultimo non deve mai retrocedere e venire meno, bensì deve mostrare la sua potenza, deve rialzarsi e sconfiggere tutto ciò che il male ha creato per far soffrire.
Questa tua poesia è molto dolce e riflessiva, ben costruita in ogni suo contesto.
Complimenti e buona serata!
Alla prossima.
-Bigin

Recensore Junior
21/09/16, ore 16:06
Cap. 1:

Ciao!!!
Avendo voglia - e bisogno - di leggere e commentare altri componimenti e poesie di qualunque tipo, ho deciso di ricominciare precisamente con questa (dato che è la primissima di una raccolta) e devo dire che è stato qualcosa di struggente ma al contempo affascinante ed ipnotico...ma andiamo con ordine per parlare di tutto quanto.
La verità, innanzitutto? Io non conoscevo benissimo Anna Marchesini. l
La primissima volta che ho avuto a che fare con lei è stato quando ho letto che aveva doppiato Yzma nelle Follie dell'Imperatore (sublime il personaggio sublime l'interpretazione, migliore dell'originale *^*) e avevo visto al liceo qualche suo video perché avevo due compagni che amavano da morire il Trio.
E li trovavo simpatici, puliti e talvolta irriverenti per quegli anni (ad esempio mi ricordo il siparietto del santo a San Remo), ci ho riso spesso su in loro compagnia...ma stop, tutto qui.
Probabilmente (e sicuramente) capirò un quarto dei riferimenti avendo visionato le tue note d'autore (tipo il verso sui gerani timidi, immagino), comunque devo dire che il parallelismo con il palcoscenico è ben riuscito con affabile mistero e con molta riverenza si manifesta la sua anima, il suo rapporto con il pubblico e la sua volontà di far ridere e divertire facendo però pensare subito dopo, la componente specifica che cataloga un vero artista da uno decisamente scadente, almeno in questo caso.
L'hai resa anche una gran signora, forte e attiva, dinamica, capace di dare al sorriso una marcia in più ed essere la sua forza nella buona e cattiva sorte: questo la rende una donna invidiabile, un'anima semplice ma comunque d'altri tempi, dato che è probabilmente cresciuta in una maniera decisamente differente dalla nostra, come è giusto che sia del resto.
Dopo gli sguardi attenti scambiati e rivolti, gli spettacoli e gli applausi arriva il tramonto inaspettato e malvagio, cala esattamente quel sipario che l'ha resa un'esperta del suo mondo del lavoro e questo lo hai rappresentato con versi espressi semplicemente ma comunque diabolicamente profondi e che attanagliano lo stomaco, per la malinconia e il rispetto mostrato nei suoi confronti, immagino da fan ad artista.
Complimenti sinceri per l'intensità e per l'idea del tributo, è stata una lettura (e successiva parafrasi) a tratti sofferente perché parla di una grande persona che ormai ci ha abbandonato ma senza alcun dubbio reale, vivida nella sua completa ed enorme essenza.

liz 

Recensore Master
19/09/16, ore 21:57
Cap. 1:

Ciao! Come avevo promesso, sono ben lieta di passare - le tue poesie in qualche modo mi danno sempre dei piccoli spunti di riflessione e devo impegnarmi per comprenderle a fondo, quindi lo prendo un po' come una sorta di esercizio/sfida.
È sempre molto carino quando si dedica qualcosa a qualcuno, che sia in vita oppure no, per segnare l'importanza che ha avuto per noi: è un po' l'unico modo che noi scrittori conosciamo per fargli un regalo, in fondo basta poco, cioè esprimere i nostri "sentimenti" - anche se, chiariamo, c'è chi ne è più in grado di altri. Insomma, penso che l'arte sia anche questo, ma sorvoliamo. Dicevo, apprezzo il gesto perché mi sono trovata anch'io a dedicare una poesia a una persona di cui seppur non facesse effettivamente parte della mia vita di tutti i giorni ho sentito la mancanza dopo che se n'è andata. Perciò, posso dire in un certo senso di capirti e non posso che - come già detto - apprezzare questa tua piccola dedica.
Trovo che usare i gerani come paragone sia carino, perché sono dei fiori che in qualche modo trasmettono un senso di delicatezza, ma rimangono esteticamente molto belli, brillanti. Anche solo il fatto di associare dei fiori a degli occhi è originale - uno spunto da non sottovalutare, insomma. Poi anche il fatto di rafforzare l'immagine col sole di novembre fa la sua bella figura, per trasmettere una sorta di allegria ma anche di calma.
Il paragrafo seguente credo di poterlo ricollegare agli spettacoli che questa donna faceva, e non è male, perché non sei troppo chiaro ma riesci comunque a dare un'idea in poche righe del mondo che la circondasse e dell'affetto dei suoi spettatori.
Da come la descrivi con le tue parole, sembra una donna forte e capace di donare il sorriso. Insomma, sei riuscito a renderle giustizia nel tuo piccolo, perciò non dubito che fosse una persona davvero straordinaria. 
La frase finale del sipario mi ha messo un po' di malinconia, perché penso di averla interpretata come volevi che fosse interpretata tu, cioè che il sipario calato un'ultima volta è quello della sua vita - triste, ma una bella immagine, non c'è che dire. Anche quella del traghetto è carina, perché fa leggermente sorridere: speriamo che Anna abbia preso un traghetto per un posto migliore di questo, ma sono certa che se avesse potuto leggere le tue parole ne sarebbe stata estramemente lusingata.
Insomma, un tributo coi fiocchi da cui traspare tutta la tua sincera ammirazione, davvero tenero. L'unico consiglio che posso darti è che forse le note sarebbe meglio metterle all'inizio in questo caso, così si capisce subito di chi stai parlando - avendo intuito che era una dedica, io sono andata subito a leggere l'angolo autore prima di cominciare la poesia, ma dubito che tutti l'abbiano fatto.
Beh, nient'altro da dire per stavolta, intenso come sempre.
Alla prossima!
-H.H.-

Recensore Master
18/09/16, ore 23:07

Ciao, Watashiwa!
Sorpreso di vedermi qui? Non dovresti: in fondo ti avevo detto che avrei seguito la raccolta, e sento di aver fatto benissimo.
A dire il vero non so come cominciare, perché ho un nodo alla gola e gli occhi mi pizzicano.
Non ho ancora perso nessuno e capisco di essere fortunata, ma qualche volta l'idea di una vita senza mia nonna, mio padre, senza la mia cagnolina viene a bussare alla mia porta e mi sento piccola, piccola. Mi sento inesperta, non ancora pronta.
Capisco che nessuno sarà mai pronto ad un momento simile: le persone che perdiamo sono comunque delle ferite che ci portiamo sulla pelle e col dolore ci si fa solo l'abitudine.

Come già sai, non so niente di poesia e ancora meno la capisco ma... cosa c'è da capire? Qui c'è una persona che mette per iscritto i suoi sentimenti. Potrò sembrarti ipocrita, ma mi hai "toccato" nel profondo, nel senso che mi hai smosso. Non ho mai perso nessuno e questo mi fa paura, alcune volte, anche se so che la vita va presa di petto, che bisogna cogliere l'attimo. Forse è per questo che mi ha toccato in particolar modo questa tua poesia. Quando leggiamo qualcosa, di solito, ci immedesimiamo in quelle righe che divoriamo con gli occhi... ed è quello che è successo: come una canzona lenta e delicata, sembra che tu abbia preso per mano la persona che hai dovuto salutare, dandole poi un bacio sulla guancia.
E non è normale che io adesso stia piangendo, ma chi mi capisce! xD

Insomma, ci tenevo a dirti che non solo ho apprezzato questa tua bellissima poesia - che alla fine è un'intimissima dedica -, ma che l'ho anche capita , almeno a modo mio.
Grazie per averla condivisa con noi, e scusa se le mie parole ti sembreranno confuse, poco adatte o qualsiasi altra cosa.
Ma la verità è che dinanzi a certe situazioni, dinanzi a certi versi, perdo le parole.
Ed io le ho perse, ma spero che non sia un problema.

I miei più sinceri complimenti e... condoglianze. (Ti prego di scusarmi, ma non sono ferrata in questo genere di cose, ma d'altronde chi lo è?).
Alla prossima!