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Autore: Erin Inkhand    30/03/2010    3 recensioni
Attenzione! Non è mai stata nostra intenzione lasciare questa storia incompiuta. Torniamo oggi, 30/3/2010, per sognare ancora un po', dopo un anno.
– Immagina, Ely… – Ceci si volta, quasi gridando per sovrastare la musica, – il Palabam rumoroso, la folla urlante, le luci scintillanti, e poi… e poi – si blocca, non riuscendo a reprimere un imbarazzante singulto di eccitazione – …loro! –
– SI’! Quasi non riesco a crederci… ci stiamo andando davvero… DAVVERO! –
– E questo supera ogni più roseo desiderio! Ogni più sublime fantasia! Ogni più… –
– Il tono elogiativo durera fino al concerto, ragazze? – domanda esasperato Claudio, inarcando le sopracciglia.
– Certo! – gridiamo all’unisono – e anche dopo! – aggiungiamo, gli occhi luccicanti.

Dark Gig Of Wonders nasce dall'ardente desiderio di esprimere l'oceano di emozioni che ci ha travolte il 30 Marzo 2009, consce che, nel tentativo di descrivere la perfezione, ogni parola si tramuti in un inutile eufemismo.
Dark Gig Of Wonders è la cronaca di un sogno.
Ma Dark Gig Of Wonders, benché sia scritta da due fan indubbiamente ossessionate, non è la solita, stupida fyccyna su un gruppo musicale. I Nightwish meritano di più, perché non sono solo un gruppo musicale. Nightwish è vita.
A quattro mani: Cerridwen Shamrock e Ceci Princessofbooks
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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30 Marzo 2010.

Sappiamo che è assurdo pubblicare il terzo capitolo di una storia dopo così tanto tempo dall’ultimo aggiornamento, ma ci siamo ritrovate stamattina a ripensare al sogno che abbiamo vissuto esattamente un anno fa.

E ci è sembrato giusto celebrare in qualche modo questi dolci ricordi – anche perché non è mai stata nostra intenzione lasciare Dark Gig Of Wonders incompiuta.

Questo capitolo è dedicato a chiunque abbia voglia di sognare ancora un po’ con noi.

 

Ely & Ceci


III – Once we had a dream, and this is it.

 

A tutti i Nightwishers di EFP,

e ad Ely, naturalmente.

 

Ore 19.00

 

Il Palabam, assediato da una folla palpitante, si erge maestoso e scarlatto sul piazzale punteggiato di bancarelle.

E le bancarelle…

– Guarda, Ceci… GUARDA! –

Sono oscuri scrigni delle meraviglie, colmi dei tesori che avevamo sempre desiderato: magliette.

Una distesa di sfolgoranti magliette su cui campeggiano le effigi dei Nightwish: l’angelo di pietra di “Once”, il pendolo affilato di “Dark Passion Play”, e tutti gli altri emblemi che i nostri occhi esperti sanno riconoscere anche da lontano.

– Ma è meraviglioso! – trilliamo, entusiaste, – come faremo a sceglierne solo una a testa?! –

– Eh, sarà un dilemma esistenziale… – commenta Claudio, parcheggiando l’auto.

– Vedo che finalmente comprendi l’importanza dell’evento! – replica Ceci, in tono soddisfatto.

Lui non può trattenere un risolino sospeso tra sconcerto e ironia, avviandosi verso il perpetuo rumoreggiare del vasto piazzale. Noi due trotterelliamo dietro di lui con inusuale rapidità.

Ovunque ci giriamo, è idillio per i nostri occhi di fan; e ovunque ci giriamo, c'è qualcuno davanti alla sua bancarella che ci ferma e chiede: – Volete una maglietta, ragazze? –

Iniziamo ad essere piuttosto inclini a preoccupanti capogiri, ma continuiamo imperterrite: quelle magliette devono essere nostre.

Tutte.

– Papà, mai come in questo momento ho bisogno della tua collaborazione – comincia Ceci, con  tono fermo e vibrante d'emozione – I liquidi in nostro possesso sono al sicuro in hotel, e tutto ti sarà restituito, ma abbiamo assoluto bisogno di quelle magliette, ora. Credo concorderai con me sull'unicità della possibilità, no? –

– Insomma, ve le devo pagare io – commenta lui, senza nessun accenno di domanda o sorpresa nella voce.

– Sì – rispondiamo all'unisono, impassibili.

 

Una nube di stordimento sembra avvolgerci in un’alienata lontananza: come in un’onirica visione, pare che tutto sia etereo e remoto, ovattato e curiosamente inspiegabile.

Il flusso di folla brulicante.

Le sbarre nitide dei cancelli.

La voce ironica di Claudio: – Credo che abbiano da ridire sull’abbigliamento di quel

tipo… –

Superata l’entrata, ci guardiamo intorno vagamente trasognate: – Chi? Che cosa? –

Lui ci squadra perplesso: – Non avete visto? La sicurezza stava discutendo piuttosto animatamente con uno che cercava con notevole ardore di entrare a torso nudo… –

– Oh. – commentiamo, con la stessa enfasi che mostreremmo davanti all’annuncio di un compito di Greco.

– Be’, perché ci siamo fermati? – riprende Ely, come se entrambe ci dimenticassimo d’un tratto dello stato di torpore nel quale eravamo scivolate.

Claudio aggrotta le sopracciglia, e un lampo di sconcerto palpita per un istante nel suo sguardo; ormai rassegnato alla temporanea perdita della nostra coerenza intellettiva, riprende il cammino, seguendoci.

– Noi abbiamo i biglietti per il secondo anello: che scalinata dobbiamo prendere? – Decidendo che è meglio non lasciare la situazione in mano a noi, mostra i biglietti al responsabile della sicurezza che presiedeva all’ingresso.

– Qui, a sinistra. – risponde lui, distrattamente.

– Perfetto, grazie! – cinguettiamo, precipitandoci nel groviglio di scalini.

Una musica pulsava nel metallo della gradinata, fremendo sotto le nostre mani: la sua intensità cresceva ad ogni passo.

La salita termina, e noi ci ritroviamo in un buio screziato di ragnatele lucenti.

 

Ci lasciamo cadere sui lucidi sedili, estasiate: il palco, incastonato di fari saettanti, sfolgora esattamente davanti a noi; le Indica, fasciate in gonne vaporose e scenografiche, salutano il pubblico con gli ultimi accordi, mentre noi tentiamo ancora di capacitarci di essere relamente lì.

All’ennesimo incontro dei nostri occhi increduli, Ceci bisbiglia con tono tremulo: – Ely, ma tu ci credi? –

– No – sussurra lei.

Ma le nostre dita si strigono attorno alla plastica dei sedili, le luci si infrangono sui nostri volti e l’aria vibra di un’attesa innegabilmente reale.

 

Ore 20.30

 

– Hai scattato? – domanda Ely, tentando di non mutare la posa in cui ci siamo cristallizzate: sorrisi estatici, spalle cinte dalle reciproche braccia, pollice, indice e mignolo sollevati verso l’obiettivo.

– Aspettate un istante… ecco! – risponde Claudio, gridando per sovrastare il frastuono dell’ennesima, dannatissima band di supporto.

– Perfetto! – esclama Ceci, prima che un lampo di panico attraversi il suo sguardo: – E lo striscione dov’è? –

– Qui, fedele ai miei piedi – la rassicura Ely, sollevando l’ampio cilindro di cartone nero frutto delle nostre fatiche del sabato appena trascorso, e srotolandolo: un angelo, dai fiammeggianti capelli scarlatti e dalle argentee ali spiegate, si libra al di sopra di uno scrigno spalancato; e i caratteri d’indaco dei versi di Dark Chest Of Wonders rifulgono al suo fianco, pallidamente scintillanti.

Ceci sospira di sollievo, lasciando vagare lo sguardo sulle gradinate immerse nella semioscurità.

– Noi teoricamente dovremmo essere seduti laggiù… – osserva d’un tratto, indicando un punto indistinto tra le ombre a sinistra del palco.

– Ma si sta benissimo qui! – ribatte Ely, – e in fondo è dove ci hanno indirizzate… – aggiunge ammiccando, prima di appoggiare il mento al palmo.

Sbuffa, chiudendo per un istante gli occhi: – Ma perché i minuti non passano più? –

 

Ore 21.40


Le ultime note della canzone che abbiamo sentito senza ascoltare vibrano nelle assi del palco, mentre quelli che si erano presentati come i Volbeat salutano finalmente il pubblico.

Il buio cala, e in un istante sospeso ci rendiamo conto che tra noi e Loro non vi è che l’ostacolo di pochi minuti.

E il nodo allo stomaco si stringe ancora, fin quasi a far male, ma è un dolore che vorremmo provare sempre.

Come se le anime di tutti fossero intrecciate dalla folle adorazione, d’un tratto un grido unanime si leva impetuoso, scuotendo l’aria satura di eccitazione:

– NIGHTWISH! NIGHTWISH! NIGHTWISH! –

Il velo di oscurità è trapunto dai frammenti di luce dei flash che scattano come impazziti.

– NIGHTWISH! NIGHTWISH! NIGHTWISH! –

Il fiato sospeso, non riusciamo a muoverci.

– NIGHTWISH! NIGHTWISH! NIGHTWISH! –

Un brivido fiotta nelle vene.

– NIGHTWISH! NIGHTWISH! NIGHTWISH! –

E poi, bagliori azzurri nel buio. Una melodia dolente ci accarezza e freme come dita ammalianti.

Abbiamo rincorso un sogno. Ed è questo.

 

  
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