Comincio la recensione del quarto capitolo facendoti presente una cosa di cui, assolutamente, NON sei al corrente: adoro la scena della telefonata tra Amy e Benji! Non l'avresti mai immaginato, vero? E soprattutto non ti ho mai detto niente in proposito. Bene, vedo che concordiamo al cento percento.
Le considerazioni in proposito, però, me le tengo per la fine del commento, così mi dedico inizialmente alle cose serie e, soprattutto, non mi impiastriccio in quel particolare “impappinamento” che, in questi anni, ormai hai imparato a conoscere (e a sopportare).
Partiamo quindi da Philip, dal momento che in questo capitolo la sua presenza si fa più stabile, più marcata, quasi più consistente. Non so dirti da cosa derivi questa impressione, ma sembra proprio che Philip, in queste pagine, inizi ad acquisire qualcosa che nelle precedenti gli è mancata completamente. Forse una sorta di consapevolezza, o meglio un barlume di essa che, come una fiammella nella totale oscurità, si fa notare e dà una parvenza di forma e di contorni all'ambiente circostante, sebbene sia minuscola e tenuta accesa per miracolo.
Questa fiammella però non è accesa fin dalle prime righe, perché all'inizio troviamo solo il Philip scontento, insofferente, depresso e scontroso che abbiamo conosciuto in questi primi capitoli. Infatti, per come sta messo, aveva soltanto bisogno della nomina a capitano (anche se provvisorio) della nazionale. Non possiede né la forza né la testa necessaria per stare dietro a se stesso, alle sue paturnie e ai suoi casini, come può anche solo trovare accettabile di doversi sobbarcare i problemi che gli causeranno i compagni di squadra, tra lagne e lamentele di ogni genere? Se non riesce ad assumersi la responsabilità di se stesso e non riesce a mettere in ordine né i pensieri né i propri sentimenti, come potrebbe essere il punto di riferimento di un'intera squadra?
Finché Philip non vincerà la sua battaglia interiore non potrà prendere il controllo su nient'altro, fino a che non capirà di doversi affrontare per primo, per lui sarà impossibile riuscire a fare ordine e a scorgere, intorno a sé, di nuovo qualcosa di positivo. Qualcosa per cui valga la pena combattere e dare tutto se stesso.
Philip crede che il peso che lo assilla e lo sta logorando sia causato dal ricordo di Jenny e sicuramente è così, anche se solo in parte, perché quest'ultimo è soltanto una conseguenza di un disagio che nasce dalle sue profondità, di un amore che non può soffocare per quanto si sforzi di farlo, ma non credo che sia la vera causa del suo disfacimento interno che inizia a traboccare. Il ricordo di Jenny è sì doloroso, ma è soltanto un effetto del suo malessere. La causa è in lui che risiede.
Philip però è convinto che sia il ricordo di Jenny a starlo portando a fondo ed altrettanto cerca di convincersi di doverlo accantonare per poter riprendere a condurre una vita anche solo vagamente decente. Mi è piaciuto tantissimo come hai descritto questa volontà, quasi questo bisogno che Philip avverte di dimenticare Jenny, quasi il pensiero di lei lo soffocasse (anche se forse è più il senso di colpa a non dargli tregua). Jenny però continua a tornare nei suoi pensieri, non può farne a meno, forse proprio perché ogni suo ricordo, in qualche modo, è legato a lei, o forse semplicemente perché lei gli pulsa costantemente nella testa e Philip non può evitarlo.
Così, volendo dimenticarsi di Jenny, Philip vorrebbe anche cancellare completamente il passato che hanno condiviso insieme, come se questo potesse consentirgli di tornare a respirare. Forse vorrebbe addirittura che quello stesso passato non esistesse, così sarebbe più facile dimenticarlo. Vorrebbe poter cominciare un'altra vita ma, inevitabilmente, torna sempre lì, su quei ricordi a cui è incatenato e ai quali non può scappare. E per quanto poi vorrebbe credere di appartenere a questa nuova vita che vorrebbe crearsi (senza Jenny), questa in fondo lo terrorizza, e lo rende completamente vuoto.
Che lo voglia o meno, però, è inevitabile che tutto lo riporti a Jenny, basta anche un semplice parola. “Stupro”, in questo caso.
In quel momento, quando ha udito quella parola e il suo cervello l'ha codificata attribuendole il suo significato, è come se Philip si fosse svegliato tutto d'un tratto, di soprassalto. Se possiamo simboleggiare il suo stato attuale con quello di un sonno profondo in un luogo oscuro, un sonno tormentato da sogni agitati, potremmo quasi affermare che la parola “stupro” sia equivalsa ad una mano sopraggiunta all'improvviso per scuoterlo dal suo stato di “incoscienza”, facendogli aprire gli occhi proprio su quel luogo buio che lo circonda. Ora, però, in quella oscurità c'è una fiammella (ancora piccolissima) che fa luce e gli permette per lo meno di scorgere dove sia finito, dove si sia condotto da solo.
Mi piace immaginare che questa mano simbolica che l'ha portato a svegliarsi sia comunque quella di Jenny, anche se lei è lontana e lui si sforza di cancellarla dalla mente, perché questo denoterebbe quanto profondo sia il loro legame nonostante tutto, quanto imprescindibile sia ciò che li ha sempre uniti.
Ecco che finalmente Philip reagisce e strappa Sheryl dalle grinfie di Daniel anche se, chi lo sa, forse il suo intervento è stato davvero inutile sul momento, visto com'era conciato il compagno di squadra. Però non è detto, perché visto che Sheryl non era combinata meglio, se non Daniel avrebbe potuto essere sempre qualcun altro ad approfittare di lei.
Mi piace anche che Philip finisca con il chiedersi perché poi sia intervenuto in favore della ragazza, dal momento che nemmeno la conosce e non sa nemmeno quali fossero le sue reali intenzioni, eppure sa di non averne potuto fare a meno. Si è scosso di dosso il suo torpore, anche se solo per il tempo necessario a prendere Sheryl con sé e a condurla al sicuro, ma ad ogni modo credo sia importante che si sia dato una scossa. È riuscito a reagire, finalmente, e chissà da quanto tempo non gli capitava di riuscirci, chissà quando è stata l'ultima volta che Philip ha compiuto un azione e formulato un pensiero non distruttivi, prima d'allora.
Credo comunque che sia stato davvero il pensiero di Jenny a smuoverlo ed è proprio lei, anche se non fisicamente, che riesce a spingerlo ad aprire gli occhi, a riprendere il contatto con se stesso e a capire che cosa sia giusto fare. Infatti, in questo momento Philip si dice che con quello schifo che gira a casa del compagno di squadra, lui ha chiuso. È sempre il pensiero di Jenny che lo spinge a tornare in sé, nonostante tutto, nonostante Philip ancora sia completamente sfasato.
Ovviamente, dal momento che Philip è costretto a ripiegare proprio su quell'appartamento dove per tutti quei mesi si è rifiutato di rimettere piede, non poteva, entrandovi, non venir travolto dai ricordi e dallo stesso pensiero pulsante di Jenny, che comunque continua ad aleggiargli intorno come se lei fosse la sua ombra. O meglio, come se fossero l'uno l'ombra dell'altra.
Tra i ricordi che colpiscono la mente afflitta di Philip, non poteva certo mancare quello del loro ultimo litigio e del conseguente allontanamento da Jenny che il ragazzo si è autoinflitto.
Trovo interessante e azzeccatissimo il fatto che tu abbia trattato questo momento dai due punti di vista differenti dei protagonisti, dando così modo di capire quanto ormai Philip e Jenny si trovassero lontani l'uno dall'altra, quando la loro storia si è conclusa.
Se poi proprio vogliamo essere pignoli, dovremmo precisare che quello che si è svolto nei corridoi dello stadio ormai mesi addietro non corrisponde esattamente alla definizione di “litigio” e anzi, non è assolutamente tale.
Qui Philip ha fatto tutto da solo, Jenny non ha alzato la voce, non si è arrabbiata (e ne avrebbe anche avuto il diritto), non gli ha nemmeno chiesto spiegazioni. È rimasta così frastornata dalle parole di Philip (non solo da quello che ha detto ma, probabilmente, anche dal modo in cui l'ha detto), così pietrificata da una simile verità che ha tentato di tenere lontana per i secondi in cui ha potuto farlo, che tutto ciò che le è riuscito di dire è stato che desiderasse stare con lui e nient'altro. In un momento del genere, queste parole di Jenny quasi stonano, ma questo non nel senso che Jenny avrebbe dovuto dire qualcos'altro o reagire in un altro modo, ma perché da queste parole si capisce quanto i due, e in quel momento ne raggiungono il culmine, stiano parlando lingue differenti. Ecco che si potrebbe dire che, allora, è la collera di Philip a stonare, non le parole di Jenny. Ad ogni modo, le loro reazioni sono così opposte da averli resi incompatibili, ma penso che, più che altro, Philip e Jenny stiano percependo l'accaduto di Kyoto in maniera completamente diversa. È qui che si perdono e smettono di capirsi. Perché Philip è lacerato da questo senso di colpa terribile e questo senso di inadeguatezza che l'ha fatto attorcigliare su se stesso e distorcere ogni cosa, Jenny non solo non lo sa, ma non lo immagina neanche e, di conseguenza, non capisce il suo atteggiamento, magari proprio in un momento in cui lei stessa stava cominciando a stare meglio.
Philip ha in corpo soltanto una feroce rabbia verso se stesso (che sia solo colpa di David ancora non l'ha realizzato appieno), Jenny ha la sola, unica necessità di stare con lui e di riprendere a stare bene definitamente proprio riavendolo accanto. Ecco che quindi i due non possono far altro che perdersi. Chissà, forse Philip non riesce neanche a concepire che Jenny non gli dia la colpa per non averla protetta e, in fondo, il fatto stesso che lei non abbia mai dimostrato di farlo lo fa stare persino peggio. Lui è convinto di meritare il biasimo, da parte di Jenny, e che questo non avvenga, in quel momento di totale confusione, arriva addirittura a peggiorare le cose. E credo che anche qualora Philip avesse detto chiaro e tondo a Jenny di sentirsi in colpa e quest'ultima gli avesse detto, altrettanto chiaro e tondo, che erano tutte assurdità e che di colpe lui proprio non ne aveva, non sarebbe poi cambiato un granché. Certo, Jenny ci avrebbe capito qualcosa del comportamento di Philip, ma lui non si sarebbe convinto soltanto perché Jenny l'avrebbe assolto. Quel che più manca, in questi istanti, è la comprensione, esattamente com'è mancata durante i mesi precedenti.
Sono convinta comunque che, nella collera di Philip e nel modo a dir poco brusco con cui pone fine alla sua relazione con Jenny, si nasconda anche la volontà di autopunirsi. Tutta quella rabbia Philip la sta indirizzando soltanto a se stesso, è convinto che sia arrivato il momento di finirla con Jenny perché il loro non è nemmeno più un rapporto, ma se quel rapporto è deteriorato è soltanto per colpa sua.
Perché continuare a stare insieme, se LUI ha lasciato che tutto si distruggesse? Se LUI ha smesso di essere quello che era una volta? Se LUI, quando Jenny è stata violentata, non c'era per difenderla? Quando il litigio è narrato dal punto di vista di Philip, si capisce chiaramente che non è Jenny il problema di quella rottura e si capisce anche che lui stesso lo sa. Il problema è lui e nessun altro ed è proprio rivolgendosi tutta quella rabbia che si infligge la più grande delle punizioni, quella di privarsi di Jenny. Ma la sua non è stata altro che rabbia deleteria e mal incanalata: una rabbia che va a sbattere da qualche parte, ritorna dentro e lo porta al punto di partenza.
Credo che le differenze tra Philip e Jenny non siano soltanto di percezione degli avvenimenti e del proprio ruolo in essi, ma anche nella “disposizione” stessa dei ricordi: perché nonostante Jenny abbia sofferto tantissimo per come sono finite le cose con Philip, nei suoi ricordi di quei momenti, rispetto a come questi sono rivissuti da Philip, ci ho visto una maggiore lucidità, meno confusione (anche se del ritorno a casa dopo il litigio, Jenny praticamente non si ricorda). È come se i ricordi di Jenny fossero più ordinati, nonostante il dolore, ben incasellati, segno che la reazione di lei è più stabile di quella di Philip, il cui disagio, andando avanti, ha forse finito per diventare maggiore di quello di Jenny, nonostante sia stata lei a essere violentata.
Per Jenny poi è un colpo non da poco venire a sapere dalla nonna che Philip abbia provato a cercarla al ryokan. Lei che, dopo che Philip l'ha lasciata, ha aspettato per giorni e giorni una sua telefonata di scuse che la facesse tornare a respirare. Jenny ricorda come, in quei giorni, la speranza che Philip si rifacesse vivo si era affievolita un po' alla volta, fino a giungere alla spietata consapevolezza che, quella chiamata, non sarebbe mai giunta.
Ora lui però l'ha cercata dai nonni. Per dirle cosa? Si domanda Jenny. Forse, chissà, in tutto il suo dolore c'è anche una punta di fastidio che l'amareggia: perché quando l'unica cosa che desiderasse era che Philip la chiamasse e le chiedesse scusa non ha potuto far altro che soffrire e sperare invano, ora che si è decisa a dimenticare e a cercare di ricostruirsi una vita, tutto d'un tratto Philip torna a cercarla, senza che Jenny possa nemmeno capire che cosa voglia in realtà. Già Jenny non riesce ad abituarsi all'idea che Philip sarà presto a Torino, già interpreta l'avvenimento ormai prossimo come un crudele scherzo del destino e lei, arrivata a questo punto, vorrebbe soltanto poter essere lasciata in pace a riprendere le forze.
Ora posso quindi passare a commentare quella parte del capitolo che, come tu NON sapevi affatto, ho assolutamente adorato. Ormai ho perso il conto di quante volte ho letto quel paragrafo e, ogni volta, ho sempre avuto l'impressione che fosse meglio di come me lo ricordavo.
Certo, forse Amy non ha avuto proprio l'idea-delle-idee a telefonare a Benji in quel momento, quando era facile immaginare in quali condizioni si trovasse e che, per questo, non c'erano dubbi che non avesse voglia di sentire nessuno, dovendosi altrimenti esporre con la propria umiliazione e il proprio fallimento. Io però sono proprio contenta che Amy abbia avuto questa bella pensata, perché Benji così incazzato-deluso-frustrato non è uno spettacolo che possiamo concederci tutti i giorni, e però dobbiamo proprio dire che rende e merita per lo meno un paio di stelline *_*_*.
Tu sai che l'intesa che è venuta a crearsi tra Amy e Benji, vai a capire perché, mi ha sempre sconfinferato, e così mi è piaciuta tantissimo sia la preoccupazione di lei che si alza addirittura di notte per telefonargli e chiedergli come stia (chissà, vero Amy?), sia la reazione di lui, scontrosa eppure fin troppo “sbottonata” per i suoi gusti e per i suoi soliti standard (oltre alle reazioni non c'è altro da sbottonare qui? *_* Ti pareva se non partivo per la tangente …). Infatti ho avuto l'impressione che, se fosse stato qualcun altro a chiamarlo al posto di Amy, forse Benji avrebbe anche riattaccato prima senza scomodarsi a dare nemmeno mezza spiegazione.
Certo, non ha voglia di sentire nessuno, Amy compresa, e questo è palese, però ha tirato comunque fuori qualcosa (complice lo stordimento dell'alcool, sicuramente), dicendo che l'hanno mollato squadra e ragazza e, secondo me, se fosse stato qualcun altro a cercarlo, Benji non l'avrebbe fatto.
Perciò brava Amy, che hai lasciato Julian nel mondo dei sogni (non si poteva provare a soffocarlo con il cuscino? Ah no è vero, hai detto che ancora ti serve, mannaggia. E in effetti, a prescindere dalle necessità narrative, lo sappiamo che Julian ha altre utilità, basta mettergli in mano stracci, spazzolone e detersivi vari …) per andare a fare una telefonata dall'esito scontato. Brava, perché ci è piaciuto tanto il risultato *_*_*_*. Quasi quasi, dopo aver inserito il commento, potrei anche rileggermi di nuovo il paragrafo in questione.
Chiuderei la recensione citando questa frase del capitano: “Gli altri si fermano in Italia una settimana, quindi dovrei saltare almeno una partita della Liga. A Van Saal non va giù. Vuole che sia presente a tutte.-”
E noi tutti ci interroghiamo sul motivo misterioso che spinge l'allenatore del Barça a tanta insistenza circa la presenza di Holly ad ogni partita. Mah … questi allenatori! |