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Autore: sayuri_88    08/06/2011    5 recensioni
Ispirato alla Bella e la Bestia.... Isabel sta per partire per l'università dove farà nuove conoscenze, nuove amicizie e qualcosa di più.... ma non tutto è come sembra.
Dal capitolo:
Isabel s’imbarcò sull’aereo con sentimenti contrastanti.
Gioia, per l’inizio di una nuova esperienza. Tristezza, per dover salutare suo padre e i luoghi dove era cresciuta e che l’avevano fatta sentire al sicuro. Timore, perché aveva come il presentimento che qualcosa sarebbe successo e che questo le avrebbe sconvolto l’esistenza, in bene o in male ancora non lo sapeva.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Beastly'
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Ed eccoci all'ultimo capitolo della storia. So che non è un gran che e che ci sono storie migliori sul sito ma è la prima volta che provo a scrivere sul sovrannaturale e devo dire che non è venuto poi così male, spero di non aver annoiato nessuno, certo ho ancora mooooolta strada da fare ma spero di migliorare. Avevo pensato di fare altri due capitoli che non aggiungono nulla alla storia se non spiegare alcune cose che Isabel ha solo accennato e un piccolo salto indietro nel tempo per vedere come tutto ha avuto inizio...Voi che dite? uno è mezzo scritto ma se non vale la pena evito di andare avanti... è tutto nelle vostre mani.

Prima della storia voglio ringraziare nihalmalfoy per aver aggiunto la storia nelle ricordate e per aver recensito lo scorso capitolo; Lyri per aver aggiunto la storia tra le seguite e Hermiuna per la recensione del primo capitolo. GRAZIE 1000  a tutte!
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Capitolo 4










Isabel si trovava nella biblioteca dell’università per preparare svolgere una ricerca e stava vagando per il reparto delle riviste quando l’occhio le cade su una rivista lasciata aperta in mezzo al corridoio. Lo raccolse, l’articolo mostrava quello che doveva essere un vampiro attaccare una giovane donna e le frasi in grassetto raccontavano come un vampiro si approccia alla sua vittima, tenendo il segno guardò la copertina e ne lesse il titolo“Medicina, morte e il sovrannaturale-quello che non è mai stato spiegato ”
 

si diceva che in queste zone vagava un demone che si nutriva di sangue…

 
Era da giorni che le parole di Jaqueline le vorticavano nella mente.Non riusciva a capire perché, se lo era ripetuto mille volte che erano assurdità ma gli strani comportamenti di Daniel la incuriosivano.
Anche l’altra sera non aveva praticamente toccato cibo e spesso spariva per pomeriggi interi ma soprattutto aveva notato che la sua pelle prima di uscire era fredda e quando tornava era calda come la sua.
Isabel si dava della stupida, stava viaggiando troppo con la fantasia e poi per chi? Per le parole di un ragazzo che le faceva venire i brividi appena le si avvicinava.
Ma la curiosità era tanta e fu inevitabile per lei portare la rivista al suo tavolo e leggerla.
 
- vedo che qualcuno si è dato alle letture particolari - le sussurrò una voce all’orecchio facendole perdere qualche battito. Jaqueline stava appoggiata con una mano al tavolo e la stava scrutando divertita. Isabel colta sul fatto arrossì e chiuse di scatto la rivista nascondendola sotto alcuni fogli.
- l’ho trovata per terra e ci stavo dando un’occhiata - si giustificò.
Jaqueline si piegò e annusò l’aria a pochi centimetri da suo volto, lei era paralizzata non riusciva a muovere un muscolo.
- hai un buon profumo lo sai? Daniel non te l’ha mai detto? - adesso aveva superato il limite, ma in quel momento scattò qualcosa nella sua mente, un ricordo o meglio un frammento di un sogno che aveva dimenticato e solo in quel momento tornò a galla.

 - hai un ottimo profumo -

 
Scosse la testa per scacciare quel pensiero. Era un sogno senza significati nascosti.
 
- tu hai seri problemi lascia telo dire - gli disse indispettita raccogliendo le sue cose e allontanandosi da lui. Solo una risata arrivò alle sue orecchie ma quando si girò verso il tavolo, rimase sconcerta, lei non c’era già più. Si guardò attorno ma era come volatilizzata e senza pensarci troppo, corse fuori dall’edificio e tornò alla Villa.
 

***

 
 
Isabel aveva passato tutta la notte a pensare alla discussione avuta nella biblioteca e anche il giorno successivo non prestò attenzione alle lezioni, troppo concentrata a ripensare a quello che aveva letto nella rivista, morti misteriose, strane ferite provocate da armi ignote.
Alla fine dell’ultima ora aveva deciso. Avrebbe controllato i documenti sulla morte di Drew appena costatato che era tutta invenzione e che Jaqueline aveva mentito solo per indispettirla avrebbe dimenticato tutto e sarebbe andata avanti con la sua vita.
L’ultima campanella era appena suonata e Isabel si stava dirigendo a passo svelto verso la fermata degli autobus che portavano a Lebanon e quindi al Dartmouth-Hitchcock Medical Center.
 
Dopo quasi due ore, era davanti al centro medico ma non sapeva dove andare, era la prima volta che ci veniva ma essere una studentessa di medicina della Dartmouth le aveva facilitato le cose. Con la scusa di consultare dei libri dell’archivio, un uomo della sicurezza, dopo il consenso del primario, il Dottor Weeks, suo professore di medicina generale, la condusse nel piano interrato dove erano conservati gli archivi e dove c’era anche il laboratorio per le autopsie e di conseguenza tutti i documenti relativi a tutti i morti che passavano per quelle stanze.
Dopo che la guardia la lasciò sola, Isabel aspettò un quarto d’ora prima di sgattaiolare fuori. Velocemente raggiunse la sala, dove tenevano i documenti sugli ultimi casi, apri il cassetto con la lettera “ C ” e iniziò a sfogliare i fascicoli.
 Caberson
 
Caholan
 
Calon
 
Capeti
 
e finalmente Carter.
“ ferita profonda alla tempia sinistra…” “profonda lacerazione all’addome….” “Traumi sulle braccia e sulle gambe…” “ ustioni di IV° sul 90% del corpo…”
 
Ma quello che la colpì maggiormente fu la sezione delle osservazioni in cui il coroner segnalava la presenza sul collo di una doppia incisione, in corrispondenza della vena giugulare, come appariva nella foto allegata, e segnalava inoltre che il corpo appariva quasi del tutto dissanguato.
 
 

***

 
 
Erano le dieci di mattina era seduta sul suo letto a studiare quello che aveva scoperto l’altro giorno l’aveva scombussolata molto.
Ogni volta che era in compagnia di Daniel, ripensava a quello che aveva letto sia in quella rivista sia nel rapporto e doveva ammettere che Daniel delle volte, aveva comportamenti sospetti ma come poteva chiedere al ragazzo che amava se era un vampiro? Insomma le avrebbe riso in faccia.
 
- hai visto che bello fuori? - Isabel sussultò per lo spavento. Daniel era seduto sul bordo del letto e la osservava preoccupato, mi portò una mano sul petto e poté sentire il suo cuore battere furioso.
- scusa non volevo spaventarti - e dopo essersi tolto le scarpe si sdraiò a fianco a lei giocherellando con i suoi capelli.
- no, ero sovrappensiero e non ti ho sentito entrare, sai, sei molto silenzioso - gli disse ridacchiando poi ricordandosi della sua domanda guardò fuori dalla grande finestra. Erano in dicembre e la prima neve era già caduta coprendo tutto con un manto di un candido bianco - è stupendo, sai ho sempre amato la neve -  disse rivolgendo l’attenzione a Daniel - e a te? Ti piace la neve? -
- non particolarmente… -
- perché? - gli chiese guardandolo interrogativa. La neve era una cosa fantastica.
- brutti ricordi - Isabel lo guardò dispiaciuta e vedendola con quell’espressione Daniel la rassicurò subito - no, e poi è passato tanto tempo. Non ha più importanza -
Passarono diversi minuti prima che Isabel si decidesse a parlare.
- Daniel? - si sentiva una stupida a chiederglielo ma tutti quei pensieri la stavano logorando dentro.
- dimmi - erano molto vicini, Daniel aveva la testa appoggiata sopra la sua testa e le lasciava leggere carezze sui capelli alternate da piccoli baci.
- tu credi nei vampiri? - gli chiese di getto. In risposta, Daniel si irrigidì, smise di accarezzarle i capelli e la strinse a se con più forza.
- perché questa domanda? - le chiese senza risponderle.
Isabel si sentiva una stupida, ok aveva fatto qualche sogno strano, aveva letto quella stupida rivista e poi aveva letto quel rapporto ma da li a dire che i vampiri esistevano il passo era lungo. Si scostò da Daniel e si alzò con l’intento di allontanarsi da li.
- lascia stare, è una cosa stupida. Sono solo suggestioni, stupidaggini, … - si stava ingarbugliando non sapeva come giustificarsi e la faccia seria di Daniel le faceva sentire una sciocca, pensava di aver rovinato tutto. Vagava per la stanza cercando qualcosa che potesse toglierla da quella scomoda situazione.
- Isabel - il tono deciso della voce di Daniel la fece bloccare in mezzo alla stanza. Daniel si era alzato dal letto e la stava raggiungendo, non aveva il coraggio di guardarlo in faccia e così si era voltata verso la grande finestra da cui poteva vedere i piccoli fiocchi di neve cadere. Daniel poggiò due dita sotto il suo mento e la obbligò a guardarlo. Nella stanza era calato il silenzio. Isabel poteva sentire il suo cuore battere forte e il suo respiro lento e cadenzato. Lo sguardo di Daniel era duro sembrava distante ma Isabel, ormai lo conosceva bene. poteva vedere il timore che imperversava nel suo sguardo la speranza che animava i suoi occhi e la rassegnazione.
 
- vieni con me, ti devo mostrare una cosa - e la afferrò la mano e la condusse lungo il corridoio opposto a quello dove lei aveva la stanza e dove c’era quella di Daniel. Non c’era mai andata e lui non l’aveva mai portata ma non le aveva dato fastidio, quella era casa sua ed era ovvio che volesse uno spazio solo suo.
 
Apri la piccola porta di ferro decorato vetri colorati e la condusse lungo un lungo corridoio poco illuminato. Daniel si fermò davanti a una porta di legno e la guardò intensamente prima di aprire la porta. Era una camera abbastanza grande, con un grande letto a baldacchino nel mezzo, un armadio dall’aspetto antico, un grande specchio infranto e una scrivania anche’essa dall’aspetto antico con un computer portatile sopra. Era una camera dall’aspetto antico e raffinato, come se fosse la camera di un nobile. Anche se lei se lo dimenticava sempre Daniel, era un Conte.
Daniel si fermò davanti a un dipinto di medie dimensioni.
 
 - lei era Clara Della Rosa, una contessa italiana, arrivò in Inghilterra nel 1760 e vi morì due anni dopo a Londra - Isabel non aveva prestato attenzione al dipinto, troppo occupata ad osservare la camera che quando si girò per vedere questo dipinto rimase scioccata. La dama dipinta era la sua fotocopia, esteticamente erano identiche, con la differenza che Clara, aveva occhi azzurri e capelli castani. La ragazza indossa un abito tipico del finire del ‘700, rosso, e Isabel non poté che riconoscerlo come quello che indossava lei nei sogni dove c’era Daniel, la sua postura era rigida, lo sguardo dritto verso il pittore era dolce e gentile.
Cercò lo sguardo di Daniel per avere una qualche spiegazione e lui che la guardava in attesa di una sua reazione.
 
- com’è possibile? - chiese con voce incredula. Daniel le sorrise amaramente.
- ti assomiglia molto vero? Anche come carattere vi somigliate -
- come fai a dirlo? - gli chiese in un sussurro. La sua mente iniziava a elaborare tutte le informazioni che Daniel le aveva appena indirettamente dato e il suo corpo reagì d’istinto indietreggiò ma Daniel non le permise di allontanarsi troppo, le loro mani erano ancora intrecciate e lui, appena aveva intuito la sua mossa, aveva rafforzato la presa sulla mano di Isabel.
- perché era la donna che amavo e a cui, bestia quale sono, ho distrutto l’esistenza - e in quel momento tutto il mondo scomparve, Isabel riusciva solo a percepire l’eco delle sue parole e il loro significato.
- c…che cosa sei? - non sapeva se volesse saperlo davvero e se preferisse rimanere nella sua falsa ignoranza ma le parole le uscirono dalla bocca.
- mi hai chiesto se credo nei vampiri - e senza lasciare la sua mano si girò completamente verso di lei - e questa è la mia risposta - i suoi occhi erano fissi nei suoi, erano freddi e distanti - sì, ed io ne sono la testimonianza diretta - e le forze la abbandonarono e per Isabel fu il buio totale.
 
Quando riprese conoscenza, si ritrovò in una stanza estranea sdraiata su un letto a baldacchino che le sembrava familiare e in un attimo ricordò tutto quello che era successo. Il dipinto, Clara, la sua confessione.
Si alzò di scatto timorosa che Daniel fosse li in quella stanza, ma di lui nessuna traccia. Isabel tirò un sospiro di sollievo, si passò stancamente una mano sul viso. Sperava che tutto quello che fosse successo fosse solo un sogno, ma il fatto di trovarsi in quella stanza le toglieva ogni dubbio.
Daniel era un vampiro e lei se ne era innamorata.
Uno scatto alla porta le fece alzare la testa e vide Daniel entrare, con in mano un vassoio pieno di cibo.
 
- hai bisogno di mangiare qualcosa sei rimasta svenuta a lungo - disse rispondendo alla muta domanda di Isabel. Appena Daniel si avvicinò al letto per posare il vassoio fu istintivo per lei indietreggiare e portarsi una mano sul collo, aveva letto che quello era il loro punto preferito. A quel gesto un lampo di rabbia e dolore sconvolse il viso di Daniel, gli occhi si assottigliarono e la guardarono freddamente.
- credi davvero che io possa attaccarti? - sputò a denti stretti. Quell’accusa la fece sobbalzare, era piena di risentimento e dolore. Con il suo comportamento lo stava ferendo.
- i…io non lo so - soffiò Isabel.
 
Daniel sbuffo e poggiò il vassoio sul tavolino vicino al letto e si lasciò cadere a peso morto sul bordo del letto mantenendo le distanze da Isabel ma mettendosi in una posizione che gli permettesse di guardarla negli occhi.
 
- non potrei farti del male ne soffrirei e poi ne morirei anch’io -
- perché? -
- perché sei la mia sposa - le rivelò guardandola dolcemente. Ma Isabel non capiva il significato che avevano quelle parole, che al contrario, per Daniel sembravano valere tutto. Probabilmente vedendo l’incertezza di Isabel, Daniel continuò il suo discorso - è colei che è destinata a diventare la compagna di un vampiro, è l’altra metà della mela per citare uno dei vostri filosofi famosi - disse ridacchiando forse per smorzare la tensione di Isabel. Ma non servì a molto, a Isabel quel discorso sembrava assurdo - è una cosa istintiva. Quando la si incontra, la si riconosce - Lei doveva essere la sa compagna?perché? Che cosa hanno le “spose” di così speciale.
- ma non ci può essere un errore, magari è un'altra la tua sposa. Non puoi scegliere qualcun’altra? - lui ridacchiò
- non ci sono errori. Sei tu - le disse confermando i suoi timori.
- quindi se tu non mi avessi mai incontrato all’aeroporto, non lo avresti mai saputo - affermò Isabel.
Un incontro che aveva condizionato tutto.
Ma la reazione di Daniel la stupì. Si era messo a ridere piano e scuotere la testa. Come se il loro incontro fosse stato inevitabile e la cosa era impossibile, prima di allora non si erano mai visti.
- tuo padre mi ha fatto vedere una tua foto quando è stato qui in estate e la somiglianza con Clara ha scatenato in me la curiosità di incontrarti. Sapevo che saresti arrivata quel giorno e così ti ho aspettato - confessò lasciandola a bocca aperta.
- allora mi trasformerai in vampiro? Anche se non volessi? - Daniel scosse la testa.
- no, lo devi volere tu. Se deciderai di essere trasformata, il nostro è un legame particolare, condivideremmo tutto. Le nostre emozioni… i nostri timori… sapremmo dov’è l’altro o se è in pericolo. Adesso io posso solo percepire fievolmente i tuoi stati d’animo -
- come se non mi hai trasformato? - gli chiese cercando di capire qualcosa di quella spiegazione che l’aveva stordita.
- una notte ho bevuto una goccia del tuo sangue - confessò imbarazzato grattandosi la testa.
- c…come!? Quando? - come aveva fatto a bere il suo sangue senza che lei se ne fosse accorta? E ancora si toccò il collo nell’intento di trovare qualche traccia del morso.
- la sera che mi hai invitato a cena per la prima volta, quando ti sei addormentata, sono entrato nella tua stanza. Era per poterti proteggere - più di un mese fa!
Daniel poteva leggerle le emozioni, sapeva quello che provava e ora si riusciva a spiegare le volte in cui lui sembrava leggerle nel pensiero, tanto riusciva a capire le sue necessità.
- e se io non volessi? Cosa succederebbe? - l’idea di trasformarsi in un vampiro era per lei impensabile, tenendo conto che fino al giorno prima credeva che questi esseri fossero solo frutto dell’immaginazione dell’uomo, ora il fatto di poter essere trasformata in uno di questi esseri leggendari, la scombussolava non poco.
Il viso di Daniel si adombrò e strinse le mani con forza.
 
- in quel caso non ti deve interessare quello che succederà - disse con un velo di tristezza e sofferenza nella voce. Isabel si preoccupò, che cosa sarebbe successo ora?
 
Poi un lampo.
Le tornarono alla mente le parole lette nel rapporto su Drew, aveva ferite sul collo. Guardò Daniel sconvolta, il suo corpo tremava dalla paura e dalla rabbia, sgattaiolò fuori dal letto dalla parte opposta a quella di Daniel e barcollante si diresse verso la porta della stanza. Non poteva rimanere lì un minuto di più.
Ma Daniel fu più veloce, se lo trovò davanti alla porta impedendole di usare l’unica via di fuga che aveva.
 
- ti prego non andartene, permettimi di spiegare… - le disse alzando le mani verso di lei. Che si ritrasse inorridita.
- spiegare cosa!  Di come hai ucciso Drew? - sputo con disprezzo. Non poteva credere di aver creduto di amare un assassino. Aveva ucciso Drew per cosa? Per cibarsi? Poi un ricordo.
 

- volevo chiederti…insomma tu mi piaci molto…ecco…volevo chiederti se sabato ti andrebbe di uscire con me -

 
Daniel era presente, era nella sala accanto quando Drew le aveva chiesto di uscire e lui dal giorno dopo era sparito.
 
- oh mio dio! L’hai ucciso perché gli piacevo e mi aveva chiesto di uscire!? - lo accusò. Le lacrime stavano forzando per uscire, era lei la causa della sua morte, era tutta colpa sua.
Daniel spalancò gli occhi sorpreso e con uno scatto le afferrò le braccia.
 
- non ho ucciso io Drew. Per quanto stessi morendo dalla gelosia, non lo avrei mai ucciso. Mi nutro di sangue è vero, ma non uccido mai nessuno, prendo quello che mi serve senza ucciderli. Ma Drew non l’ho mai toccato -
- ah si !? e tu conosci qualche altro vampiro che va in giro a mordere la gente !? No perché quei buchi sul suo collo non me li sono immaginati, c’è una foto a testimoniarli! -
- Jaqueline - a quel nome Isabel smise di dimenarsi e guardò con occhi impauriti il ragazzo di fronte a lei - è l’unica oltre a me in questa zona e lei non si fa problemi ad uccidere le sue prede. Per questo ti avevo detto di starle lontana -
- Jaqueline - sussurrò come cercare una conferma che arrivò dal gesto di assenso di Daniel. Jaqueline, solo il nome le faceva venire i brividi. Quella ragazza era una vampira. E di vampiro aveva tutto, era bella quanto inquietante.
 

- vi conoscete? -
- siamo conoscenti di vecchia data -

 
Quindi si conoscevano da chissà quanto tempo, ma la reazione della tavola calda non faceva intendere che tra i due scorresse buon sangue.
 
La testa di Isabel era sopraffatta dalle troppe informazioni che le avevano rovesciato addosso. Le gambe non la reggevano più e se non fosse stata per la presa di Daniel, Isabel sarebbe finita col sedere a terra. Daniel la prese in braccio e la riportò sul suo letto mentre Isabel si lasciva trasportare come un burattino.
 
- ti lascio riposare un po'. Devi riordinare le idee - e le accarezzo una guancia cercando forse di rassicurarla. Isabel alzò lo sguardo per guardarlo e vide la sofferenza di Daniel, che era come una coltellata al suo cuore.
- ma ricorda una cosa. Non ti farei mai del male, neanche a quelli che ami. Non voglio vederti soffrire, voglio vederti sempre con il sorriso sulle labbra. Isabel io ti amo, sei la mia linfa vitale - il tono era lento ma deciso. Daniel non le stava mentendo, era sincero - quindi ti prego cerca di accettarmi così come sono, una  bestia, ma sono una bestia che ti ama - e dopo un ultima carezza e un bacio sulla fronte Daniel usci silenzioso dalla stanza, lasciandola ad affrontare i suoi pensieri.
 
Nella sua mente tante immagini. Il primo incontro con Daniel, la cena a casa con il padre poi alla Villa, l’incontro con Jaqueline, la rivista e il rapporto dell’ospedale, e tutti, anche i più piccoli, indizi acquistarono senso e Isabel si spaventò nel realizzare di essere finita in un gioco di cui non conosceva le regole e che l’avrebbe schiacciata senza pietà se avesse fatto qualche mossa sbagliata.
 
Aveva passato un mese in quella Villa, che ormai considerava come casa, si era sempre sentita a suo agio ma ora vorrebbe essere in tutt’altro posto. Diede retta al suo istinto, senza pensare alle conseguenze o altro e lentamente uscì da quella camera. Il corridoio era deserto, quando si ritrovò fuori dalla porta di ferro che aveva passato non incontro Daniel. La casa era silenziosa come sempre, scese le scale cercando di non fare neanche il minimo rumore e ancora di Daniel nessuna traccia. Forse era uscito per lasciarla in pace, si guardò, le grandi porte finestre erano aperte. Daniel non l’aveva imprigionata. Andò all’ingresso, prese il cappotto e, dopo aver dato un’ultima occhiata, uscì.
 
L’aria fredda d’inizio gennaio la colpì subito facendola rabbrividire, si strinse maggiormente nel cappotto e s’incamminò verso il grande cancello. Il cielo era coperto da pesanti nubi ma fortunatamente aveva smesso di nevicare. La Villa si trovava in una zona periferica del paese, attorno a essa vi erano poche case il resto erano tutti prati e campi. Isabel non incontrò nessuno, ma aveva paura di andare in giro da sola, così chiamò un taxi che nel giro di dieci minuti la raggiunse e la portò nel centro paese. Il taxista avendola vista scossa le chiese se andasse tutto bene e Isabel si limitò ad annuire e dirgli dove doveva portarla.
 
 

***

 
 
Stava camminando per le vie di Hanover, deserte a causa della neve, solo qualche studente era ancora in giro. L’orologio sopra ad un grande edificio segnava le tre di pomeriggio. Isabel non riusciva a credere come fosse possibile che poche ore le avessero sconvolto l’esistenza.
 
La suoneria del suo telefono la fece ritornare alla realtà. Si era dimenticata di averlo portato con sé. Lo estrasse dalla tasta posteriore dei jeans e quando guardò il mittente, il suo cuore scoppiò di gioia, quella parola rappresentava la normalità, la tranquillità e l’affetto.
Sul display, faceva bella mostra di se la scritta “ papà ”.
 
- pronto? -
- tesoro! - esordì la voce squillante del padre, automaticamente un sorriso increspò le labbra di Isabel. Era bello risentire una voce familiare.
- ciao papà, come stai? - era passato un mese da quando aveva scoperto i guai del padre, Isabel sperava che la faccenda si risolvesse in fretta, era in pensiero per suo padre tutta quella pressione non lo aiutava di certo.
- magnificamente! Il Conte non ti ha detto nulla? - Isabel si adombrò, lei e Daniel avevano avuto altro di cui parlare.
- non…non l’ho ancora visto. Che cosa doveva dirmi? -
- Gli avvocati del Conte sono riusciti a evitarmi la galera. Ma devo ripagare i clienti dei danni causati. E’ andata meglio di quanto sperassi -
- davvero! - gli chiese incredula ma felice Isabel. Finalmente si era risolto tutto, le sembrava che le avessero tolto un enorme macigno dal petto - è magnifico! Vedrai adesso andrà tutto bene. dovremmo solo fare qualche sacrificio ma si risolverà tutto. Vedrai papa andrà tutto bene - gli disse convinta. Dopo pochi minuti chiuse la telefonata, era felice. Suo padre era uscito dai guai e tutto grazie a Daniel.
 

- Non ti farei mai del male, neanche a quelli che ami. Non voglio vederti soffrire, Isabel io ti amo, sei la mia linfa vitale, quindi ti prego cerca di accettarmi così come sono, una bestia, ma sono una bestia che ti ama -

 
Daniel la amava e lei, nonostante quello che le aveva confessato, anche Isabel lo amava ma ancora non sapeva se era disposta a rinunciare a tutto per lui. Era un vampiro ma lei non aveva mai avuto paura, al contrario la sua compagnia la rassicurava, la faceva sentire protetta. Era Jaqueline quella di cui aveva sempre avuto timore, attorno a quella ragazza sembrava ci fosse un’aura maligna e crudele e ora capiva il perché.
 
Doveva tornare alla Villa, doveva sapere tutta la storia, per poter capire e prendere una decisione definitiva. Voleva sapere che cosa c’entrava Clara e come si sono conosciuti Daniel e Jaqueline. Sperava solo che Daniel non fosse ancora tornato e non si sia accorto della sua uscita. Guardò l’ora del suo telefono, erano le cinque e il cielo si era fatto scuro. Rapidamente si avviò alla ricerca di un taxi.
 
Un brivido le percorse la schiena, si sentiva osservata. Si guardò attorno ma non vide nessuno, solo ragazzi e signori che cercavano di non scivolare sulle lastre di ghiaccio, eppure quella sensazione non spariva. Iniziò a camminare velocemente, per quello che la strada le permetteva. La sensazione di essere osservata aumentava le sembrava di avere il fiato sul collo e appena vide un taxi lo fermò, salendoci di slancio. Mancavano dieci minuti alle sei quando il taxi la lasciò davanti al cancello.
 
La Villa aveva un non so che di sinistro non un suono nell’aria, circospetta Isabel iniziò a camminare, il fruscio della neve, schiacciata dai suoi piedi, risuona tutto attorno. Ad un certo punto un boato, dei vetri che si infrangono.
Isabel iniziò a correre, incespicando e cadendo.
Entrò trafelata nella Villa, un’aria fredda arrivava dalla grande sala, avanzò velocemente e poté vedere il corrimano delle scale distrutto, come se qualcuno ci fosse caduto addosso, e i pezzi erano sparsi sul pavimento. Un’aria fredda le colpi la schiena. Si girò di scatto e poté vedere una delle grandi porte finestre che dava sulla terrazza, distrutta.
Isabel non riusciva a capire quello che stava succedendo, chi potrebbe avere tanta forza per fare tutti quei danni?
Come risposta a queste sue domande giunse dal giardino una risata, sadica e cattiva. Una risata fin troppo familiare. Jaqueline.
Isabel aveva paura, ma non per lei ma per Daniel, se Jaqueline era lì, Daniel la stava affrontando. Corse fuori dalla porta finestra rotta calpestando i frammenti di vetro che si erano sparsi per la terrazza.
Il giardino era immacolato. Attorno a lei c’era neve, solo candida neve, che copriva ogni cosa. Dove trovarlo? Scese la scalinata velocemente e solo in quel momento vide su quella neve candida delle piccole gocce di sangue, rosse che segnavano un percorso.
 
L’anfiteatro!
Corse a rotta di collo lungo in sentiero, inciampando e ferendosi riuscì a raggiungere le rovine e la scena che le si presentò davanti le ghiacciò il sangue nelle vene.
Daniel era steso a terra, sulla scena, ferito all’addome, e Jaqueline lo sovrastava minacciosa. Un’amazzone pronta a colpire.
 
- DANIEL! - urlò Isabel scendendo le gradinate. Il suo grido aveva attirato l’attenzione dei due. Mentre Daniel la osservava con occhi sbarrati e terrorizzati, Jaqueline la guardava famelica. A Isabel si ghiacciò il sangue nelle vene, il volto della ragazza era diverso dal solito, gli occhi erano completamente neri, la fronte era corrugata e le labbra, schiuse, in un ghigno malvagio, su una fila di denti appuntiti come quelli di un animale predatore.
 
- ma guarda chi è tornata. Mi risparmi la fatica di venirti a cercare -
- ISABEL! ALLONTANATI SUBITO! - le urlò invece Daniel cercando di alzarsi. Subito Jaqueline lo colpì con un calcio al petto facendolo ricadere a terra.
- NO! - gridò impaurita Isabel ormai arrivata all’orchestra. Jaqueline rise e con una velocità sorprendente la raggiunse, prendendola per il collo e lanciandola sulla scena dove Daniel la prese al volo, salvandola dall’impatto con la pietra.
- Isabel! Isabel stai bene? - le chiese preoccupato accarezzandole freneticamente il viso. Isabel lo guardava con occhi sbarrati, aveva paura, voleva scappare ma non poteva lasciare Daniel ferito e prossimo alla morte se Jaqueline avesse continuato a colpirlo.
Si limitò ad annuire alla domanda che le aveva fatto, ma delle mani che battevano, attirarono la sua attenzione e quella di Daniel che con sguardo rabbioso, fissata un punto alle spalle di Isabel. Jaqueline era tornata sulla scena, si muoveva sinuosa come un serpente in procinto di dare il colpo mortale alla sua preda. Un ghigno a piegarle le labbra mentre i suoi lineamenti erano tornati quelli di sempre.
 
- ma che scena commovente. Ora mi metto a piangere - disse imitando teatralmente l’atto di asciugarsi gli occhi.
Daniel si mosse a fatica e dopo essersi alzato, si mise davanti a Isabel per proteggerla.
- Daniel chi credi di proteggere conciato in quel modo? La ucciderò e tu resterai inerme a guardarla. Ma non preoccuparti ucciderò anche te dopo -
Isabel iniziò a tremare e si strinse con forza alla camicia di Daniel che appena sentì il corpo di lei poggiarsi sulla sua schiena, girò la testa per guardarla e le sorrise.
 
- stai tranquilla, non le permetterò di toccarti neanche un capello - disse provocando l’ilarità di Jaqueline.
- non hai protetto Clara e pretendi di riuscire a proteggere lei? - gli chiese continuando a ridere.
- Taci! Non ti permetterò di avvicinarti a lei! - e Isabel riuscì a vedere i lineamenti di Daniel trasformarsi, conferendogli un aspetto umanoide. Tremò per la paura ma non mollò la presa sulla camicia di lui. Daniel la voleva proteggere, non le avrebbe fatto del male.
 
Jaqueline si fece seria in viso e alzò la mano sinistra, solo in quel momento Isabel si accorse che Jaqueline nella destra teneva un pugnale finemente decorato in argento, insanguinato.
 
- uccidila, come hai ucciso Clara - disse usando un tono autoritario - e vieni con me - concluse addolcendo il tono e lo sguardo perse per un attimo quel cipiglio malvagio che tornò subito appena Daniel le rispose.
- mai! Ero giovane e non sapevo controllarmi. Adesso è diverso e te la farò pagare per tutto il dolore che hai provocato - la minacciò e il suo sguardo se possibile s’indurì ancora di più.
- come hai ucciso Clara? - chiese Isabel scioccata. Daniel le aveva detto che la amava, come ha potuto ucciderla?
- mi aveva rifiutato e io mi sono vendicata. L’ho trasformato e gli ho messo sotto il naso la sua cara amata. Quale vendetta migliore? - fu Jaqueline a risponderle e per la seconda volta a Isabel si ghiacciò il sangue. Come si poteva essere così crudeli e vanitosi?
 
- uccidere la donna che si ama. Allora Daniel pronto a rivivere questo infausto destino? - gli domando iniziando ad avanzare verso di loro con il pugnale pronto a colpire - Di addio alla tua bella Isabel - e con un balzo fu davanti a loro.
Daniel però riuscì a bloccarla e con un urlo disumano la lanciò contro un pilastro, facendole cadere il pugnale proprio davanti a Isabel.
 
I due vampiri continuarono a lottare. Ogni volta che Jaqueline tentava di avvicinarsi a Isabel, Daniel la bloccava ma Isabel vedeva che Daniel faticava ogni minuto di più.
 
Poi successe tutto troppo velocemente perché l’occhio di Isabel potesse registrare l’azione. Jaqueline riuscì a superare la difesa di Daniel e scaraventarsi verso di lei. Jaqueline le era praticamente davanti, pochi centimetri e l’avrebbe presa. Chiuse gli occhi spaventata ma un tonfo glieli fece riaprire subito.Daniel aveva afferrato Jaqueline e la teneva ferma a terra. Jaqueline si dimenava ma lui riusciva a tenerla a bada fino a che Jaqueline con uno scatto di reni capovolse le posizioni.
Daniel sarebbe morto, Isabel l’aveva capito. Doveva decidersi ad agire prima che fosse troppo tardi. Impose al suo corpo di muoversi e afferrare il pugnale.
 
Lentamente e con le mani tremanti, si avvicinò ai due vampiri. Stavano lottando e Jaqueline non faceva caso a lei.
Arrivò dietro la vampira e con un moto di rabbia, rabbia per quello che aveva fatto a Clara, per quello che aveva fatto a Drew e quello che stava facendo a Daniel affondò con decisione il pugnale nella schiena della vampira. Jaqueline urlo di dolore inarcando la schiena. Isabel tolse il pugnale e indietreggiò di un paio di passi.Ce l’aveva fatta!
Jaqueline si girò, gli occhi infiammati da una furia senza eguali. Ora era lei il bersaglio.
 
- il cuore Isabel! Colpisci il cuore! E non togliere il pugnale! - le urlo Daniel ancora sdraiato a terra. Isabel fece quello che gli aveva detto e con un ultimo sforzò conficcò il pugnale dritto nel cuore della vampira, ancora indebolita dal colpo alla schiena.
La vampira la guardò stupita prima di abbassare lo sguardo sulle mani di Isabel che spingevano il pugnale nella sua carne. Jaqueline rialzò lo sguardo, questa volta rabbioso, prese i polsi di Isabel e li strinse con forza, facendola urlare di dolore.
Ma un rantolo strozzato usci dalla bocca di Jaqueline e la presa sui polsi di Isabel divenne sempre più debole mentre i suoi lineamenti ritrovarono le fattezze umane.
Jaqueline scivolò a terra inerme, sembrava una bellissima bambola di porcellana.
Non avrebbe più fatto del male a nessuno.
 
Isabel aveva il battito accelerato, il respiro pesante e gli occhi spalancati che ancora non si staccavano dalla figura a terra che si stava raggrinzendo.
 
- Isabel - al suono del suo nome Isabel girò la testa di scatto. Daniel ancora disteso a terra si teneva una mano sull’addome, dove era stato ferito, e la guardava preoccupato.
“Sta bene” era il pensiero che si ripeteva come un mantra. Daniel stava bene.
Corse verso di lui inginocchiandosi al suo fianco e abbracciandolo con tutta la forza che aveva. Aveva bisogno di quel contatto e delle sensazioni che gli trasmetteva.
Daniel la abbracciò e le baciò i capelli, la allontanò da se quello che bastava per osservarla in viso, e le sorrise felice. Isabel in quel momento pensava che non ci potesse essere niente di più bello che quel sorriso.
Isabel asciugò con il dorso delle mani gli occhi e guardò preoccupata la ferita sull’addome di Daniel.
 
- dobbiamo fare qualcosa per questa ferita, dobbiamo pulirla dob… - ma Daniel non la lasciò continuare.
- shh… non è grave si rimarginerà da sola -
- m…ma… - Isabel cercò di controbattere, quella ferita aveva un pessimo aspetto -
- shh… te l’ho detto non è grave. Un paio d’ore e sarò come nuovo - le disse cercando di riassicurarla, appoggiò la sua fronte su quella di Isabel e dopo alcuni secondi di silenzio ricominciò a parlare - sei tornata - sussurrò stancamente -credevo che non ti avrei più rivisto -
- perdonami per essermene andata, ma avevo paura, era tutto così assurdo - disse accarezzandogli il volto amorevolmente - ma ora non scapperò più. Voglio stare con te per sempre - gli confessò con le lacrime agli occhi.
 
Ora che aveva rischiato di perderlo aveva capito che non poteva fare a meno di lui.  Daniel era la sua linfa vitale, come lei lo era per lui.
- vuoi diventare la mia sposa? - biascicò con voce visibilmente emozionata.
- si -
- per sempre? - le chiese Daniel a pochi centimetri dalle sue labbra.
- per sempre - rispose Isabel.
 
 

 Fine

 
 
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 Grazie di aver letto la storia. Spero di leggere qualche vostro pensiero : )


p.s. Se vi va fate un salto nelle altre storie
 
 

Buttare via tutto, e di nuovo ricominciare (originale)
lei era il bersaglio degli scherzi di lui, lei una bimba timida e ciocciottella che vedeva in lui il suo peggiore incubo. Che succede se lei se ne va, per tornare solo otto anni dopo? è tutto come prima o per una qualche ragione nascerà qualcosa di bello?
Dal capitolo:
Lei che stava porgendo la mano si blocca come fulminata- I-Ian?- la guardo interrogativo non capendo il suo cambiamento repentino, che le è preso? 
Si schiarisce la gola - Ian…Knight?- a quanto pare le hanno già parlato di me. Sorrido strafottente.
-il solo ed unico- sbianca completamente.
- in corso -

La donna giusta (originale)
Ancora prima di formulare un pensiero, il mio corpo scatta e il cervello da ordine ai piedi di muoversi e con l'ombrello copro la sua esile figura. Il suo profumo mi colpisce come un pugno in faccia, mi beo di quel momento.
Il mio corpo freme di desiderio, ne vuole di più, sempre di più, desidera un contatto più profondo, desidera prenderla e portarla in un posto solo per noi, dove lei é solo mia, dove io sono solo suo, dove lei suona solo per me.
- bisogno di aiuto signorina? - dico con voce resa roca dal turbinio di emozioni che sono in atto dentro di me.
Passione. Desiderio. Bramosia. Dolcezza. Tenerezza. Senso di protezione. Possesso. Devozione.
I suoi occhi, blu come un cielo d'estate, incatenano i miei e non posso impedire alla mia mente di ritornare al primo giorno che la vidi.
- in corso -

Red Fairytale - (twilight)
C’era una volta una bambina tanto vivace quanto sbadata, correva sempre anche per andare da una stanza all’altra, i genitori non sapevano come farla stare ferma soprattutto perché aveva la tendenza a sbattere contro oggetti fermi e inciampare sui suoi stessi piedini ed erano preoccupati che potesse farsi molto male, ma la amavano tanto e quando la vedevano a terra a piangere per l’ennesima caduta la rassicuravano e le davano un bacino sulla bua per fargliela passare e la piccolina rassicurata tornava felice a saltellare per la casa o il giardino mentre i genitori amorevoli, aspettavano la successiva caduta.
In un girono di fine giugno correva nei campi col suo fratellone, quando….
- conclusa -

Chi l'ha vista? (demenziale)
“Ennesima tragedia! " così ha esordito questa mattina Emilio Fede al TG4.
Non vuole essere offensiva o altro è solo una cavolata scritta dopo aver visto "una notte al museo 2" dove i doppiatori italiani hanno modificato alcune battute
- conclusa -

La ragazza che viaggia nel tempo  (in stop causa stupido virus che ha cancellato il lavoro, grrrrrrr....)
Non ha mai rischiato tanto, ma è la prima volta che si trova in una situazione simile e ha come il presentimento che qualcosa debba accadere e così rimane a guardare.
Sa chi è quella ragazza, poco più grande di lei, vestita secondo la moda della metà dell’ottocento, oh si…lo sapeva bene.
- in corso -

 
   
 
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