Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Deilantha    22/10/2011    8 recensioni
Pasi è una diciannovenne impulsiva e socievole, dal futuro incerto ma dal buon cuore, che vive una situazione di conflitto in famiglia, sentendosi sempre la pecora nera rispetto ad una sorella apparentemente perfetta. Provando un vuoto affettivo tra le mura domestiche, Pasi si circonda di amici, che reputa la sua vera unità familiare.
Emile è il suo esatto opposto: non è un tipo socievole e vive esclusivamente per la musica, sul cui argomento è terribilmente arrogante. Ma il suo modo di essere così rigido e poco aperto agli altri, nasconde un dolore che il ragazzo si porta dietro dall’infanzia, dovuto ad una madre caduta vittima della depressione quando lui era ancora in fasce.
Emile e Pasi si scontreranno la prima volta che si vedranno, ma le loro vite sono destinate ad incrociarsi e farli crescere nella reciproca conoscenza.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Filrouge'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 12





 

A volte la vita, quando vede che non prendi decisioni chiare, decide per te. È una lezione che ho imparato in modo netto e lapidario.

Era trascorso qualche giorno dal nostro pigiama party e continuavo ad avere in mente mia sorella: sempre più s’insinuava in me il desiderio di rivederla e parlarle, finché un giorno quest’esigenza divenne  d’improvviso impellente e mi decisi a fare il passo per incontrarla. Ma non volevo chiamarla e sentirmi accusare per telefono, volevo prenderla di sorpresa e costringerla ad affrontarmi  e non volevo nemmeno andare a casa dei miei genitori col rischio di vedere anche loro… così chiamai Stè, che di sicuro sapeva tutti i movimenti di Simona e avrebbe saputo dirmi dove potevo raggiungerla. Attesi tutto il tempo della chiamata ma non mi rispose, probabilmente aveva lasciato il cellulare lontano da sé… proprio quel giorno in cui avevo fretta!

Quel giorno sentii una strana ansia, d‘un tratto vedere mia sorella diventò qualcosa di vitale per me e non riuscii a spiegarmi il motivo di questa sensazione così angosciante. Ero immersa in quelle fosche elucubrazioni quando mi arrivò un sms:

 

Vieni immediatamente in ospedale, Simona sta male!

 

Mi si ghiacciò il sangue nelle vene: il messaggio di Stè era serio, molto serio, il che significava che mia sorella era davvero in pericolo! Chiesi immediatamente l’auto a Rita e mi fiondai all’ospedale, arrivai all’accettazione e chiesi dov’era ricoverata, salii di corsa le scale con il cuore in gola: probabilmente c’erano anche i miei genitori ed io non volevo vederli, ma in quel momento era più importante vedere mia sorella e sapere come stava, il resto sarebbe venuto da solo!

Quando raggiunsi il corridoio che portava alla sua stanza, vidi il mio amico che mi veniva incontro: aveva lo sguardo stravolto e le lacrime gli rigavano il volto.

«Stè cosa diavolo...»

«Ero con lei…mi stava aiutando con matematica, come al solito… è svenuta all’improvviso! È arrivata qui incosciente… Non posso credere che sia accaduto! Era con me due ore fa! Ed ora…»

Corsi immediatamente alla porta della camera dove avevo visto il mio amico un attimo prima e vidi che era vuota.

«Stè….cosa significa… dov’è Simona?!»

«Non ce l’ha fatta Pasi… Simona se n’è andata.»

Sentii il mio corpo perdere calore e consistenza, il mondo ruotava intorno a me ed io non riuscivo a muovermi, congelata in quel momento mentre la mia mente assimilava il significato delle parole di Stè.

«No! Non può essere! Non è vero! Cosa mi stai dicendo!?»  alzai il tono della voce e il mio amico si avvicinò per abbracciarmi:

«Ha avuto un infarto Pasi e non si è ripresa più.»

«No… non è possibile! Un infarto! A ventitré anni?! No! Dov’è mia sorella? La voglio vedere! Dov’è?!»

Mi divincolai dall’abbraccio di Stè e corsi senza una meta in tutto il corridoio nella speranza di trovare la stanza di Simona, finché non mi fermò di nuovo:

«Simona non è qui, la stavano operando quando non ce l’ha fatta… la staranno portando in camera mortuaria ora.»

Ero in uno stato di allucinazione: sentivo la mia voce gridare e tremavo tutta… non c’era posto nella mia testa per alcun pensiero lucido a parte uno:

«Voglio vederla! Portami da lei!»

Giungemmo di corsa e senza parlare alla camera mortuaria, ma il solo sentire mia madre che piangeva, mi bloccò il respiro: ad un tratto persi tutte le forze e il coraggio e fuggii come una forsennata, come una preda che vuole scampare alla morte, come un delinquente che vuole fuggire dalle manette…

Fuggii senza guardare dove andavo, senza rendermi conto delle persone che urtavo, consapevole solo dell’odore nauseante delle medicine e la sensazione di soffocamento che mi chiudeva la gola… Arrivai all’esterno senza sapere come, senza nemmeno rendermi conto se Stè mi avesse seguito o meno. Come un automa cercai l’auto e una volta dentro, mi chiusi lì e piansi, piansi fino a sconquassarmi il petto, fino a sentirmi svenire. Piansi per quella sorella che non avevo mai avuto, che non avevo mai capito… piansi per il nostro rapporto condizionato dalla rabbia, per quello che sognavo di avere e che non avrei mai potuto realizzare… Piansi perché mi sentivo colpevole di averla abbandonata a se stessa e la mia punizione l’aveva pagata lei con la sua vita!

 

*****

 

«Sì è qui con me ora, l’abbiamo trovata nella mia auto, era immobile, non parlava e non ascoltava, così Stefano l’ha presa in braccio e l’ha messa al lato passeggero ed io l’ho riportata a casa… Sì, era distrutto anche lui, non so di chi mi devo preoccupare di più, è una notizia terribile!»

 

Non ricordo come tornai a casa di Rita, avevo solo la vaga sensazione di qualcuno che mi prendeva in braccio e mi portava a casa… ero sul divano nella cucina dell’appartamento dalla sera precedente, non avevo voluto spostarmi per dormire con la mia amica, volevo solo stare sdraiata su quel divano e non pensare… volevo solo dormire e sognare mia sorella che mi prendeva per mano e mi parlava dei suoi sogni e mi raccontava dei ragazzi e mi chiedeva di Stè… volevo solo stare con lei, nient’altro era importante, né il cibo né le parole... Non volevo sentire, non volevo vedere… il mio unico desiderio era stare con Simona mei miei sogni. Rita ogni tanto si avvicinava e mi chiedeva se volessi qualcosa, cercava di farmi parlare, mi chiedeva se avessi voluto sfogarmi con lei… non ci riuscivo. Non ero in grado di parlare, l’unico segno che fossi ancora viva era dato dal mio alzarmi per andare in bagno, poi tornavo a sdraiarmi sul divano in posizione fetale a piangere e a cercare di sognare mia sorella.

Trascorsi in quel modo tre giorni, davanti ai miei occhi si alternarono i volti di Fede, Rita e Sofia… Stè non era mai apparso e immaginai che il suo stato non dovesse essere migliore del mio... ma nulla in quel momento aveva importanza perché mia sorella non c’era più. Non ebbi la forza di andare nemmeno al funerale, restai lì su quel divano a piangere… finché ricevetti una visita che non mi sarei mai immaginata di avere.

Nel pomeriggio di quel quarto giorno di catalessi, qualcuno bussò alla porta e mentre Rita andò ad aprire  iniziai a pensare a chi tra Fede e Sofia potesse essere a quel punto; ma invece delle solite espressioni preoccupate dei miei amici,  ritrovai davanti ai miei occhi, il volto di Emile.

«Pasi... ho saputo solo ieri, quando ho chiamato mio padre.» 

Emile era lì davanti a me!  Invece di essere in tour era lì... com’era possibile!?

«Che ci fai qui?» parlai in tono piatto, come un automa, per pura reazione ad una tale sorpresa, senza nemmeno alzare la testa dal divano.

«Sono venuto appena ho saputo: ho preso il primo aereo e sono arrivato direttamente qui… Federico mi ha detto dov’eri.» già, Emile aveva il numero di Fede…

Poggiò una mano sulle mie:  

«Posso fare qualcosa per te?»

Il contatto con la sua mano, quel calore improvviso che a discapito di tutto, mi diede una gioia immensa, sciolse il velo di ghiaccio che stava rivestendo il mio cuore ed esplosi in un pianto a dirotto:

«Se n’è andata via Emile! Simona è andata via, mi ha lasciato qui prima che potessi parlarle, prima che potessimo diventare sorelle! Dovevamo riconciliarci! Non doveva andare via così! Dovevamo essere sorelle davvero! Perché se n’è andata via? Perché?! L’ho abbandonata Emile! L’ho abbandonata a se stessa e mi ha lasciato! È colpa mia, è tutta colpa mia!»

Finalmente diedi voce al mio senso di colpa e liberai il mio cuore dalla morsa in cui lo tenevo segregato; Emile mi fece sedere e mi tenne stretta a lui, avvolgendomi col suo abbraccio per non farmi andare in pezzi, nello stesso modo in cui io avevo cercato di tenerlo insieme il mese prima. Stretta in quell’abbraccio, finalmente diedi sfogo a tutto il mio dolore, piansi e urlai e continuai ad incolparmi per aver lasciato sola una persona che avrei voluto da sempre accanto a me.

Specularmente a quanto avevo fatto per lui, Emile non lasciò la presa del suo abbraccio nemmeno quando il mio pianto terminò. Mi tenne accanto a sé, mi poggiò una mano sulla testa per darmi conforto ed io rimasi, per un tempo che mi parve infinito, avvolta dal suo abbraccio. Quando riacquistai un po’ di lucidità, osservai lo zaino che aveva lasciato a terra accanto al divano e iniziai a fargli le domande che la mia mente aveva accantonato:

«Hai abbandonato il tour per venire qui?»

«Era il minimo che potessi fare, tu mi sei stata accanto quando sono caduto a pezzi, non potevo non ricambiare il tuo gesto.»

«Non ce n’era bisogno.» grande bugia la mia; ero abbastanza cosciente da rendermi conto che la sua sola presenza era riuscita a scuotermi come non erano riusciti a fare tutti i miei amici… o quasi tutti…

«Non puoi rinunciare al tour!»

«Infatti non ci rinuncio, starò qui solo un giorno, domani tornerò per finire il tour… ma ti chiamerò ogni sera.»

Tutta questa gentilezza mi sorprendeva, possibile che questo atteggiamento fosse dettato solo dalla riconoscenza?  

«Non preoccuparti, non ce n’è bisogno, non sono sola, ho i ragazzi con me!»

«Non vuoi sentirmi?» La voce di Emile sembrava quasi risentita, ma non volevo essergli di peso in alcun modo:

«Non voglio che ti senta in dovere di fare alcunché, già venire qui è stato tanto, hai la tua carriera a cui pensare, non preoccuparti per me!» 

Non riuscivo a credere che quell’Emile che mi aveva detto chiaramente che nella sua vita c’era spazio solo per la musica, fosse disposto a fare un gesto così premuroso per me se non dettato dalla riconoscenza o dal sentirsi in debito.

«Non è un dovere Pasi… non lo è affatto.» Mi strinsi più forte a lui, come se ad un tratto, avessi paura che andasse via.

«In effetti non so se riuscirò a chiamarti ogni sera, ma quando potrò lo farò di sicuro, ok?» La sua voce era calma, bassa e dolce… la sentivo rimbombare dalla sua gabbia toracica, a cui ero appoggiata. Sembrava arrivarmi direttamente nelle ossa e cullarmi come una ninna nanna.

«Si, ok.»

«Domani passerò di nuovo prima di partire.»

«Non andartene ora! Resta qui con me!» gli cinsi la vita con le braccia, non potevo sopportare l’idea di staccarmi da lui: era confortante la sua presenza, mi dava sollievo e bloccava per un po’ lo scorrere incessante delle lacrime… Era come un calore improvviso dopo una notte all’addiaccio, un camino acceso dopo una camminata nella neve… Non volevo tornare nel buio umido e solitario del mio dolore… almeno non subito!

«Non preoccuparti, non vado da nessuna parte, resto qui con te.»

 

 

*****

 

Emile rimase con me tutto il giorno, senza dirmi nulla, senza alcuna frase di circostanza: era lì, mi teneva stretta tra le sue braccia e m’incitava a mangiare la frutta che Rita aveva sbucciato per me, rispondeva alle mie parole se gli chiedevo qualcosa e continuava ad accarezzarmi la testa. Era un momento tragico della mia vita, uno dei peggiori che avessi mai vissuto, eppure un angolo del mio cuore si stava beando di quel momento di dolcezza e affetto che avevo sempre bramato.

Il giorno dopo come promesso, tornò a farmi visita prima di tornare in Germania e al suo tour: la sua presenza fu una benedizione per me perché mi diede forza, mi donò l’energia necessaria a smettere di trascorrere le giornate come uno zombie e iniziare a reagire. Quando arrivò a casa di Rita mi trovò intenta a mangiare: negli ultimi quattro giorni non avevo ingerito alcun alimento e il mio stomaco iniziava a far sentire le sue ragioni. Emile fu felice di vedermi reagire, ma contemporaneamente fu anche meno affettuoso del giorno prima, come se il suo lasciarsi andare fosse stato solo un modo per darmi forza e una volta ottenuto lo scopo, non fosse più necessario. Rimase per qualche ora, finché arrivò il momento di  andar via, dicendomi che mi avrebbe chiamato appena avesse avuto un momento libero: prima di congedarsi mi guardò per con un’espressione indecifrabile, mi diede un bacio sulla fronte e mi disse:

«Sii forte.» e se ne andò.

Ed io quel giorno mi ripromisi di esserlo, forte. Per non deludere lui, per non deludere me, e perché c’era un’altra persona che aveva terribilmente bisogno della mia presenza.

 

 

*****

 

Andai da Stè quel giorno stesso: non ero ancora pronta a riprendere tutte le normali attività, almeno finché non avessi affrontato del tutto la situazione. E il primo passo per l’accettazione di ciò che era accaduto, era parlarne con Testa di Paglia, che si era rinchiuso nel suo dolore quasi quanto avevo fatto io.

Sua madre mi accolse con un abbraccio e qualche frase di circostanza, mi spiegò che Stè trascorreva tutto il tempo in camera sua e che ne usciva solo per mangiare e per andare al cimitero. Fede e Sofia erano venuti anche da lui per vedere come stava, ma nonostante Stè fosse apparentemente in uno stato migliore del mio, le attenzioni esterne non avevano avuto alcun effetto sul suo animo.

Quando entrai in camera sua nemmeno si girò in mia direzione: era seduto davanti alla scrivania, con i libri di matematica aperti davanti agli appunti di Simona e continuava ad osservarli come se mia sorella potesse materializzarsi attraverso l’inchiostro. Mi avvicinai a lui e l’abbracciai dalle spalle:

«La solita scrittura precisa, eh?»

Iniziai a commuovermi vedendo i numeri e le frasi tracciate dalla mano ferma e decisa di mia sorella: quante volte aveva cercato di aiutarmi a scuola in quello stesso modo?! 

Stè fece un cenno di assenso:

«La matematica acquistava un altro aspetto spiegata da lei.» Sentii la sua voce tremare e poggiai la mia testa sulla sua spalla destra:

«Non sarà lo stesso senza Simo.» 

Stè appoggiò una mano sulle mie:

«No Testarossa, non sarà lo stesso…» e dopo un attimo di silenzio aggiunse: «Sono stato uno stupido!»

Le lacrime ormai avevano preso vantaggio sul mio viso, e non feci nulla per fermarle:

«Allora sei in buona compagnia Testa di Paglia, perché io sono stata più stupida di te!»

«Mi manca Pasi! Mi manca in modo orribile, sento un vuoto qui nel cuore e sento una rabbia terribile dentro di me! Perché non le ho mai detto cosa provavo per lei? Perché ho atteso e atteso… che cosa diavolo attendevo Testarossa!? Ora non c’è più, mi ha lasciato indietro e non saprà mai quanto era importante per me!»

«Lo so Stè, lo so! Ma almeno tu le sei stato accanto e sono sicura che fossi una presenza importante nella sua vita... non come me che l’ho lasciata a se stessa, senza darle la forza che m’invidiava, senza aprirmi a lei, senza diventare davvero sorelle! Io l’ho abbandonata Stè! E questo non me lo perdonerò mai!»

Rimanemmo per un po’ in quella posizione, confortandoci e sostenendoci, poi iniziammo a celebrare il nostro personale funerale parlando di Simona e di tutti i nostri ricordi legati a lei: non cercammo di consolarci a parole, entrambi ci sentivamo arrabbiati con noi stessi per averla persa prima ancora di stabilire con lei il rapporto che sognavamo di avere e questo comune sentimento ci univa più di tante parole.

Dopo qualche ora, Stè mi accompagnò alla tomba di Simona: lui ci andava ogni giorno per portarle un fiore e per stare in sua compagnia. Se quando mia sorella era in vita aveva dovuto trovare sempre qualche scusa per farlo, ora il mio amico era libero di andare da lei quando voleva e dirle tutto a cuore aperto, sperando che ovunque si trovasse ora, Simona recepisse le sue parole.

Vidi la sua foto, la moltitudine di fiori che aveva ricevuto, i messaggi dei colleghi di facoltà, osservai tutto il mondo di mia sorella attraverso le testimonianze di chi l’aveva amata e mi assalì un’altra ondata di pianto per quella vita spezzata così presto, prima che i suoi sogni potessero davvero realizzarsi. Io e Stè ci saremmo visti qui almeno una volta a settimana, per stare insieme tutti e tre: avremmo raccontato a Simo quello che facevamo, l’avremmo resa partecipe di tutta la nostra vita ed io le avrei raccontato tutte le mie ansie e le mie paure e i miei dubbi sullo strano rapporto che avevo con Emile. Non le avrei più nascosto nulla di me, sarei stata la sorella che avrei voluto essere, almeno quello lo potevo ancora fare.

 







----------------------------------------------

NDA

*Cammina timidamente temendo ritorsioni*

Ehm... salve a tutti... Ci siete ancora? *me pensa a due lettrici in particolare che minacciano in continuazione di restarci secche* Spero di non avervi traumatizzate troppo con questo capitolo drammatico; non avevo nulla contro la povera Simona (le ho anche chiesto scusa per come l'ho trattata ç_ç), ma la sua dipartita mi è risultata necessaria: gli eventi tragici della vita ci cambiano e sia Pasi che Emile hanno subito uno scossone dentro dopo ciò che è accaduto, scossone che era necessario ad entrambi per andare avanti e crescere.

Quindi PLEASE non linciatemi e non mi morite, il prossimo capitolo sarà più lieto, ve l'assicuro! *sbatte gli occhietti con fare convincente*

L'Angolo dei Ringraziamenti come sempre va alle mie sorelle (che spero siano sopravvissute alla lettura): Iloveworld, Vale, Niky, Saretta (sempre presenti con i loro commenti, l'incitamento a pubblicare e il loro entusiasmo per me così prezioso <3), Cicci, Ely, Ana-chan e Concy (di cui attendo con ansia di leggere il prossimo capitolo: sister pubblicaaaaa!!!).

Sarò ripetitiva, ma vi ringrazio sempre dal profondo del cuore per il vostro sostegno, e per l'incoraggimanto che mi date ogni volta che pubblico un capitolo.
GRAZIE GRAZIE GRAZIE <3

Grazie a tutti, voi che vi fermate a leggere e che vi appassionate, aiutando questo racconto (e i miei ragazzi) a vivere.

ARIGATOU GOZAIMASU!!!!


--------ooOoo---------

MESSAGGIO PROMOZIONALE.

in una FF letta poco fa, ho trovato un annuncio che trovo delizioso e ho pensato di postarlo qui:





Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.



Non vuole essere una critica acida, bensì un messaggio simpatico così come è stato concepito, per sensibilizzare chi legge non alla mia causa in particolare, ma a quella di chiunque abbia mai scritto qualcosa in vita sua.

E' un messaggio che io stessa dovrò far mio in qualità di recensore, poichè dovrei essere più sensibile alla causa in quanto io stessa autrice.
Fine dello Spot xD

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Deilantha