Desidero ripeterti l’osservazione che ti ho fatto nella prima recensione a questa storia e che cioè, uno degli aspetti che continuano a piacermi di “180 days” e che lo connotano come un pezzo molto originale, è lo stile assolutamente innovativo che permette una lettura agevole e “dentro” le circostanze, i pensieri e le emozioni dei protagonisti. Si vive così, da vicino, il grande amore, chiamiamolo pure con il suo nome, che scorre sempre più incontenibile tra Sh e John. Il primo risponde in modo scomposto, disorientato di fronte al progressivo crollo del muro di freddezza e distanza che si era costruito per rimanere al riparo dalle emozioni, il secondo è più aperto all’umanità di ciò che costituisce il senso delle relazioni e lo vive con più spontaneità, lasciandosi pervadere da quel sentimento così unico. “…Ho bisogno di più tempo…” : i giorni trascorrono inesorabili e si avvicina ciò che Watson teme, ma rispetta, perché il suo amore per Sh lo porta alla piena accettazione della scelta drammatica di quest’ultimo. Accettazione ma non condivisione: John, dentro di sé, si ribella con tutto se stesso a quanto Sh ha deciso. Vorrebbe avere più tempo per riuscire non a convincerlo, non può, ma ad archiviare il più possibile, nella sua mente, tutti i tasselli che gli permetteranno di ricostruire nel suo cuore, una volta finito tutto, colui che è diventato la sua ragione di vita (“…la profondità del suo timbro vocale…il chiarore dei suoi occhi…Come muove la mano…quelle piccole rughe…”). Sulla scena il passaggio di Victor è quello di un piccolo uomo che tenta, vigliaccamente, di gettare ombra e polvere su una luce che lo abbaglia e di cui non può essere partecipe. La reazione di John è d’impulso, immediata, l’antidoto più efficace al veleno che le parole di “quello” diffondono in quel momento. E la reazione di Mycroft, intervenuto tempestivamente, lo dimostra. L’hai rappresentato bene, il maggiore degli Holmes, teso e reso più umano dalla sofferenza per la condizione del fratello, ma consapevole che c’è, ora, qualcuno che ha trovato la strada per il cuore di Sh. Qualcuno che o lo convincerà a non decidere di morire o che gli potrà dare quel conforto che nessuno, fino ad ora, ha dimostrato di essere all’altezza di offrire. L’ultimo pensiero di John sulla forma del suo nome è commovente. Punto. |
Questo capitolo mi rimembra quanto sia illogicamente ottimista il mio animo: so' felice quando in realtà non ce resterebbe che piangere, ma sapere che (o meglio: avere la conferma che) Sherlock anche stavolta non ci ha lasciato le penne, fa comunque tirare un sospiro di sollievo. Altro che Irene Adler, l'unica entità femminile che abbia mai baciato il nostro consulting detective sui suoi zigomi a punta è la dea bendata, non vi è altra spiegazione. |
Ciao!!! |
Intenso. Totalmente avvolgente e coinvolgente. |
Finalmente John lo ha ammesso; è tornato per cambiare le cose, non ha mai accettato la decisione di Sherlock, non è pronto a lasciarlo andare, non potrà mai esserlo, perché si è innamorato di lui! |
Ma cavolo, leggere questa ff è come andare sulle montagne russe, un susseguirsi incessante di salite e discese (o dovrei dire di Fluff e Angst?) ogni volta che le cose sembrano migliorare leggerissimamente mi cade un'incudine di dieci tonnellate tra capo e collo con sopra inciso stacce! |
Che dire? Questo capitolo è un'altalena di emozioni. |
Allora. |
Oltre ai soliti meritati complimenti, vorrei focalizzare la recensione su quanto sia IC Sherlock, nonostante il timore (?) che ti ha spinto a indicare OOC tra gli avvertimenti, i personaggi sono assolutamente tutti in parte. |
Ciao!! Bellissimo capitolo, molto introspettivo. Il loro rapporto sta diventando sempre più intenso e profondo. Si stanno aprendo piano piano, nonostante preferirebbero evitare determinati argomenti. Non possono fare a meno l'uno dell'altro, a costo di farsi del male, perché sanno che non finirà bene, per nessuno di loro due. Il "mi mancherai" di Sherlock mi ha fatto vibrare il cuore. Mi spiace solo che John non lo abbia sentito. Sherlock non si smentisce mai, si lascia andare solo quando sa di non essere visto. Spero che l'argomento ex sia stato archiviato definitivamente; meno sento parlare di Mary e Victor e meglio sto. Spero che Sherlock si riprenda presto; credo proprio che non voglia andarsene prima del tempo! |
“…immagino che il dovere sia stata anche la molla emotiva che lo ha spinto…”: è una riflessione perfettamente coerente con il modo di sentire di Sh, completamente IC, in quanto è intuibile che il suo distacco da chi gli è vicino, principalmente John, mascherato da una scorbutica indifferenza altro non è se non la paura di non vedere corrisposto ciò che prova veramente. Atteggiamento emerso in modo inequivocabile durante le tre stagioni televisive e lo Special. “…Sono tornato per te, razza di idiota…”: come IC è anche lo splendido John che sbotta di fronte alla cocciuta arroganza di Sh, gettandogli in faccia la vera ragione del suo ritorno. Il resto del capitolo scorre avvincente, tenendo legato chi legge all’evolversi di una situazione interiore, di entrambi, che commuove sinceramente, per l’attaccamento di Watson ed il progressivo e quasi timido liberarsi di Holmes dalle pastoie del silenzio del suo cuore. Verso la fine, siamo tutti lì, a sperare che Sh superi il pericolo di veder anticipata drammaticamente quella che è la sua decisione estrema che si sta ammantando di un’insolita ed inaspettata malinconia (“…Mi mancherai…”) che incrina notevolmente il ghiaccio della razionalità. Notevole. |
Il capitolo si apre con un efficacissimo, e sicuramente IC, ritratto di Mycroft, con tutta la sua distante ed algida eleganza, che nasconde le emozioni e ciò che realmente prova per il fratello (“…facendo sparire i suoi occhi alla mia vista... Una pausa, una nuova sorsata…nascosta da un’alzata di sopracciglia…”). Il vederlo attraverso gli occhi di John, affacciandoci grazie al suo POV, poi, è stato illuminante e quasi accettabile, proprio perché stemperato dalla calda umanità del professore. Fa da sfondo il “ticchettare” continuo del cervello di Sh che, però, ora ha un argomento importante su cui lavorare incessantemente: John e la sua voce, John ed il suo profumo, John ed il suo incanto, John ed i colori con cui ha riempito il trascinarsi cupo della sua non vita. John. E nell’abbagliante ed angosciosa lucidità che la decisione finale porta con sé, nei pensieri di Sh si apre una piccola ma importante crepa, con quello sguardo al futuro che, comunque sia l’esito della scelta o non scelta, Watson gli ha instillato con la sua lealtà. Splendida la scena all’esterno del ristorante, unico, poi, il momento in cui subentra quel qualcosa che deve pur trovare la via per esprimere la sua grandezza. E Sh ne ha paura, forse che John provi solo pietà per lui, forse per capire che la sua decisione ultima probabilmente…Complimenti. |
Ma perchèèèè???? TT.TT |
Ciao! |
“Ha una qualche idea su chi fosse mio fratello, prima dell’incidente?” (...). No. Non lo so.Non lo saprò mai". Queste frasi mi ammazzano ogni volta, sento un senso di vuoto per il povero Sherlock, per cosa è diventato e per quello che ha perso. |