Elizabeth Williams ha perso la sua verginità in una notte folle,con un affascinante e misterioso ragazzo. Lei non sà però che questa bravata le stravolgerà la vita.
Lui la rapisce,rivendicando il fatto che è sua.
La cosa triste?
Lei inizia a credere che abbia ragione.
"Non posso lasciare che tu mi bruci,non posso resistere. Nessun essere umano può creare un incendio senza farsi consumare lentamente..."

"Come ti chiami?"
"Anne" sorrise lei.
* ero piccolo,tre anni appena e mia sorella mi stringeva.
la mamma era morta,ed era tutta colpa sua *
"Harry" risposi io.
Ed intanto,pensavo solo a lei, mia mamma Anne ormai morta,per colpa sua: Jefferson.

- Harry!- Mi lamentai coprendomi gli occhi.
- Cosa?!- Si lamentò lui guardandomi e ridacchiando. Di fianco a me sentì anche la risata di Louis.
- Sei nudo! Di nuovo! E' imbarazzante!-
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Ecco la storia di una fortunata, o sventurata, ragazza che realizzerà i suoi sogni e troverà la forza di crescere in una delle città più magiche del mondo: Londra.

Può il destino dividere due persone completamente diverse,ma pur legate in qualche modo? Farle cadere,farle soffrire,farle cadere nel baratro,nel buio,farle star male fino a fargli sanguinare il cuore?
E poi decidere improvvisamente di farle tornare insieme,rovinando tutto il percorso fatto,cancellando il dolore,i progressi e la forza? Risolvendo tutto con una semplice scusa? E' possibile?

-Non baciarmi mentre pensi a lei.-dico staccandomi dalle sue labbra morbide.-IO NON SONO LEI.-Harry sorrise,mise la sua mano tra i miei capelli.Mi bacio a stampo.-E tu non baciarmi mentre pensi a lui.-fece una pausa.-IO NON SONO LUI.-sorridemmo entrambi per poi tornare a baciarci intensamente. Ci staccammo nuovamente ma poi harry riprese a baciarmi con foga.Le nostre lingue erano intrecciate,ormai si stavano conosciendo.Spostò le sue mani sul mio sedere.Io gli morsi il labbro.Lui sorrise ma senza mai staccarsi dalle mie labbra. Mi piaceva baciarlo,aveva un buon sapore e sapevo che lui non mi avrebbe fatta soffrire.Non l'avrebbe fatto perchè entrambi ci consideravamo solo amici. Io volevo un'altro ragazzo,uno per cui avrei lottato. Lui era perdutamente innamorato.IO NON AVREI MAI FATTO SOFFRIRE LUI,LUI NON L'AVREBBE FATTO.-Ti voglio bene Harold,solo questo.-dissi -Anch'io pay.-
HERE I AM:
se vi ho incuriosite passate...! SPERO DI SI. Vi avviso,non è come le altre,è diversaa lo noterete dall'inizio.No,Harry e lei non si innamoreranno,lei amerà un altro e lui anche.Basta leggere ragazze,spero di non deludervi.
#peaceandcarotine

"Quella sembra una formica!" dissi puntando il dito su una nuvola in mezzo al cielo sereno, "No, piuttosto.." si bloccò e chiuse gli occhi in piccole fessure osservando meglio la forma bianca, "Un coniglio mannaro." disse infine il riccio, "Ma che stai dicendo?" "Si.. guarda, le orecchie.. il naso.. gli occhi piccoli e i denti aguzzi." disse costruendo il contorno con il dito, "Ma sai dire solo minchiate tu?!" lui si girò fissandomi con quegli occhi smeraldo che si confondevano con i ciuffi d'erba davanti il suo viso, "Non provare a dire che dico minchiate!" disse serrandomi i polsi e mettendosi sopra di me, "Io dico cose superiori alla conoscenza umana." disse con tono solenne, "Genio incompreso.." dissi sarcastica, "Esattamente." disse per poi rimanere a fissarmi, che si fosse accorto del battito del mio cuore improvvisamente accelerato? Poggiò le mie mani sul prato infilando le sue dita tra le mie, avvicinò la bocca al mio orecchio e mi sussurrò "Stai arrossendo.." poi mi fissò divertito negli occhi. Ooooh merda, questa non ci voleva. Mi alzai facendolo cadere sul prato, “Eehi, dove scappi?” chiese sempre più divertito andandomi dietro, mi afferrò il polso e mi fece girare verso di lui, non guardare i suoi occhi, Cher, non li guardare.. mi ripetevo tenendo lo sguardo basso, “Ehi, guardami.” disse tirandomi il mendo su con una mano, no, no, no, no, cerca di controllarti, non pensare a quanto i suoi occhi siano incantevolmente belli, non pensare che ora stanno fissando i tuoi, non pensare che il tuo volto è a distanza di pochi cm dal suo, non pensare che le sue labbra sono a un soffio dalle tue, non pensare che riesci a sentire il suo respiro e non pensare che il tuo mento è fra la sua mano... sono fottuta.

- Lasciami il tuo numero, così magari ci vediamo -
mi voltai guardandolo, poteva anche essere un cantante e l'idolo di tante ragazzine, ma non davo il mio numero a ragazzi conosciuti da poco più di cinque secondi, okay probabilmente se fosse stato Orlando Bloom
gli avrei lasciato anche l'indirizzo di casa scritto su un paio di mutande, ma bello quanto voleva, lui non era Orlando Bloom.
- Non dò il mio numero alle persone che nemmeno conosco -
affermai ridendo
- Se non me lo dai come facciamo a vederci di nuovo -
- Destino -
affermai sorridendo riprendendo le valigie e facendomi strada fra le persone che intanto avevano cominciato ad affollare l'uscita secondaria dell'aereoporto.

Dal settimo capitolo:
"Un momento. Il vostro sguardo si incrocia e tu ridi, continui a ridere e cerchi di comunicare con lei mentre l’altro presentatore pone una domanda a Louis.
Un amore. Azzardato come quello che provavo io per te, ma sono appena due giorni che abbiamo passato il nostro primo “anniversario”, come puoi essere così meschino?
Un sogno. Sto forse vivendo un sogno? No, questo non è un sogno… è un maledetto incubo dove io sono la vittima e tu il carnefice. Lei è il tuo complice e credimi, è bravissima a recitare quella fottuta parte.
Ad alta voce. E’ l’unica cosa che ti manca, perché lo vedo che lo stai comunicando con i gesti. Cristo ma non hai una dignità? Io sono qui, davanti allo schermo della televisione e tu stai spudoratamente flirtando con quella donna!
Un bacio. Devo considerarlo sincero il bacio che mi hai dato stamattina prima di andare a prepararti per andare agli studi del programma?"

La bambina era in lacrime, in quella grande piazza circondata da persone che giravano per i banchi del mercato rionale, l'odore di pesce fresco e il profumo di zucchero filato nell'aria. Già, c'era molta gente e questo la impauriva ancora di più. Gli occhi rossi, le guance rigate dalle lacrime che non smettevano di scendere.
"Ho paura" pensava "dove sei?".