Recensioni di LadyPalma

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Requiem - 12/06/21, ore 16:28
Capitolo 1: Requiem
Ciao!
Mi fa piacere tornare a leggere un tuo racconto, dove ormai riconosco l'impronta di uno o più personaggi che indaghi con precisione nella loro introspezione e nel loro rapporto. Anche qui dietro una trama che poteva essere semplice (due amici, che amici solamente non sono, una ubriacatura che non è la prima e un aiuto – a stare meglio, a tornare a casa, a salvarsi), offri profondità proprio grazie alla presentazione di questi tuoi personaggi. 
I richiami che citi nelle note sono impercettibili (li ho scovati tornando indietro nella lettura dopo aver letto le note), questo significa che hai saputo inserirli bene e mai in maniera forzata. Il senso del racconto però, così come il finale nel suo cambiamento di prospettiva, si comprende e, in particolare il finale, è stata una scelta interessante per colorare in modo significativo il loro rapporto, ma anche il concetto di cosa significa "salvare una persona", che forse non sempre è possibile.
La scena erotica, richiesta dal contest, è dominata dalle emozioni. A tal proposito, già si avverte il valore ben prima quando con metafore sessuali descrivi il rapporto tra le loro anime: Per l’ennesima volta mi spoglia l’anima con gli occhi, mi denuda e mi fa suo con una facilità che costantemente mi sbalordisce. 
Lo stile l'ho trovato come ricordavo: adatto, scorrevole eppure incisivo. 
In bocca al lupo per il contest!
Alla prossima:)
 
Recensione alla storia Zenzero e pepe nero - 25/05/21, ore 14:48
Capitolo 1: Zenzero e pepe nero
Valutazione epr il contest "Storie alfabetiche"

Grammatica e stile: 9/10 (grammatica: 5/5 + stile: 4/5)
La grammatica è ottima: nessun errore o refuso.
Per quanto riguarda lo stile, l’ho trovato anch’esso molto buono, anche se ho alcuni appunti da farti.
Il punto forte del tuo stile sono le immagini che riesci a evocare: ci sono delle descrizioni assolutamente non banali, che crei attraverso collegamenti insoliti ma molto efficaci e suggestivi. i gelati nelle vaschette si trasformavano in miniature di paesaggi: le onde del ribes erano piste da sci decorate da bacche di brina e zucchero; il loto era verde profondo, come l’acqua su cui il fiore si alza diritto, per poi sbocciare aprendo la punta delle dita. -> Questa è la prima descrizione che troviamo, che accoglie nella lettura e che di fatti subito fa percepire al lettore un’immagine ben precisa, e una poesia che si può trovare anche in qualcosa di prosaico apparentemente, come le vaschette di gelati. Questa capacità, di cui ti ho segnalato questa frase, ma si nota anche in altre parti del testo, è resa possibile da un lessico molto curato e con punte versoi l registro alto, senza mai esagerare però e senza che le espressioni e i rimandi creati scadano nell’incomprensibile. C’è poesia nelle descrizioni, ma è sempre una poesia comprensibile, e per questo sentita e subito evocativa.
Per quanto riguarda le cose che non mi hanno convinta, si tratta di scelte generali e non di singole frasi nello specifico, in quanto quest’ultime sono al loro interno sempre ben funzionali e articolate.
Un primo aspetto riguarda la punteggiatura: le frasi hanno tutte la giusta lunghezza e una corretta punteggiatura. Tuttavia, il punto e virgola e soprattutto i due punti sono davvero abusati. È una cosa che non credo sia troppo funzionale, perché fa perdere la funzione specifica dei due punti se ricorre in molti periodi.
Altro problema è l’andare a capo: in questo caso, trattandosi perlopiù di parti descrittive, le avrei accorpate molto di più, per non spezzare la narrazione. Ad esempio, A, B, C, D, ed E le avrei messe tutte di seguito (oppure comunque più accorpate tra loro) per rendere bene la scena.
Per finire, non ho ben capito l’uso che hai fatto dei corsivi:
Hu hu -> lo avrei messo in corsivo, come onomatopea.
Chignon -> lo avrei messo senza corsivo, perché pur essendo una parola straniera è pienamente integrata nel vocabolario italiano.
Qui ci vorrebbe una base di vaniglia senz’altro, pensava Snoopy tra sé –> Ottimo qui l’utilizzo del corsivo per indicare i pensieri di Snoopy, tuttavia non mantieni questa tecnica successivamente: forse si accenderà tra poco, aveva pensato Snoopy -> qui hai tolto il corsivo per il pensiero. Ora, entrambe le scelte andrebbero bene, ma è bene mantenere una scelta unica per tutta la storia.
Lo stile è comunque molto intenso, maturo e interessante.

Trama e personaggi: 9/10
La storia è uno sguardo quasi dall’alto su una gelateria e la vita del suo gelataio, mentre a sua volta lancia uno sguardo a un ballerino. È una conoscenza che si muove senza parole, senza che succeda davvero niente, eppure si sviluppa in qualche modo nel tempo ed è capace di creare dolore quando svanisce. Nessuno dei due personaggi principali è indagato bene, ma trovo che la carenza di caratterizzazione sia funzionale. Chi è quel ballerino? Non lo sapremo mai, a partire dal nome, di cui abbiamo solo l’impressione rimasta a Snoopy: Zenzero e pepe nero. Di Snoopy, invece, sappiamo di più, lo descrivi attraverso gesti e soprattutto emozioni (la curiosità che lo porta verso il ballerino e il lutto che prova sul finale). Non hai detto molto di loro, ma hai detto abbastanza – come hai detto abbastanza di quelle fugaci comparse che rendono “vivace” la storia e la scena. Una cosa molto apprezzata sono poi le varie metafore attraverso il “gelato” come elemento materiale da cui partire: trattandosi di un gelataio, è un espediente in cui lo stile si piega alla trama, nella direzione di un “tone of voice” o meglio di “ottica interna”. La pecca che invece ho trovato è più che altro nell’impostazione: considerata la brevità della storia (brevità imposta dal gioco alfabetico, in fondo, quindi dal contest stesso), ho trovato la parte descrittiva iniziale un po’ troppo lunga. Snoopy compare soltanto nella lettera H. Questo “ritardo” in qualche modo toglie focus alla storia e il dolore finale è per questo “frettoloso” se posto in comparazione alle proporzioni dell’intera storia.

Titolo: 3/3
Il titolo è perfetto: accosta due parole (due ingredienti, per meglio dire) non abitualmente abbinati, suona bene ed è adatto alla storia – in quanto nome fittizio del ballerino nella testa del gelataio, oltre che essenza del suo lutto. È un titolo che resta enigmatico fino alla frase finale dove si “scioglie” nel suo significato.

Sviluppo della traccia: 9.5/10
La consegna è rispettata: ci sono 21 frasi, tutte le lettere sono presenti e nessuna è ripetuta più volte.
Nessuna parola iniziale stona e credo tu abbia fatto un lavoro molto azzeccato soprattutto con la H (l’onomatopea) e la Z (l’utilizzo di quel “zenzero e pepe nero” come soprannome nella mente di Snoopy per il ballerino). Le frasi hanno la giusta lunghezza e non viene mai da chiedersi perché s’interrompono in quel punto. Nessuna spia nel testo che quindi sveli il meccanismo… eccetto, purtroppo, per l’andare a capo. È vero che non sei andato a capo sempre, ma come ti dicevo anche in stile lo hai fatto in maniera comunque un po’ troppo eccessiva, tale da spezzare descrizioni o immagini che sarebbero potute essere unite. Non aiuta, in questo, l’interlinea: un interlinea così netto da un punto di vista grafico rende ancora più evidente qualcosa che, forse, sarebbe potuto essere meno percepibile altrimenti. Proprio per questo dubbio grafico ti ho tolto solo mezzo punto.

Totale: 31.5/33
Recensione alla storia Perdonami - 25/05/21, ore 14:32
Capitolo 1: Perdonami
Valutazione per il contest "Storie alfabetiche" – Vincitore Premio LadyPalma per la storia preferita del giudice

Grammatica e stile: 7.9/10 (grammatica: 3.4/5 + stile: 4.5/5)

non il solito stronzo che pupullano queste spiaggie – mancata concordanza soggetto (solito stronzo) e verbo plurale (pullulano). Avresti potuto riformulare con “Non il solito degli stronzi che pullulano queste spiagge”. -0.5
pupullano -> pulullano, refuso immagino -0.1
spiaggie-> spiagge -0.2
e a questi punti vorrei solo che la mia fine fosse veloce -> si dice “a questo punto” -0.3
e non piangendo a dirotto mentre scrive una stupida lettera del cazzo – non ho capito il perché dello slittamento di quel “scrive”, deve restare “mentre scrivO” -0.3
Evidenzio inoltre un altro problema che tornerò ad affrontare anche dopo. I tre punti di sospensione funzionano, talvolta come punti: ciò significa che quando legano due termini o una stessa frase logicamente connessa va bene la minuscola dopo, altrimenti ci vuole la maiuscola.
Nel caso specifico: rimarrà sepolta in questa maledetta trincea per l'eternità a marcire insieme ai nostri resti… ma devo pur passare il tempo. -> la frase dopo i puntini di sospensione è connessa alla prima come avversativa. La minuscola va bene.
Scusami se tante volte sono stato un marito assente e sicuramente non perfetto, scusami se non sono stato un buon padre, se tante volte ho fatto piangere mio padre o mia madre... vorrei scrivere a loro in questo momento ma proprio non ce la faccio -> Con “Vorrei” inizia una frase totalmente slegata, quindi ci sarebbe voluta la maiuscola.
A livello grammaticale, questo errore avviene in tutto cinque volte. Ti scalo -0.5.
Passiamo allo stile. Devo dire (perdonami il gioco di parole) che ci sono molte cose da dire e inizio dicendoti che l’ho apprezzato molto. Ci sono alcune “regole” che in definitiva mi sento di consigliare e che mi ritrovo normalmente a preferire, tuttavia qualsiasi scelta stilistica va sempre adattata alla storia. Questa premessa per dirti che – nonostante alcuni periodi lunghi, nonostante l’assenza di una punteggiatura varia, nonostante l’abbondare di puntini di sospensione – lo stile funziona. Infatti, ci presenti una lettera e tutte queste scelte ricalcano quello che vuole essere uno stile epistolare, un genere in cui fluisce la coscienza, in cui si entra in una sfera intimistica e si fa meno attenzione agli orpelli. Insomma, ho trovato una perfetta corrispondenza della tua scelta stilistica con quella che è la voce del protagonista. Tutte le scelte che normalmente mi farebbero storcere il naso risultano qui invece adeguate e giuste. Non mi sento, infatti, di consigliarti nel caso specifico di inserire punti e virgola o troppi due punti.
Gallipoli, prima di questa guerra neanche sapevo esistesse un luogo con questo nome, neanche sapevo dove fosse la Turchia, neanche sapevo sarei morto a ventitré anni. Qui ad esempio avrei preferito un due punti, ma non mi sento di dire che suona male rispetto a tutta la storia e al far “emergere” la voce in prima persona in una lettera. La frase si capisce ugualmente bene.
Il lessico va anch’esso bene: ci sono termini tecnici del mondo della guerra, espressioni dure, ma anche gergali e parolacce – un soldato nel Novecento potrebbe scrivere così alla sua amata.
Le cose non mi hanno convinta, tuttavia, sono un’eccessiva ripetizione degli aggettivi dimostrativi (ben 7 solo nel primo paragrafo) e alcuni periodi che avrei “snellito” per evitare troppe frasi paratattiche in un solo periodo – anche se, ripeto, non stonano come normalmente farebbero per via dell’impostazione epistolare.
In conclusione, il genere è rispettato e le scelte stilistiche sono coerenti con esse. Per me hai fatto un ottimo lavoro.

Titolo: 2.5/3
Il titolo è azzeccato con il tono della storia e anche con il contenuto della lettera e il suo messaggio. Tuttavia, l’ho trovato un po’ troppo semplice e “debole” rispetto alla portata generale. È solo per questo motivo che ti ho scalato un mezzo punto, in un certo senso perché non è all’altezza dell’intero testo e avrei preferito qualcosa di più particolare e accattivante.

Trama e personaggi: 10/10
Qui mi hai sicuramente convinta. La scelta del genere (epistolare) si rivela vincente, come dicevo, anche per il contenuto: la trama fluisce interamente nelle parole del soldato, così come il suo personaggio – e i tanti personaggi che ruotano attorno a lui (soldati come lui, affetti che si è lasciato dietro).
Sei riuscito a dare voce non solo al tuo protagonista, ma anche a tanti altri attori silenti attraverso dei dettagli (e non pochi!). hai fatto un ottimo lavoro di caratterizzazione sia nell’introspezione, sia nel “catturare dettagli” per parlarci degli altri: ecco Margaret che provava a trattenerlo, ecco McGreen che non è stronzo come gli altri e soffre della guerra (come si evince dalla cronaca dell’episodio). L’introspezione della voce narrante è intanto indagata molto bene, facendo filtrare gli avvenimenti presenti insieme ai sentimenti e anche alla consapevolezza di quello che dovrebbe pensare. Ho trovato riuscitissimo questo passaggio: Perdonami se uso questo linguaggio così crudo, perdonami se magari questa lettera ti farà vergognare di me, se non cerco di tirarti su di morale, se non dedico a nostro figlio i miei ultimi minuti di vita ma proprio non ci riesco. Qui secondo me lo hai reso particolarmente vivo. Hai fatto cenni al figlio – non lo dimentica – però la lettera non si riduce (non può proprio farlo) a qualcosa di positivo… perché c’è la morte, c’è la paura, c’è l’orrore che cancella quasi tutto.
Mi è piaciuto poi il modo in cui hai distribuito il racconto: è appunto una cronaca di quello che accade, ma anche dei rimpianti e delle paure di chi capisce che ormai si è giunti al capolinea. La divisione in paragrafi è perfetta perché cuce insieme momenti diversi, un tornare a distanza di tempo sulla stessa lettera con nuovi momenti da scrivere e nuove sensazioni da confidare. È uno spaccato di vita (e di morte) che si conclude con la fine fuori scena ma intuibile che quel soldato non farà mai ritorno. Non manca nulla e – dal momento che manca una voce “gradimento personale” – ti dico qui che ho appezzato soggettivamente davvero tanto la lettura.

Svolgimento della traccia: 8/10
Qui, purtroppo, devo riprendere il discorso dei punti di sospensione. Dal momento che, come ti dicevo, in cinque momenti hai usato i puntini di sospensione come “escamotage” per continuare il periodo, senza che questo fosse corretto da un punto di vista grammaticale, il problema è che ci sono cinque frasi in più delle ventuno richieste. Dato che non mi piace sollevare la problematica senza offrire un consiglio di soluzione, ti dico che: avresti dovuto o tagliare le parti dopo i puntini di sospensione, o legarle concretamente (con un’avversativa per esempio) oppure ancora scegliere un segno di punteggiatura non netto come il trattino indipendente o il punto e virgola. La scelta dei puntini di sospensione non è un problema di stile: è un problema di collegamento alla consegna.
Per questo motivo (queste cinque frasi in più) ho scelto di toglierti due punti di penalità.
Me ne dispiace molto, specialmente perché – se non considero ora la problematica – e valuto l’inizio delle 21 frasi da te concepite tutto risulta ben sviluppato. Mi è piaciuto come hai usato soprattutto il classico meccanismo da lettera: “Amata” come inizio, l’intestazione finale “Zahary Mountgray” come conclusione appunto, ma anche “scusami” e “ti prego”. Ben usati anche gli inizi con i cognomi dei personaggi che iniziano l’azione e, da ultimo, quel “Fanculo” secco e asciutto che spezza il flusso trasmettendo rabbia. Hai fatto un ottimo lavoro di aderenza ritmo-stile-genere-contenuto. È davvero un grande peccato per le penalità.

Totale: 28.4/33
Recensione alla storia Gods and Monsters - 03/01/21, ore 14:45
Capitolo 1: Gods and Monsters
Ciao Freya, finalmente riesco a passare dalla tua storia!
L'ho trovata molto contorta – come effetto ci sei riuscita decisamente bene a crearlo ahahah All'inizio infatti sono rimasta un po' smarrita, ma dopo aver letto le note e riletto con nuova consapevolezza la storia, la "pazzia" che volevi rendere (e questa opposizione tra essere pazzi e credere di non esserlo) si è percepita. Insomma, ci hai fatto entrare nei meandri di un delirio, un delirio che si consuma anche nel rapporto con gli altri.
Hai usato in modo interessante la canzone, che non avevo mai considerato potesse sposarsi bene con questo tema, anche se ci sta molto bene. Ho trovato  forse l'uso delle lyrics un po' eccessivo, nel senso che va aspezzare un po' troppo i paragrafi, ma questo è un inconveniente che le songfic finiscono per creare spesso.
Ho visto che la storia è del 2015, quindi i complimenti sono davvero d'obbligo: scrivevi bene e con un'ottima padronanza lessicale già allora! 
È stata una lettura atipica, sicuramente curiosa! In bocca al lupo per il contest e auguri di buon anno nuovo :)
 
Recensione alla storia L'ultimo abbraccio - 20/08/20, ore 22:11
Capitolo 1: L'ultimo abbraccio
Ciao, tendenzialmente mi piace scoprire nuovi autori quindi quando ho visto che avevi pubblicato qualcosa di originale mi sono incuriosita.
In questa brevissima flash, credo tu abbia reso bene la portata e l'intensità del prompt di partenza: l'ultimo abbraccio è il momento che descrivi e di cui rappresenti le emozioni in divenire. I personaggi non hanno nome, la scena è senza un contesto, ma questa vaghezza è funzionale a mettere proprio al centro l'emozione e la drammaticità vissuta - cosa che è potenziata anche dalla scelta della prima persona e dai periodi molto brevi.
Il prompt è stato centrato e il doppio angst - perdere la donna amata e la creatura che non si è avuto il tempo neanche di conoscere  - arriva.
L'unico consiglio che mi sento di darti è di migliorare la grafica della storia, magari andando a capo più frequentemente o giocando con qualche corsivo. Lo dico al fine di rendere la lettura più d'impatto.
Alla prossima!