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Autore: kiku77    15/02/2010    13 recensioni
seguito di "ALLA RICERCA DELLA FELICITA'"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono tristissima….mi dispiace proprio che questa storia sia finita.” Finita” è una parola un po’ grossa, perché come ho detto, un seguito c’è, ma lo devo buttare giù. Spero  di riuscire a farlo il prima possibile, anche perché la testa se no mi scoppia.

Grazie veramente di cuore a tutte le persone che hanno attraversato questa storia, leggendola.

Grazie a chi l’ha messa fra le preferite e seguite.

E un grazie specialissimo a chi ha recensito…..

Miki87: grazie per quello che hai scritto…lo so che quando una storia finisce dispiace…poi questi persg sono così intensi….. il cap di ieri è a doppia faccia: c’è il ricongiungimento con Sanae e la loro condivisione di un mondo che le vede intimamente unite e una specie di ritorno “alle origini”, nella scena di sesso tra Kumiko e Genzo. Ma credo che lo scambio di battute fra i due faccia capire che c’è un voler procedere e andare avanti insieme….

Sanae78: grazie sempre per recensirmi… tu noti sempre gli aspetti più dolci…mi colpisce sempre questa cosa! Grazie!l’idea della cameretta mi sembrava un modo per sottolineare il fatto che genzo sta provando a mettercela proprio tutta per imparare ad amare….

Sumire90: grazie per la recensione! Spero anch’io di pubblicare presto qualcosa e sarà naturalmente su CT (le altre cose non mi interessano….)….grazie anche per aver apprezzato l’aggiornamento dei cap.

Makiolina: …eh anche per la ricerca della felicità il finale ti aveva delusa….ci dev’essere un’energia negativa che ci colpisce alla fine! No.. dai sto scherzando! E’ che tu vuoi tutta introspezione e come si fa? Avevo bisogno di una scena di ricongiungimento tra Sanae e Kumiko, dove si sottolineassero le caratteristiche della seconda ( la fantasia linguistica, l’amore per i fiori e i bambini e ovviamente il cucinare): c’è un po’ di “azione”e so che le “ azioni” non ti fanno impazzire. Ma la struttura narrativa a mio parere lo richiedeva. Per la seconda parte, beh, sì c’è un ritorno indietro, perché secondo me una persona non può “stravolgersi” completamente se soprattutto ha un carattere come quello di Genzo. Lui è molto passionale (quasi violento, anzi lo è stato) e non può diventare un altro dall’oggi al domani….ci vuole più tempo. Quello che conta è ciò che si dicono, anche se per te non è stato sufficiente. Genzo che dice ti amo e lei che risponde nel suo solito modo, cioè aggrappandosi alla sua poesia, al suo mondo intimo e solo in un secondo momento dice “ti ho sempre aspettato…”è molto molto intenso, per come li vedo io ( ovviamente è sempre tutto discutibile!). Grazie infinite….( le tue recensioni sono state molto importanti per me.. )

Giusyna: grazie per il tuo commento, profondo e sempre così accurato nel voler cogliere aspetti importanti di questa storia. Grazie per quello che dici sul mio modo di scrivere ( che è l’aspetto che mi interessa di più, anche se sinceramente a questi personaggi gli voglio un bene dell’anima…). Spero che continuerai a leggermi…

Trottola-1° rec: sto male anch’io…. se ti può consolare! e ti sto pensando molto per via della mia storia yaoi…….ma speriamo che venga decente….ti mando un abbraccio.

FlaR: grazie per la recensione….io a cucinare faccio veramente pena…ma adoro mangiare e adoro guardare le persone che cucinano. Non so da dove sia scaturita questa idea di accostare kumiko alla cucina: come mi è già capitato di spiegare, le volevo dare un talento, ma che fosse molto legato al concreto e alla manualità. E attraverso questo, credo che un po’ tutte l’abbiamo amata.

Riguardo alla frase…beh è una frase che ritorna, che c’è già stata e che secondo me riassume benissimo tutto ciò che è Kumiko.

Trottola-2° rec: semplicemente grazie….non so che dire. So solo che ogni tanto prenderò e mi rileggerò le cose che mi hai scritto. Grazie anche per questo concetto sui persg che credo rimanga anche in questo cap: ho messo una frase molto significativa che fa capire quanto comunque ci sia ancora di “amaro” in loro….

Marychan82: grazie anche a te infinitamente per le due rec ed è bellissima questa cosa che sia tu che trottola abbiate “ritrovato” delle passioni attraverso la storia. Sono particolarmente contenta che tu faccia riferimento ( fra le altre cose) all’aderenza alla realtà, perché è questo che ho sempre cercato di fare; di rendere la storia “possibile”.Ci ho messo tanto di mio e di quello che sto attraversando in questo momento. E’ stato forse un modo per trattenere tutte le cose che ho paura di perdere….grazie

Mareluna: grazie per avermi dedicato del tempo nonostante i tuoi impegni e problemi, e per tutte le volte che mi hai scritto, sottolineando sempre il fatto che non sono scontata. Ci tengo davvero tanto.

Sany: a Parigi….ho capito bene? Huau…che bello! Sei super scusata! Grazie a te per avermi scritto e per i complimenti e le considerazioni!

 

Ci sarà immagino molta aspettativa sul finale…quindi , come sempre quando “ ci si aspetta” qualcosa, c’è un margine di rischio alto, che esso non sia congeniale a come lo vorreste voi. Non parlo tanto di come va a finire, ma di come l’ho scritto, di cosa fanno i prsg ecc… Spero che vi troverete comunque qualcosa di buono. ( ah…Kumiko qui fa una certa cosa: non è frutto della mia fantasia, ma l’ho visto fare in Africa). Sono un po' agitata...mi scuso se ci dovesse essere qualche errore di battitura: l'ho letto un sacco di volte ma adesso non sono molto lucida...scusate.

 

Grazie a voi per scrivere, per avermi fatto sentire che la lettura della storia per voi è stata profonda e vera. Il vostro spirito critico mi ha fatto compagnia, mi ha fatto pensare e riflettere e io amo tanto ragionare sulle cose ( nel caso ancora non si fosse capito…) perciò ogni vostra rec e’ stato un regalo.

Mi ero abituata a rispondervi….a prendermi il mio tempo per leggere per bene i vostri commenti e scrivervi qualcosa…..so già che da domani mi mancherà molto. Mi ha colpito tantissimo il fatto che ognuna a suo modo, ha sempre espresso con onestà e forte spirito critico ( è così che si deve recensire) ciò che la lettura vi suscitava. Nessuna delle rec è banale o scontata: in ognuna ho sempre trovato qualcosa, anche fosse solo una parola, per pensare a quanto interessante fosse questo “ dialogo” con voi. Come direbbero sicuramente Kumiko e Sanae, “queste cose non potrà portarmele via nessuno da dentro di me…” Grazie di cuore….

So che vi sembrerà strano, anche perché io ho scritto solo una semplice storia, ma vorrei anche tanto ringraziare la letteratura, in generale, che è il mio grande amore. E, adesso in particolare, Virginia Woolf, che sto studiando e di cui dovrò scrivere. Lei adorava le parole, ci si disperava di fronte, si struggeva come una foglia in autunno, perché non riusciva a scomporle nei suoi mille pensieri e nelle sue mille emozioni. Dentro di me la sua visione del mondo ha lasciato sempre una traccia: ora più che mai.

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La spia luminosa della sveglia indicava le cinque e trenta. Era buio e c’era silenzio. Ci mise qualche secondo a capire dove fosse e più che altro in quale posizione si fosse addormentata. Era sdraiata di traverso, con un lembo di coperta addosso e i piedi nudi, perciò sentiva freddo.

Si tirò su e con il lenzuolo si coprì il petto. Genzo era seduto con la testa fra le mani.

“Cosa c’è?” chiese lei avvicinandosi e appoggiandosi alla sua schiena che era calda e le dava sicurezza.

“Mi fa male la testa” disse facendo una breve pausa e poi continuò ”….. non posso prendere niente… domani c’è la partita.”

Kumiko si inginocchiò e infilando le braccia sotto le sue spalle lo spinse a sé per baciargli i capelli e coccolarlo, come non aveva mai fatto prima.

Lui si lasciò andare: in quei mesi dormire da solo era stato tremendo. Il solo pensiero che adesso fosse lì gli dava l’impressione di poter sopportare meglio quel suo perenne tormento interiore.

“Dovresti sforzarti di mangiare di più…..” gli disse, dandogli l’ultimo bacio e allontanandosi per vestirsi.

Genzo la guardò con un po’ di delusione.

“Non resti un po’ qui?” chiese.

Lei scosse la testa “Dai.. alzati…vieni tu da me….” lo invitò sorridendogli.

Erano a metà della scala, quando Genzo decise di tornare di sopra.

“Arrivo subito…” disse.

Kumiko spostò una sedia dal tavolo, prese uno straccio e lo mise proprio di fronte.

Genzo arrivò dopo neanche un minuto con le mani in tasca.

“Siediti…” fece lei.

Allora lui sorrise con un po’ di malizia” Non vorrai mica rifarlo qui… sulla sedia…. No, perché proprio non ce la faccio fisicamente…..” disse lui.

Kumiko scoppiò a ridere.“….. ma cos’hai capito? “

“Ah.. è vero.. con te è tutto una sorpresa…..” rispose Genzo sedendosi come gli aveva chiesto lei.

Kumiko prese un limone dal cesto di frutta e lo tagliò nel mezzo.

Si inginocchiò di fronte al portiere e strofinò ogni metà del frutto sotto i suoi piedi, spremendo il succo che ricadeva sullo straccio irregolarmente.

“Vedrai che tra un po’ il mal di testa ti passa……”

Genzo l’aveva osservata mentre si dedicava a lui con attenzione, misurando ogni gesto con passione, con amore.

“Dove l’hai imparata questa cosa?” chiese divertito e stupito.

Lei era seria e si vedeva  che non ne voleva parlare.

“E’ una storia lunga…. e non è importante…. ma …ma funziona….abbi fede”

Allora Genzo, prima che lei si alzasse, le accarezzò il volto e la baciò sulla bocca.

Kumiko si diresse verso il piano della dispensa chiedendo a Genzo di restare ancora qualche minuto seduto, così che il succo entrasse fin dentro la pelle; lui non si mosse. Guardava il modo in cui versava il latte nel recipiente e la precisione con cui prendeva tutto quello che le serviva per fare qualcosa, anche se non riusciva a capire cosa.

Si alzò dopo un po’ mentre Kumiko seduta allo sgabello teneva il mento appoggiato ad una mano e scrutava il pacco di farina davanti a lei.

Le si avvicinò sedendosi allo sgabello accanto e posò sul piano, proprio vicino alla farina, la piccola custodia che da un po’ di giorni girava da una tasca all’altra.

Lì per lì lei non ci fece caso; poi lo sguardo fu colpito da quella scatolina scura e preziosa. Con la coda dell’occhio guardò Genzo e vide quanto fosse nervoso ed imbarazzato.

Kumiko si mise dritta sulla schiena facendo finta di niente. Aspettò che dicesse qualcosa.

“E’ per te…..”

Lei lo fissò, molto sorpresa. Quella scatola era del tutto inaspettata.

“E’ da quando sono arrivato in Giappone che avrei dovuto e voluto darti questa cosa, ma….non avevo trovato il momento…..il momento giusto…”

Kumiko ascoltava senza staccargli gli occhi di dosso perché in quel momento Genzo aveva un’espressione che non gli aveva mai visto prima e ciò che la colpiva era che lei riusciva benissimo a capire cosa significasse: era un misto tra vergogna e timidezza. Il suo sguardo era quasi limpido adesso; sapeva che si trattava solo di un momento e che tra poco lui sarebbe tornato inarrivabile e sfuggente, ed in parte,  era anche il suo bello. Ma le sembrò un enorme sforzo da parte sua, verso di lei, e gliene fu grata.

“Non sei curiosa?......non vuoi vedere cosa c’è dentro?” chiese un po’ ansioso.

Kumiko abbassò lo sguardo.

“Sì…. “ rispose, “ e tu?” chiese inaspettatamente lei ” Tu cosa stai provando adesso?”

“Sto pensando che vorrei tanto avere il mio berretto in testa……mi sento uno stupido… neanche avessi quindici anni…”

Kumiko sorrise. Sembrava sincero, ma chissà quante volte aveva fatto dei regali come quello con tutte le ragazze che aveva avuto, pensò. E lo pensò senza gelosia, ma solo facendo silenziosamente una constatazione.

“Io….una cosa del genere non l’ho mai regalata a nessuna e nemmeno avrei mai immaginato di farlo….…..”

In quel momento un brivido le passò attraverso il petto e le sembrò di non avere più la spina dorsale: non aveva alcun motivo di mentire; se lo stava dicendo, doveva essere vero.

“Non ce la faccio più…. Apri la custodia, Kumiko” implorò Genzo.

Lei sorrise nuovamente e la prese in mano.

“Spero che non ci sia la spina di un riccio…..” disse lei per farlo ridere.

“O un petalo di margherita…..” rispose lui, accarezzandole una guancia.

Finalmente sollevò la parte superiore della scatola e vide l’anello con la perla di corallo. Era di un rosso sangue. L’intensità del colore era talmente forte che sembrava volesse rubare la flebile luce che cominciava a salire dalla grande vetrata.

Era semplice ed insolito. Lei non si aspettava niente, quindi non seppe dire come si sentì all’inizio. Certo fu, che fra tutti gli anelli che avrebbe potuto scegliere, era andato dritto al fondo della questione. Ormai lui lo sapeva che lei era fuori dall’ordinario e che un diamante, seppur bellissimo e sicuramente gradito, non avrebbe suscitato quella reazione emotiva che invece adesso le si stava dipingendo sul volto: totale sorpresa, curiosità e molte, molte domande…

Come un bambino che si affida al suo istinto, Kumiko, di fronte al corallo aveva provato piacere. Le ricordava il fuoco, i frutti rossi dell’inverno, i ritmi caldi del suo cuore e l’incostanza dei suoi umori. Se proprio doveva portare un anello che le somigliasse, beh di certo in quello si riconosceva alla perfezione.

Era emozionata e le tremavano un po’ le mani mentre lo sfilava dalla custodia per osservarlo meglio.

“E’ bellissimo……”

Genzo lo prese e  glielo mise al dito.

“Ti sposo…. Con questo ti sposo ancora……” disse.

E allora lei lo abbracciò e cominciò a baciarlo con passione infilandole le mani sotto la maglietta della salute per amarlo nuovamente.

“Aspetta…..” disse lui….” Non ho ancora finito….. ti devo parlare…..ti devo spiegare….” Aggiunse.

E Kumiko si fermò perché tutte quelle emozioni insieme le parevano troppe e all’idea che lui volesse parlarle, si sentiva venir meno.

“Ma non c’è niente da spiegare…. Guarda che mi piace moltissimo……hai scelto un anello stupendo…” disse lei che in quel momento era in estasi e si sentiva talmente in sintonia con lui che non le servivano più le parole.

“No no…. Io invece te lo voglio dire…..perchè non c’è niente a caso…niente è per caso fra di noi….”

Kumiko si staccò da lui e capì che Genzo non si stava sforzando di parlarle: lui ne aveva bisogno.

“Il giorno che ti ho comprato il corallo, non l’avevo previsto. Non avevo mai pensato all’idea di regalarti un anello. Ho pranzato con mio padre e dopo tanto abbiamo parlato. Uscendo dal ristorante, invece di salire in macchina, ho deciso di farmi un giro a piedi: le parole di mio padre risuonavano ancora dentro di me ma non era tanto quello che mi rendeva così calmo. Eri tu….”

Kumiko lo fissò, mentre lui, concentrato su un punto invisibile del ripiano, prendeva un bel respiro.

“Io camminavo e mi sembrava di averti accanto….come se stessimo passeggiando insieme per le vie di Barcellona. Eri bellissima e soprattutto eri felice. Dentro la mia testa ti muovevi e chiacchieravi con decisione. Mi ricordo che quasi mi veniva da ridere da solo…..Ad un certo punto mi sono fermato e ho visto questo corallo. L’ho visto senza rendermene conto. Guardavo perplesso la vetrina senza capire cosa ci facessi lì e d‘istinto sono entrato. Solo dopo che la commessa mi aveva mostrato diversi anelli, mi sono reso conto che quello che cercavo, l’avevo trovato ancora prima di entrare. Non avrei mai potuto regalarti un diamante….” disse lui.

Kumiko restava in ascolto. Certo…. Un diamante era un po’ troppo per lei, pensò.

“I diamanti nascono dentro la roccia, nella terra e la terra…. la terra mi spaventa…” disse prendendosi un’altra pausa” invece… invece il corallo nasce e cresce in fondo al mare…..come il mare che tu mi hai portato dentro…..”

Lei non sapeva che dire. Non sapeva se abbracciarlo o aspettare. Come la notte in cui si era dichiarato, nel suo modo singolare ed unico, era talmente sconvolta dalle emozioni che non riusciva a capire se stesse accadendo sul serio o se fosse solo un sogno.

“Il mare è silenzioso come me, che non riesco mai a parlare. Nel mare è tutto tranquillo. Ogni tanto qualche creatura marina sfiora il corallo, ma non gli fa niente. E’ al sicuro laggiù: non è esposto al vento, alla pioggia, al freddo o al piede pesante dell’uomo che schiaccia la terra e non si accorge se calpesta qualcosa. E poi…. Se ci pensi bene il corallo non è altro che un arbusto…e tu ami così tanto gli arbusti….questa perla è  un fiore, è come la tua ginestra, come le piante che tieni nel tuo bel terrazzo, in Giappone…..è semplicemente un altro fiore da guardare…..”

Lei stava piangendo e adesso lo abbracciò e lo baciò sulle guance e i baci facevano un po’ di rumore.

A Genzo venne da ridere….” Hai ascoltato? Hai capito?”

“Sì…..” disse lei.

Restarono stretti l’uno all’altra e poi Genzo le riprese la mano per accarezzarle l’anello.

Si guardarono negli occhi e preferirono ascoltare il silenzio di quel momento piuttosto che aggiungere altre parole.

Poi Genzo si staccò dall’abbraccio e diede un’occhiata alla dispensa.

“…Mi è passato il mal di testa…” disse

“Bene….” fece lei, avvicinandosi ai fornelli per fare il tè.

“A dire la verità…. Mi sembra anche di avere fame……” aggiunse.

Kumiko si girò e si sforzò di non mostrargli la sua felicità a quelle parole.

“…allora ti preparo la colazione….cosa vuoi?”

“non lo so….decidi tu, dai”

“Ok”

Nel frattempo Taro si era svegliato ed era sceso di sotto.

“Ciao babbo…”

Genzo si voltò e allargò le braccia.

“Ciao! Io e la mamma facciamo colazione….mangi con noi?”

Taro si avvicinò e si fece baciare e coccolare da suo padre ” Sì.. “ disse ridendo dal solletico.

Kumiko fece una macedonia di frutta e poi preparò le crepes al cioccolato.

Si sedettero a tavola e mangiarono con calma mentre ormai si era fatto giorno e la luce aveva illuminato tutto come se ogni cosa fosse nuova.

Genzo e Taro erano ancora al tavolo che ridevano e scherzavano quando Kumiko tornò al piano di lavoro e dopo aver accarezzato il suo corallo fissò di nuovo il pacco di farina, un po’ pensierosa.

Taro si alzò e prese una pallina per giocarci e correre da tutte le parti.

Il portiere allora tornò da lei. Si guardarono e si sorrisero un po’ imbarazzati. Genzo, dal niente, prese il pacco di farina e lo scartò svuotandone il contenuto sul ripiano, davanti allo stupore di Kumiko. Poi prese due uova e le spaccò in malo modo trattenendo i gusci e  facendo ricadere tuorlo e albume sulla montagna di farina. Si fermò e lasciò un po’ di posto così che Kumiko si potesse mettere davanti a lui per cominciare ad impastare. Lei, totalmente perplessa, seguì d’istinto l’invito di Genzo e , una volta incastrata fra lui e il ripiano, cominciò ad impastare lentamente, scegliendo un ritmo e seguendolo. Ogni tanto si guardava l’anello.

“Non preoccuparti…. Il corallo non si rompe, non si rovina…..” disse lui per tranquillizzarla.

Genzo cominciò ad impastare con lei,  accompagnandola nei movimenti e nel ritmo.

“Che cosa facciamo?” chiese a Kumiko, mentre Taro era salito sullo sgabello e in ginocchio osservava divertito i suoi genitori che  giocavano con la farina.

“Mamma, non rispondi?” chiese impaziente e curioso, guardando prima lei, poi il padre.

Kumiko sorrise al bambino e poi inclinò un po’ la testa facendo capire a Genzo che voleva tanto un bacio sul collo; bacio che non tardò ad arrivare. Il piccolo Taro allora scoppiò a ridere perché gli sembravano tutti e due un po’ strani.

Lei ascoltava la musica che facevano i suoi pensieri nella  testa e nel cuore: c’erano tutti i colori del cielo e in fondo, proprio dove si trova la linea perfetta e regolare dell’orizzonte riusciva a  vedere una macchia gialla intensa come una giornata di primavera.

“Mamma….mamma ma cosa facciamo?”

Lei lo guardò e di nuovo sorrise, prima di intrecciare le sue dita con quelle di Genzo, tutte imbiancate, come dalla neve. Poi parlò.

“Oggi….…. oggi inventiamo un dolce nuovo……”

 

 

   
 
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