Recensioni per
Rain Time
di Yoshiko

Questa storia ha ottenuto 113 recensioni.
Positive : 113
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
03/06/18, ore 17:47

Ho fatto una piccola maratona di lettura, con la tua serie "Time", che mi ha dato moltissimi spunti di riflessione.
Il tempo è stato davvero un altro tuo protagonista, nelle tue storie, e non solo dal punto di vista meteorologico (neve, autunno, pioggia...). I tuoi personaggi hanno avuto bisogno di tempo, di molto tempo, per lavorare su loro stessi: cosa che hanno fatto un po' tutti, anche quelli "minori" (Bruce ed Evelyn).
Ma di tanto tempo ne ha avuto bisogno soprattutto Jenny (o Yoshiko).
Mi dedico a lei, in questa recensione, lasciando tutti gli altri sullo sfondo, Philip compreso: ma è il personaggio che più ho interiorizzato, perché mi ha molto colpito.
Per lei è stato necessario ricostruirsi come persona, e non mi riferisco, per questo lavoro interiore, solo al terribile trauma che ha dovuto subire: un trauma che destabilizzerebbe pure la donna più forte.
Jenny è un personaggio solo a prima vista un po' marysueggiante (la più carina, sempre al centro della scena, tutti la vogliono, tutti la cercano), che in realtà nasconde molte zone d'ombra. E' molto complessa: sei stata bravissima a crearla così.
Sei stata bravissima a completarla così, partendo da un canovaccio, quello originale.
E non credo che tu abbia bisogno di inserire l'avviso di OOC; dato che i personaggi dei calciatori sono molto IC, assolutamente ben inquadrati, mentre le ragazze di Mr. Takahashi sono appena abbozzate, come managers, e come cultrici di una religione che ha come divinità i loro fidanzati (Holly, Julian, Bruce, Philip).
Ora: come si fa ad "uscire dal carattere", se un "carattere" non c'è? Takahashi-san ha messo cura ed attenzione solo per i personaggi maschili. Le ragazze sono solo un pallido contorno. Ragion per cui possono essere sviluppate in modo personale, cercando di rispettare quel poco che l'autore originale ha voluto esprimere con loro. Neppure Patty, la focosa guappa delle fanserie, viene risparmiata dal suo creatore da questo graduale annullamento, dato che la bimba vociante e dai pugni sui fianchi, crescendo, si assimila anch'essa al modello di "fidanzata giapponese perfetta", in eterna adorazione mistica del fidanzato lontano: preso, lui sì, da (più che legittime) ambizioni ed aspirazioni professionali.
Torniamo a Jenny, la "fidanzata di" pure lei. Ma con una bella caratterizzazione: la tua. Abbiamo una ragazza intelligente e sensibile, molto empatica, non particolarmente forte, che scappa da una vita.
E' questa la sua principale caratteristica, per come tu ce la mostri. Jenny non fa altro che fuggire, come novella Angelica.
Fugge dai genitori per rifugiarsi dai nonni a Shintoku.
Fugge da Kyoto, dopo quell'orribile notte.
Fugge da Furano a Torino.
Il tutto sempre con un proprio ritmo: a volte più rapido, a volte più lento... perché Jenny ha bisogno di tempo, giusto? E, di volta in volta, lei si regola di conseguenza.
E' da tutta una vita che cerca di costruirsi, e di certo lo stupro subito ha per forza di cose rallentato questo processo. Ma adesso, con questa terza parte della tua serie, si intravvede una Jenny che ha dato un'accellerata. Ci lasci con molti interrogativi: adesso che cosa farà? primo fra tutti...
Sa di amare, ancora e per sempre, il suo fidanzato storico: un ragazzo che ha dovuto, pure lui, affrontare da solo dei demoni interiori che non gli hanno dato tregua, dopo la terribile esperienza vissuta da Jenny... Philip ha tutta la mia compassione: pure lui avrebbe bisogno di un percorso di terapia psicologica, come ha seguito Jenny con Nicole (un mito, quella donna! mi è piaciuta moltissimo!).
Per come ci hai dipinto Jenny in queste ultime immagini, sappiamo che sta di nuovo per spiccare il volo.
Per andare dove?
Per diventare cosa?
Tornerà in Giappone, per riprendere gli studi?
Intenterà causa al suo aguzzino?
Io non credo che resterà da Mark: quel capitolo, per lei, è chiuso.
Ma una cosa è certa: la ragazzina del Nord ha imparato molte cose, dalla vita.
E si sta trasformando in qualcosa d'altro.
(Recensione modificata il 04/06/2018 - 11:45 am)

Recensore Master
03/06/18, ore 11:56

Sono in ritardo e quindi sarò breve.
3000 euro normale che non fosse una semplice intervista.
Comunque le è andata bene. Non hanno chiesto un nudo quindi va alla grande.

A me fa tenerezza Holly che in campo alla fine nessuno se lo fila.
Ma povero capitano.
Benji un bagno di umiltà non ti farebbe poi così male.
La cazzata l'hai fatta pure tu essendo il migliore quindi...

Anche Jenny fa la cubista piaceva un sacco anche a me.
Molto divertente.
L'idea di far vedere anello a Philip è stata giusta, anche l'idea di non farli parlare troppo...
Non avevano bisogno di quello ma di riappropriarsi della loro intimità perduta e dei loro corpi.
Forse più lui di lei.

Bellissimo il momento di amore 💘 che tanto abbiamo atteso.
Ora vediamo che succederà.
Sanae77

Recensore Master
02/06/18, ore 11:38

Mi scuso per non aver commentato il penultimo capitolo...la verità è che intravedevo la fuga di Jenny, 🤬😡🤬😡🤬😡🤬, che mi ha lasciata del tutto indifferente 😡🤬😡🤬😡🤬🤬🤬🤬, come anche la reazione di Philip di trincerarsi nuovamente 😡🤬😡🤬😡🤬😡🤬😡🤬😡!
Vabbè come ho già detto a 404, dal punto di vista narrativo ci sta...entrambi devo ritrovare loro stessi e devo ricostruirsi una vita, indipendentemente dall’altro , ora possono ripartire e ognuno deve fare prima un percorso personale, per riuscire a pensare ad un NOI!
Cosa che vedremo sicuramente nel sequel, vero? Perché ci sarà un sequel? Vero?👿 Sembro minacciosa? Perché è quella l’intenzione!😂🤣😂😂😂
Alla fine Gentile da un casto bacio sulla guancia alla nostra Evelyn, a lei basta, nessun incidente? Nessuno cade su nessuno? Nessun tentativo di carnalità?😬😬😬😬 Ok ok ci sta, infondo anche lei è una pura di cuore. Lo dimostra nella chiacchierata con Philip!
Ma a Patty una bella sberla no? Pensare che io l’adoro in genere, Holly scitet ( svegliati), urge una chiacchierata con la mogliettina.
Benji...cosa dire...ma un piccolo momento di debolezza con Emy? Ma cosa mi sta succedendo? Io che sfascio le coppie, ma il tuo Julian mi da sui nervi, io lo darei in pasto alle sue ammiratrice fino a non farne rimanere nulla! Ammazza che caina!😂🤣
Mark, capisco che verso Jenny prova un sentimento fraterno e con la Milf si sia rifiutato per amor proprio, ma questo ragazzo non ha delle pulsioni? È peggio del capitano! Vediamo di farlo divertire un po’ su. È pur sempre un maschietto!😂🤣
Ma ti ho già fatto intendere che aspetto il sequel? Perché posso essere più esplicita nel caso!!!😂🤣😂🤣😂
Tornando seria , mi piacciono molto le tue ff perché dai spazio a tutti e riesci sempre a trasmettere il grande legame che c’è!
(Recensione modificata il 02/06/2018 - 11:40 am)

Recensore Veterano
01/06/18, ore 20:42

E quindi non è una trilogia?
La saga continua??
Onestamente, non poteva finire con un happy end: Philip, grazie ad Eve (santa subito), ha capito che la sua vita ha problemi enormi, giganteschi, problemi che non si sarebbero risolti automaticamente con il suo riavvicinamento a Jenny.
Il suo futuro da calciatore, anzi, il suo futuro da calciatore "pulito" è legato a precise scelte che solo di striscio attengono ai suoi problemi con Jenny. Phil si è dimostrato di una debolezza sconcertante, di una sfiducia nei confronti degli altri quasi inimmaginabile. Lui che era sempre stato il capitano per eccellenza, quello che c'era prima di dire, prima di giudicare. Deve riconquistare un mondo che ha preso letteralmente a calci, compresi Peter e Grace, che hanno provato, a modo loro, a dargli sostegno.
Certo, Jenny, poteva parlare. Su questo, obiettivamente, mi aspettavo di più. Phil il suo lo ha fatto, forse si meritava qualche parola.
Perchè anche le parole sono importanti, non solo i gesti. Io ci credo alle parole, perchè le parole possono ferire, uccidere, far risorgere speranze.
Che dire a lettura finita?
Ti devo fare i complimenti per la capacità di intrecciare storie e personaggi in maniera veramente "leggera".
Gentile è semplicemente da urlo. Eve-Bruce sembrano Stanlio ed Ollio. Mark è l'amico che vorrei.
Ma mi aspetto una profonda riflessione da parte dell'autrice sulla figura di Tom (arghhhhhh).
Ovviamente, nel prossimo capitolo ...
P.S.: grazie a 404 per il 10 dato alle lettrici che recensiscono. Le sue pagelle mi hanno fatto nascere un sorriso sulle labbra in più di una occasione.
Ciao!!

Recensore Master
01/06/18, ore 02:06

La pagella odierna, trattandosi dell’ultima della stagione, sarà strutturata con una suddivisione dei voti per:

-EPISODIO (ep.) performance odierna
-STAGIONE (st.) tale votazione non è il risultato di una media matematica ma tenendo conto dei miglioramenti, peggioramenti e la gravità delle caz…volate, impegno e così via…tenendo pure conto della capacità-incapacità di base.
-SERIE (serie…bè la parola è corta la lascio intera) come sopra ma più in larga scala

Ovviamente non tutti avranno tre voti ma ci saranno anche alcuni piccoli voti extra…

Speciale Menzione ai veri protagonisti della stagione, forse troppo sottovalutati:
Maglietta bianca di Mark
Vetro satinato della doccia di Mark
Maglietta a maniche corte di Benji
Price-Parfum
Pubblicità di Armani di Salvatore
Foto di Salvatore di Jenny


Pagella di Fine Stagione…in attesa della nuova stagione…

YOSHIKO
Compassione per i suoi personaggi- 3
Compassione per i lettori- 3
Scene nudo/semi-nudo- 10 per l’intensità, 3 per la quantità
Trattamento Salvatore- voto 4
Regolarità di pubblicazione- 10
Credibilità dei personaggi- 10
Evoluzione dei personaggi- 10
Descrizioni ambientali- 10
Per l’esclusione di Karl che ha avuto una scena sola: 2
Pazienza con me: 10 ++++++
VOTO COMPLESSIVO: 9 [shh non potevo darle 10 perché così con la prossima storia si supera per ottenere il 10 e io ci guadagno]

ALTRI RECENSORI- voto 10


LADRI di Torino e provincia- voto 0
Non si rendono conto che non solo possono svaligiare casa di Mark, ma nel mentre possono pure farsi un panino e guardare la tv, tanto lui non se ne accorge.

LABORATORIO analisi Piemontese- voto 3
Dove avete studiato, a Disneyland?!

ITALIAN BOY- voto st. 3+
Più culo che giudizio.
Hanno affrontato una nazionale giapponese messa male e hanno solo pareggiato 1-1. Si consideri che nel primo tempo hanno segnato a Ed un solo gol, ne meritava qualcuno di più
ISTIGAZIONE AL TUFFO voto 8, grazie rincoglioniti nostrani!

JAPAN BOY- voto st.3 serie.3
Nessun miglioramento, nessun peggioramento, una massa di rimbecilliti.

PETER- voto ep.5 st.5,5
Il tempismo non è il suo forte. Vigliacco in linea generale, ma almeno ci prova, anche se sempre tardi.

ROB- voto ep.6,5 st.4/5
Ha detto cose sensate stavolta, ha mostrato sagacia e intelligenza, peccato che essendo la sua credibilità una barzelletta, dargli retta diventa impossibile. In generale la sua inutilità è quasi imbarazzante e il suo fascino è da mettere in discussione. Carol, infatti, a lui preferisce baciare una donna impegnata e andare a Venezia con uno appena conosciuto, la cosa la dice lunga più su di lui che su di lei.

ED
“Ti hanno segnato e a Benji no-o! Ti hanno segnato e a Benji no-o! Ti hanno segnato e a Benji no-o! Ti hanno segnato e a Benji no-o! Ti hanno segnato e a Benji no-o!”
Dopo la piccola sigla introduttiva ecco i suoi voti:
- voto st.4 serie.5
Una pigna in culo! Inutile, lagnoso e senza carattere. Ha pure promesso cose a Mark sapendo che non le avrebbe mantenute. Rob è più affidabile e questo la dice lunga.

EVELYN- voto ep.7 st.6 serie.7
Come già detto, se non ci fosse bisognerebbero inventarla. Fra alti e basse lei è l’eterna sottovalutata, almeno dalla stagione due.

BRUCE- voto ep.5 st.6,5 serie.6,5 Fidanzato.8
Non molto presente, quando appare fa…fa Bruce!
E’ passato da “maniaco” a bravo amico a fidanzato premuroso a fidanzato vicino alla santificazione. Finirà l’astinenza lontano dagli addominali di Salvatore?

EVELYN&BRUCE st.8 serie.7
Insieme fanno una grande accoppiata comica ma anche una grande accoppiata senza ulteriori specifiche. Sono passati da “che fidanzato pervertito che hai donna” a “ma stanno ancora insieme sti due?” a “la coppia perfetta”. Vivono la loro storia a modo loro, non come gli altri e le convenzioni dicono debba essere una relazione e di certo sono più felici di quella che è vista come la vera coppia perfetta, ovvero Holly e Patty.

AMY- voto ep.6 st.6,5 serie.7
Per le due potenzialità è stata alquanto sottotono, ma se si tiene conto solo delle sue azioni, è stata all’altezza. Decisamente è la quiete prima della tempesta. Come ha retto al Price-Parfum non lo capirò mai, ma in effetti come è arrivata in camera e che ha fatto non è dato saperlo…confermi YOSHIKO o lo svelerai?

JULIAN- voto st.6 serie.6 Fidanzato.2
In linea generale è un bel personaggio ma troppo egoista ed egocentrico. Alla ricerca di gratificazioni e attenzioni fin dalla prima stagione non preoccupandosi di chi ferisce, anzi peggio, non vedendo chi ferisce, non perché non se ne accorge, ma non volendo proprio vederlo.

MARK- voto ep.5 st.7 serie.7,5
Coerente e tenace, si perde facilmente in un bicchier d’acqua, ha rispetto per la gente che lavora, ingenuo nella scelta di vestiario. Non ha ben chiaro l’utilizzo del “fanculo” e dell’utilizzo del “levati dal caz…” non li usa quando servirebbe veramente, specie non li ha utilizzati con “l’innominata”.

CAROL- voto ep.7 st.7,5
Istintiva e solare, spero per lei una storia alla Dharma e Greg* e che guardi sempre i prezzi dei bar e ristoranti a Venezia prima di ordinare o la pelano.
Ha avuto il suo perché, unica nota “dolente” è ci ha provato con una donna sposata, ma aveva intuito che non era felice e si è fermata senza insistere, lasciando a lei la palla.
[*Telefilm di qualche annetto fa, in cui Lei e Lui si sposano lo stesso giorno in cui si conoscono travolti dall’amore e sono l’uno l’opposto dell’altra]

TOM- voto ep.6 st.7 serie.6,5
Non sempre al meglio, un po’ defilato, ma quando appare “colpisce”.
Non è in una facile e rilassata situazione familiare e nemmeno sentimentale, ma il personaggio è in crescendo, sono fiduciosa. Amelie stai in guardia, ti tocca bella!

HOLLY- voto ep.5 st.4 serie.6
Dà sempre tutto per scontato, ha un’idea del matrimonio molto sbagliata, ma c’è un concorso di colpa, Patty glielo ha lasciato credere, forse per paura di perderlo, ma chiederle una volta “che vorresti” non gli avrebbe fatto perdere tutti i capelli.
In questa stagione ha toccato il fondo, inutile come non mai, il matrimonio non gli ha fatto bene.

PATTY- voto ep.7 st.5,5 serie.6,5
Finalmente ha tirato fuori la vera Patty, almeno ha dato un segnale di risveglio, ed è ora di mettere i puntini sulle i. Non credo solo perché messa alle strette, ma perché finalmente si è incazzata. Il bacio di Carol però ha avuto il suo effetto e pure la loro chiacchierata. L’ha fatta sentire desiderate, ha sentito com’è quando qualcuno ha considerazione di te e della tua volontà. Il suo percorso è stato in discesa e ora è chiaro tornerà in salita.

SALVATORE- voto ep.7 st.9
Ha fatto bene a non tornare subito con la sua ex, sarebbe stato un errore. La possibilità di una storia “da zero” è sensata, che vada o meno, non lascerà cose in sospeso fra loro. Deciso, forte, sensibile, altruista, dentro un corpo da “mamma mia che gnocco”. Avrebbe meritato di più.

BENJI- voto ep.9 st.8 serie.8 culo(anatomico, non figurato).10
Non ha avuto il massimo perché da lui ci si aspetta di più per le grandi capacità e potenzialità. Orgoglioso è vero, ma paziente e dalla vista lunga. Ironico e sagace, buon e raffinato senso dell’umorismo. Imbattibile negli scontri verbali. Delle uniche “sconfitte” non si ha documentazione, non è mai stato rivelato come nella stagione uno, Jenny gli ha fatto fare quello che voleva e lo ha zittito, in due diverse occasioni.
Ha un ottimo profumo e la memoria lunga.
Scelta in fatto di donne per relazione sentimentale/sessuale e/o botta e via: voto 3

BENJI&MARK- voto serie.9
Insieme sono perfetti. Non attribuisco il massimo perché non hanno ancora raggiunto l’apice.

JENNY- voto ep.8 st.7 serie.8
Intelligente, sveglia, forte.
Ha fatto la scelta giusta a non partire per il Giappone, non era il momento. Forse è stata la scelta più difficile ma il tempismo sbagliato può rovinare ogni cosa. Ora è il momento di ricostruirsi, capire che vuole per se stessa senza essere influenzata. Ha capito che non sarà felice senza Philip, ma non potrebbe esserlo con lui senza aver prima trovato la vera Jenny. Ha avuto il fiato sul collo di troppe persone che le dicevano cosa fare, cosa era meglio per lei, senza chiederle cose volesse, senza capire che era lei a doverlo decidere in piena autonomia e questo sicuramente ha rallentato il naturale processo per arrivarci da sola.
Non ribadirò che avrebbe dovuto fare nel mentre ahahah

PHILIP- voto ep.6 st.5 serie.6
In questa stagione non ne ha combinata una giusta. Molto bravo e presente nelle prime due invece, ma l’ordine cronologico non gli fa superare un sei tirato. Se l’ordine fosse stato differente, avrebbe preso di più, forse pure un otto pieno.
Facile però dire che non sta con Julie adesso. Vediamo ora come si comporta al suo rientro in Giappone, Julie, visto il genio, sarà ancora che vaga in aeroporto, dove è stata avvistata l’ultima volta, in cerca dell’uscita.

PEARSON- voto ep.7 st.10
Un vero signore, gentile ed educato. Non sempre è stato in grado di bloccare preventivamente Gamo e Freddie, le sue performance apparentemente non sono da dieci, ma bisogna considerare il grado di difficoltà di quello che ha sempre dovuto affrontare.

ALLENATORE dell’Amburgo- voto st.2
Questa stagione si aggiudica lui il primato per il più imbecille.

GAMO- voto st.4 serie.3
Cagasotto e troppo convinto di sé. La sua autorevolezza è la barzelletta della serie e visto che è andata in declino, il voto complessivo è più basso di quello della stagione.

FREDDIE- voto st.4 serie.4
Si fida di Gamo, non ha capito cosa è opportuno e cosa no, non ha coraggio, e ha delle uscite assurde. E’ sua la corona del più rincoglionito, per quanto come allenatore è più bravo di Gamo.

ALLENATORE del Barcellona- Senza Voto
Troppo limitata la sua performance per estrapolare un voto complessivo che convinca tutta la giuria. A mio giudizio è un gran para-culo, subdolamente furbetto!

SPOILER THEORY
1)Ci sarà uno spin-off in 6/8 episodi con protagonista Salvatore Gentile in attesa della stagione 4
2)Ci sarò uno spin-off di qualche episodio, in una “realtà alternativa” creata da un sogno di Jenny, o qualcun altro, in cui scopriremo cosa sarebbe accaduto se Jenny fosse andata da Benji e non da Mark.
3)Nella stagione 4 potremmo avere le seguenti situazioni:
-Amy scappa da Benji in Germania, Julian la cercherà ovunque tranne lì.
-Patty scappa da Barcellona e si rifugia da Benji e Karl ci prova con lei.
-Dopo diversi mesi dalla conclusione della stagione 3, troveremo Mark rifugiato a casa di Benji. Il motivo?! Essersi trovato alla porta, oltre Jenny già in casa, Patty incazzata con Holly, Amy delusa da Julian, Evelyn che vuole dare la caccia a Salvatore, Grace che non aveva voglia di essere l’unica rimasta a casa.

Ringrazio YOSHIKO per non aver fatto tornare Marianne incinta.

Alla prossima Ciao Ciao


(Recensione modificata il 01/06/2018 - 02:14 pm)

Recensore Junior
31/05/18, ore 21:23

Cimentiamoci in una bella seduta di coppia anche per il finale e, ovviamente, cominciamo subito a tort … ehm, analizzare Philip.
“Ciò che era successo tra lui e Jenny era la prova provata che sarebbero dovuti tornare insieme all’istante, senza perdere altro tempo. Le emozioni e le sensazioni che erano ricomparse durante quella notte, non erano neppure lontanamente paragonabili a quelle che lo avevano legato a qualsiasi altra ragazza. Ciò che sentiva per Jenny era unico”.
Posso dirlo? Spesso e volentieri, in questo capitolo Philip mi ha dato decisamente sui nervi, nonostante capisca perfettamente il subbuglio di emozioni che lo agita come capisco perfettamente l'urgenza che avverte, proprio ora che si è chiarito le idee e che ha percepito d'istinto che anche Jenny lo ama ancora, di riportarla a casa con sé. Questa urgenza, però, non fa altro (per quasi tutto il capitolo) che chiudergli ulteriormente gli occhi. Certo, non penso che avrebbe potuto fare altro, nel senso che non avrebbe avuto senso che, dopo la notte insieme, Philip si scapicollasse per trovare Jenny e le parlasse a quattrocchi per convincerla a tornare, così su due piedi, in Giappone con lui, così come è ovvio che, proprio in seguito alla notte che hanno trascorso insieme, gli unici pensieri di Philip siano quelli che hai descritto. Ma sarà che ormai sono stata contagiata da Mark ^_^.
In quest'istante, comunque, Philip ha le idee chiare. Fin troppo, quasi; o meglio, pretende di avere le idee chiare per entrambi. Sembra essersi dimenticato che è stato lui a lasciare Jenny, che è stato lui ad allontanarsi da lei e a perdersi nelle sue mille pippe mentali e, nel rincontrarla, nelle sue infinite indecisioni. Adesso che, però, è tornato in sé, adesso che ci vede chiaro e che sa perfettamente come dovrebbero andare le cose e sa perfettamente quello che vuole, l'urgenza di cui parlavo prima lo porta a pensare che non c'è tempo da perdere e, così come lui ha cancellato le sue indecisioni, pretende quasi che quelle di Jenny spariscano altrettanto velocemente. Ma Philip prenderà poi in considerazione le indecisioni di Jenny? Oppure, ora che lui ha sbrogliato le sue, crede che anche il punto di vista di lei possa essere soltanto o bianco o nero, perciò che possa soltanto volerlo o non volerlo? Si rende conto che il tempo che lui ha trascorso a brancolare nel buio è passato anche per Jenny? Che per lei è passato forzatamente lontano da lui, perché era stato lui a deciderlo? Forse al momento no. Forse, poveraccio, al momento è troppo impiastricciato per lo meno per capirlo in modo cosciente. In questo momento, Philip forse mette da parte il maschio-evoluto e tira fuori il maschio-standard, che non vede un palmo oltre il suo naso. Forse non tanto perché questo gli faccia comodo, quanto perché al momento, Philip ha troppa fretta per fermarsi a pensare. Quella notte, quel che sentiva che ancora lo legava a Jenny ha trovato la sua conferma nella loro unione. Dubbi, da parte sua, non ne esistono più; il volo parte quella sera e, di tempo a disposizione, non ce n'è. Che fare? Saltiamo tutti i passaggi intermedi e ricolleghiamo quei fili che non possono far altro che stare annodati l'uno all'altro; al resto, ci penseremo strada facendo.
Indubbiamente, il pensiero di Philip, dettato dalla fretta e dalla momentanea cecità del maschio-standard, è stato questo. Ma Jenny, come sta messa? Poteva, quella notte sì meravigliosa, ma che arriva dopo durissimi mesi trascorsi a lottare da sola, mettere fine a tutti i suoi dubbi? Poteva farle chiudere gli occhi e riprendere quella fiducia che le serve per lanciarsi, così su due piedi, con il Philip-paracadute-al-quale-potrebbero-sempre-attorcigliarsi-i-fili? Dillo Jenny, che l'hai pensato... non avevo dubbi.
“Eppure lui era sicuro che Jenny lo amasse ancora, tanto quanto prima”. È una figata che Philip abbia percepito così chiaramente i sentimenti di Jenny per lui, durante la notte appena trascorsa. È una figata anche il fatto che, ciò che ha sentito, in lui non abbia lasciato alcun dubbio, tanto da far pensare che lui e Jenny, quella notte, non si siano uniti soltanto a livello fisico-istintuale, quanto anche molto più profondamente, potremmo dire a livello d'inconscio-anima, tanto che i sentimenti di una sono risultati palesi anche all'altro, quasi non solo ne fosse stato l'oggetto, mi li avesse anche fatti propri. A questo punto mi sorge spontaneo domandarmi: E chissà se anche per Jenny sarà stato lo stesso. Avrà percepito anche lei, in maniera netta e precisa, che il suo sentimento era totalmente ricambiato? Forse sì, ma soltanto a livello inconscio. Jenny non può non aver sperimentato tutto ciò che ha provato Philip, compresa la percezione dei sentimenti dell'altro. La sua mente razionale però, ha un ruolo ancora troppo preponderante per permetterle di rendersene conto dal punto di vista cosciente. È vero che, quella notte, la Jenny-mente-razionale è stata completamente scalzata dalla Jenny-inconscia, ma è altrettanto vero che, non appena ha fatto mattina, la prima è riemersa dalle sue profondità nel tentativo disperato di riprendere il controllo. Senza dubbio, questa stessa mente razionale è riemersa scalfita dall'esperienza di quelle ore e, certamente, comincia a vacillare. L'inconscio che comincia a credere che tra lei e Philip potrebbe tornare a funzionare sta cerando di farsi strada in lei, ma ugualmente non può ancora prendere il sopravvento. Non può perché, forse, Jenny ha ancora tante cose in sospeso con se stessa da sistemare, prima. Forse, prima di tutto Jenny deve ancora accettare la persona nuova che è diventata, deve accettare di essere stata lontana da Philip per tanti mesi e di essersi, in questo modo, svuotata completamente. Deve accettare la relazione che lui ha avuto con la modella, così come deve far luce, definitivamente, sui perché che hanno portato Philip ad allontanarsi da lei. Magari non in modo totale, e non tutto in una volta, ma per lo meno credo che Jenny debba cominciare a capire, debba cominciare a darsi delle risposte, anche se queste ultime non dovessero provenire direttamente (o in maniera troppo aperta) da Philip, ma anche solo dall'incastrarsi di tanti piccoli tasselli a cui, finora, non aveva dato la giusta importanza. Insomma, non credo che Jenny avrà delle certezze vere e proprie ancora per un po', ma se deve prendere un bel respirone e buttarsi con 'sto benedetto Philip-paracadute, almeno la speranza che tutto possa andare bene, senz'altro deve averla.
Adesso, però, Philip facciamolo gongolare un po', visto poi tutte le mazzolate che lo aspettano: “L’aveva tenuta abbracciata per ore, stringendola a sé con delicatezza, come se avesse temuto di poterla rompere”. Può essere, il fatto che Philip abbia percepito in Jenny tutta questa fragilità, il segno che ci dimostra che, durante quelle ore, Philip ha definitivamente ritrovato Jenny? Insomma, in questi ultimi dieci giorni, Philip ha avuto più volte modo di schiantarsi inesorabilmente contro una Jenny completamente diversa da quella che ricordava: una Jenny più forte, che non sembrava avere alcun bisogno di protezione. Quella notte, però, Jenny torna ad essere per Philip quel cristallo da maneggiare con cura che era stata in passato. La ritrova così come, potremmo dire, il suo istinto la ricorda. Però forse c'è anche qualcosa in più: perché è vero che, per Philip, Jenny è sempre stata un oggetto prezioso da proteggere ma, in passato, ha sempre avuto tutta questa paura di romperla? Io credo di no; credo che questi sentimenti lo riportino a quelle stesse paure che l'hanno invaso dopo la violenza subita da Jenny. Allora, però, questa sua paura di romperla (unita all'intorcigliamento dei sensi di colpa), non aveva fatto altro che portarlo a incastrarsi su se stesso e ad allontanarsi da lei. Ora, al contrario, quest'impressione porta Philip soltanto a voler fare quello che, in tutti gli anni trascorsi insieme, ha sempre avuto l'istinto di fare: proteggerla, e starle accanto. A questo punto non abbiamo più alcun dubbio: Philip ha trovato la via giusta da percorrere.
Turno Jenny.
Ecco cosa succede quando Mark le espone, senza mezzi termini, quel che è convinto che la ragazza dovrebbe fare quella sera (prendere l'aereo per il Giappone con Philip): “Jenny non rispose, si limitò a riagganciare”. Insomma, la sua reazione è, ancora una volta, la fuga. Alle parole di Mark, Jenny non risponde né sì né no, ma non intima nemmeno all'amico di farsi i fatti suoi (in fondo, Jenny non sapeva di essere in vivavoce, avrebbe potuto rispondere a Mark come preferiva). Lo saluta e riattacca. Non so dire, sinceramente, se in questo momento Jenny avesse già deciso cosa fare: forse sì, ma si è data del tempo per accettare da sola la propria decisione. Credo, in fondo, che Jenny avrebbe voluto ripartire con Philip più di qualunque altra cosa al mondo, ma sapeva già che non avrebbe potuto farlo: non adesso, e non così all'improvviso. Jenny è bloccata, potremmo dire. È bloccata all'interno della sua stanza-mentale ormai tutta sottosopra. La porta è aperta, a dire il vero, se Jenny volesse potrebbe benissimo varcarla, uscirvi ed incamminarsi insieme a Philip verso quella stanza che hanno condiviso e che, entrambi, hanno lasciato da tempo. Quella stessa stanza di cui Julian pagherebbe la ristrutturazione :D.
Ma forse c'è un motivo per cui Jenny non può ancora uscire da questa stanza incasinata: pensiamo a cosa non ci sarà sparso ovunque, dopo il passaggio di tutti gli altri. È vero che gli amici ci hanno messo del loro perché era indispensabile che Jenny si rendesse conto che, in quella stanza, lei non ci poteva stare perché non è quella giusta per lei, ma è anche vero che ora, raggiungere l'uscita, non è un'impresa da poco. Tanto per cominciare, nel casino, Jenny deve capire cosa deve portare con sé e cosa lasciare indietro, deve riuscire a trovare quel che le serve, e per finire le tocca scavalcare mobili rovesciati, cartacce accatastate, bottiglie rotte, montagne di vestiti arrotolati, soprammobili sparsi alla rinfusa, antine scardinate e sbattute a terra così come capitava (è facile capire, tra tutto ciò, cosa sia stato opera di Mark), non è proprio così immediato. Perciò, ora mi vedo Jenny così: in piedi, nel bel mezzo della sua stanza disordinata. La porta è aperta, ma ci sono tantissimi ostacoli da superare per raggiungerla e, per il momento, Jenny si sta ancora chiedendo se non le convenga mettersi di buona lena a rimettere tutto a posto e poi chiuderla definitivamente. Non riesce a decidersi, però, forse perché sente che, farlo, ormai non avrebbe più senso. Ugualmente però, raggiungere l'uscita le sembra altrettanto impossibile: sto pensando che, forse, in questo momento l'uscita deve sembrarle ancora più lontana di quanto non sia in realtà, così come gli ostacoli devono sembrarle più alti di come siano effettivamente. Sicuramente Jenny non potrà restare ferma così per molto, ma è tutto ciò che riesca a fare al momento, quando le sembra di non potersi muovere né da una parte né dall'altra.
Ora però interrompiamo un secondo la nostra seduta di coppia, perché è arrivato il momento di far entrare in studio la nostra prima special guest.
Per l'ultimo commento mi sembra indispensabile fare le cose in grande.
Salutiamo dunque la nostra amica Amy.
“Amy sospirò scontenta, il suo proposito di convincerla a tornare in Giappone era andato a farsi friggere. La sera prima in discoteca Jenny si era tenuta ben alla larga da loro e non li aveva salutati neppure quando se n'erano andati. Seguì gli altri chiedendosi se Jenny sarebbe davvero rimasta in Italia, con Mark e Gentile. Non poteva credere che l’amica intendesse fare quella scelta. Non era coerente, non era accettabile. Lei amava Philip e il suo posto era accanto a lui. Era sicura che Jenny ne fosse consapevole eppure sembrava rifiutarsi di tornare. Perché?”.
Perché, Amy? Semplicemente perché nessuno può convincere Jenny a prendere questa decisione. La si può mettere di fronte ai fatti così come stanno, la si può forzare a rendersi conto di quello che prova, ma non è possibile decidere per lei, né che Jenny decida stando ai tempi degli altri. Indubbiamente tutti quanti si sono preoccupati per Jenny e per la sua relazione con Philip. Sicuramente, con la loro intromissione, sono stati capaci di smuoverle dentro qualcosa e di obbligarla a guardare in faccia la realtà ma, adesso che Jenny non sta più scappando da quello che prova, ma sta fuggendo “solo” fisicamente da Philip, né Amy né nessun altro può più interferire con lei, con i suoi sentimenti e con le sue decisioni. Credo che Amy, in questo momento, stia commettendo lo stesso errore di Philip, nonché lo stesso errore di quasi tutti gli altri: si lascia prendere dalla fretta e dimentica che Jenny ha ancora bisogno di tempo per riassorbire le sue ferite e che, soprattutto, coerenza e sentimenti a parte, ora il futuro di Jenny appartiene unicamente a Jenny stessa. Non sarà che anche Jenny dovrà raggiungere la stessa conclusione? Sto pensando alla frase finale del capitolo: “Non voleva pensare a cosa le riservava il futuro, tanto era sicura che, senza Philip, non le sarebbe piaciuto”.
È vero, Jenny è sicura che il futuro, senza Philip, non potrà sicuramente piacerle, ma se si rendesse conto che il futuro le appartiene e non è soltanto qualcosa in cui lei passerà attraverso, potrebbe riuscire finalmente a prendere quella famosa decisione? Se si accorgesse che il futuro è suo, e può ancora condividerlo con Philip, riuscirebbe ad andare oltre le sue paure e uscire finalmente dalla stanza incasinata? Molto bene, lasciamo andare Amy con un interrogativo in più, tanto perché ci piace attorcigliare le menti altrui.
Facciamo però entrare subito in studio la nostra seconda special guest, ossia Patty.
“Non mi ha detto nulla, ma ti prego non ci pensare Amy. Non sei tu a poter cambiare le cose”.
Santa Patty, meno male che c'è lei che comprende e cerca di portare gli altri sulla retta via. Ora nessuno, a parte Jenny, può cambiare le cose. Ora è solo a quest'ultima che spetta la decisione finale. La domanda, qui, però è un'altra: perché è proprio Patty e non un'altra delle amiche, a capire questa verità fondamentale? Ovviamente non potremmo aspettarci altrettanto da nessuno dei ragazzi (e probabilmente nemmeno da Evelyn), però come mai è Patty e non Amy ad arrivarci? Maggiore sensibilità di una rispetto all'altra? Non penso. Forse, tra Jenny e Patty si è creata una sorta di empatia che porta l'una ad avvicinarsi maggiormente all'altra. Questo potrebbe forse spiegare perché Patty, della sua momentanea decisione di non avere figli, abbia messo al corrente Jenny e nessun'altra delle amiche. Potrebbe essere Patty a comprendere la situazione e le necessità di Jenny, adesso, proprio perché con lei si è creata questa sorta di collegamento speciale. Collegamento che, forse, si è sviluppato proprio a partire da quella notte terribile in cui Patty ha trovato Jenny subito dopo che quest'ultima aveva subito la violenza. Un collegamento che va al di là della volontà di entrambe, ma che si è fatto sempre più saldo, nonostante la distanza che ha diviso le due amiche fino ad ora. È vero che anche Amy ha un vissuto importante che condivide con Jenny, avendola più volte accompagnata da Nicole e avendola vista distrutta dopo le prime sedute ma, forse, non è la stessa cosa. Patty è stata la prima persona che ha saputo, il primo volto amico che Jenny ha visto dopo l'accaduto, nonché la prima a proteggerla dal momento che, anche se avrebbe potuto farlo, non ha aperto bocca su ciò che sapeva né con Philip né con nessun altro. Forse quindi è questo ad unirle in questo modo, a far sì che Patty sia l'unica in grado di capire le necessità di Jenny, in questo momento che, forse, per lei è difficile da affrontare quanto lo è stata la violenza stessa.
Adesso torniamo a mazzolare Philip.
“Sapeva che non era l’unico a chiedersi se Jenny sarebbe partita con loro oppure no. Aveva colto un paio di conversazioni tra i compagni, che poi avevano taciuto quando si erano accorti che non era abbastanza lontano da non udirli. A lui rodeva che si censurassero, non soltanto odiava essere tenuto all'oscuro di ogni novità che la riguardasse, ma era convinto che la loro intenzione di non parlargliene derivasse dal fatto che non lo ritenessero abbastanza forte o maturo da accettare qualsiasi decisione avesse preso Jenny”.
Perché, Philip? Te lo sei chiesto? Com'è che gli altri non ti ritengono “abbastanza forte o maturo da accettare qualsiasi decisione di Jenny”? Forse perché, finora, il suo comportamento non ha fatto altro che alimentare questa convinzione, negli altri? Ma poi non sarà che anche Jenny prova, inconsciamente, una simile sensazione? Avrà, Jenny, l'impressione che Philip sia troppo immaturo non tanto per accettare le sue decisioni, quanto per accettare quella stessa persona nuova che Jenny sente di essere diventata? In fin dei conti, Jenny fatica ancora ad accettare e a riconoscere da sé, questa nuova se stessa. Quello stesso Philip che l'ha abbandonata senza nemmeno una spiegazione e che adesso sembra volersela riprendere, sarà in grado di sostenere il peso di tutto ciò che in quei mesi è cambiato? Sarà sufficientemente maturo da affrontare insieme a lei tutto ciò che, di nuovo, li attenderebbe nel loro nuovo rapporto? Chissà, forse, inconsciamente, Jenny si sta chiedendo anche queste cose.
“-Non ho pensato a nessuno.- Philip si chiuse a riccio -Ho solo detto la mia…- il parere che aveva espresso gli era rotolato sulla lingua così di getto che non aveva avuto il tempo di dare una faccia a colui che aveva individuato come ex di lei (mentre “lei” era Jenny senza ombra di dubbio)”.
Già, lei era Jenny senza ombra di dubbio. Perché Philip non può concepire un'altra lei, per lui un'altra non esiste neppure. In fondo è sempre stato così, anche mentre frequentava Julie Pilar, che per lui non rappresentava assolutamente niente e mai e poi mai avrebbe potuto sostituire Jenny.
È interessante vedere come la mente di Philip, in automatico, si orienti su Jenny senza bisogno che lui ci pensi o che lei sia fisicamente presente. È come se, nella sua testa, si fosse ricreato un collegamento che in quegli ultimi mesi era andato a scatafascio: un collegamento-Jenny che si attiva per istinto e che dimostra quanto il legame tra i due esista ancora e non possa essere spezzato.
Ora è il turno della fuga di Jenny: “Era uscita di casa prestissimo, aveva camminato a lungo per i viali della città”. Svegliatasi con Philip accanto, Jenny non ha potuto far altro che guizzare via ancora una volta. La notte appena trascorsa ha racchiuso e custodito l'incontro e il riconoscimento tra lei e Philip, ma ora che ha fatto mattina? Ora che la magia e l'illusione potrebbero essersi esaurite? Jenny non può non chiederselo, non può non avere dei dubbi, in fondo è consapevole che sia lei che Philip sono cambiati e, per quanto a livello istintuale e a livello di anima siano riusciti a unirsi di nuovo, ciò che la spaventa di più è l'idea di tornare ad essere una cosa unica con Philip come lo erano in passato: sarà ancora possibile? O sono entrambi troppo cambiati, per questo?
L'amore che condividono sarà davvero in grado di superare queste diversità rispetto al passato?
Mi piace tantissimo l'immagine di Jenny che, lasciata la sua stanza di prima mattina, inizia a vagare per Torino senza fermarsi affinché potesse, come dici più avanti, “tenere il corpo al passo con le capriole che faceva la sua mente”. C'è una grande impressione di movimento, in queste frasi, eppure questo è in netta contrapposizione con l'immagine della Jenny bloccata nella sua stanza sottosopra. Come lo si spiega? La sua mente in realtà non è statica anzi, fa le capriole, fisicamente Jenny ha bisogno di muoversi, di camminare, anche se senza una meta precisa. Forse, abbiamo di nuovo due Jenny? Quella in movimento, forse è la stessa che saprebbe già cosa fare, quella che crede nella possibilità di una riconciliazione con Philip, quella che forse non ha poi tanta paura.
“Si sentiva ancora frastornata, aveva voglia di camminare e mettere ordine nella testa, respirando a pieni polmoni l’aria frizzante della mattina. Voleva godere della felicità con cui si era destata, trattenerla addosso ancora per un po’, senza pensare al futuro, senza riflettere su ciò che l’aspettava. La notte trascorsa aveva dimostrato che tra lei e Philip le cose potevano tornare com’erano, la loro storia sarebbe potuta ricominciare da dove si era interrotta. Se soltanto lo avesse voluto, se ne avesse avuto il coraggio”.
Qui, sembra quasi che Jenny si ritrovi a camminare sollevata da terra. Una parte di lei è ancora legata alle sensazioni di quella notte, non vuole abbandonarle, non vuole che l'illusione si spezzi, perché crederci la fa tornare a respirare. E se, in questo momento, non solo Jenny stesse cercando di trattenere quest'illusione, ma stesse facendo altrettanto con quella se stessa che la ricollega al passato e, di conseguenza, anche a Philip? Quella notte, forse non solo Jenny ha ritrovato Philip, ma anche quella se stessa che sembrava aver perso chissà dove. Quel che resta di quella notte, finché le resta attaccato addosso, le permette anche di riconciliarsi con quella Jenny per cui, ricominciare la storia con Philip, è ancora possibile. Ma perché Jenny non è rimasta in camera ad attendere che anche Philip si svegliasse? Perché non ha voluto parlare con lui e affrontare con lui tutto questo? Ha creduto di non essere pronta farlo, o ha pensato invece che non lo fosse lui? Forse, la risposta a questo interrogativo è in queste poche parole: “Per un secondo, solo per un attimo, le era sembrato lontano, distante”. Distante come il giorno in cui l'ha lasciata, forse. Forse Jenny ancora non riesce a fidarsi di Philip. Sa benissimo di amarlo e ormai non prova affatto a negarselo, durante quella notte l'ha ritrovato così come l'ha conosciuto una volta, ma questo ancora non basta. Cos'è che le fa mancare veramente il coraggio? Da una parte, mi verrebbe da dire che si tratti del tempo che è ormai agli sgoccioli: dal momento che Jenny dovrebbe decidersi nel giro di poche ore, non ha il coraggio di muoversi così velocemente e sconvolgere ancora una volta la sua vita con il rischio, questa volta, di ferirsi irrimediabilmente. Ecco che allora preferisce lasciare le cose così come stanno e, almeno per ora, prendersi tempo. Ma forse questo non è tutto: se si trattasse solo di questo, forse il tempo esiguo potrebbe essere uno stimolo in più, per Jenny, a lasciarsi tutto alle spalle e a tentare quel salto nel vuoto con il Philip-paracadute che, finora, si è rifiutata di fare.
Ho l'impressione che Jenny sia ancora troppo ferita per concedersi di fidarsi davvero di Philip. Ritrovarlo come è avvenuto quella notte non è stato abbastanza, Jenny ha bisogno di qualcosa di più: di una sicurezza che ora non ha. Quale sarà però la chiave in grado di sbloccarla? Qualcosa in Jenny stessa, probabilmente. È lei che deve convincersi di poter stare con Philip, e che tra di loro andrà tutto bene anche se entrambi sono cambiati, perché a questo punto sapranno costruire qualcosa di nuovo insieme.
“E mentre gli rispondeva di no, mettendo voce alla sua decisione, capì che nonostante la notte passata con Philip, nonostante quello che era successo, nonostante ciò che aveva provato, non sarebbe tornata in Giappone con lui. Aveva paura. Temeva che ad aver prodotto un simile miracolo fosse stato il loro incontro inaspettato in Italia, la presenza degli amici e di Gentile, l’aria straniera. Aveva il terrore che una volta rientrata a far parte della solita routine di Philip, lui non l’avrebbe più voluta allo stesso modo”.
È qui che il precedente movimento continuo di Jenny si arresta. Sembra proprio di vedere l'energia che fino a questo momento le era scorsa dentro che si esaurisce. È l'illusione che si spegne, o forse che Jenny obbliga a spegnersi perché non è pronta a concretizzarla oltre la magia che si è svolta quella notte. E qui, si percepisce tutta la sua insicurezza, tutta la sua mancanza di fiducia: e se una volta rientrati nella normalità, tra lei e Philip non funzionasse? Se Philip non si dimostrasse abbastanza forte o maturo da accettare i cambiamenti che in Jenny sono avvenuti in quei mesi? E se Philip stesse cercando di riconquistarla soltanto per capriccio, ma una volta tornato con lei alla loro vita abituale, dimostrasse di non volerla più esattamente come quando l'ha lasciata? È vero che ora Jenny si è fermata, ma allo stesso modo la sua mente seguita a porsi questi interrogativi. Attorcigliamoci un po': a questo punto è davvero così? Jenny si è proprio fermata? O sarà che, ancora una volta, abbiamo a che fare con due Jenny diverse? Quando una è in movimento si ferma l'altra: mentre Jenny si aggrappa all'illusione di quella notte, la parte di lei che è rosa dai dubbi non può che arrestarsi e lasciarla fare, ma quando quegli stessi dubbi prendono il sopravvento ed è quindi la mente di questa seconda Jenny ad azionarsi, ecco che è la volta dell'altra di fermarsi e l'illusione svanisce, lasciando spazio all'insicurezza e alla paura per il futuro.
Ripeschiamo nuovamente Philip.
C'è questo stralcio che mi ha colpita particolarmente: “Incredibilmente la piscina in cui Jenny e Gentile erano caduti quella prima sera si trovava ancora al suo posto, i pergolati, i vasi e i tavoli tra cui Philip aveva vagato confuso e sconvolto quando aveva visto il giocatore italiano baciarla erano sempre lì, quasi a ribadire che tutto ciò che era successo in quei giorni era stato reale. Così come era reale ciò che era accaduto quella notte tra lui e Jenny”. Non so perché, ma ho come l'impressione che il pensiero di Philip potrebbe proseguire così: “così come era reale il modo in cui lui si era comportato nei confronti di Jenny”. È come se Philip si stesse svegliando soltanto ora da un torpore che lo ha avviluppato per mesi e, soltanto ora, si stesse rendendo conto che il mondo intorno a lui ha continuato a girare anche se lui non vi faceva caso. Peggio ancora: forse si rende conto solo adesso che quel che anche lui ha fatto durante il suo periodo di intorpidimento, ha avuto delle conseguenze che ora non sa come gestire e probabilmente anche questo è spiazzante, per lui. Il mondo intorno a lui si è mosso anche se lui è rimasto solo a ciondolarvi all'interno e, ora, per Philip è come svegliarsi da un sogno che però non è stato affatto tale. Allo stesso modo, non è stato un sogno quello che quella notte è avvenuto tra lui e Jenny, anche se Philip, quella mattina, per un momento l'ha quasi pensato. La loro unione quella notte c'è stata e ha dimostrato che il filo che li unisce esiste e non si è spezzato durante la loro separazione. Nonostante ciò, quella stessa unione sembra non averli portati a nulla e a Philip non resta altro da fare che limitarsi a raccogliere i cocci di quegli ultimi giorni, ma forse addirittura di quegli ultimi mesi. E non sarà forse, che questo apparirgli tanto reale di quel che lo circonda, equivalga per lui a una beffa terribile? Insomma, è la totale dimostrazione del suo fallimento, dal momento che non ha raggiunto nessun risultato, che nemmeno quella notte insieme a Jenny è servita per ricondurla da lui. Ora, a Philip, non resta altro da fare che starsene a guardare il risultato delle sue azioni e delle sue non-azioni di quei mesi, a causa delle quali, ora, ogni tentativo di rimediare sembra cadere nel vuoto.
E anche per Jenny è chiaro che ogni cosa è stata reale, soltanto che lei, dalla realtà, ora vuole soltanto fuggire: “Gli fu grata di aver cancellato le tracce di quella notte, le lenzuola disfatte, l’impronta dei loro corpi sul materasso dove si erano amati”.
Jenny non può davvero cancellare quello che è successo ma, in questo momento, può solo far finta di non vedere. Anche se le tracce di quella notte sono state nascoste, non può eliminarle del tutto, e mi viene da pensare che, nonostante ciò che afferma con se stessa, non vorrebbe nemmeno davvero che questo avvenisse. Jenny può non avere la forza di trovarsi davanti alle tracce di quanto avvenuto solo qualche ora prima, ma non credo che voglia veramente dimenticare. Me lo suggerisce, anche se apparentemente non c'entra niente, nientepopodimeno che la frase finale del capitolo: “non voleva pensare a cosa le riservasse futuro, tanto sapeva che, senza Philip, non le sarebbe piaciuto”. È un po' come un'ammissione del non voler/non poter cancellare né quanto appena avvenuto, né quanto l'abbia legata a Philip in passato. Essere certa che il futuro non le piacerà perché questo futuro si prospetta senza Philip è un modo per restare ancorata al passato, a quella stanza interiore che ha condiviso con lui e nella quale ha, adesso, così paura a rientrare.
Per il momento Jenny non se la sente di affrontare la realtà di quella notte trovandosene di fronte le prove tangibili, eppure sono convinta che non vorrebbe nemmeno dimenticarsene, vorrebbe legarsi a quei ricordi come la sua mente razionale forse non è pronta ad accettare. Quindi potremmo dire, in conclusione, che ancora una volta sorge la lotta interna tra le due Jenny. Una vorrebbe soltanto scappare da tutto, l'altra non può in alcun modo dimenticare. Insomma, bisogna far loro trovare un accordo.
Torniamo a Philip, non sia mai che lo facciamo riposare troppo …
“Era stanco di non capire quello che dicevano le persone intorno a lui, di trovarsi in balia della volontà altrui”. Questa frase mi ha fatta amaramente sorridere. Mi sono ritrovata a dirmi: e allora Jenny? Cosa dovrebbe dire lei, a questo proposito? Non solo ha finito per ritrovarsi in un paese straniero, allontanandosi da tutto ciò che aveva rappresentato la sua vita fino ad allora e perciò, di non capire quello che gli altri dicono attorno a lei, sicuramente ne sa qualcosa. Ma ancora di più è stata vittima più volte della volontà altrui: prima di David che le ha fatto violenza, poi di Philip stesso che l'ha abbandonata nonostante lei sostenesse che, tutto ciò che voleva, era stare con lui (anche se, ovviamente, non vogliamo comparare in alcun modo Philip a David. Semplicemente, in entrambi i casi, Jenny non ha avuto possibilità di scelta), a quel punto ci si è messo anche suo padre che cercava di appiopparle un marito, situazione da cui Jenny ha dovuto darsela a gambe per non dover essere obbligata a fare qualcosa che non voleva. Potremmo dire che Jenny ha subito molti più traumi e molte più situazioni difficili, rispetto a Philip, eppure è lui quello che si è impiastricciato peggio e che non ha saputo gestire quanto era accaduto.
Sì, Philip, ti sto dicendo che sei stato un immaturo e che hai fatto un gran casino. Mi fa piacere constatare che sei d'accordo anche tu.
E la beffa, per Philip, continua nelle righe subito successive: “Tutto ciò gli trasmetteva un senso di impotenza molto simile a quello che aveva provato quando aveva visto per la prima volta Jenny tra le braccia di Gentile, lo stesso identico sentimento che lo aveva invaso quando lei lo aveva allontanato per tornare sugli spalti dello stadio accanto alle amiche e quando lo aveva respinto sulla pista di pattinaggio. Un senso di impotenza che lo faceva sentire incapace di fare qualsiasi cosa per indurla a tornare con lui in Giappone. Ci aveva provato allo stadio quando l’aveva baciata, nascosti tra le colonne del ristorante. Sperava che la notte precedente fosse servita a convincerla, ma più Jenny si negava e più il filo di speranza che ancora lo univa a lei si assottigliava”. Sembra quasi che stia riprendendo a girare in tondo, anche se ormai ha le idee chiare e sa perfettamente ciò che vuole. Forse gli tocca rendersi conto che, il fatto che lui abbia le idee chiare o meno, non è abbastanza affinché le cose vadano come dovrebbero?
Non è poi forse stato un po' presuntuoso, da parte di Philip, credere che bastasse che lui si chiarisse le idee per riavere Jenny stretta tra le sue braccia? Forse è vero che ora è tutto nelle mani di Jenny e che lei deve vincere la sua lotta interiore tra Jenny-inconscia e Jenny-mente-razionale, ma è anche vero che anche Philip non ha ancora raggiunto l'ultimo passaggio della sua “maturazione”. È incredibile, perché ora che non ha più dubbi, non fa che chiedersi che cosa gli rimanga da fare per convincere Jenny a tornare con lui in Giappone (poche righe più avanti: “tornò a riflettere per l’ennesima volta su cosa avrebbe dovuto tentare che non aveva ancora provato perché Jenny salisse sul suo stesso aereo”.), mai una volta si sofferma a pensare a quanto debba averla ferita lasciandola come ha fatto, abbandonandola quando avrebbe dovuto raccapezzarsi ed esserci per lei. Si renderà conto che il problema, ciò che ancora blocca Jenny nei suoi confronti, è proprio questo aspetto? Oppure ormai è entrato in fase maschio-standard completamente, e non riesce proprio ad afferrare che cosa renda così restia Jenny dal lasciarlo avvicinare?
Andando avanti, però, sembra che Philip qualcosina abbia sicuramente captato, a questo proposito, e si accorge che Jenny, con lui, teme di soffrire: “Sentiva che Jenny non si fidava, se n’era reso conto quando la sera prima l’aveva vista ritrarsi più di una volta, lottare con i sentimenti che provava per lui e la voglia matta di fuggire, come se Philip rappresentasse un pericolo per la sua vita. Gli sembrava di aver letto nei suoi occhi il terrore di soffrire e in quell’istante aveva compreso che ricostruire il loro rapporto sarebbe stato più complicato di quanto avrebbe mai creduto”.
Ma allora com'è che ancora non si accorge di qual è il punto chiave della paura di Jenny? Forse perché questo è un gradino successivo nella sua maturazione-post-risveglio? Deve arrivarci per gradi, mentre per il momento ha in testa altre cose che gli premono? Perché a giudicare da queste righe, è evidente che Philip è un maschio-sufficientemente-evoluto da rendersi conto di quali siano le paure di Jenny, perciò suppongo che possa arrivare anche a capire che cosa le abbia provocate.
E passiamo alle righe subito successive, che forse dimostrano proprio la necessità che adesso Philip ha di procedere per gradi nel suo ritorno alla vita: “Oltre tutto questo, si rendeva conto che dopo quei lunghi mesi passati da solo, lui per primo doveva mettere ordine nella propria vita e nella propria testa, riordinare le priorità, ricostruirsi quel futuro che, dopo aver lasciato Jenny, si era sgretolato”. Forse il suo errore è quello di pretendere non solo da Jenny una fretta che la ragazza non può avere dopo tutti quei mesi, ma anche da se stesso: Philip vorrebbe che tutto si risistemasse subito, che ogni cosa tornasse ad essere quella di prima, ma non può essere così, dal momento che tante cose in loro e intorno a loro sono cambiate. Philip non solo ha perso Jenny, ma ha perso anche se stesso, ha lasciato che la sua vita andasse a scatafascio e se n'è strafregato delle conseguenze. Certo, se Jenny acconsentisse a tornare con lui, Philip riprenderebbe facilmente il controllo della sua vita, non ho dubbi, ma dal momento che partiamo dal presupposto che prima è se stessi che bisogna “mettere in ordine”, forse Philip deve capire di essere obbligato, prima di tutto, ad attraversare anche questo passaggio. All'inizio del commento dicevo che, durante la lettura di questo capitolo di Rain, Philip mi aveva dato sui nervi perché sembrava non capire le necessità di Jenny ma in definitiva, poveraccio, ha bisogno di capire anche le sue. Deve dare tempo sia a Jenny che a se stesso, forse prima è indispensabile che entrambi ritrovino loro stessi al cento percento e, solo a quel punto, sarà possibile e forse perfettamente naturale ritrovare l'altro.
Vedi Philip, che non ti mazzolo a prescindere, ma che se trovo un attenuante la riconosco subito?
E continuiamo con questo improvviso moto di magnanimità: “Si passò una mano sul viso e cercò di ragionare, perché disperarsi e arrabbiarsi non sarebbe servito a niente. Philip doveva riflettere. Anche se adesso non la trovava perché non riusciva a pensare in modo lucido, c’era sicuramente una spiegazione al comportamento di Jenny”.
Forse non l'ha ancora capito appieno, ma sembra che nella mente di Philip si sia comunque, finalmente, accesa quella lucina che lo può condurre sulla strada giusta.
Penso proprio che queste poche righe denotino la strada positiva che ha intrapreso la sua mente. Anche se adesso i pensieri di Philip, spesso, ricadono su concezioni negative, è soltanto perché ha ancora della strada da fare, perché sta ancora risalendo la “scala”, e queste stesse concezioni negative hanno tutto il tempo per trasformarsi e mostrare il loro risvolto positivo, per ridargli fiducia. Già qui, questo primo accenno di positività si fa sentire.
Una veloce impressione su un particolare: Grace, durante la videochiamata con Philp, asserisce: “Hai avuto dieci giorni per pianificare. E a cosa sono serviti se adesso stai partendo da solo? In Italia non hai pareggiato, hai perso”.
E se invece Grace si sbagliasse? E se il risultato del cambiamento avvenuto in Philip in questi dieci giorni, si potesse proprio tradurre con un pareggio? Insomma, nonostante tutto, se ripensiamo a com'erano le cose all'inizio, non stiamo andando poi così male. È vero che Philip sta tornando in Giappone da solo, ma forse non si poteva pretendere di più, non adesso e non subito. Certamente Philip non ha vinto la sua partita, proprio perché Jenny non sta partendo con lui (ma io credo che sarebbe stato impossibile), ma non l'ha nemmeno persa, altrimenti sarebbe rimasto tutto com'era e, a dispetto di quel che sembra, di quel che crede Grace e di quel che credono tutti gli altri, io non penso affatto che sia tutto come all'inizio. Philip ha infatti fatto un salto notevole in soli dieci giorni. Ad ogni modo, lui e Jenny si sono ritrovati anche se, per ora, solo a livello istintuale e per una sola notte. Potrebbe, questo suo risultato, tradursi proprio in un pareggio simbolico con se stesso? Secondo me sì.
Concludiamo quindi con quella rubrica che, per una pura questione professionale di necessità di analisi di Philip e Jenny, ho tralasciato per due o tre recensioni.
“Il meglio si tiene sempre per ultimo” *_*.
Ma come mi piace la scena finale! Nella maniera più assoluta, del “vedo-non-vedo-ma-intuisco-e-sbavo”, non ci lamentiamo per nulla *_*_*_*. Vero è, però, che quel cacchio di metal detector poteva anche suonare un paio di volte, così magari si poteva eliminare, chessò, almeno la felpa (dev'esserci una cerniera o un bottone incriminato da qualche parte). Giusto per avere un “vedo-non-vedo-ma-intuisco-e-sbavo” un filino più intenso *_*.
E riguardo alle parole pronunciate sul finire da “chi sappiamo noi”, sorge spontaneo domandarsi se, finalmente, queste stesse parole porteranno Jenny a porsi le domande che ancora non ha preso in considerazione.

E come concludere definitivamente se non lodando questa storia che, dall'inizio alla fine, è stata davvero (come tutte le altre tue ff) una sorta di bellissimo viaggio?
Un viaggio difficile, sotto molti aspetti, anche se non sono mancati i momenti leggeri e divertenti, così come non sono mancati quelli da sbavo assoluto (*_*).
Un viaggio attraverso il quale è stato possibile seguire passo per passo i personaggi, con i loro limiti, le loro paure e i loro impappinamenti, ma anche con la loro forza, la loro capacità di reagire, e di risvegliarsi.
Rain è una storia a cui non manca assolutamente nulla, e aggiungerei che si tratta di una storia che permette di conoscerne i protagonisti nella loro intimità, e questo proprio attraverso quei limiti e quella forza che, ognuno a suo tempo, si palesano proprio in queste pagine.
Mi sono vista scorrere davanti agli occhi ogni capitolo, ogni scena da te narrata, la vividezza delle immagini che hai saputo creare, e quella dei sentimenti a cui hai dato voce, in tanti casi, con poche e sapienti righe, mi ha accompagnata dall'inizio alla fine permettendomi di conoscere più a fondo in particolare Philip e Jenny, ma con loro anche gli amici che li hanno accompagnati.
Mark, per esempio, è stato un mito dall'inizio alla fine e, un po' qua e un po' là, è stato possibile cominciare a scorgere degli aspetti del carattere di Benji che, finora, non era stato possibile captare (anche se conoscevamo già perfettamente la sua indole da portinaio).
È emerso anche quel profondo legame che, da quella notte terribile, è venuta a crearsi tra Jenny e Patty: un legame che, ormai, sembra indissolubile e unirle anche a prescindere dalla distanza che, per mesi, si è frapposta tra loro.
Anche il rapporto tra Jenny e Amy risulta fortificato dall'esperienza che ha unito le due amiche durante il periodo che Jenny ha trascorso in terapia da Nicole, anche se senz'altro questo appare meno marcato, rispetto a quel che può essere scaturito tra Jenny e Patty.
Ma la vera rivelazione di questa storia, alla facciaccia di Philip, è nientepopodimeno che Salvatore: all'inizio non sembrava altro che un borioso pallone gonfiato, irritante e pieno di sé, ma con lo scorrere della storia si è ammorbidito, e forse è addirittura maturato (o forse, chissà, invece si è soltanto rivelato), dimostrando in moltissime occasioni una sensibilità assolutamente fuori dal comune, che nessuno si sarebbe mai aspettato, da uno come lui.
Gentile, infatti, ha saputo ricoprire un ruolo importantissimo per Jenny: è stato veramente il suo sostegno, soprattutto dal momento in cui Philip e il resto della nazionale giapponese sono sbarcati a Torino, e le è sempre stato accanto nel modo in cui Jenny più ne aveva bisogno, senza mai pretendere nulla da lei, dimostrando di provare per la ragazza un affetto e un attaccamento sinceri e, chissà, forse è proprio vero che Salvatore è riuscito a scorgere in Jenny, probabilmente senza poterla codificare in modo definito, una fragilità di fondo da cui si è sentito spinto, istintivamente, a proteggerla.
E dobbiamo dirlo: quella di Salvatore è stata una figura importantissima anche per Philip, perché la sua presenza, la sua vicinanza a Jenny, hanno senz'altro contribuito moltissimo al suo finale risveglio, al suo rinsavimento, perché è stato proprio lui, più ancora di Jenny stessa, a far sì che Philip smettesse di girare in tondo come ormai stava facendo da parecchio tempo.
Forse, se Philip non avesse avuto costantemente sotto gli occhi Jenny insieme a Salvatore, avrebbe continuato a vegetare e scappare dal pensiero di lei fino alle fine.
Direi, perciò, che il “premio Rain” va sicuramente a Salvatore, new entry e, per l'appunto, grande rivelazione.
A Mark assicuriamo direttamente il prossimo pallone d'oro, così non si infervora troppo per l'adulazione che si è beccato Gentile e, se posso, gli consiglierei di prepararsi al meglio, perché per il momento dell'assegnazione, non scherziamo, ci vuole una certa immagine e ci vuole che i muscolazzi siano nella loro forma migliore.
A Philip assegnerei al massimo una coppa di gelato come premio di consolazione. Gli consentirei di scegliere il gusto, in fin dei conti ricordiamoci che, dopo più di un anno di intenso rincoglionimento e profondo stato vegetativo, in dieci giorni ha fatto dei passi da gigante, anche se alla fine se n'è tornato a casa con un nulla di fatto.
Ovviamente è superfluo dire a chi conferiamo il premio “immensa figaggine”, giusto?
Giusto *_*.

Recensore Junior
27/05/18, ore 21:22

Ecco a te una nuova splendida e inimitabile “seduta di coppia” (corredata di qualche micro-apparizione extra ^_^).
Prima di cominciare seriamente, però, comincio ad anticiparti quella che è stata l’impressione che mi ha accompagnata per tutta la lettura e che ho trovato splendidamente inserita tra le righe, a volte più palesemente, a volte captabile come una semplice sensazione che però ho percepito chiarissima. Sembra quasi che, in questo capitolo, il tempo per Jenny passi a una velocità diversa rispetto a quella originale, rispetto a quello che vale per tutti gli altri personaggi. Ho avuto l’impressione che, per Jenny, ora sia tutto improvvisamente rallentato. Perciò, così come cambia la percezione del tempo, cambia anche quella dimensionale: qui Jenny, che nonostante tutto si era inserita fin dall’inizio molto bene nel nuovo ambiente e nel nuovo paese, sembra improvvisamente staccarsi da tutto ciò che la circonda ed entrare in una dimensione a parte, dove sia tempo che spazio, per l’appunto, valgono unicamente per lei.
Non è stato raro, in queste pagine, vederla come se all’improvviso si fosse resa conto di trovarsi in un luogo sconosciuto, dove non solo non riconosce ciò che la circonda, ma spietata giunge anche la consapevolezza di non riconoscersi più a propria volta. È come se all’improvviso Jenny si rendesse conto che tutto, dal momento del suo trasferimento a casa di Mark fino a quell'istante, non è stata che una frenetica illusione e, ora che si avvicina il momento in cui la nazionale giapponese farà ritorno a casa, in lei si fa strada sempre più prepotentemente la sensazione di non appartenere al luogo in cui si trova. Nonostante questo, però, Jenny sente di non appartenere nemmeno al luogo da cui proviene, un po’ come se fosse destinata ad essere un’estranea ovunque, per l’appunto di essere un’estranea anche a se stessa.
Io ho avuto proprio questa impressione: il tempo per Jenny non scorre come per gli altri, è come se lei, all’interno del suo limbo dove questo si è improvvisamente dilatato, vedesse solo come spettatrice il susseguirsi degli eventi esterni che invece procede a velocità normale ma che, posta a confronto con il “suo” tempo, sembra improvvisamente rapidissima. Però, Jenny, con questa rapidità non può in alcun modo interferire; il tempo esterno la tange appena, le scorre accanto, potremmo dire, ma lei ne sperimenta uno completamente diverso, dove i suoi pensieri fluiscono ininterrotti, dilatandosi per l’appunto, perché hanno tutto il tempo per “srotolarsi” e mostrarle, all’improvviso, ogni dettaglio della situazione in cui si trova.
Sul finale, poi, alla percezione del tempo (questa volta per Jenny e Philip insieme) accadrà qualcosa di ancora più particolare, ma ci arrivo, per l’appunto, sul finale.
A questo punto partiamo seriamente con la nostra mitica seduta di coppia, cominciando da Jenny.
“Non ne poteva più di essere fotografata, non sopportava più di finire sotto gli occhi di tutti. Di essere vista, rivista e giudicata.”
In definitiva, questo servizio fotografico per lei non è un po’ una sorta di beffa? È come se all’interno di questa sessione di scatti si concretizzasse proprio tutto ciò che le è gravato addosso nell’ultimo periodo (“finire sotto gli occhi di tutti, essere vista, rivista e giudicata”), palesandosi questa volta sotto forma di lavoro. Certo, a Jenny i tremila euro che riceverà come compenso non fanno certo schifo e, anzi, sono l’unica consolazione durante quella mattinata senza fine in cui deve continuare a sentirsi cento e più occhi puntati addosso, quando lei non vorrebbe altro che passare inosservata.
Proseguiamo sempre con Jenny.
Questa frase mi è piaciuta tantissimo e l’ho trovata particolarmente significativa anche sotto punti di vista un po’ meno “concreti”: “Jenny riuscì a sfilarsi le spalline, poi afferrò la scollatura e la tirò su per togliersi l’abito dalla testa. Il vestito la fasciava stretto, non riuscì a sollevarlo. S’innervosì e tirò forte. Si udirono alcuni strappi.”
E se Jenny provasse la stessa necessità rabbiosa di strapparsi di dosso anche la situazione in cui si sente intrappolata, così come, nel concreto, avviene con il vestito?
Come il vestito, la nuova vita di Jenny sembra esserle stata cucita direttamente addosso per adattarsi alla sua nuova forma. In effetti, questa nuova vita, sembra quasi appartenere realmente a Jenny, tanto lei è stata in grado di muoversi intraprendentemente in essa, così come il vestito, dall’esterno, sembra calzarle alla perfezione ed essere fatto apposta per lei. Non solo aderisce perfettamente perché, per l’appunto, le è stato cucito direttamente addosso, ma non stona su di lei, le sta bene, la fa risaltare come, nei suoi abiti abituali, sicuramente non succedeva. Così vale anche per la vita che Jenny ha intrapreso in quegli ultimi mesi: se la sta cavando egregiamente, in essa, sembra muoversi agevolmente in tutto ciò che fa e nella nuova immagine esteriore che sta costruendo di sé, eppure, per quanto da fuori tutto sembri perfettamente in equilibrio, all’interno è tutta un’altra cosa.
Come il vestito che, nonostante le stia bene e si adatti perfettamente al suo corpo, in realtà la soffoca, così anche la sua nuova vita in realtà la opprime, per il semplice fatto che non le appartiene.
Credo che la frenesia con cui Jenny si strappa l’abito di dosso sia la stessa con cui, inconsciamente, vorrebbe sottrarsi alla situazione che le circostanze le hanno cucino addosso. E sembra esserci anche un sentimento di rabbia non da poco, così come un senso di disperazione impresso nel profondo, nei gesti bruschi di Jenny, che vuole solo liberarsi di questo abito che non sopporta più, che non vuole più vedere. Che importa, anche se è bello? Anche se la fa risplendere? Anche se le sta benissimo? Non fa parte di lei, non vi si riconosce all’interno, non vuole che le fasci oltre il corpo. Jenny sembra volersi liberare dell’abito come se quest’ultimo, davvero, le impedisse di respirare. E credo che lo stesso valga per la vita che, da quanto è arrivata a Torino, Jenny sta conducendo. È come aver addosso una seconda pelle che, in realtà, non la rispecchia, alla quale si è dovuta adattare per forza, perché se l’è ritrovata addosso senza averlo scelto e senza poterci fare niente, ma ora non riesce più ad ignorarla. L’ha sopportata finora e le è sembrata accettabile come ha sopportato e le è sembrato accettabile il vestito soltanto fino a quando si è trovata nello studio fotografico. Ora, però, è arrivato il momento in cui tutto, compresi i ricordi di quella vita che ormai le sembra lontanissima, cerca di farsi strada in lei per palesarli a livello conscio, ed ecco che Jenny non resiste oltre e, come deve strapparsi via di dosso il vestito pur di liberarsene, così sembra avvertire la necessità di strapparsi di dosso la nuova vita che ormai si è tramutata in un peso eccessivo, ma dalla quale ancora non sa come uscire semplicemente perché non saprebbe dove altro andare, perché una nuova vita ancora e un altro paese ancora non sarebbero meno estranei di quelli in cui si trova adesso. Credo però che il suo inconscio già sappia perfettamente che quel che preme a Jenny, e quello di cui avrebbe bisogno per ritrovare la pace, si tradurrebbe con il riappropriarsi della sua vecchia vita, quella che davvero le apparteneva, quella che aveva creato con Philip e che la faceva sentire a casa. Allo stesso modo, questo si palesa con il desiderio di Jenny di indossare nuovamente i suoi abiti, una volta separatasi dal vestito “troppo corto, troppo scollato e troppo tutto” con cui ha dovuto farsi fotografare. Leggendo quelle poche parole che ho citato dal capitolo mi sembrava veramente di vedere Jenny mentre comincia a cercare di liberarsi del vestito solo per non riuscirci e restare praticamente incastrata al suo interno. A questo punto si innervosisce, quasi percepisco in lei un senso di frustrazione (causato forse dalla nuova vita di cui non sa come liberarsi, più che dal vestito?), ed ecco che passa alle maniere forti, e strappa via tutto.
Non è molto significativo, anche questo? Non denota, forse, che Jenny è arrivata ad una svolta, anche se ancora non l’ha sperimentato consciamente, nella sua situazione? È vero, il vestito, così come la nuova vita, le sta stretto e la soffoca, ma non per questo Jenny si rassegna a portarlo ancora, magari fino al momento in cui fosse tornata a casa e avrebbe potuto sfilarselo in tutta calma. No, Jenny sente invece l’impellente necessità di liberarsene subito, di tornare subito a riappropriarsi dei suoi soliti abiti. Non sarà, questo, solo l’inizio di una presa di coscienza ben più profonda? La voce del suo istinto che inizia a suggerirle cosa fare, così come avverrà alla fine del capitolo, in quella parte bellissima in cui istinto e pensiero razionale si scontreranno a viso aperto, praticamente parlandosi a chiare lettere.
Ora, la voce dell’istinto di Jenny è ancora sopita, e si manifesta soltanto attraverso dei simboli, come il vestito in questo caso, ma forse è proprio questo che scatena la sua reazione e il suo conseguente bisogno di liberarsi di quel che non le appartiene, e a cui lei sente di non appartenere.
Ora però tu dimmi una cosa: secondo te come faccio a restare lucida e a commentarti il capitolo se tu mi scrivi queste cose: “Era riuscito a non mandarli a quel paese, a non rispondere come meritavano alle loro finte rassicurazioni […]ed era stato zitto, silenzioso, granitico.”
Ma …*_*.
Non contenta, quindi, qualche riga dopo sollevi il cappellino e questo è quello che ci trovi: “Sapeva che avrebbe pagato caro quell’errore, sapeva che lo avrebbe pagato caro non soltanto nell’Amburgo. E se la sua splendida carriera era macchiata da quella stronzata, non poteva dare la colpa a nessuno. Doveva prendersela soltanto con se stesso se lui e Warner erano finiti allo stesso livello. Se avevano deciso (Gamo? Marshall? Pearson? La J-League? L’intera squadra?) di far scendere in campo per il primo tempo quel portierucolo da strapazzo! Perché non si dedicava al karate e se ne andava affanculo una volta per tutte?”
Essecondo te, io, come posso essere arrivata all’ultima riga, se non così --> *_*.
Voglio dire, sono due righe in croce, ma con questo micro-intrufolamento in quella cavolo di testa complicata (*_*) hai fatto salire la figaggine a livelli stratosferici, soprattutto perché il contenuto di queste righe non uscirebbe allo scoperto sul serio davanti a qualcuno nemmeno sotto tortura, nemmeno sotto la minaccia di distruzione dell’intera collezione di guanti-e-cappellini (e sappiamo che non è mica piccola). È una sorta di esclusiva di quelle che capitano una volta ogni mille anni (vabbè, facciamo anche ogni mille pagine ^.^), di quelle che dobbiamo tenerci strette perché sono un’autentica fortuna.
Conclusione: qui, più procediamo, più la figaggine aumenta, anche quando si tratta di brevi e fugaci apparizioni (ma che lasciano il segno *_*), anche perché queste chicche non vengono fuori tanto facilmente, né si palesano troppo o sono particolarmente approfondite il che, ti assicuro, è veramente un bene. In casi come questo, ciò che giusto-giusto si riesce a intravedere è molto più d’effetto di qualcosa di totalmente trasparente che potrebbe vedere chiunque. Perciò continua così, che tutto questo vedo-non-vedo ci piace, eccome se ci piace *_*.
Poi però ci sono anche quelle frasi, sempre sullo stesso soggetto, che mi fanno sganasciare: -Otto minuti e ventuno secondi.-
E ventuno secondi!!!
Ma intanto che “otto minuti evventunosecondi” viene pronunciato c’è il problema che, di secondi, ne passano altri tre o quattro, a quel punto bisognerebbe ricominciare daccapo con “otto minuti eddiciassette secondi”, e così via … la faccenda qui si complica. Che poi mi domando: sta tenendo proprio il conto a mente (DEI SECONDI!!!) o s’è impostato il timer da qualche parte, come noi comuni mortali facciamo per quando dobbiamo scolare la pasta? Non so di quale delle due alternative avrei più paura, meglio non pensarci.
A chi credi che tocchi, adesso?
A questo punto ho evidenziato tutta la parte relativa alla sfida che in campo si svolge tra Philip e Salvatore. Si comincia con il contatto visivo (“Si lanciò un’occhiata fugace alle spalle, poi tornò a guardare avanti. Gli occhi azzurri di Gentile gli comparvero d’un tratto vicinissimi. Vicini come non li aveva mai visti.”) poi, via via che la scena si svolge, lo scontro diventa sempre più fisico, sempre più “presente”, sempre più teso (“Salvatore seguì i suoi movimenti, braccio contro braccio, spalla contro spalla […]Si sgomitarono con violenza”). Infine, la fisicità dello scontro lascia spazio ai piccoli tocchi personali per farsi beffa dell’avversario, da una parte e dall’altra (Philip: “Philip tentò una nuova finta, Salvatore fu lento a reagire e il centrocampista giapponese riuscì a smarcarsi il tempo di un istante. La palla partì verso la fascia in uno dei suoi potenti tiri rasoterra, trovando spazio tra i piedi del difensore italiano. […]Dopodiché i loro sguardi s'incontrarono di nuovo e Callaghan sorrise beffardo. Lo aveva fregato.” – Salvatore: “Callaghan ubbidì e si volse per correre dietro ai compagni, ma Gentile tese fulmineo una gamba e lui inciampò. […]Il gioco intorno a loro continuava e l’italiano accanto a lui sghignazzava.”).
Ho trovato veramente una figata il susseguirsi e l’evolversi di questa sfida in campo, dove forse si svolge in modo accelerato l’equivalente di quel che è avvenuto finora al di fuori, in maniera ovviamente diversa. Gli sguardi tra i due, per esempio, potrebbero rifarsi al periodo in cui Philip non faceva che rodersi il fegato nel vedere Jenny stare con Salvatore, senza però avere la forza-il coraggio-l’iniziativa di fare qualcosa per smuovere questa situazione, per ammettersi anche solo chiaramente che avrebbe voluto e avrebbe dovuto farlo. Di seguito, le sgomitate, gli scontri spalla contro spalla, mi sembrano tradursi nella successiva svegliata che Philip è riuscito a darsi quando ha cominciato ad abbandonare il suo stato vegetativo per iniziare finalmente ad attivarsi. In campo è il suo corpo stesso che si oppone a Gentile, al di fuori di esso è stata la sua mente, le cui rotelline avevano ripreso a girare, ad opporsi al pensiero stesso dell’italiano, alla sua relazione con Jenny, alla convinzione che si era radicata in lui a forza che, Jenny, ormai fosse irraggiungibile e che lui non fosse nemmeno più degno di lei.
E la beffa? A cosa associare la finta di Philip che frega completamente Gentile? Forse alla sua decisione definitiva di riprendersi Jenny, alla sua uscita vera e propria dal tunnel di annullamento dove si era autoconfinato e che lo obbligava a girare in tondo senza capirci nulla. Anche perché, mi viene da considerare una cosa: il contatto visivo e lo scontro fisico sono, per così dire, istintivi e naturali, e non prevedono un grande impiego dell’intelletto, così come, fuori dal campo, Philip è stato prima a rodersi di gelosia e poi ha cominciato a muoversi in direzione di Jenny senza avere possibilità di scelta, semplicemente guidato dall’istinto, da una forza che lui non aveva il potere di controllare. Il fatto di mettere in pratica una beffa nei confronti dell’avversario, invece, prevede in tutto e per tutto un’iniziativa personale, un pensiero che prende forma perché generato e voluto da chi la metterà in pratica, perciò è presente una presa di coscienza, una capacità decisionale che, nei due precedenti contatti, non era indispensabile. E non si può forse dire lo stesso per la volontà di Philip di riprendersi Jenny? Ovvio, Philip non sta cercando di riconquistare la sua ex per farsi beffa di Gentile, credo che quello che avviene in campo sia soltanto un simbolo dal punto di vista psicologico-decisionale. Come in campo Philip prende la decisione consapevole e calcolata di fregare l’avversario con una finta, fuori da esso Philip prende la decisione definitiva di dover fare di tutto per convincere Jenny a tornare con lui, uscendo definitivamente dal torpore che lo invadeva in precedenza. Potremmo dire che, quello, è il momento in cui Philip ha sbrogliato il punto più intorcigliato della matassa, quello su cui si era impappinato e da cui non riusciva a venire fuori?
Lo sgambetto di Salvatore, invece, che significato potrebbe avere? Io ho avuto l’impressione che l’iniziativa di Gentile, sotto-sotto, volesse essere nient’altro che un’ulteriore spinta verso Jenny. Sicuramente non tanto per Philip in sé, quanto per Jenny stessa, che a Salvatore sta a cuore più di quanto dimostri apertamente. Sembra quasi che, con quella gamba tesa davanti al piede dell’avversario, Gentile abbia voluto dare a Philip la scossa definitiva, l’ultimo avvertimento, una sorta di: “Adesso o mai più. O agisci ora nel modo giusto, oppure sarà tutto finito”. Ormai lo sappiamo, a Philip servono legnate e capitomboli per cambiare le cose, per forzarsi ad uscire da un determinato stato e passare al successivo, soprattutto per convincersi ad attivarsi (Mark è quello che lo sa meglio di tutti: fosse per lui Philip dovrebbe essere sempre per terra dopo le SUE, di batoste).
Ecco che, così, l’iniziativa presa dall’altro potrebbe dimostrarsi utile per attivare con ancora maggiore decisione la sua, per spingerlo a vedere quanto la situazione attuale sia agli sgoccioli, e quanto rischi di andare tutto perduto, senza una svolta definitiva.
Ovviamente Philip non avrà interpretato in questo modo lo sgambetto dell’avversario, ma chissà che in realtà questo non l’abbia spinto veramente nella giusta direzione, inconsciamente.
Di certo non si può dire che la mente di Philip abbia intenzione di tornare a stagnare nel nulla, infatti questi sono i suoi pensieri che seguono la craniata e conseguente svenimento di Salvatore: “A Philip non fregava un fico secco di Gentile, neppure lo guardava. I suoi occhi erano concentrati sull’espressione di Jenny, il desiderio fortissimo di capire quale livello di preoccupazione riservasse all’italiano. Partendo da quella quantità, quindi dalla sua espressione, era sicuro di riuscire a farsi un’idea sul tipo di sentimento che la legava a Gentile e di conseguenza capire quante speranze aveva di riconquistarla e riportarla in Giappone con sé.”
Credo che ora, neanche qualora lo volesse (ma ovviamente non lo vuole), Philip riuscirebbe ad arrestare pensieri simili, a tornare sui suoi passi e riprendere a vegetare come prima. Possiamo dire che, ora che è entrato in “modalità-Jenny”, per Philip sarebbe impossibile tornare indietro? Ecco quindi che gli preme scorgere i pensieri di Jenny, il suo grado di preoccupazione nei confronti dell’italiano, capire la portata delle sue possibilità di riprendersela per agire di conseguenza. Insomma, sta facendo una marea di calcoli e chissà che qualcosa non si muova per il verso giusto, perché nel suo cervello credo sia attiva una speciale “calcolatrice-Jenny”, che calcola a velocità supersonica tutto ciò che la concerne, alla quale Philip aveva lasciato che si scaricassero completamente le batterie e se l’era dimenticata. Ora che l’ha rispolverata, si è accorto che si tratta di una di quelle calcolatrici che funzionano con la luce, l’ha lasciata un pochettino a contatto con chi sappiamo noi che emette sbrilluccichii e, adesso, l’ha rimessa in funzione. L’unico problema è che Jenny non è più esattamente la Jenny di prima, quindi anche la “calcolatrice-Jenny” avrà bisogno di un aggiornamento, perché i risultati che verranno fuori potrebbero non essere esatti-esatti. Senti, Philip, fai una bella cosa: riavvia tutto, che magari gli aggiornamenti si installano in automatico. Se non succede, dici? Se gli aggiornamenti si bloccano al 99,99% senza più procedere, che ci manca solo che si impappini tutto? Vabbè, facciamo così: tu continua ad usare le vecchia versione della calcolatrice-Jenny, che comunque ci velocizza le operazioni, il resto vediamo di calcolarlo a mente. Lo facciamo fare a Julian, che tanto lui può servire giusto per fare i conti.
Queste successive righe su Jenny, invece, sono bellissime: “Rimase da parte, lontana dagli italiani e isolata rispetto ai giapponesi, la spiacevole sensazione di non avere un posto suo in cui stare, un luogo in cui sentirsi a suo agio. Nessuno era lì per lei, nessuno si curava di lei, se fosse stata invisibile non sarebbe cambiato nulla. In piedi, solitaria, si strinse le braccia intorno al corpo cercando di scacciare il malessere, chiedendosi cosa fosse scesa a fare, convinta di aver sbagliato a presentarsi a bordocampo.”
Questo è uno di quei momenti in cui ho avuto l’impressione fortissima delle due diverse dimensioni temporali: quella esterna e quella, per l’appunto, di Jenny. Fuori tutto procede rapidamente, con ritmo addirittura frenetico, mentre il tempo di Jenny si dilata e lei si ritrova in una sorta di bolla che la separa dal resto e che attutisce il suo contatto con l’esterno. Un contatto che però, scontrandosi con questa bolla, sembra quasi stridere.
Mi piace tantissimo come, con poche e concise parole dall’effetto straordinario, tu sia riuscita a dare voce al disagio che Jenny prova rendendosi improvvisamente conto di non far parte del luogo in cui si trova, così come le sembra di non far parte di alcun altro luogo. Jenny sembra sentirsi come se fosse un pesce fuor d’acqua, e si accorge che lo sarebbe comunque e in qualsiasi situazione, in qualsiasi luogo.
Dove si trova ora, sicuramente, non è il luogo per lei, forse nemmeno il tempo è quello che le appartiene. Di nuovo, ho anche la sensazione che Jenny non solo si ritrovi a sentirsi estranea all’ambiente spaziale-temporale che la circonda, ma anche che questo malessere si indirizzi verso l’interno. Forse Jenny percepisce che non solo c’è qualcosa che stride tra lei e la dimensione esterna, ma anche dentro lei stessa. È come se, solo ora, le due Jenny (passata-e-presente), che finora non hanno fatto che darsi le spalle, si trovassero improvvisamene faccia a faccia.
Questo contatto visivo che si svolge dentro di lei, forse, è la vera e più profonda causa del suo malessere che, solo di conseguenza, si riflette anche all’esterno. Ecco, se tutto partisse dall’interno, anziché dall’ambiente circostante, dal tempo e dallo spazio? Se si trattasse invece di uno “scontro diretto” tra il passato che tenta di riaffiorare, e il presente che pone di fronte ad esso i suoi cambiamenti inevitabili? Da un lato abbiamo una Jenny che con Salvatore, con l’Italia, con la vita costruita da Jenny stessa a Torino, non c’entra assolutamente niente, dall’altro c’è una seconda Jenny che, al contrario, non riesce ad adattare la propria forma a quella del passato perché, dopo essersi lasciata alla spalle la sua vecchia vita, i contorni si sono notevolmente ridefiniti. Ma non sarà che, anche la Jenny-del-presente, in realtà, con la vita e l’ambiente attuale, c’entri solo superficialmente, e lo stesso incontro faccia-a-faccia con la Jenny del passato glielo stia rivelando apertamente? Il suo senso di solitudine, poi, è palese e profondo e, alla luce del mio ultimo ragionamento incasinato-contorto-e-attorcigliato, forse anch’esso nasce dall’interno per poi riflettersi al di fuori. Prima di tutto, forse, Jenny si rende conto di essere LEI, estranea a se stessa. Prima di tutto è lei, che in sé, non trova spazio. A questo punto, come non sentirsi invisibile? È come se Jenny, all’improvviso, si fosse ritrovata in una stanza totalmente sottosopra, quando era convinta di averla messa in ordine. Il fatto è che, lei, ordine si era sforzato di farlo veramente, ma in questa stanza stanno entrando un po’ tutti e, chi più chi meno, sta ritirando fuori tutto e rifacendo casino, anche se questo avviene soltanto per farle capire che, quell’ordine, era soltanto illusorio, perché nulla, in realtà, era al suo posto. Lei stessa, lì dentro, non è al suo posto: Jenny si è solo sforzata di considerare questa stanza come se fosse il suo spazio. Ora che ci si trova dentro, immersa nuovamente nel casino (secondo me Mark ha anche rotto qualche mobile a suon di Tiger Shot), Jenny si accorge di quanto, in realtà, questa stessa stanza le sia estranea.
Ma ora avrebbe senso rimboccarsi le maniche per rimettere tutto a posto e continuare a vivere in questa stanza come se niente fosse? Oppure sarebbe il caso di impacchettare ancora una volta armi e bagagli e scappare alla ricerca di una nuova stanza dove provare, di nuovo, a farci stare tutto, lontana da chi oserebbe scombinarle l’ambiente di proposito? Ma anche questo, sarebbe utile? Non c’è il rischio che, ad un certo punto, lo spazio sbagliato per gli oggetti sbagliati si riveli tale anche da solo, rigettando fuori quel che Jenny avrebbe tentato di farci stare a forza? E poi, questo nuovo spazio, dove trovarlo? Ormai Jenny non ne ha più a disposizione, per lo meno non che conosca, dovrebbe stracciare tutto e osare un inizio completamente nuovo, da una stanza completamente vuota; ma se Jenny dovesse trasferirsi in una stanza spoglia da cima a fondo, dovrebbe anche lasciare indietro i “bagagli” (ricordi, esperienze, contatti: una vita intera, insomma), di modo da poterla riempire con qualcosa di altrettanto nuovo. Ma munirsi di qualcosa che non ha radici nel passato acuirebbe solamente il senso di estraneità, di solitudine, di non appartenenza. Perciò che fare? Jenny non può rientrare nella vecchia stanza, perché non ci sta più come prima, non può restare in quella attuale, perché gliel’hanno scombinata e non può rimettere tutto in ordine, ma non può nemmeno cercarne una completamente vuota, perché non le resterebbe niente.
Sostanzialmente, credo che qui, l’unica soluzione, sia rispolverare le chiavi della stanza vecchia e chiamare una bella impresa di ristrutturazioni, di modo da adattarla alle esigenze del presente … paga Julian ;).
Senti, ma invece vogliamo parlare di questa brutta immagine? “Clifford durante il gioco aveva avuto un crampo e ora Sandy, inginocchiato a terra, gli stava massaggiando il polpaccio con la sollecitudine di un piccolo schiavo.” Cioè … il polpaccio di Clifford, che schifo! Non ci posso pensare.
Passiamo oltre. E qui sono morta dal ridere: “-Non mi agito! Assolutamente non mi agito! Perché dovrei agitarmi? Gentile e Jenny stanno insieme, lui la bacia in continuazione, non gliene frega niente del tunnel di Philip! Nessuno deve agitarsi, qui!-.” Mitico lo sclero da sconfitta del capitano, quando è praticamente sull'orlo del tracollo.
Il povero Holly, comunque, non ha speranze che qualcuno dia retta a questo suo tracollo da rischio-di-sconfitta, perché se Benji ha altro a cui pensare, Philip è ormai completamente partito per il suo mondo e con i suoi ragionamenti che, a differenza di appena qualche giorno prima, vanno dritti all'obiettivo senza impappinarsi o mettersi a girare in tondo: “Anche lui non lo ascoltava più da un pezzo, era tornato a pensare ai fatti propri, gli occhi ancora pieni di Jenny, la testa sulla panchina italiana, i pensieri sul campo, dove aveva resistito all’impulso di andare verso la squadra avversaria, prendere l’ex fidanzata per mano e portarsela via. Ma non via dalla parte della panchina giapponese, quella da cui era legittimo che assistesse alla partita, via proprio via. Via dallo stadio, via da Torino, via dall’Italia. Le avrebbe lasciato la mano solo una volta arrivati a Furano, a casa di lei, dove sarebbero rimasti finalmente soli. Da soli e insieme.”
Direi che qui abbiamo la conferma definitiva di quanto la sua mente si sia finalmente azionata, e non solo si è azionata, ma ha fissato anche qual è il suo obiettivo: Jenny, e nient'altro. Ora che ci penso, è interessante anche vedere come la mente di Philip, adesso, abbia riacquisito non solo la capacità di analizzare e fare ordine sul presente, ma anche di far proseguire il pensiero e dargli uno sbocco futuro. Ora, Philip non si limita a sapere chiaramente quel che vorrebbe fare in questo istante preciso (e già questo, rispetto a com'era conciato qualche giorno prima, mi sembra un grande successo), ma ha chiaro in mente quale dovrebbe essere la conseguenza diretta delle sue azioni.
Che Philip pensi a quel che dovrebbe fare una volta ricondotta Jenny a sé, potrebbe sembrare banale e ovvio, ma non credo che lo sia. Fino a pochissimo tempo fa, Philp non solo si incartava nel pensare a cosa dovesse fare nel presente più immediato, ma non sapeva nemmeno cosa volesse fare, da che parte girarsi per trovare una soluzione ed uscire dal casino attorcigliato in cui era finito.
Ora, andrebbe dritto alla meta senza esitazioni, sa esattamente quello che desidera nonché come lo desidera, e gli resta soltanto di capire come farsi riconoscere da Jenny che, per il momento, sembra non avere intenzione di far crollare le barriere che gli riserva.
Ora però torniamo a Jenny, perché è nella sua testa che devo ravanare per un po', prima di arrivare all'incontro finale tra i due.
Intanto ecco scoperto il lavoro serale/notturno di Jenny!
All'inizio di questa scena ho evidenziato questa frase: “Cercava di estraniarsi dal tempo e dallo spazio, ma restava radicata nello stesso posto.” Ecco che ritorna a galla il concetto della dimensione spazio-temporale. Jenny cerca di estraniarsi dal tempo e dallo spazio ma, secondo me, si tratta dei SUOI tempo e spazio, quelli di cui non riesce a liberarsi. Jenny vorrebbe quindi riuscire a percepire tempo e spazio così come sono per gli altri, vorrebbe entrare in quella dimensione dalla quale si è sentita catapultare fuori all'improvviso ma, per quanto ci provi, non le resta che restare intrappolata nella sua “bolla”, in quello “stesso posto” che nomini tu dove, per l'appunto, tempo e spazio seguono un andamento tutto loro, che vale per Jenny e per nessun altro.
Questa diversa percezione del tempo e dello spazio, però, questo continuo premerle addosso di una condizione diversa dal resto dell'ambiente circostante che, ancora una volta come in passato, la porta a sentirsi estranea a questo stesso ambiente così come a se stessa, è per Jenny estremamente sfiancante. Credo che, nonostante tutto, e nonostante la sua capacità di adattarsi alle più disparate situazioni, in Jenny si stia facendo sentire con prepotenza il suo istinto da “pesciolino”, che vorrebbe soltanto guizzare via dalla portata di tutti per potersi rintanare sul fondo oscuro, silenzioso, pacifico e annullante di un grande oceano. Ecco infatti che: “E lei, adesso che era scesa dalla pedana, voleva passare il più possibile inosservata.”. In questa frase si percepisce tantissimo la stanchezza di Jenny, il suo essere al limite, il suo solo desiderio di farsi invisibile, nonché inafferrabile. Ma, in realtà, cos'è che estenua Jenny così tanto? Non credo che si tratti davvero delle insistenze di Philip o di quelle di tutti gli altri a proposito della sua relazione con l'ex, piuttosto ho più l'impressione che si tratti di una lotta interiore. Se Jenny potesse rifugiarsi davvero sul fondo oscuro del suo oceano, troverebbe la pace che anela? Io non credo. Tempo e spazio, intorno a lei, forse si sono dilatati e la separano da tutti gli altri, proprio perché la barriera tra Jenny e l'esterno non è altro che se stessa, quella se stessa che Jenny non può più evitare, ma che lei vorrebbe poter ancora ignorare. O che, forse, vorrebbe scacciare del tutto.
Come potrebbe quindi Jenny amalgamarsi con l'esterno, con gli amici, con la vita che si è sforzata di crearsi, dal momento che sono gli stessi contorni di se stessa, quelli in cui la sua forma non trova più spazio? Ecco, forse, come si è creata la bolla di cui parlavo un po' più su: io me la vedo proprio come uno spazio dai contorni molto spessi che, anche se trasparente, è ben marcato e separa nettamente Jenny dall'esterno. Uno spazio che si muove con lei, dal quale uscire è impossibile, dove gli stessi pensieri di Jenny vanno a sbattere contro le pareti (che ci sono, pur essendo trasparenti), per poi percorrere la strada a ritroso e non trovare alcuno sbocco risolutivo.
La mia idea è quella che Jenny, in questo capitolo, sia e si senta intrappolata.
Comunque sia, Jenny sembra non poter nemmeno pensare di rifugiarsi nel fondo del suo oceano isolato, perché ora che vorrebbe fermarsi, ora che quasi vorrebbe annullarsi, arriva Salvatore e, proprio davanti ai suoi stessi occhi, scombina ancora un po' la sua stanza interna già messa sottosopra. Gentile non attende che Jenny si giri per compiere il “misfatto” senza che lei se ne accorga, e metterla di fronte al fatto già compiuto, ma la spiazza con la frase più diretta che potesse rivolgerle: “-Dovresti tornare insieme a Callaghan, Jenny.-”. È un po' come aver aperto un armadio, averci messo dentro le mani, e aver tirato fuori tutte quelle cose che vi erano state cacciate dentro a forza, per poi lasciarle giacere sul pavimento alla rinfusa. È come aver messo Jenny di fronte all'evidenza: “queste cose, qui dentro, non ci stanno. Non è il loro spazio, è inutile che ti sforzi di vederlo come tale”.
Ovviamente, questo atteggiamento, per Jenny, non può che essere un colpo il pieno petto: “Non riusciva a credere che anche Salvatore si mettesse a dirle cosa doveva fare. Era una congiura? Si erano messi d'accordo tutti? Non ne poteva più di sentire la stessa solita, inutile solfa! Cosa ne capivano gli altri di lei? Cosa ne capivano di lei e di Philip?”. Insomma, che cos'è? Si sono dati tutti quanti appuntamento nella sua “stanza” per svuotarle gli armadi? Per scombinare quello che, lei, ha fatto tanta fatica a farci stare anche dove sembrava non esserci abbastanza spazio (deve aver imparato da Mark)? Credo che sia normale che Jenny continui a percepire le buone intenzioni di chi le sta intorno come una violazione del suo spazio. In fondo è vero che tutti stanno agendo per il bene suo e di Philip, ma è anche vero che non saranno le loro parole a convincerla di come debbano andare le cose. È vero che Jenny deve, prima di tutto, far pace con se stessa, persuadersi da sola di non correre pericoli, nell'eventualità di lanciarsi con il Philip-paracadute. Ovviamente, le spinte dall'esterno possono esserle utili affinché lei non chiuda gli occhi, affinché non continui a tentare di far stare in quella “stanza” tutto ciò che, in essa, non trova che uno spazio forzato, ma si tratta ugualmente di opinioni non richieste, di un'invasione nella sua vita e nel suo mondo interiore che, giustamente, la turba e la fa infuriare, perché dall'esterno tutto sembra più facile di quanto non sia. È anche vero, però, che esternamente è molto più facile essere obiettivi, e vedere quindi le cose per quello che sono.
Credo, oltretutto, che gli altri (da Mark, a Benji, alle ragazze, a Salvatore), non si sarebbero mai intromessi (forse a parte Evelyn), se la situazione non fosse apparsa loro tanto disperata, tanto agli sgoccioli. Il loro intervento, alla fine, si dimostrerà decisivo, ma soltanto per mettere Jenny di fronte alla realtà dei fatti e, soprattutto, dei sentimenti reciproci che lei e Philip continuano a provare l'uno per l'altra, e che lei si sforza di voler continuare a non vedere. Penso però che la sua reazione non avrebbe potuto essere diversa da questa: “Pensarci? Non faceva altro! Non bastava forse il bacio che Philip le aveva dato davanti ai bagni del bar del centro sportivo? O ciò che le aveva detto nei corridoi dello Juventus Stadium? Non bastava ciò che era accaduto sulla pista di pattinaggio? O che Benji, Mark, Patty, Amy e chiunque altro avesse abbastanza confidenza con lei, le avesse detto che era bene che tornassero insieme? Chi dava loro il diritto di impicciarsi della sua vita? Lei stessa non sapeva cosa fosse meglio, come potevano capirlo gli altri?”.
Così come trovo ovvio che, subito dopo, la rabbia di Jenny si indirizzi direttamente su Philip: “E Philip? La collera s’incanalò prepotente contro il suo ex. Come osava Philip chiederle di tornare in Giappone dopo come l’aveva trattata? Dopo come l’aveva lasciata?”.
Forse Jenny sperimenta di nuovo un senso di abuso contro la sua volontà, in questo tentativo da parte di tutti di impicciarsi degli affari suoi e di Philip. Per quanto riguarda quest'ultimo, poi, Jenny vede direttamente minato il suo potere decisionale: di sicuro non vuole essere la “sua bambolina”, quella che lui può pensare di abbandonare e di riprendere quando più gli aggrada e quando meglio gli gira e penso che, sotto-sotto, soprattutto visto COME e IN CHE MOMENTO Philip l'ha lasciata, Jenny un po' di questa paura la provi senza dubbio. Insomma, visto così direi che questo non sembra altro che un vicolo cieco senza speranza, dal quale non è per niente immediato scovare un'uscita.
Poi ci sono queste righe bellissime, che aprono uno spiraglio nel passato, che consentono al lettore di vedere in rapida successione quello che non è stato narrato. Righe che delineano quel percorso doloroso e, proprio per questo, difficilissimo da affrontare, che Jenny ha intrapreso durante la terapia con Nicole: “Quelle uniche due parole fecero percepire ad Amy la stanchezza fisica e psicologica di una Jenny che non aveva più la forza di restare a galla. La sentì al limite, come l’aveva sentita al limite la prima volta che erano andate insieme da Nicole, quando era uscita piangendo dalla stanza in cui era rimasta chiusa per più di un’ora con la donna, rifugiandosi tra le sue braccia singhiozzando e dicendole che mai, mai più avrebbe messo piede in quella casa.”.
Sembra davvero di vederla, Jenny, dopo quella prima seduta e, il fatto di ritrovarla ora, dopo tutto questo tempo e dopo tutti i risultati raggiunti, in una situazione fisica e psicologica così simile a quella di allora, è veramente desolante. Su Amy, il dover comparare quella Jenny con quella di oggi, ha sicuramente un impatto notevole. Improvvisamente la fragilità di Jenny, quella stessa fragilità che, da tempo, la ragazza teneva così bene sotto controllo, riaffiora con prepotenza e dimostra quante cose, da allora, non siano cambiate. Certo, Jenny ha ormai superato il trauma dovuto alla violenza, ma la lontananza da Philip, il modo stesso in cui questa lontananza si è creata e palesata, ha generato in lei una ferita che brucia tanto quanto il trauma precedente, e che la annienta con la stessa intensità, nonostante Jenny si sia sforzata per andare avanti e, finora, ci sia riuscita anche piuttosto bene. Jenny è stanca, spossata, ma è stanca di non sapere dove sbattere la testa, è stanca, forse, di non capire. Perché c'è quel punto su cui ancora si incaglia, quelle spiegazioni mancanti che la lasciano con questo enorme punto interrogativo riguardo al comportamento che Philip ha avuto allora. Si tratta di un interrogativo che, per il momento, ancora non accenna a risolversi, né in un senso né nell'altro. Perché, pensandoci, Jenny non è nemmeno convinta che Philip abbia smesso di amarla e l'abbia lasciata per questo motivo, altrimenti, forse, non si tormenterebbe in questo modo, non starebbe nemmeno tanto male. Credo che l'unica spiegazione possibile sia che Jenny, a livello inconscio-istintivo, senta che il suo legame con Philip non si è mai spezzato, nonostante tutto, e sente questa sua stessa parte inconscia che insegue questo stesso legame. La parte più razionale, in lei, però seguita a ribellarsi, a tentare di metterla in guardia, ed è qui che si apre il circolo vizioso del “non capirci più niente”, è qui che Jenny si attorciglia su se stessa: il suo istinto non riesce ad abbandonare una convinzione, la sua mente razionale non riesce ad abbandonarne un'altra.
Infatti, poche pagine dopo, c'è questo pensiero di Jenny, che credo possa confermare il concetto di prima: “Ce l'aveva con lei [con Evelyn] perché le aveva sbattuto in faccia uno stato di fatto che per più di una settimana aveva cercato di ignorare. Le sue parole l'avevano messa ancora una volta di fronte ai sentimenti che provava per Philip e che l'amica affermava lui provasse ancora per lei.”.
Torniamo però poco più indietro, esattamente a questo breve scambio di battute tra Mark e Jenny: “-Voglio andare a casa, Mark.-
Lui la guardò.
-Quale casa?-
Era una domanda semplice e legittima, ma Jenny andò in confusione. Già, quale casa? Qual era la sua casa?”.
Questo breve estratto, semplice e incisivo, ha l'effetto di una vera pugnalata. “Qual era la sua casa?”.
È struggente e insieme bellissimo, questo interrogativo che in Jenny dilaga nel silenzio di se stessa, mandandola totalmente in confusione, togliendo un altro tassello a quella stabilità che lei si era illusa di aver creato sotto i propri piedi. Che fare, ora che non può più ignorare di non avere un luogo da chiamare casa? Com'è possibile ritrovare se stessi, se non si ha un luogo dove sentirsi a proprio agio, dove si sente di appartenere? Da dove partire, a questo punto? C'è una soluzione? L'unica plausibile, per Jenny, sembra essere quella di fuggire di nuovo, e questa volta definitivamente, senza più aggrapparsi a qualcosa/qualcuno di conosciuto.
Ecco infatti che: “Jenny era decisa a tagliare i ponti anche con gli altri, con tutti coloro che la circondavano in quel momento e che erano troppo profondamente legati alla sua vita di prima e a quella del suo ex.”
Torniamo sul concetto della stanza completamente vuota, quella dove Jenny non può portare nulla dal passato e dove dovrebbe ricostruire tutto dal principio. Anche il più piccolo dettaglio della vita precedente la manderebbe di nuovo in confusione, finirebbe, presto o tardi, con il rispedirla al punto di partenza. Deve sparire tutto e, implicitamente, è ovvio che debba sparire anche lei, per essere sostituita da una nuova Jenny. Completamente nuova.
Eppure, nonostante la profonda decisione che sembra trasparire da Jenny a questo pensiero, credo che i suoi siano soltanto pensieri vuoti, che girano su loro stessi. Ricominciare dall'inizio? Ricominciare da zero? Ma dove? Come? E, soprattutto, per quanto tempo funzionerebbe? Anche qualora Jenny riuscisse a liberarsi di ogni ricordo e di ogni dettaglio del suo passato, come potrebbe liberarsi di se stessa, del sentimento per Philip che non smette di bruciare, della consapevolezza di essere, sempre, “ovunque tranne che a casa”? Credo proprio che non funzionerebbe, che Jenny, in una situazione del genere, cadrebbe definitivamente in pezzi. Tanto per cominciare, dopo aver rincontrato Philip, dopo quanto avvenuto negli ultimi giorni e aver risperimentato l'intensità di quel che prova per lui, le sue energie si sono esaurite, e non credo che Jenny avrebbe la forza di ricominciare di nuovo dal principio. Ma poi, come si può ricominciare, sapendo di non avere un luogo dove andare, nonché sapendo di non averne uno in cui tornare? Lo trovo veramente disarmante. Jenny è realmente intrappolata, bloccata nel mezzo di qualcosa che non può muoversi né avanti né indietro. A questo punto, come disincagliarsi?
Lasciamo per il momento in sospeso questo interrogativo e, prima di avviarci verso la fine, fermiamoci un secondo unicamente su Philip.
“Mark si aspettava che Philip gli facesse storie, quantomeno gli chiedesse il motivo, invece il compagno si adeguò senza protestare.”. Com'è che Philip non protesta né chiede spiegazioni, quando Mark gli intima di seguirlo a casa sua? Non ne ha la forza? Oppure sente che c'è qualcosa di più grande, qualcosa di incontrollabile, che non può fare a meno di seguire? Philip avrà cominciato, prima ancora di Jenny, a seguire la via tracciata invisibilmente dal suo istinto, e che lo conduce inesorabilmente a lei? A questo punto, sapendo quello che accadrà tra qualche pagina, mi viene da dire di sì.
Ed infine è letteralmente una pioggia di ricordi, quella che lo investe quando, in camera di Jenny, Philip si ritrova in mano la scatolina del suo anello: “Philip scosse la testa e si lasciò cadere seduto sul letto confuso, incredulo e insieme sollevato di constatare che Jenny non l’avesse gettato via. Non solo non se ne era liberata, ma lo aveva portato con sé anche se non stavano più insieme, anche se frequentava Gentile. Sollevò il coperchio quasi trattenendo il fiato. La pietra smerigliata brillò alla luce, gioendo di essere stata finalmente ritrovata. I suoi luccichii riempirono gli occhi di Philip, riportandolo a ricordi lontani. Alla pioggia che li aveva bagnati quel giorno, mentre percorrevano la strada che dal ryokan portava a Shintoku e si erano fermati, indecisi se proseguire nella loro passeggiata o tornare indietro. Ricordò come avesse tirato fuori all’improvviso l’anello mentre l’acquazzone si scatenava sopra e intorno a loro. E quando Jenny aveva capito, i suoi occhi avevano brillato di felicità.”.
Cosa sono tempo e spazio, in definitiva, di fronte a questi ricordi? Di fronte all'intensità di essi e del sentimento immutato che ancora lo lega a Jenny? Philip si accorge forse che lui e Jenny, in realtà, sono rimasti fermi in quel momento, quando lui le ha consegnato l'anello. Forse è quello il momento chiave, quello che a entrambi, finora, era sfuggito dalla memoria, e che li riconduceva ad essere esattamente quel che, insieme, sono stati. Quel che il loro istinto cerca di portarli ad essere ancora. Philip si fissa sulle immagini di quel giorno, mi sembra di vederlo mentre se le vede scorrere davanti agli occhi, chiare e nitide come se le rivivesse, intense e indimenticabili, nonostante, per lungo tempo, gli si fossero cancellate dalla mente.
Forse, però, prima di quest'istante, Philip non sarebbe stato pronto per riviverle, non come sta facendo adesso. Prima di questo momento non le avrebbe riconosciute nella stessa maniera, non gli sarebbero sembrate far parte di lui, di qualcosa da lui vissuto. Forse, soltanto fino a pochissimi giorni prima, gli sarebbe parso il ricordo di un estraneo. Ora, invece, che ritrovando Jenny dentro di sé ha ritrovato anche se stesso, può riaccogliere quei ricordi senza riserve, lasciandoseli scorrere dentro uno dopo l'altro, naturalmente, senza esitazioni. È lì, che il suo istinto voleva condurlo, in quel preciso ricordo, dove sono contenuti anche tutti i precedenti. Sì, sto dicendo che quello della consegna dell'anello non è che l'ultima figura, la più grande, di una matrioska che ne contiene tantissime più piccole, una legata all'altra, una dipendente dall'altra. E ogni ricordo non può essere riscoperto se non raggiungendo e riscoprendo prima il precedente, che aggiunge quindi un tassello a quel puzzle di cui Philip e Jenny hanno fatto parte insieme, e che, insieme, hanno costruito.
Tempo e spazio, infine, sono destinati ad annullarsi finalmente anche per Jenny, non appena varca la soglia della propria stanza, trovando Philip addormentato sul suo letto: “Per un attimo, vedendo Philip riposare sul suo letto, ebbe l'impressione che il tempo si annullasse, che lui non l'avesse mai lasciata. Guardarlo dormire la fece tornare alla serena quotidianità di anni prima, quando ancora la loro vita era piena di felicità e di gioia. Anni che in quegli ultimi giorni sembravano non essere mai esistiti”.
È bellissimo questo ritorno al passato che prima Philip e poi Jenny sperimentano, uno alla vista dell'anello, l'altra osservando il ragazzo mentre dorme. Quel tempo che, durante quest'ultima giornata, ha spiazzato Jenny mostrandosi dilatato e diverso da quello percepito da tutti gli altri, improvvisamente si arresta, creando una terza, nuova dimensione. Una dimensione che non ha più nulla a che fare con l'esterno, ma che non c'entra assolutamente niente nemmeno con la Jenny che ci è apparsa dall'inizio di questa storia. È, per l'appunto, una terza dimensione, ed appartiene a Philip e Jenny in egual misura: si tratta della loro dimensione, dove passato e presente si mescolano, dove il futuro non esiste, nonostante, al suo posto, sembri formarsi qualcosa di più immenso, qualcosa che oserei chiamare eternità. Non esistono più domande, difatti, in questo momento e in quelli successivi, solo un progressivo scoprirsi dell'istinto che rivela quel che, tra i due, va ed è sempre andato al di là di qualsiasi forma di spazio-tempo.
Non ci sono più dubbi né risentimenti (“La collera scomparve di colpo mentre lo guardava, spazzata via da una nostalgia infinita che le tolse le forze e la fece scivolare in ginocchio”), ma soltanto questo “scontro” finale, in Jenny, tra l'istinto che la spinge verso Philip e la mente razionale che cerca di dissuaderla. Uno scontro che, se vogliamo essere precisi, tanto-tanto uno scontro vero e proprio poi non è, perché assistiamo piuttosto a una più che blanda resistenza della mente razionale di Jenny, di fronte a un istinto che ormai ha assunto il totale controllo e che, sopraffacendo Jenny con le emozioni, non le consentirebbe in alcun modo di tirarsi indietro: “Non farlo.” pensò, ma la sua volontà s’era così indebolita che non si diede ascolto. Un secondo dopo le sue dita gli accarezzarono il braccio. Toccò solo il tessuto della felpa, Philip non si accorse di nulla. Si morse un labbro, cercando di mantenere un controllo che stava perdendo. “Non servirà a niente. Non cambierà niente.” Si tirò su e si sedette piano sul letto, così piano che il materasso non si mosse. Restò a guardarlo, come probabilmente aveva fatto lui quando era rimasto a dormire al suo fianco in camera di Amy. Jenny doveva andar via ma più indugiava e meno trovava la forza di alzarsi e lasciarlo lì.”
“Non farlo”, “Non servirà a niente. Non cambierà niente”, sembra proprio di sentirlo appena-appena sussurrato da una voce flebile attutita da un cuscino. Mi piace tantissimo poi questo minuscolo particolare: “pensò, ma la sua volontà s’era così indebolita che non SI diede ascolto.” Non “non LE diede ascolto” (alla volontà), ma “non SI diede ascolto”. Questo mi dà l'impressione delle due Jenny (passata e presente) che, finalmente, si fondono in una cosa sola, che smettono di fronteggiarsi com'è avvenuto durante le ultime ore, nonché di ignorarsi com'è avvenuto negli ultimi giorni e, finalmente, una dentro l'altra, costruiscono quell'equilibrio tra passato e presente che sembrava ormai impossibile creare. Non solo, dunque, avviene finalmente l'incontro istintuale (perché non poteva avvenire diversamente, per il momento) tra Jenny e Philip, ma Jenny riesce a riconciliarsi anche con se stessa, riesce a sovrapporre quelle due figure che, finora, le erano sembrate tanto diverse. Ha finalmente trovato il modo di farle combaciare.
A questo punto, le cose non potevano andare diversamente: “Philip si svegliò, tutti i sensi all’erta. Prima che lei si allontanasse, sollevò le braccia e la intrappolò”.
Non potevano andare diversamente perché Philip non poteva non svegliarsi, non poteva non percepire istintivamente la presenza di Jenny e non poteva permetterle di allontanarsi di nuovo.
Arrivati a questo punto, trovandosi faccia a faccia dopo essersi finalmente riconosciuti, i due non possono far altro che unirsi. E stavo pensando anche a un'altra cosa: Philip e Jenny, prima di riconoscersi effettivamente faccia a faccia, si sono riconosciuti “separatamente”. Philip ha riconosciuto Jenny contemplando l'anello, mentre ricordava il momento in cui gliel'ha dato, e Jenny ha riconosciuto Philip osservandolo dormire. Forse, se non ci fossero stati questi passaggi intermedi, il riconoscimento non sarebbe avvenuto, né Jenny si sarebbe lasciata sopraffare dall'istinto e dal sentimento che invece, ora, la travolge incontenibile.
Trovare Philip addormentato nel suo letto, venire a contatto PRIMA con i ricordi che questa visione le risveglia nell'animo, le permette di fermarsi e, finalmente, di stracciare quella barriera che si era auto-imposta di fronte a lui.
La conclusione, poi, breve ma intensa, non è altro che la naturale unione di due anime che si ritrovano.
Quelle righe sono bellissime: c'è solo uno spazio senza tempo, dove il dopo non ha più alcuna importanza, dove conta solo la successione degli stessi attimi che, uno dopo l'altro, si susseguono seguendo il loro corso. Uno splendido incontro istintivo, dove non esiste nient'altro se non qualcosa che non poteva che succedere esattamente così.
In questo capitolo, uno degli aspetti che mi ha colpita maggiormente è stata proprio la percezione del tempo e questo suo arrestarsi finale l'ho trovato veramente azzeccato, e nient'altro che l'evoluzione naturale di quando avvenuto nelle pagine precedenti. Perché non c'erano alternative: arrivati al limite, doveva necessariamente avvenire la svolta. Il tempo di Jenny si era dilatato e trasferito in una dimensione diversa: ora, o si fermava definitivamente creandone una terza, oppure si sarebbe certamente spezzato qualcosa in maniera definitiva. Diciamo che era arrivato il punto in cui la corda era tesa allo spasimo: o la si lasciava rilassarsi, o si sarebbe spezzata, e questa volta senza che fosse possibile tornare indietro.
(Recensione modificata il 27/05/2018 - 09:25 pm)

Recensore Master
25/05/18, ore 00:21

La Pagella dell’episodio 17- Sedicesimo Capitolo

AMY- voto 5
Adesso basta, le cose con Julian sono quattro:
1) Ti fidi…ma gli fai una scenata per la mancanza di rispetto
2) Non ti fidi…e lo mandi a quel Paese, perché non puoi vivere serenamente così
3) Ti togli ogni dubbio…visto che lui ha rispetto zero, non ci sono problemi ad hackerargli il computer oppure, ancora meglio, a crearti un account e chattare con lui con uno pseudonimo
4) Ti fai di Price-Parfume e dimentichi quello che accade attorno a te

JENNY- voto 5,5
Scusate ma non mi rassegno che prima di arrivare a questo punto non ha, non dico pareggiato con Philip, ma almeno aggiunto un +1 alla sua lista dei ragazzi con cui è stata…e che +1 sarebbe stato. Comunque, può dire quello che vuole, la foto di Salvatore è al sicuro.

SALVATORE- voto 9
Gli amici di Jenny quasi davano fastidio nel voler decidere per lei senza chiederle cosa volesse, lui invece l’ha “ascoltata” meglio di quello che lei ha ascoltato se stessa, con gli occhi e con il cuore.

GENTILE PADRE- voto 5
Autorevolezza di allenatore supera quella di padre...ovvero calcolato zero. Inoltre pessimo padre, il figlio prende un colpo in testa, il medico vuole farlo andare in ospedale e lui non ce lo manda a calci in quel bel culo che si ritrova?! Non pare un genitore molto italiano! Il voto sarebbe stato più basso ma Salvatore gli è venuto così gnocco quindi ci passo sopra.

EVELYN- voto7
Ha avuto la sua intervista…almeno credo, insomma ci possiamo fidare dell’autrice in merito o arriverà il colpo di scena?!
Certo che quando vuole la lingua la mette al posto giusto…giuro che non era mia intenzione il doppio senso, mi riferivo allo scambio di opinioni con Benji ahah

PATTY- voto 5
Dopo la bella performance precedente è tornata a fare tappezzeria. Io durante la partita non l’ho manco sentita fare il tifo come Dio comanda…se non si regola parte la petizione per levare la sua statua a Tokyo .

ROB- voto in sospeso
Non sappiamo ancora quanto si è fatto pagare per fare l’interprete.

BRUCE- voto 6
Bisogna proprio spiegargli che se chiedi a qualcuno di fare la spia non bisogna dirlo davanti alla persona da spiare, però poi ha messo nei guai Julian quindi un bel sei se lo guadagna.

JULIAN- voto 4
Sei un bravo giocatore, ottimo con le fan (cosa non da tutti) ma come fidanzato fai un po’ schifo!

GAMO- voto 5
L’astinenza lo rende particolarmente sensibile, ha fatto sedere le ragazze in panchina, che altra ragione può aver avuto, la gentilezza?! Non gli crede nessuno.

MARK- voto 5,5
Tanto il figo e poi non ha coraggio di rispondere alla domanda di Benji? Non rispondendo ha ammesso che ritiene Benji migliore di Ed e avrebbe preferito lui in campo. Orgoglio o lealtà in pubblico per un amico?

BENJI- voto 6
Ha avuto classe a non mangiarsi gli inviati dei “cagasotto”. Non ha avuto però il suo solito guizzo di genio. Aveva intuito che Ed stava giocando sporco, poteva fingere di volersi far da parte per far giocare Alan al suo posto. A quel punto i due geni avrebbero dovuto scegliere fra far giocare Benji per tutta la partita oppure Ed e Alan…che avrebbero fatto?!

ED- voto 4
Ha fatto i capricci l’ha avuta vinta, e ha preso gol! Serve dire altro?! Certo: Tié!!!

HOLLY- voto 4,5
Come capitano fa quasi rimpiangere Philip, non è scappato nel timore che Benji esplodesse, deve essere proprio corso in bagno non reggendo la tensione. In campo poi non ha dato chissà che…

PHILIP- voto 5
Non ti sei meritato un ragazzo come Salvatore sulla tua strada.
Inoltre, tecnicamente, non è tornato con Jenny, ha messo le corna a Julie, ha fatto di Jenny “l’altra”.

ALAN- voto 8
Lui lavora sodo, lascia che le sue azioni parlino per lui, nel bene o nel male, è comunque ammirevole.


DOMANDE ALL’AUTRICE:

1) Ma la partita, come è finta? ahahah
2) Fra quanto esce la pubblicità di Jenny e Salvatore?
3) Che profumo era la pubblicità sopracitata?

SPOILER THEORY
1)Salvatore si sentirà male a causa del colpo preso, sarebbe dovuto andare in ospedale.
2) Jenny scoprirà delle sostanze assunte da Philip di cui ormai è dipendente e si incazzerà di brutto
3) Benji farà la doccia.

FAN CAST
Il corpo di Beckam al matrimonio di Harry e Meghan…FAFANELLA sa il perché!

Ciao Ciao

PS Ma si può sapere perché adesso bisogna dichiarare di non essere un robot per poter recensire? A parte che è un po' razzista nei confronti dei robot, ma rischio ogni volta di perdere quello che ho scritto uff (ok mi è già capitato meno male non in una pagella ahah)

Recensore Veterano
24/05/18, ore 20:27

Che dire? ci speravamo ed è successo. Grazie ad Evelyn... quindi tutti hanno una seconda occasione!!
Evelyn che ha anche il coraggio di dire a Benji una verità da tutti caparbiamente evitata nelle loro discussioni.
Diventerà una grande giornalista, tenace, sempre sul pezzo, insopportabile.
Mi è piaciuto molto come hai descritto la partita e le rivalità in campo tra i singoli componenti della squadra giapponese e quella italiana (a proposito, chi ha segnato???). Gli spintoni, le gomitate, sembrava di vederle.
Gentile acquisisce ad honorem la qualifica di cavaliere del re, anche se il suo caratteraccio non aiuta, ma ai cavalieri si perdona tutto.
Bella la litigata padre-figlio, e bello l'espediente elaborato da un quasi moribondo Salvatore... Io ormai non so più come lodarlo 'sto calciatore.
Julian non capisce la sofferenza di Amy, è veramente di coccio il principe.
non c'è che dire, sarà un rientro in Giappone veramente inatteso, anche se fortemente sperato.

Recensore Veterano
19/05/18, ore 18:13

La sensazione che provo dalla lettura del capitolo, nonostante le divertenti scenette che smorzano i toni, è di una generale sofferenza. Di Tom per il padre, di Philip per Jenny, di Jenny per se stessa.
Tom è giustamente preoccupato per la salute del padre, sofferenza credo aumentata per il fatto di non avere, a differenza dei suoi amici, qualcuno con cui condividere almeno le parole. Amelie non c'è e, forse, non c'è mai stata.
Jenny ha trovato un grande amico, Mark. Bellissima la telefonata di Bruce che consente di potere far conoscere alla nazionale il grande cuore dell'attaccante: così protettivo nei confronti di Jenny non lse lo immaginava nessuno, specialmente Philip.
Jenny poi scopre, se ancora non se ne era accorta (le lettrici sì...), che con Gentile non è amore, ma qualcosa di diverso, che qualche volta capita: l'incontro di due solitudini che cercano di sorreggersi e poi, giustamente, di spiccare il volo verso qualcosa di altro. Accadrà anche qui?
Philip finalmente riesce a confessare il suo dolore. O meglio, riesce a dare parole al suo dolore. Fino ad adesso non era riuscito a farlo.
Ciò che lo ha annientato è stato il rimorso di essere stato lui la causa dell'aggressione subita da Jenny.
Ma i suoi amici, che conoscono tutta la storia, la vera storia, non possono che avere parole di conforto per il ragazzo. Niente poteva essere evitato, purtroppo.
Spero che adesso Phil riesca a trovare la forza di confessare questo suo senso di inadeguatezza, ingiustificato ma tanto, troppo umano, anche a Jenny.

Recensore Master
19/05/18, ore 15:15

Mi sono presa del tempo per recensire, perché ho molto amato questo capitolo e l’ho voluto leggere più di una volta. Mi è piaciuta la contrapposizione fra lo scherzo, quindi un clima più disteso, e il momento topico finale. Vado oltre Jenny e Philip in questo momento, oltre il loro dramma e il loro amore, perché ciò che mi ha fatto emozionare più di tutto è il supporto che questi due anno avuto. Lei trova la spalla di Gentile su cui potersi accasciare mentre lui gli dici la più grande delle verità, alla fine nonostante l’attrazione che hanno l’una per l’altro, sono più che altro l’uno il sostegno dell’altra, hanno entrambi il cuore infranto. La scena più bella però è data da Benji, Emy e Patty, tutti loro dimostrano a Philip il loro affetto e lo invitano a scrollarsi di dosso tutto quel dolore, di cui ha creduto di essere l’unico colpevole. Le parole di Emy e successivamente quelle di Patty gli mostrano una nuova versione, su cui riflettere ed iniziare a costruire qualcosa di nuovo, un nuovo Philip e perché no un nuovo rapporto con Jenny, la quale è cambiata a sua volta, sia per ciò che le è accaduto e sia per la nuova vita fatta in Italia. Un capitolo meraviglioso ☺️
Tornando ad essere un po’ più frivola ti avevo detto che mi sarei fatta promotrice di una petizione, di cui ora sono più convinta che mai visto che si è scoperto che Evelyn è Bruce si cornificano reciprocamente.
Udite udite lettori di questa fantastica ff, chiedo che la nostra Evelyn abbia il suo momento di gloria con il bel Gentile, una notte di puro godimento, anche un pomeriggio o una mattina, va bene tutto,ma diamole questa soddisfazione, così troverà un po’ di pace povera donna!😂🤣😂🤣😂🤣😂

Recensore Junior
19/05/18, ore 00:34

Ciao Yoshiko! *riemerge dall'abisso di libri in cui era sprofondata* Finalmente riesco a recensire questo capitolo.
Come al solito, ho trovato il tuo stile gradevole e scorrevolissimo: hai alternato alla perfezione scene descrittive, dialoghi e azioni, costruendo un ritmo narrativo nè troppo affrettato, nè eccessivamente lento (e, a parer mio, non era facile azzeccare i tempi, soprattutto nell'ultima scena tra Jenny e Philip). E neanche una virgola fuori posto: seriamente, mi presti i tuoi superpoteri?

Dopo la scena dello scherzo avresti tranquillamente potuto scrivere il mio necrologio, perchè sono morta dalle risate immaginando Clifford incastrato nel suo letto e Sandy che, terrorizzato, cerca di emigrare su Marte per sfuggire al suo futuro assassino (ripensandoci, forse avresti dovuto scrivere anche il necrologio di Winter).

​Finalmente siamo giunti a un momento decisivo per il "dilemma portieri": mi aspettavo che Gamo propendesse per far giocare Benji, ma mi ha sorpeso che Marshall abbia preso le parti di Ed; infatti, dato il suo legame con Price, avrebbe dovuto riconoscere il momento difficile che sta passando con l'Amburgo e metterlo in campo. Per quanto riguarda Ed, invece, ho un dubbio: crede davvero di essere migliore del rivale, oppure ha voluto ricattare Gamo e Freddie? Io propendo per la prima, reputo Warner un personaggio molto orgoglioso e caparbio, ma non penso che sarebbe capace di simili sotterfugi per scendere in campo. Se fossi nel fabulous duo degli allenatori sceglierei sicuramente il giocatore più forte, cioè Benji (e no, figurati, non sono ASSOLUTAMENTE di parte *coff coff*). Inoltre, se vogliono permettere a Ed di fare esperienza, non dovrebbero fare lo stesso con il povero fantasma della panchina, alias Alan? Insomma, dov'è Pearson quando serve? Non dirmi che è stato preso in ostaggio da Daisy...

"L’amore che rifiutava di morire."  Dopo questa frase, il mio ettroencefalograma ha registrato un ritmo beta intensissimo; una consistente attivazione di neuroni e sinapsi impazzite, del tutto fuori controllo. (Sì, lo studio delle neuroscienze mi sta un po' deviando, ma fidati che li sentoivo davvero i neuroni eccessivamente attivi). In sintesi: ARGH. Perchè queste cinque parole così intrise di malinconia e rimpianto, che mi hanno colpita moltissimo, rappresentano un po' tutta la relazione tra Jenny e Philip in Rain: entrambi si amano ancora, ma, al tempo stesso, si sentono lontani dall'altro. Il senso di estraneità che ha pervaso tutto il capitolo, a partire dalla scena del sogno, è stato smorzato nella scena del pattinaggio: Philip decide, finalmente, di agire e, come accaduto nei capitoli precedenti, si riscuote dall'immobilità, dall'apatia, che l'ha caratterizzato nella prima parte della fanfiction; allunga una mano verso Jenny, ma lei non vuole più soffrire e credo non voglia nemmeno perdonarlo ancora, il quale non può che prenderne atto. Inoltre, penso che in questi mesi di lontananza Jenny sia cambiata molto, e il ragazzo non sia disposto ad accettarlo. Lui vede ancora la vecchia Jenny, e al tempo stesso non la vede più; penso che quei due non debbano ripartire dal punto in cui tutto si è fermato, come ha cercato di fare Philip, ma ricominciare da capo, come persone nuove; infatti, entrambi portano le cicatrici di quanto accaduto a Kyoto, entrambi sono stati temprati dai mesi di lontanza e ora, che lo ammettano o no, sono persone diverse, almeno in superficie. Ma nel profondo sono sempre loro due, lo sono sempre stati. E spero vivamente che se ne accorgano presto.

​Conosci la Leggenda del Filo Rosso del destino?(probabilmente l'avrai sentita centinaia di volte, ma abbi pazienza: io l'ho letta ieri per la prima volta e me ne sono innamorata) Narra che, sin dalla creazione della Terra, ogni uomo e ogni donna viene al mondo con un filo legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo unisce indissolubilmente due anime gemelle, due amanti, due persone destinate a vivere insieme. Questo filo non è visibile (magari lo fosse XD), è lunghissimo e indistruttibile. C'è un unico problema: come tutti i fili, tende ad aggrovigliarsi. E allora si creano intrecci strani, nodi che portano parecchie difficoltà alle due anime destinate a congiungersi. Dopo averla letta, mi sono immediatamente venuti in mente i tuoi Jenny e Philip; è come se, il giorno in cui lei gli ha consegnato la famosa fascetta, tra i due si sia stabilito un legame indissolubile: si ritroveranno sempre... soprattutto se ci si mettono anche Benji e Mark a fare da Cupidi!

Infine, penso che l'abbraccio e le parole di Salvatore siano più che altro il gesto di conforto di un amico: la relazione tra lui e Jenny è nata perchè entrambi erano appena usciti da una rottura complicata, e hanno trovato sostegno l'uno nell'altra. Perciò, credo che si lasceranno da amici quali sono e quali, in fondo, sono sempre stati.

​Ho apprezzato tantissimo anche il contrasto tra le scene più leggere, in cui i Japan Boys danno sfogo a tutta la loro "vena artistica",e la Scena finale alla pista di pattinaggio, così intrisa di angst e malinconia da mozzare il fiato (ciao ciao elettroencefalogramma e cardiogramma).
Piccola domanda: si accettano scommesse sulla partita Italia-Giappone? Perchè è dal capitolo sei che mi sto scervellando con i pronostici e, davvero, sono molto indecisa su chi tifare (ma le foto di Gentile e la mia Evelyn interiore potrebbero influire parecchio, credo).
Al prossimo capitolo,

Merwen *che sta crollando dal sonno, perciò si scusa se la recensione risulta più sconclusionata del solito*

P.S. Ti ringrazio tantissimo anche per la recensione che hai lasciato al secondo capitolo della mia fanfiction su Inuyasha, dopo averla letta mi sono praticamente messa a fluttuare per la stanza, con tanto di sorriso ebete e occhi a cuore (questo nel caso tu avessi ancora dubbi sulla mia scarsa sanità mentale sopracitata). 
 

Recensore Junior
18/05/18, ore 13:13

Arrivate a questo punto della storia, le mie recensioni ormai si concentrano quasi esclusivamente su Jenny e Philip e sull'ingarbugliamento di entrambi che, tira-di-qua-e-tira-di-là, da una parte si srotola e dall'altra continua ad aggrovigliarsi, avvicinandosi quindi alla risoluzione e allontanandosi al tempo stesso da essa. E ti dirò che questo pensiero mi ha fatto tornare in mente il sogno di Jenny in preda al delirio della febbre, quello in cui lei inseguiva Philip che, però, restava irraggiungibile. Forse anche ora sta succedendo un po' la stessa cosa, solo che avviene alla rovescia, e qui è Philip che insegue Jenny, Philip che non riesce a raggiungere Jenny, ed è Jenny che non gli permette di abbattere quel muro che lei tanto si è sforzata (e si sforza) di frapporre tra loro due. Quello stesso muro per il quale, in realtà, era stato Philip stesso a gettare le basi.
Ora però facciamo che vado con ordine e, visto che già siamo in tema di sogni, analizziamo quello di Philip, perché l’ho trovato molto ricco di simboli. Cominciamo dalla tenda nera: a Philip sembra di trovarsi di fronte ad essa da un tempo infinito eppure, all'inizio (chissà da quanto tempo) non riesce a trovare la forza e la volontà di spostarla, nonostante sappia benissimo che cosa questa nasconda, o forse proprio per questo motivo. Questa tenda nera mi ha fatto subito pensare alla barriera che lui ha posto sempre più tra lui e Jenny dopo l’accaduto di Kyoto, e che ha finito per separarla da lui in modo che ora sembra ancora definitivo, come se, come abbiamo già detto, i due appartenessero a due dimensioni differenti. Dall’altro lato della tenda, infatti, c’è tutto un altro mondo; un mondo a cui Philip si sente estraneo così come ci si è sentito al suo arrivo in Italia, quando ha incontrato Jenny e l’ha vista insieme a Salvatore. E, come ha fatto nella realtà all’inizio di questo ritiro, Philip resta immobile e inerme, non riesce ad agire, vegeta di fronte a quella tenda che nasconde tutto quel che, nella realtà, fino a pochissimi giorni prima non era stato capace di accettare. Ma come nella realtà è riuscito a darsi una scossa e a riemergere dal suo stato vegetativo di profonda catalessi, anche nel sogno la sua mente si attiva e, dopo aver atteso tanto tempo davanti a quella tenda nera senza muoversi, Philip riesce finalmente a comandarsi di alzare il braccio e spostare appena il drappo scuro che ha di fronte, per permettersi di guardare oltre. Questo è senz'altro un segno positivo, che denota quel risveglio interiore che si è palesato all'improvviso, da pochissimo tempo.
Un risveglio ancora incerto, ma sufficiente per imporsi di andare oltre: nella realtà con i suoi tentativi improvvisati e, di conseguenza, poco fortunati con Jenny, nel sogno scostando la tenda che lo separa proprio dalla stessa Jenny.
Arriviamo quindi alla presenza di Evelyn: l’amica è una persona che conosce e, anche se non sussiste alcun legame particolare con lei, fa in qualche modo da ponte tra una dimensione e l’altra. Insomma, se Evelyn è lì, vuol dire che quella “dimensione” non è poi così lontana e così irraggiungibile, vuol dire che anche lui può entrarvi ed avervi a che fare, infatti è proprio dopo aver scorto la figura dell'amica che, Philip, prende sicurezza e si decide a “varcare il confine tra le due dimensioni”.
Un po’ come è successo nella realtà. È stato a causa di qualcuno di conosciuto (*_*) che Philip ha improvvisamente capito che il divario che sentiva tra sé e Jenny non era poi così ampio. Che Jenny non si trovava davvero in una dimensione parallela nella quale non poteva interferire e dove non poteva entrare e che non lo riguardava. Ora però ci chiediamo: perché, nel sogno, è proprio Evelyn a fare da “ponte” tra le due dimensioni? Che Philip non si poteva attenere allo svolgimento dei fatti e piazzarci lì Benji? Ma gli pare?
Ma perché proprio Evelyn? Forse per rappresentare quanto comunque, per Philip, sia estranea tutta la scena che si trova davanti nonché quanto gli sia estranea anche la Jenny che vede e che è la trasposizione di quella che non riconosce nella realtà. Evelyn è sì un collegamento perché la conosce, ma allo stesso tempo con lei non ha nessun rapporto particolare e questo dimostra quanto Philip si senta perso e destabilizzato dai milioni di cambiamenti che si sono svolti lontano da lui e che, ora, non sa come gestire. Ma, oltre a ciò, potrebbe anche esserci dell'altro: e se anche Evelyn, oltre alla Jenny nel sogno, fosse in qualche modo una nuova trasposizione di quest'ultima? A livello simbolico, il suo inconscio gli piazza lì l’immagine di Evelyn come figura femminile a cui non conferisce una particolare familiarità, nonostante il riconoscimento esteriore. Ovviamente non sto dicendo che Philip relazioni e compari Jenny con Evelyn, semplicemente quest’ultima ne sarebbe un simbolo.
Evelyn potrebbe quindi avere una doppia funzione: ponte tra le due dimensioni da un lato, perché si tratta comunque di una figura conosciuta, trasposizione di Jenny dall’altra perché Philip sente Jenny lontana e sconosciuta, ma non solo non vuole accettarlo perché questo sarebbe fonte di ansia, ma non è nemmeno disposto a farlo perché questo potrebbe essere fonte di senso di colpa. Riconoscere Jenny come diversa, come una persona che non conosce non solo è doloroso, ma potrebbe spingerlo a provare verso di lei una sorta di risentimento per questo cambiamento che, in realtà, Philip non vuole provare e che crede di non avere il diritto di provare. Ecco che l’inconscio, per metterlo di fronte a quest’ansia, prima di farlo concentrare sul vero oggetto da cui quest’ansia scaturisce (Jenny), gli presenta una forma più accettabile di questo senso di estraneità, piazzando lì Evelyn che può suscitarla senza creargli disturbi.
[Si ringrazia il Dr. Freud per questa interpretazione ^_^]
Proseguiamo con i simboli che denotano un senso di estraneità. A questo punto l’attenzione di Philip si sposta su Jenny, alla quale siede vicino Salvatore: i due parlano in una lingua e in un modo che Philip non riesce a comprendere. Ecco quindi che, a Philip, si rivela palesemente la fonte da cui il senso di estraneità scaturisce: ora Evelyn sparisce, difatti si allontana lasciando la stanza, come se avesse completato il suo ruolo. Come ponte ha collegato le due dimensioni, e come trasposizione di Jenny ha portato Philip a una prima accettazione forzata di questo non riconoscimento che, ora, si ritrova a vedere direttamente su Jenny così come lo percepisce in realtà. E lo percepisce, direi, in modo davvero molto forte: non solo Jenny non si accorge minimamente della sua presenza (Philip è entrato nell’altra dimensione, ma sempre come semplice spettatore, e questo credo denoti il profondo senso di impotenza da cui si sente afflitto, la sua paura di non poter cambiare le cose nemmeno provandoci), ma la lingua dei due gli risulta incomprensibile. A questo punto però mi chiedo: in questa scena, chi è che Philip non riconosce? Più Jenny o più se stesso? Credo entrambi. Jenny è diversa perché, non vedendolo e non permettendogli di comprendere le sue parole, in qualche modo lo esclude dalla sua vita (quindi forse non abbiamo solo il non riconoscimento, ma anche il terrore che Jenny sia ormai irrecuperabile), ma forse, il fatto stesso di non essere visto e di non riuscire a capire porta lui stesso a sentirsi fuori luogo, dà il senso del disordine che ora Philip vuole trascinare “fuori” per provare, invece, a riordinare. Inoltre, questo Philip che non comprende il linguaggio di Jenny, può essere lo stesso Philip che non ha capito, dopo Kyoto, come potesse aiutare Jenny e che si è allontanato da lei proprio per questo motivo? A questo punto si aggiunge anche un simbolo di inadeguatezza e senso di colpa, tutto mescolato in un’unica immagine. Tutti questi segnali negativi, però, vengono contrastati dalla memoria di Philip che si insinua nel sogno per spingere la sua coscienza in un’altra direzione: ora, infatti, arrivano i ricordi di qualcosa di realmente accaduto, ossia la notte in camera di Amy, dove le cose sono andate diversamente e dove Philip ha riconosciuto Jenny trovandosela inaspettatamente addormentata accanto, e poi il bacio allo stadio. Si tratta di due episodi reali, il cui fulcro è il riconoscimento, che la mente di Philip gli propone con insistenza, forse proprio per confutare la visione del sogno. Il suo inconscio potrebbe quindi star cercando di mandargli un messaggio? Qualcosa come: quel senso di non appartenenza, quell’estraneità, in fondo sono soltanto illusioni, o almeno non sono reali fino in fondo. Sono il frutto di una visione distorta e incompleta, di una visione troppo generica e superficiale, sotto la quale è necessario scavare (Philip, prendi pala e piccone e mettiti al lavoro!) per portare alla luce quello che finora Philip non ha avuto la forza di vedere ma che ora, invece vuole vedere con forza. Il sogno però continua ad evolversi e, ora, mostra a Philip “quel che lui quella notte non aveva fatto”. Adesso Jenny è tra le braccia di Salvatore, lei si sta abbandonando a lui, gli sta permettendo di fare quel che Philip non si è più sentito di tentare non solo “quella notte”, ma in generale dopo Kyoto e fino a quando non l’ha lasciata definitivamente. Una visione da cui Philip non riesce a distogliere gli occhi nonostante sia immensamente dolorosa. Si tratterà forse di un monito presentatogli dal suo inconscio? Dopo la rassicurazione (o almeno la spinta a distogliersi dalle prime visioni negative) conferita dai ricordi reali che confutano la totalità della distanza tra lui e Jenny, ora l’inconscio vuole metterlo di fronte a una realtà inequivocabile: deve darsi una mossa per riprendersi Jenny, per riconquistarla e per riuscire a dare una parvenza concreta a quel riconoscimento che, finora, è avvenuto soltanto a livello istintuale, altrimenti Jenny sarà perduta per sempre e scivolerà di nuovo in quella dimensione in cui lui non potrà più raggiungerla e con cui lui non potrà più interferire. Ma forse, ancora una volta, c’è anche dell’altro: oltre ad incalzarlo, l’inconscio gli presenta l’idea di un’ansia terribile. E se fosse già troppo tardi? Se Jenny si trovasse tra le braccia di Salvatore perché è lui, ormai, a riconoscerla come una nuova Jenny? E se lei fosse veramente innamorata di Salvatore e avesse già rinunciato per sempre a Philip? Se nonostante tutto l’avesse dimenticato, perché (Philip sente, ma non vuole accettarlo) è quello che meriterebbe per non essere prima riuscito a proteggerla, poi per non averla capita e non essere stato in grado di starle accanto e, infine, per averla lasciata? Una parte del suo inconscio gli suggerisce che Jenny è ancora sua, perché la sente tale e perché il riconoscimento reciproco c’è stato nonostante sia avvenuto solo per istinto e solo in attimi fugaci che poi, subito dopo, hanno visto Jenny sgusciargli di nuovo via dalle mani.
Allo stesso tempo, però, non riesce a sentirla più tale: non solo la diversità oggettiva in cui sono sprofondati entrambi, ma a porlo in allarme c’è proprio la presenza dell’italiano, che da un lato lo incalza a prendere in mano le redini della situazione, dall’altro lo spinge a vedere Jenny ancora più lontana. Insomma, un bel groviglio di sensazioni contrastanti, ansie, speranze, prese di coscienza e una sensazione generale di smarrimento.
Forse poi sarà a causa dell’angoscia lasciata dal sogno interrotto da Julian, o forse semplicemente del suo nuovo stato di veglia (seguito allo stato vegetativo dei giorni precedenti), ma, una volta che è stato strappato dal sonno, Philip si ritrova a marcare e rimarcare gli stessi futili concetti quasi, l’idea di non essere ascoltato, visto, riconosciuto e preso in considerazione, lo facesse ancora sentire intrappolato in quel nulla in cui s’è lasciato ammuffire per più di un anno.
Prima, infatti, Philip si scalda forse più del dovuto ogni volta che, mentre si trova in camera di Clifford e Sandy (Clifford che dorme … che brutto spettacolo!) ad assistere allo scherzo imbecille di Bruce, tutti a turno continuano a parlare del momento corrente come se fosse notte, quando lui si affanna tanto a ripetere che “È-GIÀ-MATTINA” (oppure “oggi e domani sono la stessa cosa”). In tutto, questo concetto lo rimarca tre volte. Questo, credo proprio che il Philip di qualche capitolo fa non l’avrebbe fatto. Io credo che non solo non gli sarebbe fregato una cippa di essere completamente ignorato dai compagni, ma non ci avrebbe nemmeno fatto caso. È vero che continuare a insistere sul fatto che sia mattina e non sia notte in realtà è una cavolata di poco conto, ma ugualmente Philip si sente spinto a precisare ogni volta che qualcuno afferma il contrario. Perché? Ogni volta che gli altri lo fanno, ha di nuovo la sensazione di essere invisibile e, in qualche modo, prova l’ansia di dover imporre la sua presenza come, nel sogno appena svanito, non ha potuto/non è riuscito a fare? Mi sembra proprio che Philip dimostri qui l’angoscia (inconscia) di rendere reale la propria presenza, probabilmente più con se stesso che con gli altri. Deve rendersi conto di esserci, di non essere invisibile. Essere invisibile agli amici equivale ad essere invisibile a Jenny, come se fosse perfettamente certo che lei e loro si trovano nella stessa dimensione, ma non fosse ancora sicuro di farne parte appieno lui.
Il concetto viene poi ripreso più avanti, quando Philip appare (origlia!) durante il dialogo tra il capitano e Tom perché al padre di quest’ultimo sembra essere preso un mezzo colpo. Difatti credo che ci sia un’amarezza che va al di là del senso superficiale della sua esclamazione, in questa frase: “-Ultimamente sono stato poco presente, lo ammetto, ma da qui a diventare invisibile.” Potrebbe quasi sembrare che Philip ci stia scherzando su, ma credo che in realtà non lo faccia granché, anzi … forse proprio per niente. Quell’invisibilità a cui si è sentito soggetto nel sogno lo punge sul vivo. Quella stessa invisibilità a cui si era obbligato da solo all’inizio e che ora gli sta dannatamente stretta e vuole scrollarsi di dosso. Forse, arrivato a questo punto, Philip sta iniziando a fare di tutto per “esteriorizzare” quel che finora gli è solo stagnato dentro. La sua spasmodica necessità di riprendere il controllo e ristabilire l’ordine lo porta a spingere all’esterno quest’angoscia per darle una forma e trovare un modo efficace di affrontarla. Quest’invisibilità è uno dei (tanti) problemi in cui si sente invischiato, e la modalità che Philip adotta per riconoscere questo problema (e gli altri) è quella di dargli uno spazio esteriore, ecco quindi le sue puntualizzazioni apparentemente di poco conto ma, secondo me, ricche di significato. Ho l’impressione che, finché la matassa, l’agglomerato infernale (o i pezzi del puzzle ancora sparsi qua e là, a seconda di come vogliamo vedere il tutto ;) si trova “dentro”, Philip non possa riuscire né a definirne i contorni né a ricollocare ogni pezzo al suo posto.
Philip sembra quindi star facendo un lavoraccio non da poco per rimettere ordine e ricostruire ciò che da un anno e mezzo a questa parte è stato completamente raso al suolo, e mi sembra di ritrovare il concetto in questa frase posta un po’ più avanti nel capitolo, già sulla pista di pattinaggio: “Era un groviglio di buoni propositi, intenzioni, ricordi antichi e recenti che si incastravano gli uni agli altri in modo completamente casuale, senza un ordine, creando ancor più confusione.”.
E proprio perché Philip si trova in questo stato di confusione tra “propositi-intenzioni-ricordi”, non sarà che, togliersi il pensiero di essere capitano, è tanto un sollievo perché, così, può convogliare tutte le sue energie mentali su Jenny? Io credo di sì. Essersi svegliato e aver deciso di riprendersi Jenny gli imponeva necessariamente di riprendere in mano anche le redini della squadra che, come già era accaduto con la sua relazione con la ex, stava andando a scatafascio e lui arrivava ad accorgersene con un ritardo scandaloso. Questa consapevolezza gli imponeva quindi di prendersene la responsabilità, perché un movimento in una direzione ne implica necessariamente un altro nei confronti di ciò che ci sta intorno, forse anche per la paura che, l’inattività da una parte possa portare nuovamente all’immobilità totale. Nel momento in cui poi, però, questa responsabilità può passare nelle mani del legittimo proprietario in modo naturale e senza che sia colpa sua … beh, tanto meglio. Può dimenticarsi di un peso importante per concentrarsi su quel che più gli preme, senza più l’angoscia che, dall’altra parte (dove c’è la squadra), la situazione sfugga al controllo. Questa situazione finisce soltanto sotto il controllo di qualcun altro, e non del primo che passa, ma di colui che sa mantenere quel controllo e la gestione che ne consegue meglio di chiunque altro. Ecco che, quindi, Philip pensa finalmente con sollievo che potrà occuparsi soltanto della questione-Jenny, di cui, per lui, non c’è niente di altrettanto importante.
Proseguendo, mi tocca confutare il pensiero di qualcuno (*_*). Anzi no … confutare no, devo giusto-giusto arricchirlo. Sai, tanto perché qui è ora di mettere in chiaro che la si deve smettere di cercare di fregarmi il lavoro, ormai è diventato un vizio ...
“Benji si chiese se persino la pista di pattinaggio lo facesse pensare a Jenny. Per lui era impossibile non collegarla al loro ritiro invernale di qualche anno prima.” Tanto per cominciare che non s’atteggi a genio che, ‘sta cosa, l’avevamo capita tutti, persino Mark. E poi, vogliamo parlarne? Ma “persino” la pista di pattinaggio? La pista di pattinaggio tra un milione di altre cose! Io credo che, in fondo, praticamente tutto, ogni singolo pensiero, ogni singola azione e ogni singolo luogo possa ispirare in Philip il ricordo di Jenny. Loro due hanno condiviso talmente tante cose, per anni sono stati così tanto l’uno il completamento perfetto dell’altra che credo che ora, per Philip, ci siano richiami a Jenny in tutto ciò che vede o fa, senza possibilità di scampo. L'avevamo già detto: tutte le strade di Philip portano a Jenny (e tutte quelle di Jenny portano a Philip). L’unico problema è che, sulle strade che Philip ha provato finora, ha trovato sempre sbarrato per i lavori in corso.
Ma lui, Jenny, può raggiungerla anche tramite le strade sterrate che nessun altro si azzarderebbe a percorrere, lo sappiamo, basta solo un po' d'impegno.
La scena (bellissima *_*) della pista di pattinaggio.
Questo è il pensiero di Philip quando vede Jenny sulla pista e decide di raggiungerla: “Si sarebbe accostato e poi avrebbe lasciato che le cose andassero per il verso loro.” Il pensiero che invece è balzato in mente a me, leggendo questa frase, è stato che Philip, Jenny, non riesca a trovarla.
Non so cosa ciò voglia dire ma, leggendo queste parole, questa è l’idea che è scaturita da sola. Perché Philip sa (e l’ha appreso prima per istinto) che deve avvicinarsi a Jenny, ma non ha la minima idea di come debba comportarsi, una volta accostatosi. Credo che questo sia davvero indice di quanto Philip stenti a riconoscerla. Il fatto di volersi avvicinare significa che Philip in qualche modo la vecchia Jenny la scorge da qualche parte, anche se non molto consciamente, ma in superficie, davanti ai suoi occhi, è solo la nuova Jenny che gli si presenta. Quindi come agire, nei confronti di questa nuova Jenny? Philip non ne ha la minima idea, ecco che non riesce a prendere iniziative che vadano oltre all’accostarsi a lei. Forse, però, in questa frase c’è anche la speranza che un riconoscimento finalmente avvenga (anche perché, altrimenti, forse Philip non proverebbe nemmeno ad avvicinarsi a lei). Philip spera forse che, lasciando che le cose si evolvano per conto loro, lui riesca a scorgere finalmente, in modo nitido, quella vecchia Jenny che lui va cercando disperatamente e che vuole torni alla luce. Peccato che gli tocchi schiantarsi faccia a faccia con una realtà ben diversa: perché Jenny, ora, non ha alcuna intenzione di lasciar spazio alla vecchia Jenny.
Jenny non vuole più soffrire e credo non voglia nemmeno perdonare ancora Philip e lui non può far altro che constatarlo. Anche questa volta Philip tenta un approccio con Jenny che non lo porta a niente e che si rivela di nuovo sbagliato. Certo, è importante che Philip, questi approcci, per lo meno li tenti, almeno ciò denota che ormai le rotelline del suo cervello si stiano muovendo, ma i due finiscono per scontrarsi come se parlassero due lingue differenti.
Com’era accaduto subito dopo Kyoto, mi viene da dire. E come, in un certo senso, è apparso a Philip nel sogno. Jenny non gli permette nemmeno di iniziare a parlare, né di fare niente: appena si ritrova a fronteggiarlo lo aggredisce con un impeto che non è mai stato da lei e che, credo, sia volto più a soffocare la vecchia Jenny che in lei spinge per riaffiorare e metterla davanti ai suoi sentimenti (che già è consapevole di continuare a provare) che alla volontà stessa di allontanare Philip. E, veramente, di fronte a questo impeto Philip si schianta in pieno …niente, ha trovato dei nuovi lavori in corso. Anche quando poi prova a parlarle le cose non gli vanno meglio, infatti Jenny non ne vuole sapere. Quando, esasperato da questi tentativi falliti, le dice “Allora devi dirmelo. Devi dirmi in faccia che non provi nulla per me. Che vuoi che ti lasci in pace per sempre. E poi lo farò. Me ne andrò, se è quello che vuoi davvero” si sente tutta la sua disperazione per la realtà che gli si sta palesando davanti. Eppure queste parole suonano anche come un grido di richiamo tra il vecchio Philip e la vecchia Jenny, è proprio come se lui, con questa parole, stesse cercando di stanare quella Jenny che conosce e che lui, in fondo, è sicuro di aver riconosciuto quando l’ha baciata e quando se l’è ritrovata addormentata accanto in camera di Amy. Non credo che Philip, in realtà, sarebbe pronto ad accettare l’idea di lasciare andare Jenny per sempre, non ora che ha appena riaccettato di amarla e di non poter vivere senza di lei, perciò penso proprio che questa frase, Philip la pronunci proprio seguendo la sua profonda urgenza di ritrovarla. Anche perché, forse lo sente inconsciamente, se finalmente riuscisse a riconoscerla saprebbe anche come comportarsi con lei.
È proprio vero, comunque, che la risposta di Jenny a queste parole giunge pesante come un macigno. “Te ne sei già andato, Philip. Te ne sei già andato mesi fa.”.
Su quella strada non solo ci sono i lavori in corso, ma pure il pericolo frane e Philip se n’è beccata una veramente tosta. Questa risposta lo obbliga a vedere in faccia la realtà, una realtà a cui non può più sottrarsi.
Ora faccio un veloce passo indietro su un micro-particolare sul quale vorrei dire due paroline prima di concludere definitivamente con Philip.
C'è questa frase che segue il tentativo fallito con Jenny, dopo che Philip s’è quasi beccato in testa la frana: “Ora pattinava soltanto perché non poteva fare altro”. E queste poche parole mi sembrano creare un'analogia con il fatto che Philip sia andato avanti come capitava, perché non poteva fare altro, dopo che è finita con Jenny. Magari non vuol dire niente, ma mi è piaciuto trovare un parallelismo tra questi due momenti.
Il dialogo tra Philip e gli amici.
Nonostante qui Philip riesca finalmente, per la prima volta, a sfogare a voce i tormenti che l’hanno assillato da più di un anno a questa parte, ho avuto l’impressione che il suo tentativo di esternare il senso di colpa vada a vuoto. Lui cerca sollievo nel farlo, ma questo sollievo non si presenta. È come se il senso di colpa, uscendo, andasse a sbattere da qualche parte e tornasse dentro imbrigliandolo ancora nella sua morsa. In questo caso l’esteriorizzazione non funziona forse perché, su questo punto in particolare, Philip non ha ancora fatto ordine. Qui agisce la visione distorta della realtà a cui è ancora soggetto e dalla quale non riesce a liberarsi. Ecco quindi che interviene la sfuriata di Patty, che oltretutto mi è piaciuta tantissimo. Mi sono domandata subito se le parole (e l’atteggiamento) dell’amica non possano ridare a Philip il giusto filtro per guardarsi intorno. Se Patty gli ha detto chiaramente che, lasciando Jenny, non s’è solo punito da solo ma si è anche arrogato il diritto di decidere per lei, Philip ci ragionerà su cominciando a vederci un po’ più chiaro? Riuscirà, da qui, anche ad arrivare a capire che se Jenny ha subito violenza e, prima ancora, non gli ha confidato il suo terrore di David, lui non ne ha colpa?
E adesso giusto due parole su Jenny che, in questo capitolo, s’è fatta tanto sfuggente che ho trovato ben poco da analizzare su di lei. Questo però credo che sia davvero significativo: perché, ora, Jenny, è veramente arrivata al limite e non ha intenzione di avere a che fare profondamente con nessuno. Molto probabilmente nemmeno con se stessa: è arrivata al punto in cui, di nuovo, vorrebbe soltanto scappare e dimenticare, provare a ricominciare da zero. Eppure, rispetto a prima, ora c’è una differenza: qui, per quanto Jenny lo provi e lo pensi, non riesce ad andarsene. Per quanto voglia chiudere fuori Philip, l’amore che prova per lui, nonché la se stessa che lo prova, non riesce ugualmente a separarsene definitivamente. Credo che non possa farlo, anche se senz’altro non vuole ammetterlo perché non è più disposta a soffrire, non ora che il suo istinto ha comunque riconosciuto quello di Philp e non ora che lui è lì, per quanto lei vorrebbe imporsi di farlo. Così i suoi tentativi di fuga diventano circoscritti, inutili, forse anche un po’ contraddittori. D’altro canto, perché andare alla pista di pattinaggio, se sapeva che ci sarebbero stati anche gli altri, perciò anche Philip? Quando si trova lì, però, pensa che “solo il sospetto che lui fosse in pista era un motivo per uscirne”. Consciamente Jenny cerca di evitare Philip (o almeno si autoinfligge di farlo), il suo inconscio un po’ meno, difatti non le permette né di andarsene né di stargli veramente lontano. Questa lotta interiore, però, credo proprio che la spossi. Ora è proprio così che mi appare Jenny, infatti: estenuata e, appunto, forse non lo è nemmeno tanto da Philip e dalla sua rinnovata insistenza, quanto dai suoi stessi sentimenti che vorrebbe contrastare ma che non vogliono assopirsi. Qui però si sente tantissimo non solo la determinazione di Jenny a non soffrire più, ma anche e soprattutto la sua rabbia nei confronti di Philip, assolutamente giustificata e che, però, non le permette nemmeno di riconoscerlo. Credo che, in fondo, Jenny avrebbe meno difficoltà a riconoscere Philip di quante lui ne abbia nel riconoscere lei, ma è proprio la collera che prova nei suoi confronti a porre dei paletti e a rendere più difficile che questo avvenga. La ferita di Jenny ancora brucia a fondo, non vuole permettere a Philip né di stimolare quest’ultima (che già di per sé non è ancora riuscita a guarire), né di crearne delle altre.
Comunque, per quanto Jenny ci provi, non riesce proprio ad allontanarsi seriamente da Philip così, anche quando lo fa fisicamente perché la sua vicinanza le fa troppo male, il peso di quel contatto le resta dentro e non può impedirsi le lacrime. Mi è piaciuta molto la breve scena in cui Salvatore la raggiunge per consolarla. Qui, lui, sembra molto più un amico comprensivo che il suo ragazzo, forse addirittura uno spirito affine che le si avvicina per sostenerla. E qui, forse, si vede anche quel che li unisce veramente: perché forse Salvatore condivide con Jenny, in termini di dolore sentimentale, più di quanto si creda e che lui stesso lascerebbe mai credere. Forse è anche per questo (perché riesce a capirla a fondo, provando anche lui qualcosa di simile) che Salvatore si sente tanto spinto a stare accanto a Jenny. Sarà forse questo alla base della loro relazione?
In quel momento li ho visti proprio come se fossero l’uno il sostegno dell’altra in un periodo che per entrambi, altrimenti, sarebbe ingestibile. Mi piace questo loro legame, dove nessuno dei due chiede all’altro niente di particolare, dove c’è soltanto affetto e comprensione. Il grande guaio di Jenny è che questo legame, ovviamente, non le basta e non è sufficiente a lenire il suo dolore. È vero che lei non vuole più soffrire, ma ricominciando a fuggire come sta facendo in questo momento si impone soltanto di stare male di nuovo proprio nel tentativo di evitarselo. Questo dolore però ha una funzione specifica, come ogni sofferenza, d’altro canto: segnalare la presenza di qualcosa che non va, qualcosa da prendere in considerazione e risolvere affinché smetta di fare male. Ignorare un dolore non serve per farlo smettere di esistere e questo Jenny lo sa meglio di chiunque altro.

Recensore Master
18/05/18, ore 11:20

Buaaaaaa e io che speravo di vedere il risveglio di Patty e Holly, Palo, Palissimo clamoroso Palo....

Come torturare sadicamente Philip facendolo sognare malissimo.
Forse aveva mangiato pesante?

Mi piace inoltre questo cameratismo maschile tra di loro. Gli scherzi non potevano certo mancare.
Povero Sandy che teme la vendetta del gigante.
Bruce è proprio un burlone che vuole fare gli scherzi a tutti, e chiamare Mark non è proprio una bella idea.
E Philip assiste anche alla litigata tra Jenny e Mark.
Io credo che da queste piccole cose Philip dovrebbe capire quanto Mark tenga a Jenny come amica e che tra loro non c'è niente.
(anche se ci avevo sperato eh!)

Abbiamo Eve pronta per l'intervista... senti hai mai pendato di sedarla???
Mi fa schiantare, e non oso immaginare cosa debbano pensare le fidanzate storiche e fedeli del Manga nei suoi confronti.

Fumata bianca per il nullaosta di Holly, vincono invece il premio coraggio Gamo e Marshall. AHAHAHHAH tutti timorosi di comunicare con Benji, quello incute terrore pure a loro.
Povero Holly che dovrà comunicare la lieta novella...
Che abbiamo la formazione in anticipo non è una bella cosa, no. Non mi piace.
Le analisi sono andate bene, come avevo immagianto. Nessuno ha pensato a cercare chissà che...

Eve finalmente chiede a Jenny per questa famosa intervista...
Certoche 3000 euro per rispondere a delle domande non ci penserei due volte... anche se come dice Amy attenzione alle foto.

Povero Tom anche se la telefonata è con sua madre Benji ha trovato il modo di farlo perculare. E' adorabile come il portiere riesce sempre a far fare algi altri il lavoro sporco.
ahahah
Sono un po' degli scemotti eh!

Certo che questi ragazzi sono giovani ma tutt'altro che spensierati. ognuno ha i 'cazzi' suoi e abbastanza importanti vista l'età. Scelte difficili con le squadre, vedi Benji, o problemi famigliari come per Tom.
Insomma sarà un amichevole, ma inizia a diventare una faccenda seria.

Gli italiani che fumano in campo nascosti sono il Top. Propongo un passaggio anche per i Giapponesi, sia mai che si rilassino un pochetto... ne hanno di bisogno.

E per puro caso si trovano alla pista di pattinaggio... ;-)
Destino curioso (peggio del delfino delle Dufur ahahah)
E abbiamo un alrto palo clamoroso in questa pista.
Questi due devono solo parlare, altro non hanno da fare. Continuo a sosenere un luogo chiuso con scorte di cibo e acqua... e non si esce finché non avete risolto. Bene o Male, quello starà a loro...

Speriamo che la sbroccata di Patty abbia un certo peso su quel testone.
Dovrà prendere coscienza di una visione totalemtne differente da quella che lui aveva immagianto, ma spero che abbia tempo di riflettere sulle parole dell'amica.
Benji confido in te per l'illuminazione finale.
Forza!
Sanae77

Recensore Master
18/05/18, ore 00:26

In merito alle risposte dell’autrice al precedente episodio, si rende noto il raggiungimento del record di velocità, non perdendo in alcun modo la qualità della cosa. Per tanto YOSHIKO vince un ulteriore premio che deve essere ancora stabilito. Nell’attesa un piccolo anticipo: La informo che JASON MOMOA sarà presente con un MEET alla LONDON Film comic con 27-29 luglio 2018…

Pagella dell’episodio 16- Quindicesimo Capitolo

HOLLY- voto 5,5
Ma allora proprio non capisci una cippa! Che ci fai in camera con Tom? Questo gli abbassa il voto, che sarebbe stato un bel sei per il suo comportamento e sostegno come amico nei confronti di Tom.

TOM- voto 6,5
Aveva finalmente una buona occasione con Amelie che finalmente lo cercava, ma se l’è fatta sfuggire. Resta comunque uno dei pochi che un minimo ragiona. Dubito però che abbia capito come fare con lei. Giustamente preoccupato per il padre. Preferisce parlare chiaro ed evitare equivoci.

AMELIE- voto 5
Fortunata che il comportamento di Tom non era un trucco, altrimenti ci sarebbe cascata in pieno. Le piace tenerlo sulla corda, comandare il gioco, poi, alla prima avvisaglia di perdere quello che pende dalle sue labbra e dai suoi capricci gli corre dietro…o forse ha la coda di paglia e sa perfettamente di non esserci comportata bene?

GAMO- voto 3
A sud dell’ombelico siamo messi male! Comunque promettere e non mantenere per cause che subentrano è una cosa, non avere proprio l’intenzione, fin dall’inizio, di mantenerla è un’altra. Fosse stato per dare una lezione ad Ed ok, ma no, pura vigliaccheria.

MARSHALL- voto 3
Sleale e rincoglionito al massimo. Non far proprio giocare Benji sarebbe una mazzata alla sua carriera. Certo, una cosa è dire giocherete un tempo a testa e una cosa farlo a tradimento, e a “tradimento” sarebbe nei confronti di Ed, perché non potrebbe evitare la sostituzione. Equo sì, ma con correttezza…e l’equo nei confronti di Alan che non rompe le palle a nessuno, dove starebbe?

GAMO&MARSHALL- voto di gruppo 2
In due non ne fanno uno. Si abbassano il voto giocando in squadra. Responsabilità della proprie azioni nessuna! Paura di dire le cose in faccia a ragazzi che potrebbero essere figli loro, complimenti!

ED- voto 5
Non è bello il suo comportamento. Dovrebbe voler giocare perché il più bravo o più informa o come premio al suo duro lavoro, non tramite un ricatto. Che sia veramente convinto che è sempre il secondo per ingiustizia, perché Benji è un raccomandato? Se sì il voto andrebbe abbassato, se no, bé quale soddisfazione professionale potrebbe avere sapendo di non essersi veramente guadagnato il posto?

BRUCE- voto 6
Si è Evelynizzato o è sempre stato così?! Propendo per un bel mix. Cretino forte, ma c’è chi ha fatto di peggio. Non ha fatto la scenata a Eve per un suo tornaconto sessuale, interessante!

EVELYN- voto 6
Giusto in sogno poteva riuscire a ottenere un’intervista così facilmente. La lealtà verso le altre le si era abbastanza rivoltata contro, forse ora invece verrà premiata.

EVELYN&BRUCE- voto 7
Insieme si alzano il voto. Relazione assurda?! No, patti chiari amicizia lunga, apprezzabile in un Mondo di falsità, se va bene a loro, ad entrambi, nessuno può permettersi di giudicare la loro relazione come sbagliata.

PATTY- voto 7
Finalmente ha fatto qualcosa di utile, parlare chiaro e senza peli sulla lingua. Ha rischiato uno scivolone nell’insufficienza, ma si è salvata in corner non finendo la frase che non era proprio il caso di completare: rivelare la “non consumazione” di Jenny. Deve stare attenta però a non giudicare troppo chi non ha il genere di rapporto che crede di avere, perfetto e che rientrata negli schemi dei ben pensanti. Eve e Bruce hanno un rapporto consapevole, lei sta ingannando Holly.
Il voto non cala avendo dimostrato più che altro sorpresa, ma adesso è stata avvisata, se ci cade, quindi, la votazione ne terrà dovuto conto.

PHILIP- voto 6
Non proprio-proprio meritato, ma ha fatto un passo enorme per le sue condizioni fisico-mentali. Spero non tradisca la fiducia ripostagli.

JENNY- voto 7
E’ una creatura della notte ormai! Brava!
La consapevolezza di sé, il suo carattere, tornato fuori prepotentemente dall’abisso in cui era caduto, la porta oltre il minimo sindacale. Non ha respinto Philip per rivalsa o dolore, ma perché quella era la cosa giusta da fare, con la mente e col cuore. Vorrebbe stare con Philip ma non così e ha ragione.

AMY- voto 7
L’intuito sta venendo sempre più fuori. Quando pensa troppo fa troppi casini, quando segue l’istinto va nella direzione giusta. Quando troverà il giusto equilibrio non la ferma più nessuno.

SALVATORE- voto 7
Apparso relativamente poco, ma è sempre un bel vedere. Quel poco che dice non sono parole al vento, ogni parola ha un suo peso, sono molto sentite.
Attento a Clarissa qualcosa mi dice che sta per far scoppiare una bomba.

MARK- voto 7
Eh l’altra volta era stato dimenticato, lo ammetto, quindi restiamo larghi col suo voto. Piazzata mattutina inutile, Jenny è libera di fare quello che vuole, non gli deve spiegazioni, mica le ha messo il regolamento della casa in camera, avrebbe dovuto pensarci prima. La coerenza non gli manca “Tanto paga Harper”. Ha aspettato Jenny, ma se in precedenza non avesse saputo delle sue “rincasate” all’alba dubito se ne sarebbe accorto…Mark cosa facevi mentre l’aspettavi? Ti soddisfavi…leggendo un libro?

JULIAN- voto 5
Proprio di lasciar dormire Philip non ne vuole sapere e stavolta lo ha svegliato! Messaggi “privati” nel telefono a cui riesce a mettere mano Bruce?! Ma sei cretino forte! Non passato inosservato lo sguardo di Amy verso Benji…quello sì, e il chiarimento sotto al suo naso solo postumo. Proprio bravo.
Spero sappia che se Benji non gioca proprio…ci gioca Amy con lui, quindi attenzione a quello che fai e da che parte ti schieri.

CLIFFORD- voto 9
Complimenti per la serietà con cui prende il ritiro. Di notte si dorme e lui mette la modalità OFF, svegliata gente nelle altre stanze e lui ha continuato senza battere ciglio.

SANDY- voto 4
Vigliaccheria su tutti i fronti

BENJI- voto 7
Ha rischiato un voto più basso, ovviamente sopra la sufficienza però. Sa come destreggiarsi, sa come far cadere in trappola con poco quei polli dei Japan-boy, sa diventare serio quando è necessario. E’ sicuro di sé in apparenza, ma soffre molto. Ha intuito che qualcosa bolle in pentola in modo sleale, ha parlato con amara ironia di bustarella, ma è chiaro che qualcosa l’abbia annusata.

STEINER- voto 7
Lupin nulla al suo confronto! Si infiltra ovunque senza difficoltà.

ITALIAN-BOY- voto 4
Lo sanno che la marjuana lascia tracce nelle urine per parecchio tempo?! Rincoglioniti esiste l’antidoping!

JAPAN-BOY- voto 4
Che lo spiego a fare?!

DOMANDE ALL’AUTRICE:

1) Nelle precedenti due stagioni Benji è stato beccato in mutande da due ragazze diverse del gruppo. Anche in questa terza stagione verrà mantenuta la tradizione che ha portato fortuna alla serie?

2) Da quante domande è composta l’intervista che Evelyn intende fare a Salvatore?

3) Gamo e Marshall sono in lista per l’intervento di recupero dei testicoli?

4) SuperPearson dove e con chi si è imboscato?

5) Le ragazze hanno già acquistato a Torino i regalini da portate a noi lettrici?

6) Allo stato attuale quanto sta il tabellone Evelyn-Bruce a “tradimenti” ?

Alla prossima Ciao Ciao