Mi sfilò la Polaroid dal collo e mi scattò una foto: venni quasi con la stessa espressione della foto che mi scattò al bar. Feci una smorfia e poi recuperai il pennarello cedendogli entrambe le cose. Controllò l’orologio al polso e poi storse il naso:
“18:18, make a wish”
Mi porse la foto e lessi quello che aveva scritto: la sua scrittura era disordinata e quasi incomprensibile, ma c’era qualcosa che spingeva gli occhi a guardarla: era affascinante.
- Make a wish- ripetei.
- Make a wish- sussurrò.
- Vorrei.. vorrei che tu riuscissi a trasferirti in un luogo in cui potrai mai più sentirti a disagio- lo guardai e lui mi sorrise mostrandomi i denti.
- Ed io vorrei che tu non fossi più solo d’ora in poi- sorrisi anch’io e chinai lo sguardo verso i miei piedi.
Si alzò e si stiracchiò stendendo le braccia verso l’alto, poi mi alzai anch’io e mi allontanai di qualche centimetro per far entrare le altalene nell’obiettivo della mia Polaroid:
“Make a wish”

[Destiel] [Dystopian!AU]
In un universo in cui tutto è controllato - perfino l'arte e le relazioni - si racconta della leggendaria connessione che collega le anime gemelle quando esiste la possibilità concreta che il loro amore si realizzi. Cas, con la sua fede nel rigido sistema che governa tutto, è un pittore solitario; la voce che improvvisamente sente una sera qualsiasi, invece, è quella di Dean, un cantante che il sistema lo odia.
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Avrebbe voluto essere in grado di chinare la testa, di sottostare alle regole, ma c'era qualcosa nella sua anima che non voleva saperne. C'erano passioni e tormenti e incubi dietro le palpebre quando arrivava l'alba e lui andava a dormire. Cantare rendeva tutto così evidente da fare quasi male. Ma quella sera c'era il vago pensiero di dover ricacciare indietro la malinconia, perché non era solo a sentirla vibrare nella mente.
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Non aveva davvero idea di cosa stesse dipingendo, non riusciva a carpire un'immagine completa, ma sapeva che riguardava Dean. C'erano angoli più scuri, sfumature che si incupivano fino a diventare nere, ma il verde smeraldo brillava al centro della composizione, come una luce lontana.

“Si Guk, è possibile innamorarsi degli occhi di qualcuno..” sospirò e si poggiò sul muro accanto a lui guardando verso l’alto, verso quelle stelle che tardavano ancora ad andare via. “Come sono questi occhi?” sussurrò all’improvviso accendendosi anche lui una sigaretta.
“Oh Dae.. sono stupendi. Sono come il cielo quando non ci sono stelle, sono neri e profondi. Tu pensi che possano far paura, invece no. Sono il tutto e il nulla, sono un buco nero che non ha fine, e tu continui a caderci dentro fino all’infinità. Ma no, non fanno paura, perché sono buoni, hanno quella scintilla dentro che ti fa sentire senza ombra di dubbi che se anche dovessi caderci dentro non ti feriresti, non potrebbero mai farlo.”
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Sorrise appena “Himchan so che non dovrei ma io lo amo e sono così felice che lui sia geloso di me. Se questo è un sogno, non svegliarmi più, lasciami vivere nell’illusione del suo amore, dei suoi occhi persi nei miei nel piacere... non svegliarmi per questa orrenda realtà, lasciami vivere una felice illusione”
BangHim // DaeJae
Ex titolo: Lover behind the eyes (giuro che la storia è la stessa)

“Tu non mi piaci Way” gli risponde Frank. La marjuana gli fa sempre dire tutto quello che gli passa per la testa.
“Lo so. Ho avuto questo sospetto dopo aver assistito alla tua scenata di gelosia prima, quando ho salutato Ryan. Amico, quel ragazzo è fottutamnete adorabile!"
“Ehi! E' il mio ragazzo quello di cui stai parlando!'

Un vicolo scuro in una notte senza luna di un martedì qualsiasi, e qualsiasi persona con un po' di buon senso non sarebbe uscita proprio a quell'ora e in quel lugubre luogo, ma c'è chi non sa cosa farsene con il buon senso quando tutto ciò che gli è rimasto è la cenere di una sigaretta consumata.

Frank prese in mano la siringa e lanciò uno sguardo a Gerard per intimargli di stare fermo, ma lui sbuffò e gli urlò contro di sbrigarsi. Il più piccolo allungò il braccio dell'altro verso di lui e dopo aver individuato una zona adatta nella parte interna infilò la siringa e premette lo stantuffo che rilasciò nel corpo dell'altro il miscuglio chimico di droga e succo di limone.
Dicevano di avere diciannove e ventitré anni, ma tutti sapevano e si accorgevano che in realtà erano più giovani ma non dicevano niente. Quando un anno prima i genitori di Gerard erano morti in un incidente e Frank era scappato di casa perché non voleva sapere più niente di sua madre, l'unica parente che gli fosse rimasta, nessuno li aveva cercati e da quando si erano incontrati non si erano più separati. [dal 1° capitolo]

Anche le storie migliori hanno una fine, le storie tra due persone che quando le vedi hai solo voglio di sospirare e dire quanto le invidi per avere tutto questo, quell'amore che pensi non troverai mai.
Le storie come la nostra invece, la fine, l'hanno scritta già all'inizio, nei primi sguardi rubati quando nessuno ti guarda, nel primo bacio dato raccontandosi che era uno scherzo, e nell'ultimo, l'unico dato seriamente.