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Autore: Eikochan    05/04/2012    6 recensioni
“Hei, Uchiha!” Un ragazzino dai capelli mori raccolti in una coda alta l’aveva chiamata urlando in mezzo al cortile dell’Accademia.
“Ti ho detto di non chiamarmi Uchiha, Takumi!”
“Ma tu sei un’Uchiha.”
“No, io sono una Uzumaki!”
“Ma fammi il piacere.. perché allora avresti lo Sharingan?”
Ma a quella domanda non seppe trovare risposta e con le lacrime di rabbia agli occhi se ne tornò a casa seguita dall’urlo di quel maledetto Takumi che le ronzava nelle orecchie: “Sei un mostro! Proprio come tuo padre.” E intanto si domanda perché diavolo doveva avere quello stramaledetto Sharingan.

Long-fic basata sulla mia one-shot precedente "Il frutto del peccato"; la protagonista è Misaki, figlia di Sasuke e Sakura, che viene abbandonata sull'uscio di casa di Naruto che si prende cura di lei come un padre. Disprezzata e odiata da tutto il villaggio inizierà a odiare sè stessa e i suoi genitori naturali, che non ha mai conosciuto.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Il frutto del peccato.'
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CAPITOLO IX:

 

Si riscosse dal sonno, agitata dall’incubo appena sognato, e aprì gli occhi; il suo cervello le stampò in mente a chiare lettere la frase “E’ ora di andare a scuola e  fare i conti con il tuo destino”, un po’ melodrammatico forse, ma purtroppo veritiero.
Scese lentamente le scale, cercando di sistemarsi un ciuffo che le ricadeva continuamente sugli occhi. In cucina trovò la famiglia –adottiva e non- al gran completo che bisbigliava con fare cospiratorio. Appena la videro si zittirono di colpo e simularono, invece, un sorriso -troppo grande per essere vero- iniziando a parlare in contemporanea di stupidaggini. A Misaki era chiaro che stavano cercando di ricreare con scarsi risultati la solita scenetta quotidiana.
“Hai preso tutto l’occorrente?” domandò Sakura, con tono acuto, mentre sopra alla sua voce si sovrapponeva quella di Naruto che le chiedeva se sarebbe stata a casa per pranzo e in contemporanea Hinata apriva la bocca per dire “Misaki, siediti che ti porto un po’ di latte caldo.”  In poche parole erano riusciti a creare, in pochi secondi, il grado di confusione che regnava al mercato popolare del giovedì.
“No, grazie.” decise di rivolgersi all’ultima frase che le era stata rivolta “Non ho molta fame oggi, sono passata in cucina solo per dirvi che uscivo.” E, senza aggiungere altro, fece dietrofront e uscì di casa.
“Mi sa che non siamo riusciti nel nostro intento…” sospirò Naruto, guardando assorto la porta da cui era appena uscita la figlioccia.
“Direi di no.” sospirò a sua volta Sakura.
L’unico che non aveva battuto ciglio per tutta la durata del teatrino era stato, naturalmente, Sasuke.

 
Stava camminando per le vie semi deserte di Konoha –era un lunedì mattina presto e la maggior parte delle persone erano a casa a dormire- ed era leggermente preoccupata. Non era una codarda, né tantomeno una vigliacca, ed odiava avere paura, ma non poteva fingere di non essere un minimo tesa. Era la prima volta che andava a scuola dopo il discorso di Naruto e la verità sugli Uchiha e non sapeva cosa aspettarsi. Si voltò a osservare la sua immagine riflessa nella vetrina di un’alimentari: ora il ciuffo, che prima si era scostata dagli occhi, stava ritto in testa come un’antenna; sbuffò, cercando di appiattirlo senza nessun risultato. All’improvviso, come fosse reduce da un jutsu di teletrasporto, comparve il riflesso di Aki -la maglia sporca di cioccolato e i capelli scompigliati- accanto a lei.
“Sembri un barbone.” lo apostrofò, senza girarsi.
“Sembri una matta con quei capelli.” la rimbeccò lui.
“Un giorno mi spiegherai come fai a comparire dal nulla. E non dire che usi un jutsu…” continuò, anticipando il ragazzo che aveva aperto la bocca per ribattere “perché sei troppo scemo per un livello tecnico del genere.”
“Senti chi parla.” sbuffò. “A giudicare dal tuo livello di acidità scommetto che sei tesa come prima di un’imboscata.”
Misaki non rispose, ancora impegnata a sistemare il capello indisciplinato.
“Non preoccuparti. Peggio di come ti trattavano precedentemente non può andare, no?”
“Grazie, idiota. Torna nella discarica da cui sei venuto..” lo insultò, prima di girarsi e procedere a passo di marcia, mollandolo lì in mezzo alla strada.
“Hei, aspetta.” vide con la coda dell’occhio che la stava rincorrendo e per un attimo si stupì che un essere tanto pigro potesse correre a quella velocità “non prendertela.” le disse semplicemente, una volta raggiunta.
Per il resto del tragitto si ignorarono a vicenda; lei persa nei suoi pensieri, lui che si trascinava e sbadigliava ad ogni battito di ciglia.
Cinque minuti dopo erano arrivati in prossimità della scuola; le si bloccarono le gambe per qualche momento, ma poi la spinta di Aki la convinse a procedere. Sorpassò il cancello dalle sbarre spesse e si ritrovò nel cortile gremito di studenti, i quali si girarono a guardarla all’unisono, quasi come  da un direttore d’orchestra, facendosi forza continuò la sua camminata. Sempre in quella terrificante maniera innaturale la folla si aprì per lasciarla passare: sembrava che nessuno volesse toccarla, parlarle –non si sentiva volare una mosca- e neppure guardarla. Nonostante tutto sentì ancora la presenza silenziosa del Nara che, con lo sguardo rivolto al cielo azzurro d’inverno, camminava imperterrito affianco a lei, e si sentì un po’ rincuorata.

 
La campanella che segnava la pausa di metà mattina era appena suonata, tutti si riversavano fuori dalle aule come impazziti; lei, invece, camminava fiaccamente per il corridoio alla ricerca di un posto tranquillo in cui isolarsi. Alla fine optò per la panchina dietro l’edificio scolastico, al limitare del cortile, da lontano si accorse, però, che era già stata occupato da una zazzera bionda piuttosto famigliare.
“Aki! Possibile che tu sia sempre in mezzo?!”
L’altro aprì un occhio per guardarla. “Fino a prova contrario sono stato io il primo ad essere arrivato; chi primo arriva meglio alloggia.”
“Almeno scansati un pochino che ci sto anche io.”
Il biondo ubbidì mansueto all’ordine, prima di tornare a parlare.
“Allora, come sono andate la cose stamattina?”
“Non mi ha rivolto la parola nessuno.”
“Sempre meglio che essere presa di mira, no?” Suggerì lui, ora aprendo entrambi gi occhi e voltandosi verso di lei.
“Non saprei… ma non essere calcolata mi dà estremamente fastidio!” sbuffò Misaki incrociando le braccia al petto.
“Questo è perché sei una narcisista.” la stuzzicò.
“Smettila che non sono dell’umore giusto. Odio essere ignorata.” concluse alla fine mettendo su un broncio che poche volte Aki aveva visto.
Il biondo gettò un’occhiata all’orologio e poi si alzò dalla panchina.
“Dai, musona, alzati che altrimenti arriviamo in ritardo.”
Misaki neanche rispose all’insulto e si limitò a stiracchiarsi, alzandosi.
Come quella mattina, tutti la ignorarono mentre entrava nel portone dell’edificio, tutti tranne Takumi che arrogante la guardò negli occhi per poi rivolgersi al ragazzino moro alla sua destra e bisbigliargli qualcosa.
“Cosa hai detto?”
Misaki –la cui poca pazienza si era ormai del tutto esaurita- si scagliò contro Takumi con ferocia improvvisa.
“Niente.”
“Non bisbigliare alle mie spalle, codardo!” gli intimò prendendolo per il bavero della giacca “se devi dire qualcosa, dilla in faccia.”
“Sì… così poi puoi correre da papà e denunciarci tutti… non funziona così, Misaki.” le scandì in faccia lui. “E ora lasciami stare.”
Interdetta dalla rivelazione, mollò lentamente la presa, guardandosi spaesata intorno.
Si era aspettata ogni spiegazione alla sua esclusione, tutto tranne quello: non il passare come una debole che aveva bisogno del aiuto del padre Hokage per combattere le proprie battaglie, non voleva essere considerata una codarda che non era in grado di arrangiarsi.
Per lei era l’insulto più grave che si potesse ricevere.
Infuriata, diede uno spintone di frustrazione a Takumi e scomparve in fretta nell’edificio scolastico.
Una volta finita la scuola uscì a razzo e si diresse velocemente a casa, senza nemmeno aspettare Aki.

 

Quel pomeriggio era seduta in salotto, sommersa dai libri e dai compiti, e si stava facendo aiutare da Hinata con un passaggio particolarmente difficile. Sakura dall’altro lato della stanza era immersa nella lettura di un tomo di Tecniche Mediche per il suo esame di riabilitazione come medico dell’ospedale di Konoha. Sasuke e Naruto erano in giro -come al solito- il primo non si sa dove, il secondo immerso nel lavoro fino al collo.
Dal piano di sopra scese con passo felpato Aki, tranquillo e beato, come se fosse a casa propria. Hinata e Sakura si limitarono a un breve saluto: ormai si erano abituate; infatti, dall’episodio di poco tempo prima, per Aki era diventata una consuetudine entrare dalla finestra della camera di Misaki invece che dalla porta. Per le madri non v’era alcun problema –in fondo entrambi era ancora bambini-, i due uomini di casa, al contrario, erano piuttosto scettici al riguardo.
“Ciao Aki.” lo salutò distrattamente Misaki, concentrata sull’esercizio che stava svolgendo.
“Sei ancora a fare compiti? Che scatole, io li ho finiti mezz’ora fa.”
“Se sei venuto per criticare puoi anche tornartene a casa.”
“Non ci penso nemmeno” sospirò Aki, sedendosi sul divano “mamma è in post-litigio con papà e , dato che lui ora è al lavoro, si sfoga con me… e voglio essere ancora vivo stasera.”
L’altra non si diede pena di rispondergli.
“Aki, tesoro, vuoi restare a cena da noi stasera?” lo invitò, premurosa, Hinata.
“Grazie, Hinata… ti sarò per sempre debitore, mi ha salvato la vita.” la ringraziò sorridendo.
In quel momento entrò Naruto con stampata in volto l’espressione più funerea del suo repertorio, subito seguito da Sasuke.
“Tutto ok, Naruto?”
“Sì, Hinata. Non preoccuparti.” e si aprì in un sorriso forzato. “Però c’è una cosa di cui vorrei parlare a te, Sasuke e Sakura.. andiamo in cucina?”
“Certo. Misaki, Aki.. potete andare in camera?” ordinò gentilmente Sakura.
I due, guardandosi tra loro, annuirono basiti e salirono le scale; una volta al piano di sopra, però, Misaki non entrò in camera, ma fece segno a Aki di seguirla nello studio del padre: lì, nell’angolo dietro la scrivania c’era una piccola feritoia che dava direttamente sulla cucina sottostante, da cui era possibile sentire perfettamente quello che si stavano dicendo.
“Cos’è successo, Naruto?” chiese preoccupata Sakura, la cui voce era inconfondibile.
“Sono appena venuto a conoscenza di una voce che gira: un’organizzazione di mukenin sta organizzando un attentato a Konoha per gettare nel caos il paese del Fuoco. I motivi sono ancora ignoti.”
“Sono fonti attendibili?” chiese Hinata.
“Sembra di sì” prese parola Sasuke. “Me l’hanno riferito due miei ex-compagni di team: Karin e Suigetsu. Loro sono ancora nel giro dei mukenin e sono sicuro praticamente al cento per cento della veridicità.”
“Sono passato solo a riferirvelo, per dirvi di tenere gli occhi aperti. Devo tornare subito in ufficio per consultare i consiglieri e informare i Jounin. Non so a che ora tornerò, Hinata.” precisò poi Naruto, prima di rimettersi il mantello e porre fine alla discussione.
“Non ho mai visto Naruto così agitato.” sospirò Misaki, poggiando la schiena contro il muro.
“E anche Sasuke dimostrava una qualche emozione… il che è grave.” rincarò la dose Aki, sarcastico come al solito.
Si voltarono insieme- guardandosi in volto- con la stessa domanda stampata in fronte: “Cosa diavolo sta succedendo?”

 

 ANGOLO ‘AUTRICE-IN-GINOCCHIO-IMPROLANDO-PERDONO’:

 Salve a tutti! Hem… lo so, lo so, lo so: questo è davvero un tremendo ritardo SUMIMASEN! ç.ç
Ma tra impegni, contest, corsi vari ero sempre con l’acqua alla gola, poi l’ispirazione come sempre è bastarda e non mi aiuta! In ogni caso: eccomi tornata! ‘Che culo’, direte voi XD
Anyway… come vi è sembrato questo ritorno di Misaki, Aki e compagnia bella?  Come sempre fatemelo sapere in una recensione, mi raccomando… non punitemi per il mio spregevole ritardo lasciandomi senza recensione (anche se me lo meriterei ç.ç) .. nei prossimi capitoli verrà anche un po’ di azione e suspance muahaha! Cosa succederà mai ai nostri due eroi?! Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Per concludere, se volete leggere cosa mi ha impegnato e impedito di scrivere questo nono capitolo.. ecco a voi il colpevole: Revenge&Guns  (una TsunadexOrochimaru che avevo scritto per un Contest)
Bè, aspetto con ansia i vostri responsi e al prossimo capitolo.
baci, Eikochan.

PS: Grazie alla mia carissima beta Fede che mi ha riaccettato dopo tutto questo tempo e che corregge i miei strafalcioni sul significato dei sette peccati capitaliXD! <3

 

 

   
 
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