Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Lucy_lionheart    14/06/2014    1 recensioni
1.Di tutte le cose che si era aspettato per San Valentino, un regalo da parte di Gilbert era veramente, veramente, l’ultima.
Raccolta di one-shot su generi, temi e nelle versioni più svariate, AU! e non, yaoi, etero e yuri.
Tutto ciò che accomuna queste piccole storie, pezzetti disordinati di vita, sono i loro protagonisti: Toris Laurinaitis e Gilbert Beilschmidt.
Spero vi piaccia la PruLiet, perché queste storie sono tutte per loro. ♥
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Lituania/Toris Lorinaitis, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Avvertimenti: Botte da orbi
Raiting: Arancione
Personaggi: Toris Laurinaitis, Gilbert Beilschmidt



14.  Sul Ring.





Il pugnò volò a pochi millimetri dalla sua faccia; la frizione delle nocche graffiò l’aria.
« Mancato!»
« Sta’ zitto!»
Gilbert continuò a ghignare dietro la guardia alta, gli occhi rossi puntati sul giovane lituano che ora portava due dita alla cravatta e allargava il nodo con uno strattone, passando poi ad aprire i primi due bottoni.
Era successo di nuovo.
Toris si era ripromesso e ripromesso che mai più e mai poi avrebbe lasciato cedere così i suoi nervi, poiché essi erano allenati, fortificati da giorni e giorni di duro lavoro in una situazione sgradevole come solo quella che l’Unione Sovietica dopo la seconda guerra offriva. Mandare tutta quella calma ferrea a farsi benedire per colpa di qualche stupida provocazione uscita dalla bocca di Gilbert, che spesso e volentieri parlava prima del cervello, era inutile, controproducente, una perdita di tempo e chi più ne ha più ne metta.
Nonostante tutto questo, tre settimane prima era comunque avvenuto il fattaccio: all’ennesima mancanza di rispetto, le gambe di Toris si erano mosse per lui e prima che avesse potuto rendere conto aveva visto il suo pugno sinistro sbattere contro il naso dell’albino.  Era accaduto in un attimo e per i minuti a seguire tutto al lituano era sembrato ovattato: il suo respiro affannato, i muscoli del corpo ancora tesi, Gilbert che, indietreggiato di qualche passo, teneva la testa bassa e le mani sulla faccia; il rumore delle gocce di sangue fuggite dalle sue falangi, che picchiettavano sul pavimento lucido. Il moro era stato incapace di pronunciare una qualunque parola. Poi, Gilbert aveva alzato la faccia, mostrando i denti in un sorriso eccitato e gli occhi in cui il rosso brillava più del sangue che gli colava fino al mento, e aveva detto con voce roca ciò che Toris, in una parte molto nascosta di sé, sperava di sentire.
“ Vogliamo continuare? “
Ed avevano continuato; a dividerli, quella volta, quando già entrambi avevano la faccia e le braccia piene di ematomi, era stato Ivan, a cui nessuno dei due aveva saputo dare una spiegazione che non fosse un ansimare affaticato e rabbioso. La seconda, invece, Eduard era arrivato giusto in tempo per vederli crollare, esausti. La terza, iniziata con uno strattone da parte del tedesco, più o meno lo stesso.
Quella volta Toris non sapeva nemmeno perché avevano iniziato; un motivo stupido di certo… oh sì,  le ceneri delle sigarette che Gilbert lasciava cadere a terra, giusto, il motivo era quello. Beh, non importava, tanto, comunque andasse, non aveva importanza, così come non aveva importanza chi dei due avrebbe vinto. In quegli scontri non c’erano vinti o vincitori, l’unica cosa che contava era mirare bene prima di scagliare un gancio o un destro.
Adrenalina.
Ecco chi era da farla da padrone in ognuno dei loro occasionali ring. Non c’entrava niente dimostrare la superiorità sull’altro, e il rispetto, oh, quello lo avevano abbandonato nell’esatto momento in cui avevano tirato il primo colpo!
Erano l’uno il capro espiatorio dell’altro: negli occhi rossi di Gilbert, Toris vedeva specchiarsi ogni briciolo di rabbia repressa, ogni moto d’ira che aveva soppresso, ogni volta in cui si era morso la lingua. E nel controllo frantumato di Toris, Gilbert trovava altro spazio ancora per far bruciare la  fiamma dell’odio che lo logorava dentro.
Nella violenza del combattimento tutto si annullava.
Erano liberi.

« Sei lento!»
Il ginocchio di Gilbert impattò con violenza sull’addome dell’altro e un brivido gli corse lungo la schiena quando poté giurare di aver sentito lo stomaco muoversi sotto il suo colpo. Ma non poté godersi per molto l’immagine del moro che sputava sangue e saliva, perché un dolore lancinante gli si propagò sul polmone sinistro e con uno schianto si ritrovò intrappolato contro il piano lavoro della cucina e contro la mano sinistra di Toris, ora stretta sul suo colletto.
Rise, allargando lo spacco sul labbro inferiore; avrebbe dovuto guardargli quelle maledette mani e non la faccia.
L’odore del fiato sporco di ferro del lituano gli invase le narici e solo allora comprese quanto gli fosse effettivamente vicino. Toris, un pugno ancora alzato  e il petto  malmesso che si gonfiava e si svuotava troppo velocemente, rinchiuso nella camicia sporca e disastrata, deglutì un paio di volte e cercò sotto tutto il sangue che gli era salito in gola le parole.
« E tu… tu usi la bocca a sproposito. »
Gilbert portò immediatamente lo sguardo sul suo, fissando il punto più profondo della pupilla verdazzurra. Ci fu silenzio per uno, due, dieci secondi. Poi gli sorrise, sgraziato, inarcando le sopracciglia candide e mettendo in mostra i canini.
« Non sono molto d’accordo. »
La mano sinistra del tedesco, fulminea, scattò  e si chiuse attorno al pugno di Toris, che d’istinto chiuso gli occhi, preparandosi al colpo.

Le labbra di Gilbert erano ancora più secche dell’ultima volta.
Con un mugolio, il petto di Toris aderì perfettamente a quello dell’albino e le spalle si curvarono, lasciando che il braccio dell’altro le circondasse fino a conficcare le unghie nella camicia. Al primo respiro, la lingua si fece prepotentemente spazio nella sua bocca e Toris la sentì esplorare il profilo dei denti, fino a intrecciarsi con la propria, a cercare di dominarla, a lasciarsi, per pochi attimi, dominare.
La mano destra di si fece spazio dietro la schiena di Gilbert, stringendosi malamente attorno alla vita e accentuando ancor più il contatto trai loro corpi. Il calore che emanavano, il loro odore aspro, gli arrivava alle naso, schiacciato contro la faccia del tedesco, e gli intrecciava le budella.
Sentì chiaramente le sue dita strisciargli dalle spalle al collo e un fremito percorrere tutto Gilbert quando le portò alle radici scure e bagnate di sudore dei suoi capelli lunghi, dentro cui s’infiltrarono, perdendosi, sciogliendo la mezza coda e lasciando i fili marroni appicciarsi alle loro facce. Li tirò senza indugiò e la risposta che ricevé furono gli incisivi dell’altro che catturavano un pezzo del suo labbro inferiore e lo strattonavano.
Gilbert si liberò da quella piccola morsa, lasciandogli un bacio umido sotto il mento e sul collo esposto, solo e unicamente quando sentì il torace pungere in ogni punto e implorare per avere ossigeno.
Adesso stavano ansimando ancor più di prima. Si accorse che sulle braccia di Toris, quella parte lasciata esposta dalla camicia arrotolata  male in pochi attimi, le vene pulsanti erano tutte un tremore e si concesse un piccolo sorriso, giusto quello che gli serviva per farlo ricordare:
« Mi hai morso.»
Obiettò, portando la mano libera, quella che non era intorno al suo collo, alle labbra. Toris tornò in un secondo a corrugare le sopracciglia e stringere le palpebre; sentì chiaramente tutti i suoi muscoli irrigidirsi di nuovo.
« T- Sei tu ad avermi tirato i capelli. »
« Ormai ho capito che ti piace.»
« Sta’ zitto. »
Toris distolse lo sguardo, lasciando Gilbert alle sue risatine. Nemmeno quello era la prima volta che accadeva. Era iniziato la seconda volta, quando il prussiano lo aveva atterrato e invece che con i pugni, lo aveva aggredito con le labbra, e lui, da prima sconvolto, si era ritrovato a contraccambiare con una passione che avrebbe giurato di provare per chiunque, ma non certo per lui.
Non sapeva come o quando l’adrenalina del combattimento finisse col trasformarsi in quella.. attrazione. Non lo comprendeva e non era neanche certo fino infondo di volerlo comprendere. Era semplicemente successo, questo si era ripetuto la prima volta, sarebbe stato un fatto da mettere nel dimenticatoio.
Peccato solo che la cosa si fosse ripetuta un’altra volta. E un’altra ancora.
« .. Non capisco.» Borbottò, pulendosi il sangue dalle labbra umide e arrossate –ma non dai pugni- il sangue. « Perché ogni volta deve finire ch- »
« Che ci ficchiamo la lingua in gola? Beh, fatti due domande, Litauen. »  Gilbert quella che Toris avrebbe definito come “l’ennesima cascata di parole non filtrate dal cervello” mentre cercava di massaggiarsi il collo. Finito il ben poco producente massaggio, andò ad unire la mano alla sua gemella, ancora sulle spalle di Toris, alla quale rimase allacciato, gli occhi fissi nei suoi.
« Se vuoi io posso dirti come dovremmo continuare la cosa. Mh?»
Volente o nolente, Toris sentì il cuore salirgli in gola e lì rimanere, incastrato nelle corde vocali, mentre un’ondata di un calore tanto piacevole quanto fastidioso, perché sbagliato, gli invadeva il corpo intero e il cervello.
Non era la prima volta che riceveva quel genere di avances.
Gilbert già aveva approfittato delle passate lotte –e conseguenti baci- per proporgli di, testuali parole, “continuare i giochi a letto” e la risposta di Toris era partita con un rifiuto sbigottito e, diciamolo, praticamente urlato, fino a divenire un’occhiataccia fulminante. Eccolo infatti recuperare la solita serietà e non dare a Gilbert nessuna risposta se non uno sguardo glaciale dritto nelle fiammelle delle altrui pupille.
« Piuttosto,» iniziò, evitando totalmente la domanda e portando lo sguardo all’addome del tedesco. « quando ti ho colpito ho sentito un rumore strano. Controlla di non esserti fatto niente alla costola. »
« Da solo? »
« Non ne sei capace?»
« Potresti venire in camera mia ad aiutarmi. »
Gilbert rincarò senza indugio la dose, tornando con le nei capelli del lituano, a cui, ne era certo, le guance adesso non s’erano arrosate per la fatica. Ma Toris, deciso a non mollare, buttò gli occhi al cielo e si divincolò dalla presa dell’altro, allontanandosi di qualche passo dal suo calore.
« Gilbert. No. »
« Non ti vedo molto convinto, sai? »
« Smettila d’insinuare cosa sono e cosa non sono! »
« Io non insinuo nulla, leggo i fatti!»
Toris sospirò, esasperato, davanti alla tranquillità con cui il tedesco gli proponeva certe cose dopo averlo riempito di pugni senza indugio.
« Lo capisci che non ha senso?»
« Perché, tenermi totalmente incollato a te mentre ti bacio ne ha, quindi? »
Toris si ritrovò ad aprire la bocca e non farne uscire alcun suono, lasciando Gilbert nella meravigliosa consapevolezza di aver centrato il punto. Si morse nervosamente un labbro, Toris, per poi tornare a guardarlo negli occhi.
« Non sono come gli altri. Non faccio certe cose. Mi spiace, io non ho intenzione di diventare il tuo passatempo o giocattolo.»
Gilbert parve oscurarsi e far sparire il sorriso con la stessa velocità con cui aveva iniziato a ridere prima. Toris abbassò lo sguardo.

« E io non ti ho chiesto di diventare né il primo né il secondo. »
Fu come se quelle parole si fossero tramutate in fulmine e scaricate con violenza addosso al lituano, elettrizzando la pelle, le ossa, il cuore. Rialzò immediatamente gli occhi su Gilbert e cercò nelle sue pupille non la spiegazione di quella affermazione, la conferma che essa avesse lo stesso significato che lui gli aveva immediatamente conferito.
Il cuore, nel petto, pulsava più delle ferite.
« S… Santo cielo! Vi siete picchiati di nuovo?! »
La voce tremante di preoccupazione del povere Raivis, appena rientrato in casa con le braccia ricolme di una settimana di spesa, irruppe nella cucina e interruppe il gioco di sguardi dei due astanti.
Gilbert allungò le braccia, lasciando le costole scrocchiare.
« Normale amministrazione, nanetto. Zitto con russo e pensa a pulire.»
Toris avrebbe voluto rispondergli di non trattare così Raivis e portargli rispettò, ma non riuscì a trovare le parole per rispondere, perché adesso non riusciva a pensarne altre che non fossero quelle della frase lanciatagli dall’albino, che ora andava abbandonando la stanza, le mani in tasca e l’aria disinteressata.
« E comunque non ti preoccupare, » disse, ormai alla porta, tornando a guardare indietro, ma rivolgendo le pupille scarlatte non al lettone, ma al moro. « Io e Toris potremmo anche smettere a breve di giocare o passare il tempo e iniziare invece a fare le persone serie. Con un senso. »
Gilbert sorrise, sbruffone, prima di voltarsi e andarsene definitivamente dalla cucina, lasciando dietro di sé, come uno strascico, un’ultima frase.
« Ma questo solo se Litauen non fa il ghiacciolo e si decide a venire a trovarmi, stasera! »
Toris avvertì con chiarezza ogni goccia di sangue ribollirgli nelle vene e pulsargli nelle tempie quando Raivis lo guardò con un giusto fare confuso.
« … devo portarti delle garze e del disinfettante? »
Accennò il più giovane dei baltici, forse per sfuggire a tutta quella strana situazione. Toris ringraziò, dicendogli di sì, e di mettere anche su l’acqua per il caffè a bollire. Ne aveva bisogno.
Toris si passò entrambe le mani sulla faccia e poi le portò alla testa, lasciandosi andare in un sospiro stanco e esasperato.
Qualcosa gli diceva che adesso da quel ring non ci sarebbe mai più sceso.





























( nota: svariati anni dopo, durante la loro convivenza scelta e non forzata, Gilbert proporrà a Toris una serata film, dicendo di averne trovato uno che gli ricordava “i loro vecchi tempi”.
La pellicola in questione sarà “Fight Club” )




__________________________________________________________________________________________________________________________________


... ciao eh
Sì sono viva.
Solo che ho la costanza di una che non si chiama costanza.
Non mi lianciate, non mi picchiate, si sono picchiati già abbastanza loro.
Dai che vi voglio bene.
.... Sciao. *A*" 

ah sì, ho saltato il 13 perché a me il 13 fa schifo 

<3


___ Lucy.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Lucy_lionheart