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Autore: Lady Moonlight    18/09/2012    1 recensioni
“Sebastian.” lo chiamò. “Credo che dovresti fermarti. Non è una buona idea.” Clare si guardò attorno, quasi temendo che una guardia del palazzo potesse scoprirli da un momento all'altro. “È malsano.” aggiunse starnutendo. [...]
[...] “Sono i giardini reali.” ci tenne a sottolineare Clare per l'ennesima volta da quando aveva lasciato la sua stanza per seguire Sebastian in quella impresa. “Ci giocano i bambini, qui.” dichiarò esasperata.
“Non in questa zona.” puntualizzò Sebastian con una smorfia sul viso.
“Se Edward sapesse...”
“Non credo sia il caso di dirglielo.” le fece notare.
“Possiamo ancora fermarci.” obiettò Clare infreddolita.

Dal capitolo 4:
Sdraiata sotto le fronde verdeggianti di un castagno, giocava svogliatamente con alcune ciocche dei suoi capelli. Riccioli castani incorniciavano il suo giovane viso, conferendole un'aria sbarazzina.
Attorno a lei, sparpagliati un po' alla rinfusa, c'erano vecchi tomi ingialliti aperti e rivolti al cielo.

Missing Moments della serie "Contratto di Sangue"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Contratto di Sangue'
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V

Di candele, lapidi e defunti

 

 

 

Una goccia.
La candela aveva cominciato a gocciolare. La cera scivolava ai lati, macchiando le due bare nere prive di corpi.
Non era rimasto nulla. Le spoglie mortali dei suoi genitori erano diventate cenere insieme alla casa che li aveva ospitati, bruciata sotto i suoi occhi impotenti.
Clare guardò con aria assente i membri della nobiltà di palazzo sfilarle davanti e blaterare le loro sentite condoglianze.
Dieci gocce.
Erano dei bugiardi e degli ipocriti, lei lo sapeva bene. Sua madre doveva aver salvato la vita alla maggior parte di loro più di una volta, ma nessuno aveva speso delle parole sincere nelle lettere che le erano arrivate. Lì, in quelle carte ingiallite che lei aveva accartocciato e gettato in un angolo buio della sua camera, si facevano solo riferimenti alla straordinaria bellezza di Marianne Rainsworth e all'affabilità di suo padre. I commenti iniziavano e si concludevano nel medesimo modo.
Le dita, fredde come quelle dei redivivi rinati a nuova vita, si spostarono incerte sul collo, nel punto in cui il giorno precedente Sebastian aveva affondato le zanne, traendo con lei un nuovo Contratto.
Forse era per quello-la mancanza di sangue- che le lacrime stentavano a bagnare il suo volto. Oppure, lo sospettava, perché aveva già pianto tutto quanto era umanamente
possibile.

Sua nonna, Theresa Rainsworth, unica erede avuta da Cassandra Rainsworth, era seduta con una postura rigida ma estremamente posata: mani in grembo, caviglie incrociate, schiena dritta. Era il ritratto vivente della severità e alle sue spalle Sebastian, vigilava sulla sua incolumità.
Come se qualcuno potesse essere interessato ad una donna nell'appassire dei suoi anni, pensò Clare.
Cento gocce.
Si morse il labbro, gettò i capelli all'indietro e andò dall'unica persona che in quel momento voleva vedere.

 

Suo cugino era seduto scompostamente sui gradini esterni delle chiesa. Solo, al centro di una fiumana scura di persone, che si trascinavano con passo lento verso l'entrata, se ne stava con il mento posato sugli avambracci incrociati.
Era pallido, di un colore malaticcio, e se possibile sembrava avere un aspetto peggiore del suo.
Clare appoggiò la schiena contro la sua e senza dire nulla gli strinse la mano. Era calda, di un calore che riusciva a darle conforto. Era qualcosa di reale. Non era l'abbraccio
affrettato e poco sentito della nonna, o la presenza scostante del vampiro.

Era Vincent, lui c'era sempre.
"La zia..." lui deglutì, e lei rafforzò la stretta della mano.
Era sempre stata Marianne l'ancora di salvezza sua e di Vincent. Era lei che si era presa cura del cugino quando la madre si era uccisa con del veleno, lei che le sussurrava all'orecchio le soluzioni dei problemi matematici che era incapace di risolvere da sola.
"Non credo le sarebbe piaciuta la bara scelta dalla nonna." commentò pacato.
"L'avrebbe trovata... stretta." concordò lei, soffocando un singhiozzo.
Tacquero entrambi e rimasero lì, ignorando le sagome scure che facevano avanti e indietro dal selciato.

 

"Clare." doveva essersi addormentata, perché sobbalzò nel sentire il suo nome pronunciato da lui.
Sollevò gli occhi, ritrovandosi il viso di Sebastian a pochi centimetri di distanza. Si rese conto di non aver mai detestato tanto quelle iridi argentee e smeraldine come in quel preciso momento.
Era colpa sua, colpa del vampiro. Sebastian avrebbe dovuto percepire che sua madre era in pericolo. A cosa serviva, a cosa era servito, il Contratto, altrimenti?
"Vincent." chiamò autoritario. "Theresa vuole che torniate dentro. Presto porteranno via i feretri."
Bare vuote.
Clare non riusciva a capire il motivo di quella finta cerimonia funebre. Voleva solo dormire e, risvegliandosi, trovare suo padre intento a leggerle uno dei suoi libri preferiti.
Alzandosi, barcollò in avanti e si aggrappò ai vestiti di Sebastian con la vista annebbiata.
Vincent la strappò immediatamente via da lui, blaterando parole che non comprese. Aveva solo due anni più di lei e, nonostante tutto, riuscì a prenderla in braccio e a riportarla in chiesa.
A Clare sembrò che il momento di debolezza del cugino avesse avuto fine in quell'istante.

 

Mille gocce.
Quell'ultima goccia di cera era coincisa con la conclusione della cerimonia. Della candela non rimaneva altro che un inutile pezzo deformato e inutilizzabile.
Era passato poco meno di un anno dall'ultima volta che Clare aveva messo piede in quella chiesa per un funerale. Allora, era stata la volta dei genitori di Edward, assassinati pure loro, e i due sovrani erano stati sepolti in quello stesso edificio.
Ma non ci sarebbero state tombe per Lucas e Marianne Rainsworth; una lapide e bare riempite di rose bianche.
Si accorse di camminare dietro il corteo funebre solo quando Theresa le sibilò all'orecchio di assumere un atteggiamento più composto.
Annuì per compiacerla, ma si limitò a fare quello: compiacerla.
Si muoveva a tratti inciampando e a volte trascinando i piedi, con l'unico desiderio di cadere a terra e lì rimanervi.
A un certo punto, si ritrovò in fondo alla fila, i suoi parenti in qualche punto non ben precisato. Era in piedi tra due lapidi, una con l'epigrafe totalmente sbiadita, l'altra che recava scritto: Henry di età quattordici.
Clare sussultò, rendendosi conto che quel ragazzo era morto avendo la sua stessa età. Sfiorò la superficie del grezzo masso levigato, ripulendolo dal muschio e dalle erbe
infestanti.

Scoprì che Henry era stato il figlio di un commerciante di spezie e che era stato ucciso nel sonno da un vampiro. La data di morte risaliva a vent'anni prima.
"Cosa stai facendo, Clare?"
Sebastian, di nuovo. Il cagnolino della nonna era tornato indietro per controllarla.
Si strinse nelle spalle, contrariata per quella interruzione. Perché, semplicemente, non la lasciavano in pace per qualche minuto? Non le sembrava una pretesa così assurda.
"Non è necessario che io sia presente alla sepoltura."
"Erano i tuoi genitori, Clare." doveva apparire una frase sensata, ma ai suoi occhi sembrò una bestemmia. Era un'ovvietà, un appunto, che non aveva alcun senso ricordarle.
Lei, sapeva, chi erano i suoi genitori.
"Quelli sono solo pezzi di legno." disse sprezzante con un tono di voce tagliente. "Legno che marcirà fino a diventare polvere." ci tenne a precisare. "Mio padre e mia madre sono già polvere."
Era compassione o incredulità quello che vide impresso sul volto di Sebastian? In ogni caso, qualunque tipo di sentimento fosse, non le piacque.
Tornò a concentrarsi sulla lapide di Henry e poi su quella senza nome. Era quello l'effetto del tempo: cancellare. In un modo o nell'altro, il tempo cancellava i ricordi. Perfino Sebastian, un vampiro, non era immune da quella sorta di maledizione.
Cancellava, aggiungeva, modificava.
Di continuo. E senza fare eccezioni.
Quei pensieri ne portarono alla luce altri. E altri, altri ancora.
Sembrava che il suo corpo e il suo cervello avessero bisogno di essere costantemente attivi, di sentirsi vivi.
Anche lei poteva distruggere. Poteva cancellare qualcosa, eliminarlo, dall'equazione del tempo. Frantumarlo, salvarlo, dalla grande maledizione.
Avrebbe sfidato il tempo ed esso sarebbe stato costretto a sottomettersi alla sua volontà.
La morte, la sua condanna. La morte, la sua liberazione.
"Polvere." ripeté Clare, con una nuova consapevolezza, un nuovo obiettivo nella mente e nel cuore. Sebastian la fissò, reclinando il capo su una spalla.
"Andiamo a caccia, Sebastian." annunciò, alzando fiera il mento e con un paletto appuntito stretto nella mano.
Già poteva sentirla, la polvere, scorrere tra le sue dita.

 

 

 

 

Note:
Mi sento particolarmente fiera di questo Missing Moment, in particolare dell'ultima parte. È un'introspezione cruda, forse, crudele da un certo punto di vista.
Mi piace xD Mi piace da impazzire. LOL
Non so se sia chiaro, ma i riferimenti sul tempo e la polvere riguardano nello specifico i vampiri. I vampiri sono intoccati dal tempo, dal punto di vista puramente fisico e Clare pensa di poterli "cancellare dall'equazione del tempo" uccidendoli. Ovviamente la polvere indica il fatto che i vampiri, una volta eliminati, si tramutano in granelli di polvere u_u
Spero davvero in un vostro breve commento su questa one-shot perché ne sono davvero entusiasta *___* Su, su non siate timidi e vi regalerò un'intera storia dedicata a Sebastian!!! xD


Storie in corso:
Romatico

Pirates-L'ombra del tradimento
 

Angeli&Demoni

Contratto di Sangue-La Guerra Celeste

Storie concluse:
Vampiri

Contratto di sangue-L'ombra del principio 

 






   
 
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