Recensioni per
180 days
di Blablia87

Questa storia ha ottenuto 119 recensioni.
Positive : 119
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Master
03/09/16, ore 22:21
Cap. 8:

È stato un capitolo dolcissimo, che lascia intravedere una lucina alla fine del tunnel.
Andiamo con ordine.
Mycroft. Il maggiore degli Holmes ha ammesso molto con John, molto più di quello che avrebbe voluto, forse.
Dalle sue parole, dai suoi sottintesi, dalla sua ritrosia, spunta l'amore che prova per il fratello e il rimorso per ciò che ha perso di lui. Allo stesso tempo, viene evidenziata la sua lotta per convincere Sherlock a vivere. Lui non si è arreso. Ha capito gli errori commessi e cerca di porvi rimedio.
Sherlock, da parte sua, sa di avere sensazioni e pensieri che lo stanno allontanando dal suo proposito di morire. E sa che tutto ruota attorno a John. Non lo preoccupa ciò che potrebbero provare i genitori od il fratello, dopo la sua morte. Non gli importa cosa ricorderà il mondo di lui.
Teme per John e vuole essere ricordato da lui. È come se fosse importante rimanere con lui (in lui) anche una volta che fosse morto.
Allo stesso tempo, cerca di proteggere John dai sentimenti che sta iniziando a sentire per lui. È solo così che si spiega la fine del capitolo. Sherlock voleva baciare ed essere baciato da John, ma ha paura di trascinarlo nel suo inferno, di distruggerlo, con la sua decisione di morire, o, forse, di non essere all'altezza (abbastanza).
Se non fosse che la sua condizione e la sua intenzione
stringono il cuore in una morsa
dolorosa, meriterebbe una botta in testa!
John. Dolcissimo e tenero John. Accetta di essere la luce di un
uomo che ha deciso di non vivere.
Un peso enorme, da portare. Sa
che Mycroft spera in lui, ma John non costringerà mai Sherlock a
non fare ciò che vuole.
John è pronto ad affrontare il
dolore più grande di tutta la sua
vita, pur di rendere sopportabile
l'esistenza a Sherlock.
È tenerissimo quando finge di non capire cosa voglia dire Sherlock, che non vuole uscire a pranzo.
Eppure lo convince, lo fa mangiare
e gli fa capire che non lo lascerà
solo.
Il bacio voleva essere qualcosa di spontaneo ed inaspettato. Il suo sentirsi in colpa è segno dei sentimenti che prova per Sherlock.
Sono sicura che, dopo un primo momento di smarrimento, non si lascerà allontanare da Sherlock. Perché questo John è un uomo che non si lascia scoraggiare, ma lotta, con dolcezza e testardaggine.
Come sempre, capitolo bellissimo.
Alla prossima!
Ciao! :-)

Recensore Master
03/09/16, ore 20:54
Cap. 8:

Che bello! Sono di nuovo sotto lo stesso tetto!!

Devono stare insieme se vogliono sopravvivere, soprattutto Sherlock, perché sta cambiando idea, vero? Certe frasi mi hanno fatto pensare questo. Immagina un futuro con John, e per lui è inconcepibile, non si riconosce più. Per questo lo allontana, alla fine.
Sherlock voleva baciarlo, anche John lo voleva, ma ha esitato, anche se credo che Sherlock non gli abbia dato il tempo di agire, ha capito subito le sue intenzioni e si è comportato di conseguenza.
Mi è piaciuta molto la parte in cui pranzano fuori; John si è addirittura messo in tiro, con tanto di cravatta! (credo di non averlo mai visto con la cravatta) Era un vero e proprio appuntamento, mi sa ;)

Questa volta mi è piaciuto anche Mycroft; ha messo da parte l'orgoglio e, a modo suo, ha chiesto aiuto a John.

Non vedo l'ora di sapere che cosa accadrà dopo il quasi bacio...

Scommetto che faranno (soprattutto Sherlock) cento passi indietro... :(

A presto!! :)

Recensore Master
03/09/16, ore 00:35
Cap. 7:

“…sussurra di uno Sherlock che non ho mai conosciuto…”: John è entrato al 221b, per prendere il violino, ma la sua mente è avida di catturare, il più possibile, tutto ciò che lo aiuti a ricostruire lo Sh di prima dell’incidente. Gli è, da subito, chiaro che il suo interesse non è puramente professionale e lo rivela il senso di disagio che lo coglie, sentendosi un intruso in quel mondo a lui sconosciuto. Dunque non è solo una necessità pratica a muoverlo lì, ma qualcosa di diverso (“…C’è una parte di me …) che si manifesta inesorabilmente dentro di lui ed è la tristezza di chi, tenendo molto ad una persona, desidera per lei ciò che, probabilmente, non succederà per ovvi motivi medici. John è addolorato anche per non aver potuto conoscere prima Sh, quando il suo fisico gli permetteva di esprimere quella che tu definisci efficacemente “voracità di vita”. Le riflessioni di Watson, cui tu ci fai partecipi, sono costruite in maniera coinvolgente, credibili ed umanissime. Pure Sh, comunque, comunica quasi empaticamente con lui, anche in sogno: è reciproco, quindi, il magnetismo che li porta ad avvicinarsi sempre di più. Piacevole e sorprendente lo scambio di messaggi al “– 142” in cui, John fa questo concretamente, meravigliosamente rispondente a quello che occorre ad Holmes per non morire dentro. Segue il battibecco tra i due, una dolce schermaglia tra chi si trova a scegliere ciò che il cuore gli detta. E questo vale per il gesto splendido di John e per il finto scandalizzarsi di Sh che ha desiderato quel momento inconsciamente chissà quante volte…Il capitolo si chiude con il mantra che ormai ha illuminato il buio in cui Holmes si era lasciato cadere:”…Lui che…Lui che…Lui che…”. È fatta, John è tornato. Io dico: meraviglioso. Tutto, da ciò che scrivi a ciò che ci fai provare dentro.

Recensore Junior
02/09/16, ore 01:04
Cap. 7:

Non ti farò perdere tempo, considerando come lo usi bene, parlando dell'accuratezza dei dettagli e delle scelte lessicali in questa storia. Voglio usarlo per raccontarti del viaggio che ho fatto negli occhi di John, attraversando tempo e spazio nel buio più illuminato dello spazio per poi
riatterrare come Sherlock in quella stanza. Ho fatto un sogno meraviglioso, mentre un medico militare mi curava senza forse capire cosa stesse davvero facendo per me. In quel sogno c'erano vetri infranti che tornavano a ricomporsi, gli angoli smussati impossibili da riadattare perfettamente ma in bilico l'uno vicino all'altro. Sono caduta dalla balaustra, sono stata afferrata, sono precipitata al suolo, sono caduta all'interno, sono caduta fuori, dentro, fuori. Ho amato senza speranza.
Le tue parole suonavano. Le ho sentite.
(Recensione modificata il 02/09/2016 - 01:06 am)

Recensore Veterano
01/09/16, ore 12:42
Cap. 7:

Ma ciao!
Questo capitolo è bello, triste e dona un bagliore di speranza. Il tutto contemporaneamente :-P

John che va a casa di Sherlock, che si chiede come fosse prima, che invidia un po' Victor, spezza il cuore, devo dirlo.

Sherlock che sogna "la caduta", che non vuole trascinare John con sé..altra mazzata emotiva! Ma per fortuna John è John, non si arrende questa volta, non rinuncia davanti alle difficoltà e in un banale lunedì decide di tornare.

E' stato proprio incredibile :))

Brava, alla prossima!

Recensore Junior
01/09/16, ore 12:26
Cap. 7:

E alè finalmente il tanto agognato ricongiungimento, lo si aspettava da almeno tre capitoli. La voglia di strozzare Sherlock quando ho letto il messaggio delle quattro di notte, ma per fortuna in questo caso John non gli ha dato retta (ops ho detto forse 'in questo caso'? volevo dire come ogni santa volta).
Carinissima la parte in cui paragona gli occhi del buon professore a delle nebulose, qualcuno che, come me, ha gli occhi color marron tristezza, non può che apprezzare XD.
Sorprendente il fatto che Mycroft non abbia fatto irruzione nella stanza per salvare la principessa Sherlock quando ha saputo del ritorno del malvagio John . . .ma sto svarionando, torniamo dunque alle mie impressioni.
Il capitolo è come al solito all'altezza delle aspettative, grazie alla luce in fondo al tunnel che finalmente sta iniziando vagamente a farsi vedere, speriamo solo che non sia un treno (scusa Woody).
Sempre ben accetti poi gli accenni al recupero del consulting detective che, sotto sotto, secondo me sta davvero sperando di tornare a muoversi liberamente.
Soddisfatta come al solito mi raggomitolo sul mio pouf in attesa del prossimo aggiornamento, a presto.

Recensore Junior
01/09/16, ore 10:56
Cap. 7:

Ok, è un po' che seguo questa tua storia ma è la prima volta che lascio una recensione qui.
Non amo questo genere di tematiche, un po' anche perchè è davvero così terribile leggere di Sherlock in queste condizioni. Così nuovo.
Ma tu sei brava, decisamente. Mi piacciono i tuoi ritmi, mi piacciono le parole che usi e il modo che hai di costruire le frasi. Non c'è nulla di OOC, per fortuna, e non è facile in questo contesto, quindi ti faccio i miei sinceri complimenti.
L'unica cosa che mi turba è la presenza di Victor, ma questo è colpa mia... non so, ho sempre avuto una repulsione per questo personaggio e non sopporto che spunti sempre fuori in tutte le storie, è così poco poco canonico (che poi non è vero, appare nel primo caso di Sherlock in Conan Doyle, va bene, va bene). Ma appunto, ribadisco, è un problema mio, tu lo inserisci comunque molto bene.
Detto ciò, complimenti ancora, e spero di leggerti presto di nuovo!
Phae

Recensore Master
31/08/16, ore 22:49
Cap. 7:

Ah, meraviglioso John!
Non posso dire altro.
L'inizio del capitolo è fantastico, con John al 221B di Baker Street che si rende conto di tutto ciò che ha perso di Sherlock, ma, sopratutto, che non potrà mai averlo.
Le sue riflessioni stringono il cuore. La sua rabbia lascia senza fiato. Dolcissima la signora Hudson, che lo accoglie come se lo conoscesse da sempre e condivide con lui i ricordi che ha di Sherlock.
Fa tenerezza Sherlock che teme di trascinare John nel proprio inferno e vorrebbe lasciarlo andare.
La consapevolezza che non vuole il silenzio di John e che John è diverso da tutti gli altri, perché non insiste, ma accetta le sue decisioni, sono spiazzanti per Sherlock.
La parte più bella e che mi ha fatto sorridere come un'ebete è stata l'arrivo di John, sotto la pioggia (povero! ).
In realtà, John non si arrende. E deve averlo capito anche Mycroft, perché non lo fa prelevare o cacciare dai suoi uomini.
E Sherlock che mangia, è una vittoria per chi non vuole che lui si lasci morire.
Capitolo bellissimo e toccante, ma che regala anche qualche sorriso.
Veramente brava.
Alla prossima!
Ciao! :-)

Recensore Master
31/08/16, ore 22:38
Cap. 7:

Probabilmente sto diventando noiosa, ma ogni nuovo capitolo è più bello ed emozionante di quello che lo ha preceduto!
Sono felice che siano di nuovo insieme.. addirittura John si è trasferito da lui e lo assisterà giorno e notte, se ho capito bene...
Quello che sta facendo per Sherlock è meraviglioso.. gli ha riportato il suo amato violino, anche se Sherlock gli aveva detto di non farlo. Ha abbandonato il bastone, ha camminato sotto la pioggia fino ad inzupparsi, pur di consegnare il violino al suo legittimo proprietario... Quando Sherlock ha cercato di allontanarlo di nuovo, mi stavo per strappare i capelli! Meno male che John ha seguito il consiglio della signora Hudson.. il loro incontro è stato dolcissimo!

Mi sono emozionata molto quando John si è recato al 221b di Baker Street.. ha realizzato che lì viveva uno Sherlock che lui non conoscerà mai (forse), e questo lo rattrista, e soprattutto lo fa arrabbiare.. si scopre anche geloso di Victor, perché ha conosciuto lo Sherlock sano, iperattivo, che suonava il violino...

Questa storia sta diventando la mia droga!
Aspetto con ansia il prossimo capitolo!!


P.S. Pablo Neruda è il mio poeta preferito.. quella frase è un po' triste, è vero, ma la condivido in pieno! Bye!!

Recensore Junior
30/08/16, ore 11:02
Cap. 6:

Arrivo in ritardo, come al solito, ma ci sono.
Credo che la cosa che più mi piace, di questa storia, sia come la stai scrivendo. 
Conosciamo la storia direttamente attraverso i pensieri/le parole di John e Sherlock, il che la rende, secondo me, ancora più coinvolgente – lascia spazio totalmente ai protagonisti e ai loro sentimenti, alle loro parole – significative, ben ponderate, giuste. Ne risente la descrizione, certo, ma l'atmosfera non si guasta, anzi, se possibile è ancora più intensa, senza gli interventi di un narratore (non so se mi spiego... probabilmente no, sigh).
E sei riuscita comunque a dipingere tante belle immagini – John che si "intromette" nella routine mattiniera di Sherlock, la visita alla baia di notte, l'intervento di Sherlock alla lezione di John, il filo rosso, il violino – una più bella e significativa dell'altra. 
La lettera di John è straziante, cruda e onesta. 
Basta, non so più che dire – se non che questa storia è meravigliosa, ti prego di continuarla (dovessero essercene altre cento ispirate dallo stesso film, credo che conti di più "come" si scrive una storia, piuttosto che la trama in sé – alla fine, sono tutte storie d'amore, no?).
Tantissimi complimenti e a presto (sappi che leggo sempre, anche se magari non mi faccio sentire).
Ciao!
-Clock

Recensore Master
29/08/16, ore 23:18
Cap. 6:

Hai fatto assolutamente bene a proseguire la tua storia. Non aveva senso che tu ti fermassi, dato che la hai cominciata prima. Non so come si svilupperà l'altra, ma ogni autore mette qualcosa di diverso (potrei quasi dire di se stesso, ma io scrivo certe storie che potrebbero fare pensare male di me, quindi non lo farò; -)) in ciò che scrive. Sarà interessante vedere come svilupperete la trama.
Detto questo, ho amato la lettera di John. Adoro il modo in cui riesci a "calarti" in lui nelle storie che scrivi. Il dolore che esprime, l'ammettere di essere (sentirsi) un vigliacco perché ha lasciato Sherlock al suo destino, l'amarezza per essere vivo, sono espressi in modo coinvolgente ed emozionante.
In fin dei conti, John ha lasciato Sherlock per non diventare come Mycroft. Alla fine, questa è una scelta coraggiosa, molto altruista.
Dall'altra parte c'è Sherlock, che non può fare a meno di John. La riflessione di Sherlock su quanto John sia la sua luce e lo aiuti a riflettere, mi ha ricordato il primo episodio della terza stagione, quando Sherlock interagisce con John, malgrado sia con Molly e Lestrade.
Tu avevi paura di andare nell'OOC, malgrado nulla è più IC di quei pensieri.
Lestrade. Adoro sempre più quell'uomo! Il modo in cui spinge John verso Sherlock è dolce e fermo. È come se lui avesse capito che quei due possano essere la salvezza l'uno dell'altro.
Mi ha fatto tenerezza Mycroft (povera me, non farglielo sapere ;-)) perché immagino il suo sorriso compiaciuto nel vedere il fratellino mangiare.
Una vittoria di Pirro.
Ora John deve mantenere la sua promessa e portare il violino a Sherlock.
Tornando da lui.
Perché vedo incombere l'ombra minacciosa di Victor?
Sempre bravissima.
Aggiorna presto.
Alla prossima!
Ciao! :-)

Recensore Veterano
29/08/16, ore 23:12
Cap. 6:

Sono felice che tu abbia deciso di non lasciare questa storia perché è davvero la migliore che abbia letto fin ora.
Questo capitolo è pieno di intensità. Mi è piaciuto come tu abbia dato importanza a Greg. È davvero un grande amico e il suo ruolo e supporto è fondamentale per John. Finalmente ha deciso di scrivere una bella lettera a Sherlock. È stata davvero triste la loro converzazione tramite messaggio.
Per fortuna Greg aveva ragione e seguendo il suo consiglio John si è liberato da un peso e ha fatto capire a Sherlock che infondo sono entrambi feriti permanentemente anche se in modi differenti.
Grazie per tutte le emozioni che riesci a trasmettermi, al prossimo capitolo ;)
Bye bye⭐❤

Recensore Master
29/08/16, ore 20:37
Cap. 6:

Il ritardo nelle mie recensioni non è certamente dovuto a crisi di gradimento o ad incontri nel fandom che mi abbiano distratto da "180 days". Si sta trattando solamente di intoppi di connessione o di limitata disponibilità di tempo dovuti al marasma estivo che mi ha travolto. Perciò arrivo a scriverti solo ora questa recensione con concetti che, purtroppo, mi escono distorti e vergognosamente inadatti a raggiungere la qualità di ciò che hai scritto in questo capitolo. Capitolo, anche questo, praticamente perfetto sotto tutti i punti di vista, siano essi linguistici o contenutistici. La tua eventuale decisione di non proseguire con la pubblicazione, non è che mi avrebbe ridotto come Sh di fronte alla “fuga” di John, ma molto vicino sì. La fame non l’avrei fatta perché sono una gaudente, da questo punto di vista, ma una profonda delusione l’avrei provata. Quindi, grazie per continuare. Dunque…Hai reso con efficacia la tensione di Holmes nel voler seguire la vita di John a distanza, nutrendosi della sua voce e della sua comunicatività anche in aula. Per il suo drammatico stato, infatti, sentirlo parlare e poterlo vedere, anche se a distanza, è come l’assunzione di una potente medicina che porta un flusso di vitalità ed energia. Bella la definizione che Sh offre del suo “conduttore di luce”, concetto uscito dalla serie televisiva e che tu hai rappresentato con efficacia: “…È come se non brillasse di luce propria, ma…”. Ed è proprio il parallelismo con qualcosa di luminoso che unisce le due anime sofferenti, visto che, a sua volta, Watson vede Sh come una fonte sicura di chiarore e di sicurezza (“…essere divenuto un faro…”). Il ponte su cui tentare di porsi in cammino per ritrovarsi è costituito da Greg, dalla sua disponibilità e dalla sua sincera amicizia, che spinge John a superare le ansie e le paure, perché Sh non ha bisogno di essere compatito, ma considerato ancora in grado di dare qualcosa a qualcuno. In questo caso, la comprensione, la voglia di condividere delle esperienze che arricchiscano come la musica o i casi da risolvere, l’amore. Ancora c’è della strada da fare, ma la lettera di Watson impedirà, credo, lo spezzarsi del filo rosso del destino. Vengo anch’io nel tuo viaggio verso il porto sicuro della scoperta che la speranza non è scomparsa dalla vita di chi sembra aver abbandonato la strada.
P.S. Un’altra osservazione: non ho particolare curiosità di leggere il libro che ti ha dato l’ispirazione per la tua storia in quanto ci vedrei dappertutto il consulting e, in questo caso, il suo professore/assistente. Inutile perdersi in altri “paesi”.

Recensore Master
29/08/16, ore 19:47
Cap. 5:

L’allontanamento di John è devastante per Sh in quanto rompe il filo sottile che costituiva, sia pur inconsciamente, la possibilità di uno sguardo ad un futuro consolatorio e illuminato dalla luce di un sentimento profondo. È la speranza, cui tu fai riferimento a fondo pagina, affidandoti agli splendidi versi di Emily Dickinson, che, in silenzio e nascosta dall’amarezza di una quotidianità inaccettabile, ha portato Sh, grazie alla travolgente empatia con John, al pensiero che per lui, forse, sarà possibile vivere accanto a qualcuno che comunichi direttamente con la sua anima ed il suo cuore. Ma, ora, l’intervento di Mycroft e la conseguente, comprensibilissima scelta di Watson, hanno richiuso violentemente in faccia a Sh la porta che si apriva su un mondo che lui non conosceva prima e che, probabilmente, lo stava lentamente attirando verso la voglia di vivere ancora. Il mondo dei sentimenti, delle emozioni così nuove e così ricche di calore che la forza di John aveva rivelato. “…Vorrei John in piedi accanto a me, con gli occhi verso un mare…”: ecco il senso di quel grande, unico sentimento e cioè lo scambio simbiotico di energia vitale e di capacità di scoprire nell’altro il proprio “tassello” mancante. Come in uno specchio, la disperazione di John si riflette in quella di Sh, resa quasi eroica dalla decisione di allontanarsi soprattutto per non interferire, a causa del suo essere ormai legato a lui, sul progetto di farla finita scientificamente. “…Mycroft ha anche fatto ulteriormente…”: per quanto sia evidente e criticabile la sua fredda efficacia nell’occuparsi del fratello minore, non mi sento di condannare Mycroft per ciò che fa perché è così che esprime l’affetto per Sh, con l’organizzata costruzione di un ambiente pedantemente protetto dal mondo esterno. E la “macchina dell’accoglienza” viene rimessa in moto per Victor, nella speranza che lui possa costituire per l’infermo un motivo di un più docile atteggiamento di quest’ultimo nei confronti di chi lo accudisce e di se stesso. Le parole con cui il nuovo personaggio viene descritto nella riflessione di Sh sono di una crudezza sconvolgente e coinvolgono chi legge in un’atmosfera di soffocante solitudine interiore. “…Dovresti mangiare…”: il messaggio di John è come una carezza che lenisce la sofferenza per un attimo, inaspettato e dolce nella sua essenzialità. L’immediata risposta di Sh è un’unica, disperata invocazione (“…John…”), seguita, poi, da un fluire scomposto di rabbia, dolore, soffocata richiesta d’aiuto. E questo capitolo finisce con riflessioni sempre più struggenti, che non impegnano solo gli occhi e lo schermo del pc ma colpiscono direttamente l’animo, lasciando un senso di angoscia. Sana angoscia, quella che è il rovescio di un grande amore e che permette di non viaggiare in un’anestetica superficialità. Io vorrei trovare le parole più efficaci per esprimerti la mia ammirazione per la profondità di quello che hai scritto (e, sicuramente, scriverai), ma mi accorgo che la mia recensione è un elenco scollegato di appunti su ciò che provo. Scusa, e grazie, davvero.

Recensore Veterano
29/08/16, ore 17:31
Cap. 6:

Eccomi, sono sopravvissuta.

Ma sti due patati, perché ci fanno agonizzare in ogni storia? perché ci piace soffrire, dobbiamo dirlo!

John, come ho già detto, per me non è codardo, ma sono contenta che abbia espresso tutti i suoi sentimenti nella lettera e , si spera, adesso troveranno un equilibrio, in modo che Sherlock capisca quanto felice può essere con John.

Già ha riacquistato una leggera sensibilità e ne sono molto felice.

E' geniale e struggente vedere Sherlock che osserva la lezione di John, pone domande, si intristisce per l'aula vuota.
Insomma, sempre angst che regna sovrano (come dicevamo prima), ma si apprezza ogni singolo attimo e ogni singolo pensiero.

Insomma, i soliti complimenti :))
Alla prossima!!

ps ma quale pazienza, figurati :-*