“Marcello, ti prego… sono esausta.”
Adelaide sospirò, gli occhi chiusi, il corpo dolorante, ma nei punti giusti.
Era l’alba di sabato mattina, non avevano dormito neppure un minuto, perché Marcello, ancora una volta, si era rivelato un amante appassionato ma, soprattutto, insaziabile. E, in quel momento, assolutamente non intenzionato ad abbandonare la villa di lì a qualche minuto, come aveva fatto in precedenza, anzi.

Adelaide gli tese una mano.
“Vieni, ti ho preparato una sorpresa.”
Marcello sorrise come un bambino, curioso, eccitato all’idea di scoprire cosa Adelaide avesse in serbo per lui.

Alla cena organizzata da Torrebruna, Marcello si accorge che qualcosa, in lui, è cambiato.

Quando il profumo della Contessa lo raggiunge, esordisce con un «ti ho portato il caffè, Contessa» prima di infilarsi in redazione e chiudersi rapidamente la porta alle spalle.

«Al Circolo sono sparite le posate», confessa, con un filo di voce e un tremore preoccupante della mano destra che regge il bicchiere e che viene placato solo dalla mano di Adelaide che, in extremis, evita che il brandy si rovesci sul divano della villa.

Adelaide di Sant’Erasmo non aveva la benché minima intenzione di lasciarsi trascinare in un patetico gioco di sentimentalismi, come una donnetta da romanzetto rosa qualsiasi. Aveva uno splendido giovane uomo tra le mani, che la venerava come una dea dentro e fuori dal letto, e questo le sarebbe bastato.

Era stata Adelaide a chiedergli di raggiungerla in villa quel pomeriggio, non poteva essere un brutto segno, no? L’aveva chiamato meno di un’ora prima, voce pacata, ma nessun cenno di dolcezza, più che una richiesta, quella di Adelaide era stata un’invitante imposizione, come sempre, eppure Marcello, questa volta più del solito, aveva corso come un pazzo per arrivare da lei il prima possibile.

Nella penombra di quel ristorante di lusso, con le luci soffuse e il silenzio intorno a loro, Marcello per la prima volta pensò quanto fosse bella Adelaide.

“ Adelaide di Sant’Erasmo si era spogliata di ogni difesa con Marcello Barbieri, ancora prima di togliersi di dosso gli indumenti.”

Minerva osservò quella che un tempo era stata sua alunna.
Aveva rivisto in lei se stessa da ragazza.
Capace, intelligente, sveglia, coraggiosa, testarda.
Bellatrix aveva deciso di donare la sua vita per una causa.
Bellatrix aveva deciso di donare la sua vita ad un uomo.
E non era forse quello che aveva fatto anche lei?
Erano uguali.
Anzi, erano diverse.
Le cause per le quali combattevano erano diverse e uguali così come erano diversi e uguali gli uomini che entrambe avevano amato.
Dedicata a Kleio.

Albus Silente e Minerva McGrannit devono trovare una soluzione per il problema della lamentosa Mirtilla Malcontenta. Finiranno per accendere l'uno il desiderio dell'altra.
Partecipante al contest di Matilde di Shabran 'PWP: Porn With Plot'. Terzo posto.

Dal testo: "Minerva McGranitt entrò nello studio circolare del Preside e si chiuse la porta alle spalle con un sospiro, iniziando a guardarsi intorno."
NdA: Il pairing scelto è da intendersi esclusivamente come rapporto di amicizia tra i due personaggi.
[Prima Classificata al Flashback Contest indetto da verdebaleno sul forum di EFP e giudicata da Haley Black.]

Puro fluff sulla coppia Albus/Minerva la mattina di Natale.
Scritta per festeggiare il primo Natale del C.R.E.P.A. (comitato per la riabilitazione dell'eccellente pairing Albus/Minerva), la mia associazione.

Odiava la pioggia. Non sopportava la sensazione fredda dell'acqua sulla pelle, né che le gocce le trafiggessero la carne.
Alzò lo sguardo verso i torrioni più alti. Lì, lo vide. Gli occhi azzurri attenti, la mano nodosa giocava con la barba argentea, arrotolata alla cintola.
«Non riesco proprio a spiegarmelo», mormorò.
«Che cosa?».
«Gli altri ti vedono anziana, eppure ai miei occhi appari sempre più bella. Persino quelle piccole righe intorno agli occhi e alla bocca ti donano. Devo essere sotto l'effetto dell'Amortentia», borbottò infine.