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Autore: Lady Moonlight    05/06/2011    5 recensioni
Parigi 1819
Eloise Dupont è una ragazza semplice e di umili origini che trova lavoro all'Opera National di Parigi. Rimane incantata da quel mondo fatto di luci e colori, ma ancora di più dall'affascinante Fabian Manfield, il primo ballerino del teatro. Giovane ed attraente, la fama di Fabian con le donne è risaputa da tutte le ragazze parigine. Antoinette, amica di Eloise, ha ricevuto l'onore di essere la compagna di Fabian nella prossima opera teatrale ma la ragazza non sembra soddisfatta del ruolo ricevuto.
Sognava di essere Antoinette, o una qualsiasi delle altre ballerine, ed immaginava di essere lei quella sul palco, di essere lei quella amata dal pubblico.
Ma quando il sogno svaniva e lei si ritrovava di fronte allo specchio Eloise cedeva alla disperazione e nascondeva le lacrime che premevano per uscire.
Eloise sapeva di non essere bella. Non aveva lo sguardo accattivante di Antoinette, non possedeva la sua fulgida chioma dorata, e non aveva nemmeno la sua candida pelle argentata. Eloise aveva due profondi occhi grigi, corti capelli castani e la pelle resa scura dal sole.
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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02

Aiuto inatteso

 

 


 

Quel giorno i ballerini presenti al teatro erano piuttosto pochi. Le prove erano incentrate sul canto e la musica ed Eloise ringraziò per quella piccola fortuna che le era capitata. Dopo quanto era avvenuto la sera precedente con Fabian non era certa di riuscire ad affrontarlo nuovamente. Lo sguardo con cui l'aveva lasciata, così dolce e carico d'aspettativa, l'aveva sconvolta. Le era quasi parso che lui la conoscesse da molto tempo.
Occupò la mattina sistemando le decorazioni all'ingresso dell'Opera National e riflettendo su quanto era accaduto in quei giorni. Non riusciva a comprendere lo strano atteggiamento del primo ballerino nei suoi confronti e ancor di meno il suo. In una situazione normale sarebbe stata certamente felice di avere le attenzioni di Fabian, ma per qualche ragione si sentiva inquieta.
Eloise scosse la testa e si disse che non esisteva alcuna ragione per cui potesse essere agitata.
Durante la breve pausa che le venne concessa per il pranzo, la ragazza si diresse di corsa nel piccolo negozio che vendeva pane all'angolo della strada principale che portava al teatro. La bottega era di dimensioni modeste ed era portata avanti dal fornaio e la sua giovane figlia.
L'odore del pane appena sfornato stuzzicò l'appetito di Eloise che dopo aver osservato per alcuni istanti la vetrina spinse la porta ed entrò. Si mise in fila dietro alcune persone di mezza età e guardò gli scaffali, stranamente pieni, del negozio.
Alle sue spalle sentì alcuni clienti lamentarsi dell'aumento del prezzo del pane in quei giorni.
Mentre estraeva dalla tasca qualche moneta per poter pagare il suo acquisto non poté impedirsi di trattenere il fiato quando vide un cliente uscire con un enorme sacco pieno di pane e dolci di ogni tipo e forma. Anche a lei sarebbe piaciuto poter tornare a casa con tutte quelle prelibatezze, ma sapeva bene che non sarebbe mai accaduto.
Pagò la sua parte ed uscì sbuffando dalla bottega. Il prezzo della pane era aumentato
ulteriormente quella settimana ed Eloise si chiese se fosse il caso di cercare un fornaio che avesse dei prezzi minori.

Con un sospiro passò per il retro del vicolo e si fermò quando vide un anziano seduto a terra che le pregava di dargli qualcosa da mangiare. Indossava abiti malandati e consumati di un spento color verdastro.
Eloise notò che lo sconosciuto stava tremando per il freddo e che era malnutrito. Con delicatezza lo aiutò ad alzarsi in piedi e divise con lui il piccolo tozzo di pane.
"Mi spiace di non avere altro." mormorò quasi scusandosi.
Il vecchio la fece tacere con un cenno della mano divorando in fretta e furia il misero pasto. "Che gli dei ti proteggano, bambina cara!" disse con esitazione.
"Anche voi." rispose educatamente Eloise. "Per quale motivo vi trovate qui? Non dovreste andare dalla vostra famiglia?" chiese.
Il vecchio scosse la testa ed i suoi occhi si riempirono di una profonda tristezza. "Mio figlio è morto alcuni anni addietro e così io mi sono ritrovato all'improvviso a vivere per la strada." commentò amaramente. "E pensare che io c'ero allo scoppio della Rivoluzione!" annunciò con fierezza, posando una mano, fragile e tremante, su quella della ragazza.
Eloise provò ad immaginarselo, quell'individuo anziano e solo, mentre reggeva una spada e combatteva per la libertà del popolo francese, ma proprio non ci riuscì.
Aveva sentito raccontare grandi cose su quei giorni bui che avevano sconvolto la Francia ed ogni volta fantasticava su come poteva essere stato vivere in quel periodo tormentato.
Eloise lasciò il senzatetto con qualche parola di consolazione, ma si ripromise che se l'avesse incontrato nuovamente gli avrebbe offerto qualcos'altro con cui sfamarsi.

 

L'Opera National era famosa per le sue ricche coreografie e i bellissimi, quanto raffinai, vestiti fatti delle stoffe più pregiate. Eloise aveva potuto avvertire sulle dita la morbidezza di quegli abiti e il loro delicato profumo di vaniglia più di una volta.
Per questo motivo non si sorprese quando le fu annunciato che si dovevano buttare gli abiti di scena più vecchi per fare spazio ad altri più nuovi ed alla moda.
Eloise si trascinò nell'enorme guardaroba del teatro e per ore rimase là dentro immersa tra costumi di ogni epoca e dalla bellezza straordinaria. Alcuni erano così attuali che si chiese per quale assurdo motivo lei avrebbe dovuto buttarli.
C'è n'era uno in particolare che aveva attirato fin da subito la sua attenzione. Era un abito da sera lungo di colore rosso con pizzi neri e sul petto v'era disegnata una sorta di farfalla con le ali spiegate.
Eloise passò distrattamente le mani sull'abito e si lasciò sfuggire un sospiro. Lei non avrebbe mai potuto indossare un abito del genere. Per qualche secondo la sua mente tornò a concentrarsi su Fabian, sul suo corpo da favola e gli intensi occhi verdi. Eloise s'impose di fare un bel respiro e concentrarsi sul suo lavoro.
Accatastò i vestiti al centro della sala pensando alla triste fine che avrebbero fatto venendo bruciati. Non riusciva a capire perché il teatro non potesse regalarli o rivenderli alla gente che ne aveva bisogno.
Non si rese conto di essere in piedi al centro della stanza con in mano l'abito rosso che l'aveva affascinata finché Fabian non le fu accanto e la salutò con un sorriso.
Eloise sobbalzò per lo spavento, facendo qualche passo di lato.
"Mi dispiace di averti spaventato." esordì il ballerino sfiorando il vestito che stringeva al petto.
Eloise notò che aveva lo sguardo teso e sofferente, come se qualcosa lo turbasse.
"F-Fabian!" esclamò impacciata la ragazza. "È colpa mia, stavo pensando ad altro."
"Come al vestito che tieni tra le mani?" domandò scherzosamente.
Eloise abbassò il volto imbarazzata ed annuì. "Anche." mormorò sulla difensiva.
"Sono i vecchi costumi, vero?"
La ragazza annuì nuovamente. "Saranno bruciati domani." spiegò con una punta di amarezza nella voce.
"Puoi prenderli!" disse Fabian con tranquillità.
"Come?" chiese Eloise sorpresa.
"Quello che ho detto, te li regalo." annunciò.
La ragazza si ritrovò a sbattere le palpebre confusa. Non riusciva a capire cosa volesse dire Fabian con quello. Gli abiti erano del teatro, non era certo lui che poteva decidere cosa farne.
Osservò i lineamenti delicati e affascinanti di Fabian, i capelli che gli scivolavano dolcemente sulle spalle e l'espressione distesa che ora sembrava essere comparsa sul suo viso.
"Sembri sorpresa." disse il ballerino. "Pensavo fossi a conoscenza del fatto che è mio padre a gestire l'Opera National."
Eloise chinò la testa di lato e si morse il labbro. Era vero e non riusciva a capire come avesse fatto a dimenticarselo.
Fabian era l'ottavo figlio di dieci avuti dal conte Manfield, un ricco aristocratico parigino la cui famiglia aveva fatto fortuna dopo la Rivoluzione.
All'improvviso Eloise si rese conto dell'enorme distanza sociale che effettivamente la separava dal ballerino. Lei era una figlia del popolo, lui dell'aristocrazia.
Per un istante sentì il suo cuore frantumarsi e rimettere dolorosamente insieme i pezzi.
"Non posso accettare." disse con rammarico. Fece per andarsene, ma Fabian l'afferrò per il braccio e la tirò a sé. Eloise trattenne il respiro quando le sue mani vagarono tra i suoi capelli e le sfiorarono il viso.
"Hai un buon profumo Eloise." mormorò prendendo una ciocca dei suoi capelli tra le dita.
La ragazza chiuse gli occhi e si lasciò cullare in quel dolce, quanto inaspettato, abbraccio. Si sentiva al sicuro tra le braccia di Fabian ed importante. S'illuse che anche per il ragazzo lei contasse qualcosa.
Eloise appoggiò la testa sulla spalla di Fabian, mentre lui continuava ad accarezzarle i capelli. Il suo cervello le intimava di andarsene, che era sbagliato rimanere in quel posto da sola con Fabian, ma un'altra parte della sua mente le sussurrava di rimanere. Ed era così convincente che Eloise non seppe far altro che arrendersi. L'unica cosa che desiderava, l'unica cosa che sognava era poter rimanere con il ballerino per sempre.
Fabian le sfiorò la fronte con la propria e per alcuni istanti rimasero a fissarsi incantati. Eloise gli sorrise timidamente, le labbra a pochi centimetri da quelle del ragazzo. Quando anche quella breve distanza si annullò, Eloise, avvertì una strana sensazione pervaderla in tutto il corpo.
Le sembrò che la sua mente si fosse persa in un mondo in cui Fabian era la cosa più importante e preziosa.
Mentre le loro bocche si toccarono ed esplorarono con esitazione, Eloise si strinse alle spalle di Fabian con maggior forza. Quando alla fine il ballerino s'allontanò con una strana espressione dipinta sul volto Eloise lo fissò sconvolta.
Si portò le mani tremanti alle labbra dove riusciva ancora a sentire il sapore di Fabian sulla sua pelle e rimase immobile. Era stato il suo primo vero bacio, ottenuto dalla persona che da giorni occupava i suoi pensieri.
Confusa e spaventata indietreggiò di un passo.
"Eloise." bisbigliò Fabian cercando di raggiungerla. La sua voce era un suono talmente dolce e carico di promesse che Eloise non poté fare a meno di ascoltare il suo nome pronunciato con tanta passione.
Il rumore di una vaso che cadeva a terra, frantumandosi in mille piccole schegge di ceramica, la ricondusse alla realtà. Fabian la fissava con una strana luce negli occhi che Eloise non riuscì ad identificare.
Scappare da lui e da quella situazione le sembrò l'unica cosa sensata da fare e cominciò a correre senza mai voltarsi indietro.

 

Quando tornò a casa aveva il petto che le sembrava stesse per scoppiare ed una strana sensazione di disagio che l'avvolgeva. Per l'ennesima volta si passò un dito sulle labbra ed entrò nella piccola cucina.
Trovò suo padre seduto con in mano una bottiglia di vino. Quando la vide la salutò con un cenno della mano e traballò incerto sulla sedia. Aveva la camicia aperta sul petto ed i primi ciuffi di capelli bianchi erano piuttosto visibili.
Eloise lo guardò sconsolata. Non aveva dubbi sul fatto che fosse ubriaco, il tremore e la faccia arrossata le dicevano già tutto sul suo stato di salute.
Era più di un mese che non lo vedeva in quelle condizioni e trovarlo così la mise stranamente a disagio.
"Cosa festeggiamo?" gli domandò per spezzare la tensione che si era creata.
"A t-tuo fra-fratello!" esclamò singhiozzando e bevendo un sorso di vino.
Eloise deglutì e la speranza si fece largo nel suo cuore.
"È tornato!" esclamò alzandosi in piedi.
Bernard Dupont scoppiò in una risata così accesa e violenta che per un attimo la figlia temette che potesse soffocarsi. La ragazza s'alzò e s'avvicinò al padre che l'allontanò malamente con un gesto furioso.
Eloise cadde a terra sbattendo la testa contro uno spigolo e rimase a fissare il padre sconvolta, premendo sulla parte ferita.
"P-Padre." balbettò.
"Vuoi sapere cosa sta facendo il tuo caro fratello?" Annunciò gridando. "È diventato una persona importante lui!" esclamò colmo di rabbia. "Lavora per qualche pidocchioso aristocratico di Parigi!" Bernard s'alzò anche lui dalla sedia, la mano ferita sul lavoro che sembrava aver ricominciato a sanguinare.
Eloise s'avvicinò, ora più preoccupata che impaurita, ma suo padre l'allontanò furioso.
"Non pensa minimamente di tornare a casa! Vuole diventare un Signore, lui!" continuò sbattendo i pugni sul tavolo.
"Vi farete male." disse Eloise cercando di aiutarlo. Tuttavia la sua mente stava già lavorando su quanto appreso di Armand. "Cosa stavate facendo in città?" domandò con una nota di preoccupazione. Suo padre andava di rado a Parigi e quando lo faceva non si tratteneva mai troppo a lungo.
"Cercavo lavoro!" rispose tossendo.
Eloise sospirò e si appoggiò alla porta. La testa cominciava a farle male e le parve di vedere le cose in modo sfuocato. Traballando, uscì di casa cercando sollievo all'aria aperta. Non si rese conto che suo padre l'aveva seguita finché non la spinse sulla strada.
La bocca le si riempì del sapore della terra e si costrinse a sputare. Quando alzò lo sguardo verso la sua abitazione vide suo padre che la stava raggiungendo ad una velocità sovrumana.
"Fermatevi!" gridò una voce fin troppo familiare che fece sussultare Eloise.
Fabian la sorpassò e si diresse furente verso Bernard. Gli bastò un solo colpo per rendere inoffensivo suo padre e farlo crollare a terra. Il ballerino gli tolse dalla mano la bottiglia di vino e la scaraventò a terra.
Poi in pochi secondi fu al suo fianco e la aiutò ad alzarsi.
"Cosa ci fai qui?" chiese Eloise, massaggiandosi un braccio.
Fabian ignorò la domanda e si concentrò sulla sua ferita. Il tocco della sua mano parve alleviare per un istante il dolore.
"Ti porto via da qui." annunciò aiutandola a sostenersi. Le passò una mano sul fianco e la fece salire sulla carrozza.
"Aspetta!" esclamò Eloise fermandolo, ma la sua voce parve troppo debole per replicare perfino a lei.
"Hai bisogno di un medico e non puoi restare qui!" dichiarò, tamponando il taglio con un fazzoletto. "Non preoccuparti." mormorò con più dolcezza.
La fece accomodare al suo fianco sfiorandole la schiena.
"Mio padre, lui..." lasciò la frase in sospeso vedendo come Fabian avesse chiuso i pugni.
"Non permetterò più a nessuno di farti del male." la interruppe il ballerino.
La carrozza fu scossa da alcune buche presenti nel terreno ed Eloise si lasciò sfuggire un lamento di dolore.
"Non capisco." mormorò Eloise confusa ad un passo dal chiudere gli occhi. "Perché, perché, sembri così preoccupato per me?" chiese mentre il sole tramontava all'orizzonte e la sera prendeva il suo posto nel cielo di Parigi.
"Dormi." sussurrò Fabian cullandola tra le sue braccia. "Dormi, dolce Eloise."
Eloise annuì, mentre ciò che avrebbe voluto dire le scivolò via dalla coscienza.
Il tempo perse ogni significato, il presente si fuse con il passato e tutto divenne confuso nella sua mente.
Solo una cosa in quel momento parve importante : Armand era vivo, da qualche parte a Parigi, e lei l'avrebbe trovato.
S'addormentò poco dopo, accompagnata dalla voce di Fabian che le sussurrava le parole di un antico canto popolare.

 

 


Grazie a chi ha aggiunto la storia tra preferiti-seguite-ricordate!Non ho molto da dire su questo capitolo, spero solo che vi sia piaciuto! Grazie mille a chi continua a seguire la storia e a farmi sapere cosa ne pensa! A presto!

 By Cleo^.^

 

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