Come in altri capitoli, anche in questo ho percepito un’atmosfera tutta particolare, un’atmosfera che si confà precisamente ai sentimenti dei protagonisti. In questo caso, però, questa atmosfera così perfettamente in linea con la storia che ci si svolge attraverso me l’ha suggerita il tempo che si avverte in sottofondo. Questo tempo, come lo descrivi tu nel capitolo “incerto e capriccioso”. A differenza dei capitoli precedenti, dove le condizioni atmosferiche hanno avuto meno spazio, qui invece questo tempo “incerto e capriccioso” si propaga per tutto il capitolo, e accompagna i protagonisti come un vero e proprio prolungamento delle loro emozioni. Sembra che ci vada di pari passo, Jenny, con questo tempo incerto, con tutto il casino che ha nella testa, con le sue emozioni improvvisamente in subbuglio. È come se in lei piovesse e smettesse di farlo nello stesso modo in cui questo le avviene realmente intorno. Non ci troviamo di fronte a una pioggia incessante, di quelle che potrebbero creare l’atmosfera giusta per un dolore palesato fino in fondo e che è perfettamente visibile. Qui la pioggia va e viene, sembra non decidersi a scrosciare definitivamente, e questo mi sembra un po’ quello che sta succedendo in Jenny, ma anche in Philip. Entrambi, non sanno cosa fare né sanno che cosa vogliono. O meglio, forse cosa vogliono lo sanno entrambi ma ciò che non vogliono fare è accettare fino in fondo questo desiderio. Farlo (accettare quello che entrambi vogliono per quello che è) vorrebbe dire rendere tutto ancora più difficile, vorrebbe dire dover affrontare tutto ciò che hanno lasciato in sospeso da prima ancora di lasciarsi, forse proprio da quando Jenny ha subito la violenza e Philip si è a poco a poco allontanato da lei perché non sapeva come fare a starle accanto. E, affrontare ciò che hanno lasciato in sospeso, vuol dire dover trovare finalmente delle risposte, vuol dire dover andare fino in fondo. Jenny forse non vuole farlo (di andare fino in fondo) perché non vuole più saperne di soffrire, mentre Philip non vuole farlo perché ancora non ha la forza di “guardarsi allo specchio”.
Partiamo quindi proprio da Philip ma, questa volta, cominciamo dalla fine: “Non sapeva cosa fare e quello era il meno. Il problema principale era che non sapeva cosa voleva. Nella sua mente viaggiavano in direzioni opposte una serie infinita di contraddizioni che non trovavano ordine. Pretendeva che non gli importasse nulla di Jenny, eppure non poteva fare a meno di essere geloso di Gentile. Voleva starle lontano eppure era in ansia quando non la vedeva. Voleva ignorarla e invece non poteva fare a meno di guardarla. Voleva non saperne nulla eppure si preoccupava di qualsiasi cosa la riguardasse…”. Ecco, come dicevo, penso che in fondo Philip sappia quello che vuole, il vero problema è che ancora non è completamente pronto (ma rispetto a prima stiamo già un bel passo avanti) ad accettare, quello che vuole. Trovo infatti molto significativa la scelta del termine nella prima spiegazione delle contraddizioni che gli albergano nella mente: pretendeva. Lui PRETENDE che non gli importi nulla di Jenny. Sembra quasi che se lo voglia imporre, no? Sembra come se volesse obbligare se stesso a non pensare a lei, a non cercarla, a esserle indifferente, e il fatto stesso di non riuscirci lo manda in confusione. Forse, fino ad adesso, si era in qualche modo convinto di essersi lasciato Jenny (e quel che c’è stato tra loro per anni) alle spalle? Finché non l’ha rivista ha potuto credere di poter andare avanti senza di lei, certo, andare avanti e non vivere (questo, forse, Philip non ha nemmeno mai provato a negarselo, tanto era una cosa improponibile), ma comunque di poterle stare lontano, ora invece è cambiato tutto. Quello che vuole veramente gli si è insediato dentro un po’ alla volta e ora spinge per uscire, per renderlo totalmente consapevole di ciò, ed è come se Philip ancora si stesse sforzando affinché questo non avvenga. Dunque, qui bisogna chiederselo: perché Philip vuole ancora obbligarsi a non pensare a Jenny, a starle lontano, quando la sua mente che s’è data finalmente una scossa lo spinge inesorabilmente verso di lei? Cos’è che ancora che lo trattiene? Direttamente dal capitolo: “capì che non era Salvatore Gentile a tenerlo lontano da Jenny, così come non era il fatto che lei fosse ospite di Mark. Era il ricordo indelebile di McFay che gli si era incrostato addosso come fango secco e non veniva via.”. Ma non è che, forse, per Philip è soltanto più facile credere che sia il ricordo di David a tenerlo lontano da Jenny? Non è lui stesso, ancora, a impedirsi di avvicinarsi a lei? Forse sono gli strascichi dei sensi di colpa, forse questo avviene perché ancora si sente inadatto nei suoi confronti, forse perché sente che l’esperienza terribile che ha toccato entrambi ha cambiato Jenny (e ha cambiato anche lui) e, tra di loro, avverte un vuoto che ancora gli appare incolmabile. Certo, tutto ciò, in effetti, è da ricollegare a David, ma forse ciò che sta tenendo ancora Philip separato da Jenny va un po’ più in là del semplice ricordo di quanto accaduto. È come se Philip, ancora, non riuscisse a incastrare i pezzi di quel puzzle perfetto che era la sua relazione con Jenny prima di Kyoto e che, dopo quell’esperienza, è andato in frantumi sparpagliandosi un po’ qui e un po’ là. Anzi, non solo Philip non riesce a trovare tutti i pezzi, ma non li riconosce nemmeno più … è come se si fosse reso conto che, la figura che prima lo costituiva e che lui conosceva perfettamente e che lo rassicurava, ora è totalmente cambiata. Ed è possibile adesso, per lui, mettersi a ricreare questo puzzle nonostante la consapevolezza che dovrà metterci tutto il suo impegno e che, la figura che verrà fuori alla fine, avrà qualcosa di diverso da quella originaria? Non è che Philip è terrorizzato dal pensiero di non essere in grado di trovare tutti i pezzi, di questo puzzle? Insomma, per montarne uno ci vuole la luce accesa e Philip, lo sappiamo, dopo averlo mandato in pezzi, la luce nella sua testa l’ha spenta e l’ha lasciata così per un bel pezzo. Nel frattempo, chissà quante volte Philip si è trovato tra i piedi un pezzo di questo puzzle e, forse senza nemmeno accorgersene, l’ha calciato lontano mentre si muoveva senza sapere dove stesse andando. Ora però la luce nella sua mente, come sappiamo, ha ricominciato a stare accesa, anche se un po’ ad intermittenza. Ecco dunque che Philip comincia a vedere i pezzi del puzzle sparsi qua e là … al primo momento forse ha cercato di far finta di non vederli, ma quando uno di essi a momenti lo faceva scivolare con il rischio di fargli sbattere il grugno perdendo di conseguenza tutti i denti davanti (fortuna che Philip ha riflessi pronti e s’è aggrappato da qualche parte al pelo), ha capito che era una cosa che proprio non poteva ignorare: se l’avesse fatto avrebbe rischiato di cadere altre volte, perché avrebbe continuato a trovare i pezzi di questo puzzle in giro per la sua testa, anche qualora di fosse definitivamente allontanato da Jenny. Poi, se questo fosse avvenuto, a un certo punto la luce sarebbe tornata a spegnersi e, al buio, sarebbe stato un casino triplo. E forse, chissà, Philip si è sentito spinto a riprendere in mano i pezzi di questo puzzle perché si è improvvisamente reso conto che, su una parte di essi (quelli che hanno a che fare con la metà di Jenny), poteva benissimo metterci mano anche qualcun altro, creando una figura diversa ancora; una figura in cui non era contemplata la sua presenza (di Philip). Questo l’ha smosso sicuramente. Da quando Jenny è rientrata nella sua dimensione (quindi da quando Philip ha smesso di percepirla esterna a quel che lo riguardava soltanto perché lei stava con Gentile che con lui non c’entra una cippa), lui si è reso conto che vuole nuovamente avere l’esclusiva su quel puzzle, perché si è reso conto che ciò costituisce ancora il suo centro, quello che da un po’ è andato a scatafascio e senza il quale lui non fa altro, ormai, che girare a vuoto. Ecco che dunque Philip, anche se ancora agitato dalle mille contraddizioni che si sente serpeggiare nella testa, approfitta dei momenti di luce per iniziare a radunare i pezzi che trova sparpagliati intorno e prova a incastrare quello che riesce. Un puzzle, però, si costruisce mettendo prima insieme il contorno: è a questo punto che Philip tenta il primo vero approccio con Jenny, con quel bacio e le parole imbecilli che le rivolge, facendola immediatamente fuggire. Un approccio sicuramente sbagliato, che è ancora troppo superficiale e non dà modo a nessuno dei due, ancora, di riconoscersi. Per l’appunto, si tratta soltanto del contorno del puzzle; forse Philip, in questo contorno, ha notato qualche sprazzo di figura che gli è sembrato di riconoscere, ma manca ancora tutto l’interno, ciò che rende il puzzle Philip-Jenny quel che è sempre stato, unico, e nel quale solo loro possono riconoscersi. Ecco dunque che questo approccio si tramuta in un nulla di fatto, in un contatto in cui i due sembrano scontrarsi anziché incontrarsi. Jenny sicuramente non può e non riesce a riconoscere Philip in quel bacio e nelle sue parole, ma penso che nemmeno Philip abbia potuto fare altrettanto con Jenny. Le si è avvicinato perché gli premeva di farlo, forse perché aveva fretta di accostarsi a lei (che ci sia una sorta di allarme, nella sua testa, che lo spinge verso Jenny prima che la luce torni a spegnersi facendolo ripiombare nel nulla?), di sentirla, di provare a riconoscere in lei qualcosa di loro. Ma, per l’appunto, il contorno di un puzzle non ne delinea la figura, piuttosto ne è solo l’inizio.
Ma nonostante, dopo questo contatto tra i due, Jenny si sia allontanata di gran carriera, Philip non torna a vegetare, non si rinchiude nel suo niente. Al contrario, la sua mente torna a macinare e lui, confuso, si chiede se abbia fatto bene oppure no. Forse non è tanto il fatto che abbia compiuto il gesto in sé ad essere un aspetto positivo, ma lo è senz’altro il fatto di porsi questa domanda. Finché si chiede ciò, significa che Philip non vuole rinunciare al pensiero di Jenny, non vuole rinunciare nemmeno alla luce accesa nella sua mente. Significa che comincia a essere pronto a prendere in mano la situazione, comincia a vedere qual è la strada che deve percorrere proprio come, forse, si accorge anche di aver girato a vuoto fino ad adesso. Forse, Philip non è più disposto a “riaddormentarsi”. E, forse, non ha nemmeno intenzione di lasciare che ciò che scaturisce dal ricordo di David lo freni ancora dall’avvicinarsi a Jenny. Difatti, nonostante ancora Philip si trovi nella confusione più assoluta, si dice finalmente che “L’unica cosa che poteva fare era accettare la sua presenza e i sentimenti che volente o nolente continuava a provare per lei.”. Ora Philip è arrivato sulla soglia di quell’accettazione che finora ha fatto di tutto per evitare. Da qui, finalmente, può partire tutto il resto. Ovviamente deve rendersi conto di non essere che all’inizio e, nonostante il tempo stringa, non può avere la fretta che vorrebbe e che, forse, gli servirebbe. O per lo meno non deve avere fretta nel valutare la situazione, e deve capire da dove cominciare ad affrontarla, quale sia l’approccio migliore per farlo, cosa possa ricreare quel collegamento tra lui e Jenny che si è spezzato ormai da tempo.
Continuiamo a parlare di Philip (non mi sembra il caso di lasciarlo in pace così presto) ma, adesso, proviamo a partire dall'inizio e prendiamo in considerazione il suo graduale risveglio, che a poco a poco lo sta riportando nel mondo dei vivi.
All’inizio, però, ho avuto l’impressione che avessimo ancora qualche rimasuglio del suo vecchio “sonno”. Infatti, quando Mark arriva al campo in orario, Philip si riscopre ad avercela con lui perché, così facendo, l’amico gli ha mandato a monte tutti i piani e lo sforzo incredibile che si è imposto per smuovere le cose. Il fatto stesso che Philip si sia sentito risentito nei confronti di Mark per una cosa del genere, mi ha fatto pensare che in quel momento la sua mente stesse facendo ancora un po’ le bizze. Philip, in questo caso, cerca infatti di scaricare il proprio fastidio e la propria frustrazione su qualcun altro. Finora l’ha fatto non sopportando la presenza di nessuno, fregandosene della squadra, prendendosela in qualche modo anche con Jenny perché lei si trova a Torino, perché si trova ospite a casa di Mark, perché sta con Gentile, perché lui stesso non riesce a dimenticarla quando, finora, non ha fatto altro che tentare di farlo. Ora invece Philip si infastidisce nei confronti di Mark per una cosa inutile, per qualcosa che Mark non sa neanche, e questo mi fa pensare che Philip inizi la giornata impuntandosi ancora nella sua testardaggine e nel suo rifiuto di cominciare finalmente a muoversi davvero. Ma in realtà Philip ha già messo in moto qualcosa nella sua testa e, appena arriva lo stimolo giusto, non può fare a meno di riprendere il suo risveglio graduale. E mi piace tantissimo il modo in cui, nello svegliarsi, Philip si sorprenda di tutto ciò che avviene intorno a lui, quasi come se, davvero, lui si fosse trovato in un’altra dimensione per tutto il tempo, e non si fosse accorto di nulla.
Prima Philip non riusciva ad andare oltre al muro che si era costruito di fronte, ma ora il meccanismo in lui si è riattivato e, anche se da solo forse ribiomberebbe nel suo ormai abituale nulla quasi-catatonico, ora la sua mente inizia a rispondere positivamente agli stimoli che riceve.
Ecco che, quando si ritrova a bordocampo dopo essere stato allontanato dal gioco per essere stramazzato durante l’allenamento, comincia a rendersi conto che c’è qualcosa che non va: qualcosa che non va nella squadra e, soprattutto, qualcosa che non va in lui. E questo è come un campanello d’allarme che lo fa tornare in sé all’improvviso: inizia a realizzare come potrebbero andare le cose se dovesse continuare così e mandare tutto a puttane, si accorge che non ha davanti a sé esattamente una prospettiva fantastica, per quanto riguarda la sua vita. Forse, in realtà, di questo aspetto si era già accorto, con la differenza che prima non gliene fregava più niente, ora invece quest’idea lo terrorizza, sente che deve fare qualcosa per rimediare. Sente che ha bisogno di riprendere la sua vita in mano così come deve riprendere in mano la squadra. Perché se da un lato quest’ultima si muove senza di lui (visto che finora non ha fatto assolutamente niente), in essa c’è comunque qualcosa che non va, le manca l’unione di fondo che, lui che è al momento il capitano, dovrebbe saper ricreare e mantenere. Ecco che, all’improvviso, Philip non scarica più la sua frustrazione su qualcun altro come aveva fatto poco prima nei confronti di Mark. Qui Philip capisce fino in fondo quanto la responsabilità sia sua, di tutto ciò che sta accadendo. Si accorge anche che non può lasciare che tutto vada così come viene, sia nella sua vita che nella squadra stessa. Si accorge anche che, se vuole che qualcosa cambi, questo qualcosa non è altro che nelle sue mani.
Ed eccolo che, quindi, inizia a dare ordini in campo come avrebbe fatto un vero capitano fin dall’inizio. Solo che l’effetto è singolare: a Ed, quando sente la sua voce, a momenti prende quasi un colpo perché, dopo tutti quei giorni di nulla, un’uscita del genere proprio non se l’aspettava. Anche Clifford si intromette e, nelle sue parole sempre cariche di riguardo per il prossimo, usa, riferendosi a Philip, il termine “vegetare”. Qui, è come se Philip avesse ricevuto ben due secchiate d’acqua gelida: finora è stato talmente assente che, ai compagni, sentirlo prendere in mano le redini della situazione fa addirittura impressione e poi, quel che vedevano di lui, non era altro che un essere che si limitava a vegetare. È come se, ora che si trova all’esterno del campo, Philip riuscisse a vedere da questa prospettiva non soltanto la situazione in cui versa la squadra, ma anche quella in cui versa lui come persona e come capitano. E si accorge che, questa situazione, fa veramente pietà.
Infine, arriva Evelyn a dargli il colpo di grazia asserendo : “La nazionale sta andando a scatafascio. Va avanti così da giorni, solo che finora non te n’eri accorto.”. E credo che, Philip, da questa idea sia finalmente piuttosto schifato. Ho proprio come l’impressione che, dal momento che sta riuscendo a valutare ciò che lo circonda dall’esterno, Philip stia iniziando a provare un certo disgusto nei propri confronti che non riesce a sopportare, che lo spinge a ragionare per cercare una soluzione. Ora è chiaro: non può andare avanti così, non ci sono dubbi, qualcosa deve essere fatto, in campo come fuori. E improvvisamente comincia a dirsi che non vuole assolutamente perdere la partita. Credo che questo sia più che altro un simbolo del bombardamento di emozioni che gli si sta abbattendo dentro. Non si tratta tanto della partita in sé (che in fondo è una cavolo di amichevole, non fosse per il pensiero che probabilmente Philip non c’ha mezza voglia di perdere contro Gentile), quanto della sua vita in sé, come uomo e come calciatore. Perdere questa partita vorrebbe dire aver toccato il fondo, dal quale, forse, non potrebbe davvero più risalire, vorrebbe dire che non è più in grado di riprendere in mano le sorti della sua vita, della sua carriera, vorrebbe dire che non ci sono più speranze e, invece, Philip si ritrova improvvisamente (e inaspettatamente) a provarne. È come se, improvviso, in lui fosse nato il desiderio di rialzarsi e trovare finalmente la strada che deve percorrere. A Philip non creava problemi vegetare finché la sua mente era in catalessi, ma ora che si è riattivata non riesce a rimanere inchiodato in quello stato, ha necessità di muoversi, di darsi una scossa. Mi viene in mente adesso l’immagine di una persona che sia rimasta immersa nell’acqua che aumenta di volume senza potersene rendere conto fino a che non si accorge di star per annegare e, invece di lasciarsi andare alla corrente, prenda il sopravvento l’istinto di sopravvivenza che lo spinge a dar fondo a tutte le sue energie per raggiungere la riva e trarsi in salvo. Forse per Philip è avvenuta un po’ una cosa del genere. Che il livello dell’acqua intorno a lui aumentasse sembrava non tangerlo, all’inizio, forse non se ne accorgeva nemmeno. Quando però si è accorto di essere quasi fottuto, nella sua testa è scattato qualcosa che l’ha finalmente portato a reagire. E, ora, credo che questo inneschi una specie di meccanismo a catena, infatti ogni reazione ne stimola immancabilmente un’altra. Anzi, forse questo meccanismo è nato già da prima, da quanto Philip ha iniziato ad accettare quel che ancora prova per Jenny, a rendersi conto che lei fa ancora parte della sua stessa dimensione. Ora, nella sua testa, dopo l’accensione della luce più importante iniziano a farsi vedere delle altre lampadine che si illuminano: prima si accende la sua consapevolezza professionale e personale, che vede sia la squadra, sia la propria carriera, sia la sua vita andare a scatafascio, ed ecco che se ne fa viva un’altra che gli suggerisce che non serve a niente avercela con Jenny perché sta vivendo da Mark e perché sta insieme a Gentile. Quello, in fondo, è un altro di quei casini che ha combinato lui e che, se vuole risolvere, deve darsi un’ulteriore svegliata. Mi è piaciuta molto questa riflessione di Philip: “Per quale assurdo motivo, quando l’aveva lasciata, l’eventualità che si sarebbe messa con qualcun altro non gli era passata per la testa?”. Già, perché non ci ha pensato, in quel momento? Forse perché non ci voleva pensare, o forse perché veramente non l’ha presa in considerazione? Quando quello che c’era tra di loro si è spezzato, è come se Philip avesse sentito Jenny finire in una dimensione diversa dalla sua: forse è da quel momento che ha cominciato a percepirla a quella distanza. Una volta che Jenny non faceva più parte di questa sua dimensione, tutto ciò che la riguardava si è fatto all’improvviso lontano, irraggiungibile, persino inimmaginabile. Perciò la sua mente non ha creato il collegamento con la possibilità che Jenny potesse stare insieme a un altro e questo forse non perché fosse concentrato solo su stesso, ma perché si era creata una barriera insormontabile che lo divideva da Jenny e che lo scaraventava così lontano da lei che, di lei, non poteva più scorgere niente. Ora, però, Philip si ritrova sotto gli occhi il fatto compiuto, perciò Jenny che sta già insieme ad un altro e, adesso che la sente di nuovo far parte del suo mondo, si accorge di quanto questo sia lacerante e insopportabile. Ho l’impressione che questo fatto lo faccia sentire veramente un deficiente, che ha fatto un casino dopo l’altro con le proprie mani e che, adesso, deve sbrigarsi per salvare quel che spera che ancora gli resti.
Allo stesso modo, penso che Philip si senta estremamente deficiente quando persino i compagni di squadra più inutili come Patrick o Diamond si mettono a dargli dei consigli su Jenny. Rendendosi conto che persino loro hanno notato in che situazione penosa si trovi, realizza quanto si sia lasciato andare alla deriva, quanto tutto gli sia sfuggito di mano e quanto cavolo deve far veramente pietà.
Forse, poi, sarà l’insieme di tutte queste considerazioni, anche, a spingerlo al gesto avventato del bacio che seguirà. Forse Philip comincia ad avvertire impellente la necessità di riprendere in mano la situazione, si sentire lui stesso che non sta più vegetando, che c’è, che è presente e che la sua mente funziona. Visto da questa prospettiva, sicuramente il suo gesto non è stato poi una catastrofe. Certo, ha fatto tutto alla rovescia, però c’è di buona di certo l’intenzione di fondo, quella di darsi finalmente una mossa, la recondita necessità di scuotere le cose, di imporsi di nuovo la capacità di agire e, soprattutto, di vedere con più chiarezza quello che desidera. Ovviamente, dovrà lavorare sulla modalità di avvicinamento, a quel che desidera.
E per restare in tema del risveglio graduale di Philip, c'è questa sua riflessione, a proposito dei discorsi che sorgono tra i ragazzi nello spogliatoio: “Perché sempre Jenny, continuamente Jenny e inesorabilmente Jenny?”. E qui mi sono domandata, ma non è che in realtà i ragazzi spettegolano anche su altro, solo che Philip non c’ha fatto caso e, nella sua testa, qualcosa si attiva soltanto quando, nei loro discorsi, salta fuori Jenny? Non sarà, questo, un altro segnale che finora Philip non ha fatto altro che vegetare mentre è soltanto ora che la sua mente si sta riattivando, e lo sta rimettendo in contatto con quel che gli accade intorno? Forse anche prima Philip percepiva i pettegolezzi degli amici a proposito di Jenny, ma questi lo raggiungevano come ovattati, come qualcosa che non aveva granché a che fare con lui e che lui voleva soltanto sforzarsi di ignorare, sperando di poterli mandare giù senza ferirsi troppo per poi riuscire a cancellarli. Ciò che ha sentito dire, però, gli si è depositato sul fondo, ha sedimentato e, ora che non sta più vegetando e non respinge più come prima il pensiero di Jenny e di ciò che prova per lei, la sua mente non può che rispondere a questi stimoli con questa sorta di fastidio, nel sentire i compagni tirare sempre in ballo Jenny. Ho come l’impressione che questi discorsi lo facciamo quasi sentire soffocare, come se fossero un peso quasi insostenibile, per lui. Insomma, perché tutti devono parlare di Jenny quando lei, già di per sé, non fa che pulsargli nella testa “sempre, continuamente e inesorabilmente”? Perché devono tirarla in ballo sempre e proprio adesso che lui è in confusione totale e sta cercando di capire come può fare per salvare qualcosa? È come se questo fosse un altro segnale che Philip non sopporta più la sua condizione attuale, che avverte la necessità di smuoversi, di cambiare le cose, di riprenderne il controllo. E, mentre gli altri spettegolano su Jenny, non fanno che ricordargli quanto lui di controllo non ne abbia, quanto le cose ancora gli sfuggano di mano, quanto Jenny gli sia ancora lontana. Ho l’impressione che ora Philip stia diventando insofferente al caos che gli alberga nella mente, che cominci a sentire la necessità di ricreare un ordine per tutto ciò che vuole recuperare, Jenny in primis.
Ultimo appunto su Philip. Mi è piaciuto il modo in cui, in questo capitolo, Philip scambi ripetuti sguardi con Gentile. Mi è sembrato un ulteriore segno del suo risveglio: è come se si fosse reso conto che Salvatore c’è sul serio, non fa parte di un’altra dimensione (come valeva anche prima per Jenny) come avrebbe voluto credere e, soprattutto, è lui a stare con Jenny. Credo non sia solo gelosia pura e semplice, quella che spinge Philip a questo ripetuto contatto visivo con l’italiano, piuttosto credo che sia una sorta di accettazione. Ovvio, non un’accettazione di ciò che c’è tra lui e Jenny, ma della presenza stessa di Salvatore. Lanciandogli questi sguardi, Philip affronta il pensiero stesso che Gentile ci sia, che stia con Jenny, e il fatto stesso che questo pensiero sia insopportabile. Forse, questo, è un ulteriore segnale che Philip ha finalmente smesso di scappare, che si sta imponendo di tornare in sé, e di fare qualcosa. È un po’ una nuova presa di posizione, dalla quale Philip sceglie ancora di andare avanti.
Jenny.
Anche nel suo caso, come dicevo all’inizio, mi è sembrato che le condizioni meteorologiche che hai descritto nel capitolo si confacciano perfettamente a quello che le accade dentro. Le sue emozioni vengono fuori a singhiozzi (come fa la pioggia) e, nonostante si senta molto la loro presenza, ancora non vengono sfogate nella loro interezza. Quello che Jenny prova è lì, si fa piano piano sempre più strada in lei ma allo stesso tempo le resta intrappolato dentro e si limita a gocciolare lievemente, in silenzio. Eppure, nonostante siano silenziose, latenti e apparentemente ovattate, le emozioni di Jenny si stanno radicando sempre di più in lei e iniziano a imporsi, ad apparirle invadenti. È come se queste ultime si stessero prendendo da sole uno spazio che Jenny non aveva previsto di concedere loro, e che non vorrebbe nemmeno concederle. Uno spazio che destabilizza profondamente il precario equilibrio che Jenny si era creata e che cercava di mantenere con tutte le sue forze. E dov’è che queste emozioni cominciano a manifestare questa loro soffocante invadenza? Nell’inconscio, perciò nei sogni, ovviamente. Se da sveglia Jenny si sta sforzando ancora di mantenere il controllo su quella nuova Jenny che ha creato nell’ultimo periodo della sua vita (quella Jenny che, ormai, è stanca di soffrire), nel sonno è tutto molto più difficile; nel sonno Jenny non ha più barriere da interporre tra sé e le emozioni che sta cercando di soffocare ma che, invece, stanno soffocando lei. Ecco che infatti Jenny è costretta ad ammettere con se stessa: “Ma aveva sognato Philip. Ormai lo faceva in continuazione e ciò la esasperava.” Ti assicuro che mi sembrava davvero di percepire l’esasperazione di Jenny nel realizzare che continua a sognare Philip e, a questo punto, mi chiedo: la sua esasperazione nasce dal fatto di non poter tenere sotto controllo i propri desideri inconsci, oppure dalla consapevolezza lacerante di quanto Philip, in realtà, le sia ancora lontano? Questa esasperazione è da interpretare come un rifiuto o come la conseguenza di un’accettazione? Jenny vorrebbe semplicemente non sognare Philip, oppure il suo desiderio più forte è quello di percepirlo accanto a sé nella realtà piuttosto che nei sogni, e il fatto stesso di dover invece prendere atto della distanza ancora incolmabile tra lei e Philip, le crea questa sensazione di angoscia? Forse entrambe le cose? Forse stiamo tornando sulla solita lotta tra la Jenny inconscia e il suo opposto? Io però comincio a pensare che se in Jenny c’è una parte che vorrebbe scacciare i sogni di Philip per allontanarsi ancora da lui, questa sia in realtà una parte più minima, forse quella che ancora ha troppa paura di soffrire e che ancora di più teme che dall’incontro tra un’altra-Jenny e un altro-Philip (quelli che sono diventati e che non possono tornare com’erano prima di Kyoto). Forse, ormai, la parte predominante di Jenny è quella che è esasperata dai sogni su di lui perché sognarlo non le basta, perché sognarlo la mette di fronte non tanto ai suoi sentimenti nei suoi confronti (che forse ha già riaccettato di provare) quanto all’ansia di sentirlo, così, irraggiungibile. Inoltre, i sogni che Jenny fa su Philip potrebbero essere più spesso di natura ansiosa (come quello in cui cercava di raggiungerlo invano), e questo potrebbe esasperarla proprio perché è costretta a percepire questa distanza che, ormai, per Jenny è insopportabile. Io direi quindi che la parte inconscia di Jenny, quella più profonda, ha sicuramente accettato fino in fondo quel che prova ancora per Philip e anche quali siano i suoi desideri a proposito di loro due. Forse anche la Jenny conscia ha accettato tutto ciò, il problema è che, in questo caso, Jenny deve fare i conti con quello che è cambiato e che non sa se potrà funzionare. A questo proposito, mi piace quest’altra frase proveniente dal capitolo: “Fremeva per andare al centro sportivo e questa smania la infastidiva nel profondo perché stava a dimostrare che non era più in grado di tenere lontano il pensiero di Philip. All’inizio ci era riuscita ma con il passare dei giorni diventava sempre più arduo.”. Che Jenny frema per andare al centro sportivo significa che il suo desiderio di vedere Philip non si ferma a livello inconscio, al contrario ormai è venuto in superficie. Eppure, il fatto di non poter far nulla per contrastare questo desiderio la infastidisce profondamente. Questo può forse essere dovuto alla rabbia che, sicuramente, Jenny ancora prova nei confronti di Philip? Perché è vero che Jenny ormai non può più negarsi quello che prova per lui né il desiderio di averlo vicino, però il modo in cui sono andate le cose tra di loro non cambia, la ferita di Jenny per come Philip l’ha lasciata c’è e brucia ancora e, questo, forse potrebbe frenarla nel desiderio di riavvicinarsi a lui. Per cui, mettendo insieme tutti questi ragionamenti e cercando di comporne uno unico, potremmo dire che il problema, per Jenny, non è dover accettare quel che prova per Philip né il desiderio che non può più soffocare di riavvicinarsi a lui, quanto lo sono, invece, la paura degli aspetti diversi che sono nati in entrambi, nonché la collera (e quindi la diffidenza) che Jenny, sicuramente, nei confronti di Philip prova ancora. Che poi mi domando, ma la diffidenza di Jenny nei confronti di Philip, nasce soltanto dalla collera o anche dalla stessa paura di non riconoscerlo? Forse nascono entrambe (la collera e la diffidenza) proprio da questa paura di Jenny. D’altro canto, se Jenny è ancora in collera con Philip è perché quest’ultimo l’ha lasciata (come l’ha lasciata) proprio quando lei avrebbe avuto più bisogno di lui, perciò in un momento in cui ha smesso di riconoscerlo, perché Philip non si è comportato come il Philip che Jenny ha sempre conosciuto. Perciò qui qual è la formula CT-Jenny-matematica? Non riconoscimento diviso Philip elevato alla Jenny uguale collera e diffidenza? Non è che a Jenny, semplicemente, non torna più il risultato dell’operazione di base (Jenny + Philip) che è sempre stata il centro di tutto? E quindi, quel che dovrà fare Philip, sarà proprio farle capire che anche se qualcosa è cambiato, il risultato finale di questa operazione centrale resta sempre invariato?
Ancora Jenny: “Jenny ne era contentissima perché ogni ora che passava dietro il bancone equivaleva a cinquanta euro che le entravano nel portafoglio.” Leggendo questa frase mi è venuto spontaneo chiedermi se la contentezza di Jenny riguardo al fatto che la squadra si fosse fermata al bar più a lungo per via della pioggia, sia davvero soltanto relativa al guadagno. Certo, Jenny è ben contenta che il suo portafoglio si riempia un po’ (e mica poco), però non è che questa contentezza le deriva anche dalla vicinanza di Philip che si prolunga? Non è che, in realtà, Jenny si sente sollevata perché può continuare a vederlo e, così, calmare proprio quella sua smania di trovarselo vicino? Io ho un po’ l’impressione che, davvero, l’esasperazione di Jenny sia dovuta principalmente al fatto che quel che le è concesso di Philip non le basta: non le basta sognarlo, né le basta quello che ancora prova per lui. È come se Jenny, che all’inizio era rassegnata al fatto che tra lei e Philip fosse finita e non pensava affatto che ci fosse una possibilità di ritorno, adesso non riesca più a imporsi la precedente rassegnazione. Perciò Jenny continua a voler vedere Philip, questo le permette di non doversi fermare ai sogni su di lui (che, probabilmente, la maggior parte delle volte le procurano ansia) né a quel che prova per lui (che, così come stanno le cose, è solo fonte di sofferenza): se lo vede, in qualche modo, crea un contatto reale con lui, e questo contatto si trova nella giusta via di mezzo tra quel che Jenny desidera (riavvicinarsi a Philip) e ciò che invece teme tantissimo (riavvicinarsi a lui e scoprire che sono entrambi così cambiati che, tra loro, non c’è più nulla di recuperabile) e questo, forse, potrebbe darle una certa sensazione di stabilità. Ma ovviamente parliamo di una stabilità precaria: una stabilità che non avrebbe retto per molto nemmeno da sola, perché a un certo punto Jenny si sarebbe accorta che anche quello non era abbastanza, però questa stessa stabilità è venuta a mancare all’improvviso prima del tempo, quando Philip l’ha baciata. Dalla sua via di mezzo tutto sommato rassicurante (ma che, appunto, non sarebbe durata comunque per molto) Jenny si ritrova all’improvviso sbalzata direttamente a quella vicinanza a Philip che anela e che teme al tempo stesso e questo è un po’ come se, d’un tratto, le mancasse la terra sotto i piedi. Philip oltretutto le si è avvicinato, come dicevamo, troppo frettolosamente, spinto solo dalla smania di ritrovarla e di provarsi di riuscire a muoversi e, così facendo, non ha dato modo a Jenny di scorgere il risultato che vorrebbe per la sua operazione base. In quel bacio, in quelle parole, Jenny ha visto di sfuggita (perché è scappata subito dopo) un risultato che non conosce. Ma forse il problema principale non è nemmeno il risultato in sé, il problema è stato proprio Philip, perché è lui che Jenny non ha riconosciuto. E se non ha riconosciuto lui, come poteva avvenire nei confronti del risultato finale? Perciò Jenny, dopo questo contatto (questo sbalzo inaspettato verso ciò che desidera ma che teme), non può far altro che fuggire. “Il bacio di Philip era stato un duro colpo. La corazza che avvolgeva il suo cuore ferito si era incrinata e ora i suoi sentimenti avevano ricominciato a sanguinare.”. Qui, ho avuto davvero l’impressione che Jenny si ritirasse non solo con l’intento di scappare, ma anche con quello di ricostruirsi di nuovo. Ha sentito qualcosa (la corazza) che ha iniziato a crollare, in lei, ed è così dovuta correre subito ai ripari. Forse in quel momento si è anche detta che non c’era davvero più niente da fare, che non poteva più sperare in un riavvicinamento tra lei e Philip, anche qualora anche lui l’avesse voluto, perché lui non è più lo stesso, non è il Philip che conosce, e sicuramente anche lei deve essere cambiata, perché Philip non la vede più come la Jenny che conosceva (Jenny potrebbe pensare una cosa del genere ripensando alle parole che Philip le ha rivolto), perciò, ormai, tanto vale scappare. Jenny si dice che deve fuggire, forse anche per darsi il tempo di ricacciare indietro l’illusione, l’emozione che comunque ha provato, sicuramente lo sconcerto per il gesto e le parole di Philip e, mentre fa ciò, Jenny dovrebbe approfittare anche per rimettere piano-piano al loro posto i tasselli di lei che Philip ha fatto saltar via in un colpo solo.
Probabilmente è per questo che Jenny pensa di stare con Salvatore, quella sera. Io a questo punto mi domando: ci avrà pensato, Jenny, che andando a a casa di Salvatore (se non fosse che poi s’è beccata la botta di culo che lui era troppo stanco ed è crollato all’istante), lui si sarebbe finalmente aspettato qualcosa di più? E se la botta di culo non ci fosse stata, come si sarebbe comportata? L’avrebbe mandato in bianco un'altra volta, considerando che prima ancora di arrivare da lui il suo desiderio di fuggire si stava già attenuando? Che una volta arrivati a casa Jenny si chieda che ci faccia lì? Forse sì. Per quanto abbia superato il trauma, non credo che Jenny possa riuscire ad andare a letto con qualcuno se non se la sente al cento percento perciò, visto i dubbi che in lei hanno iniziato a farsi strada velocemente, probabilmente alla fine si sarebbe rifiutata. E mi piace come tutto questo si sussegua velocemente, in lei: l’emozione e la paura per il gesto di Philip, l’impulso di fuggire, il desiderio di aggrapparsi a Salvatore, il ripensamento che la porta presto a chiedersi che cosa ci faccia a casa dell’italiano. Mi sembra un po’ come dire che, per Jenny, tutte le strade portino a Philip, anche quelle che di primo acchito sembrerebbero potercela allontanare definitivamente. Perché anche se non l’ha riconosciuto nei suoi gesti, anche se non si è sentita riconosciuta da lui per via delle sue parole, anche se quel che ha fatto l’ha atterrita e anche se Jenny ha provato la necessità di fuggire, alla fine c’è qualcosa che la ferma, e la riporta sui suoi passi. Certo, a Jenny servirà ancora del tempo prima di lasciare che Philip le si avvicini sul serio (almeno fino a che non le torneranno i conti;), però non credo che il bacio e le parole di Philip, dopo questa notte, la porteranno a continuare a pensare di voler fuggire. Credo invece che Jenny ricomincerà a provare le stessa smania di recarsi al campo, lo stesso desiderio di vedere Philip dei giorni precedenti. Forse, chissà, in lei c’è qualcosa che la spinge a riprendere in mano l’operazione centrale per capire cos’è che non ha consentito il risultato corretto.
Per concludere con Jenny, due parole sulla sua risposta a Salvatore quando quest’ultimo le chiede se sia lui, a trattenerla dal riavvicinarsi a Philip. Jenny avrebbe benissimo potuto mentire per togliersi l’impiccio, avrebbe potuto cercare di sviare l’argomento, invece sceglie di dire le cose come stanno e afferma: “-No, sono io.-”. Insomma, più accettazione di così. Se Jenny riesce persino ad arrivare a dire chiaramente a Salvatore, che ciò che ancora la trattiene lontana da Philip non è lui, bensì lei stessa, significa che in lei non c’è più traccia di negazione a proposito di Philip. È vero, forse da parte sua non c’è mai stata (mentre sappiamo che Philip sta riuscendo adesso-adesso a darsi una svegliata in questo senso), però credo che in queste parole manchi anche la rassegnazione che l’accompagnava nei primi capitoli. Mi torna in mente quella frase che Jenny aveva rivolto a Salvatore in uno dei primi capitoli dove sosteneva che lei, a Philip, “non interessava più”, ed eravamo giunte alla conclusione che avesse affermato una cosa del genere senza rendersi conto del perché avesse detto questa frase, piuttosto che fermarsi al fatto che tra di loro fosse finita. Qui, invece, non penso che sia l’inconscio a spingerla a pronunciare quel “No, sono io.” In questo caso credo che Jenny sia perfettamente cosciente di averlo detto, difatti ci ha pensato, prima di pronunciare queste parole, e si è detta che tanto valeva che dicesse la verità. Nel caso precedente non era stato così. Forse, se in un altro momento Salvatore le avesse ricordato le sue parole, Jenny si sarebbe sorpresa da sola di averle pronunciate, ora invece è tutto molto diverso: credo che Jenny sia davvero, ormai, ben piantata sulla “strada-di-Philip” e credo anche che, niente, possa più distogliercela davvero. Certo è, però, che Philip si dovrà ingegnare per abbattere veramente le paure e la diffidenza di Jenny, perché lei le ferite se le porta ancora dentro, e Philip deve capire che deve essere lui a lenirle. Non sarà proprio questa consapevolezza a essergli mancata (a causa dei sensi di colpa e di quello di inadeguatezza), dopo la violenza subita da Jenny?
Rubrica “il meglio si tiene sempre per ultimo”. Come si può commentare, secondo te, quella che non conosciamo e abbiamo ribattezzato “la-parte-figa”, se non procurandoci uno strato protettivo anti-sbavo per la tastiera, nonché con una miriade di stelline che, persino all'intera via lattea, fanno un baffo? Ti viene in mente qualcos'altro? Ci sono altre soluzioni? No, vero? Benissimo, visto che qui comunque siamo in pubblico e dobbiamo conservare un minimo di dignità, mi limiterò giusto-giusto a quell'assaggio di stelline che tu sai essere solo l'inizio di quelle effettivamente prodotte in seguito ad ogni lettura di questa scena: *_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*.
Giusto per darti un'idea …
Ma passiamo un momento, anche qui, alle cose serie, perché vorrei analizzare questa parte a proposito della questione “sensi di colpa” che, almeno, due paroline le merita di sicuro.
Ti pare che se Benji è arrivato addirittura a rivolgere a Amy quella domanda a proposito di David, vuol dire che il dubbio gli martella veramente, ma VERAMENTE, il cervello? Per la mia gioia è tornata la pallina nel flipper impazzita, e mi sa tanto che è un bel pezzo che ‘sta pallina non si ferma, vero? E mi sa anche che a Benji rode mica poco di non riuscire a trovare una risposta al dubbio che lo assilla, come probabilmente gli rode anche aver tirato fuori l’argomento (più che altro il fatto stesso di aver dovuto ammettere di essere assillato da questo dubbio). Però, se nonostante questo l’argomento l’ha tirato fuori ugualmente, significa che non poteva proprio farne a meno, che doveva assolutamente avere un parere esterno in proposito. E che dici, gli roderà anche aver dovuto ammettere, in questo modo, di aver bisogno del punto di vista di qualcun altro per darsi una risposta su qualcosa? Uhm, forse sì. Però tutto ciò passa in secondo piano … interessante, no? Dici che Amy, a tutto ‘sto agglomerato di rodimento, ci avrà fatto caso? Secondo me no, non più di tanto almeno, deve aver preso la domanda di Benji per quella che era, ha notato sicuramente quanto in realtà fosse assillato da questo dubbio, ma non quanto deve essergli stato sulle palle doverlo ammettere. Ma diamole un’attenuante, con tutta quella figaggine a distanza ravvicinata mica era facile … nemmeno io ci avrei fatto caso, al posto suo.
Ma l’alternativa che Amy suggerisce quasi per caso e che poi mette il dubbio a entrambi che possa corrispondere a verità (quindi se David possa aver fatto saltare il possibile contratto di Benji con il Bayern), oltre per l’appunto a far nascere il dubbio in Benji che le cose possano essere andate veramente così, gli darà anche modo di convincersi che quel che è successo a Jenny non è una conseguenza di quello che lui ha fatto con Karen? Cioè, se David si fosse vendicato su di lui facendo saltare il suo contratto con il Bayern (o anche solo ci fosse questa possibilità), ciò non escluderebbe la connessione che Benji ha fatto tra sé e Jenny? Un dubbio può averne scalzato un altro? Amy può aver premuto il pulsante giusto perché Benji mettesse una pietra sopra alla domanda che continua a porsi? Da un lato non mi sconfinfera troppo l’idea che basti così poco per convincere Benji ad accantonare un suo dubbio così radicato, dall’altro però non so se dire proprio-proprio di no, perché se ha dovuto cercare un parere esterno per capirci qualcosa, vuol dire che lui proprio non ne veniva a capo, perciò potrebbe dare un certo credito alle parole di Amy.
In conclusione del commento, un altro paio di stelline: *_*_*. |