Videogiochi > Assassin's Creed
Segui la storia  |       
Autore: cartacciabianca    25/01/2009    1 recensioni
[…] I due assassini si issarono sui bastioni della fortezza e furono a portata degli arcieri. -Via, via, via!- Altair l’afferrò per il cappuccio e la trascinò di corsa verso l’angolo della fortezza, che culminava con una torre, la quale facciata dava sull’immenso piazzale del distretto nobiliare. -Salta!- Altair la spinse giù e i due assassini, accompagnati dal ruggito di un’aquila, si gettarono nel vuoto. Nel bel mezzo del volo Altair la strinse a sé, ed Elena si avvinghiò a lui che, capovolgendosi in aria, atterrò di schiena nel cesto. Poi fu il silenzio, scortato dal canto delle campane d’allarme, ma almeno le voci dei soldati e le grida degli arcieri erano cessate. […]
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dea tra gli Angeli' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mille voci, un'Anima









Le ombre della notte avvolsero Masyaf.
Le pareti e il soffitto assunsero una sfumatura bluastra e argentata, mentre buffi giochi di luce si proiettavano per la stanza, poiché le tende filtrassero la luce lunare in un modo insolito.
Elena era seduta immersa tra i cuscini. Fissava un punto fermo di fronte a lei strofinando le dita affusolate sulla catenella della collana.
Una folata di vento entrò dalle finestre e andò a scompigliarle i capelli. Un brivido di freddo le attraversò la schiena e si raddrizzò starnutendo.
L’aria tornò immobile.
Elena si guardò attorno e decise che muoversi le avrebbe fatto bene.
Cominciò a fare su e giù per la camera a braccia conserte, ascoltando i rumori che venivano dall’esterno.
Devo trovare un modo per andare in città, si disse guardando fuori dalla facciata. Elika, quella strana ragazza che aveva incontrato poche ore prima, poteva essere già lì.
Andò nella sua stanza e frugò nell’armadio in cerca di qualcosa di più pesante da mettersi. Trovò solo una mantella di cotone e se la legò sopra alla tunica verde che aveva addosso.
Lanciò un’ultima occhiata alla finestra che dava sul cortile, e notò con fastidio che c’erano ancora ù pattuglie del solito, e molti, tanti arcieri sui tetti.
Scese le scale addossata alla parete, confondendosi con i dipinti e gli arazzi.
La mantella sulle sue spalle le svolazzava ai fianchi, ma nonostante la paura di inciamparci e rotolare giù, Elena tenne un passo fermo e serrato.
Da quando era “fuggita” nei suoi appartamenti, non si era fatto vivo nessuno. Neppure Adha, la sua protetta, si era degnata di venirle a fare compagnia. Aveva passato il resto del pomeriggio in totale solitudine, stesa tra i cuscini pensando e ripensando a cosa stava facendo e al perché.
Si disse che in quelli ultimi giorni si era fatta troppe domande, ed era ora, piuttosto, di incassare le rispettive risposte. Quanto lontana l’avrebbe condotta la sua curiosità?
Rise immaginandosi in un fiume circondata da coccodrilli.
Raggiunse il pian terreno, e lo trovò silenzioso e deserto, come il resto delle stanze.
Elena si diresse verso il giardino interno, percorrendo gli stessi corridoi che aveva visto per la prima volta svegliandosi nel bel mezzo della notte.
Quando vide due guardie venirle incontro, Elena si appiattì contro il muro, nascosta nella penombra di una colonna, si strinse i lembi del mantello al petto per non lasciarli svolazzare al vento.
Le due guardie facevano avanti e indietro per il giardino, guardandosi circospetti le donne che vi erano.
Elena approfittò del fatto che erano distratti da due belle ragazze e camminò silenziosa sull’erba, poi oltre la grata alzata.
Tutta fortuna, si disse, ma pregò che essa l’assistesse per qualche istante ancora.
Con la coda dell’occhio, la ragazza scorse Tharidl scambiare una conversazione con una donna che riconobbe subito.
C’era Adha al piano di sopra, con alle spalle due ragazzi celati dai cappucci.
Elena capì all’istante che quella di domani non sarebbe stata una giornata tutto tranne che facile. Se il Maestro non puniva quei due con la morte, Elena se li sarebbe ritrovati di sicuro tra i piedi l’indomani.
Alcuni saggi, agli angoli della stanza e per metà celati dagli scaffali della biblioteca, la stavano guardando.
Elena si fece da parte, avvicinandosi al luogo in cui il Maestro stava svolgendo la sua ramanzina.
-Non voglio che riaccada mai più- disse il vecchio. –Perché come ha detto Rhami, non solo non rispettate Elena e il suo passato, ma anche voi stessi, dovrei uccidervi per questo, ma ringraziate il cielo che Al Mualim oggi non è qui!- aggiunse furioso.
I due chinarono la testa. –Perdono, Maestro- fece uno. Elena lo riconobbe come il cretino della sua sinistra.
-Non eravamo in noi, Maestro, ma neppure sotto droghe o alcolici. Eravamo stanchi, e cercavamo solo un po’ di compagnia differente dal solito- balbettò l’altro.
-Le vostre scuse sono assurde- replicò Adha e li colpì entrambi sulla testa. –quella ragazza porta sulle sue spalle il peso di altre trenta generazioni di assassine prima di lei. È la figlia di Kalel! Avreste potuto scegliere con più attenzione che preda rincorrere, signori cacciatori!-.
-Adha- intervenne l’uomo. –lascia che sia io ad occuparmene-.
Adha guardò altrove, facendo un passo indietro.
Elena si portò una mano alla bocca. Avrebbe assistito ad un omicidio?
Tharidl sfoderò la lama che portava al fianco uno dei due.
-No, la prego Maestro, no!- gridò uno mettendosi in ginocchio di suo.
L’altro rimase immobile, mentre il suo compagno disarmato cominciava a strisciare come un verme al suolo. –non lo faccia!- continuò a gridare.
Elena si coprì gli occhi, ma la tentazione era troppo forte.
-Sono costretto, in quanto le vostre azioni sono state delle peggiori che abbia mai visto dopo il degrado di Altair. Per ciò, non posso fare altro che…- Tharidl alzò la lama e l’abbassò di colpo, tranciando i lacci di cuoio che il giovane ancora in piedi portava sulla spalla.
-Siete stati spostati al grado di novizi. Ricomincerete da zero l’addestramento, a partire da domani mattina!- sbottò il vecchio tranciando anche i cinturini del ragazzo inginocchiato.
-Sì, Maestro- mormorarono assieme, guardandosi i piedi.
Adha, rimasta di spalle per tutto il tempo, li afferrò per i cappucci e li tirò con se verso il piano di sotto.
Elena si spostò sulla facciata opposta delle gradinate, andando contro la parete, e per mera fortuna, Adha e i due non si accorsero di lei, ma qualcun altro sì.
-So che sei qui, l’ho sempre saputo- disse Tharidl chinandosi a raccogliere le cinture di cuoio a terra.
Elena sobbalzò. –Maestro!- le scappò per la sorpresa.
-Vieni avanti, Elena, non temermi e non temere ciò che faccio agli altri, per paura che possa farlo a te. Se in questa setta i membri mi temessero, uno di loro per uccidermi sarebbe emerso tra i tanti già da un pezzo- il vecchio rise. –Elika è una brava ragazza, forse lei saprà “colmare le tue ombre” meglio di quanto possa fare io-.
Elena si fece avanti.
Tharidl poggiò i lacci spezzati sul tavolo e anche la spada. – sai perché è riuscita ad attirare così la tua attenzione?- le chiese da sotto il cappuccio.
Elena scosse la testa. –Ma coma fate a?…-
-Ho molti occhi nella mia città, ricordalo sempre quando sarai in difficoltà come oggi- la interruppe.
-Occhi?-
Il vecchio fece un gesto con la mano socchiudendo gli occhi. –per ora è meglio che tu sappia solo quello che davvero vuoi sapere, scoprire e apprendere, ma prima che tu vada, voglio farti io una domanda, se posso- le disse gentilmente.
Elena alzò le spalle. –certo, Maestro, qualsiasi cosa- rispose allo stesso modo.
-Elena, dopo aver visitato la fortezza, conosciuto chi la abita e aver visto con i tuoi occhi, toccato con mano e combattuto per il tuoi confini, saresti pronta a diventare una di noi?- era improvvisamente serio.
Quella domanda non la turbò come sicuramente il Maestro si aspettava, ma la mise in allarme, irrigidendole la voce e lasciandola sospesa.
-Non posso costringerti ad uccidere ancora, nessuno può farlo, ma io e tuo padre speravamo che nel tuo sangue scorresse la stessa forza di volontà che c’era in Alice- il vecchio le venne più vicino.
-Ora devo andare, Maestro, potrò darvi una risposta al mio ritorno?- chiese allontanandosi.
-Elika, lei saprà consigliarti, e sai perché? Lei era un’assassina- tutto d’un fiato.
Elena lo guardò niente affatto sorpresa. –avevo le mie ipotesi- disse sorridendo.
-Bene, dimostri anche perspicacia e intelletto. Ottimo!- sembrava entusiasta.
Elena si allontanò sulle scale e lasciò la sala quasi correndo.
Una volta lasciato il cortile riprese un passo più tranquillo, e si guardò alle spalle.
Nessun l’aveva seguita, ma onestamente non pensava che qualcuno potesse avere tanto interesse per dove andasse, anzi, contando che molti la volevano il più lontana possibile!
Si diresse ai piedi della collina, e in breve, eccitata e spaventata, raggiunse la fonte.
Elena ne riconobbe solo i capelli, lucidi e fluenti arrotolati in boccoli perfetti.
Elika si alzò dal bordo della fontana e le venne incontro. –Credevo che non saresti più venuta, ho saputo cos’è successo, e…-.
Elena la interruppe. –è vero che sei un’assassina?- le chiese in un sussurro.
Elika esitò guardandosi in giro. –Ero, ma possiamo parlarne a casa mia. Avanti, vieni-.
Elena la seguì passo dopo passo lungo la una stradina secondaria stretta tra le facciate di due palazzine.
Elika si fermò in fine sull’uscio di una porta davvero piccola. Trasse un mazzo di chiavi dal vestito e l’aprì. –accomodati, fa’ come fossi a casa tua- si fece da parte per farla entrare, ed Elena mosse i primi passi dentro l’abitazione.
Il tenue chiarore di una candela faceva luce nell’atrio della casa, e mostrava l’arredamento grezzo ma ordinato.
Elika posò le chiavi e si avviò in una stanza affianco. –vieni, la cena è pronta-.
Elena la sentì trafficare con delle portate.
-Dove sono tua madre e tuo fratello?- domandò raggiungendola.
Elika poggiò il piatto con le verdure sul tavolo, poi si asciugò le mani su uno straccio. –non abitano con me da parecchio tempo, da quando…- Elika s’interruppe, e il suo sguardo si fece serio mentre squadrava la ragazza.
Elena alzò un sopracciglio. – che succede?- sussurrò stranita.
-Il Maestro, credo che lui ti abbia detto già tutto su di me- disse la donna sedendosi.
Elena capì all’istante e si sistemò nel posto di fronte. –sì, ma mi piace dire in giro che avevo già le mie ipotesi- arrossì.
-Bene, allora d’ora in poi non ci saranno argomenti tabù né in questa né in altre tavole. Perfetto, ne sono contenta. Vuoi?- Elika le allungò sul piatto un pugno di verdure.
-Sì, grazie-.
-Da dove hai detto che vieni?- le chiese Elika ad un tratto.
-Sono di Acri, o almeno, da quanto ho saputo le mie vere origini non sono quelle-.
-Parli il francese?-
Elena annuì arrossendo. –Lo debbo a mio padre. Risalendo ai fatti, penso che Kalel e Alice si siano trasferiti lì negli stessi anni in cui la città fu assoggettata dai crociati. Se non avessi imparato la loro lingua, ora sarei morta assieme al resto della mia famiglia…- mormorò cominciando a mangiare.
-Ti sarà utile anche in futuro, puoi scommetterci- le fece l’occhiolino Elika.
Per qualche minuto gustarono la cena in silenzio, solo quando i piatti furono vuoti ripresero la chiacchierata.
-Oggi ti ho invitata qui non solo per aiutarti a sopravvivere nella setta- disse Elika pulendosi la bocca con il tovagliolo. –Ho bisogno che tu mi faccia un favore-.
Elena alzò gli occhi e li puntò in quelli scuri di lei. –cioè?-.
Elika esitò, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. –Vorrei che tu mettessi una buona parola per me al Maestro-.
Elena ci pensò, poi aggrottò la fronte. –Vorresti tornare ad essere un’Assassina?-.
-Non vederla sempre nel verso negativo!- sbottò lei. –un giorno, quando avrai assaporato il potere, capirai che non potrai più farne a meno-.
Elena cominciava ad avere paura. Le parole della ragazza la mettevano a disagio, e all’improvviso, quando pensava che di fronte avesse una donna che potesse aiutarla e capirla, si rese conto di essere seduta a tavola con un’Assassina. Elika, nonostante il bel faccino, gli occhi affascinanti e l’aspetto quieto, aveva ucciso, sapeva maneggiare una spada.
-Non devi avere paura di me, e di quello che vado dicendo- le confessò Elika cominciando a sparecchiare. –Quando Al Mualim mi scacciò dalla setta, egli ferì il mio animo, bruciando assieme ai miei vestiti la mia anima, l’essenza che avevo assimilato fin da bambina, quello in cui credevo-.
Elena si alzò e le diede una mano. –potrei, potrei provare- balbettò la ragazza.
Elika le prese i piatti di mano e la guardò sorridendo. –non importa, davvero. Sono una stupida se penso di poterti sfruttare così, dimentica quello che ho detto. Piuttosto, spolvererò le mie lezioni di quando ero nella confraternita solo per te!- aggiunse.
-Grazie, quindi qual è il primo consiglio?-.
Elika si sedette di nuovo al tavolo premendosi le tempie. –Vediamo, non è semplice, dovresti chiedermi tu qualcosa per cominciare-.
-Allora stiamo bene- sbuffò Elena accomodandosi di fronte.
-Per ora posso dirti quello che ti avrà sicuramente ripetuto il Maestro per non so quante volte:-
Elena aguzzò le orecchie.
-Stai lontana dai novellini. Si credono chissà chi e pretendono di poterti mettere le mani addosso come fossi quella di turno. Te lo dico per esperienza, e anche perché mi servi viva- rise.
-Ho avuto modo di sperimentare- mormorò lei.
-Ah!- proruppe Elika sorpresa.
Elena tacque. –Potresti parlarmi di come si svolgeranno i miei allenamenti? Chi mi addestrerà e come-.
-Ecco una domanda intelligente, vediamo… mi domando se i sistemi sono rimasti gli stessi, comunque…-.
Elika le raccontò dei suoi addestramenti, di quando una per una, le assassine venivano assegnate al migliore di tutta la setta. Per Elika, le parve di capire, furono i giorni più interessanti e pieni di emozioni che si accavallavano le une alle altre. Le disse, per di più, che l’assassino che le avevano assegnato non era niente male!
Elika le parlò poi dei suoi primi omicidi.
Per lei non fu difficile superare i fatti, anzi. Elika le confessò che aveva sempre dimostrato dedizione e il massimo impegno in ciò che faceva, e come lo faceva.
Le disse che ciascuna assassina dei suoi tempi aveva un proprio modo di agire, e Al Mualim le assegnava gli incarichi giusto a seconda delle loro capacità.
-Quante eravate quando c’eri anche tu?-
-Eravamo 6. Solo 6…-
-Hai conosciuto mia madre?-
Elena scosse la testa. –Ho solo 32 anni, tua madre ne avrà molti di più, e lasciò la confraternita molo giovane -.
Continuarono per ore, fin quando nella cucina non cominciò a sentire il freddo pungere la pelle.
-Possiamo spostarci in salotto, no?- chiese Elena. –magari lì fa un po’ meno freddo e…-.
-Elena, veramente ora dovresti tornare nella fortezza- Elika si alzò e andò verso l’uscio della cucina.
-Va bene, come vuoi- mormorò confusa.
-Non preoccuparti, c’è ancora molto di cui voglio parlarti e il tempo non ci mancherà. Domani sarà per te una giornata difficile, posso a stento immaginare, ed è per questo che devi riposare-.
-Mi pare di aver dormito per quasi due giorni di seguito, mentre ero nell’infermeria- borbottò andando verso la porta.
Elika, alle sue spalle soffocò una risata. –Quasi una settimana, per dire la verità-.
-Grandioso!- alzò le braccia al cielo.
-Non fare così- Elika le venne più vicina e le sistemò i capelli dietro l’orecchio. –se solo capissi quanto sei fortunata- disse affranta.
Elena curvò le spalle. –Non riesco a vedere alcun compenso nell’uccidere la gente… non riesco, e forse è proprio quello che posso imparare da te- rispose debole.
-Ne sono certa, e contaci, ho già preso il mio impegno e mi assumo tutte le responsabilità. Elena, uccidere per diletto è sbagliato, uccidere per salvare il mondo dalla corruzione non lo è-.
-Corruzione?-.
-Forse il Maestro non te ne ha ancora parlato, ma nella gente di questa terra ora aleggia un’aria torrida che noi assassini, soprattutto dopo la conquista di Acri, chiamiamo corruzione. Le persone cambiano, e si alleano con i nemici, fanno il doppio gioco, imbrogliano, uccidono senza ragione. Noi siamo gli unici che possiamo impedirlo-.
Elena chiuse gli occhi. –va bene… ora è meglio che vada sul serio-.
-Torna a trovarmi quando vuoi, appena hai del tempo libero. Ah, copriti bene che fuori fa freddo- Elika le strinse i lacci del mantello che aveva addosso.
-Grazie, ancora- le disse.
-Avanti, vattene- scherzò aprendo la porta.
Elena lasciò la casa, e il vento freddo le portò sulla testa il cappuccio.

Passò i cancelli della fortezza, stranamente aperti e desolati.
Le mura riparavano il cortile dal vento che ululava tutt’attorno, le sentinelle in alto camminavano a fatica, mentre le pattuglie che trafficavano solitamente vicino al campo di addestramento erano appollaiate al riparo vicino all’ingresso della sala del Maestro.
Elena accelerò il passo e raggiunse la stanza, salì le scale sotto l’occhio critico delle guardie, e si fermò alle spalle del vecchio Maestro, che guardava fuori dal vetro come la tempesta infuriava sulla sua città.
-Maestro- lo chiamò.
-Sì, anche io sono contenta che tu sia tornata- lui si voltò, e si sorprese vedendola col cappuccio abbassato. –Elika ha soddisfatto le tue domande?- le chiese.
Elena annuì e, d’impulso si abbassò il copricapo. –Volevo solo, ecco, mi chiedevo se…-.
-Elika non è più accetta in questo luogo. Non sono parole mie, Elena, ma di Al Mualim e di chi come lui firmò il trattato. Ci sono piccole sottigliezze che ti esonerano da quel contratto, sottigliezze che non possono valere per chi è appartenuto a quell’epoca. È fuori discussione-.
La ragazza sobbalzò.
-Come fate a saperlo?!- fece un passo avanti.
-Adha- disse l’uomo.
Adha comparve alle sue spalle, ed Elena si girò spaventata. –Ma cosa?!- provò a dire, ma fu interrotta dal Maestro.
-Riportala di sopra, sai bene quale saranno i suoi incarichi domani mattina e nei giorni a venire. Ora ho altro da sbrigare, e non potrò sostare alle sue richieste per tutta la vita- sbottò quasi nervoso l’uomo.
Elena era di nuovo confusa. –ma!-.
-Niente ma, Elena!- le gridò contro. -… guardati da te stessa e dalla gente che hai attorno, quelle questioni più urgenti mi chiamano al dovere di Maestro. Se vuoi restare dalla parte giusta del confine, dovrai adattarti senza dipendere da nessun altro. Basta, portala via, Adha-.
L’uomo si premette le tempie sospirando. –Via, andate via-.
-Vieni- la voce soave di Adha le lasciò muovere i primi passi verso le gradinate.
-Ma cosa gli è preso?- domandò sbigottita.
Adha la condusse in silenzio verso le stanze dell’ultimo piano. –Non è un buon momento. Qualche ora fa è arrivata una colomba nera da Gerusalemme- le disse solo.
-E cosa vuol dire, scusa?- Elena le camminava dietro.
Adha continuò a camminare sui gradini, ma le rispose dicendo: -sta succedendo quello che non doveva succedere. Siccome non ti riguarda, non posso dirti altro, mi spiace-.
Raggiunsero le camere degli Angeli e Adha l’accompagnò anche oltre la scala di pietra che portava alla sua stanza.
Le finestre erano state chiuse, e le tende le oscuravano mostrando un salone buio che quasi non riconosceva.
-Domani la sveglia sarà clemente, te lo concedo, ma dalla settimana prossima in poi dovrai seguirmi e assistermi come dico io, chiaro?-.
Elena annuì e andò verso la sua stanza.
Adha scomparve di sotto, e la ragazza si lasciò cadere sul letto di schiena.
-Che schifo di posto, però- disse tra sé. –perché, papà tra tutti posti del mondo, qui?!- urlò.
Una voce dentro di lei diceva che era l’unico “luogo” che fosse in grado di proteggerla, e la voce avversa gridava “proteggerla da cosa”??? Ma ce n’era una terza che le pulsava in testa dal primo momento che aveva messo piede sulla terra di Masyaf.
-Perché tutto a me…-.
Le voci della sua coscienza erano mille e una, nel suo sangue scorreva quello di sua madre, che senza paura aveva ucciso e si era conquistata un posto sicuro in questo mondo difficile qual’era quello della Setta degli Assassini. Ora toccava a le, ad Elena di Acri che di Acri non era.
Punto primo. Doveva trovare suo fratello.
Punto secondo. Doveva diventare un’assassina.
Punto terzo. Doveva…


   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: cartacciabianca