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Autore: ary91    09/05/2012    4 recensioni
Beh, solitamente viene raccontata la storia del/della Warden... e se questa volta il protagonista fosse il fratello dell'umano nobile?
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
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3

Lo osservò in silenzio, scrutandone ogni singolo millimetro del volto, deciso a imprimerselo nella mente e custodirne gelosamente il ricordo.

Scuotendo la testa in un moto di compassione e divertimento raccolse la trapunta di lana da terra e lo coprì con delicatezza, stando attento a non svegliarlo. Il piccolo Oren aveva sempre avuto il particolare vizio, anzi dono, di scoprirsi durante il sonno.

Si sedette sul bordo del letto, il viso schiacciato contro le mani sorrette per i gomiti dalle ginocchia, reprimendo un gemito di paura, dolore, terrore, sofferenza. Entro poche ore avrebbe dovuto trovare la forza, no il coraggio, di impugnare spada e scudo, infilare elmo e armatura, e guidare le truppe di Highever e Amaranthine in guerra, senza suo padre o l’arl Howe. Non era mai sceso realmente in battaglia, ma aveva sentito le storie raccontate dagli uomini che ci erano stati e non sapeva se sarebbe riuscito a mantenere il sangue freddo senza cedere mai.

            Si sporse un poco e fece una carezza al bambino, scostandogli dalla fronte i capelli scuri, e questi si rischiarò in un sorriso involontario, girandosi poi sul fianco e dandogli le spalle.

            «Fergus, torna a letto…» mormorò sua moglie con voce impastata.

            Le volse lo sguardo, sentendosi il cuore battere all’impazzata. A quel punto però non seppe più stabilire se ciò fosse dovuto al timore dell’avvenire o al desiderio per lei.

            La donna, illuminata dalla tenue luce diffusa dalle candele e avvolta in un lenzuolo, avanzò fino a lui. Scrutò amorevole loro figlio, poi prese la mano del marito, scortandolo in silenzio fino alla loro camera da letto, dove si sedettero e lo tenne stretto a sé.

            «Lo sai che non sei obbligato…»

            «Certo che lo sono, Oriana», replicò lui con un filo di voce. «Sono vincolato dal nome della mia famiglia…»

            Lei gli tenne stretto il viso, obbligandolo a guardarla. «E allora rinnega il tuo titolo, rinnega il tuo re e non andare», lo supplicò infine, trovando finalmente la fermezza per dar voce a ciò che le opprimeva l’anima.

            Non sarebbe stato male mollare tutto e tutti e scappare ad Antiva, lì sua moglie era la figlia di un importante uomo d’affari. In una nazione di assassini, dove tradimenti e intrighi di corte stavano all’ordine del giorno, nessuno avrebbe potuto puntargli il dito addosso, ma che ne sarebbe stato del suo onore? No, una simile idea non avrebbe dovuto nemmeno attraversargli per un attimo la mente e scosse la testa nel tentativo d’allontanarla.

            «Se solo potessi… Ho dei doveri verso i Cousland, ma soprattutto nei confronti del mio popolo. Non posso abbandonarli.»

            «Che differenza farebbe un uomo in meno?» disse lei, sull’orlo della disperazione. «Fergus, io ho un brutto presentimento… Se andrai, sento che… che…»

            Lui deglutì, consapevole di ciò che la moglie stava per dire. Anche lui sentiva che quella sarebbe stata la loro ultima notte, che quelli sarebbero stati gli ultimi ricordi che avrebbe avuto di coloro che portava nel cuore.

Avrebbe conservato per sempre la memoria del suo piccolo uomo fare le smorfie nel sonno, probabilmente sognando i suoi adorati grifoni; così come senza fine avrebbe rammentato il viso della sua innocente sorellina, che si era sobbarcata l’incarico di badare al castello; o quello di sua madre, Eleanor Cousland, che tanto aveva fatto per farlo sentire il figlio migliore del mondo.

            Appesantito dal fardello dell’imminente Flagello, ma avido di sentirsi un uomo comune, le attirò a sé il volto, impossessandosi delle sue labbra e desiderando che diventassero una cosa sola.

            «Il tuo amore mi ferisce, Oriana, e non so come farò ad andare avanti senza.»

            «Ad Antiva l’amore è un dono piuttosto raro… per chi non può permetterselo», replicò lei, sfilandogli la camicia e slacciandogli la fibbia della cintura.

            «Stai dicendo che mi hai sposato solo per i soldi?» la provocò lui, adagiandola supina e baciandole ogni centimetro di pelle nuda, inebriandosi del profumo esotico che sprigionava.

            Fergus si tirò su, rimirando il corpo di sua moglie, lasciandosi osservare a sua volta.

            Oriana allungò le dita, facendogliele scorrere lungo le clavicole, proseguendo fino a una spalla e poi all’altra. Passò alle anche, poi alla superficie calda dello stomaco e più giù. Lo attirò a sé per il collo, lasciando che il suo uomo la prendesse.

            «Se fossi così superficiale, non avresti visto l’alba di un nuovo dì da molto tempo…» bisbigliò lei, lasciandosi baciare.

            «Questo perché dormo con un pugnale sotto il cuscino…» gemette lui senza fermarsi. «Ricordi quando ci siamo conosciuti…?»

            «Non potrei mai scordarmene…» ammise Oriana, sfiorandogli il collo con le labbra. «La giornata di Dicembre più calda che si sia mai vista.»

            Mentre lei gli intrecciava le dita nei capelli, lui non faceva che essere ancor più bramoso del suo corpo, ossessionato dall’incidere nella memoria quegli istanti.

            «Prometti che ricorderai che sei mia», sussurrò, inchiodandole le mani contro il materasso e baciandole l’incavo della gola.

            «Ti amerò fino alla fine dei tempi», giurò lei, liberandosi della morsa e invertendo le posizioni. «Aspetterei milioni d'anni per te.»

            Si cibò delle sue lacrime, sentendo che la risposta di Oriana era stata sincera, tranquillizzandosi al pensiero che ci sarebbe stata lei a rimboccare le coperte di Oren nelle fredde notti fereldiane, che lei ci sarebbe stata sempre.

            «Di’ che ti ricorderai, Oriana, di’ che ti ricorderai…»

            «Ti amerò fino alla fine dei tempi.»

            Muovendosi come se fossero un’unica cosa, come se il loro sentimento potesse sopire qualunque dubbio, ansia, continuarono a giurarsi il loro amore, perché di questo Fergus aveva bisogno. Lui necessitava di uno scopo. Avrebbe dedicato la vittoria a lei, sua moglie, e sarebbe tornato presto tra le sue braccia a reclamare ciò che gli era stato giurato e così sarebbe potuto partire alleggerito dal peso di ciò che si lasciava alle spalle.

***

Ed eccoci alla fine di questo mio piccolo esperimento... E' la prima volta in vita mia che scrivo una pseudo-scena di passione. Credo di aver letto troppi Harmony... che ebbene sì: adoro. XD 
Anche se non ho scritto niente di esplicito, spero che mio padre non apra mai i miei file di word, perché credo che mi diserederebbe, ahaha. Non importa se siamo poveri in canna, il pensiero mi infastidisce ugualmente =P 
Che dire? Spero questo minicapitoletto - che per l'inciso, credo sia il più lungo che mai posterò di questa fanfiction - non abbia fatto tanto schifo, ma in caso contrario vi scongiuro: non uccideteviiiii! 
Per scrivere mi sono ispirata un pelino alle parole del ritornello della canzone Blue Jeans di Lana del Rey e anche a quel punto in cui Giulietta chiede a Romeo di rinunciare al nome dei Capuleti (o dei Montecchi? Boh, mi confondo sempre...).
Detto ciò: odio profondamente l'html. Perché cavolo mi escono le cose con settordici millimetri di spazio proprio non lo so! ps. Un grazie di cuore e con il gomito a Brida e Verichan per seguire questa cosa chiamata storia, e anche alla mia amica Chiara, che non recensisce ma so che c'è ;)
  
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