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Autore: mischiri    21/01/2013    5 recensioni
Ciao a tutti!!! Eccomi con una storia del tutto nuova per noi amanti folli di Xena!! Vi ricordate la nostra eroina come Principessa Guerriera,Imperatrice,Condottiera???? Beh dimenticatela in quella vesti!! Ecco a voi Xena la .... haha volete davvero saperlo??? Allora leggete!!! Ovviamente si tratta di una storia yuri!!! Bn credo di aver detto tt!!! Leggete e recensite mi raccomando!!!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Servitus Capitolo XII

Ciao a tutti!!! Lo so.. mi avevate dato per morta, per dispersa, per sepolta. Sto in un periodo di studio tremendo, ma.. oggi Servitus compie 2 anni! Come potevo non aggiornare? Spero vi piaccia il nuovo capitolo.. c'è qualche sentimento che finalmente si decide a sbocciare: un sentimento buono per alcuni, ma cattivo per altri... Curiosi? Buona lettura!!

Ps: Dedico il capitolo a Bellatrixwolf e alla mia socia Harwest, che hanno atteso e sperato tanto in una mia continuazione. Vi ringrazio profondamente.. Servitus non riuscirebbe a vivere senza di voi!!

Capitolo XII
Nuovi sentimenti e vecchi rancori”
Domus di Marcello, stalle

Manlio si avvicinò a rapidi passi, fischiettando e sorridendo. I cavalli lo accolsero con un nitrito e con uno sbuffo di contentezza: vedere arrivare Manlio significava per loro vedere arrivare fieno a volontà.

Il ragazzo si diresse alla sua destra e prese il forcone, per poi dirigersi alla sua sinistra e fermarsi pensieroso. Di fronte a lui stava una montagna di fieno, che avrebbe dovuto essere smistata tra i vari animali che sembravano attendere con ansia la loro razione.

Oh dei.. eppure sono convinto che stamattina non era così grossa! Ho come l'impressione che il lavoro mi si centuplichi senza che io me ne accorga...”

Sospirando, cominciò a scavare con la punta del forcone e a sollevare balle di fieno, disponendole in piccoli mucchi: così sarebbe stato più semplice dare una razione identica ad ogni cavallo. In realtà lavorare lo aiutava a mettere in ordine i pensieri e in quella giornata di certo pensieri e dubbi non mancavano.

Emilia e la sua improvvisa passione, Xena e Gabrielle e il loro amore segreto, il padrone e i suoi piani misteriosi: ognuno sembrava un personaggio di una tragedia, tutti avevano il proprio copione e si muovevano su un sentiero tracciato appositamente per loro...

E tu Manlio? Tu hai il tuo sentiero? Forse si, forse no...”

Scosse la testa e sollevò altro fieno: a quanto pareva non aveva un copione tutto suo. Il destino gli aveva riservato un posto da spettatore; un personaggio secondario che rimane sullo sfondo senza poter realmente cambiare le cose.

Ma in fin dei conti chi era lui per poter meritare un proprio copione?

Era solo un semplice schiavo, che lavorava fedelmente per il suo padrone. Non aveva vizi, non si lamentava per il carico di lavoro ed era felice di trovare alla sera una zuppa calda e un giaciglio in cui riposare.

Non aveva mai saputo cosa fosse l'amore: quel sentimento che l'aveva animato quando aveva visto Xena era nuovo, assurdo ed eccitante, ma si era assopito così come era nato. Una passione passeggera, sfumata di fronte al vero amore, quello che Xena provava per Gabrielle e che Gabrielle provava per Xena.

Ah Manlio.. tu riuscirai mai a provare un sentimento così travolgente? Quello che provavi per Xena non è nemmeno paragonabile al legame che lei ha creato con Gabrielle.. Per questo è stato così semplice per te farti da parte, la tua onestà e la consapevolezza del tuo sentimento innocuo ti hanno aiutato... Tu e Diona state lottando per il loro amore e per la loro felicità. Già.. Diona..”

Il pensiero della donna lo fece fermare ansante. Posò il forcone e si sedette per terra, incrociando le gambe. “Diona è nella mia stessa situazione.. anche lei è un personaggio secondario della tragedia... chissà se lei ha mai provato un sentimento d'amore così travolgente.. ne sono convinto.. a volte è così distratta, così persa nei suoi pensieri. Ora sono in pena per lei.. so quanto era affezionata ad Emilia e il suo scatto di ira l'ha realmente sconvolta. Stava quasi bruciando la zuppa.. spero sia riuscita a recuperarla, anche se dall'odore..” sorrise e si rimise al lavoro con uno sbuffo. Il pensiero di Diona continuava ad accarezzargli la mente: era diventata ancora più bella negli ultimi tempi; i suoi capelli castano scuro si erano allungati e i tratti del viso erano diventati più marcati, senza però imbruttire i suoi lineamenti dolci e gentili. Il suo sguardo color nocciola era severo all'apparenza, ma quando rideva o discuteva si illuminava come se un fuoco vi si celasse.

Mani agili e pratiche, fisico asciutto, costantemente avvolto nella sua tunica impolverata. La sua voce grave e calda, così diversa da quella squillante e fanciullesca di Emilia..

Un tremendo dolore al naso lo fece rinsavire “Ma che diavolo?” esclamò sorpreso, ritrovandosi di fronte ad una delle travi di legno che formavano il recinto del primo cavallo.

Era talmente immerso nei suoi pensieri che era andato a sbatterci contro senza nemmeno accorgersene.

I cavalli nitrirono, quasi a volerlo rimproverare per la sua disattenzione.

Ah ah.. cosa ridete, voi? Non siete mai stati distratti? Ma certo che no.. pensate solo al fieno! Ecco.. mi raccomando aspettate il vostro turno..uno alla volta!”

Come siete carini..”

La voce femminile alle sue spalle lo fece sobbalzare: si voltò e vide l'oggetto dei suoi pensieri a braccia incrociate, che lo osservava in silenzio.

Sperando che non avesse visto la scena del suo ravvicinato incontro con la trave, le sorrise di rimando e rispose “Oh.. sai.. sono un po' la mia famiglia. Di certo con loro puoi parlare di qualunque cosa senza temere che i tuoi pensieri siano fraintesi..”

Diona si avvicinò interessata e si fermò a pochi passi dal primo dei numerosi recinti che occupavano le grandi stalle.

Dai ad ognuno la propria razione?” domandò, osservando Manlio depositare il fieno nel recinto e poi ritornare sui suoi passi per prenderne altro dal mucchio.

Si.. ognuno ha la propria razione.. uguale a quella degli altri. Un po' come il padre che dà lo stesso tozzo di pane ai figli. Non posso certo dare ad alcuni di più e ad altri di meno..”

Diona sorrise “Tu sai essere saggio ed equilibrato persino quanto dai il fieno ai cavalli.. è una cosa che ho sempre ammirato di te...”

Suvvia... non essere esagerata.. sono convinto che tu faresti la stessa cosa, se fossi al mio posto, anche se non credo che riusciresti a sollevare il fieno con il forcone..”

Tu dici? Mettimi alla prova..” disse Diona con tono di sfida, dirigendosi di fronte ai mucchi di fieno appena divisi.

Oh no mia cara.. di certo non voglio averti sulla coscienza!” esclamò Manlio divertito, dirigendosi verso il fieno e prendendone dell'altro.

Cos'è? Hai paura che una donna sia più brava di te a sollevare il fieno?”

Il ragazzo scosse la testa, depositando il cibo anche al secondo cavallo, per poi voltarsi ed osservarla appoggiato al forcone.

Io paura? Donna.. non mi conosci! Fa pure.. ma se ti capita qualcosa alla schiena, non dirlo a me.. io ti avevo avvisato.”

Le si avvicinò e le porse il forcone: lo sguardo di Diona brillò di soddisfazione, mentre con la mano destra impugnava l'arnese. Le loro mani si sfiorarono e i due ragazzi si fermarono per un momento. Entrambi osservavano in silenzio

le loro mani vicine, quasi intrecciate, scoprendo quanto fossero perfette insieme.

Fu Manlio a ridestarsi per primo da quel momento di contemplazione: ritirò in fretta la mano e si schiarì la voce “Ecco.. sai come si impugna un forcone, non è vero?” domandò, mentre un leggero rossore gli imporporava le guance.

Oh si.. certo..” rispose Diona con tono trasognato, mentre un'espressione quasi.. delusa.. le incorniciava il volto.

In fin dei conti è solo fieno, che sarà mai?” esclamò la donna sprezzante.

Infilò la punta del forcone nel fieno e fece un sospiro, poi puntò i piedi per terra e sollevò le braccia, ma un peso incredibile le si oppose contro, costringendola ad abbassare subito il manico del tridente.

Manlio scosse la testa e si portò alle sue spalle “Non ci riuscirai mai se fai così, hai preso troppo fieno, devi portare la punta del forcone più in alto.. nemmeno io riuscirei a sollevarne tanto! Guarda.. così..”

Le si accostò appena e le prese le braccia, muovendole come il burattinaio fa con la marionetta. “Ora solleva..”

Diona sorrise e sollevò le braccia senza difficoltà “Avevi ragione.. ci riesco!”

Certo che ci riesci.. dovevi solo dosare la misura...”

Diona posò il forcone e si voltò, osservandolo divertita

E il tuo orgoglio ferito? Hai perso la scommessa a quanto mi sembra...”

Primo.. non ho fatto alcuna scommessa, secondo ero convinto che tu ci saresti riuscita e terzo non sono assolutamente competitivo come te..” esclamò sollevando punto per punto un dito della mano destra.

Ah... certo..” rispose la ragazza, abbassando lo sguardo.

Manlio le portò due dita sotto il mento e le fece rialzare il viso

Come mai sei qui? Non eri mai venuta a trovarmi nelle stalle..”

E-ecco.. non ho trovato più le carote che avevi tagliato, né il pane, né il formaggio, né il vino.. e poi.. ho bruciato la zuppa..”

Manlio la osservò stupito “Tu? Hai bruciato la zuppa?? Oh dei!! La fine del mondo è giunta!!!”

Diona gli diede un buffetto sul petto “Smettila di fare lo stupido.. ero così presa da tutto quello che è successo che mi sono addormentata e ho bruciato tutto.. cosa diranno ora i padroni? Sono una schiava inutile...”

Su su.. ora non esagerare.. può capitare a tutti di sbagliare. Eri sconvolta poco fa, ci credo che tu non abbia prestato attenzione alla zuppa. Per il resto.. da tutto quello che è sparito, direi che qualcuno sta banchettando! E come vedi non sono io. Io adoro le tue zuppe, per cui non ho certo bisogno di rubare cibo dalla cucina.. considerando che se lo facessi, penso mi inseguiresti per tutta la domus con un manico di scopa.. e non sarebbe piacevole..”

Diona rise “Deve essere stata Xena.. sarà stata in pensiero per la padrona e le avrà portato da mangiare. Non posso arrabbiarmi con lei. In fin dei conti toccava a me cucinare, ma ho fatto un bel guaio..”

Sono sinceramente stupito! Qualcuno sottrae cibo dalla tua cucina e tu non batti ciglio! Allora sta veramente finendo il mondo!” concluse Manlio, accarezzandosi appena il naso.

Ma Manlio.. che hai fatto? Hai il naso gonfio!” esclamò Diona preoccupata.

Oh nulla.. ecco.. ero distratto e ho sbattuto contro una trave di legno.. tutto qua..”

Tutto qua? Dai su.. vieni alla luce e fatti osservare...” disse, trascinandolo alla luce del sole. “Ma a che stavi pensando? Devi aver preso una bella botta!”

Ecco.. io...”

Ora silenzio! Fammi vedere che ti sei fatto..”

Gli voltò il viso verso la luce e gli accarezzò appena il naso

Sembra che non ti sia fatto nulla. E' stata una fortuna.. ti fa male?”

No.. mi fa bene!” esclamò il ragazzo ironico.

Potresti essere serio per favore?”

Mi pulsa leggermente, ma niente di che. Prima mi dava più fastidio.”

Sono contenta. Strano che tu fossi distratto, solitamente pensi solo al lavoro.”

Manlio deglutì, percependo nuovamente il rossore imporporargli le guance.

Sai.. è stata una mattina un po' particolare..”

Ah capisco.. stavi pensando ad Emilia..” osservò Diona, mentre nuovamente un'espressione delusa gli incorniciava il volto.

In realtà no.. stavo pensando a te...”

Diona sollevò il viso e gli lanciò uno sguardo meravigliato “A me?”

Certo.. ero preoccupato per te e per quello che Emilia ti aveva detto. Non sopporto di vederti triste e saperti sconvolta e confusa non è certo un piacere per me”

Grazie.. sei sempre così carino” disse Diona, abbracciandolo.

In realtà sono venuta qui proprio perchè avevo bisogno che tu mi consolassi, mi sentivo un po' sola..”

Manlio sorrise e rispose all'abbraccio “Hai fatto bene. Devi sempre venire da me quando ti senti sconsolata o triste..”

Diona sospirò profondamente e appoggiò la tempia al petto vigoroso del ragazzo.

Manlio.. è un po' di tempo che ci penso.. e sono arrivata ad una conclusione. C'è una cosa che dovrei dirti..”

Manlio sentì il cuore battere all'improvviso e la temperatura del volto innalzarsi.

Dimmi..” rispose appena, portando le mani sulle spalle di Diona e facendola allontanare leggermente per poterla guardare negli occhi.

Lo sguardo severo era stato soppiantato da uno sguardo smarrito, perso, ma anche risoluto. In quel momento Manlio comprese quanto Diona era bella e preziosa, quanto avrebbe sofferto per la sua assenza, quanto la sua compagnia fosse vitale per lui, quanto lui stesso fosse... innamorato di lei?

Ecco.. vedi.. io...”

Ma un rumore di zoccoli e un tramestio non molto lontani interruppero quel magico momento.

Il padrone! Il padrone!” sentirono urlare e schiamazzare.

Diona e Manlio si separarono in fretta, mentre il loro cuore batteva a mille.

Maledizione.. è tornato! Diona ci penso io a lui, tu corri! Trova Xena e Gabrielle e separale! Xena dovrebbe stare ancora in cella! Va!” esclamò il ragazzo, lanciandole il piccolo mazzo di chiavi delle prigioni.

Ma.. tu..” disse Diona, osservando correre via.

Io starò bene! Ora vai! E sta attenta! Se il padrone ci scopre, ci ammazza! Ti verrò a trovare stasera, promesso!!”

Diona sospirò e corse nella direzione opposta. Si sentiva morire di paura e di spavento: se non fosse riuscita a trovarle in tempo...

Arrivò nel cortile della domus e girò il capo a destra e a sinistra.. Il tempo scorreva inesorabile e lei stessa non sapeva dove andare.

Dove potevano essere? Senza indugiare troppo, si diresse veloce come il vento nella camera della padrona. Bussò e aprì di scatto la porta, ma non vi trovò nessuno: tutto era in perfetto ordine e la luce del sole filtrava dal balcone. Entrò e si guardò intorno, lambiccandosi il cervello su dove potessero essere andate. Improvvisamente le venne un'idea: con uno scatto si diresse sul balcone e prese a far scorrere lo sguardo in lungo e in largo. La camera di Gabrielle era la meglio esposta e dal suo balcone era possibile vedere buona parte dei giardini e del sentiero che conduceva alla foresta.

Lanciò un gridolino quando vide due figure sotto la quercia secolare che poco prima era stata testimone della sua discussione con Emilia.

Ringraziando gli dei, si fiondò giù per le scale e per il corridoio, mentre ad ogni angolo temeva di incontrare il padrone e il suo sguardo corrucciato.

Ebbe fortuna e con il poco fiato rimasto corse verso la quercia oramai poco lontana.

Xena! Gabrielle!” urlò, abbandonando ogni formalità. “E' arrivato!! E' arrivato!!”

Xena e Gabrielle si staccarono e la più alta le lanciò uno sguardo nervoso

E' arrivato? Chi è arrivato?”

Diona si fermò,appoggiando le braccia alle cosce, per riprendere fiato.

Marcello...” rispose preoccupata, mentre Gabrielle spalancava la bocca per la sorpresa.


Sentiero di campagna, poco tempo prima

Il sole pomeridiano gli solleticava appena la nuca, mentre nuvole di polvere si sollevavano pigre dagli zoccoli del suo destriero.

Marcello aveva deciso di tornare a casa e di rimanervi fino alla mattina successiva: non aveva senso rimanere nel rifugio senza nulla da fare.

Sorrise al pensiero di come poco frequentava quella domus, una delle più grandi e delle più lussuose di tutta la città.

I cittadini gli invidiavano quella meravigliosa tenuta, circondata dagli alberi e dalle siepi. “Forse sono l'unico a distanza di miglia che non è entusiasta di quello che possiede.. ma in fin dei conti non mi sono mai accontentato di quello che avevo.. per questo ora sono console.. per questo ora sono io a detenere il potere e a vedere gli altri strisciare davanti a me. Un tempo ero io a strisciare, a mangiare la polvere che i destrieri altrui sollevavano sul mio cammino, adesso sono io il costruttore del sentiero e decido io chi cammina, chi va a cavallo e chi si ferma..”

Sospirò e tirò appena le redini, invitando l'animale a rallentare il passo: sentiva di dover rimanere ancora un po' da solo, per riordinare le idee.

La giornata trascorsa non era stata sicuramente rilassante e le discussioni avevano sempre il potere di spossarlo più di un'intera battaglia.

Quasi inconsapevolmente il pensiero volò ad Alti.. Nonostante fossero passati tanti anni, doveva riconoscere che la forza dell'amore che aveva provato per lei non si era affievolito, anzi, sembrava crescere ogni volta che posava lo sguardo su di lei.

Alti era diventata non solo più bella, ma ancora più determinata e cinica di quanto ricordasse, mentre i suoi occhi avevano in parte perso quella luce innocente che li animava da ragazza. Era stata quella luce splendente a colpirlo e a farlo innamorare.

Cosa rimaneva più della vecchia Alti, oltre all'immagine esteriore?

A quanto pareva ben poco: la dolcezza e la gentilezza si erano tramutate in avidità e in bramosia, come del resto era capitato a lui stesso.

L'età, i dolori e le esperienze vissute avevano forgiato il loro carattere e chiuso i loro cuori. Chissà se Alti aveva pensato di poter voltare pagina e cambiare: lui l'aveva fatto.. Per un periodo si era addirittura convinto di essere diverso.

Quando ho incontrato Gabrielle e l'ho portata via dalla Grecia, ho pensato che gli dei mi stavano dando un'altra possibilità. Ma la vittoria, il potere e la gloria mi hanno nuovamente plasmato a loro piacimento, rendendomi quello che sono ora.. Un console temuto e rispettato. Non sono fatto per provare amore o tenerezza. Sono un uomo d'azione, un condottiero, nato per dominare gli altri. A cosa serve amare, quando l'amore non porta che tristezza? Io ho amato Alti, la amo tuttora... lo so.. e non faccio che soffrire per lei.. Gabrielle mi ha amato e forse io ho amato lei per un po', ma abbiamo perso quello che stavamo costruendo. Io non la amo più e lei non mi ama più. Del resto come biasimarla? Non ho fatto che tradirla, rinchiuderla nel paradiso dorato della mia domus e pensare solo al mio piano d'azione, giorno dopo giorno.. tassello dopo tassello. L'ho trattata come tutti i miei schiavi.. come Diona,Emilia,Manlio.. come Xena..”

L'immagine della gladiatrice gli attraversò veloce la mente, provocandogli un tremito lungo la schiena: lei avrebbe potuto essere un'altra medaglia sul suo petto.

L'aveva comprata per possederla, per farla sua, e mentre una parte di lui ancora scalpitava quando quell'azzurro profondo si piantava nei suoi occhi, un'altra parte la disprezzava e la temeva. Nessuno aveva avuto tanto coraggio, nessuno l'aveva sfidato così apertamente e così ripetutamente... lei si.. Non aveva paura di lui, non lo considerava come un padrone, forse non lo considerava nemmeno un uomo e si sentiva autorizzata a mancargli di rispetto. Di fronte a lei Marcello si ritrovava di nuovo sul ciglio della strada, insozzato dalla polvere altrui, a racimolare le briciole che gli altri lasciavano sul loro cammino. E questo non poteva accadere.. non dopo che aveva fatto tanto per risalire la china e per diventare il più potente.

L'unico che sembrava realmente rispettarlo era Decio, fedele e pronto a servirlo fino alla morte. La conversazione che avevano avuto poco prima era stata decisamente intensa e Marcello sapeva di essersi spinto troppo in là, chiamandolo “figlio”

Del resto non si trattava di una sporca strategia: per una volta,anzi, il console era stato sincero, ammettendo la profondità dei propri sentimenti.

Decio per lui era veramente un figlio, un ragazzo da istruire al meglio e di cui poter essere orgogliosi. Non a caso gli aveva affidato un compito tanto delicato senza rimpianti: nessun altro avrebbe potuto farlo.

Sollevò lo sguardo e si rese conto di essere quasi arrivato. Accarezzò il collo del cavallo e sbattè i talloni sui suoi fianchi, partendo veloce al galoppo.

Il padrone! Il padrone!!”

Le urla degli schiavi intorno a lui lo fecero sorridere e rigenerarono il suo orgoglio.

Sorrise impercettibilmente e portò la testa all'indietro: in quel momento si sentiva un dio... un dio circondato dai fedeli adoranti e non c'era cosa che lo animava di più..

In pochi minuti raggiunse il portone di legno e scese da cavallo,dirigendosi in silenzio verso il corridoio alla sua destra.

Manlio! Manlio!!” chiamò autoritario, non ricevendo risposta.

Pochi secondi dopo uno scalpiccio annunciò l'arrivo del ragazzo, che, ansante, si affrettò a prendere le redini dello stallone di fronte a lui.

Dove eri finito? Ti ho chiamato due volte! E perchè sei senza fiato?”

E-ecco padrone.. stavo.. stavo raccogliendo il fieno per i tuoi cavalli. Non mi aspettavo di vederti a casa stasera e quando ho sentito i contadini schiamazzare mi sono subito diretto qui..”

Marcello aggrottò la fronte e lo osservò digrignando i denti “Quante volte ti ho detto che non devi pensare?? Non sono tenuto a dirti se, quando e come tornerò a casa, chiaro? E se non mi aspettavi, mi dispiace di averti scomodato, schiavo...”

Manlio piegò la testa e trattenne il fiato, pronto ad incassare il colpo, che miracolosamente non venne.

Marcello si era allontanato a rapidi passi, piantandolo lì in silenzio.

Stupito e piacevolmente sorpreso, Manlio si incamminò dalla parte opposta, tenendo strette le redini nella mano destra e accarezzando piano con la sinistra il muso dell'animale “Lo sai? A volte il padrone mi lascia davvero senza parole..” sussurrò, sorridendo al nitrito del cavallo che sembrava pensarla esattamente come lui.


Domus di Alti

Seduta sul soffice letto, Alti rimuginava senza sosta. Non era passato molto tempo da quando quello strano sogno si era presentato, turbandole ancora una volta il sonno.

Si ridistese sulla schiena con un sospiro, osservando senza entusiasmo il soffitto ricco di affreschi. L'altra parte di lei sembrava sopita in quel momento e questo le dava la possibilità di pensare con lucidità, seppure per poco tempo.

L'immagine di quella ragazza armata la tormentava, come un dubbio al quale non è possibile trovare una risposta.

Perchè mai avrebbe dovuto provare un desiderio di vendetta? E come poteva sfruttarlo a suo piacimento? Non l'aveva mai vista, né conosciuta.. Come l'avrebbe avvicinata? Portò un braccio dietro la testa e si sistemò più comodamente.

Doveva trovare un modo, se voleva davvero riconquistare Marcello e se voleva tornare ad essere quella di un tempo.

Se avesse saputo che ottenere il potere avrebbe significato perdere se stessa, forse non sarebbe mai partita per la Grecia. Eppure rimanere a Roma non era una soluzione che le aggradava.

Del resto si era sempre sentita superiore a tutti e la sua anima a prima vista gentile era animata da un fuoco d'orgoglio che, seppur celato agli altri, la animava dal profondo.

Non era felice, non era soddisfatta né contenta: desiderava la conoscenza, il potere, la gloria e niente di tutto questo avrebbe potuto ottenere in quel tugurio che aveva imparato suo malgrado a chiamare casa.

Marcello le ripeteva spesso che c'erano persone che stavano in situazioni peggiori delle loro: gli schiavi, gli emarginati, gli orfani..

Ma in fin dei conti loro due cosa avevano di più? A cosa serviva essere libero se non si riusciva a raggiungere il proprio scopo?

Quante notti aveva trascorso a sognare di scappare via da Roma, per poter provare nuove emozioni, per poter ricominciare tutto, senza però avere il coraggio di farlo sul serio. L'unica cosa che per qualche tempo l'aveva trattenuta era stato proprio l'amore sincero che Marcello nutriva nei suoi confronti. Con lui aveva pensato di poter mettere tutto da parte, di cominciare una vita nuova, migliore di quella che aveva vissuto fino a quel momento. Ma non aveva saputo aspettare: la smania e la bramosia che in quel periodo avevano prepotentemente preso possesso di lei erano più forti di qualunque altra cosa.

Quando aveva deciso di partire per la Grecia, si era sentita finalmente una persona libera e padrona del proprio destino. E pensare che era stato un viandante, un uomo qualunque con un viso qualunque ad aprirle la strada. Un uomo incontrato per caso al mercato, che l'aveva incuriosita con i suoi abiti sgargianti e che le aveva narrato storie magnifiche di luoghi sconosciuti. Lui le aveva parlato della magia, le aveva mostrato alcuni di quelli che lui definiva “doni”.

Si chiamava Tullio ed era stato il suo primo maestro. Con lui era partita e aveva lasciato dietro di sé la sua vecchia vita, la sua vecchia se stessa.

Lui l'aveva portata al tempio della Pizia e l'aveva iniziata ai misteri della magia.

Grazie a lui era diventata potentissima ed aveva appreso cose che mai immaginava potessero esistere. Ma Tullio era un uomo buono, una persona che usava la magia al servizio degli altri.

Il suo primo maestro ben presto era diventato il suo primo avversario: aveva intuito quanto pericolosa fosse diventata e aveva deciso di fermarla, ma invano.

Era perito, come tutti coloro che dopo di lui avevano tentato di fermare il suo cammino.

Chiuse per un attimo gli occhi e cercò di impedire ad una lacrima solitaria di scenderle lungo la guancia. Aveva seppellito quei ricordi e quelle immagini in un denso oblio, che però si rischiarava non appena l'altra Alti dormiva.

Erano gli unici momenti in cui era ancora se stessa, in cui era ancora la ragazza sognatrice, che si era lasciata trasportare da un desiderio più grande di lei.

Sollevò la mano destra e si asciugò velocemente la goccia salata che si era fermata alla base della mandibola: in quel momento piangere non le serviva a nulla.

Quello che doveva fare era capire come agire.

L'altra se stessa le aveva detto di avvicinarsi a quella schiava, l'aveva chiamata “arma segreta”.. Non poteva lasciarsela scappare.

Si alzò dal letto, incurante delle coperte che erano scivolate sul pavimento e si diresse verso la brocca alla sua sinistra.

Immerse l'indice nel liquido trasparente e un brivido le percorse la schiena per quanto era freddo. Sospirò appena e si piegò, avvicinando il viso a pochi centimetri dall'acqua “Mostramela..” sussurrò, allontanandosi nuovamente per poter guardare meglio l'immagine che si stava formando.

Cominciava ad intravedere di nuovo quella figura, i capelli sciolti, il pugnale in mano, la luce vendicativa nei suoi occhi... quando tutto scomparve, sostituito da un altro volto, che in quel momento non avrebbe voluto vedere.

L'altra Alti la osservava sorniona, un ghigno ad incorniciarle il viso.

Ma tu guarda.. qualcuno qui cerca di usare la magia senza invitarmi..”

Cosa ci fai qui? Avevo usato la formula giusta, non sei tu quella che voglio vedere..”

Mia cara.. stenti ancora a capirlo? Sono io che comando qui, non tu. Non sei in grado di fare nulla senza il mio consenso. Per cui se io dico no, è no e tu non puoi fare altro se non cercare di attutire la bruciante sensazione della sconfitta. Perchè volevi vedere quella ragazza? Ti avevo già mostrato quanto necessario.”

Avevi detto che è la nostra arma segreta.. volevo rendermi conto meglio di chi fosse.”

Non puoi capire una persona attraverso uno specchio d'acqua..”

Eppure tu mi comandi come un burattino attraverso di esso..”

L'altra Alti sorrise, scuotendo appena la testa “Oh no.. io ti comando perchè sono dentro di te. Lo specchio non è che un misero strumento. La verità è che io sono una parte di te, della quale tu non ti potrai mai liberare da sola. Quando hai accettato il potere assoluto, hai accettato anche me. Tutte le magie hanno un prezzo.. ed io sono il prezzo della tua magnificenza.”

Alti si alzò in piedi, camminando avanti ed indietro e stringendo le mani al grembo.

Suvvia, non fare la bambina arrabbiata. Tu vuoi odiarmi, ma sai perfettamente di non poterci riuscire. Sarebbe come odiare la parte migliore di te: perchè che tu ci creda o no, mia cara, io sono la parte migliore di te!!”

No.. non è vero..”

Si che è vero! E tu stessa lo sai. Dici di volerti ribellare, di volermi scacciare, ma non ti sei mai impegnata per farlo, né hai tentato di combattere contro il mio dominio. E lo sai perchè? Perchè sai che senza di me non sei niente.. che senza di me saresti ancora quella contadina sognatrice, confusa e troppo orgogliosa. Ti sei mai chiesta perchè ti permetto di pensare liberamente ogni tanto?

Per questo motivo.. perchè in quei pochi momenti di lucidità, quando ti penti della scelta fatta, della partenza e di tutte le tue azioni, arriva il momento in cui sento che una parte di te mi chiama disperatamente. E' proprio in questi momenti che tu stessa capisci quanto io sia indispensabile, per guidarti e per condurti alla vittoria.”

Io sono stufa di te e delle tue angherie. Io voglio essere libera!”

Ah.. troppo tardi cara.. dovevi pensarci prima. Oramai sei parte di me, come io sono parte di te.. ora smettila di tormentarti con ricordi passati e dubbi insolvibili. Ti ho già detto tutto ciò che devi sapere e non ti permetterò di fare altro.”

Alti girò il viso e osservò l'altra se stessa, fiera e altera, così diversa da lei, pallida e tremante “Perchè? Perchè sono diventata così?”

L'altra Alti sollevò appena le spalle e le si avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla. “Perchè hai scelto..” sussurrò svanendo così come si era materializzata.


Domus di Marcello, giardini

L'annuncio di Diona era stato seguito da un silenzio gelido. Gabrielle abbassò le braccia e le strinse attorno ai fianchi di Xena “Non voglio che tu vada via.. non adesso...”

Xena strinse appena gli occhi e pose la mano destra sotto il volto della più piccola “Gabrielle.. devo.. se Marcello ci trova.... non posso permettere che ti faccia del male. Io dovrei essere in cella in questo momento, non ricordi? Verrò da te non appena possibile, non temere.. ma ora..” Sospirò, incapace di continuare.

Fu Diona a venirle in aiuto,alternando alle proprie parole rapidi sguardi al cortile alle proprie spalle “Gabrielle... Xena ha ragione. Fai come dice... lasciala andare.. il padrone sarà qui da un momento all'altro!”

Va bene... ma sappi che io ti aspetterò! Ti aspetterò, perchè non potrei fare altrimenti...” disse Gabrielle singhiozzando e diminuendo la presa sui fianchi della mora.

Xena si allungò appena e la baciò sulla fronte “Ti amo...” sussurrò, poi si voltò e si rivolse a Diona “dammi le chiavi della cella e resta con lei.”

Ma... come? Vengo con te!”

Non se ne parla! Se il padrone ti trova con me, sono guai.. tu resta con Gabrielle..”

Ma... io..”

Diona!!! Muoviti! Dammi le chiavi!” ordinò Xena imperiosamente, mentre i suoi occhi sembravano emettere scintille.

Suo malgrado Diona obbedì, porgendole il mazzo di chiavi,che aveva ricevuto da Manlio. “Buona fortuna Xena..” disse, cercando di impedire alla propria voce di tremare.

Xena annuì, voltò le spalle ad entrambe e corse via lungo il cortile e per i corridoi della domus. Fu fortunata: tutti erano alle prese con il ritorno improvviso del padrone e nessuno schiavo o lavorante era in giro.

Solo il rumore dei suoi passi affrettati rompeva il silenzio quasi opprimente che si era creato. Xena deglutì nervosamente e si guardò intorno: aveva la strana sensazione di essere osservata. Sospirò di sollievo quando in lontananza vide la porta che

conduceva alle segrete. Infilò la chiave nella toppa e girò. Stava per spalancarla, quando un fastidioso formicolio alla nuca la fece voltare nuovamente: ma non vide nessuno.

Era tentata di domandare se vi fosse qualcuno, ma la prudenza fu più forte dell'istinto: non poteva permettersi di rischiare tanto. Aprì la porta e si fiondò giù per le scale, incurante del buio delle torce. Qualche attimo dopo aveva spalancato la cella e si era sistemata sul giaciglio ansante “Siano ringraziati gli dei... ce l'ho fatta.. ora devo solo...” ma una terribile consapevolezza le ferì il cuore: aveva lasciato la porta delle segrete completamente spalancata!

Maledicendo la fretta e la propria incoscienza, fece per risollevarsi e correre nuovamente di sopra, quando un rumore che conosceva ormai piuttosto bene infranse il silenzio degli ambienti sotterranei.

SBAM

Qualcuno aveva chiuso la porta....












  
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