Quella notte, il suono ovattato dei loro respiri irregolari, incorniciava i movimenti disperati, e bisogni di attenzioni reciproche, dei loro corpi.
Quella notte, il vetro della finestra aveva perso la sua trasparenza, perché rivestito da una sottile patina d'aria condensata.
Quella notte, faceva particolarmente freddo; quel freddo tanto pungente da penetrare nelle ossa, così raggelante da rendere ostico ogni qual tipo di movimento. Quel freddo che riduce la pelle ad un mero rivestimento secco, ancor più arido della sabbia del deserto.
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[TaoRis] [ twoshot ]

«Non mi interessa. Non mi interessa, prendimi. Prendimi. Voglio sentirti. Voglio sentirti fin dentro le ossa. Voglio sentire che ci sei, che sei qui con me. Ora. Voglio avvertirti sulla pelle. Voglio che tu sia più reale del dolore, più di quello che proverò. Più di quello che ho provato fino ad oggi. Voglio sentirti, qui e adesso. Voglio sentirti nel modo più forte possibile, voglio che mi resti impresso nella memoria, e nella carne. Prendimi, Hoseok, sono tuo, adesso.»
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[YoonSeok]

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"Nessuno sa che ti amo, solo la mia anima, ed è muta."
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[YoonSeok]

La fredda aria di novembre pesava sulla pelle secca e raschiata a causa di quell'atmosfera così pungente da essere quasi graffiante. Attraverso quella lastra trasparente, che in quel momento li separava dal resto del mondo, si potevano intravedere le ultime variopinte foglie fluttuare leggere, lasciarsi cullare dolcemente prima di posarsi su quella dura e fredda superficie di marmo bianco, sporco.
[...]
La fronte di Yongguk era appoggiata proprio sul vetro di quella finestra, con lo sguardo perso e la mente altrove. Dalle sue labbra fuoriusciva un caldo sospiro che andava a disegnare sul vetro una macchia opaca e alle sue orecchie arrivava uno strano vociare, un suono ovattato e schiacciato dalla pesantezza dei suoi stessi pensieri.

«Ti avevo detto di stagli lontano.» Le sibilai minaccioso, alitandole quelle parole a pochi millimetri di distanza.
«Sapevi che non sarebbe stato così facile, lo s-»
Non riuscii più sostenere le sue parole, le sue bugie, i suoi sussurri colmi di false speranze, e rifiutai di sentirne altri. Presi a colpire il muro a palmo aperto, accanto al suo capo, scaricando in quei colpi tutta la rabbia repressa, evitando così di colpire lei.

Quella persona mi aveva sempre capita, aveva sempre letto nella mia mente e tradotto i miei pensieri.
Chiusi gli occhi.
Un brivido percorse il mio corpo, e un respiro profondo uscì dalle mie labbra.
Aprii le braccia, accogliendo il vento e le goccioline che si posavano su di me. Le onde si infrangevano furiose contro la scogliera, così come il mio animo rabbioso implorava pietà, pregava perché tutto questo giungesse al termine.
Repressi ogni tipo di sentimento, schiacciai ogni sensazione. Tutti i rimpianti erano ora chiusi a chiave in una parte remota del mio cuore.
Svuotai definitamente la mente.