Storie originali > Giallo
Segui la storia  |       
Autore: Rexam    10/03/2014    1 recensioni
Quando Matthew si svegliò aveva la vista distorta ed era confuso. Era steso a terra, faccia in giù, senza forze, quasi privo di coscienza. Il suo corpo era rigido come un gigantesco tronco di legno. Le ossa gli dolevano e non riusciva a sentirsi le gambe. Riposava su una superficie calda e soffice. Non avrebbe saputo dire a cosa somigliasse quella sensazione. Era così familiare, ma anche così distante. Forse perché la sua testa ancora rimbombava di strani rumori immaginari. Percepiva i raggi del sole sulla sua pelle. Il suo respiro era regolare. Nonostante tutto, era felice di scoprirsi vivo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2: La seconda occasione

“Non arrenderti mai,
 perché quando pensi che sia tutto finito,
 è il momento in cui tutto ha inizio.”

Matthew era seduto su quella spiaggia solitaria, mentre avanzava l’imbrunire. I granelli di sabbia scintillavano ancora qua e là, ma con colori più opachi ed evanescenti. Si era alzata una leggerissima brezza che con dolcezza cullava gli alberi più alti alle sue spalle. E lui era lì, quasi ai confini del mondo, rilassato e in pace. Aveva fame e sete, ma non gli importava. Cercava, piuttosto, di reprimere quelle necessità, godendosi le carezze che il vento gli riservava in quell’attimo d’estasi. Aveva il viso rivolto verso l’alto, gli occhi chiusi. I lunghi capelli ricci, castani, ondeggiavano all’indietro, oltre le sue spalle. Un leggero sorriso gli illuminava il volto. Era la speranza a sorridere, la speranza di raggiungere una fine. Di essere libero. Di essere salvato da qualunque cosa dovesse essere salvato. Si era svegliato, e aveva trovato un mondo in cui era ancora necessaria la sua presenza ad attenderlo. In quel momento, naufrago su una spiaggia di vita, reduce da chissà quale destino, vedeva davanti  a sé l’enormità di quello che poteva ancora fare. Un insieme di possibilità gli scorreva nella mente come in un rapidissimo flash. Quella spiaggia gli stava dando una seconda occasione. Lo sapeva. Lo aveva sentito fin da quando aveva aperto gli occhi. Ora doveva solo decidere quale mossa fare in quella scacchiera inesplorata.
Mentre Matthew era immerso in tali pensieri, il sole si spense definitivamente oltre l’orizzonte. Un'enorme macchia dalle infinite tonalità di rosso si estese nel cielo, creando forme confuse, idee vaganti trasformatesi in morbide nuvole d’arancio. Le prime stelle si resero visibili nel cielo, come bianchi spilli d’eternità, fisse su quella tela cremisi. Lo sguardo di Matthew era meravigliato. Aveva dimenticato il dolore alle gambe e al petto, le sue sciagure, la fame e la sete. Ogni cosa svaniva di fronte alla bellezza di una visione così suggestiva e ancestrale.
«Uno spettacolo impressionante, non è vero?»
Una voce limpida e penetrante ruppe con decisione quel momento contemplativo. Matthew era stupito. Per un paio di volte si domandò  se avesse sentito bene. Poi si voltò. Un ragazzo si ergeva, a braccia incrociate, al limitare della jungla. Aveva la carnagione scura, ma non nera come il carbone, piuttosto bruna e bronzea, i capelli erano aggrovigliati su se stessi, formando dei dreadlocks, e raccolti con una sorta di elastico dietro la testa. Indossava un gilet azzurro, molto leggero e per di più esageratamente usurato, tanto da lasciar intravedere dei piccoli buchi lungo la sua superficie.
Matthew era pietrificato. Cercò di parlare ma, quando ci provò, non uscì alcun suono dalla sua bocca. A quanto pareva, come conseguenza della sua disavventura da esule, aveva perso la voce.
«Non preoccuparti, non c’è bisogno che ti sforzi.»
Il ragazzo aveva parlato nuovamente con il suo tono  sottile, mentre avanzava a piccoli passi verso di lui.
«Non aver paura», disse, «ecco, tieni!»
Estrasse da una piccola borsa a tracolla una bottiglia di vetro, colma di freschissima acqua scintillante e la porse a Matthew insieme a della frutta che portava con sé. Quest’ultimo non fece troppi complimenti e, nonostante fosse molto sospettoso, iniziò a divorare il pasto che gli era stato concesso e a dissetarsi con piacere. Ogni tanto lanciava delle occhiate stranite al suo misterioso ospite.
«Sei un Esterno, non è vero? Io mi chiamo Nathan.»
Cosa voleva dire con “un Esterno”?, pensava Matthew. Le sue frasi erano criptiche, senza senso.
Nathan vegliò su di lui finché non ebbe finito di mangiare, poi pronunciò poche parole, ma intense e cariche di significati da poter a mala pena essere compresi.
«Raggiungimi solo quando sei pronto. Non avere fretta. Il tempo è tutto tuo. Quest’isola, dopotutto, è soltanto troppo piccola.»
Poi Nathan indietreggiò e, prima che Matthew avesse l’opportunità di replicare, era sparito nella selva. Come un fantasma.


L'Angolo dell'Autore
Ehilà! Siccome siamo ancora all'inizio, ho deciso di pubblicare almeno un altro capitolo, per farvi assaggiare un po' le atmosfere che si respireranno in questa storia. Sto procedendo spedito, quindi non credo che ci siano grossi problemi. Fatemi sapere cosa ne pensate! :) E, per il seguito, restate connessi!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Giallo / Vai alla pagina dell'autore: Rexam