Una Johnlock ambientata nel Medieovo. John Watson è un Highlander tenuto prigioniero, col compito di curare il Principe Gaaldiniano da una strana malattia. In cambio dei suoi sforzi, John si ritrova costretto a entrare al servizio del Principe, conosciuto solo come Monseigneur...

School!AU - teen!Sherlock prof!John
John indossa jeans scuri e una camicia azzurra, i primi due bottoni slacciati che lasciano intravedere sotto il girocollo bianco della maglietta, e le maniche arrotolate fino ai gomiti. La mente è distratta, lontana, ferma su un pensiero fisso che lo accompagna da diversi giorni a questa parte. Che non lo lascia in pace e non lo fa riposare di notte. È un pensiero animato, vivo, che respira. Che ha due gambe lunghe, occhi penetranti come pugnali e capelli folti e morbidi come la seta, belli come un tramonto.

L’orario poteva essere variabile, di solito notte fonda, o addirittura l’alba, ma quando il mondo taceva, il violino perdeva fascino e la comunità criminale di Londra riposava, Sherlock s’infilava nel letto di John.

John e Sherlock hanno litigato, o meglio, John si è arrabbiato con Sherlock e non torna a Baker Street per sette lunghissimi giorni.
DECLAIMER: questi personaggi non mi appartengono ma derivano dalla mirabile penna di Sir Arthur Conan Doyle e dalle perfide e geniali menti di Moffat e Gatiss.
NOTA: è sicuramente ambientata prima di Reichenbach!

"John, lo sai che ti amo tanto"
"Sherlock, cos'hai combinato?!"

In ordine, i precedentemente citati stati di frustrazione sono: rabbia di stato 1 (leggera), rabbia di stato 2 (mediamente pesante), rabbia di stato 3 (atomica), declamazione tramite pensiero di vari intenti omicidi (Moriarty sarebbe fiero di te e ti guarderebbe con occhi nuovi), rabbia di stato 4 (tendente al deprimente), altra declamazione tramite pensiero di intenti omicidi con l’aggiunta di varianti che prevedono metodi di tortura fisica e psicologica, rabbia di stato 5 (decisamente depressiva), sospiro rassegnato, principio di psicosi delirante, realizzazione della realtà, annichilimento emotivo.
[Johnlock e tanto fluff][post-ritorno-post-Reichenbach]

Sherlock aveva sempre saputo di non avere una vita lunga davanti a sé, ma non credeva che sarebbe finita così.
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Autore:Mad_Lori
traduzione: Charles

38,7 °C.
John fissò il termometro come se fosse il bollettino ufficiale di un’imminente catastrofe.
[Sherlock/John con tanto fluff]

“Dico solo che…” riprese il discorso Merlin per nulla sedato, dopo che Arthur si fu issato in sella, ingoiando un gemito di sofferenza. “…gli incantesimi non vanno sottovalutati. Incantesimi di nessun tipo. E quello ha detto che la casata dei Pendragon finirà con voi. Vi ha puntato addosso il suo bastone e poi ha detto esattamente: Arthur Pendragon, tu sarai l’ultimo discendente della tua casata. I Pendragon moriranno con te” ripeté Merlin pomposamente, cavalcandogli accanto. Arthur sbuffò, roteando gli occhi. “Stava solo cercando di intimorirci” replicò, affondando i talloni nei fianchi del suo purosangue. “Muoviti, Merlin. Voglio tornare a Camelot prima che sia notte.” “Spero tanto che sia vero” mormorò il giovane mago senza che l’altro prestasse ascolto alle sue parole...